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Autore: VerdeMenta    24/04/2015    10 recensioni
Percy non fece in tempo a rispondere che un tremore scosse la terra, mentre la barriera che proteggeva il Campo si incrinava e modellava attorno alla figura esile di una ragazza. Il figlio di Poseidone non poté che rabbrividire quando la giovane aprì i suoi occhi tanto azzurri da sembrare quasi trasparenti, come l'acqua limpida di un fiume, che scorre tempestosa.
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Dal ruscello poco distante dell'acqua fu attirata al corpo della figlia di Oceano, il liquido risalì le gambe della ragazza, accarezzandole la pelle pallida senza bagnarla.
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"Molto bene" un sorriso gelido dipinse il volto della ragazza "Allora a momenti arriveranno gli altri" commentò, compiaciuta "Non vedo l'ora di ricongiungermi a loro. Tutti insieme governeremo il mondo"
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Poche erano le creature di tale potenza che avevano posato piede sulla terra. I piccoli fiori bianchi attorno a lui sfiorirono, l'erba si scurì, il terreno si incurvò sotto il suo corpo.
I suoi crini color petrolio, decorati con ciocche rosse, ondeggiavano al vento tiepido della sera, come fuoco nero che arde impetuoso.
Kain si mosse, portando il piede destro avanti al sinistro, una lenta e inesorabile macchina da guerra, pronta a distruggere qualsiasi cosa sul suo cammino.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Gli Dèi, Percy Jackson, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Percy si sedette stanco sulla gradinata della piccola arena, asciugandosi il sudore che gli imperlava la fronte con uno straccio, mentre il biondo prendeva posto accanto a lui.
"Annabeth ci aspetta" lo ammonì Jason, sorridendo debolmente.
"Giusto, io ci tengo a vivere" rispose il moro, sospirando e alzandosi in piedi per dirigersi verso la Casa Grande.
"Cosa ne pensi delle visioni di Rachel?" gli domandò il biondo, con la fronte corrugata. Le parole dell'Oracolo avevano colpito tutti. Aveva raccontato di Titani, e una stirpe nascosta che era riuscita a lasciare il Tartaro il giorno stesso in cui Annabeth e il figlio di Poseidone avevano chiuso le Porte della Morte alle loro spalle.
"Non ne ho idea" rispose Percy, sospirando "Ma, a qualsiasi cosa si riferiscano le sue parole, non porterà bene al Campo". La mente del moro era un intrico di pensieri contorti che gli rimbalzavano qua e là senza permettergli di provare emozioni ben precise. Avrebbe voluto ridere, perché erano appena riusciti sconfiggere la Madre Terra e ora scoprivano che era solo una copertura, che tutto era già stato previsto, avrebbe voluto piangere perché la nuova "profezia" parlava di una minaccia che non potevano affrontare, avrebbe voluto imprecare contro gli dei, perché sapeva che non li avrebbero aiutati, piuttosto sarebbero rimasti sul monte Olimpo, protetti, guardandoli morire uno a uno.
"Lo credo anch'io, in fondo le profezie di Rach..." le parole di Jason furono inghiottite nel fracasso prodotto dalla terra che si squarcia, il figlio di Giove si voltò all'improvviso, appena in tempo per vedere una profonda spaccatura che si apriva nel centro dell'arena e decine di semidei che si buttavano di lato per non cadervi dentro. Una figlia di Demetra non fu abbastanza fortunata e, mentre la terra si richiudeva dietro di lei, le sue grida squarciarono il cielo.
"Elise" esclamò un giovane, inginocchiandosi accanto al punto in cui la semidea era scomparsa, le mani a coprire gli occhi colmi di lacrime.
"Cos'è successo?!" Percy si voltò verso il biondo, che, fissava la scena impietrito. Decine di ragazzi si guardavano confusi attorno, chi completamente spaesato, chi in lacrime e chi, con le spade sguainate, cercava un responsabile, possibilmente un figlio di Ade.
Jason non fece in tempo a rispondere che un tremore scosse la terra, mentre la barriera che proteggeva il Campo si incrinava e modellava attorno alla figura esile di una ragazza. Il figlio di Poseidone non poté che rabbrividire quando la giovane aprì i suoi occhi tanto azzurri da sembrare quasi trasparenti, come l'acqua limpida di un fiume, che scorre tempestosa.
"Chi sei?" il moro udì a malapena la voce di Annabeth, mentre la sua mente veniva invasa dalla voce frusciante di una donna.
"Mio caro Percy Jackson" sussurró la voce, costringendo il figlio di Poseidone ad accasciarsi a terra, le mani strette sulle orecchie nella speranza di cacciarla. "Credevi davvero di poter sconfiggere la Madre Terra" una risata gelida scaturì dalle labbra della dea che ora Percy vedeva innanzi a sé, in tutta la sua maestosità. "Bè, sbagliavi, sciocco! Le mie nipoti e i miei nipoti ti distruggeranno e tu non potrai farci niente, il loro potere combinato è superiore a quello di qualsiasi creatura esistente" ghignò Gea, facendo rabbrividire il semidio, un brivido freddo che gli rizzò i capelli sulla testa. "Una morte per acquistare il potere fuori dal Tartaro" e detto ciò la voce sparì dalla mente del semidio. Percy aprì gli occhi, mettendo a fuoco la ragazza bionda davanti a sé che lo fissava preoccupata.
"Ehi, Testa D'Alghe, stai bene?" gli domandò la giovane, palesemente tesa.
"Si..." rispose lui, cercando di mettersi a sedere con scarsi risultati. Una fitta alla testa lo costrinse a tornare supino.
"Cos'è successo?" chiese Percy, mascherando il dolore pulsante con un colpo di tosse. "E chi era quella... tizia?"
"Quando la ragazza è riuscita ad oltrepassare la barriera in quel modo... all'inizio abbiamo pensato che fosse un mostro o una ninfa" il figlio di Poseidone si stava sforzando di non chiudere le palpebre, mentre Annabeth continuava a parlare imperterrita. "Poi ci ha detto di chiamarsi Marie e di essere una semidea" gli occhi grigi della figlia di Atena esprimevano tutto il disappunto che la ragazza doveva provare "Chirone e il signor D l'hanno fatta accompagnare nella cabina di Hermes" concluse la bionda, contraendo la mandibola per impedirsi di urlare.
"Oh..." Percy ricordò gli occhi azzurri della giovane, azzurri e liquidi, che raccontavano una storia lunga millenni, e non poté che concordare con l'asprezza della sua ragazza.
"Piuttosto" Jason interruppe la linea dei pensieri del moro, riportandolo al presente "A te cos'è successo? Ti abbiamo visto cadere a terra e, un secondo dopo, chiamavi il nome di Gea". Se sentir raccontare quelle cose era stato difficile, ripensando alla gioia che aveva seguito la sconfitta della Madre Terra, ora dover dare la cattiva notizia che Gea era ricomparsa molto più forte di prima, era quasi devastante. Percy si concesse un lungo sospiro per lasciare andare, almeno in parte, la frustrazione che provava, prima di iniziare a raccontare quello che aveva visto.
"L'ho vista; Rachel aveva ragione, non è stata sconfitta" non trovava le parole per esprimere ciò che aveva visto, la forza che aveva percepito era talmente grande che ora persino lui dubitava della capacità dei semidei di sconfiggerla. "E più forte di prima perché può contare sui poteri di delle creature mistiche e antiche come il Cielo stesso" la voce del figlio di Poseidone era pacata, fredda, distante.
"Ha detto che una morte serviva per donarle i poteri..." sussurró Percy, più a se stesso che per comunicare qualcosa agli altri "Elise è appena morta" aggiunse, prima che la sua vista si oscurasse nuovamente.

Condizionare le menti del centauro e del dio grassoccio era stata la parte più semplice e divertente. Marie sorrise di sottecchi, continuando però a fingersi stanca e affaticata dal lungo viaggio che sosteneva di aver affrontato. Dopo millenni passati nel Tartaro finalmente si trovava fuori, nel mondo mortale, e una domanda le sorse spontanea: perché tutti volevano conquistare quel mondo futile quando avevano un impero possente e immortale nelle profondità della terra?
La ragazza storse la bocca, non condivideva le scelte dei Titani, sebbene Oceano fosse suo padre lo trovava estremamente irritante, soprattutto perché non aveva fatto altro che ignorarla per millenni.
"Ehi, bellezza!" esclamò un ragazzo bruno comparendo alle spalle della giovane e distraendola dai suoi pensieri cupi. Marie si voltò frustrata verso il semidio dagli occhi azzurri, un figlio di Hermes, intuì, guardandolo soltanto.
"Allora, qual è il tuo nome?" continuò imperterrito il ragazzo, incurante delle occhiatacce che Marie gli stava lanciando: o non ero molto sveglio, oppure era cieco. La figlia di Oceano sospirò, spalancando i suoi grandi occhi azzurri.
"Togliti dalle scatole, semidio!" esclamò, alzandosi in piedi e cercando di allontanarsi il più possibile dal giovane. Purtroppo non fece molta strada che lui la raggiunse e le si paró innanzi. Per un momento Marie ebbe la tentazione di affogarlo con l'acqua contenuta nel bicchiere che aveva in mano. Poi pensò che gli altri non l'avrebbero presa molto bene e si lasciò andare a un lungo sospiro. Doveva integrarsi il più possibile, dovevano fidarsi di lei, confidare che, una volta giunta la battaglia, li avrebbe aiutati. "Se non vuoi ritrovarti morto nel giro di dieci secondi togliti di mezzo!" esclamò, penetrandolo con i suoi occhi quasi liquidi, mentre una lieve brezza le scompigliava i capelli azzurri come il suo sguardo. Dal ruscello poco distante dell'acqua fu attirata al corpo della figlia di Oceano, il liquido risalì le gambe della ragazza, accarezzandole la pelle pallida senza bagnarla. Travis Stoll indietreggiò di un passo, incantato e allo stesso tempo spaventato dal potere che emanava quella "semplice" semidea.
"Avanti, bellezza, calmati" sussurró il bruno figlio di Hermes, sorridendo incoraggiante. Eppure tutto ciò che la ragazza fece fu scoppiare in una risata divertita quanto gelida, che convinse il semidio a indietreggiare ancora e ancora.
"Ha ragione, dovresti calmarti" Marie assottigliò gli occhi, conosceva quella voce come la propria. Si voltò di scatto incontrando gli occhi color petrolio del ragazzo più possente e muscoloso che la figlia di Oceano avesse mai visto prima. Lo chiamavano la Pantera, se per la sua pelle scura o per il suo carattere duro, Marie non avrebbe saputo dirlo.
"Brian" la ragazza gli sorrise complice "Non sapevo che fossi già arrivato" sussurró, così che Travis non poté udirla, quindi si voltò verso il figlio di Hermes, con un sorriso inquietante sul bel viso. "Sparisci" disse e il bruno non se lo fece ripetere ancora. In un attimo se ne era andato.
"Quanti giorni sono passati dalla sconfitta di Gea?" domandò Marie, guardandosi attorno per essere sicura che nessuno potesse udirli.
"Sette" rispose pacato il figlio di Atlante.
"Molto bene" un sorriso gelido dipinse il volto della ragazza "Allora a momenti arriveranno gli altri" commentò, compiaciuta "Non vedo l'ora di ricongiungermi a loro. Tutti insieme governeremo il mondo"





Angolo autrice:
Allura... innanzitutto sono fiera di me per aver aggiornato così presto ù.ù
Vorrei ringraziare gli autori che mi hanno affidato i loro personaggi e pregare coloro che devono ancora inviarmi la scheda di farlo, altrimenti darò il loro posto a qualcun altro...
In questo capitolo ho presentato:

- Marie, figlia di Oceano
- Brian, figlio di Atlante

E adesso veniamo alla parte "burocratica" della storia, ecco alcune informazioni che, probabilmente, non avevo espresso molto chiaramente nel prologo:
1) i figli dei Titani e degli dei primordiali hanno vissuto per millenni nel Tartaro
2) almeno per i primi sei/sette capitoli gli OC saranno estremamente perfidi, con, come unico scopo, sconfiggere gli dei e far risorgere Gea, successivamente vedrò di dargli un po' più di carattere umano
3) accordatevi per eventuali relazioni, altrimenti mi vedrò costretta a decidere di testa mia...
4) come avete visto in questo capitolo gli OC sono tutti molto potenti, dedicherò quasi un intero capitolo a ognuno di loro e non vi preoccupate, prima o poi li inserirò tutti :*

LoveNico
   
 
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