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Autore: SamuelRoth93    25/04/2015    1 recensioni
Ormai per la giovane Jade è tempo di tornare a casa. Anche la seconda profezia è stata portata a compimento, grazie al sacrificio del suo amato. Nell’ultima, grande battaglia contro i disordini e i servitori del Caos, c’erano state perdite e vittorie da entrambe le parti, ma finalmente era finita. L'incubo era finito. O forse no? Sfortunatamente, infatti, la prescelta e i suoi amici si ritroveranno davanti ad un nuovo ed inquietante mistero, che circonderà Morney Hill e che li terrà bloccati nella piccola cittadina per molto tempo a fronteggiare una minaccia ben diversa e più forte. Riuscirà Jade a salvare tutti coloro che ama, stavolta? Scopritelo in questa imperdibile terza stagione.
N.B La terza stagione è composta da 22 episodi.
Genere: Avventura, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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VOLUME TRE

“Equilibrio”

 

~

Capitolo Uno

"Starting Over"

 

 

 Due mesi dopo - Morney Hill, Maine

 

 

Era quasi mezzanotte nella tranquilla cittadina e, all’interno di un raffinato ristorante, c’era una giovane coppia che attendeva con ansia, da una vita, quel primo appuntamento. A lei, soprattutto, tutto sembrava quasi e solo un sogno, tanto che guardava il suo Samuel, seduto di fronte e impegnato a versarle da bere, come se ci fossero stati soltanto loro nel locale.

“Non posso credere che sia tutto finito e che siamo finalmente qui, insieme” gli disse lei, con dolcezza, ricevendo in risposta un sorriso.

“Sapevamo che prima o poi sarebbe arrivato questo momento. Io e te, qui a Morney Hill, a condurre una vita normale...”

“Niente cattivi, né buoni, niente magia… solo noi due e il futuro.”

“Allora facciamo un brindisi al nostro futuro – propose lui, alzando il calice e guardandola intensamente - Non ti ho mai amata tanto come ora, Jade...”

“Vorrei che questo momento non finisse mai…” gli rispose lei, facendo tintinnare i bicchieri uno contro l’altro.

“I momenti della vita sono come il flash di uno scatto, Jade: durano talmente poco e in un attimo è già tutto finito…”

 

E, infatti, l’attimo dopo finì tutto perché Jade aprì gli occhi e si rese conto che era stato soltanto un sogno: si era addormentata sulla tomba del suo amato. Gli aveva portato dei fiori ed era rimasta a parlare con quella lastra di pietra fredda con inciso sopra il suo nome per quasi tutto un giorno, prima di crollare, e ora sul cimitero era calata la notte, esattamente come nel suo sogno. Cadeva anche una pioggia leggera, creando un’atmosfera triste e inquieta, nella quale non stonava Jade, in lacrime e scossa dai singhiozzi, che avrebbe tanto voluto che quel sogno fosse reale, esattamente come aveva sperato per tutti gli altri fatti durante l’estate, appena conclusa.

Improvvisamente, dietro di lei arrivò qualcuno, che le mise una mano sulla sua spalla; lei si girò e, quando vide di chi si trattava, si alzò e la abbracciò.

“Nonna, mi manca così tanto... Non so come accettarlo, non riesco ad andare avanti. Io… io non respiro, non riesco a respirare…”

Dana strinse a sè la nipote, cercando di riparare entrambe sotto il suo ombrello: “Riuscirai ad andare avanti, devi solo avere pazienza, perchè, man mano che passeranno i giorni, sentirai sempre meno il dolore.”

“Mi sento così vuota, nonna. Non ero nemmeno con lui quando se n’è andato... E’ morto da solo, senza nessuno accanto. E’ orribile!”

L’anziana signora le accarezzò con dolcezza la testa, cercando di consolarla: “Sapeva di essere amato, Jade, per questo ha sacrificato la sua vita pur di salvarti. Eravamo tutti con lui, anche se non fisicamente. Ora andiamo a casa e domani… beh, sarà un altro giorno e tornerai a respirare, bambina mia. Ok?”

Jade si asciugò le lacrime, annuendo: “D’accordo…”

 

Intanto, la vita continuava e il giorno dopo, seduta in una caffetteria del centro, c’era invece una ragazza davvero felice, che aveva avuto la fortuna di non perdere colui che amava con tutta se stessa. L’estate era ormai alla fine e Brenda si preparava al college; peccato, però, che non sapesse dove andare. Sistemando i suoi opuscoletti sul tavolino, si rivolse a Terence, seduto di fronte a lei, in cerca di aiuto.

“Secondo te, dove dovrei andare?”

Lui rise: “E lo chiedi a me? Sto ancora cercando di abituarmi al fatto che ho un lavoro e vivo in un appartamento con un gatto che mi hai costretto TU a prendere!”

Esasperata, la ragazza sbuffò, sbattendo frustrata la testa sul tavolino: “Uffa, non so cosa scegliere! Il mio clone è stato accettato in ben nove college, ti rendi conto?!?”

“Vedi di non sceglierne uno lontano, perché è già dura per me vivere qui senza di te, ok?” replicò lui, triste.

“Beh, potresti trasferirti anche tu con me. Insomma, Morney Hill non è l’unico posto in cui puoi insegnare autodifesa, no?”

“Insegno arti marziali in una palestra, Brenda, non autodifesa” la corresse lui, provocando un altro sospiro da parte di lei.

“E’ uguale, c’è sempre qualcuno da prendere a calci. Il punto è che potresti insegnare anche da qualche altra parte e precisamente a – alzò uno degli opuscoletti – Boston, no? Cosa ne pensi?”

Terence sgranò gli occhi: “Boston? Un po’ lontano, non credi? Senti, sai che ti amo alla follia, ma… a malapena sono riuscito ad ambientarmi qui, figuriamoci se dovessi cambiare città di punto in bianco. Ci sono dei college anche qui a Morney Hill, sai?”

“Ma è da sfigati frequentare il college della propria città! Tutti non vediamo l’ora di finire il liceo proprio per fuggire ad almeno mille chilometri di distanza!”

“Hai ancora un po’ di tempo per decidere, ma sappi che comunque farò il sacrificio di seguirti ovunque tu decida di andare, okay? Però prima pensaci bene. A proposito, sai niente di Jade? Dove andrà?”

Brenda roteò gli occhi: “Jade? E chi è? – ma subito tornò seria e sulle labbra le si dipinse un sorriso triste – Sto scherzando, il fatto è che non mi parla più, o, meglio, non parla più con il resto del mondo. Si è completamente isolata e… non la biasimo per questo.”

“Perché non vai a trovarla? Se non ti parla, non vuol dire che non ti voglia vedere. Devi farle capire che tu ci sei ancora e che non la abbandonerai mai.”

La ragazza sospirò, lanciandogli un’occhiata: “Come invece hanno fatto Samuel e Zack, le due persone più importanti della sua vita? Non credo di essere all’altezza delle sue perdite, mi dispiace...”

Vedendola triste, lui le prese le mani fra le sue e la guardò negli occhi, prima di rispondere: “Hey, tu sei importante per lei almeno quanto loro. Sei la sua migliore amica e questo non cambierà mai. Lei sta soffrendo molto, in questo momento, perciò non può rendersi conto anche della tua, di sofferenza.”

Brenda, nel sentirlo, scoppiò in lacrime: “Terminata la battaglia, pensavo che sarebbe stato fantastico tornare a casa. Avrei ripreso la mia vita, le mie amicizie, la mia solita routine, ma mi è bastato un giorno per capire che tutto questo non c’era più, che il resto della gente, nel frattempo, era andata avanti con la propria vita. E ora sono sola, completamente sola... Samuel, Zack e Jade erano i miei amici, la mia famiglia e ora è tutto finito...”

“Hai ancora me; Brenda. So perfettamente che non potrò mai colmare il vuoto lasciato da loro, ma io ci sono e non ti lascerò mai sola…” e con queste parole riuscì almeno a strapparle un mezzo sorriso.

 

Nel frattempo, la città era in fermento per le elezioni del nuovo sindaco e tutti i cittadini si apprestavano a dirigersi davanti al Municipio per il primo discorso del neoeletto.

Anche la signora Ferguson si stava preparando per andare, mentre Jade giaceva sdraiata sul divano con il telecomando in mano, a passare continuamente da un canale all’altro. Mentre si metteva un foulard intorno al collo, la donna non riuscì a nascondere la sua irritazione per quel comportamento.

“Cosa stai aspettando a prepararti?”

“Non voglio andare da nessuna parte. – le rispose l’altra, totalmente indifferente - Sto bene dove sono.”

“Oggi è un giorno importante per la nostra città, c’è il discorso del nuovo sindaco.”

“Per me è una cosa banale, invece. E non ci verrò. Credi che farmi uscire mi farà stare bene? Sono adulta, ormai, e so io cosa è meglio per me!”

“Sai, Jade, – replicò Dana, severa, lanciandole un’occhiataccia - credo che ti farebbe proprio bene una boccata d’aria!”

E, improvvisamente, Jade iniziò a sentirsi soffocare e a toccarsi il collo, incapace di respirare, tant’è che corse subito verso la porta, buttandosi letteralmente fuori casa. Non appena mise piede fuori dalla porta, i polmoni ripresero a funzionare e come per magia si ritrovò vestita e pronta per uscire. Pochi secondi dopo, l’anziana signora la raggiunse, chiudendo la porta dietro di sè e proseguendo dritta verso il centro della cittadina.

“Visto? Te l’avevo detto che una boccata d’aria ti avrebbe fatto bene. Si rischia di soffocare, stando sempre dentro casa!” disse alla nipote, sorridendo.

Jade si limitò a guardarla male e a seguirla, senza dire nulla.

 

Arrivate in città, nel punto in cui tutti i cittadini si stavano radunando, Dana intravide Brenda e Terence in mezzo alla folla e decise subito di raggiungerli.

“Ma guarda chi si vede... Ciao, ragazzi!”

La ragazza l’abbracciò subito, felice di vederla: “Salve, signora Ferguson! Come sta?”

“Non mi lamento, cara. – si rivolse poi a Terence – Salve anche a te, giovanotto!”

“Non direi, signora, – le sorrise l’uomo - abbiamo quasi la stessa età!”

“E allora? – replicò lei - Sono giovane anche io!” ed entrambi scoppiarono a ridere.

“Jade è con lei?” le chiese poi Brenda, quando si calmarono.

“Sì, era dietro di me – si girò, la cercò con gli occhi e la individuò – Oh, eccola! E’ laggiù!” ma quella, benché poco distante da loro, finse di non vederli, rimanendo in disparte con le braccia conserte a guardare la folla.

Subito il sorriso di Brenda si spense: “Sì, ora la vedo. Sono contenta che sia riuscita a farla uscire di casa, visto che lo faceva solo per andare al cimitero.”

“Tesoro, – le rispose l’anziana signora, mettendole una mano sul braccio, comprensiva - dalle tempo. Vedrai che tornerete a parlarvi… E’ solo un momento passeggero, poi tutto tornerà come prima, o quasi.”

Terence, intanto, stava osservando con curiosità il movimento intorno al palco e ne approfittò per chiedere spiegazioni: “Chi è questo nuovo sindaco?”

“Bradley Scott. – rispose Dana, eccitata – E, per la cronaca, io ho votato per lui alle elezioni. E’ un tipo molto affascinante!”

La ragazza la guardò, in imbarazzo: “Signora Ferguson! – esclamò, sorpresa - Oddio, pensa ancora a certe cose?!”

“Non sono mica morta dentro! E poi senti chi parla: la vecchia Brenda avrebbe tifato per me!”

L’altra dovette ammettere che aveva ragione e scoppiò a ridere: “Vero!”

 

Improvvisamente, di fronte al microfono si presentò l’uomo che avrebbe governato la città da quel momento in poi. Tuttavia, non si trattava del sindaco appena eletto e Dana, Brenda, Terence e Jade, che lo avevano riconosciuto, non potevano credere ai loro occhi: si trattava di John. L’uomo, prima di parlare, guardò le sue vecchie conoscenze con un sorriso compiaciuto.

“Salve a tutti, cittadini di Morney Hill. Sono davvero molto contento che siate accorsi in così tanti oggi...”

L’anziana strega era semplicemente incredula: “John? Non può essere…”

Brenda lo era altrettanto: “Cos’è, uno scherzo?!? Perché nessuno contesta la sua presenza?”

“Controllo mentale? Persuasione?” propose Terence, facendola agitare.

“Ok, forse con voi non funziona perchè siete esseri soprannaturali, ma io sono umana!”

“Forse ne sei immune…”

In quell’istante, si avvicinò ai tre Jade, allarmata: “Nonna, cosa sta succedendo? Perché John è su quel palco?”

“Calmati tesoro, – le rispose Dana – prima stiamo a sentire cosa dice, ok? Sapevamo che non era morto, quindi ci saremmo dovute aspettare un suo ritorno...”

 

Intanto, l’uomo stava continuando il suo discorso: “Ringrazio tutti per avermi eletto come nuovo sindaco di Morney Hill – e fece una piccola risata – del resto non me l’aspettavo proprio... Farò in modo che la nostra città diventi sempre più sicura, la trasformerò in un modello da imitare e mi occuperò personalmente del benessere di ognuno di voi. Spero tanto di fare un buon lavoro e, quando avrò finito, – e lanciò uno sguardo al gruppetto – state pur certi che non vi scorderete di me tanto facilmente!”

Il pubblico accolse la fine del discorso con un lungo applauso, sempre più entusiasta.

 

Approfittando del rumore, Brenda sussurrò qualche parola all’orecchio di Dana, in piedi accanto a lei: “Senza offesa, ma dobbiamo trovare il modo di eliminare la sua vecchia fiamma!”

“Nessuna offesa, cara, – replicò quella, lo sguardo determinato fisso sull’uomo - lo voglio morto quanto te!”

 

 

Casa Ferguson

 

 

Avevano passato quasi tutto il resto della giornata a pensare ad un piano per liberarsi di John, ma l’impresa sembrava essere alquanto ardua e il gruppo si era rassegnato ormai a consultare alcuni libri di magia dell’anziana strega, sparpagliati per il soggiorno. Jade, però, era seduta in disparte, indifferente.

“Potremmo usare un incantesimo di prigionia. – propose Brenda a Dana – Che ne dice?”

“No, ci vuole molto potere per fare una cosa simile. Da sola non ce la farei.”

Terence, intanto, cercava di riflettere su quanto era accaduto: “Come può essere vivo? D’accordo, è un demone, ma ha vissuto abbastanza a lungo nel castello dei Servitori del Caos da diventarlo per metà, perciò avrebbe dovuto morire subito dopo la scomparsa dei disordini, no?”

“Mi sono posta la stessa domanda, – rispose l’anziana signora - tuttavia, come hai detto tu, è un servitore del Caos soltanto per metà. Probabilmente non gli resta molto tempo, anche se ha resistito finito ad oggi.”

Ma Brenda, nel sentire la sua ipotesi, scosse energicamente la testa: “Non aveva la faccia di uno che ha i giorni contati, però. Perciò, cosa sta succedendo? Magari ha trovato un modo per salvarsi, come abbiamo fatto noi per Terence.”

“E chi sarebbe stato disposto a collegare la propria vita con la sua? Tutti conoscono John, comprese le streghe, nessuno si sarebbe mai offerto di aiutarlo.”

“A meno che…” iniziò Terence e subito la ragazza colse al volo la sua allusione.

“Aspetta, credi che abbia trattenuto i disordini in qualche modo? Ma è impossibile!”

In quel momento, Jade, seccata, si intromise di colpo nella conversazione: “Non credo di aver capito bene, Terence. Mi stai dicendo che Samuel ha sacrificato la SUA VITA invano? E’ questo che vorresti dire?”

“Tesoro, sta calma!” provò a tranquillizzarla la donna, ma ottenne solo di farla gridare ancora di più.

“No, non sto calma per niente! Mi RIFIUTO di credere che quel viscido bastardo abbia trovato un modo per trattenere qui quel dannato Male che ci perseguita dall’inizio dei tempi! Sono STANCA... Non ho più forze, non posso affrontare di nuovo tutto quanto, non dopo aver perso Samuel. Vi prego, ditemi che non sta accadendo davvero....”

Dana, allora, decise di essere sincera con lei e dirle la verità: “Abbiamo perso il Libro del Bene e del Male nell’ultima battaglia e anche i tuoi poteri, visto che non sei più la prescelta. Una cosa, però, ce l’abbiamo ancora: la bussola dei disordini. Se si attiverà, beh… sapete cosa significa...”

“Allora vada a prenderla, così lo sapremo, no?” le chiese Terence, che non voleva perdere altro tempo.

Subito la donna lasciò la stanza e Brenda ne approfittò per parlare da sola con l’amica.

 

“Senti, Jade, ci tenevo a dirti che non sei sola in tutto questo e che io sono accanto a te…”

Ma l’altra non le lasciò nemmeno finire la frase: “Brenda, scusami, ma in questo momento non ho voglia di parlare con nessuno. Sto praticamente vivendo un incubo e ho la sensazione che le cose potranno solo peggiorare da ora in poi.”

Brenda abbassò lo sguardo e si fece da parte, delusa: “Ehm, va bene, come vuoi tu…” le sussurrò, mentre Dana tornava nella stanza con la bussola fra le mani.

Scambiò uno sguardo veloce con i presenti e poi la poggiò sul tavolo, aprendone lo sportello. Per qualche secondo, tutti rimasero a fissarla, in attesa, poi, improvvisamente, essa si illuminò di colpo e tutti sospirarono.

Brenda fu la prima a ritrovare la parola: “Allora è tutto vero! Non ci posso credere…”

“I disordini ci sono ancora!” aggiunse Terence, anche lui sotto shock.

L’anziana signora, invece, si mise subito a esaminare l’oggetto con aria critica: “Sì, ma c’è qualcosa di diverso: la luce è molto debole.”

Ma Jade, critica, intervenne subito: “E allora? Debole o non debole, i disordini ci sono! – poi si nascose il volto fra le mani, disperata – Oh mio Dio, non ci posso credere... Non finirà mai…”

Brenda le lanciò un’occhiata triste, ma non osò avvicinarsi ancora: “Cosa significa tutto questo? Forse i disordini ci sono, ma non sono abbastanza forti da riguadagnare terreno?” “Può essere… Se troviamo la fonte, magari riusciamo ad estirparli, prima che John faccia qualcosa di drastico.”

La giovane strega, sentendo quelle parole, alzò di nuovo la voce: “E come dovremmo fare, secondo te? Cerchiamo un altro amuleto? Un’altra spada? Nonna, le profezie sono finite!”

A quel punto, Terence capì di dover intervenire per allentare la tensione che si era creata fra le tre donne: “Sentite, prima pensiamo a trovare la fonte di questo nuovo disordine, poi penseremo a cosa fare per eliminarla, ok?”

Nel sentire quella proposta, gli occhi di Brenda subito si illuminarono e lo sguardo saettò sull’amica: “Andiamo noi, vero?”

Ma quella fu tutt’altro che amichevole: “Scordatelo! Ho chiuso con questa storia. John può fare quello che vuole, per me non cambia niente, ormai...”

“Non preoccuparti, – la rassicurò l’uomo, vedendo la sua espressione delusa - vengo io con te.”

Dana, però, frenò subito il suo entusiasmo: “No, mio caro, tu verrai con me. Ho sentito che questa sera ci sarà un raduno di streghe, perciò andremo a parlare con loro. Avremo bisogno di tutto l’aiuto possibile e probabilmente presto ci contatterà anche il Consiglio.”

Sul volto della nipote, nel sentire le sue ultime parole, si dipinse un mezzo sorrisino: “Non aiuterò nemmeno loro, dal momento che avevano già deciso che Samuel doveva morire. Perciò sarà meglio per il consiglio non presentarsi alla nostra porta, o se ne pentiranno amaramente!”

“Tesoro, – la avvertì, però, la Nonna - ricordati che non possiedi più i poteri della prescelta. Non sei più invincibile.”

“Sì, ma mi hai anche detto che tutte le streghe hanno un potere dentro di loro, che, con la dovuta pratica, può emergere.”

“Ma tu non hai mai praticato, per questo ti sono stati donati quei poteri…”

“Ho tanta di quella rabbia dentro di me, che la pratica non sarà necessaria!”

Dana la guardò, ma non rispose nulla, anzi, si congedò da loro: “Beh, allora voi restate qui, io e Terence andiamo, ok?” e, poco dopo, i due lasciarono la casa alle ragazze.

 

Subito, Jade ricadde nella sua apatia e si perse a guardare fuori dalla finestra, mentre alle sue spalle Brenda prendeva in mano la bussola per osservarla meglio.

“Ho deciso di andare da sola…” disse, rigirandosela fra le mani.

L’altra non si voltò nemmeno: “Bene, salutami Samuel, quando verrai uccisa!”

L’amica si bloccò, incredula: “Non ci credo, davvero mi lasceresti andare da sola? So che stai soffrendo per la morte di Samuel, ma questo non ti da il diritto di tagliarmi fuori in questo modo! Ti rendi conto che c’è un muro fra di noi? NOI, che abbiamo giurato di restare migliori amiche per sempre! Io voglio starti accanto, consolarti nel momento più orribile della tua vita e dirti che andrà bene, anche se questo non è vero. Jade, forse tu non lo crederai mai, ma sono sola anche io. Tremendamente sola. Okay, c’è Terence con me, ma lui... non è te, non può rimpiazzarti. Tu hai perso Samuel e dentro di te ti senti devastata e vuota. Per me è la stessa cosa – sul suo volto iniziarono a scendere copiose le lacrime – è come se ti avessi persa, perciò immagina come mi sento: esattamente come te. E non è per niente bello.....”

Jade restò immobile, per non farle vedere che stava piangendo anche lei, così l’altra, esasperata, si arrese.

“D’accordo, va bene… Allora io vado, perché non ho altro da dirti, a questo punto” e si voltò verso la porta per uscire, ma, prima che potesse raggiungerla, fu fermata da Jade.

“Aspetta! Forse… forse dovrei accompagnarti. Ho appena realizzato che ho perso fin troppo per lasciare che mi portino via anche quel poco che mi rimane. E hai ragione, non è per niente bello sentirsi così...”

Brenda la guardò e accennò un piccolo sorriso: “Andrà tutto bene, anche se ti ho detto che non è vero, non preoccuparti” e, insieme, si avviarono.

 

 

Zona est della città, in un tunnel fognario nel sottosuolo 

 

 

John stava percorrendo i tunnel sotto alla città, ma non era solo, perchè un’altra persona stava camminando nell’ombra al suo fianco.

L’uomo, eccitato da ciò che aveva in mente, non riuscì a rimanere in silenzio: “Mi dispiace che Luis non ce l’abbia fatta a realizzare il suo piano. Ma, dopotutto, era il SUO piano, no? Fortunatamente, sono un uomo dalle mille risorse e ora che i Servitori del Caos sono spariti, il potere sarà soltanto mio. Perciò, considera questo giorno come l’inizio di una nuova era, anzi, come un secondo avvento. Il MIO avvento. Non hai niente da dire, mio caro Zack?”

“Congratulazioni! – rispose quello, facendo un passo avanti - Non saprei cos’altro aggiungere.”

“Oh, andiamo! Ancora con quel broncio? Sorridi, il tuo padrone sta per prendere il controllo di questo mondo e, stavolta, non ci sarà nessuna profezia a fermarlo!”

 

 

Circa due mesi prima, sulla spiaggia dell’isola sconosciuta

 

 

John, dopo essersi aggrappato a Terence durante il teletrasporto, si era ritrovato in mare. Alcune ore dopo, era riuscito a raggiungere di nuovo a nuoto l’isola e, con le ultime forze rimaste, si era disteso sulla spiaggia, quando, all’improvvisamente, qualcuno dietro di lui gli aveva parlato.

“Ma guarda un po’ chi è sopravvissuto... Non vedo l’ora di finire il lavoro che hanno cominciato i miei amici e ucciderti!”

John, benché debole, si alzò di scatto: “Aspetta!”

Ma Zack aveva già una sfera di energia fra le mani: “Non ti sembra vero, eh? Tu che hai paura di morire. Suppongo che per te sia una sensazione strana, ora che hai scambiato la tua esistenza con Luis e non puoi più andare nel nuovo mondo, dopo la morte. Sai, adoro essere colui che ti toglierà la vita....”

Prima che potesse fare qualsiasi cosa, però, l’altro scoppiò in una risata malvagia, quasi malata, lasciandolo perplesso.

“Cos’hai da ridere?”

“Credi davvero di avermi in pugno, solo perché i disordini non ci sono più e io sono debole? Sappi che posso ancora controllarti… Del resto, sono io che ti ho trasformato in demone con il graffio di Anvolea e, nel caso lo avessi dimenticato, colui che ti graffia, ti possiede. Perciò tu sei mio, in questo momento!”

Poi strinse il pugno e il ragazzo sentì un forte dolore nel petto, proprio dove c’era il marchio del demone. Straziato dal dolore, si inginocchiò a terra.

“Ti prego, basta! BASTA!”

“Accidenti, la tua soglia del dolore non è molto invidiabile... – gli disse l’altro, divertito, guardando la sua reazione - Tuttavia, ho intenzione di essere clemente con te, forse per il semplice motivo che non ho seguaci al momento, perciò sarebbe fantastico se tu collaborassi senza opporre resistenza. Sai, non ho nessuna voglia di uccidere il mio unico seguace...”

Subito il dolore cessò e Zack, ancora per terra, gli lanciò uno sguardo sprezzante, senza dire nulla.

Felice di capire che non si sarebbe opposto, John annuì soddisfatto: “Bene, hai fatto la scelta giusta. Adesso alzati, abbiamo molto lavoro da fare. Ho bisogno di una casa, tanto per cominciare: cosa ne pensi di trasferirci a Morney Hill?”

 

 

Presente – Morney Hill

 

 

Appena usciti di casa, Dana e Terence si erano diretti in uno dei parchi della città, dove era in corso una disputa tra un gruppo di streghe e di demoni, uno dei quali teneva in ostaggio una giovane ragazza. Appena giunti sul posto, la donna si fece subito sentire.

“Che cosa sta succedendo qui?”  chiese.

“Hanno rapito una strega della nostra congrega e ci hanno dato appuntamento qui” le rispose un’altra strega accanto a lei e, subito dopo, uno dei demoni si fece avanti.

“Vogliamo gli amuleti che abbiamo chiesto, altrimenti la ragazza muore!”

L’anziana strega, allora, decise di rivolgersi a quella che sembrava il capo: “Di quali amuleti sta parlando?”

Fu sempre lo stesso demone a rispondere: “La profezia si è compiuta e questo vuol dire che presto tutto tornerà come prima. Il Consiglio non ha mai avuto riguardo per noi demoni, ma prima non potevano farci nulla. Ora, però, niente impedirà loro di mandare i cacciatori a farci fuori. Gli amuleti ci servono per non farci localizzare e, se non gli avremo, sappiate che uccideremo ogni strega di ogni congrega, a partire da questa!” e scosse con violenza la ragazza tenuta in ostaggio.

A quel punto, Dana, affiancata da Terence, decise di prendere in mano la situazione: “Sentite, credo che questa non sia la giornata ideale per tornare ad essere nemici: la minaccia dei Servitori del Caos, infatti, non è stata del tutto sventata, perché i disordini fanno ancora parte di questo mondo. E anche John è vivo e sapete benissimo chi sia!”

Il capo dei demoni, però, la squadrò diffidente: “Stai mentendo, non c’è nessuna nuova profezia! Ora dateci gli amuleti, o uccidiamo la strega!”

Dopo di lui, però, prese la parola quello che sembrava il suo vice, che aveva passato tutto il tempo a scrutare con attenzione Terence: “Forse dicono il vero, l’uomo accanto alla donna è un Servitore del Caos e loro non possono sopravvivere, se i disordini non fanno parte di questo mondo.”

Terence si voltò verso di lui, perplesso: “Come fai a conoscermi?”

“Non ti conosco, in realtà, ma so che sei un Servitore del Caos. O, almeno, che lo eri.”

Dana, nel sentire le sue parole, annuì, soddisfatta della piega che stava prendendo la situazione: “Messo in chiaro che diciamo la verità, ho bisogno di tutto l’aiuto possibile da entrambe le parti. – poi si rivolse ai demoni – Lasciate andare la strega e aiutateci a liberarci di John, prima che sia troppo tardi. In cambio, avete la mia parola che parlerò al Consiglio del vostro clan e che sarete lasciati in pace, o che, in alternativa, vi procurerò io stessa quegli amuleti. D’accordo?”

Il capo dei demoni di fronte alla sua proposta si convinse, facendo subito in modo che rilasciassero subito la strega.

“Mi chiamo Barnès e questo è il mio clan, perciò si ricordi di fare il mio nome al Consiglio, quando avremo finito di aiutarvi con John.”

“Sarà fatto. Ora diamoci da fare!”

A quel punto, intervenne Tamara, la donna che guidava le streghe: “Almeno sappiamo dove si trova John?”

“E’ appena diventato sindaco di questa città, quindi suppongo che sia nel suo ufficio” le rispose Terence e l’intero gruppo decise immediatamente di dirigersi proprio lì.

 

Intanto, sotto la città, John, ignaro di ciò che stava accadendo in superficie, stava percorrendo insieme a Zack i tunnel, diretto verso un luogo ben preciso.

Mentre camminavano, però, l’uomo non riusciva a tacere: “Sai che voglio uccidere tutti, vero? Nessuno escluso. Anche se, magari, potrei risparmiare solo te, ok?”

“Puoi fare quello che vuoi…” rispose l’altro, infastidito, sentendosi impotente e ricevendo in cambio un sorriso.

“Su, non essere triste! Io ti considero quasi come un figlio, non come una marionetta che posso muovere a mio piacimento perché è stata così stupida da farsi trasformare in demone, ignorando che un marchio demoniaco ha sempre un padrone!”

Nel sentire quelle parole, però, il ragazzo si arrabbiò: “Non sono né tuo figlio, né la tua marionetta! Uccidimi se vuoi, a me non importa nulla, perchè preferisco morire piuttosto che stare al fianco di un lurido verme come te!”

“Santo cielo, non volevo ferire i tuoi sentimenti! Zack, io non ho intenzione di ucciderti. E come potrei, del resto? Samuel è morto da eroe, mentre tu lo faresti da vigliacco. Davvero credi che io possa farti fare una fine così poco dignitosa? No, non ci penso proprio: ho ancora molto lavoro in serbo per te.”

L’altro non rispose, limitandosi a guardarlo in modo truce per tutto il resto del viaggio.

 

A un certo punto, John si fermò davanti ad una parete: erano arrivati alla fine del tunnel.

“Dietro questa parete, risiede ormai il Male primordiale. Sono passati due mesi da quando abbiamo nascosto qui sotto il suo seme e ora è cresciuto ed è pronto ad uscire...”

 

 

Due mesi prima – Tempio del Cigno, sull’isola sconosciuta

 

 

Non avendo altra scelta, Zack era stato costretto a seguire John all’interno del Tempio, anche se non capiva cosa l’altro avesse in mente.

“Cosa ci facciamo di nuovo qui? Che cosa vuoi fare?”

L’uomo, intanto, stava osservando indifferente la spada conficcata nel Cigno e il corpo di Samuel, privo di vita, disteso sul pavimento poco lontano.

“Non è finita. Non finchè non lo dico io, perlomeno. Non finchè respiro” poi si avvicinò al corpo e vi mise sopra la mano, sotto lo sguardo confuso del ragazzo.

“Lascialo stare! E’ morto! Cos’altro vuoi ancora da lui?”

“Senza disordini, non posso sopravvivere , perchè per metà sono un servitore del Caos, perciò non mi resta molto tempo, ormai. Magari un po’ di più rispetto a Terence e a quelli come lui che lo sono interamente per natura, ma morirò comunque anche io, presto o tardi.”

“E che cosa vorresti fare, allora? Ormai è finita, accetta la sconfitta e lasciami andare!”

Ma John sorrise: “Nemmeno per sogno! Nessuno potrà mai sconfiggermi. I disordini sono passati attraverso Samuel, prima di scomparire per sempre. Ogni magia lascia i suoi residui e, se ti concentri su quelli, allora la magia rimane e puoi ridarle vita.”

In quel momento, il corpo di Samuel emise uno strano bagliore e una misteriosa energia passò nel palmo della mano di John, che si chiuse in un pugno.

Zack aveva assistito incredulo a tutto quel rapido susseguirsi di eventi: “Cos’era quello? Cos’hai fatto?”

Aprendo la mano, quello mostrò un seme scuro: “Ho appena estratto i residui di quello che rimane dei disordini. Metteremo questo seme in un posto sicuro, ma prima darò ad esso come nutrimento parte della mia magia. Sì, sarò debole per parecchie settimane dopo, ma non del tutto. E comunque, quando il seme si sarà nutrito, sarà pronto a germogliare nel Male più puro, permettendo quindi ai disordini di tornare. Solo che questa volta sarà diverso, perché, essendo rinati, saranno forti come la prima volta che sono stati scagliati su questa terra. E... indovina? Io ne sarò l’unico padrone.”

“Tu sei pazzo! – gli urlò contro il ragazzo, disgustato - Non hai limiti! Sei... sei ormai consumato dal potere, ne vuoi sempre di più... sei malato!”

L’uomo scoppiò in una grande risata: “Il potere non è una malattia, ma una forma di terrore che ti permette di avere il controllo su tutti e tutto. Chi diavolo non vorrebbe tutto questo, se potesse? Beh, io posso… e poi, adoro essere potente!”

In quel momento, notò qualcosa che brillava per terra alle spalle del ragazzo e si avvicinò per prenderlo.

“Ma tu guarda, ecco dov’era l’altro anello! Gli altri si sono stupidamente dimenticati di togliere anche il mio, oltre a quello di Luis.”

“Non servono più a nulla, ormai, hai cambiato la tua esistenza con quella di Luis, perciò non finirai in quel mondo senza magia, se morirai.”

Il demone sbuffò: “So perfettamente che quel piano è andato in fumo, genio! Ma lascia che ti insegni la regola numero uno del manuale di John: mai lasciare oggetti potenzialmente magici in giro. Prima o poi ti potrebbero tornare utili.”

“Utili per cosa?”

“E io che diavolo ne so! – rispose l’altro, seccato - Sei noioso, sai? Gli anelli ce li prendiamo e basta. Fine della conversazione!”

 

 

Presente – Morney Hill

 

 

Brenda e Jade stavano provando a seguire il segnale emanato dalla bussola dei disordini, benché debole, e questo le condusse proprio davanti ad uno degli ingressi alle fogne della città.

Brenda, allora, si voltò verso l’amica, angosciata: “No, ti prego, non dirmi che…?”

“Che dobbiamo scendere nelle fogne? Sì, la bussola ci ha portate qui.”

L’altra continuò, disgustata: “L’ultima volta che sono entrata nelle fogne, stavamo combattendo contro lo Shatux. Finirà mai tutto questo?”

“No, non finirà!” ribatté la strega, seria, per nulla in vena di scherzare e la ragazza capì di avere esagerato.

“Ehm, scusa, non volevo essere ironica. Comunque sia,  - si tolse lo zaino che aveva sulle spalle e lo appoggiò a terra – usiamo un piede di porco per forzare l’ingresso, o cosa?”

“Vedo che hai portato delle armi, tra cui la balestra, ovviamente” commentò Jade, sbirciando il contenuto della sacca.

“Sì, visto che al momento non hai poteri. Ho pensato che delle armi ci sarebbero state utili per difenderci. O per entrare nelle fogne, a seconda delle esigenze...”

“Senti, facciamo in fretta, ok?”

“D’accordo, sto zitta e mi metto al lavoro” rispose, dandosi subito da fare.

 

Poco minuti dopo, la porta davanti a loro era aperta e le due si prepararono a scendere lungo la stretta scala che si apriva subito dopo, malgrado l’odore maleodorante che proveniva dal sottosuolo.

“Fogna diversa, stesso odore, eh?” commentò subito Brenda.

Intanto, Jade, indifferente, tenendo ben stretta la torcia, aveva iniziato a camminare lungo il tunnel: “Ah sì? Io non sento niente!”

L’altra si tappò il naso, prima di seguirla: “Davvero? Sei raffreddata, per caso?” ma quella non rispose, continuando a puntare la luce verso la direzione in cui stavano camminando.

 

Diversi minuti dopo, Brenda, incapace di tacere, cercò ancora di avere un dialogo con l’amica.

“Sai, manca anche a me... – e sorrise – Ricordi che usciva sempre dal bagno con l’asciugamano intorno alla vita e tu lo sgridavi? E che io mettevo le mani davanti agli occhi, dopo le tue occhiatacce? Beh, sai, davo anche delle sbirciatine, ogni tanto...”

Ancora nessuna risposta, così proseguì.

“Una volta mi ha detto che ero una persona fantastica e che, se Terence mi avesse fatta soffrire, l’avrebbe pagata cara. E ricordo anche che è stato proprio in quel momento che ho iniziato a considerarlo un amico, perchè, fino ad allora, l’avevo sempre visto come il tuo fidanzato demone che ti affiancava nella lotta contro il Male. Consideravo addirittura Zack un amico, mentre con Samuel non riuscivo proprio a trovare un punto di incontro, qualcosa in comune…”

Ma non riuscì a dire altro perchè, irritata, Jade si girò verso di lei e iniziò a gridarle contro: “La vuoi smettere con queste storie su Samuel?!? Me ne stai parlando quasi come se non lo conoscessi, perciò smettila! Cosa stai cercando di fare? Farmi soffrire ancora di più?”

Colta di sorpresa, l’amica abbassò gli occhi e rispose, con un filo di voce: “No, non era mia intenzione. Scusami...”

“Allora sta zitta e non parlarmi più né di Samuel, né di Zack!”

 

Ma, non appena girarono l’angolo, si ritrovarono davanti a loro proprio quest’ultimo, in compagnia di John. Nell’istante di silenzio che seguì, la strega e il ragazzo si scambiarono un lungo sguardo, prima che il demone lo rompesse prendendo la parola.

“Ma guarda che sorpresa! La mia nipotina preferita e… la sua inseparabile amica amante del rischio...”

Jade gli rivolse un’occhiataccia, sentendo la rabbia montare dentro di sé: “Mi fai schifo, sei malato, un mostro senza coscienza. Giuro che ti pentirai amaramente di tutto ciò che hai fatto, non la passerai liscia!”

Brenda, invece, mantenne la calma e rispose, sprezzante: “Beh? Cosa sta succedendo? Sappiamo che i disordini sono ancora qui...”

John si voltò verso la nipote e sorrise: “Sembra quasi che non vogliano lasciarci, eh, Jade?”

“Lasciala stare, altrimenti…” lo minacciò Brenda, scatenandogli una risata.

“Altrimenti cosa? Mi lanci addosso il piede di porco che hai in mano? Perché non tornate a casa vostra e ci lasciate fare il nostro lavoro in pace, invece? Dubito che due mocciose senza alcun potere come voi possano fermarci.”

Ma la ragazza lo ignorò, perchè era concentrata su Zack: “Il nostro lavoro? – gli disse, guardandolo storto – Quindi adesso lavori con lui? Sbaglio, o dovresti essere tornato in te da quando il cigno è stato disattivato?”

“Io…” iniziò quello, ma John non gli diede possibilità la proseguire.

“Sì, ora è più lucido che mai e… a quanto pare ha scelto di nuovo me!”

 

In quell’istante, Jade guardò il ragazzo come mai prima, facendolo sentire una persona orribile e subito dopo la terra iniziò a tremare.

“Cosa diavolo sta succedendo?” gridò Brenda, spaventata.

John rise: “Sono pronti ad uscire, no?”

“Di che cosa stai parlando?” gli chiese allora Jade, confusa.

“I disordini, tesoro!”

La parete iniziò a riempirsi di crepe, finchè queste non si allargarono sempre di più e la distrussero, liberando un’ondata di fumo nero. Le ragazze si buttarono a terra appena in tempo, mentre i disordini passavano sopra di loro per evadere dal tunnel e uscire in superficie.

Non appena furono oltre, Brenda si rialzò, accorgendosi subito che erano sole.

“Forza, andiamo!” incitò l’amica, aiutandola a mettersi in piedi.

“Andare dove?”

“Dobbiamo correre da tua nonna e fermare tutto questo! Non possiamo permettere che i disordini si propaghino di nuovo. Se non facciamo qualcosa, i due anni passati a cacciare il Male non saranno serviti a nulla e Samuel sarà morto invano!”

L’altra annuì, prendendole la mano: “Allora facciamo presto, non può accadere!” e le due si misero a correre, per uscire dalle fogne e risalire in superficie.

 

Quando arrivarono all’aperto, i disordini si stavano muovendo verso l’alto, pronti a lasciare la città e a diffondersi nuovamente nel mondo.

In quell’esatto momento, però, successe qualcosa di inspiegabile: dal centro della città partirono dei misteriosi fasci di luce bianca e viola. Erano tre e salivano verso l’alto a spirale, come se fossero stati tre serpenti che strisciavano l’uno intorno all’altro.

Le due ragazze li notarono subito: “Cosa diavolo sono quelli?” chiese Brenda, confusa, ma l’altra lo era quanto lei.

“Non ne ho idea, forse sono le streghe, guidate da mia nonna…”

 

Dall’altra parte della città, però, anche il gruppo riunito al parco stava osservando stupito il fenomeno.

Terence, accanto a Dana, le chiese spiegazioni: “Cosa sono quelle luci?”

Ben presto, anche i demoni e le streghe fecero altrettanto, ma la donna non aveva risposte per nessuno e limitò a guardare il cielo, sempre più perplessa.

 

Una volta arrivati in alto, però, i tre fasci di luce si divisero in tanti filamenti luminosi, che avvolsero l’intera città, quasi come una cupola. La luce, in quel momento, era talmente forte da far sembrare il cielo bianco, ma, in pochi secondi, tutto finì.

 

Il gruppo, allora, cominciò ad agitarsi e a stento Dana riuscì di mantenere l’ordine.

“Fate silenzio! Non so ancora cosa sia successo, ma qualunque cosa sia, è nato tutto nel punto in cui sono partiti i fasci di luce. Perciò adesso seguitemi e andiamo a vedere di cosa si tratta, ok?” e così fecero.

 

Raggiunto il centro della città, si trovarono davanti tre uomini e, in quel momento, furono raggiunti Brenda e Jade.

Tutti erano confusi e Jade fu la prima a riuscire a parlare.

“Nonna, cosa sta succedendo?”

“Ora ce lo diranno loro!” le rispose lei, avanzando verso i tre.

Improvvisamente, però, uno dei demoni gridò, attirando l’attenzione di tutti: “Hey, ma quelli sono gli uomini del Consiglio!”

Ovviamente, anche l’anziana signora li aveva riconosciuti e per questo si affrettò subito a tranquillizzare il gruppo dietro di lei: “State tutti fermi, non c’è bisogno di allarmarsi. Se sono venuti fin qui, vuol dire che ci spiegheranno loro cosa è successo. D’accordo?”

Poi si rivolse a loro: “I fasci di luce sono opera vostra, vero? A cosa servivano?”

Uno dei tre, però, si fece avanti scuotendo la testa: “No, non sono opera nostra, qualcuno ci ha evocati poco prima che comparissero.”

Sentendo la sua voce, Jade lo riconobbe: “Alaris?”

Subito lui si voltò, sorridente: “Salve, Jade. E’ un piacere rivederti.”

Perplessa, Brenda si voltò subito verso l’amica: “Lo conosci?”

Fu l’uomo, però, a rispondere: “Sì, io e la prescelta ci siamo incontrati in occasione della prima profezia. A proposito, Jade, ne approfitto per portarti le mie umili condoglianze per Samuel...”

“Umili condoglianze? – replicò lei, alterandosi - Sapevate che sarebbe morto, perché non ci avete detto nulla?”

“Una persona non vale tutte quelle di questo mondo, Jade. Sapevamo che saresti stata la prima ad impedirlo, perciò abbiamo preferito non dirvelo.”

La ragazza scoppiò a piangere e fu solo grazie all’amica, che la trattenne con forza per un braccio, se non si scagliò contro di lui: “Siete degli egoisti, bastardi!”

 

Intanto, però, la discussione avevano attirato anche l’attenzione del vice di Barnès, che iniziò a osservare Jade con particolare riguardo, mentre il suo capo prendeva parola.

“Vogliamo delle risposte, adesso! Che cos’erano quei fasci di luce?”

“E’ una magia usata per intrappolare qualcosa o qualcuno, ma non è opera nostra!”

Allora fu Tamara, il capo della congrega di streghe, a farsi avanti ed esporre le sue perplessità: “Intendete dire che la magia scagliata ci tiene tutti prigionieri qui?”

“Tiene prigioniera tutta la città, in realtà.”

Le sue parole scatenerono il caos.

“Sono state le streghe!” iniziò a urlare un gruppo di demoni.

“Eravamo con voi, brutti idioti, come potevamo?” replicarono quelle, infuriate.

Jade, allora, si fece avanti, cinica come sempre da quando era finita la battaglia: “Mi sembra chiaro: sono quelli del Consiglio i responsabili. Stranamente erano qui e li abbiamo trovati esattamente nel punto in cui sono partiti i fasci. John ha da poco rilasciato i disordini e sono sicura che loro lo sanno, visto che, del resto, sanno sempre tutto. Ci hanno rinchiusi qui dentro semplicemente perché dovevano intrappolare i disordini affinché non si diffondessero. E’ nel loro interesse preservare l’umanità, no?”

La folla le diede subito ragione, trovando la sua spiegazione molto plausibile: “Ha ragione la prescelta!” urlarono, ma Alaris intervenne immediatamente.

“Non è assolutamente vero, non abbiamo lanciato noi l’incantesimo!”

Dana, invece, lanciò alla nipote una lunga occhiata, non nascondendo la sua delusione: “Jade!” la rimproverò e quella si avvicinò a lei con aria arrogante.

“Nonna, non difenderli. Sappiamo entrambe che sono colpevoli, perciò propongo di ucciderli tutti e tre!”

Tutti non poterono che essere d’accordo con lei, apparte Brenda, che si limitò a guardarla, incredula.

“Jade, non dirai sul serio....”

“Mai stata così seria!” rispose quella, con un sorriso compiaciuto.

 

In quel momento, però, Dana notò qualcosa che pose subito fine al tumulto.

“Fermi tutti! Qui c’è qualcosa!” e indicò una busta che c’era a terra.

Subito, si chinò per recuperarla, rinvenendo al suo interno una lettera e un cristallo bianco, che mostrò a tutti.

“E’ una lettera!”

Alaris, curioso, le si avvicinò: “Che cosa c’è scritto?”

Trovate i contenitori! ” lesse lei, ad alta voce e facendo in modo che potessero sentirla tutti.

Improvvisamente, Tamara si fece avanti con aria sorpresa e incuriosita al tempo stesso: “Aspettate, ma quella è la stessa carta da lettere che abbiamo noi!”

Poco dopo, Barnès fece la stessa cosa: “Anche noi!”

L’anziana signora guardò entrambi confusa: “Di che cosa state parlando?”

“Dovevamo incontrarci con i demoni per lo scambio della nostra sorella strega in cambio degli amuleti e loro ci hanno mandato una lettera con scritta l’ora e il luogo dell’incontro” spiegò la strega, subito smentita, però.

“Noi non vi abbiamo mandato nessuna lettera, siete state voi!”

“Quindi nessuno ha mandato alcuna lettera a nessuno? – cercò di riepilogare Dana, sempre più perplessa - Allora è stato qualcun altro!”

“Io avrei un’idea! – intervenne Brenda - Che ne dite di un certo John, alias il malvagio sindaco di Morney Hill?”

Alaris, però, scosse subito la testa: “Non avrebbe senso, lui vuole che i disordini si diffondano, non che restino bloccati qui!”

“Infatti! Gli unici a volere questo siete voi!” lo attaccò Barnès, ma l’anziana strega lo interruppe subito.

“Secondo me, non è stato nessuno dei presenti a lanciare l’incantesimo. Chi ha lasciato questa lettera qui è la stessa persona che ha scritto le vostre e che ha evocato il Consiglio.”

“Sì, ma perché?” le domandò Tamara, curiosa.

“Per attirarvi tutti qui, sotto la cupola magica, probabilmente. Perciò, finchè non scopriremo chi è l’artefice di tutto questo e non decifreremo il messaggio, nessuno ucciderà nessuno, siamo intesi?”

“E che cosa dovremmo fare, allora? – le chiesero i demoni, i più irrequieti di tutti - Quanto tempo resteremo bloccati qui?”

“Non lo so, datemi del tempo per organizzarmi. Intanto cercate di ambientarvi qui e collaborare, d’accordo?”

Tutti annuirono, all’apparenza d’accordo con lei, perciò, soddisfatta, la donna si voltò verso la nipote, ripetendole quanto appena detto.

“Hai capito anche tu?”

“Certo, nonna. Hai vinto!” rispose lei, ancora arrabbiata per la vendetta sfumata, per poi voltarsi e andarsene.

Brenda, intanto, si era avvicinata a Terence: “Con John cosa faremo, invece? Quando si renderà conto che i suoi disordini non andranno da nessuna parte, se la prenderà con tutti noi.”

“Per il momento dobbiamo tenere d’occhio il Clan, la Congrega e il Consiglio. Non si fidano l’uno dell’altro e potrebbero farsi la guerra usando la città come campo di battaglia e puoi solo immaginare il bagno di sangue che scatenerebbero!”

Lei sospirò, angosciata: “Ci mancava solo di rimanere intrappolati in città assieme a tutti loro. Addio, vita tranquilla!”

L’uomo, però, non le rispose, troppo impegnato a osservare pensieroso i presenti: “Mi chiedo quale sia il motivo per cui siamo stati rinchiusi tutti sotto questa cupola, però. Che scopo ha la persona che ha dato origine a tutto questo? Vorrei tanto saperlo...”

 

CONTINUA NEL SECONDO EPISODIO

 



Testo a cura di Lady Viviana.


ANGOLO AUTORE: Parte ufficialmente la terza stagione di Demon & Witch, che vi terrà compagnia ogni settimana con un nuovo episodio. Ricordate di lasciare un commento ai fini della continuazione della storia. Inoltre, vi faccio notare che è stata aggiornata la scheda dei personaggi, che si trova nel capitolo 1x00 della prima stagione, dove potrete vedere che volto hanno i personaggi. Non mi resta che darvi appuntamento al prossimo episodio, la 3x02 "Il dolore del suo cuore", online Venerdì prossimo. Buona settimana stregata!

  
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