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Autore: giropizza    24/04/2015    4 recensioni
AVVERTENZA
La storia ha subito un cambiamento da rating giallo ad arancione.
Il capitolo quinto presenta comunque ampie e dettagliate descrizioni di atti sessuali. Consiglio a chi segue la storia di leggere le note all'inizio del terzo e quarto capitolo, dove vengono illustrate le dinamiche e il perchè di questo cambio di rotta.
Dal testo:
Dire che le faceva salire il nervoso è un eufemismo perchè se fosse stato legale l'avrebbe strangolato, molto volentieri. A scatenare davvero la sua ira era poi il fatto che fosse, avendolo difronte, impossibile da odiare poichè con quella sua espressione modesta, soave, da arcangelo pieno di buone intenzioni, tolleranza e santità sarebbe stato in grado di rendere mansueto anche un Rock Lee ubriaco, ed era noto a tutti che non vi era nulla di più temibile di un Rock Lee ubriaco.
Non è che non avesse tentato di far ragionare Sasuke, di farlo desistere da quella sua crociata ai danni della perfezione ed ineguagliabilità di Itachi ma tutto era stato inutile. Perciò ora lei si trovava lì, costretta in un'astinenza forzata e a domandarsi cos'avrebbe fatto della propria vita quella testa dura se mai fosse riuscito a darla sui denti al fratello.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Itachi, Sakura Haruno
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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GGGG
Buongiorno,
in ritardo arriva quest'orrido capitolo, tra l'altro cortissimo ma dovevo pubblicare perchè non ne venivo a capo.
Si tratta di un capitolo di transizione, una piccola lente assolutamente inconcludente sulla vita del caro Sasuke Uchiha.
Chiedo venia per lo scempio,

giropizza

















Mai in tutta la sua vita avrebbe creduto che un giorno simile sarebbe giunto: il giorno in cui si sarebbe appellato a qualcuno per affrontare un proprio, "finalmente" riconosciuto tale, problema.
Proprio lui che aveva fatto del detto "chi fa per sé fa per tre" il proprio stile di vita, proprio lui che sin dall'età di sei anni aveva cercato di essere il più indipendente possibile perchè chiedere aiuto gli provocava la dissenteria e proprio lui che si coltivava da solo i pomodori in giardino, dato che a nessun altro in famiglia piacevano.
Avrebbe preferito evirare i propri sacrosanti gingilli Uchiha piuttosto di ammettere di soffrire di qualche turbe che, oltrettutto, non era in grado di risolvere autonomamente.
Tutta colpa di quel rincoglionito del Namikaze, un esemplare di gibbone tracotante, invadente e faccendiere, la prova definitiva ed incontestabile che gli esseri umani derivano dalle scimmie e di questa sua nuova amicizia, quasi fraterna, con Sai, il sociopatico per eccellenza.
Naruto non aveva mancato di fargli notare che loro due non erano poi tanto diversi, persino fisicamente le somiglianze erano spaventose, ma Sasuke sapeva bene che se l'altro era incapace di interagire col prossimo, lui semplicemente non ne aveva voglia.
Le persone sono stupide.
Era perfettamente a conoscenza di avere un carattere intrattabile ma non è che avesse chiesto a qualcuno di sopportarlo anzi, se lo avessero lasciato in pace gli avrebbero fatto soltanto un favore.
Evidentemente però nell'ultimo periodo doveva aver esagerato perchè una delle due sole persone che per anni, nonostante le sue nevrosi e psicolabilità, non lo aveva mai abbandonato a se stesso, ora se n'era andata, piantandolo in asso e lasciandogli un'ampia voragine nel petto che avrebbe voluto riempire con i suoi arti squartati e la sua testa decapitata.
Non era uno di quei ragazzi insicuri e lagnosi che hanno bisogno di chiedere consiglio a qualcuno perchè da soli non combinano un accidente, figurarsi.
Lui era un Uchiha.
Eppure iniziava a pesargli leggermente il fatto che, a preoccuparsi per lui - anche se non gli importava un fico secco che qualcuno si preoccupasse per lui -, fosse rimasto solo il Namikaze.
Era snervante sentirsi ripetere ogni fottuto giorno sempre la solita litania: "Sasuke, devi parlare di ciò che senti", per poi doversi sorbire un lunghissimo, ingarbugliatissimo e inutilissimo monologo che non cambiava mai, sia che lo mandasse a quel paese sia che tentasse di ignorarlo.
"Io e te, anche se non lo vuoi ammettere, siamo uguali..." e chissà come infine passava a parlare di se stesso per una settimana e mezza.
Da vent'anni cercava di fargli capire che non gliene fregava un cazzo e ormai aveva crampi al culo solo a pensarlo.
Ad ogni modo iniziava a rendersi conto che, uno dopo l'altro, tutti coloro che lo avevano amato erano capitolati, rinunciando a lui e a tutti i danni collaterali che la sua vicinanza provocava e sebbene fosse oltremodo orgoglioso, non poteva impedirsi di riflettere su quanto ciò avesse effettivamente a che fare con i suoi atteggiamenti.
Inarcò un sopracciglio con aria contrariata: quand'era stata l'ultima volta che si era comportato gentilmente con il prossimo?
Non che avesse ripensamenti sulla condotta mantenuta sino ad allora, non sia mai ma effettivamente doveva ammettere che spesse volte rendeva ostico stargli attorno.
Era sempre stato convinto che di avere qualcuno vicino non gli importasse nulla tuttavia le ultime parole di Sakura lo avevano colpito più di quanto desiderasse ammettere, con il risultato che ora, giorno e notte, non faceva altro che ragionare un po' su tutto in realtà, perchè quella conversazione aveva portato al pettine parecchi nodi fatti da marinai esperti.
Ritrovarsi nel pieno dell'epicentro di quel tumulto di riflessioni gli provocava strani brividi ed improvvisi rossori perchè non era possibile, non era assolutamente accettabile, che Sasuke Uchiha, l'imperturbabile Sasuke Uchiha, si fosse ridotto ad una ridicola quanto imbarazzante analisi di coscienza.
Che schifo!
Tutta colpa di quel rincoglionito del Namikaze, di quello scherzo della natura che era Sai - il cognome non lo ricordava mai - e delle filippiche di quella scostumata della Dottoressa Tsunade.
E lui, il più stupido di tutti, si era fatto convincere a prendere parte a delle sedute terapeutiche per il recupero dei deficit emotivi.
Recupero del deficit emotivo...
Solo a sentire una simile assurdità rischiava crisi epilettiche ed esaurimenti nervosi multipli.
Alla prima seduta era stato trascinato a forza da Naruto che si era presentato come suo Self Coach e Sasuke era certo che non avesse la più pallida idea di cosa significasse, probabilmente lo aveva letto da qualche parte e trovato interessante, in più a quell'idiota piaceva riempirsi la bocca di inglesismi per darsi un certo contegno e anche se non capiva come e perchè, un sacco di gente lo prendeva sul serio dando per scontato che sapesse di cosa parlava e così accadde anche nel caso della terapeuta che, entusiasta e probabilmente ubriaca, lo invitò ad accomodarsi accanto a lei.
L'Uchiha, d'altro canto, si era guardato attorno e non aveva potuto far a meno di notare che quel cerchio della disgrazia era composto dal peggior assemblaggio di casi umani che avesse mai visto, un gruppo di persone che se inserito nella società solitamente vedi passare ai margini ed inosservato dal resto del mondo, uno di quei gruppi i cui membri si ignorano addirittura tra loro.
Tutto sommato, per contrasto, Sai sembrava un ragazzo assolutamente normale e Sasuke una creatura forse un poco dispettosa e bisbetica ma comunque ok.
C'erano dei soggetti senza dubbio interessanti e li guardò con particolare attenzione mentre, uno ad uno, si presentavano.
- Il mio nome è Kiba Inuzuka, ho diciannove anni e questo è Akamaru, il mio migliore amico.- aveva detto un giovane seduto all'inizio del cerchio alzandosi in piedi.
Sasuke arricciò il naso per la tremenda sensazione di prurore e sporcizia che la sua sola vista gli causò ed osservò il cane con evidente disgusto, mentre questo sbavava sul pavimento e si grattava un orecchio con la zampa anteriore liberando nell'aria un'intera colonia di pulci.
Paradossalmente si sentì fortunato perchè, per quanto non prestasse molta attenzione all'igene, Naruto era di certo un amico più pulito e lo si poteva portare a spasso senza il timore che infettasse tutti con strane pandemie e virus virali.
- Spiegheresti al nostro nuovo compagno qual'è il tuo problema? Perchè noi tutti, che siamo qui seduti a questo cerchio, riconosciamo di avere un problema.- strillò la Dottoressa allargando le braccia e guardando uno ad uno tutti i convitati.
Sasuke aggrottò la fronte e lanciò uno sguardo truce a Naruto che osservava gioviale i presenti, sorridendo da un orecchio all'altro.
Gli sembrava eufemistico parlare di "un problema" riferendosi a quelle povere bestie che con sguardi vacui o evidenti tic compulsivi si guardavano attorno.
- Non ho un contatto fisico con un essere umano da più di tre anni.- spiegò l'Inuzuka incrociando brevemente il proprio sguardo con quello dell'Uchiha, il quale non fu più di tanto sorpreso e non potè fare a meno di pensare che chiunque vedendolo si sarebbe rifiutato di toccarlo, pulcioso com'era.
In seguito fu il turno di una ragazza dai lunghi capelli bruni e così raggomitolata su se stessa da sembrare un tutt'uno con la sedia sulla quale sedeva, tremava consultamente e quando si alzò per parlare era talmente rossa in viso che Sasuke credette stesse per avere una sincope.
- I-Io sono Hinata H-Hyuga, ho d-diciotto a-anni e non ho fiducia in m-me s-stessa.- si presentò e solo dopo aver pronunciato quella frase alzò la testa che fino ad allora aveva tenuto bassa, indirizzando lo sguardo su di un punto indefinito della stanza.
Il moro schiuse la labbra per lo stupore quando vide quegli occhi vitrei.
- Hinata è divenuta cieca pochi anni dopo la nascita e quando ha iniziato a frequentare questo gruppo, un anno fa, parlava a malapena.- spiegò la Dottoressa guardandola commossa ed orgogliosa - Ha fatto dei passi da gigante da allora!
Un piccolo applauso si alzò nell'aria, al quale si unì quello energico e fragoroso di Naruto che guardava la ragazza con profonda ammirazione.
Dopo di lei vennero un uomo sulla trentina con il volto ricoperto di piercing che, avendo sofferto molto per il divorzio dalla moglie, desiderava ardentemente che il mondo intero provasse lo stesso dolore - Sasuke dovette coprirsi il volto con la mano, tanto era imbarazzato dal suo intervento -, un tizio con la passione per gli insetti che mostrò loro - a quanto pareva per la milionesima volta - il formichiere che aveva con sé, una certa Tayuya che da quel che aveva capito non lasciava mai il suo flauto traverso e Sai.
Venne poi la volta di Sasuke che scrutò con desiderio l'uscita oltre le teste di Kiba e Hinata, continuando a chiedersi come si fosse cacciato in quella situazione. Trascorsero alcuni minuti di silenzio durante i quali si udirono solo il ticchettare del dito indice di Shino sul vetro del formichiere e l'ansimare pesante di Akamaru.
Ovviamente non si mosse di un millimetro, restò placidamente seduto a braccia conserte mentre con aria insofferente faceva un ultimo, grande, sospiro.
- Il mio nome è Sasuke Uchiha, ho diciannove anni e sono stato trascinato qui da un Dobe.- asserì fulminando Naruto che tratteneva a stento le lacrime di divertimento.
Lo avrebbe ammazzato, poco ma sicuro.
Tsunade lo fissò con fare indagatore da sopra gli occhiali per qualche istante prima di concentrarsi sulla testa quadra che gli stava accanto.
- Quale diresti che sia il suo problema, Naruto-kun?- domandò la ciarlatana gentilmente e come se si aspettasse davvero un riscontro positivo ed intelligente.
Sasuke aggrottò pericolosamente le sopracciglia.
Di certo lui non ne sapeva un bel niente di psicanalisi, terapie, training psicologici o di qualsiasi cosa stessero facendo li dentro ma era abbastanza sicuro che fosse ben poco professionale domandare ad un tizio qualunque quale fosse il suo problema e, per giunta, dinanzi a lui.
Come si permetteva quell'impostora di trattarlo in un modo simile? Era chiaro che non sapeva chi si trovava di fronte.
Naruto che ovviamente sapeva benissimo cosa passava per la testa in quel momento all'amico, si mise a sedere compostamente e con aria saccente, con quella sua ridicola mania di mettere la labbra a forma di becco di pollo, iniziò a sparare una scemenza dopo l'altra, alimentando l'ira assassina di Sasuke.
- E' un ragazzo molto insicuro e nasconde questa sua fragilità dietro un, devo dire esemplare, "act cool"- iniziò a dire guardandolo di sottecchi - La sua mente però oramai è satura di tale e perenne finzione, ragione per cui negli ultimi tempi è particolarmente irascibile e violento.-
- BAKA! - gridò Sasuke alzandosi così violentemente da mandare a gambe all'aria la sedia dietro di sé e stringendo con forza i pungni, tentando invano di trovare un'unica ragione per non tagliargli la testa di netto.
- Signor Uchiha...- lo richiamò scandalizzata la Dottoressa, con il risultato di farlo incazzare ancora di più.
- Come volevasi dimostrare.- ghignò sadico Naruto scoccandogli uno sguardo vittorioso.

A quel primo incontro ne seguirono molti altri e al di là del proprio scetticismo, Sasuke si domandava seriamente quale utilità potesse avere sedersi a quel dannato cerchio, un paio di volte alla settimana, ripetendo all'infinito: "Ammetto di avere un problema e lo voglio risolvere".
Ovviamente la sua pazienza stava venendo messa a dura prova, senza contare il fatto che i suoi famigliari iniziavano a chiedersi dove finisse durante quegli spazi bianchi e ad ipotizzare le soluzioni più assurde, quali una nuova fiamma - e al solo pensiero rabbrividiva -, l'iniziazione ad una setta satanica - avrebbe preferito -, una strana forma di sonnambulismo diurno - che poteva anche essere dato che non dormiva mai -.
In sintesi quindi Sasuke non si sentiva affatto più tranquillo ed in pace col mondo di quanto non lo fosse fino a qualche settimana prima.
Era un'immensa fortuna che quelle pseudo sedute terapeutiche fossero almeno gratuite o forse no, se fossero state a pagamento sarebbe riusciuto a far desistere facilmente Naruto dai suoi malsani propositi.
Comunque sia, se non fosse stato così orgoglioso e così Uchiha avrebbe ammesso che, dopotutto, quella situazione lo incuriosiva immensamente.
Quella Tsunade, una bionda superdotata che era certo avesse più anni di quelli che dimostrava, Dottoressa in carriera e con una evidente, smodata passione per gli alcolici, i suoi "compagni" che si potevano considerare perlomeno dei personaggi pittoreschi - questo non si poteva negare - e tutto quell'intricato panorama di disgrazie, lutti famigliari e passati tormentati e burrascosi richiamavano prepotentemente la sua attenzione.
Ovviamente però non gli passava nemmeno per l'anticamera del cervello l'idea di divulgare questo tipo di informazione e quindi se ne stava tutto il tempo con una perenne espressione scocciata e disgustata dipinta sul volto, niente di più semplice per un tipo come lui.
- Buon pomeriggio, ragazzi! - salutò la Dottoressa Tsunade entrando come una furia nella stanza, un pomeriggio diverso dagli altri.
Come c'era da aspettarsi non venne alcun tipo di risposta dai presenti e roteando gli occhi al cielo si sedette pesantemente sulla propria sedia, iniziando a scrutarli attentamente da sopra gli occhiali, con quel suo modo che metteva maledettamente a disagio Sasuke, il quale a braccia conserte osservava accigliato il soffitto scrostato.
- Oggi ho in mente qualcosa di nuovo per voi...- esordì la donna grattandosi un gomito.
Naruto, che non aveva mai perso un incontro tanto era ansioso di carpirle i segreti del mestiere, si mise sull'attenti, lanciando una veloce occhiata all'amico che aveva iniziato a rimuovere qualche pelucco dalla manica del maglioncino che indossava con aria disinteressata.
- ...Il gioco della fiducia!
Quell'imbecille del Namikaze sobbalzò sul posto per la sorpresa ed applaudì carico di eccitazione mentre Tsunade ricambiava il suo entusiasmo con un sorriso compiaciuto, Sasuke invece, inutile dirlo, inarcò un sopracciglio così ampiamente che questo scomparve sotto i ciuffi di capelli bruni e la vena sulla tempia pulsò pericolosamente come un presagio di morte.
Nessun altro diede segno di aver sentito, eccetto Hinata che arrossì con forza e si strinse nelle proprie spalle, ragion per cui la Dottoressa sembrò inalberarsi - anche giustamente a voler essere sinceri - ed iniziò a dar ordini a destra e a manca.
- Bene!- cominciò mettendosi in piedi con un gesto scattoso del busto - Spostate le sedie alle pareti, dopodichè formate delle coppie.
Si sentì un grosso brusio di sottofondo mentre i ragazzi eseguivano le direttive in modo più o meno consono.
Kiba afferrò la propria sedia per le gambe e la sorresse sopra la testa a braccia tese, Shino se la trascinò dietro con una mano dato che l'altra era impegnata a reggere il formichiere ed Hinata rimase pressochè imbambolata per un paio di minuti, finchè Naruto non accorse in suo aiuto.
Ci volle all'incirca un quarto d'ora prima che si decidessero le coppie poichè fondamentalmente, li dentro, erano tutti o sociopatici, o asociali, o affetti da fobia sociale e quindi tra nessuno di loro si era creata nemmeno la più piccola intesa. Niente di niente. Zero.
A quel punto Tsunade fu costretta a prendere in mano la situazione costringendo Sasuke Uchiha a lavorare con Sai - forse passando del tempo con lui avrebbe imparato il suo cognome -, il quale gli andava di certo più a genio rispetto a quella fogna dell'Inuzuka che invece toccò ad Hinata.
Pain e Shino invece divennero la coppia numero tre e Sasuke ghignò con fare sadico al pensiero di quest'ultimo che posava il suo amato formichiere per fare quello stupido gioco.
Dall'alto delle sue numerose lauree, che era evidente avesse acquistato al mercatino dell'usato, la Dottoressa diede dimostrazione, affiancata dall'onnipresente Naruto, dell'inutilità e mediocrità di quell'insulsa attività ricreativa.
Persino ai centri estivi i volontari sapevano essere più ingegnosi quando si trattava di intrattenere bambini di dieci anni.
A quanto pare questo però non era un concetto chiaro alla loro terapeuta che, serrati gli occhi, si lasciò cadere all'indietro tra le braccia del Namikaze, il quale l'afferrò con teatralità estrema e rischiando un cazzotto in pieno volto da parte dell'Uchiha che osservava la scena allibito e disgustato.
- Questo è quello che dovete fare...- spiegò la donna quando si fu ricomposta - Facile, no?
Sasuke dovette conficcarsi le unghie nei palmi delle mani mentre le stringeva a pugno per non picchiare qualcuno. Era talmente nervoso, incazzato, scocciato ed infastidito che in quel momento avrebbe preso a calci anche una vecchietta.
Forse era vero che era un tipo violento...
- Tayuya, tu lavorerai con Naruto.- disse Tsunade rivolta alla ragazza che era rimasta senza un compagno.
Quella era la situazione più imbarazzante che avesse mai vissuto fino a quel momento e pregò i Kami che nessuno venisse mai a conoscenza di questo suo impegno pomeridiano, o la propria reputazione che aveva creato con tanto impegno sarebbe andata a farsi benedire.
Sai si mise davanti di lui, dandogli le spalle e al "via" della Dottoressa allargò le braccia tenendo i piedi uniti e lasciandosi cadere dritto tra le braccia di Sasuke, il quale aveva seriamente meditato di lasciarlo cadere, facendolo sfracellare al suolo.
Chiaramente quell'insulso esercizio riuscì a tutti quanti, con gioia immensa di Tsunade che iniziò a bighellonare soddisfatta, l'unica difficoltà in tutto ciò - se proprio la si voleva cercare - era la cecità di Hinata: come avrebbe fatto ad afferrare qquell'energumeno di Kiba, povera anima?
Non stette molto a rifletterci, anche perchè furono richiamati all'ordine e assunse la posizione che fino a poco prima era stata di Sai.
Quest'ultimo, dev'essere chiaro, non lo fece con nessuna cattiveria, semplicemente la sua attenzione fu attirata proprio dalla Hyuuga che, anche se con difficoltà, riuscì a sorreggere Kiba ed iniziò ad applaudirla esattamente nel momento in cui Sasuke si abbandonava.
Fu così che si schiantò sul pavimento con un tonfo secco ed imprecando volgarmente mentre tutti si voltavano a guardarlo, compreso Sai che con la sua solita faccia di chi non sa di essere al mondo, si chinò offrendogli la mano.
- Perdonami, Sasuke-kun.

Naruto rideva ancora quando insieme imboccarono il corridoio, diretti verso l'uscita. Rideva così tanto da lacrimare e doversi tenere la pancia con le braccia.
Razza di cretino...
- La pianti?- sbottò minaccioso Sasuke quando ne ebbe avuto abbastanza.
- Dai Teme...- rispose allegro l'altro tirandogli una pacca sulla spalla - Fattela un risata!
Il moro davvero non capiva cosa fosse successo di così terribile nel corso dell'evoluzione per permettere ad un elemento del genere di esistere. E soprattutto: chi lo aveva messo lungo il suo cammino? Non era la persona più amabile dell'universo, questo la sapeva, ma meritava davvero tutta quella sciagura?
Le sue elucubrazioni d'odio e morte però furono interrotte da una voce flebile che lo chiamò.
- Sasuke-kun...
Il ragazzo si voltò infastidito e vide Hinata Hyuuga avvicinarglisi titubante, facendo scivolare le dita sul muro man mano che avanzava.
- Si?- rispose cercando di dare un'inclinazione quanto più possibile gentile alla propria voce.
- Hai d-dimenticato q-questo...- balbettò porgendogli un piccolo oggetto nero che teneva nell'altra mano.
Sasuke afferrò il proprio smartphone e mentalmente ringraziò la ragazza, quel coso costava un occhio della testa.
Hinata fece per voltarsi ma Naruto la fermò afferrandola per la manica della giacca ed ella si arrestò, una leggera espressione di stupore sul volto.
- Come sapevi che era il telefono di Sasuke?- chiese curioso.
Effettivamente, riflettendoci un secondo, era parecchio strano che una non vedente riportasse il cellulare smarrito al suo proprietario, a meno che non fosse una sensitiva o dotata di capacità paranormali.
- Un giorno g-gli è squillato d-durante una seduta e ha risposto. Ho r-riconosciuto la s-sua voce e l'ho a-associata al m-motivo d-della s-suoneria, poco fa è s-squillato ancora e q-quindi...
Non fu più in grado di proseguire, sopraffatta com'era dall'emozione e Naruto lasciò la presa permettendole di allontanarsi, cosa che fece immediatamente, dopo aver salutato con un breve inchino.
Sasuke si voltò senza rimuginare troppo sull'accaduto e proseguì per alcuni metri prima di accorgersi dell'assenza del ciarlare dell'amico.
Si girò per guardarlo e lo trovò immobile, con la testa bassa e un'aria pensosa e se non avesse avuto fretta di tornare a casa sarebbe rimasto sconvolto dall'avvenimento.
- Che ti prende?- chiese brusco infilandosi le mani in tasca.
Il biondo alzò lo sguardo su di lui e cazzo, lo avrebbe preso a schiaffi fino alla morte. Detestava quella sua espressione afflitta e addolorata.
- Mi chiedevo...- iniziò a dire in un sussurro - Come può una ragazza, la cui vita con lei è stata crudele, essere così gentile mentre tu, che hai praticamente tutto, sei sempre incazzato con il mondo?

Quella era l'ultima cosa che si sarebbe aspettato.

   
 
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