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Autore: Ismene_    24/04/2015    4 recensioni
Chiudete gli occhi e immaginate.
Siamo alla fine del quinto anno. James Potter ha un piano. Sbagliare volutamente una pozione, spingere Lumacorno a compassione e ritrovarsi un pomeriggio intero con Lily Evans, la più brava della classe nonchè ragazza dei suoi sogni, per rifarla. I classici battibecchi tra i due maa ... qualcosa va storto e si ritrovano nel futuro.
La storia è ambientata nel 1993, quanto Harry era al suo terzo anno.
Non è un caso.
Io amo i Malandrini. Questo è il presupposto dal quale partire per capire tutte le mie scelte.
Quando Harry è la suo terzo anno tre dei Malandrini si ritrovano ad Hogwarts.
Remus è il professore di Difesa Contro le Arti Oscure.
Peter è Crosta (non mi dilungo xD).
Sirius cerca Harry.
Ne mancava soltanto uno.
Ebbene, eccolo qua!!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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XVIII

Confessioni

 

 

Stava percorrendo i corridoi per tornare nelle cucine. Rivedere Remus le era stato d'aiuto per calmarsi. Si sentiva sollevata e, finalmente, lucida. Ancora non sapeva cosa avrebbero fatto lei e James, ma il semplice fatto di aver iniziato ad interagire con altre persone la faceva star bene.

Fino a quel momento era come se si fosse sentita un'estranea nel proprio corpo; come se avesse perso la consapevolezza di sé. Ora invece si sentiva in pace con se stessa, più viva; era riuscita a convincersi che non fosse tutto frutto della sua immaginazione o che si trattasse di un sogno dal quale non riusciva a svegliarsi.

Era tutto vero.

Questa riacquistata consapevolezza non le aveva tuttavia schiarito le idee. Continuava a ignorare quale fosse la strada migliore da seguire, ma riusciva quantomeno a pensare a delle alternative. Alternative che però non portavano a nulla di concludente per un semplice motivo: non sapeva per quanto tempo sarebbero stati lì.

Magari soltanto qualche altro giorno, forse ancora meno. Oppure mesi, se non anni. Forse per sempre.

Ignorando questo dato fondamentale, non aveva idea di quale fosse il comportamento migliore. Parlare con il preside l'avrebbe aiutata, lui con la sua esperienza conosceva senz'altro gli effetti della pozione. Lei e James invece, per quanto potessero essere due maghi molto in gamba considerata la loro età, erano pur sempre inesperti. Un'altra possibile alternativa, nell'attesa che tornasse Silente, sarebbe stata quella di parlare con Severus. Lily tuttavia da un alto sentiva ancora troppo vicino il loro litigio, e l'orgoglio e un dolore ancora fresco le suggerivano di non parlare con quell'uomo; dall'altro aveva paura. Paura di scoprire cosa fosse diventato, una paura grandissima.

Presa da questi pensieri e a passo svelto per paura di essere notata da qualcuno, arrivò alle cucine in un lampo.

James era lì, sdraiato con le gambe penzoloni su una poltrona che Remus aveva fatto portare, lo sguardo fisso verso l'alto e un'espressione beata sul viso. Finalmente lo vedeva sereno, quel Potter con il muso iniziava a darle noia.

-George ti ha portato da qualcuno che ti piace?- gli disse lei avvicinandosi sorridendo. Lui si voltò di soprassalto, non l'aveva sentita arrivare.

-Non è corretto agire alle spalle, sai Evans?

-Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda, sai Potter?

-Ti rispondo solo perché mi va di farlo, non per i tuoi giri di parole da sapientina- la canzonò lui -Non ho incontrato nessuno, George mi ha fregato!- confessò.

-E allora cos'è quell'espressione beata che hai?- rise lei, avvicinandosi alla poltrona e facendogli segno di farle posto.

-Mi ha portato a giocare a Quidditch.

-Cosa ne sa lui che giochi a Quidditch?- indagò lei sospettosa.

-Oh avrà pensato ad una cosa genetica. Mi figlio è il più giovane Cercatore degli ultimi cento anni!- disse orgoglioso, mimando il gesto di afferrare il Boccino. Sentiva il bisogno di condividere con lei l'esperienza di quel pomeriggio.

-Quidditch? Harry gioca a Quidditch? Te lo ha detto George?

Non pensò neanche per un secondo al fatto che probabilmente Potter avesse spifferato a George quello che sapevano sul ragazzo. Era la prima cosa intima che conosceva sul ragazzo. Non sapeva ancora se fosse suoi figlio o meno, e non gliene era mai importato granché del Quidditch; ma alle parole di Potter provò qualcosa di simile... all'orgoglio. Non fu l'unica a sorprendersi sentendo quelle parole uscire dalla sua bocca.

-Da quando lo chiamiamo Harry?

-Da quanto è il più giovane giocatore di Quidditch degli ultimi cento anni!

-Sbaglio o non ti è mai fregato un cavolo del Quidditch?

-Non ho mai saltato nemmeno una partita, Potter.

-Ma non per la tua grande passione per il mio sport, Evans cara!

-Cosa vorresti insinuare?

-Andiamo, so quanto di piace guardami giocare. Nessuno, donne o uomini, Grifondoro o Serpeverde, nessuno riesce a resistere a James Potter il re del Quidditch quando, librandosi nel cielo azzurro come il mare, afferra il Boccino e conquista la vittoria- recitò sognante.

-Il cielo azzurro come il mare?- ridacchiò lei.

-Non mi veniva una metafora migliore, Evans, il tempo ha corrotto il mio estro poetico- disse fingendo un grande dolore al petto.

-Sai, Potter, ti dirò una cosa anche se so che me ne pentirò molto presto. Ma sono felice di vederti così. Certo sei più simile al pallone gonfiato e innamorato di se stesso di sempre, ma sei più... più te stesso, ecco. Ultimamente eri troppo riflessivo per i tuoi standard- disse facendogli una linguaccia. Poi sospettò di non essere stata abbastanza delicata e aggiunse -Non che non fosse assolutamente normale vista la situazione, anzi, hai reagito molto meglio di me. Volevo solo dire che, ecco ti stai adattando alla situazione, stai metabolizzando la cosa e un pezzo alla volta ti riprendi te stesso! E questo è bello, un po' ti invidio, sai.

James era sconvolto. Piacevolmente sconvolto, ma pur sempre sconvolto. Mai Lily gli aveva detto qualcosa di positivo in modo così schietto. Immaginava quanto le fosse costato visti i loro precedenti e non riusciva a capire da cosa fosse stata dettata questa confessione. Poi la guardò. Anche lei era diversa dalla Lily che aveva lasciato qualche ora prima, ma continuava ad avere un'aria triste. Perché era lì con lui o c'era altro? Hai reagito molto meglio di me. Lei come aveva reagito? E soprattutto a cosa doveva reagire? Sì, ritrovarsi nel futuro spiazza, ma la cosa in sé non poteva ridurla in quello stato.

-Lily, c'è qualcosa che non mi hai detto?- le chiese, fissando lo sguardo nei suoi occhi fermandole la testa con le mani per impedirle di sfuggirgli.

Lei non sapeva cosa fare. C'era una parte di lei che avrebbe voluto dirgli dei suoi sospetti su suo figlio. Avrebbero condiviso questa cosa ed avrebbe fatto bene ad entrambi. Il problema però era proprio questo. Non era certa di voler condividere qualcosa con Potter, figuriamoci questa cosa. Non poteva tuttavia negare di sentirsi tremendamente in colpa al pensiero di nascondergli una cosa del genere; o meglio, più falsa che in colpa.

-Ho parlato con Fred. Sai chi è sua madre? Molly Prewett. Allora ho fatto una cavolata senza pensarci, gli ho detto che potrei essere sua zia.

-E sei sua zia?- chiese James in preda al panico. Non gli piacevano più quei Weasley.

-No, non sono sua zia- rispose lei cupa.

-Tu e Fabian vi siete lasciati?- chiese cercando di nascondere il suo entusiasmo.

-No. O meglio non lo so, può darsi, non conosco i dettagli. Magari prima di allora si, o magari no, non credo Fred lo sapesse, non so se qualcuno gli abbia mai parlato di me, non avrebbe avuto molto senso vista la situazione, non lo so- blaterò lei confusa, allontanando il suo viso dalla presa di James per nascondere le lacrime che minacciavano di sgorgare.

-Lily, io non capisco cosa...

-Fabian è morto, James, è morto- spiegò lei, guardandolo finalmente negli occhi e con le lacrime che ormai non le importava più di trattenere.

Lui non sapeva cosa dire. Non voleva che la ragazza di cui era innamorato stesse insieme ad un altro, ma mai gli avrebbe augurato la morte. Poi vedere lei così indifesa, quando aveva sempre visto soltanto la Lily Evans forte e determinata che mai si lasciava abbattere, lo faceva sentire strano. Strano e inutile, perché di fronte alla morte cosa avrebbe mai potuto dire lui per farla star meglio?

Pensò di abbracciarla, ma prima che l'imput arrivasse al corpo lei ricominciò a parlare.

-Sai, James, io era da tanto che non pensavo al nostro futuro. Mio e di Fabian intendo. Io pianifico sempre tutto, e fino a qualche mese fa ero sicura della nostra vita insieme; mi mette ansia pensare a figli e dintorni, ma sapevo che, quando li avrei avuti, sarebbero stati suoi. Poi non so dirti cosa sia cambiato. Forse crescendo ho iniziato a vedere le cose in modo diverso, a vedere me in modo diverso. Forse non sono riuscita a gestire bene la distanza. Da quando ha iniziato l'accademia Auror abbiamo perso la nostra quotidianità. Non hai idea di quanto mi manchi stare con lui ad Hogwarts, non era più la stessa Hogwarts di una volta.

Non lo so, siamo stati insieme per così tanto tempo che vedo lui praticamente in ogni cosa; non c'è più nulla che mi parli soltanto di me. Non so spiegartelo, io l'ho amato talmente tanto che ora non so più cosa sia quello che provo; non ricordo più il modo in cui mi faceva sentire all'inizio. È come se ora gli volessi soltanto un grandissimo bene, con tutta me stessa, ma forse non è più amore.

È da un po' che ci penso, e oggi quello che mi ha detto Fred... non ho reagito come avrei dovuto. Quando scopri che l'amore della tua vita non c'è più, cavolo, dovresti sentirti morta dentro. E io- alle lacrime, su queste note, si aggiunsero i singhiozzi -Io non mi sono sentita così. Ero, e sono, davvero triste al pensiero, e ci sto male, ma in cuor mio sento di pensare più a quanto odi questa dannatissima guerra che a Fabian in sé. Questa cosa mi fa sentire ancora di più una persona orribile. Poi c'è questa situazione assurda... io credo di essere sul punto di impazzire, James- lo guardò fisso negli occhi e con quegli occhi era come se, inconsapevolmente, gli stesse supplicando di aiutarla.

-Posso?- le chiese lui prima di stringerla a sé.

-È la prima ed ultima volta che mi vedi così, Potter, sappilo- disse lei cercando di tener ferma la voce. Lui lo prese come un sì e la accolse fra le sue braccia.

-Lily, io non so come sia avere da tanto tempo una storia con qualcuno. La mia relazione più lunga risale a prima di Hogwarts, quelle cose da bambini che si mandano i bigliettini, sai. “Vuoi essere la mia fidanzata, si, no, boh, sei solo un amico”. Poi ho incontrato te e... il resto lo sai. Non ho mai voluto legarmi seriamente ad una ragazza che non fossi tu, quindi non ho avuto delle vere e proprie relazioni ma solo... amiche speciali- ridacchiò colpevole -Quello che sto cercando di dirti è che non posso sapere come sia stare ogni giorno con una persona che ti vuole, perché la mia quotidianità è scherzare con te.

Però so che se qualcuno dovesse farti del male io lo ucciderei a mani nude, senza usare la magia. E non sono un tipo violento! Perché anche solo sapere che tu ci sei mi fa stare tranquillo, anche se mi rispondi come un cane- le sorrise -Quando ti vedevo con Fabian i primi tempi si vedeva che eravate felici. Merlino, quanto avrei voluto essere al suo posto. Però quando quest'anno ti ho vista senza di lui mi sei sembrata la Lily di sempre, forse più spensierata.

Sai che io sono di parte, ma forse Fabian è soltanto un capitolo della tua vita. Forse! Però secondo me è sbagliato buttare tutto nel cesso solo perché non hai reagito come avresti voluto quando Fred ti ha detto quelle cose. Non puoi controllare le tue reazioni e non puoi immaginare come ti comporterai di fronte alla morte finché non ti ci trovi faccia a faccia. Poi ehi, con tutte le cose che sono successe in questi giorni il cervello va in tilt! È tutto deformato, quindi aspetta prima di condannare la vostra storia- e finì la sua arringa con un sorriso, asciugandole con un dito le ultime lacrime -È incredibile, sei di una bellezza sconvolgente anche quando piangi- sussurrò.

C'erano mille cose che Lily avrebbe voluto dirgli. Non si aspettava affatto un discorso del genere da parte sua, mai le aveva parlato in modo così sincero. Forse erano davvero troppe le parole in quel momento, e non sarebbe in ogni caso riuscita a dire molto. Si limitò ad appoggiarsi sulla sua spalla, che in quel momento era il suo porto sicuro. Ormai si era già spinta oltre e non aveva la forza né la voglia di tornare indietro. Prima di rendersi conto di qualsiasi cosa sì addormentò, stretta nel suo abbraccio, al riparo da tutto. Anche dalla parte razionale di se stessa, che fremeva dalla rabbia.  

  
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