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Autore: SabrinaSala    22/04/2015    18 recensioni
Il proiettile lacerò l’aria. Poi la carne.
Sorpreso, André si portò una mano al petto. La giubba blu intrisa di sangue.
-Oscar… - mormorò in un soffio. E in quel nome c’era tutto. Dolore, sgomento, paura… Paura di perderla. Adesso. Di perdere lei, la sua vita… Dopo averla finalmente trovata - Oscar… - ripeté.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Saint-Just, Victor Clemente Girodelle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2 - FUOCO DI COPERTURA

 
Alain annullò in una falcata la breve rampa di scale che conduceva alla piccola stanza al piano superiore, gettando appena un'occhiata ai mucchi di garze e stoffe intrise di sangue sparse sul pavimento dell’ingresso, trasformato in quei giorni in una sala operatoria d’urgenza.
Arrivato alla soglia, placò il proprio ardore e, quasi imbarazzato, sospinse lo sguardo all’interno, nel timore di violare un’intimità faticosamente raggiunta. Ma i suoi occhi si riempirono di una serenità che non si aspettava di trovare ed esitò, immobile sulla porta, deciso a non spezzare quel delicato equilibrio.
Nella luce bianca del mattino, il comandante sembrava emanare un bagliore dorato. La sedia accanto al letto, la divisa ancora indosso e le braccia conserte sotto le guance, piegata e addormentata sul letto occupato da André. Il soldato, il petto nudo stretto da un’ingombrante fasciatura, sembrava riposare finalmente tranquillo.
Alain aggrottò la fronte e strinse gli occhi stanchi, affaticati dalle ore di veglia passate tra una riunione e i picchetti di guardia. Le sue labbra assunsero una piega amara al pensiero di quanto sarebbe potuto succedere solo qualche ora prima… se quel libricino, che gli aveva sempre strappato un sorriso, non fosse stato là, al proprio posto, sul cuore. Il diario… Chissà dov’era, adesso, quel diario. Certo, lo aveva il comandante. Chissà se lo avrebbe letto o, più semplicemente, tenendo fede al proprio spirito, lo avrebbe riconsegnato inviolato nelle mani del proprietario…
Finalmente, le sue labbra si distesero nel consueto sorriso quasi beffardo:  certo che erano una stana coppia, quei due. Sogghignò.
Come avvertendo il peso di quello sguardo, Oscar si svegliò. Sollevandosi lentamente sui gomiti, emerse dal torpore che l’aveva finalmente abbattuta… Poi tornò con lo sguardo sul letto, alle mani strette alle lenzuola di stoffa grezza, quasi vi fosse aggrappata con forza, al fazzoletto che teneva in pugno… Si rabbuiò, ma il respiro regolare di André, così vicino, la rilassò, come fosse la medicina più efficace. Solo allora, con espressione interrogativa fece scivolare lo sguardo attraverso la stanza, fino alla porta, cogliendo la massiccia figura che si stagliava sulla soglia. Alain…
-Comandante – salutò la sagoma in blu – Vi stavo cercando… - mormorò incerto.
Allo sguardo interrogativo di Oscar, Alain si decise a parlare.
-Non mi illudo che vogliate seguirmi ma… questa mattina i vostri uomini si uniranno ai cittadini in rivolta, diretti alla Bastiglia. -  disse.
Lo sguardo di Oscar, ormai completamente sveglia, pretendeva una spiegazione.
-Ieri sera, Bernard ha espresso l’intenzione del popolo di assediare il simbolo del regime. – iniziò,  mantenendo un tono di voce calmo e basso per non disturbare il riposo di André. –Nemmeno le proteste di Robespierre sono valse a fargli cambiare idea… - riprese. Poi lanciò uno sguardo alla finestra alle spalle di Oscar e accennandovi col capo continuò. – Li sentite? Uomini, donne, soldati… Chiunque abbia un’arma, una qualsiasi, sta marciando verso la Bastiglia… -  si fermò, prima di concludere con un’alzata di spalle - Il popolo si messo in moto. E i vostri soldati con esso, come avevate deciso…  Mi sembrava giusto avvisarvi, ecco. Solo questo. –
Oscar si alzò, provocando il rumoroso spostamento della sedia.
Parigi si era svegliata sul piede di guerra.  Aggrottò la fronte… Le sembrava tutto così lontano.
-Alain, io… - mormorò senza finire la frase.
Aggrappandosi inaspettatamente alla sua manica, la mano di André le aveva provocato un sussulto. Si volse, incrociando lo sguardo assonnato dell’uomo e una morsa di gioia mista a dolore le strinse lo stomaco. Gli si inginocchiò accanto, cercando il proprio riflesso nell’occhio ancora annebbiato di André. Finalmente! Finalmente si era svegliato… Dal loro arrivo alle barricate, il giorno prima, non aveva più ripreso i sensi e non si parlavano da allora… Aveva tante cose da dirgli!
-Oscar… - mormorò l’uomo con una smorfia di dolore -Cosa aspetti, Oscar? –
Sussultò. Cosa stava dicendo? Cosa le stava chiedendo? Possibile che avesse sentito tutto?
-I tuoi uomini  hanno bisogno di una guida, Oscar… Il popolo ha bisogno di una guida. – le sfiorò le guance accese e calde con il dorso di una mano, soffermandosi poi dietro all’orecchio, tra i capelli soffici.
-Noi avremo tutto il tempo, dopo… - emise in un soffio.
-André… -  sospirò lei con la morte nel cuore.
Il sorriso caldo di André le scivolò nell’anima sconvolta dagli ultimi avvenimenti.
Avvertì l’adrenalina prendere nuovamente il sopravvento impossessarsi del suo corpo stanco.
Annuì in silenzio.  Poi, rivolse uno sguardo cupo ad Alain, ancora fermo sulla soglia ad aspettare.
Avanzando verso la porta, sentì la propria mano scivolare via dalla presa sicura e calda di André. Si affiancò al soldato in attesa.
-Raggiungo i miei uomini, Alain. – disse risoluta e sulle labbra dell’uomo si allargò un sorriso mentre lo sguardo vagava pieno di gratitudine dall’uno all’altro.
-Sono pronto, comandante! – asserì sull’attenti.
 Oscar lo afferrò per un braccio bloccandolo sulla porta – Tu non ti muovi di qui, Alain! – ordinò con  voce roca e profonda,  lo sguardo pronto a smorzare ogni tentativo di protesta.
Il soldato represse un sussulto. Serrò le labbra e scattò nuovamente sull’attenti.
-Il vostro cavallo è sellato giù in strada! – disse, mentre Oscar lasciava la stanza chiedendosi da dove derivasse quella sua sicurezza.  Era stato certo fin dall’inizio che avrebbe accettato? La conosceva così bene? O conosceva bene André…
Con un pizzico di rammarico, ma grato per la decisione del suo comandante, Alain abbandonò lo stipite della porta e si avvicinò al letto in fondo alla stanza. Non aveva ancora fatto in tempo a sedersi, accorgendosi della presenza della propria giubba appoggiata allo schienale della sedia, che André lo fissò negli occhi.
-Devi farmi un favore, Alain… -
L’uomo allungò le gambe e si portò le braccia dietro la nuca, stirandosi e approfittando di quel momento di quiete.
-Non puoi chiedermi di contravvenire agli ordini, amico. – sorrise socchiudendo gli occhi, certo che la replica che non si sarebbe fatta attendere.
- Vai con lei… -  
Lo aveva detto.
Alain riportò lo sguardo sull’amico ferito. Aveva un’aria pallida e sofferente che il sorriso gentile cercava di dissimulare. La fasciatura, prima completamente bianca, stava iniziando ad assumere lentamente un color cremisi all’altezza del cuore.
-Proteggila per me –  
Nonostante l’evidente sforzo, il pensiero di André era uno soltanto. Oscar… Alain serrò le labbra.
 – Non perderla mai di vista! Proteggila per me, Alain… Proteggi  la mia Oscar. –
Fermo nella propria supplica, André si era sollevato sui gomiti e aveva afferrato il braccio del commilitone. L’unico al quale avrebbe affidato la sua Oscar.
Con lo stesso rispetto dimostrato per il comandante, Alain scattò sugli attenti.
-Voi due… - ridacchiò poi, passandosi una mano tra i capelli – mi farete passare un mare di guai… - disse afferrando la giubba  dallo schienale e gettandosela su una spalla si avviò alla porta.
Senza voltarsi, si appoggiò con la mano libera allo stipite e sorrise ancora mentre una lacrima gli pungeva l’occhio destro. Emise un sospiro. Stupido André! Cosa gli combinava…
-Tu non muoverti di qui e non fare scherzi o la tua donna mi ucciderà! – disse prima di affrontare le scale in volata dove incrociò lo sguardo di Rosalie, salita a controllare le condizioni di André.
Afferrandola per i fianchi, la sollevò a mezz’aria, senza il minimo sforzo, e le fece fare una giravolta,  le tolse il fiato.
-Rosalie! – sorrise – Prenditi cura del nostro André, mi raccomando! Io raggiungo il comandante! -
Era euforico e un attimo dopo indossava la giubba blu e si precipitava in strada, correndo lungo i vicoli restii ad accettare la luce dell’alba, ancora immersi nel buio di quel 14 luglio 1789…
 
***
 
I primi, freddi raggi dell’alba si irradiavano su una città in rivolta, riflettendosi sulle pozzanghere lasciate da una pioggia incessante che aveva mondato vicoli e piazze fino a tarda notte.  Raggiunti gli insorti, Oscar si destreggiò tra le assi e le macerie che formavano le prime barricate. Ogni cosa ritenuta utile era stata prelevata dalle case e accatastata a guisa di barriere che, ci si illudeva, avrebbero protetto i cittadini inesperti e furiosi. La voce del popolo si levava già alta a riempire un’aria satura di fumo e di polvere da sparo. Tenendosi al riparo dal fuoco dei cecchini, raggiunse Bernard mentre la consapevolezza di qualcosa che non andava prendeva sempre più piede dentro di lei. Qualcosa stonava, nelle immagini che la circondavano e nei rumori che la assordavano. I cannoni! Pensò.
-Perché non sparano i nostri cannoni! – domandò a bruciapelo.
Bernard, fucile alla mano, scosse la testa rassegnato.
-Il popolo non sanno usarli… Non è abituato a tutto questo! – urlò per farsi sentire.
Senza rispondere, Oscar si precipitò in prima linea, raggiungendo i propri uomini.
-Soldati della Guardia! – li richiamò, riempiendo con la sua sola presenza il loro animo quasi piegato –Avanti! Cosa aspettate! Facciamo sentire anche i nostri cannoni! Fuoco alle polveri! – ordinò estraendo la spada e incitando la folla.
Come accesi da un fuoco inarrestabile e improvviso, i soldati della Guardia sembrarono riprendere vita e risposero con i fatti al loro comandante.
-Fuoco!- urlò Oscar e una salva si abbatté sulla parte alta della fortezza.
 
***
 
Alain aveva raggiunto la Bastiglia. Polvere e grida gli confondevano i sensi... Dov’era Oscar, dov’era il comandante? In quella spasmodica ricerca, avanzata tra le barricate e i corpi dei feriti. Dov’era Oscar?
La vide. Biondo bersaglio sulla linea di fuoco.
Con un moto di stizza si rivolse ai soldati che lo circondavano, felici di vederlo.
-Cosa fate qui imbambolati! – urlò afferrandone uno per il bavero e strappandogli il fucile. - Fuoco di copertura per il comandante! – ordinò - Copertura per il comandante! – ripeté indirizzando i propri colpi verso le feritoie che si aprivano sulla facciata della torre e attraversando la piazza, proteso verso di lei.
Oscar aveva il fiato corto. Il petto sollevato ritmicamente da un’eccitazione profonda. Inspirò a pieni polmoni l’aria satura di polvere da sparo. Socchiuse gli occhi. Il sole si era alzato sulla città portandosi via anche il minimo ricordo di quella notte di pioggia… sorrise. Il battito d’ali di una colomba la distolse… Avvertiva una calma irreale, una serenità mai conosciuta prima mista ad un’eccitazione appagante.  Sentiva ogni fibra del proprio corpo viva e vibrante sul campo di battaglia.
 
***
 
-Comandante Girodel! – il cavaliere frenò la propria corsa a pochi passi dall’ufficiale - Dalle barricate arrivano notizie di un soldato della Guardia  ferito gravemente.-
Girodel sussultò, trattenendo a stento il cavallo pronto ad impennarsi.
-Sapete il suo nome, Gerard?- domandò dissimulando a malapena il proprio interesse.
L’uomo scosse la testa, scrollando le spalle.
-Impossibile avere notizie certe, comandante… E’ pericoloso laggiù, anche per i nostri corrieri… -
Girodel fremette e passò in rassegna l’intero reggimento a presidio di uno dei luoghi sensibili con una rapida occhiata. Inspirò profondamente.
- Prendete due uomini e venite con me, Gerard… Ma prima passate il comando all’ufficiale in seconda – ordinò con la pacatezza che lo caratterizzava.
Al ritorno di Gerard, Victor Clement de Girodel afferrò con forza le redini del proprio cavallo spronandolo alla corsa.
“Oscar” pensò “ voi giudichereste la mia decisione deprecabile. Indegna di un comandante delle Guardie Reali. Imprudente… Ma non mi importa, Oscar. Come potrei rimanere impassibile e sereno sapendovi in pericolo?”  
   
 
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