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Autore: Malvagiuo    24/04/2015    1 recensioni
La morte di Roigkal val'Rundor precipita la valle di Askold in una situazione drammatica. L'inverno grava ancora sulle tribù del nord, che contano sul ritorno della loro divinità, Grijndir, per sopravvivere. Solo la possente Bestia del Mare, infatti, può spezzare l'immensa banchisa di ghiaccio che congela le acque di Askold, aprendo la via dell'oceano e della salvezza. Due uomini si disputano la successione, e con essa il dovere di richiamare Grijndir dalle profondità degli abissi. Da una parte il suo unico figlio, Volgrim, giovane e temerario, che dovrà convincere la sua gente a vederlo non più come ragazzo ma come uomo. Dall'altra, Iorig, fratello di Roigkal e zio di Volgrim, guerriero ambiguo e dalle mille risorse, i cui reali propositi costituiscono un mistero per chiunque.
Genere: Drammatico, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bjria tolse la scodella dal fuoco e la avvicinò al ripiano di pietra al centro della stanza. Levato il coperchio di peltro, un denso vapore evanescente si sprigionò dall’interno del recipiente, inondando l’aria di un denso aroma di pesce bollito. Se Roigkal non fosse stato a un passo dalla morte, la cena avrebbe potuto essere una festa.

«Il respiro è sempre più debole.»

Volgrim non disse nulla. Si sforzò di concentrarsi sui pezzi di pesce che galleggiavano nel brodo giallastro, mentre affondava le dita nel liquido per afferrarne uno. Strinse tra pollice e indice un trancio dalla polpa bianca e sgocciolante, e lo infilò in bocca. Masticò a fatica, incapace di badare al sapore o al calore che gli ustionava la lingua.

«Iorig dice che non vedrà l’alba di domani.»

«Anche Iorig si è sbagliato, in passato.»

«Non questa volta.»

Volgrim pose il coperchio sulla scodella, per impedire che il contenuto si raffreddasse. Non aveva più fame. Bjria non guardava nemmeno la cena. I suoi occhi erano fissi sul marito, ormai quasi del tutto immobile. Pareva già morto. Non fosse stato per il flebile respiro roco che si udiva a tratti, avrebbe tirato la coperta a coprirgli il volto.

«Madre...» esordì Volgrim. Non poteva più attendere per porre quella domanda. «Credi che il popolo mi seguirà?»

Bjria si voltò a guardare il figlio. Il suo sguardo era spento, la carne del viso emaciata, i lunghi capelli rossi raccolti in una treccia che toccava terra. La sua espressione lasciava trapelare una risposta precisa.

«Oh, Volgrim» mormorò. «Se solo avessi qualche anno di più... se solo conoscessi meglio i riti...»

«Ci sono stati askarl più giovani di me.»

«Questo è quello che raccontano i bardi. Ma non è con le filastrocche dei cantastorie che si sopravvive all’inverno. Se il ghiaccio non si rompe al più presto, non avremo più niente. Solo Grijndir può spezzare la banchisa, ma questo avverrà solo se ci sarà un askarl a eseguire il rito.»

«Mio padre avrebbe voluto che fossi io a farlo, in sua vece. Mi ha voluto al suo fianco, durante la cerimonia dell’anno scorso!»

«Non c’è dubbio. Ma questo non basterà mai a convincere il Consiglio. In un momento come questo, c’è una sola cosa che conta: ottenere il favore di Grijndir affinché distrugga il ghiaccio che minaccia di farci morire tutti. E per farlo, occorre un askarl degno di questo compito. L’unico che la nostra gente abbia a disposizione, ora, è Iorig.»

«Io posso sostituire mio padre! Convincerò il Consiglio. Madre... sai bene cosa ci accadrà, se Iorig diventa askarl.»

Bjria abbassò lo sguardo verso le proprie ginocchia. Ciuffi di capelli si tesero verso il basso, coprendole il volto di sottili filamenti ramati.

«Come li convincerai, figlio mio?»

«Io... non lo so» disse Volgrim, frustrato. «Non lo so davvero. Ma dovrò farlo, in qualche modo.»

 

***

 
Il Consiglio fu convocato in un giorno di pioggia. L’acqua scrosciava dagli speroni di roccia affilata, producendo un frastuono assordante. Il terreno divenne fangoso, laddove non c’erano ciottoli a ricoprire il selciato. Faceva freddo e il mare era sempre silenzioso, sepolto sotto un pesante strato di ghiaccio opalescente.

Volgrim procedeva verso la capanna di Bjorik, avvolto da una folta pelliccia d’orso. Le gocce di pioggia battevano sul suo viso ancora privo di barba, impiastricciandogli i capelli sulla fronte. Quando varcò la soglia della capanna, cercò di non sembrare infreddolito. Si avvicinò al fuoco, che ardeva al centro della dimora del vecchio cacciatore. C’erano almeno venti uomini sotto il suo tetto, da qualche parte doveva esserci anche Iorig. Molti degli ospiti di Bjorik lo salutarono con rispetto, e questo faceva ben sperare Volgrim. Forse non tutto era già scritto.

Holf val’Hulf gli si avvicinò, poggiandogli una mano sulla spalla.

«Mi rincresce per tuo padre, ragazzo.»

Volgrim ringraziò per le condoglianze, ma una parte di lui fu turbata da quelle parole. Se lo chiamavano ragazzo, significava che non lo consideravano un loro pari. Finché non fosse stato pienamente riconosciuto come uomo, aveva scarse possibilità di prendere il posto di suo padre. I saluti contriti, gli abbracci e le parole di conforto non erano un segno di rispetto, ma di compassione. Il Consiglio non avrebbe eletto askarl un ragazzo di cui aveva compassione.

Bjorik val’Kjorn gli si fece incontro, illuminato dal caldo bagliore del braciere ardente. Le sue braccia poderose cinsero le spalle di Volgrim, stringendole fino a far scricchiolare le ossa. La barba e i capelli di Bjorik ne ricoprivano le spalle e buona parte del torace, facendo da contorno a un volto rubizzo nel quale spuntavano due occhi sinceramente rattristati.

«Eccoti qui. Sei pronto ad affrontare questa giornata?»

«Lo spero, vecchio amico. Lo spero.»

«Iorig lo è, puoi giurarci. Non intende lasciare questa capanna senza l’ascia di tuo padre. L’hai portata, non è vero?»

Volgrim estrasse da sotto la pelliccia un’asta di legno lungo circa quattro piedi, la cui estremità era avvolta da un panno oleato. La forma sotto il tessuto non poteva che appartenere alla lama di un’ascia.

«Nemmeno io intendo farlo.»

«Molto bene» disse Bjorik. «Sono dalla tua parte, ma Iorig ha già molti sostenitori. Non puoi fare errori.»

Dopo circa un’ora furono raggiunti dagli ultimi uomini del villaggio. Le mura di pietra della casa di Bjorik e il suo fuoco scoppiettante li proteggevano dal freddo, ma l’atmosfera che regnava tra gli astanti erano tutt’altro che calorosa. Dopo i primi convenevoli, gli sguardi in direzione di Volgrim si erano fatti sempre più radi, e anche l’atteggiamento nei suoi confronti cominciò a mutare. Di colpo, era come se nessuno volesse mostrare apertamente di aver mai avuto a che fare con lui. Iorig era dalla parte opposta della stanza, non si era avvicinato a Volgrim e non gli aveva rivolto nemmeno uno sguardo. Sotto gli strati di cuoio del suo abito, Volgrim intravide una lama. Non era proibito portare armi al Consiglio, ma non era certo un segnale incoraggiante. Le sue mani si strinsero ancor di più intorno al manico di legno dell’ascia. 

   
 
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