VOLUME TRE
“Equilibrio”
~
Capitolo Uno
"Starting
Over"
Due
mesi dopo - Morney Hill,
Maine
Era quasi mezzanotte
nella tranquilla cittadina e,
all’interno di un raffinato ristorante, c’era una
giovane coppia che attendeva
con ansia, da una vita, quel primo appuntamento. A lei, soprattutto,
tutto sembrava
quasi e solo un sogno, tanto che guardava il suo Samuel, seduto di
fronte e
impegnato a versarle da bere, come se ci fossero stati soltanto loro
nel
locale.
“Non posso
credere che sia tutto finito e che siamo
finalmente qui, insieme” gli disse lei, con dolcezza,
ricevendo in risposta un
sorriso.
“Sapevamo
che prima o poi sarebbe arrivato questo
momento. Io e te, qui a Morney Hill, a condurre una vita
normale...”
“Niente
cattivi, né buoni, niente magia… solo noi due
e il futuro.”
“Allora
facciamo un brindisi al nostro futuro –
propose lui, alzando il calice e guardandola intensamente - Non ti ho
mai amata
tanto come ora, Jade...”
“Vorrei che
questo momento non finisse mai…” gli
rispose lei, facendo tintinnare i bicchieri uno contro
l’altro.
“I momenti
della vita sono come il flash di uno scatto,
Jade: durano talmente poco e in un attimo è già
tutto finito…”
E, infatti,
l’attimo dopo finì tutto perché Jade
aprì
gli occhi e si rese conto che era stato soltanto un sogno: si era
addormentata
sulla tomba del suo amato. Gli aveva portato dei fiori ed era rimasta a
parlare
con quella lastra di pietra fredda con inciso sopra il suo nome per
quasi tutto
un giorno, prima di crollare, e ora sul cimitero era calata la notte,
esattamente come nel suo sogno. Cadeva anche una pioggia leggera,
creando
un’atmosfera triste e inquieta, nella quale non stonava Jade,
in lacrime e
scossa dai singhiozzi, che avrebbe tanto voluto che quel sogno fosse
reale,
esattamente come aveva sperato per tutti gli altri fatti durante
l’estate, appena
conclusa.
Improvvisamente,
dietro di lei arrivò qualcuno, che le
mise una mano sulla sua spalla; lei si girò e, quando vide
di chi si trattava,
si alzò e la abbracciò.
“Nonna, mi
manca così tanto... Non so come accettarlo,
non riesco ad andare avanti. Io… io non respiro, non riesco
a respirare…”
Dana strinse a
sè la nipote, cercando di riparare
entrambe sotto il suo ombrello: “Riuscirai ad andare avanti,
devi solo avere
pazienza, perchè, man mano che passeranno i giorni, sentirai
sempre meno il
dolore.”
“Mi sento
così vuota, nonna. Non ero nemmeno con lui
quando se n’è andato... E’ morto da
solo, senza nessuno accanto. E’ orribile!”
L’anziana
signora le accarezzò con dolcezza la testa,
cercando di consolarla: “Sapeva di essere amato, Jade, per
questo ha
sacrificato la sua vita pur di salvarti. Eravamo tutti con lui, anche
se non
fisicamente. Ora andiamo a casa e domani… beh,
sarà un altro giorno e tornerai
a respirare, bambina mia. Ok?”
Jade si
asciugò le lacrime, annuendo:
“D’accordo…”
Intanto, la vita
continuava e il giorno dopo, seduta
in una caffetteria del centro, c’era invece una ragazza
davvero felice, che
aveva avuto la fortuna di non perdere colui che amava con tutta se
stessa.
L’estate era ormai alla fine e Brenda si preparava al
college; peccato, però,
che non sapesse dove andare. Sistemando i suoi opuscoletti sul
tavolino, si
rivolse a Terence, seduto di fronte a lei, in cerca di aiuto.
“Secondo
te, dove dovrei andare?”
Lui rise:
“E lo chiedi a me? Sto ancora cercando di
abituarmi al fatto che ho un lavoro e vivo in un appartamento con un
gatto che
mi hai costretto TU a prendere!”
Esasperata, la
ragazza sbuffò, sbattendo frustrata la
testa sul tavolino: “Uffa, non so cosa scegliere! Il mio
clone è stato
accettato in ben nove college, ti rendi conto?!?”
“Vedi di
non sceglierne uno lontano, perché è
già dura
per me vivere qui senza di te, ok?” replicò lui,
triste.
“Beh,
potresti trasferirti anche tu con me. Insomma,
Morney Hill non è l’unico posto in cui puoi
insegnare autodifesa, no?”
“Insegno
arti marziali in una palestra, Brenda, non
autodifesa” la corresse lui, provocando un altro sospiro da
parte di lei.
“E’
uguale, c’è sempre qualcuno da prendere a calci.
Il punto è che potresti insegnare anche da qualche altra
parte e precisamente a
– alzò uno degli opuscoletti – Boston,
no? Cosa ne pensi?”
Terence
sgranò gli occhi: “Boston? Un po’
lontano, non
credi? Senti, sai che ti amo alla follia, ma… a malapena
sono riuscito ad
ambientarmi qui, figuriamoci se dovessi cambiare città di
punto in bianco. Ci
sono dei college anche qui a Morney Hill, sai?”
“Ma
è da sfigati frequentare il college della propria
città! Tutti non vediamo l’ora di finire il liceo
proprio per fuggire ad almeno
mille chilometri di distanza!”
“Hai ancora
un po’ di tempo per decidere, ma sappi che
comunque farò il sacrificio di seguirti ovunque tu decida di
andare, okay? Però
prima pensaci bene. A proposito, sai niente di Jade? Dove
andrà?”
Brenda
roteò gli occhi: “Jade? E chi è?
– ma subito
tornò seria e sulle labbra le si dipinse un sorriso triste
– Sto scherzando, il
fatto è che non mi parla più, o, meglio, non
parla più con il resto del mondo.
Si è completamente isolata e… non la biasimo per
questo.”
“Perché
non vai a trovarla? Se non ti parla, non vuol
dire che non ti voglia vedere. Devi farle capire che tu ci sei ancora e
che non
la abbandonerai mai.”
La ragazza
sospirò, lanciandogli un’occhiata: “Come
invece hanno fatto Samuel e Zack, le due persone più
importanti della sua vita?
Non credo di essere all’altezza delle sue perdite, mi
dispiace...”
Vedendola triste, lui
le prese le mani fra le sue e la
guardò negli occhi, prima di rispondere: “Hey, tu
sei importante per lei almeno
quanto loro. Sei la sua migliore amica e questo non cambierà
mai. Lei sta
soffrendo molto, in questo momento, perciò non
può rendersi conto anche della
tua, di sofferenza.”
Brenda, nel sentirlo,
scoppiò in lacrime: “Terminata
la battaglia, pensavo che sarebbe stato fantastico tornare a casa.
Avrei
ripreso la mia vita, le mie amicizie, la mia solita routine, ma mi
è bastato un
giorno per capire che tutto questo non c’era più,
che il resto della gente, nel
frattempo, era andata avanti con la propria vita. E ora sono sola,
completamente sola... Samuel, Zack e Jade erano i miei amici, la mia
famiglia e
ora è tutto finito...”
“Hai ancora
me; Brenda. So perfettamente che non potrò
mai colmare il vuoto lasciato da loro, ma io ci sono e non ti
lascerò mai
sola…” e con queste parole riuscì
almeno a strapparle un mezzo sorriso.
Nel frattempo, la
città era in fermento per le
elezioni del nuovo sindaco e tutti i cittadini si apprestavano a
dirigersi
davanti al Municipio per il primo discorso del neoeletto.
Anche la signora
Ferguson si stava preparando per
andare, mentre Jade giaceva sdraiata sul divano con il telecomando in
mano, a
passare continuamente da un canale all’altro. Mentre si
metteva un foulard
intorno al collo, la donna non riuscì a nascondere la sua
irritazione per quel
comportamento.
“Cosa stai
aspettando a prepararti?”
“Non voglio
andare da nessuna parte. – le rispose
l’altra, totalmente indifferente - Sto bene dove
sono.”
“Oggi
è un giorno importante per la nostra città,
c’è
il discorso del nuovo sindaco.”
“Per me
è una cosa banale, invece. E non ci verrò. Credi
che farmi uscire mi farà stare bene? Sono adulta, ormai, e
so io cosa è meglio
per me!”
“Sai, Jade,
– replicò Dana, severa, lanciandole
un’occhiataccia - credo che ti farebbe proprio bene una
boccata d’aria!”
E, improvvisamente,
Jade iniziò a sentirsi soffocare e
a toccarsi il collo, incapace di respirare, tant’è
che corse subito verso la
porta, buttandosi letteralmente fuori casa. Non appena mise piede fuori
dalla
porta, i polmoni ripresero a funzionare e come per magia si
ritrovò vestita e
pronta per uscire. Pochi secondi dopo, l’anziana signora la
raggiunse,
chiudendo la porta dietro di sè e proseguendo dritta verso
il centro della
cittadina.
“Visto? Te
l’avevo detto che una boccata d’aria ti
avrebbe fatto bene. Si rischia di soffocare, stando sempre dentro
casa!” disse
alla nipote, sorridendo.
Jade si
limitò a guardarla male e a seguirla, senza
dire nulla.
Arrivate in
città, nel punto in cui tutti i cittadini
si stavano radunando, Dana intravide Brenda e Terence in mezzo alla
folla e
decise subito di raggiungerli.
“Ma guarda
chi si vede... Ciao, ragazzi!”
La ragazza
l’abbracciò subito, felice di vederla:
“Salve, signora Ferguson! Come sta?”
“Non mi
lamento, cara. – si rivolse poi a Terence –
Salve anche a te, giovanotto!”
“Non direi,
signora, – le sorrise l’uomo - abbiamo
quasi la stessa età!”
“E allora?
– replicò lei - Sono giovane anche io!”
ed
entrambi scoppiarono a ridere.
“Jade
è con lei?” le chiese poi Brenda, quando si
calmarono.
“Sì,
era dietro di me – si girò, la cercò
con gli
occhi e la individuò – Oh, eccola! E’
laggiù!” ma quella, benché poco
distante
da loro, finse di non vederli, rimanendo in disparte con le braccia
conserte a
guardare la folla.
Subito il sorriso di
Brenda si spense: “Sì, ora la
vedo. Sono contenta che sia riuscita a farla uscire di casa, visto che
lo
faceva solo per andare al cimitero.”
“Tesoro,
– le rispose l’anziana signora, mettendole
una mano sul braccio, comprensiva - dalle tempo. Vedrai che tornerete a
parlarvi… E’ solo un momento passeggero, poi tutto
tornerà come prima, o
quasi.”
Terence, intanto,
stava osservando con curiosità il
movimento intorno al palco e ne approfittò per chiedere
spiegazioni: “Chi è
questo nuovo sindaco?”
“Bradley
Scott. – rispose Dana, eccitata – E, per la
cronaca, io ho votato per lui alle elezioni. E’ un tipo molto
affascinante!”
La ragazza la
guardò, in imbarazzo: “Signora Ferguson!
– esclamò, sorpresa - Oddio, pensa ancora a certe
cose?!”
“Non sono
mica morta dentro! E poi senti chi parla: la
vecchia Brenda avrebbe tifato per me!”
L’altra
dovette ammettere che aveva ragione e scoppiò
a ridere: “Vero!”
Improvvisamente, di
fronte al microfono si presentò
l’uomo che avrebbe governato la città da quel
momento in poi. Tuttavia, non si
trattava del sindaco appena eletto e Dana, Brenda, Terence e Jade, che
lo
avevano riconosciuto, non potevano credere ai loro occhi: si trattava
di John.
L’uomo, prima di parlare, guardò le sue vecchie
conoscenze con un sorriso compiaciuto.
“Salve a
tutti, cittadini di Morney Hill. Sono davvero
molto contento che siate accorsi in così tanti
oggi...”
L’anziana
strega era semplicemente incredula: “John?
Non può essere…”
Brenda lo era
altrettanto: “Cos’è, uno scherzo?!?
Perché nessuno contesta la sua presenza?”
“Controllo
mentale? Persuasione?” propose Terence,
facendola agitare.
“Ok, forse
con voi non funziona perchè siete esseri
soprannaturali, ma io sono umana!”
“Forse ne
sei immune…”
In
quell’istante, si avvicinò ai tre Jade, allarmata:
“Nonna, cosa sta succedendo? Perché John
è su quel palco?”
“Calmati
tesoro, – le rispose Dana – prima stiamo a
sentire cosa dice, ok? Sapevamo che non era morto, quindi ci saremmo
dovute
aspettare un suo ritorno...”
Intanto,
l’uomo stava continuando il suo discorso:
“Ringrazio tutti per avermi eletto come nuovo sindaco di
Morney Hill – e fece
una piccola risata – del resto non me l’aspettavo
proprio... Farò in modo che
la nostra città diventi sempre più sicura, la
trasformerò in un modello da
imitare e mi occuperò personalmente del benessere di ognuno
di voi. Spero tanto
di fare un buon lavoro e, quando avrò finito, – e
lanciò uno sguardo al
gruppetto – state pur certi che non vi scorderete di me tanto
facilmente!”
Il pubblico accolse
la fine del discorso con un lungo
applauso, sempre più entusiasta.
Approfittando del
rumore, Brenda sussurrò qualche
parola all’orecchio di Dana, in piedi accanto a lei:
“Senza offesa, ma dobbiamo
trovare il modo di eliminare la sua vecchia fiamma!”
“Nessuna
offesa, cara, – replicò quella, lo sguardo
determinato fisso sull’uomo - lo voglio morto quanto
te!”
Casa Ferguson
Avevano passato quasi
tutto il resto della giornata a
pensare ad un piano per liberarsi di John, ma l’impresa
sembrava essere
alquanto ardua e il gruppo si era rassegnato ormai a consultare alcuni
libri di
magia dell’anziana strega, sparpagliati per il soggiorno.
Jade, però, era
seduta in disparte, indifferente.
“Potremmo
usare un incantesimo di prigionia. – propose
Brenda a Dana – Che ne dice?”
“No, ci
vuole molto potere per fare una cosa simile.
Da sola non ce la farei.”
Terence, intanto,
cercava di riflettere su quanto era
accaduto: “Come può essere vivo?
D’accordo, è un demone, ma ha vissuto
abbastanza a lungo nel castello dei Servitori del Caos da diventarlo
per metà,
perciò avrebbe dovuto morire subito dopo la scomparsa dei
disordini, no?”
“Mi sono
posta la stessa domanda, – rispose l’anziana
signora - tuttavia, come hai detto tu, è un servitore del
Caos soltanto per
metà. Probabilmente non gli resta molto tempo, anche se ha
resistito finito ad
oggi.”
Ma Brenda, nel
sentire la sua ipotesi, scosse
energicamente la testa: “Non aveva la faccia di uno che ha i
giorni contati,
però. Perciò, cosa sta succedendo? Magari ha
trovato un modo per salvarsi, come
abbiamo fatto noi per Terence.”
“E chi
sarebbe stato disposto a collegare la propria
vita con la sua? Tutti conoscono John, comprese le streghe, nessuno si
sarebbe
mai offerto di aiutarlo.”
“A meno
che…” iniziò Terence e subito la
ragazza colse
al volo la sua allusione.
“Aspetta,
credi che abbia trattenuto i disordini in
qualche modo? Ma è impossibile!”
In quel momento,
Jade, seccata, si intromise di colpo
nella conversazione: “Non credo di aver capito bene, Terence.
Mi stai dicendo
che Samuel ha sacrificato la SUA VITA invano? E’ questo che
vorresti dire?”
“Tesoro,
sta calma!” provò a tranquillizzarla la
donna, ma ottenne solo di farla gridare ancora di più.
“No, non
sto calma per niente! Mi RIFIUTO di credere
che quel viscido bastardo abbia trovato un modo per trattenere qui quel
dannato
Male che ci perseguita dall’inizio dei tempi! Sono STANCA...
Non ho più forze,
non posso affrontare di nuovo tutto quanto, non dopo aver perso Samuel.
Vi
prego, ditemi che non sta accadendo davvero....”
Dana, allora, decise
di essere sincera con lei e dirle
la verità: “Abbiamo perso il Libro del Bene e del
Male nell’ultima battaglia e
anche i tuoi poteri, visto che non sei più la prescelta. Una
cosa, però, ce
l’abbiamo ancora: la bussola dei disordini. Se si
attiverà, beh… sapete cosa
significa...”
“Allora
vada a prenderla, così lo sapremo, no?” le
chiese Terence, che non voleva perdere altro tempo.
Subito la donna
lasciò la stanza e Brenda ne
approfittò per parlare da sola con l’amica.
“Senti,
Jade, ci tenevo a dirti che non sei sola in
tutto questo e che io sono accanto a te…”
Ma l’altra
non le lasciò nemmeno finire la frase:
“Brenda, scusami, ma in questo momento non ho voglia di
parlare con nessuno.
Sto praticamente vivendo un incubo e ho la sensazione che le cose
potranno solo
peggiorare da ora in poi.”
Brenda
abbassò lo sguardo e si fece da parte, delusa:
“Ehm, va bene, come vuoi tu…” le
sussurrò, mentre Dana tornava nella stanza con
la bussola fra le mani.
Scambiò
uno sguardo veloce con i presenti e poi la
poggiò sul tavolo, aprendone lo sportello. Per qualche
secondo, tutti rimasero
a fissarla, in attesa, poi, improvvisamente, essa si
illuminò di colpo e tutti
sospirarono.
Brenda fu la prima a
ritrovare la parola: “Allora è
tutto vero! Non ci posso credere…”
“I
disordini ci sono ancora!” aggiunse Terence, anche
lui sotto shock.
L’anziana
signora, invece, si mise subito a esaminare
l’oggetto con aria critica: “Sì, ma
c’è qualcosa di diverso: la luce è
molto
debole.”
Ma Jade, critica,
intervenne subito: “E allora? Debole
o non debole, i disordini ci sono! – poi si nascose il volto
fra le mani,
disperata – Oh mio Dio, non ci posso credere... Non
finirà mai…”
Brenda le
lanciò un’occhiata triste, ma non osò
avvicinarsi ancora: “Cosa significa tutto questo? Forse i
disordini ci sono, ma
non sono abbastanza forti da riguadagnare terreno?”
“Può essere… Se troviamo la
fonte, magari riusciamo ad estirparli, prima che John faccia qualcosa
di
drastico.”
La giovane strega,
sentendo quelle parole, alzò di
nuovo la voce: “E come dovremmo fare, secondo te? Cerchiamo
un altro amuleto?
Un’altra spada? Nonna, le profezie sono finite!”
A quel punto, Terence
capì di dover intervenire per
allentare la tensione che si era creata fra le tre donne:
“Sentite, prima
pensiamo a trovare la fonte di questo nuovo disordine, poi penseremo a
cosa
fare per eliminarla, ok?”
Nel sentire quella
proposta, gli occhi di Brenda
subito si illuminarono e lo sguardo saettò
sull’amica: “Andiamo noi, vero?”
Ma quella fu
tutt’altro che amichevole: “Scordatelo!
Ho chiuso con questa storia. John può fare quello che vuole,
per me non cambia
niente, ormai...”
“Non
preoccuparti, – la rassicurò l’uomo,
vedendo la
sua espressione delusa - vengo io con te.”
Dana,
però, frenò subito il suo entusiasmo:
“No, mio
caro, tu verrai con me. Ho sentito che questa sera ci sarà
un raduno di
streghe, perciò andremo a parlare con loro. Avremo bisogno
di tutto l’aiuto
possibile e probabilmente presto ci contatterà anche il
Consiglio.”
Sul volto della
nipote, nel sentire le sue ultime parole,
si dipinse un mezzo sorrisino: “Non aiuterò
nemmeno loro, dal momento che
avevano già deciso che Samuel doveva morire.
Perciò sarà meglio per il
consiglio non presentarsi alla nostra porta, o se ne pentiranno
amaramente!”
“Tesoro,
– la avvertì, però, la Nonna -
ricordati che
non possiedi più i poteri della prescelta. Non sei
più invincibile.”
“Sì,
ma mi hai anche detto che tutte le streghe hanno
un potere dentro di loro, che, con la dovuta pratica, può
emergere.”
“Ma tu non
hai mai praticato, per questo ti sono stati
donati quei poteri…”
“Ho tanta
di quella rabbia dentro di me, che la
pratica non sarà necessaria!”
Dana la
guardò, ma non rispose nulla, anzi, si congedò
da loro: “Beh, allora voi restate qui, io e Terence andiamo,
ok?” e, poco dopo,
i due lasciarono la casa alle ragazze.
Subito, Jade ricadde
nella sua apatia e si perse a
guardare fuori dalla finestra, mentre alle sue spalle Brenda prendeva
in mano
la bussola per osservarla meglio.
“Ho deciso
di andare da sola…” disse, rigirandosela
fra le mani.
L’altra non
si voltò nemmeno: “Bene, salutami Samuel,
quando verrai uccisa!”
L’amica si
bloccò, incredula: “Non ci credo, davvero
mi lasceresti andare da sola? So che stai soffrendo per la morte di
Samuel, ma
questo non ti da il diritto di tagliarmi fuori in questo modo! Ti rendi
conto
che c’è un muro fra di noi? NOI, che abbiamo
giurato di restare migliori amiche
per sempre! Io voglio starti accanto, consolarti nel momento
più orribile della
tua vita e dirti che andrà bene, anche se questo non
è vero. Jade, forse tu non
lo crederai mai, ma sono sola anche io. Tremendamente sola. Okay,
c’è Terence
con me, ma lui... non è te, non può rimpiazzarti.
Tu hai perso Samuel e dentro
di te ti senti devastata e vuota. Per me è la stessa cosa
– sul suo volto iniziarono
a scendere copiose le lacrime – è come se ti
avessi persa, perciò immagina come
mi sento: esattamente come te. E non è per niente
bello.....”
Jade restò
immobile, per non farle vedere che stava
piangendo anche lei, così l’altra, esasperata, si
arrese.
“D’accordo,
va bene… Allora io vado, perché non ho
altro da dirti, a questo punto” e si voltò verso
la porta per uscire, ma, prima
che potesse raggiungerla, fu fermata da Jade.
“Aspetta!
Forse… forse dovrei accompagnarti. Ho appena
realizzato che ho perso fin troppo per lasciare che mi portino via
anche quel
poco che mi rimane. E hai ragione, non è per niente bello
sentirsi così...”
Brenda la
guardò e accennò un piccolo sorriso:
“Andrà
tutto bene, anche se ti ho detto che non è vero, non
preoccuparti” e, insieme,
si avviarono.
Zona est della
città, in
un tunnel fognario nel sottosuolo
John stava
percorrendo i tunnel sotto alla città, ma
non era solo, perchè un’altra persona stava
camminando nell’ombra al suo
fianco.
L’uomo,
eccitato da ciò che aveva in mente, non riuscì
a rimanere in silenzio: “Mi dispiace che Luis non ce
l’abbia fatta a realizzare
il suo piano. Ma, dopotutto, era il SUO piano, no? Fortunatamente, sono
un uomo
dalle mille risorse e ora che i Servitori del Caos sono spariti, il
potere sarà
soltanto mio. Perciò, considera questo giorno come
l’inizio di una nuova era,
anzi, come un secondo avvento. Il MIO avvento. Non hai niente da dire,
mio caro
Zack?”
“Congratulazioni!
– rispose quello, facendo un passo
avanti - Non saprei cos’altro aggiungere.”
“Oh,
andiamo! Ancora con quel broncio? Sorridi, il tuo
padrone sta per prendere il controllo di questo mondo e, stavolta, non
ci sarà
nessuna profezia a fermarlo!”
Circa due
mesi prima, sulla
spiaggia dell’isola sconosciuta
John,
dopo essersi aggrappato a Terence durante il teletrasporto, si era
ritrovato in mare. Alcune ore dopo, era riuscito a raggiungere di nuovo
a nuoto
l’isola e, con le ultime forze rimaste, si era disteso sulla
spiaggia, quando,
all’improvvisamente, qualcuno dietro di lui gli aveva parlato.
“Ma
guarda un po’ chi è sopravvissuto... Non vedo
l’ora di finire il lavoro
che hanno cominciato i miei amici e ucciderti!”
John,
benché debole, si alzò di scatto:
“Aspetta!”
Ma Zack
aveva già una sfera di energia fra le mani: “Non
ti sembra vero,
eh? Tu che hai paura di morire. Suppongo che per te sia una sensazione
strana,
ora che hai scambiato la tua esistenza con Luis e non puoi
più andare nel nuovo
mondo, dopo la morte. Sai, adoro essere colui che ti
toglierà la vita....”
Prima che
potesse fare qualsiasi cosa, però, l’altro
scoppiò in una risata
malvagia, quasi malata, lasciandolo perplesso.
“Cos’hai
da ridere?”
“Credi
davvero di avermi in pugno, solo perché i disordini non ci
sono più
e io sono debole? Sappi che posso ancora controllarti… Del
resto, sono io che
ti ho trasformato in demone con il graffio di Anvolea e, nel caso lo
avessi
dimenticato, colui che ti graffia, ti possiede. Perciò tu
sei mio, in questo
momento!”
Poi
strinse il pugno e il ragazzo sentì un forte dolore nel
petto, proprio
dove c’era il marchio del demone. Straziato dal dolore, si
inginocchiò a terra.
“Ti
prego, basta! BASTA!”
“Accidenti,
la tua soglia del dolore non è molto invidiabile...
– gli disse
l’altro, divertito, guardando la sua reazione - Tuttavia, ho
intenzione di
essere clemente con te, forse per il semplice motivo che non ho seguaci
al
momento, perciò sarebbe fantastico se tu collaborassi senza
opporre resistenza.
Sai, non ho nessuna voglia di uccidere il mio unico
seguace...”
Subito il
dolore cessò e Zack, ancora per terra, gli lanciò
uno sguardo
sprezzante, senza dire nulla.
Felice di
capire che non si sarebbe opposto, John annuì soddisfatto:
“Bene,
hai fatto la scelta giusta. Adesso alzati, abbiamo molto lavoro da
fare. Ho
bisogno di una casa, tanto per cominciare: cosa ne pensi di trasferirci
a
Morney Hill?”
Presente –
Morney Hill
Appena usciti di
casa, Dana e Terence si erano diretti
in uno dei parchi della città, dove era in corso una disputa
tra un gruppo di
streghe e di demoni, uno dei quali teneva in ostaggio una giovane
ragazza.
Appena giunti sul posto, la donna si fece subito sentire.
“Che cosa
sta succedendo qui?” chiese.
“Hanno
rapito una strega della nostra congrega e ci
hanno dato appuntamento qui” le rispose un’altra
strega accanto a lei e, subito
dopo, uno dei demoni si fece avanti.
“Vogliamo
gli amuleti che abbiamo chiesto, altrimenti
la ragazza muore!”
L’anziana
strega, allora, decise di rivolgersi a
quella che sembrava il capo: “Di quali amuleti sta
parlando?”
Fu sempre lo stesso
demone a rispondere: “La profezia
si è compiuta e questo vuol dire che presto tutto
tornerà come prima. Il
Consiglio non ha mai avuto riguardo per noi demoni, ma prima non
potevano farci
nulla. Ora, però, niente impedirà loro di mandare
i cacciatori a farci fuori.
Gli amuleti ci servono per non farci localizzare e, se non gli avremo,
sappiate
che uccideremo ogni strega di ogni congrega, a partire da
questa!” e scosse con
violenza la ragazza tenuta in ostaggio.
A quel punto, Dana,
affiancata da Terence, decise di
prendere in mano la situazione: “Sentite, credo che questa
non sia la giornata
ideale per tornare ad essere nemici: la minaccia dei Servitori del
Caos,
infatti, non è stata del tutto sventata, perché i
disordini fanno ancora parte
di questo mondo. E anche John è vivo e sapete benissimo chi
sia!”
Il capo dei demoni,
però, la squadrò diffidente: “Stai
mentendo, non c’è nessuna nuova profezia! Ora
dateci gli amuleti, o uccidiamo
la strega!”
Dopo di lui,
però, prese la parola quello che sembrava
il suo vice, che aveva passato tutto il tempo a scrutare con attenzione
Terence: “Forse dicono il vero, l’uomo accanto alla
donna è un Servitore del
Caos e loro non possono sopravvivere, se i disordini non fanno parte di
questo
mondo.”
Terence si
voltò verso di lui, perplesso: “Come fai a
conoscermi?”
“Non ti
conosco, in realtà, ma so che sei un Servitore
del Caos. O, almeno, che lo eri.”
Dana, nel sentire le
sue parole, annuì, soddisfatta
della piega che stava prendendo la situazione: “Messo in
chiaro che diciamo la
verità, ho bisogno di tutto l’aiuto possibile da
entrambe le parti. – poi si
rivolse ai demoni – Lasciate andare la strega e aiutateci a
liberarci di John,
prima che sia troppo tardi. In cambio, avete la mia parola che
parlerò al Consiglio
del vostro clan e che sarete lasciati in pace, o che, in
alternativa, vi
procurerò io stessa quegli amuleti.
D’accordo?”
Il capo dei demoni di
fronte alla sua proposta si
convinse, facendo subito in modo che rilasciassero subito la strega.
“Mi chiamo
Barnès e questo è il mio clan, perciò
si
ricordi di fare il mio nome al Consiglio, quando avremo finito di
aiutarvi con
John.”
“Sarà
fatto. Ora diamoci da fare!”
A quel punto,
intervenne Tamara, la donna che guidava
le streghe: “Almeno sappiamo dove si trova John?”
“E’
appena diventato sindaco di questa città, quindi
suppongo che sia nel suo ufficio” le rispose Terence e
l’intero gruppo decise
immediatamente di dirigersi proprio lì.
Intanto, sotto la
città, John, ignaro di ciò che stava
accadendo in superficie, stava percorrendo insieme a Zack i tunnel,
diretto
verso un luogo ben preciso.
Mentre camminavano,
però, l’uomo non riusciva a
tacere: “Sai che voglio uccidere tutti, vero? Nessuno
escluso. Anche se,
magari, potrei risparmiare solo te, ok?”
“Puoi fare
quello che vuoi…” rispose l’altro,
infastidito, sentendosi impotente e ricevendo in cambio un sorriso.
“Su, non
essere triste! Io ti considero quasi come un
figlio, non come una marionetta che posso muovere a mio piacimento
perché è
stata così stupida da farsi trasformare in demone, ignorando
che un marchio
demoniaco ha sempre un padrone!”
Nel sentire quelle
parole, però, il ragazzo si
arrabbiò: “Non sono né tuo figlio,
né la tua marionetta! Uccidimi se vuoi, a me
non importa nulla, perchè preferisco morire piuttosto che
stare al fianco di un
lurido verme come te!”
“Santo
cielo, non volevo ferire i tuoi sentimenti!
Zack, io non ho intenzione di ucciderti. E come potrei, del resto?
Samuel è
morto da eroe, mentre tu lo faresti da vigliacco. Davvero credi che io
possa
farti fare una fine così poco dignitosa? No, non ci penso
proprio: ho ancora
molto lavoro in serbo per te.”
L’altro non
rispose, limitandosi a guardarlo in modo
truce per tutto il resto del viaggio.
A un certo punto,
John si fermò davanti ad una parete:
erano arrivati alla fine del tunnel.
“Dietro
questa parete, risiede ormai il Male
primordiale. Sono passati due mesi da quando abbiamo nascosto qui sotto
il suo
seme e ora è cresciuto ed è pronto ad
uscire...”
Due mesi
prima – Tempio del Cigno,
sull’isola sconosciuta
Non
avendo altra scelta, Zack era stato costretto a seguire John
all’interno del Tempio, anche se non capiva cosa
l’altro avesse in mente.
“Cosa
ci facciamo di nuovo qui? Che cosa vuoi fare?”
L’uomo,
intanto, stava osservando indifferente la spada conficcata nel
Cigno e il corpo di Samuel, privo di vita, disteso sul pavimento poco
lontano.
“Non
è finita. Non finchè non lo dico io, perlomeno.
Non finchè respiro”
poi si avvicinò al corpo e vi mise sopra la mano, sotto lo
sguardo confuso del
ragazzo.
“Lascialo
stare! E’ morto! Cos’altro vuoi ancora da
lui?”
“Senza
disordini, non posso sopravvivere , perchè per
metà sono un
servitore del Caos, perciò non mi resta molto tempo, ormai.
Magari un po’ di
più rispetto a Terence e a quelli come lui che lo sono
interamente per natura,
ma morirò comunque anche io, presto o tardi.”
“E
che cosa vorresti fare, allora? Ormai è finita, accetta la
sconfitta e
lasciami andare!”
Ma John
sorrise: “Nemmeno per sogno! Nessuno potrà mai
sconfiggermi. I
disordini sono passati attraverso Samuel, prima di scomparire per
sempre. Ogni
magia lascia i suoi residui e, se ti concentri su quelli, allora la
magia
rimane e puoi ridarle vita.”
In quel
momento, il corpo di Samuel emise uno strano bagliore e una
misteriosa energia passò nel palmo della mano di John, che
si chiuse in un
pugno.
Zack
aveva assistito incredulo a tutto quel rapido susseguirsi di eventi:
“Cos’era quello? Cos’hai fatto?”
Aprendo
la mano, quello mostrò un seme scuro: “Ho appena
estratto i residui
di quello che rimane dei disordini. Metteremo questo seme in un posto
sicuro,
ma prima darò ad esso come nutrimento parte della mia magia.
Sì, sarò debole
per parecchie settimane dopo, ma non del tutto. E comunque, quando il
seme si
sarà nutrito, sarà pronto a germogliare nel Male
più puro, permettendo quindi
ai disordini di tornare. Solo che questa volta sarà diverso,
perché, essendo
rinati, saranno forti come la prima volta che sono stati scagliati su
questa
terra. E... indovina? Io ne sarò l’unico
padrone.”
“Tu
sei pazzo! – gli urlò contro il ragazzo,
disgustato - Non hai limiti!
Sei... sei ormai consumato dal potere, ne vuoi sempre di
più... sei malato!”
L’uomo
scoppiò in una grande risata: “Il potere non
è una malattia, ma una
forma di terrore che ti permette di avere il controllo su tutti e
tutto. Chi
diavolo non vorrebbe tutto questo, se potesse? Beh, io
posso… e poi, adoro
essere potente!”
In quel
momento, notò qualcosa che brillava per terra alle spalle
del
ragazzo e si avvicinò per prenderlo.
“Ma
tu guarda, ecco dov’era l’altro anello! Gli altri
si sono stupidamente
dimenticati di togliere anche il mio, oltre a quello di Luis.”
“Non
servono più a nulla, ormai, hai cambiato la tua esistenza
con quella
di Luis, perciò non finirai in quel mondo senza magia, se
morirai.”
Il demone
sbuffò: “So perfettamente che quel piano
è andato in fumo, genio!
Ma lascia che ti insegni la regola numero uno del manuale di John: mai
lasciare
oggetti potenzialmente magici in giro. Prima o poi ti potrebbero
tornare
utili.”
“Utili
per cosa?”
“E
io che diavolo ne so! – rispose l’altro, seccato -
Sei noioso, sai? Gli
anelli ce li prendiamo e basta. Fine della conversazione!”
Presente –
Morney Hill
Brenda e Jade stavano
provando a seguire il segnale
emanato dalla bussola dei disordini, benché debole, e questo
le condusse
proprio davanti ad uno degli ingressi alle fogne della città.
Brenda, allora, si
voltò verso l’amica, angosciata:
“No, ti prego, non dirmi che…?”
“Che
dobbiamo scendere nelle fogne? Sì, la bussola ci
ha portate qui.”
L’altra
continuò, disgustata: “L’ultima volta
che sono
entrata nelle fogne, stavamo combattendo contro lo Shatux.
Finirà mai tutto
questo?”
“No, non
finirà!” ribatté la strega, seria, per
nulla
in vena di scherzare e la ragazza capì di avere esagerato.
“Ehm,
scusa, non volevo essere ironica. Comunque
sia, - si tolse lo zaino che aveva sulle spalle e lo
appoggiò a terra –
usiamo un piede di porco per forzare l’ingresso, o
cosa?”
“Vedo che
hai portato delle armi, tra cui la balestra,
ovviamente” commentò Jade, sbirciando il contenuto
della sacca.
“Sì,
visto che al momento non hai poteri. Ho pensato
che delle armi ci sarebbero state utili per difenderci. O per entrare
nelle
fogne, a seconda delle esigenze...”
“Senti,
facciamo in fretta, ok?”
“D’accordo,
sto zitta e mi metto al lavoro” rispose,
dandosi subito da fare.
Poco minuti dopo, la
porta davanti a loro era aperta e
le due si prepararono a scendere lungo la stretta scala che si apriva
subito
dopo, malgrado l’odore maleodorante che proveniva dal
sottosuolo.
“Fogna
diversa, stesso odore, eh?” commentò subito
Brenda.
Intanto, Jade,
indifferente, tenendo ben stretta la
torcia, aveva iniziato a camminare lungo il tunnel: “Ah
sì? Io non sento
niente!”
L’altra si
tappò il naso, prima di seguirla: “Davvero?
Sei raffreddata, per caso?” ma quella non rispose,
continuando a puntare la
luce verso la direzione in cui stavano camminando.
Diversi minuti dopo,
Brenda, incapace di tacere, cercò
ancora di avere un dialogo con l’amica.
“Sai, manca
anche a me... – e sorrise – Ricordi che
usciva sempre dal bagno con l’asciugamano intorno alla vita e
tu lo sgridavi? E
che io mettevo le mani davanti agli occhi, dopo le tue occhiatacce?
Beh, sai,
davo anche delle sbirciatine, ogni tanto...”
Ancora nessuna
risposta, così proseguì.
“Una volta
mi ha detto che ero una persona fantastica
e che, se Terence mi avesse fatta soffrire, l’avrebbe pagata
cara. E ricordo
anche che è stato proprio in quel momento che ho iniziato a
considerarlo un
amico, perchè, fino ad allora, l’avevo sempre
visto come il tuo fidanzato
demone che ti affiancava nella lotta contro il Male. Consideravo
addirittura
Zack un amico, mentre con Samuel non riuscivo proprio a trovare un
punto di
incontro, qualcosa in comune…”
Ma non
riuscì a dire altro perchè, irritata, Jade si
girò verso di lei e iniziò a gridarle contro:
“La vuoi smettere con queste
storie su Samuel?!? Me ne stai parlando quasi come se non lo
conoscessi, perciò
smettila! Cosa stai cercando di fare? Farmi soffrire ancora di
più?”
Colta di sorpresa,
l’amica abbassò gli occhi e
rispose, con un filo di voce: “No, non era mia intenzione.
Scusami...”
“Allora sta
zitta e non parlarmi più né di Samuel,
né
di Zack!”
Ma, non appena
girarono l’angolo, si ritrovarono
davanti a loro proprio quest’ultimo, in compagnia di John.
Nell’istante di
silenzio che seguì, la strega e il ragazzo si scambiarono un
lungo sguardo,
prima che il demone lo rompesse prendendo la parola.
“Ma guarda
che sorpresa! La mia nipotina preferita e…
la sua inseparabile amica amante del rischio...”
Jade gli rivolse
un’occhiataccia, sentendo la rabbia
montare dentro di sé: “Mi fai schifo, sei malato,
un mostro senza coscienza.
Giuro che ti pentirai amaramente di tutto ciò che hai fatto,
non la passerai
liscia!”
Brenda, invece,
mantenne la calma e rispose,
sprezzante: “Beh? Cosa sta succedendo? Sappiamo che i
disordini sono ancora
qui...”
John si
voltò verso la nipote e sorrise: “Sembra quasi
che non vogliano lasciarci, eh, Jade?”
“Lasciala
stare, altrimenti…” lo minacciò Brenda,
scatenandogli una risata.
“Altrimenti
cosa? Mi lanci addosso il piede di porco
che hai in mano? Perché non tornate a casa vostra e ci
lasciate fare il nostro
lavoro in pace, invece? Dubito che due mocciose senza alcun potere come
voi
possano fermarci.”
Ma la ragazza lo
ignorò, perchè era concentrata su
Zack: “Il nostro lavoro? – gli disse, guardandolo
storto – Quindi adesso lavori
con lui? Sbaglio, o dovresti essere tornato in te da quando il cigno
è stato
disattivato?”
“Io…”
iniziò quello, ma John non gli diede possibilità
la proseguire.
“Sì,
ora è più lucido che mai e… a quanto
pare ha
scelto di nuovo me!”
In
quell’istante, Jade guardò il ragazzo come mai
prima, facendolo sentire una persona orribile e subito dopo la terra
iniziò a
tremare.
“Cosa
diavolo sta succedendo?” gridò Brenda,
spaventata.
John rise:
“Sono pronti ad uscire, no?”
“Di che
cosa stai parlando?” gli chiese allora Jade,
confusa.
“I
disordini, tesoro!”
La parete
iniziò a riempirsi di crepe, finchè queste
non si allargarono sempre di più e la distrussero, liberando
un’ondata di fumo
nero. Le ragazze si buttarono a terra appena in tempo, mentre i
disordini
passavano sopra di loro per evadere dal tunnel e uscire in superficie.
Non appena furono
oltre, Brenda si rialzò,
accorgendosi subito che erano sole.
“Forza,
andiamo!” incitò l’amica, aiutandola a
mettersi in piedi.
“Andare
dove?”
“Dobbiamo
correre da tua nonna e fermare tutto questo!
Non possiamo permettere che i disordini si propaghino di nuovo. Se non
facciamo
qualcosa, i due anni passati a cacciare il Male non saranno serviti a
nulla e
Samuel sarà morto invano!”
L’altra
annuì, prendendole la mano: “Allora facciamo
presto, non può accadere!” e le due si misero a
correre, per uscire dalle fogne
e risalire in superficie.
Quando arrivarono
all’aperto, i disordini si stavano
muovendo verso l’alto, pronti a lasciare la città
e a diffondersi nuovamente
nel mondo.
In
quell’esatto momento, però, successe qualcosa di
inspiegabile: dal centro della città partirono dei
misteriosi fasci di luce
bianca e viola. Erano tre e salivano verso l’alto a spirale,
come se fossero
stati tre serpenti che strisciavano l’uno intorno
all’altro.
Le due ragazze li
notarono subito: “Cosa diavolo sono
quelli?” chiese Brenda, confusa, ma l’altra lo era
quanto lei.
“Non ne ho
idea, forse sono le streghe, guidate da mia
nonna…”
Dall’altra
parte della città, però, anche il gruppo
riunito al parco stava osservando stupito il fenomeno.
Terence, accanto a
Dana, le chiese spiegazioni: “Cosa
sono quelle luci?”
Ben presto, anche i
demoni e le streghe fecero
altrettanto, ma la donna non aveva risposte per nessuno e
limitò a guardare il
cielo, sempre più perplessa.
Una volta arrivati in
alto, però, i tre fasci di luce
si divisero in tanti filamenti luminosi, che avvolsero
l’intera città, quasi
come una cupola. La luce, in quel momento, era talmente forte da far
sembrare
il cielo bianco, ma, in pochi secondi, tutto finì.
Il gruppo, allora,
cominciò ad agitarsi e a stento
Dana riuscì di mantenere l’ordine.
“Fate
silenzio! Non so ancora cosa sia successo, ma
qualunque cosa sia, è nato tutto nel punto in cui sono
partiti i fasci di luce.
Perciò adesso seguitemi e andiamo a vedere di cosa si
tratta, ok?” e così
fecero.
Raggiunto il centro
della città, si trovarono davanti
tre uomini e, in quel momento, furono raggiunti Brenda e Jade.
Tutti erano confusi e
Jade fu la prima a riuscire a
parlare.
“Nonna,
cosa sta succedendo?”
“Ora ce lo
diranno loro!” le rispose lei, avanzando
verso i tre.
Improvvisamente,
però, uno dei demoni gridò, attirando
l’attenzione di tutti: “Hey, ma quelli sono gli
uomini del Consiglio!”
Ovviamente, anche
l’anziana signora li aveva
riconosciuti e per questo si affrettò subito a
tranquillizzare il gruppo dietro
di lei: “State tutti fermi, non c’è
bisogno di allarmarsi. Se sono venuti fin
qui, vuol dire che ci spiegheranno loro cosa è successo.
D’accordo?”
Poi si rivolse a
loro: “I fasci di luce sono opera
vostra, vero? A cosa servivano?”
Uno dei tre,
però, si fece avanti scuotendo la testa:
“No, non sono opera nostra, qualcuno ci ha evocati poco prima
che
comparissero.”
Sentendo la sua voce,
Jade lo riconobbe: “Alaris?”
Subito lui si
voltò, sorridente: “Salve, Jade. E’ un
piacere rivederti.”
Perplessa, Brenda si
voltò subito verso l’amica: “Lo
conosci?”
Fu l’uomo,
però, a rispondere: “Sì, io e la
prescelta
ci siamo incontrati in occasione della prima profezia. A proposito,
Jade, ne
approfitto per portarti le mie umili condoglianze per
Samuel...”
“Umili
condoglianze? – replicò lei, alterandosi -
Sapevate
che sarebbe morto, perché non ci avete detto
nulla?”
“Una
persona non vale tutte quelle di questo mondo,
Jade. Sapevamo che saresti stata la prima ad impedirlo,
perciò abbiamo
preferito non dirvelo.”
La ragazza
scoppiò a piangere e fu solo grazie all’amica,
che la trattenne con forza per un braccio, se non si scagliò
contro di lui:
“Siete degli egoisti, bastardi!”
Intanto,
però, la discussione avevano attirato anche
l’attenzione del vice di Barnès, che
iniziò a osservare Jade con particolare
riguardo, mentre il suo capo prendeva parola.
“Vogliamo
delle risposte, adesso! Che cos’erano quei
fasci di luce?”
“E’
una magia usata per intrappolare qualcosa o
qualcuno, ma non è opera nostra!”
Allora fu Tamara, il
capo della congrega di streghe, a
farsi avanti ed esporre le sue perplessità:
“Intendete dire che la magia
scagliata ci tiene tutti prigionieri qui?”
“Tiene
prigioniera tutta la città, in realtà.”
Le sue parole
scatenerono il caos.
“Sono state
le streghe!” iniziò a urlare un gruppo di
demoni.
“Eravamo
con voi, brutti idioti, come potevamo?”
replicarono quelle, infuriate.
Jade, allora, si fece
avanti, cinica come sempre da
quando era finita la battaglia: “Mi sembra chiaro: sono
quelli del Consiglio i
responsabili. Stranamente erano qui e li abbiamo trovati esattamente
nel punto
in cui sono partiti i fasci. John ha da poco rilasciato i disordini e
sono
sicura che loro lo sanno, visto che, del resto, sanno sempre tutto. Ci
hanno
rinchiusi qui dentro semplicemente perché dovevano
intrappolare i disordini
affinché non si diffondessero. E’ nel loro
interesse preservare l’umanità, no?”
La folla le diede
subito ragione, trovando la sua
spiegazione molto plausibile: “Ha ragione la
prescelta!” urlarono, ma Alaris
intervenne immediatamente.
“Non
è assolutamente vero, non abbiamo lanciato noi
l’incantesimo!”
Dana, invece,
lanciò alla nipote una lunga occhiata,
non nascondendo la sua delusione: “Jade!” la
rimproverò e quella si avvicinò a
lei con aria arrogante.
“Nonna, non
difenderli. Sappiamo entrambe che sono colpevoli,
perciò propongo di ucciderli tutti e tre!”
Tutti non poterono
che essere d’accordo con lei,
apparte Brenda, che si limitò a guardarla, incredula.
“Jade, non
dirai sul serio....”
“Mai stata
così seria!” rispose quella, con un sorriso
compiaciuto.
In quel momento,
però, Dana notò qualcosa che pose
subito fine al tumulto.
“Fermi
tutti! Qui c’è qualcosa!” e
indicò una busta
che c’era a terra.
Subito, si
chinò per recuperarla, rinvenendo al suo
interno una lettera e un cristallo bianco, che mostrò a
tutti.
“E’
una lettera!”
Alaris, curioso, le
si avvicinò: “Che cosa c’è
scritto?”
“Trovate i
contenitori! ” lesse lei, ad alta voce e facendo
in modo che potessero
sentirla tutti.
Improvvisamente,
Tamara si fece avanti con aria
sorpresa e incuriosita al tempo stesso: “Aspettate, ma quella
è la stessa carta
da lettere che abbiamo noi!”
Poco dopo,
Barnès fece la stessa cosa: “Anche noi!”
L’anziana
signora guardò entrambi confusa: “Di che
cosa state parlando?”
“Dovevamo
incontrarci con i demoni per lo scambio della
nostra sorella strega in cambio degli amuleti e loro ci hanno mandato
una
lettera con scritta l’ora e il luogo
dell’incontro” spiegò la strega, subito
smentita, però.
“Noi non vi
abbiamo mandato nessuna lettera, siete
state voi!”
“Quindi
nessuno ha mandato alcuna lettera a nessuno? –
cercò di riepilogare Dana, sempre più perplessa -
Allora è stato qualcun
altro!”
“Io avrei
un’idea! – intervenne Brenda - Che ne dite
di un certo John, alias il malvagio sindaco di Morney Hill?”
Alaris,
però, scosse subito la testa: “Non avrebbe
senso, lui vuole che i disordini si diffondano, non che restino
bloccati qui!”
“Infatti!
Gli unici a volere questo siete voi!” lo
attaccò Barnès, ma l’anziana strega lo
interruppe subito.
“Secondo
me, non è stato nessuno dei presenti a
lanciare l’incantesimo. Chi ha lasciato questa lettera qui
è la stessa persona
che ha scritto le vostre e che ha evocato il Consiglio.”
“Sì,
ma perché?” le domandò Tamara, curiosa.
“Per
attirarvi tutti qui, sotto la cupola magica,
probabilmente. Perciò, finchè non scopriremo chi
è l’artefice di tutto questo e
non decifreremo il messaggio, nessuno ucciderà nessuno,
siamo intesi?”
“E che cosa
dovremmo fare, allora? – le chiesero i
demoni, i più irrequieti di tutti - Quanto tempo resteremo
bloccati qui?”
“Non lo so,
datemi del tempo per organizzarmi. Intanto
cercate di ambientarvi qui e collaborare,
d’accordo?”
Tutti annuirono,
all’apparenza d’accordo con lei,
perciò, soddisfatta, la donna si voltò verso la
nipote, ripetendole quanto
appena detto.
“Hai capito
anche tu?”
“Certo,
nonna. Hai vinto!” rispose lei, ancora
arrabbiata per la vendetta sfumata, per poi voltarsi e andarsene.
Brenda, intanto, si
era avvicinata a Terence: “Con
John cosa faremo, invece? Quando si renderà conto che i suoi
disordini non andranno
da nessuna parte, se la prenderà con tutti noi.”
“Per il
momento dobbiamo tenere d’occhio il Clan, la
Congrega e il Consiglio. Non si fidano l’uno
dell’altro e potrebbero farsi la
guerra usando la città come campo di battaglia e puoi solo
immaginare il bagno
di sangue che scatenerebbero!”
Lei
sospirò, angosciata: “Ci mancava solo di rimanere
intrappolati in città assieme a tutti loro. Addio, vita
tranquilla!”
L’uomo,
però, non le rispose, troppo impegnato a
osservare pensieroso i presenti: “Mi chiedo quale sia il
motivo per cui siamo
stati rinchiusi tutti sotto questa cupola, però. Che scopo
ha la persona che ha
dato origine a tutto questo? Vorrei tanto saperlo...”
CONTINUA NEL SECONDO
EPISODIO
Testo a cura di Lady Viviana.
ANGOLO AUTORE: Parte ufficialmente la terza stagione di Demon & Witch, che vi terrà compagnia ogni settimana con un nuovo episodio. Ricordate di lasciare un commento ai fini della continuazione della storia. Inoltre, vi faccio notare che è stata aggiornata la scheda dei personaggi, che si trova nel capitolo 1x00 della prima stagione, dove potrete vedere che volto hanno i personaggi. Non mi resta che darvi appuntamento al prossimo episodio, la 3x02 "Il dolore del suo cuore", online Venerdì prossimo. Buona settimana stregata!