Squillò a vuoto, riprovò ma scattava direttamente la segreteria telefonica. 

Doveva sfogarsi in qualche modo, doveva levarsi quel pensiero.

Mentre accendeva la moto ripensò in fine all'ultima sera che aveva passato in quella stessa spiaggia.

Le parole di Nojiko gli rimbombavano.

Era rimasto a fissare il vuoto finché le sue gambe non avevano deciso per lui.

Correva per prendersi quello che era sempre stato suo.

"Nojiko fermati."

Lo ubbidì, si fermò aspettandolo e chiedendosi ora che aveva rovinato tutto come poteva guardarlo negli occhi. 

Ma le domande di entrambi cessarono quando le labbra si incollarono, combaciano come due pezzi del puzzle e davano vita a un disegno unico e spettacolare. 

Si leccavano le ferite di quindici anni di silenzi.

Appena arrivati nell'appartamento di Kidd erano accaldati più del fuoco di un camino.

Erano pronti per amarsi, per far vedere che erano perfetti insieme, ma più Kidd pompava dentro Nojiko che gemeva sussurrando il suo nome, lui si spaventò.

La donna sotto di lui non doveva soffrire per colpa sua, si vedeva la sua vita programmata e così venendo dentro il ventre dell'amata dentro di se progettava la fuga.

Il rombo della moto si spegneva lentamente e il flashback di Kidd lo abbandonava.

Ma era impossibile che quello fosse suo figlio, per una sola volta, per una non curanza, per colpa sua Nojiko si era rovinata l'intera vita pensò il rosso mentre si infilava il casco e andava da Law per insultarlo.