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Autore: AngelRDJ    22/04/2015    1 recensioni
Due anime che si legano in una sola, per poi vedere le loro strade dividersi e, infine, ricongiungersi.
Lui è freddo come l'armatura che indossa, lei è l'unica in grado di fargli ammettere di essere umano.
A volte, la vita riserva scherzi davvero strani.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Tony

“Signore, c’è un ospite che l’attende all’ingresso”.
Mi rigirai tra le coperte, infastidito. Dopo un arco di tempo inestimabile, risposi esasperato: “Ma ho sonno! Di chi si tratta, rottame? Mostramelo tramite la telecamera nascosta”.
“In realtà è una giovane fanciulla dai lunghi capelli e…”
“Grazie, la vedo anch’io” aguzzai la vista “Ma quella è…” mi alzai di scatto ed infilai la camicia che giaceva sulla sedia, dimenticandomi totalmente dei jeans abbandonati a terra.
 
Honey

Dopo alcuni minuti d’attesa, la possente figura di Tony mi si parò dinanzi. Non potei fare a meno di notare che non indossava i pantaloni, mentre una candida camicia lasciava intravedere il suo petto muscoloso. La sua barba, sempre perfettamente definita, contrastava con le onde selvagge dei suoi capelli. Iniziai a sentire stranamente caldo e cercai di non far sì che il mio imbarazzo desse nell’occhio.
Ovviamente, si accorse della mia agitazione: “Suvvia, ti emozioni per così poco! Non ricordi quante volte mi hai visto nudo?”. Arrossii, se possibile, ancora di più, evitando accuratamente d’incrociare il suo sguardo che mi penetrava peggio dei raggi X. Avvertì in me una seconda causa di turbamento, per cui mi chiese: “Come mai qui a quest’ora? Su, entra, m’infilo un paio di jeans e ti preparo un drink. Gradisci delle noccioline?”.
Ci dirigemmo verso il “Gravity Bar” all’ultimo piano della Stark Tower, dove una panoramica a 360° della Grande Mela mozzava letteralmente il respiro. Si spaparanzò su un divano dall’aria altamente invitante e, con un cenno, m’incitò ad accomodarmi accanto a lui. Il suo scopo era quello di mostrare un imperturbabile signor Stark, ma percepivo l’elettricità nell’aria con i polpastrelli delle dita.
“Allora”, iniziò, “Di’ tutto a papino!”. Abbozzai un sorriso, poi gli raccontai l’accaduto e, dopo ciò, assunse un’aria piuttosto grave: “Honey, perché l’hai fatto? Tutte le coppie si ritrovano davanti vari momenti difficili da superare, ma bisogna almeno provare ad attraversarli insieme! Non è da te mollare così..”.
“La situazione ha iniziato a degenerare da mesi, già dall’inizio della missione in Medio Oriente. E’ vero, forse ci siamo lasciati prendere troppo dagli incarichi lavorativi, ma era nostro dovere assumerci questo tipo di responsabilità! Poi siamo tornati a casa e.. Boh, niente era più come prima. Il sentimento c’è ancora, ne sono sicura, perché non può svanire all’improvviso dopo tanto tempo trascorso insieme, ma si tratta solo di un residuo ormai. E’ legato a vecchi ricordi, ora è tutta un’altra storia. Ho perseverato, ho provato a stimolare questa relazione, ma nulla. Ho continuato a sentirlo distaccato, come se lo stare insieme fosse diventato un’abitudine. Mi ama, ma..”.
“Non funziona più, ho capito” concluse.
Ci fu un attimo di silenzio.
“Honey, devo proprio chiedertelo. Per caso c’entro anch’io con questa tua decisione? Sai, considerando la nostra rapida escursione europea e quanto ti ho detto sulla Torre.. Sono un egoista, un narcisista, un egocentrico, ma tengo davvero a te e non desidero arrecarti alcun tipo di danno”.
“Tu? No! Abbiamo stipulato quel patto dopo il tuo simpatico scherzo allo SHIELD! Perché mai dovresti entrarci?! No, no! L’escludo categoricamente..” mi agitai senza un motivo valido.
“Quindi c’entro anch’io”, sospirò. Mi conosceva fin troppo bene.
Non obiettai e lui concretizzò che si trattava di un silenzio assenso. Bevve un copioso sorso di chissà quale mix alcolico dal suo bicchiere, poi mi fissò immobile.
Se fossi stata una ragazza qualunque, a quell’ora mi sarei già ritrovata a rotolarmi con lui tra le lenzuola; dopodiché rammentai che ero speciale per lui, l’ero sempre stata. Infatti, a differenza di qualsiasi altro caso, si era davvero interessato all’equilibrio del mio stato d’animo, comprendendomi nel profondo.
Riflettei: mi amava ancora. Dopo il bivio, dopo tutto quel tempo, mi amava. E continuava ad amarmi, semmai più di prima, ma qualcosa lo frenava. Forse non voleva giocare sporco tradendo la fiducia di Pepper o la stima di Steve, forse non voleva scombussolare maggiormente la mia esistenza..
A volte Tony era un tipo imprevedibile, persino per me.
Giunta a tale conclusione, mi alzai di scatto. Aveva ragione, la mia presenza lì comportava letteralmente un rischio ad alta tensione. In un baleno afferrò il mio braccio e mi tirò a sé.
Dio, quanta incoerenza. Anche il suo cuore e il suo cervello si erano apertamente dichiarati guerra.
Mi strinse forte, in un’intimità maggiore rispetto all’abbraccio sulla Torre. Sentivo il bisogno di piangere, di sfogare i fardelli che accumulavo dentro me. Lacrime silenziose scesero lungo le mie guance, ma la sua presenza riuscì a tranquillizzarmi. Sembrava che mi cullasse.. Mi accarezzava i capelli e, contro la sua normale amministrazione, se ne stava in silenzio. Non ricordo per quanto tempo rimanemmo in quella posizione, poiché crollammo nel giro di pochi secondi, o pochi minuti, o poche ore.
 
Tony

Mi svegliai a causa della luce che, dalle ampie vetrate, inondava la stanza; ero sdraiato sul quel divano così candido da sembrare una nuvola. Mi voltai dal lato opposto e m’imbattei in un viso d’angelo.
Momento. Non ero stato informato sulla mia recente morte. Ero in paradiso? Così, senza alcuna visione né figata del genere? Questo sì che era un bluff massiccio.
L’angelo si mosse leggermente e strizzò gli occhi: ormai il sole si levava alto. Li aprì e mi persi in due topazi imperiali, solcati, però, da dure e premature esperienze e sbavati di trucco. Si strofinò il naso, spostando una ciocca di capelli ramati che le faceva il solletico, poi mi guardò. Ci osservammo muti, comunicandoci messaggi confusi e faticosamente decifrabili.
La ciocca di capelli le ricadde sul viso, ma stavolta fui io a scostarla dolcemente e ne approfittai per percorrere il suo profilo, fino al mento, con le dita. Alcuni muscoli si contrassero al mio tocco, forse brividi, aprendosi in un sorriso delicato e riconoscente. Alzai lo sguardo al cielo: ringraziarmi di che?! Accennai a scuotere la testa e lei ridacchiò, dopodiché si alzò e si diresse verso lo specchio.
Ah, vanità femminile. Batteva persino la mia!
Mentre controllava di non essere troppo in disordine, me la spassavo a notare le espressioni inorridite che assumeva nel momento in cui verificava di non risultare impeccabile. Sicuramente, nella sua testa aveva elaborato considerazioni quali “sono indecente” o “sembro uno zombie” ma, personalmente, continuava ad avere le sembianze di un angelo.
 
Honey

Mi svegliai a causa della luce che, dalle ampie vetrate, inondava la stanza; ero sdraiata sul quel divano così candido da sembrare una nuvola. Mi mossi leggermente e strizzai gli occhi: ormai il sole si levava alto. Li aprii e mi persi in due topazi imperiali, solcati, però, da qualche ruga d’espressione. Mi strofinai il naso, spostando una ciocca di capelli che mi faceva il solletico, poi lo guardai. Ci osservammo muti, comunicandoci messaggi confusi e faticosamente decifrabili.
La ciocca di capelli mi ricadde sul viso, ma stavolta fu lui a scostarla dolcemente e ne approfittò per percorrere il mio profilo, fino al mento, con le dita. Alcuni muscoli si contrassero al suo tocco, brividi su brividi, aprendosi in un sorriso delicato e riconoscente. Alzò lo sguardo al cielo: ringraziarlo di che?! Accennò a scuotere la testa ed io ridacchiai, dopodiché mi alzai e mi diressi verso lo specchio.
Oddio, dovevo essere un mostro!
Infatti, mi risultava difficile considerare apprezzabile la mia figura riflessa. Ero indecente, sembravo uno zombie. Avevo un pagliericcio al posto dei capelli e il trucco era così sbavato che sembrava avessi ricevuto due cazzotti in faccia. Corsi in bagno a ripulirmi, legai i capelli in uno chignon e sciacquai anche la bocca, onde evitare l’imminente omicidio di Tony tramite asfissia. Tornai da lui e, sorprendentemente come al solito, trovai già due porzioni di waffle sul tavolo. Se ne stava seduto lì ad aspettarmi, avvolto da quel tessuto candido che lo faceva apparire un angelo ai miei occhi.
“Alla buon’ora!”, esordì, “Dormito bene, zuccherino? Ops, volevo dire…”, si alzò, “Madame, che una lieta aurora si presenti a lei! Giacque, dunque, teneramente tra le braccia di Morfeo? Il qui presente, umile monsieur Stark cucinò per lei un gradevole pasto e attese a lungo l’arrivo della Signoria Vostra al fine di inaugurare tal dì sì lieto!”, si avvicinò e fece un inchino, “Per servirla. Si accomodi!”.
Avrei voluto guardarlo in cagnesco per l’evidente presa in giro, ma la sua messa in scena era a dir poco fenomenale. Applaudii e dissi “Non sia mai si freddi la colazione!”.
Divorammo e spazzammo via tutto, poi poggiò le mani sulle mie spalle, mi trafisse con uno sguardo serio e preoccupato e chiese: “Va un po’ meglio?”.
“Non so come avrei fatto senza di te” mi limitai a rispondere.
Non smise di fissarmi. Era totalmente preso da qualcosa, chissà cosa, nei miei occhi.
Le sue mani cedettero e scivolarono lungo il mio corpo fino a fermarsi sui fianchi.
Mi avvicinò ancor di più a sé, senza mai distogliere lo sguardo.
D’un tratto, notai un tentennamento in quest’ultimo, seguito dal pericoloso accostarsi del suo viso al mio.
L’aria era immobile, la Terra aveva smesso di ruotare.
Ero paralizzata.

Bip, bip.
“Agente Honey, qui il sergente Fury. A rapporto entro 60 minuti” e “Signor Stark, qui il sergente Fury. A rapporto entro 60 minuti” in contemporanea.
Tony sembrò rinsavire da una strana trance, io rimasi ancora ferma. Scattò e, nel giro di un secondo, si rivestì della sua maschera da miliardario menefreghista.
“Orsù, il dovere chiama!” urlò mentre cercava una giacca da abbinare al completo, “Cosa fai lì impalata?” mi ammonì, “Scattare, scattare! Ti do un passaggio alla base con la mia modesta Lamborghini”.
Mi sbloccai: “Ehm, Tony, forse è meglio arrivare separatamente a destinazione. Non vorrei suscitare malintesi… Torno in albergo, raccolgo le mie cose e mi trasferisco temporaneamente da Fur…”
“Resta da me”.
“Non posso”.
“Finché Pepper non torna, resta da me”.
“Tony…”.
“Abbiamo un patto, no? Basta mantenerlo”.
“Non sembravi così predisposto a rispettarlo cinque minuti fa” borbottai sottovoce.
“Perfetto, allora siamo d’accordo! Alloggerai qui per i prossimi giorni!”, sorrise, “Jarvis, hai sentito? Avremo un’ospite! Assicurati che stasera sia tutto in ordine”.
“Sì, signore”.
“Bravo, il mio rottame. Allora a dopo, Honey”.
“Già…”, abbozzai un sorriso e me ne andai.
 
Nel preciso istante in cui entrai nella stanza n°204, Steve uscì dal bagno con i capelli bagnati ed una misera asciugamano a cingergli la vita. Mi sentii stranamente a disagio, come se quel corpo, di cui conoscevo ogni fibra, fosse diventato improvvisamente estraneo, inesplorato.
“Ehi” lo salutai.
“A rapporto tra 45 minuti, ti è arrivato il messaggio dal sergente?”
“Cert…”
“Bene” m’interruppe, “posso sapere dove sei stata tutta la notte?” continuò con voce austera.
Il suo tono m’irritò: “Non sono più affari tuoi, se permetti”.
“Scusa se mi sono preoccupato e mi preoccupo sempre per te” aggiunse. Gli s’incrinò la voce.
Ecco che iniziavo a risentirmi in colpa.




È una vita che non scrivo qui su EFP. Mesi, forse più di un anno. Tra le cartelle impolverate del mio PC ho trovato i primi capitoli di questa storia, notando che è incompleta. Beh, eccomi qui, dopo tanto tempo, a rimboccarmi le maniche per completare una mia creatura che spero riesca ad entusiasmarvi come prima.
Grazie in anticipo a chi lascerà una recensione, a chi seguirà la mia storia o a chi, semplicemente, avrà la curiosità di leggere questo capitolo.
Per me vale già molto ^-^
A presto!
  
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