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Autore: Eneri_Mess    24/04/2015    1 recensioni
Uomini e donne, reduci da un’epoca cesellata di leggenda, agiscono per sovvertire le sorti di un mondo ignaro e di sognatori, il cui unico scopo è quello di raggiungere il più famoso e ambito dei tesori, il One Piece.
Ma il nuovo Re dei Pirati, colui che conquisterà ancora una volta ricchezza, fama e potere, sarà solo uno.
« Non peccare di presunzione. Gli eredi sono quattro, i pretendenti molti. Non sarai tu a scegliere chi diventerà Re dei Pirati e come egli – o ella – deciderà il futuro di ciò che resta del mondo »
Dal Capitolo XX:
« Non vedo cosa dovrei ricordarmi di te, Portuguese. Non tratto coi pirati » sibilò in tono velenoso, avventato, ma non riusciva a domare un pulsante senso di ansia crescente.
Quel tipo sapeva il suo vero nome. Quello che lei tentava di insabbiare da anni, e che se fosse arrivato alle orecchie sbagliate avrebbe provocato troppi casini.
Ciononostante, il pensiero sparì, come vapore, dopo aver sentito la “spiegazione”.
« Mi avevi detto che bacio bene. Pensavo che questo fosse qualcosa di bello da ricordare » dichiarò offeso.
Genere: Avventura, Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Mugiwara, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Heavenly Eve
(Gli Eredi)
 
 
 
- Capitolo XII -
[Kameoshi e Kazuka]
 
 
 
 
 
 
 
« OUSHIZAAAAAAAAAA! »
I Tori Rossi in prima fila dietro i parapetti osservarono con espressioni accigliate e vagamente spaesate il ragazzo che urlava come un indiavolato in piedi sulla polena leonina della nave in avvicinamento. Pochi sembrarono riconoscerlo, ma in molti adocchiarono il vessillo del brigantino sbrindellato, stirando espressioni divertite davanti a un Jolly Roger così buffo.
Più indietro, Oushiza assottigliò lo sguardo, infastidito dal baccano.
« E’ Cappello di Paglia, capo. Roronoa Zoro è con lui » mormorò uno dei suoi uomini lì accanto, sfogliando un fascio arrotolato di volantini ingialliti. Li controllò tutti, fino a tirare fuori quello che cercava, porgendolo al capitano. Il Toro Rosso indugiò per qualche secondo sui trecento milioni della taglia, prima di tornare a fissare l’orizzonte su cui correva la nave malmessa.
« Kameoshi, Kazuka » chiamò allora, indolente.
Il più vicino, il suo vice, lo raggiunse subito, lasciando lo spadaccino in mano a un gruppetto che non si era distratto. Il secondo ufficiale, invece, si fece strada tra gli uomini accalcati a prua.
Alto su per giù un metro e ottanta, indossava pantaloni sdruciti e una giacca di jeans smanicata sopra una semplice canottiera bianca. I capelli castani erano nascosti da una bandana mimetica, mentre il viso olivastro era macchiato sulle gote da grasso color pece. Entrambi i pugni mostravano fasciature strette, sudice di sangue vecchio. 
« Occupatevene. Non li voglio tra i piedi » sentenziò Oushiza, lanciando uno sguardo alla sua prigioniera. Ma anche gli occhi di Mizu erano incatenati alla Sunny. Sembrava essersi calmata, respirando ancora pesantemente ma in modo regolare, dimenticandosi dell’attenzione quasi esclusiva del suo aguzzino su di sé.
Rufy sta venendo a salvarci, era il pensiero che le faceva battere fiduciosamente il cuore.
Tutto precipitò di nuovo quando sentì una mano afferrarla per il braccio e stringerla tanto da fratturarle quasi le ossa. Si morse un labbro, avvertendo il corpo del Toro Rosso a un passo dal suo.
« Non voglio noie » ripeté l’uomo in un sibilo di avvertimento ai suoi.
Gli ufficiali dinanzi a lui annuirono, il primo volgendosi a controllare la situazione; il secondo, facendo altrettanto, scrocchiò le dita, sputando in terra con un riso da iena stampato in faccia.
 
 
 
 
 
Attorcigliato al legno del pennone come un koala sofferente di vertigini, e con le dita intente a regolare i suoi visori a lunga distanza, Usopp cercava le parole per descrivere il quadro della situazione. Una situazione che si preannunciava un suicidio su tutta la linea.
Deglutì per la ventesima volta di fila, non volendo credere allo spiegamento di pirati che riempivano i tre velieri a ormai poche centinaia di metri di differenza.
« Usopp, vuoi rispondermi!? Cosa accidenti vedi!? »
Non fosse stato che Nami possedeva corde vocali di gran lunga superiori al vento che sferzava loro il viso, il prode Principe Distruttore avrebbe volentieri continuato a ignorarla. Ma quando la compagna rossa minacciò di lanciargli una scarpa optò per scendere, tremolante come una foglia.
« E’ una follia! » gracchiò, a metà tra una risata isterica e un pianto convulso.
La navigatrice fece un gesto stizzito con la mano, imponendogli di smetterla e passare al sodo.
« Ci saranno come minino cinquecento uomini su quei galeoni! » strepitò con le mani nei capelli, iniziando a parlare a mitraglietta. « Ce ne sono di tutte le stazze! Nessuno con l’aria di volerne anche solo parlare! Sono armati fino ai denti! Ci squarteranno e ci useranno come trofei… »
Nami lo fissò con un sopracciglio elegantemente arcuato e ascoltò quella trafila di informazioni e previsioni catastrofiche con una certa curiosità: il cecchino, nonostante il tono, sembrava infatti combattuto tra la consueta tremarella e un fiotto di coraggio che faticava a venire a galla. Almeno si era reso conto della gravità in cui versavano.
A sedare lo sproloquio, che stava raggiungendo livelli davvero macabri con descrizioni di teste affisse su picche, fu un tacco del cuoco sulla capoccia del compagno. Sanji teneva le mani in tasca artigliate alla stoffa per quanto gli prudevano dalla voglia di ridurre quei tori a degli arrosti fumanti.
« Dacci un taglio » digrignò tra i denti che stavano letteralmente masticando la sigaretta accesa. « Hai visto quel cerebro leso di Zoro? E la mia ninfa? Sta bene? »
« Sono troppi e pronti a farci la pelle, volete capirlo!? »
L’ennesimo urlo di Rufy coprì le repliche della ciurma. Da quasi un quarto d’ora il capitano si era appostato ritto sulla polena a gridare il nome del nemico, e di conseguenza a spaccare i timpani agli altri.
Ormai alla soglia della pazienza, la cartografa mise in atto la sua precedente minaccia contro il cecchino, mirando con la scarpa contro il ragazzo di gomma.
« Ahi! »  borbottò questo, girandosi con la fronte aggrottata dopo aver ricevuto il tacco in testa.
« Ahi un paio di scatole! Piantala con questo casino! Quelli ci aspettano e noi siamo decisamente in minoranza! Che cosa pensi di fare!? »
« Riprendermi Zoro, Mizu e Matt » rispose Rufy con la sua cristallina semplicità, non ponderando minimamente la domanda. « E battere il toro » aggiunse, crucciato come un marmocchio.
Robin concordò con un sorrisetto e un’alzata di spalle, mentre Franky al suo fianco alzava i pollici. Sanji, dal canto suo, brontolò qualcosa di incomprensibile su una “cottura a puntino”, allentando il nodo della cravatta. Chopper e Brook, che riuscivano a tenere a bada l’agitazione meglio dell’amico dal naso lungo, si misero sull’attenti.
Mani ai fianchi ed espressione fissa in quella del suo capitano, Nami annuì, i capelli che si agitavano intorno al viso mossi dal soffio veloce dell’aria. Continuavano a marciare spediti verso i velieri e di lì a breve li avrebbero raggiunti. E allora sarebbe stato con probabilità soltanto un gioco di abilità, astuzia e tenacia.
« Non sottovalutateli » si raccomandò, fissando in special modo il moretto e il biondo, già con la mente rivolta alla battaglia. Al suo fianco, impercettibile, si levò uno squittio che nemmeno udì. Si rivolse invece a Kamome, lì in cerchio insieme a loro. « Seal potrà esserci utile contro le navi? » domandò, scostando la mano di Usopp che le aveva preso la manica strattonandola appena.
« Oh… ohi… » pigolò il cecchino, mentre la burbera vecchietta picchiava il suo micidiale bastone in terra, affermando che la sua foca bianca se li sarebbe mangiati, quei ceffi.
« Insomma! » si voltò la navigatrice, stufa di sentirsi tirare dal cecchino che si comportava come un bambino di cinque anni.
« Credo dovresti ascoltarlo » le consigliò seria l’archeologa, accennando col mento a quello che stava avvenendo davanti a loro. Tutto il resto della cricca era già intenta a fissare l’andirivieni che animava i ponti antagonisti con punti interrogativi che saettavano sulle loro teste. Tra il nugolo di pirati urlanti all’arrembaggio, tre sottospecie di pachidermi si muovevano sulla Conqueror facendone tremare la struttura.
« Che accidenti… »
E a breve Nami seppe che diavolo stavano combinando.
Da un cannone, spuntato all’improvviso dietro la barriera umana che scorrazzava per i preparativi, partì un colpo gigantesco, quattro volte un proiettile normale, e a una velocità assurda.
In difesa, il primo a scattare fu Rufy, balzando sulla polena preparando le braccia all’indietro per un bazooka di risposta. Ma non ce ne fu bisogno. O meglio, lo sparo non raggiunse la Thousand Sunny.
Lo scoppio in aria fu accompagnato da un assordante boato. Dai frammenti di metallo si allargò una spessa rete grande quanto il brigantino che gettò sul reale obiettivo un’ombra che non lasciava via di scampo.
« SEAL! »
I pirati di Cappello di Paglia gridarono all’unisono, ma non poterono fare niente se non aggrapparsi saldamente ai parapeti quando il piccolo galeone subì le poderose scosse dell’immensa creatura bianca che si dibatteva cercando di liberarsi dalla trappola. Lanciando acuti barriti, la foca si impennò nell’acqua rischiando di capovolgere la nave a cui era ancora legata dalle robuste cinghie di cuoio.
« Dobbiamo sganciarci subito! » urlò Franky, sentendo il legno della sua opera scricchiolare. A fianco, Rufy teneva un braccio semi arrotolato intorno alla polena e l’altro occupato a reggere la vecchia Kamome, che richiamava a gran voce la sua grande compagna. Ci fu un altro violento scossone, prima che una dozzina di braccia apparissero sulla balaustra della prora e si adoperassero nello sciogliere i legacci di pelle. Tempo un minuto e la Sunny scivolò indietro, sospinta dalle onde che Seal continuava a generare non trovando via d’uscita.
Non si poté tirare il fiato neanche per un momento.
« SPARANO ANCORA! » strepitò Usopp attaccato a ventosa all’albero maestro. La ciurma fece in tempo ad alzare lo sguardo che l’aria fu spezzata da un secondo e terzo scoppio spaccatimpani e due proiettili oblunghi attraversarono il tratto che li separava. Le estremità a rampino, con quelli che scambiarono con cavi di recupero, si abbatterono su Seal, graffiandola e agganciandosi alla rete. Ciò che avvenne nei pochi istanti successivi lasciò tutti col fiato mozzo.
Si avvertì un leggero sfrigolio lontano e qualcosa brillò per un attimo sulla Conqueror. Passò una frazione di secondo e la creatura bianca urlò di dolore. Una violenta scarica elettrica si propagò dagli arpioni a tutto il suo corpo, circondandola di lampi danzanti e mortali.
La ciurma si parò il viso con le mani, accecata dalla luce delle scosse elettriche, ma i ragazzi percepirono ugualmente un fruscio al loro fianco e intravidero una figura spiccare un balzo dalla polena.
Ruggendo, e senza avvertire nemmeno il solletico sulle braccia, Rufy atterrò in quel turbinio di fulmini e districò dalla rete il primo arpione elettrico, gettandolo lontano. Si occupò allo stesso modo del secondo, mettendo fine a quella barbara tortura che aveva riscosso assensi e acclamazioni dai pirati nemici.
Un odore acre addensava ora l’aria respirata dal ragazzo di gomma, in piedi sul dorso arrossato della povera Seal che gemeva dolorante e spossata. Il moretto non spostò un solo attimo gli occhi dal veliero nemico, quello centrale da cui era stata lanciata l’offensiva.
Erano lì.
Zoro, Mizu e Oushiza.
Sentiva a pelle di essere osservato, studiato. Non si trattava di quel branco di gentaglia gasata che agitava le sciabole. No, conosceva la sensazione. Qualcuno lo stava scrutando con l’attenzione di un cacciatore che valuta la selvaggina.
Per questo restò immobile, i pugni serrati e il cappello di paglia scivolato a sfiorargli la schiena, anche dopo che la Sunny fu di nuovo al fianco di Seal, permettendo a Kamome di accorrere dalla sua compagna.
« Che il mare possa divorarli tutti! » sibilò accorata l’anziana, accarezzando l’enorme capo della foca non potendo fare altro se non starle vicino.
Rufy non rispose, ma fece scrocchiare le nocche della dita.
« Robin, Nami, Franky, Brook » chiamò, consapevole che la sua ciurma era appostata sulla nave alle sue spalle ad ascoltarlo. « Pensate a Seal e alla Merry. Gli altri con me »
A ordine impartito, si raccolsero soltanto cenni affermativi.
« Riportatemi Matt e la mia gabbianella » mormorò la vecchia Figlia del Mare a Sanji, Usopp e Chopper che si erano calati con delicatezza al fianco del capitano; il suo viso non era più contrito dalla solita severità, ma piegato dalla preoccupazione. 
« Ce ne occupiamo noi » assicurò Sanji, notando che Rufy era troppo preso dallo scandagliare i Tori Rossi per replicare.
« Andiamo » fu infatti tutto quello che disse, e i suoi, senza fiatare, si strinsero a lui per una traversata in volo del breve tratto di mare che li separava dai tre galeoni.
 
 
 
 
 
L’atterraggio sulla Conqueror portò non poco scompiglio.
Non preparati a quei quattro proiettili umani, gli uomini di Oushiza rimasero imbambolati a fissare le mani del ragazzo di gomma raggiungere la balaustra della loro nave fino a essere investiti in pieno. Con la sua grazia, il moretto iniziò da subito a sfoltire le file.
« Liberiamocene in fretta » sussurrò il cuoco al capitano, accendendosi una sigaretta.
« Sì. Zoro e Mizu sono qui vicino » aggiunse Rufy, facendo una panoramica della banda circostante con sguardo talmente gelido che finalmente qualcuno si fece venire il dubbio che non stessero per fronteggiare quattro incapaci. « Lei e Matt hanno la precedenza » concluse, fissando un punto imprecisato al di là della moltitudine di teste.
« Guarda che non me lo devi ricordare » sbuffò il biondino.
Senza aspettare cenni od ordini, superò il moretto di un passo parandoglisi di fronte.
« Vogliamo cominciare, feccia? »
Il grido offeso che si mescolò a quello di battaglia fu una risposta più che eloquente.
I primi suicidi andarono incontro a calci in faccia che li mandarono al tappeto senza un minimo di gloria. I successivi sembrarono non badare neanche per sbaglio alla sorte dei compagni, ma attaccarono come formiche rosse e affamate.
 
 
 
 
« Uaaah! Fa-fatevi sotto! Il prode Principe Distruttore vi-AAAH! »
Usopp afferrò presto quanto profonda fosse la sordità dei nemici e come non si lasciassero minimamente spaventare dall’improvvisa crescita di Chopper, che si frappose tra loro e il compagno. Con una poderosa spallata il giovane medico se ne levò di dosso tre. Purtroppo, davano l’idea di essere infiniti.
« Dannati insetti » imprecò Sanji, abbassandosi in tempo per evitare una sciabolata lanciata a fargli lo scalpo. Sistemò il piratuncolo assestandogli un rovescio della gamba nel fianco e lo spedì contro altri quattro in avvicinamento. « Dove diavolo è quel fannullone di un marimo quando serve!? »
« ZOOOROOOH? » si unì Rufy, saltando praticamente in testa a uno che si agitava lì intorno per avere maggiore visuale dall’alto. Notò così, poco più in là, uno strano assembramento di Tori Rossi intenti a un placcaggio da manuale di rugby. Il ragazzo di gomma balzò allora sulle spalle di un altro sciagurato, lasciando che i fendenti partiti poco prima per affettarlo si abbattessero sul precedente malcapitato.
La strana catasta di uomini che stava osservando subiva a brevi intervalli dei forti tremiti, neanche fosse stata il cono di un vulcano prossimo all’eruzione. Fu con un grido animalesco che all’improvviso l’ammucchiata fu scaraventata via. Ancora ammanettato, piegato sulle gambe per lo sforzo e con qualche strappo qua e là sulla maglietta macchiata, Roronoa Zoro finì il suo operato con una rumorosa imprecazione, mandando a quel paese la manica di idioti che l’aveva quasi ammazzato sommergendolo.
Gli ci volle un quarto di secondo per sentirsi scrutato da una presenza che ben poco aveva a che fare con il resto. Quando si voltò, vide il suo capitano sistemare un paio di sciocchi cerca guai e stirare un sorriso giulivo.
« Ce ne avete messo di tempo per arrivare » sibilò lo spadaccino, notando tra la folla anche il cuoco, Chopper e il temibilissimo – e neo-ribattezzato – “Generale Usopp”.
« Che vi è successo? » domandò Rufy con tranquillità anche quando vennero di nuovo attaccati su tutti i fronti. Lui si difendeva senza problemi, mandando all’aria i più. Al contrario, il marimo si trovò a lavorare di gambe, avendo i polsi ancora serrati dalle manette. Sembrava che i nemici non avessero fine, così il ragazzo ci mise un po’ a replicare.
« Ci hanno colti di sorpresa » spiegò, stampando una pedata in faccia a uno, schiena contro schiena al moretto. « Non è solo Oushiza ad avere i poteri dei frutti, anche il suo vi- »
E lo percepì.
Nella baraonda in cui erano immersi, fatta di urla e passi pesanti, ne avvertì alcuni fin troppo leggeri, felpati. Di qualcuno che vuole coglierti alle spalle.
Lo spadaccino si mosse rapidamente, ormai conscio delle abilità dell’avversario. Ruotò di centottanta gradi e spazzò le gambe al ragazzo di gomma mandandolo faccia a terra. In un gesto quantomeno insensato, stirò le braccia ammanettate dietro le spalle e attese l’attimo colto dal suo orecchio.
Un secco e freddo clangore metallico precedette il ghigno di compiacimento che si distese sul volto dello spadaccino, di nuovo libero di muovere le braccia. Davanti a lui, ora voltatosi, il nulla.
« Zoroooh! Che accidenti ti piglia… » si lamentò Rufy, massaggiandosi il naso arrossato. Gli ci volle un attimo per accorgersi della strana anomalia che stava interessando una parte dell’aria davanti a loro. Rimase a bocca aperta quando la vide assumere un aspetto solido e la sagoma di una persona.
« Lui è quello di cui ti parlavo, il vice-linguone del Toro Rosso » disse il compagno, schioccando la lingua impaziente. 
« Linguone? » ripeté il futuro Re dei Pirati, sbattendo gli occhi a metà tra lo stupore e lo sbigottimento.
Kameoshi apparve del tutto di fronte a loro tenendo fermamente la sua grande spada. Di fronte a lui, sciogliendo i muscoli intorpiditi delle spalle, il marimo piegò le labbra in una smorfia.  
« Una spada pesante » constatò, osservando bene la lama tirata a lucido e affilatissima nonostante la mole. Era un’arma grossa, lunga quasi quanto il proprietario e molto ben curata. L’aveva capito subito vedendo la destrezza con cui aveva tagliato i laccetti della sua panciera: quell’uomo non era uno sprovveduto, ma, anzi, sapeva il fatto suo.
« Ehi! Come hai fatto a sparire e ricomparire? » chiese Rufy, infischiandosene dell’infuriare del caos e approfittando del tempo che Zoro impiegò nel procurarsi tre spade a modo suo.
Il capitano della Conqueror osservò attentamente il ragazzino, rispondendogli con velata arroganza.
« Ho mangiato il Frutto Rept Rept, modello Camaleonte » ridacchiò, alzando la mano libera e passandola davanti al petto per una dimostrazione. Quella sbiadì all’improvviso, scomparendo.
Gli occhi del moretto si allargarono a palla e mancò poco che se ne uscisse con un’esclamazione ammirata. A impedire l’ennesimo e inutile siparietto fu il compagno, che fendette l’aria a mo’ di preparazione con le spade recuperate. La fida bandana nera nascondeva gli ispidi capelli verdi, gettando ombre sullo sguardo assottigliato.
« Non siamo qui per chiacchierare » sentenziò cupo, lanciando poi un’occhiata al suo capitano. « Io mi occupo di questo qui, tu cerca Oushiza. Ha Mizu »
Rufy annuì, stirandogli un sorrisino di in bocca al lupo.
Lo scontro tra Kameoshi e Zoro ebbe inizio nell’istante esatto in cui le loro lame cozzarono laddove, un attimo prima, si trovava il ragazzo di gomma.
 
 
 
 
 
La Storming era una nave superba.
Un galeone di lucido legno laccato rosso, di costruzione spartana, ma soprattutto veloce, seppur dalla stazza considerevole. Vantava un sistema di ventitre vele sempre spiegate a raccogliere il minimo alito di vento, e se anche queste apparivano leggere come lenzuola stese al sole, facevano della Storming una tempesta rapida e silenziosa, capace di avvicinarsi in modo imprevedibile e di travolgere l’avversario in uno scontro impari, lasciandosi alle spalle solo carcasse e relitti. Era la punta di diamante della flotta di Akai Oushiza.
Ora, poco lontana dalla battaglia che infuriava, abbandonata in disparte, il veliero attendeva paziente di saggiare sul proprio ponte il sangue avversario.
« Stella Fiammeggiante! »
L’urlo gracidato del prode Generale Usopp si alzò da dietro uno dei trenta cannoni che formavano la potenza di fuoco della Conqueror sulla coperta. Rannicchiato con la sua fidata fionda, l’integerrimo cecchino contava febbrilmente tra le dita le munizioni rimastegli, dedicando lo sguardo solo alla schiera di nemici che poco più avanti caricavano senza posa la povera renna umanoide. La situazione si complicava minuto dopo minuto, le loro forze andavano diminuendo mentre sembrava che gli avversari si moltiplicassero.
Con questo pensiero, il nasone si guardò intorno sperando di vedere qualcuno dei suoi compagni. Tra la bolgia schiamazzante, il più lontano era Zoro che – e Usopp credette di avere le traveggole – era intento a combattere contro… il nulla? Masticando un’imprecazione, il cecchino spedì una Stella di Piombo in fronte a un nemico pronto a prendere Chopper alle spalle, tornando a osservare lo spadaccino. Si era forse bevuto il cervello? Che accidenti stava combinando fendendo l’aria neanche si stesse allenando?
Ma non poté indagare oltre sulla bizzarria della scena, poiché evitò per un soffio di essere travolto da due Tori Rossi, tramortiti e lanciati nella sua direzione.
« Provateci di nuovo ad apostrofare così la mia dolce ninfa del mare e vi farò mangiare i vostri stessi denti! » sbottò Sanji, lo sguardo di fuoco, arrivando ad assestare un ultimo calcio nelle gengive ai due malcapitati. Anche avendo la camicia azzurra gessata lacerata sulle maniche, i pantaloni schizzati di sangue scuro e i capelli scomposti, il cuoco non dava l’impressione di essere stanco. Semmai infiammato dal suo “amore ardente”, che gli fece sistemare un’altra breve fiumana di nemici.
« Dobbiamo inventarci qualcosa! Non ce la faremo mai di questo passo! » urlò Usopp, strepitando nell’orecchio del biondino quando ritenne abbastanza sicuro avventurarsi fuori dal suo nascondiglio. Per tutta risposta, questo provò ad accendersi una sigaretta, ma si rese conto di aver perso i cerini.
« Questa non ci voleva » mugugnò tra sé, abbassandosi a frugare nelle tasche dei pirati stesi a terra con la cicca stretta tra le labbra.
« Mi ascolti quando parlo!? »
Al prode bugiardo stava rapidamente salendo la pressione e con essa le sue grida isteriche sul “sono troppi”, “ci ammazzeranno”, “perché non potevo rimanere sulla Sunny anche io!?” e altre stramberie simili. Aveva appena cominciato la sua filippica sui brillanti piani di Rufy nell’andare allo sbaraglio, che in una frazione di secondo si sentì afferrare dal cuoco per il naso e finire lungo disteso sul ponte.
« Detesto chi attacca alle spalle » sibilò Sanji, spezzando la sigaretta nella morsa dei denti. Messosi in piedi di scatto, si manteneva in rigido equilibrio su una gamba sola. L’altra, tremando leggermente, era ancora intenta a parare il pugno che pochi secondi prima avrebbe potuto spaccare il cranio al cecchino.
Il nuovo venuto, capì al volo il cuoco nei pochi istanti in cui si trovò a bloccare altri due colpi, era uno con cui due mosse non sarebbero bastate.
« Vai Sanji! Fagli vedere chi sei! »
Il grido d’appoggio di Usopp venne da almeno quindici metri di distanza, ossia dal cannone più lontano dietro cui si era nuovamente nascosto.
« Simpatico il tuo amico » ghignò l’avversario, increspando la faccia macchiata di grasso militare.
« Non quanto te » replicò Sanji, assottigliando lo sguardo. Si trovavano in un singolare gamba di ferro, entrambi tesi al massimo per non soccombere alla forza dell’altro.
« Sembri bravo stecchino biondo » rise Kazuka, in modo così sicuro che al pirata di Cappello di Paglia non piacque per niente. « Però dovresti sapere che spalle o non spalle, in guerra tutto è lecito! »
Fu un altro, dannatissimo secondo.
Qualcuno lo colpì all’altezza delle reni senza che ebbe il tempo di voltarsi. Perse stabilità in avanti, ma lungi dal darla vinta al baro, si puntellò con le braccia sul ponte, falciando l’aria dove si trovava il secondo avversario spuntato dal nulla. Essendo stagliato contro il sole non poté vederlo, ma i suoi colpi lo raggiunsero, strappandogli un gemito.
« SANJI ATTENTO! »
L’avvertimento del cecchino giunse troppo tardi. O forse totalmente inutile, poiché il cuoco si volse dal lato sbagliato, dove si trovava Kazuka, immobile a braccia incrociate, sogghignante. Il dolore che però gli invase il fianco provenne da un altro avversario ancora. Sanji strinse i denti e tentò di mantenere l’equilibrio, cercando di scorgere i volti degli ultimi due arrivati e di capire quello che stava starnazzando Usopp, ma invano.
« E’ ora di divertirsi un po’! » disse con un sorriso cattivo Kazuka, sferrando un calcio all’addome del cuoco. Un calcio che divennero tre, uniti a quelli dei due sconosciuti. Il biondino non poté resistere e incassò, sputando saliva cremisi.
« SANJI! » urlarono all’unisono Usopp e Chopper, sommersi dagli avversari. Ma era tardi. Il triplice attacco, condotto dal basso verso l’alto, aveva sollevato il biondino da terra come un pallone. E non ebbe un attimo di tregua neanche in quel frangente sospeso. Spiccato un balzo da uno dei cannoni, Kazuka assestò un secondo calcio al cuoco stordito, e questo lo mandò a schiantarsi sul ponte spoglio della Storming ormeggiata lì vicino.
« Dov’è finita la tua insolenza, stecchino? » celiò Kazuka, in attesa a gambe divaricate dalla parte opposta del cumulo di casse dov’era finito Sanji. Ci volle qualche manciata di secondi, prima che una mano graffiata spuntasse tra le assi spaccate e il pirata gentleman si rizzasse a sedere, passandosi una mano tra i capelli coperti di polvere. Il palmo si macchiò di sangue. Noncurante, si frugò in tasca, in cerca del suo fedele pacchetto, ma lo trovò accartocciato e con le sigarette distrutte.
« Tzé » sospirò « questa proprio non ci voleva »
« Stai pensando a come chiedermi pietà!? » gridò l’avversario con tono che voleva essere canzonatorio, ma che fu venato di impaziente eccitazione. Sputò in terra, prima di uscirsene con un ultimatum, ridendo sguaiatamente. « Hai dieci secondi per rimetterti in piedi. O forse sei così malconcio che è meglio venga io da te? »
Ignorando totalmente la spudorata arroganza del Toro Rosso, il cuoco si alzò, chinandosi a spolverare i pantaloni e avvertendo uno spiacevole ‘crick’ allo lo sterno.
« Bel fegato! Non ti è bastato il mio antipasto? »
Un ghignò nacque spontaneo sulle labbra del cuoco.
« Vedrò di ricambiare a breve con l’aggiunta della prima portata » replicò, artigliando con le dita l’interno delle tasche dei pantaloni, avvertendo impellente la voglia di fumare. Ciononostante, non perse la concentrazione. Si guardò un attimo intorno, notando che a bordo c’erano solo loro due. « Non vedo i tuoi tirapiedi a darti man forte… »
Ma non fece in tempo a terminare il suo pensiero, che l’altro scoppiò a ridere fragorosamente. Come qualcuno che sa di aver vinto.
« Non hai prestato la dovuta attenzione, stecchino! Sottovalutare il nemico porta a una sconfitta sicura! »
Di nuovo troppo veloce, imprevedibile.
Una spazzata partì dietro di lui, falciandogli le caviglie; ancora una volta un nemico di cui non poté vedere il volto, ma notò il guizzo degli scarponi pesanti, neri, consunti. Il biondino allungò le mani, attutendo la caduta e flettendo le braccia come fosse in procinto di allenarsi. Al contrario, trovò il giusto appoggio, seppur precario. Sollevò entrambe le gambe con uno sforzo micidiale delle reni, per poi lasciarle calare pesantemente, agganciando le spalle del nemico. In rapida successione, con un secondo scatto che la sua schiena sostenne a fatica, si ribaltò, portando a terra, con la testa incastrata tra i tacchi, anche l’idiota che l’aveva colto alla sprovvista.
« Che diavolo…! »
Aveva le traveggole. L’uomo che aveva appena rovesciato sul ponte…
« Cosa succede, femminuccia? C’è qualcosa che non ti torna? » sbottò Kazuka, ridendo sguaiatamente di fronte all’espressione incredula di Sanji. Ma il cuoco non rispose alla provocazione. Gli bastò osservare come l’uomo – o presunto tale – atterrato si dissolvesse in una nuvola di fumo per capire. Si rimise in piedi.
« Fantastico… » mormorò tra sé, pulendosi con il pollice l’angolo insanguinato della bocca, alzando lo sguardo. « … un altro arrogante con i poteri del Frutto del Diavolo »
« Non ti sento, moscerino! Perché non ti avvicini? »
Sanji lo ignorò. La sua irritazione aveva superato i limiti della sopportazione già da parecchio, ma l’adrenalina si stava stranamente dimostrando un ottimo narcotico. Per questo iniziò a sistemarsi le maniche della camicia, arrotolandole fino ai gomiti, avvertendo nel contempo le risa cattive di Kazuka come fossero un ronzio fastidioso.
« Falla finita » lo inchiodò il biondino quando fu pronto.
L’ilarità del Toro Rosso andò spegnendosi e un silenzio quasi irreale pervase il ponte della Storming. Sulla Conqueror infuriava la battaglia, ma a entrambi non importava. Per la prima volta, ebbero il tempo di studiarsi, di provare a indovinare i punti deboli dell’avversario. Purtroppo per il cuoco, però, la situazione non verteva di certo a suo favore. Come scoprì presto, costatando il reale potenziale dell’ufficiale nemico. Il ponte della nave scricchiolò.
« Perché non inizi a contarli? » fu l’ultimo commento beffardo dell’uomo.
Sanji chiuse per un attimo gli occhi. Cento contro uno. 
Una smorfia si aprì sulle sue labbra.
 
 
 
 
 
 
 
Iniziava a perdere la pazienza, il ché, per un tipo come lui, era una novità.
Partire all’arrembaggio su un veliero nemico era sempre stata una cosa divertente, perché solitamente aveva la fortuna di imbattersi in tipi davvero interessanti, come quel Kamequalcosa in grado di diventare invisibile. Se non era eccezionale una cosa del genere!
Tuttavia la curiosità, quella volta, non era un’emozione per cui entusiasmarsi. Non dopo aver constatato con i propri occhi la ferocia e la crudeltà di quei… pirati. Lo infastidiva anche solo chiamarli tali, ma non era il momento di soffermarsi sulle definizioni. Non con una cinquantina di bruti che caricavano nella sua direzione a spade sguainate. E soprattutto, non quando doveva trovare e liberare Mizu e suo figlio.
« Levatevi di torno! »
Il braccio gommoso si estese rapido, sbaragliando un nugolo di Tori Rossi e aprendo così un varco nella muraglia umana che si era eretta per fronteggiarlo. Il suo gancio, prima di tornare indietro, colpì debolmente la fiancata di legno della Conqueror, facendo alzare gli occhi del moretto sul lato di babordo.
Lì, a pochi metri di distanza, quasi fossero l’una il prolungamento dell’altra, Rufy scorse il ponte di una seconda nave, ampia e maestosa. Come in trance, in pochi istanti ne percorse tutta la lunghezza, dall’imponente albero maestro, grande tre volte quello della Sunny, ai cannoni con le corazze che luccicavano sotto la luce aranciata dell’imminente tramonto.
E per un attimo che parve vibrare, Rufy scorse il suo nemico.
Oushiza. Il Toro Rosso.
I suoi sensi si acutizzarono, e la sua attenzione fu catalizzata unicamente da quell’uomo che gli dava le spalle, stringendo a sé un’inerme Mizu dallo sguardo arrossato e sofferente.
Sarebbe morta. Perché lei, contro Akai Oushiza, non poteva nulla.
Per questo, per quell’impotenza stringente, Rufy dimenticò del tutto il mondo circostante.
Gli uomini che poco prima aveva sbaragliato si erano subito rimessi in piedi, gridando furiosi. Le lame fendevano l’aria, ma il ragazzo col cappello di paglia passò in mezzo a quella moltitudine senza prestar loro alcuna occhiata. Stese chi si frappose tra lui e il suo obiettivo. Probabilmente ruppe ossa, ma l’unico suono che percepiva realmente era quello delle proprie nocche scrocchiate, della suola dei sandali sul ponte macchiato e del risucchio d’aria dei suoi polmoni, più che mai simile a quello della stessa bestia che stava per attaccare.
« OUSHIZA! »
Aveva buttato fuori tutto l’ossigeno appena inspirato. Le vene pulsavano fastidiose ai lati del collo e delle tempie, e le unghie, se fossero state appena più lunghe, avrebbero ferito i palmi.
Il grido era stato una condanna. In molti colsero la sentenza, la sorta di promessa impressa in quell’unico tono, secco e alto.
Ma il Toro Rosso, colui a cui il moretto si era rivolto, si limitò a fissare la mosca molesta.
Si fronteggiarono.
Rufy, accovacciato sul parapetto della nuova nave con un tappeto di corpi tremanti e sconfitti alle spalle, e Oushiza, la cui gelida indifferenza negli occhi aveva iniziato a sciogliersi. Ma si trattava di una leggera impressione, più che di un reale interesse. La sua mano libera si alzò con lentezza, seguita dallo sguardo di tutti i suoi sottoposti per poi mutare quella indolenza in uno scatto secco, in un ordine, i migliori della ciurma.
Attaccare il nemico.
Un nuovo urlo, forse il più feroce fino a quel momento, si levò dalla Supremacy, il galeone personale di Oushiza. Uomini di stazza, dall’aria più intelligenze e crudele di quelli appena affrontati, si fecero avanti, coprendo alla vista di Rufy il capitano e la donna. Il moretto spostò su di loro la propria attenzione, avvertendo chiaramente che non li avrebbe sistemati con calci e pugni vibrati a caso.
 
 


 
To be continued
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Significato dei termini:
- Kazuka: dal giap. “molti, numerosi”
- Storming: dall’ing. “tempesta”
- Supremacy: dall’ing. “supremazia, superiorità”  
 
 
 
 
 
 
 
Note al capitolo & dell’autrice:
Uaaaah quanto tempo! Non era per niente voluto ma nell’ultimo mese sono stata via ogni settimana per lavoro e non riuscivo ad avere un attimo di pace al pc @.@
Questo capitolo è pronto da anni, e non sto scherzando ;D è l’ultimo che scrissi della vecchia pubblicazione, anche se non ha mai visto la luce. E rileggendolo a distanza di anni be’… mi sono innamorata del mio stesso Sanji! Spero sia piaciuto anche a voi *-*
Come avevo annunciato qui c’è sicuramente più azione, l’inizio degli scontri, l’incontro con i pezzi da novanta di Oushiza…!
Si nota tantissimo l’impronta delle prime saghe di One Piece, con Usopp versione Principe Distruttore, o una Nami che si raccomanda coi compagni =)
 
 
A jillianlughnasad e Nic87 che continuano a seguirmi con le recensioni… tanti cuori!   
 
 
 
E alla fine arrivano le note:
 
- Kameoshi e Kazuka: del primo già vi ho in parte parlato. Vice Capitano di Oushiza è al comando della Conqueror. In questo capitolo ho “svelano” il potere del suo frutto, categoria Zoo Zoo, “Rept Rept” (Reptile) modello Camaleonte.
Riguardo Kazuka, assomiglia a una specie di mercenario-soldato a cui piace chiacchierare e fare il gradasso (povero Sanji!). Comanda la terza nave di Oushiza, la Storming, considerata anche la migliore per gli assalti.    
 
- Supremacy, Conqueror, Storming: il nome delle navi di questa piccola flotta mi hanno sempre affascinata! La descrizione di quest’ultima, con le sue ventitré vele, deriva da un libro letto molto tempo fa, “Storia della Pirateria”.   
 
- Tortura a Seal: ci sono andata pesante con lei, povera… però nella scena ho richiamato la capacità di Rufy di resistere senza problemi alla corrente elettrica, essendo di gomma. All’epoca, quando scrivevo, la saga di Skypiea era vivida nei miei pensieri XD
 
- Rufy & l’”Haki”: premessa. La storia, come dicevo nei primi capitoli, prende avvio tra Thriller Bark e Sabaody, pertanto ancora non è saltata fuori tutta la storia legata all’Haki, o meglio, i nostri non lo conoscono per niente. Tuttavia, Rufy nel manga prima di allora ha dimostrato più volte di avere questa predisposizione, sia all’Haki del Re Conquistatore che a quello della Percezione. In questo capitolo ne faccio riferimento più volte (quando si accorge di essere scrutato da Oushiza, quando sa dove andare a cercare Zoro e Mizu…)… ma è ancora lontano il tempo in cui Rufy imparerà a usarli davvero =D
 
 
 
 
 
Ufff…! Il prossimo capitolo è già avviato per fortuna, anche se c’è ancora tanto da lavorarci. Torneranno personaggi, ancora dell’azione… avanti tutta! ^w^
 
 
Bacioni!
Nene



PS: ho cambiato il font di pubblicazione =) Spero che vi piaccia e non vi dia fastidio!

 
 
   
 
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