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Autore: SamuelRoth93    02/05/2015    0 recensioni
Ormai per la giovane Jade è tempo di tornare a casa. Anche la seconda profezia è stata portata a compimento, grazie al sacrificio del suo amato. Nell’ultima, grande battaglia contro i disordini e i servitori del Caos, c’erano state perdite e vittorie da entrambe le parti, ma finalmente era finita. L'incubo era finito. O forse no? Sfortunatamente, infatti, la prescelta e i suoi amici si ritroveranno davanti ad un nuovo ed inquietante mistero, che circonderà Morney Hill e che li terrà bloccati nella piccola cittadina per molto tempo a fronteggiare una minaccia ben diversa e più forte. Riuscirà Jade a salvare tutti coloro che ama, stavolta? Scopritelo in questa imperdibile terza stagione.
N.B La terza stagione è composta da 22 episodi.
Genere: Avventura, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO DUE

"The Sad Girl"

 

 

 

Presso la zona Est della cupola – Morney Hill

 

 

In quella domenica assolata prima dell’inizio della scuola, Brenda e Terence vollero concedersi un pic-nic sul prato vicino a casa.

L’uomo, steso accanto a lei, la osservava con attenzione: “Allora, alla fine frequenterai il college qui, eh?”

“Non ho altra scelta, – replicò lei, amareggiata – per colpa di questa cupola magica. Non è certo a Morney Hill che mi vedevo nel futuro, ma a quanto pare rimarrò incastrata qui ancora per molto tempo!”

Lui si alzò e la scrutò meglio, perplesso: “Davvero? Non mi sei mai sembrata una che pensa al futuro...”

“Prima, forse. Ma ora sono cambiata e sono abbastanza matura da volerci pensare. – il suo tono si fece triste – E’ stato bello seguire Jade nel suo viaggio, scoprire la magia, il mondo del sovrannaturale e affrontare mille avventure, ma… sinceramente pensavo fosse finita. Ora, però, mi sembra che tutto questo stia invadendo la mia vita e la cosa non mi sembra più così divertente, non quando la gente muore!”

Lui le accarezzò il viso, dolce: “Tranquilla, non mi perderai, se è questo che stai cercando di dirmi. Le nostre vite sono collegate, ormai, grazie alla soluzione trovata da Dana. Se tu vivi, vivrò anche io, ricordi?”

Brenda sorrise e subito cercò di cambiare discorso: “Come faremo con tutti quei demoni, quelle streghe e John, piuttosto? Per non parlare del mistero della cupola: la gente prima o poi se ne accorgerà, anzi, mi meraviglio che nessuno si sia accorto di non poter più lasciare la città!”

 

Improvvisamente, un bambino, che stava giocando con un pallone poco distante da loro, lo calciò molto lontano e subito si mise a correre per andare a riprenderlo. Terence, ovviamente, lo notò subito.

“Sbaglio o siamo accanto al punto in cui inizia la cupola?”

Lei, però, lo ascoltò a malapena, impegnata a dare un morso alla sua mela: “Nel nostro cestino c’è anche la cartina della città e la signora Ferguson ha disegnato un cerchio con un pennarello per delimitare la zona interna da quella esterna.”

L’uomo annuì, per poi prenderla e consultarla con attenzione, lanciando un’altra occhiata al bambino poco lontano: “Credo che quel bambino sia appena uscito dalla cupola...”

“Sul serio?!?” chiese la ragazza, girandosi a guardare.

“Secondo la delimitazione della signora Ferguson, il ragazzino è fuori. Per caso si è mai sbagliata?”

Brenda si mise a correre in quella direzione: “No, mai!”

Quando arrivò nel punto giusto, iniziò a gridare per la gioia: “Sono fuoriiii! Oh mio Dio, sono fuori!”

Terence, allora, le sorrise e si affrettò a raggiungerla, ma fu bloccato prima.

Notando che era in difficoltà, lei lo incalzò: “Allora? Vieni o no? Cosa sta succedendo?”

“Non posso, qualcosa mi ferma. La cupola, forse?”

Intanto il bambino era tornato indietro da sua madre, come se nulla fosse.

“Quel bambino, però, sembra essere entrato e uscito senza problemi.”

“Sembra quasi che questa cupola segua le stesse regole del pentagono: gli esseri soprannaturali non possono varcarne il confine.”

La ragazza, allora, provò a tornare indietro: “Sono rientrata senza essere respinta. Questa cupola non è uguale al pentagono, quindi, perchè qui gli umani possono entrare e uscire più volte.”

“A quanto pare puoi di nuovo pensare al tuo futuro!”

Ma lei, sorpresa, non badò alla battuta dell’uomo: “Non c’è tempo per parlare di questo, dobbiamo dirlo subito alla signora Ferguson!”

 

Intanto, a casa, Jade stava facendo un po’ di zapping in tv, mentre sua nonna era impegnata in cantina con Alaris, nel tentativo di decifrare il messaggio della misteriosa lettera. Qualcuno, nel frattempo, era appena entrato in casa e subito la ragazza se ne accorse e recuperò un coltello, proprio mentre alle sue spalle compariva un ragazzo, spaventandola.

“Oh mio Dio! – esclamò – Sei uno di quelli?”

“Dei demoni, dici? Sì!”

Lei, allora, rimise il coltello al suo posto: “Cosa vuoi?”

“Sono il secondino di Barnès, mi chiamo Jackson” si presentò, ma lei tornò subito sul divano, indifferente come sempre.

“Ah sì? E cosa sarebbe?”

“Un successore, no? Il capo di un clan ne nomina sempre uno, perchè prenda il suo posto quando… beh, hai capito!”

“Sì, okay, ma tu cosa vuoi?”

L’altro capì subito dal tono di essere di troppo, perciò si affrettò a rispondere: “Cercavo tua nonna, perchè Barnès vuole sapere a che punto è con la faccenda della cupola. Sai, vorremmo andarcene da Morney Hill e qualcosa mi dice che non siamo i benvenuti...”

“Ti riferisci a me, forse? Non sono stata ospitale, per caso? Beh, mi dispiace, ma non lo sono con nessuno, al momento!”

“Per via della morte di questo Samuel, per caso? Ti ho ascoltata ieri, quando parlavi di lui a quelli del Consiglio…”

Percependo la sua invadenza, Jade lo interruppe bruscamente, iniziando a gridare: “Senti, mia nonna è giù in cantina, perciò se devi andare a parlarle, vai, ok? Grazie!”

Il demone, vedendola troppo tesa e scontrosa, si congedò all’istante: “Va bene…” e cercò di trovare da solo la strada verso la cantina.

 

 

Ufficio del Sindaco – Municipio di Morney Hill

 

 

John era fermo davanti alla finestra, per nulla di buon umore, quando all’improvviso Zack entrò, portando delle notizie che annunciò con un sorriso compiaciuto.

“Il tuo piano è fallito, John, la cupola ha completamente chiuso la città e i disordini sono rimasti qui.”

L’uomo rimase pensiero per qualche istante, prima di rispondere: “Dev’essere stata Dana, nessuno è potente quanto lei in questa città, perciò, se sarà necessario, la ucciderò, pur di annullare questa maledetta cupola e diffondere i miei disordini!”

“Non è stata lei, perciò calma il tuo istinto omicida, Dexter Morgan!”

“E tu cosa ne sai? – si voltò l’uomo, curioso - Non vorrai mica proteggerla! Guarda che non ci casco, eh!”

“Li ho spiati ieri, proprio come mi avevi chiesto: c’era Dana con un gruppo di demoni e streghe e ti assicuro che non avevano la più pallida idea di quello che stava succedendo!”

“Allora devono essere state Jade e la sua amichetta con la balestra! Devo uccidere loro, forse?”

Ma Zack scosse nuovamente la testa: “No, neanche, perchè erano insieme agli altri.”

L’uomo, allora, sbatté con violenza le mani sulla scrivania, urlando ancora più forte: “Allora chi diavolo è stato ad intralciare i miei piani?!?”

“Non lo so, è quello che stanno cercando di capire tutti. Se vuoi, posso cercare di indagare, ma… devi promettermi di non torcere nemmeno un capello a Jade e agli altri.”

Più calmo, John si sedette al suo posto dietro la scrivania: “D’accordo, non farò loro del male, per ora. Tu, però, scopri chi è stato a dare origine a questa cupola e, se riesci, portamelo vivo.”

Il ragazzo annuì e se andò dall’ufficio.

 

 

Cantina di Casa Ferguson

 

 

Finalmente Jackson riuscì a trovare la cantina e, scendendo per le scricchiolanti assi di legno che costituivano la scala, attirò gli sguardi di coloro erano di sotto. Dei due, Dana fu la prima a rivolgersi a lui, distogliendosi dal tavolo carico di oggetti su cui stavano lavorando.

“Sei uno dei demoni di Barnès, giusto?”

“Vedo che lei e sua nipote avete un’ottima memoria!” replicò l’altro, sarcastico, e la donna fece un passo avanti, preoccupata.

“Cosa sta succedendo? Perché sei qui?”

“Barnès vuole sapere a che punto siete con il mistero della cupola. Dice che vuole lasciare Morney Hill al più presto con gli amuleti che ci avevi promesso.”

Fu, però, Alaris a rispondere: “Riferisci al tuo capo che, purtroppo, non lo farà tanto presto. Siamo stati rinchiusi tutti qui grazie ad una magia molto potente e antica per un motivo, a noi ancora sconosciuto.”

Jackson, incredulo, scoppiò a ridere, prima di replicare: “State dicendo sul serio? E quanto tempo ci vorrà? Barnès non ne sarà per niente felice!”

“Beh, dovrà adattarsi, – gli rispose Dana, sprezzante - perché al momento la situazione è questa. Siamo tutti intrappolati qui e sappiate che nemmeno noi stiamo facendo i salti di gioia!”

“D’accordo, ma una stima del tempo può farla? Insomma, due giorni, una settimana, quanto?”

Seccata, la donna scosse energicamente la testa: “No, non posso. E’ una cupola magica, non un forno a microonde con il timer! – poi sospirò – Senti, potrebbero volerci giorni, settimane, addirittura mesi per capire come tirarcene fuori, perciò per adesso sistematevi da qualche parte, ok? A proposito, dove eravate la scorsa notte?”

“Abbiamo trovato la casa di una confraternita abbandonata con parecchie stanze.”

“E le streghe? – chiese Alaris, preoccupato – Dove sono andate?”

“E io che diavolo ne so?!? Insomma, saranno affari loro! Noi demoni pensiamo solo al nostro clan, non ci importa degli altri.”

Dana, allora, vedendolo sempre più inquieto, si affrettò a tranquillizzare l’uomo: “Alaris, stai tranquillo, sono streghe. Sanno cavarsela da sole e, rispetto ai demoni, possiamo fidarci di loro: non saranno un problema.”

“Grazie per le belle parole!” commentò Jackson, sarcastico, ricevendo in cambio un’occhiataccia.

“Oh andiamo, sappiamo entrambi che voi demoni non siete dei santi! Guarda caso, uno di voi sta cercando di conquistare il mondo!”

“Ok, ha vinto, siamo dei mostri assetati di potere!”

 

Nel frattempo, al piano di sopra, Jade sentì la porta aprirsi nuovamente e, quando vide entrare Terence e Brenda di fretta, ne fu molto irritata.

“Accidenti, – esclamò, seccata - non c’è un attimo di pace in questa casa!”

Brenda ignorò le sue parole, arrivando subito al dunque: “Dov’è tua nonna? Dobbiamo parlare subito con lei!”

“Mia nonna? E’ nel suo antro oscuro… ehm, la cantina. Ora posso vedere in pace l’ultimo episodio di Pretty Little Liars?”

“Tesoro, – replicò l’amica, dolce - lascia perdere, è un telefilm tremendamente complicato per il tuo attuale stato mentale!”

In quel momento, la porta si aprì nuovamente e Jade, stanca del continuo via vai, si alzò, infuriata.

“Okay, adesso basta, questa casa non è Hogwarts!” gridò e, quando entrò nel corridoio che portava all’ingresso, si trovò davanti una persona che non avrebbe mai immaginato di vedere in casa sua: Zack.

La ragazza rimase pietrificata e altrettanto lui, che rimase impalato a guardarla, serio, senza saper cosa dire. Subito, però, furono raggiunti dagli altri due, che di parole, invece, ne avevano tante, soprattutto Brenda.

“Zack? Che cosa ci fai qui? Dovremmo prenderti a calci per quello che hai fatto con John, tradendoci!!”

Terence, invece, si mise subito davanti a Jade, scrutando il nuovo ospite con aria minacciosa: “Cosa sei venuto a fare qui?”

Il ragazzo sorrise arrogante, prima di rispondere: “La situazione si è ribaltata, vero Terence? Ora tu sei quello buono e io il cattivo!”

“Perché, non è la verità? – s’intromise Brenda - Guardiamo in faccia alla realtà: non sei né sotto l’incantesimo di Heith, né tantomeno sotto l’influsso del cigno. Sei passato dalla parte di John volontariamente!”

Ma lui non la ascoltò, anzi, la ignorò proprio: “Sto cercando Dana, devo parlare con lei a proposito della cupola...”

“Come, scusa? Okay, sappiamo che non siete stati voi per ovvi motivi, ma, se sei venuto qui per costringerci ad abbassare la cupola affinché i vostri amati disordini sguazzino di nuovo nel mondo, beh, sei fuori strada! Abbiamo fatto i salti mortali per farli scomparire per sempre, Samuel ha perso addirittura la vita, perciò, se pensi che lo faremo…”

Ma non riuscì a concludere, perché Jade le urlò contro: “Adesso smettila! – subito, però, tornò calma – Lasciatelo passare…” e, dopo aver scambiato un rapido sguardo con il ragazzo, si congedò, salendo al piano di sopra.

Agitata, corse su per le scale e, pochi secondi dopo, quelli rimasti di sotto udirono il rumore della porta della sua camera che si chiudeva con un tonfo. Zack tentennò, a quel suono, ma rimase composto rispetto agli altri due.

Brenda, infatti, era semplicemente furiosa e si voltò subito verso il ragazzo, lanciandogli un’occhiataccia: “L’hai sentita? Quella porta sbattuta è Jade che soffre per la morte di Samuel e per te che lavori con l’uomo che le ha distrutto la vita. Perché ci stai facendo questo? Perché LE STAI facendo questo?”

Zack, mantenendosi impassibile e limitandosi a guardarli freddamente, rispose, dopo alcuni secondi: “Non sono affari vostri quello che faccio e perché. Adesso lasciatemi passare, devo parlare con Dana” e gli altri due, senza dire altro, si scansarono, limitandosi a guardarlo male.

 

Naturalmente, Brenda non riuscì a non ignorare i pianti di Jade provenienti dal piano di sopra.

“Come può comportarsi così? – chiese a Terence, sconvolta - Lui e Jade avevano un rapporto speciale, forse più del mio con lei, perché le sta spezzando il cuore?”

“Magari ha il cuore spezzato anche lui…” rispose l’uomo.

 

Zack, intanto, era sceso in cantina e la donna fu molto sorpresa di vederlo.

“Zack, figliolo, che cosa ci fai qui?” chiese, gentile e l’altro fu subito molto schietto con lei e gli altri presenti nella stanza.

“Non vengo come nemico, ma nemmeno come amico. Mi manda John.”

Immediatamente Jackson, mettendosi sulla difensiva, evocò una sfera di energia tra le mani: “Allora tu lavori con John, dico bene?”

Dana, però, provò subito a calmarlo: “Fermo! Non fargli del male, era uno dei nostri! E ha detto di non essere venuto qui come nemico, perciò ascoltiamolo, ok?”

Il demone abbassò le mani e Zack si sentì libero di continuare a parlare.

“Sarò diretto: John vuole uccidervi tutti perché pensa siate stati voi a creare la cupola che tiene intrappolati qui i suoi disordini. Gli ho detto che vi ho spiati e che non c’entrate niente con tutto questo, ma lo farà comunque se non scoprirete chi è l’artefice. Perciò, avete già qualche idea, per caso,di chi sia stato?”

Fu Alaris a prendere la parola e rispondere: “Stiamo ancora cercando di capire, ma riferisci pure a John, da parte mia, che dovrà calmare la sua sete di sangue, perché, se ci uccide, rimarrà per sempre bloccato in questa città e… non puoi essere sovrano del mondo se rimani chiuso dentro una scatola, no?”

“Credo che questa minaccia potrebbe convincerlo...” commentò il ragazzo e si girò, pronto ad andarsene.

L’anziana signora, però, lo fermò: “Zack, come ti sta costringendo a stare al suo fianco? Perché mi rifiuto di credere che lo stai facendo volontariamente…”

Quando lui si voltò, però, il suo volto era una maschera di indifferenza: “Fate del vostro meglio per togliere questa cupola, perché non sarà divertente restare a Morney Hill nei prossimi tempi. I disordini sono rimasti bloccati in questa città, ma non si tratta di quelli vecchi, perchè John li ha fatti come… rinascere nella loro forma primordiale. Il mondo che c’è fuori è salvo, in questo momento, ma non qui dentro. Questa città è condannata a morte, se proprio devo essere realista...” e se ne andò, lasciando sotto shock tutti i presenti.

 

Poco dopo che lasciò la casa, Brenda e Terence, impazienti di conoscere la ragione della sua visita, si affacciarono in cantina.

“Allora, cosa era venuto a fare Zack?”

“A spaventarci, a quanto pare. – rispose Jackson, stranamente serio - Ma suppongo che si sia capito il doppio gioco, non so se mi spiego...”

“Quale doppio gioco?” chiese lei, confusa.

“Zack sarà anche dalla parte di John, al momento, ma ci ha fatto capire che la cupola non deve essere rimossa, anche se è questo che vuole il suo capo” le spiegò Dana, gentile come sempre, lasciandola, però, ancora più perplessa.

“Cosa significa?”

Fu Terence, però, a risponderle: “Che dovremo sacrificare Morney Hill per salvare il resto del pianeta, perchè i disordini sono una minaccia ben peggiore, stavolta.”

Poi Alaris aggiunse: “Ho sentito parlare dei disordini allo stato primordiale, quelli che sono stati scagliati sulla terra la prima volta. Erano un male inarrestabile. Con il tempo i disordini sono diventati sempre più innocui, per quanto minacciosi per l’umanità. Ma questo è tutta un’altra cosa e perciò noi non potremo abbassare la cupola. Chi l’ha messa, in realtà, sta salvando il mondo e noi non dovremo cercare di ostacolarlo.”

“Mi state dicendo che non faremo niente? – chiese Jackson, preoccupato - Che resteremo tutti bloccati qui con quel mostro e i suoi disordini? Sappiate che Barnès non ne sarà per niente contento e scatenerà una guerra pur di uscire da questa città!”

Dana, allora, si avvicinò a lui, guardandolo negli occhi mentre parlava: “Ed è per questo che non devono sapere nulla né lui, né la congrega delle streghe. Diremo che ci stiamo ancora lavorando, ma in realtà non la abbasseremo. Se i disordini dovessero lasciare questa città, infatti, non ci sarà nessuno a salvare il mondo, perché non ci sono più profezie. – poi lo sguardo si spostò su tutti gli altri – Sia chiaro che quello che ci siamo detti in questa cantina, dovrà rimanere un segreto, se non vogliamo che la situazione degeneri. Dobbiamo mantenere tutti la calma, sperando di trovare nel frattempo un modo per eliminare i disordini dall’interno.”

L’altro annuì, capendo la situazione: “D’accordo, manterrò il segreto, ma sappiamo tutti che questa commedia non reggerà a lungo...”

Fu allora che Brenda decise di rivelare loro il motivo per cui li aveva raggiunti lì sotto: “A proposito, io e Terence dobbiamo dirvi una cosa riguardo la cupola: gli esseri umani posso entrare e uscire liberamente dalla città, non sono reclusi qui. Gli unici intrappolati siete voi, gli esseri soprannaturali.”

L’anziana strega abbozzò un sorriso, soddisfatta: “Bene. E’ una buona notizia. Questo vuol dire che, se la situazione dovesse sfuggirci di mano, potremo mandare via tutti gli abitanti della città.”

Ma la ragazza non sembrava del tutto soddisfatta: “E cosa ne sarà di voi? Insomma, io faccio parte di quelli che non sono in trappola, ma non posso comunque abbandonarvi qui…”

“Tranquilla, non arriveremo a quel punto, se giocheremo bene le nostre carte. Ce la caveremo anche questa volta, ma ci serve tempo.”

“Beh, allora io torno dal mio clan per far sapere loro ciò che abbiamo concordato, ok?” si intromise Jackson, congedandosi.

Alaris, però, lo fermò per dirgli un’ultima cosa: “Fate arrivare l’informazione anche alle streghe, d’accordo? Non amano essere escluse, perciò non creiamo conflitti inutili.”

“Sarà fatto!” esclamò l’altro, uscendo e quelli rimasti poterono finalmente rimettersi al lavoro.

 

 

Qualche giorno dopo

 

 

Con il passare dei giorni, Jade continuava ad evitare tutti e a chiudersi sempre più in se stessa. Per quanto fosse impegnata con la faccenda della cupola, Dana continuava a preoccuparsi per la condizione di sua nipote, così decise di coinvolgerla in qualcosa che potesse distrarla e che le facesse ricordare la sua natura di strega: con l’aiuto di Brenda, la portò in un negozio di magia della città.

Dopo aver trovato il posto, nascosto da un incantesimo, le tre donne vi entrarono subito e Brenda, ovviamente, iniziò subito a commentare ciò che vedeva.

“Come mai tutti i negozi di stregoneria sono sempre protetti da un incantesimo? Le proprietarie temono che la polizia anti-streghe le arresti per traffico di magia illegale, per caso?”

La donna, nel sentire le sue parole, sorrise: “No, Brenda. Semplicemente, quello che contengono può diventare potenzialmente pericoloso, nelle mani sbagliate.”

 

Poco dopo, mentre Dana parlava con la commessa del negozio, la ragazza si avvicinò a Jade, che stava osservando dei fiori chiusi all’interno di una cornice.

“Ti stai appassionando di nuovo alla stregoneria?” le chiese e l’altra rispose con un sorriso triste.

“Quel fiore sulla destra, è il fiore dell’eternità. Cresce solo in un posto, un campo. Samuel mi portò lì quando non avevo i ricordi e me lo donò, ma devo averlo perso da qualche parte. – e scoppiò a piangere disperata, per poi arrabbiarsi – Che razza di imbecille perderebbe una cosa così importante?”

L’amica le lanciò una lunga occhiata e poi l’abbracciò stretta: “Tesoro, la cosa più importante che devi conservare di Samuel è il suo ricordo, non un fiore.”

“Sì, forse hai ragione. – le rispose l’altra, asciugandosi le lacrime e cambiando subito discorso, cercando di sorridere mentre lo faceva – Allora, sai già dove andrai al college? Ora che sappiamo che la cupola non tiene bloccati qui gli esseri umani, avrai grandi progetti. Io, a quanto pare, dovrò rimanere qui, invece, ma sono molto contenta per te!”

Brenda ricambiò il sorriso: “Gli unici grandi progetti che ho sono le persone che amo, Jade. Sono stata accettata in molti college, ma in realtà non ero io, perché non ero qui. Non prenderò i meriti guadagnati da una persona che fingeva di essere me, quando io ero altrove. Forse un tempo avrei fatto i salti di gioia, ma ora le cose voglio guadagnarmele con la MIA fatica e il MIO cervello, per questo ho deciso di restare qui e frequentare il college di Morney Hill.”

Jade rimase letteralmente a bocca aperta: “Ti prego, dimmi che non stai rinunciando a quello che c’è fuori per restare qui con me. Brenda, non posso farti questo, non posso permetterti di restare qui per farmi da supporto!”

L’amica scoppiò a ridere: “E chi ha detto che rimango qui solo per te? Guarda che ho anche un ragazzo da tenere d’occhio, con tutte quelle streghe sexy che girano per la città!”

“Tu sei pazza!”

“Beh, è l’unica qualità che non ho perso!”

Poi, però, tornarono entrambe serie: “Brenda... scusa se ti ho ignorata fino ad oggi, ma ti chiedo di avere pazienza. Sei una delle persone più importanti della mia vita, ma in questo orribile momento che sto passando, avrò più bisogno di restare da sola che in compagnia, perciò, se alcune volte ti ignorerò, non pensare che io non ti voglia bene, perchè non è così…”

“Tranquilla, hai tutto il tempo del mondo per tornare ad essere la mia amica a tempo pieno. Non ti preoccupare...”

In quel momento, Dana, che aveva concluso i suoi acquisti, le interruppe: “Ragazze, possiamo andare? Ho preso alcune cose interessanti che vi piaceranno!” e le due annuirono, incuriosite, seguendola fuori.

 

 

Ufficio del Sindaco – Municipio di Morney Hill

 

 

Quel pomeriggio, John era completamente solo nel suo ufficio. Seduto davanti alla scrivania, continuava a fissare la libreria sulla sua destra, finchè, ad un certo punto, si alzò e si avvicinò, per poi spostare indietro uno dei libri. Improvvisamente, si sentì un click, la libreria si mosse verso l’interno della parete e lui la spinse, aprendo un passaggio che, nel giro di pochi secondi, lo condusse in un sotterraneo.

Lì, vi erano due gabbie che ospitavano due persone: Xao e Zeta.

L’uomo prese una vecchia sedia e si sedette davanti a loro, che, naturalmente, lo guardavano storto. Subito dopo, iniziò a parlare.

“Cosa dovrei fare ora con voi, ragazzi?”

“Liberarci, magari.” rispose la donna, cinica, scatenando in lui una risatina.

“E perché mai dovrei? In questa città ho già fin troppi nemici. E poi, sappiamo benissimo tutti e tre del perché vi ho catturati. Voi siete dei guaritori, gli unici, ora che siamo isolati. Potete curare i prescelti, in questo caso solo mia nipote, è vero, ma, se il Consiglio lo consentisse, potreste farlo con chiunque. Se siete qui, in questa gabbia, è perché voglio uccidere tutti coloro che sono sotto questa cupola e non voglio che i vostri poteri salvino qualcuno...”

Ma Xao intervenne, sicuro: “Prima o poi ci troveranno!”

John scosse la testa, il suo solito sorriso sulle labbra: “Mi dispiace, ma hanno problemi più importanti a cui pensare, al momento, come ad esempio rintracciare la persona che ci ha rinchiusi qui, a Morney hill. Sapete, i vostri poteri non sono l’unica cosa per cui siete in questa gabbia anti-magia, visto che, casualmente, vi ho rapiti nell’esatto punto in cui sono partiti quei fasci di luce. Perciò, o siete stati voi a creare la cupola o avete visto chi è stato.”

I due, tuttavia, non lo temevano e replicarono, sicuri: “Anche se sapessimo qualcosa, non lo diremmo certo a te! Ma, soprattutto, sappi che non ti aiuterò, dopo quello che mi hai fatto con il cigno!”

John si alzò, congedandosi: “Troverò il modo di farvi parlare, non temete. Ho tutto il tempo del mondo...” e se ne andò, lasciandoli soli.

 

 

Sede dei demoni presso la confraternita abbandonata ΛΣΩ

 

 

Jackson era appena rientrato alla sede dei demoni, dove si stava tenendo una sorta di riunione cui erano presenti anche le streghe. Quando entrò, Barnès e Tamara, i due capi, erano circondati dal resto dei loro seguaci e il ragazzo rimase spiazzato nel vederli.

“Cosa sta succedendo?!?”

“Succede che – gli rispose il demone, per poi sorridere alla sua collega – avevo sottovalutato le nostre amiche streghe...”

“Non capisco.. Spiegati.”

“Grazie ad alcuni loro libri di stregoneria, le streghe hanno scoperto qualcosa sulla cupola. A quanto pare questa... cosa che ci tiene intrappolati, è una sorta di incantesimo chiamato Cupola sanguinea…”

“E chi lo avrebbe lanciato, una strega?”

“Forse, – gli rispose Tamara - ma non una di noi. Non potremmo neanche, viste le regole cui è sottoposto.”

“Quali sono?”

“Credo sia meglio che a rispondere sia la strega che ha scoperto tutto. Fatti avanti, Klen!” chiamò la donna e subito una ragazza si fece avanti e prese la parola.

“L’incantesimo può essere eseguito solo da fratelli o sorelle, tra persone che hanno un legame di sangue di questo tipo. E nella nostra congrega non ce ne sono.”

“Quindi questo significato che sappiamo con certezza che è stata più di una persona a fare questo, giusto?”

“Sì, anzi, dal numero di fasci visti partire dal centro della città, erano in tre. Ma non è questa la nostra maggior preoccupazione al momento, dato che nei libri che ho letto, libri davvero molto antichi, la cupola sanguinea  rappresenta una sorta di rito sacrificale…” ma si interruppe.

“Un rito per sacrificare cosa?” chiese Jackson, perplesso, e Barnès si affrettò subito a prendere la parola e spiegargli la situazione.

“Non cosa, chi! La strega, quella anziana, ha detto che le lettere spedite al nostro clan e alla congrega sono state usate per attirarci a Morney Hill, perciò… saremo noi ad essere sacrificati. E mi gioco tutto quello che volete che a volerci morti sono quelli del Consiglio! Ora che non esiste più una profezia che mette in riga sia i demoni che le streghe, sicuramente ci temono a tal punto da volerci eliminare. Probabilmente, la stessa cosa sta accadendo anche ad altri in altre città...non sappiamo se la stessa cosa stia succedendo anche fuori!”

“Aspettate un secondo! Ci sono solo tre membri del Consiglio, qui, e dubito che abbiano un legame di sangue…”

“Posso sempre aver incaricato qualcuno in grado di farlo, persone che hanno un legame di sangue.”

 

A quel punto, il demone decise che era arrivato il momento di riferire le informazioni avute a casa Ferguson.

“Sentite, io direi di non fare nulla, loro mi hanno detto che stanno lavorando su come fare per abbassare la cupola. Aspettiamo e non creiamo conflitti inutilmente, ok?”

Quando finì, Barnès si avvicinò a lui e gli mise una mano sulla spalla: “Jackson, ti ho scelto come mio secondino. Non farmene pentire... Il Consiglio e quella strega stanno solo temporeggiando con noi. Probabilmente stanno, anzi, STANNO GIA’ attuando questo rito sacrificale, mentre parliamo, perciò ora il nostro clan e – guardò le streghe – la loro congrega uniranno le forze per uscire da questa dannata città. E chiunque oserà mettersi sulla nostra strada… beh, soccomberà, molto semplicemente…”

Subito, con un grido, ebbe l’appoggio di tutti i presenti e Jackson non poté opporsi.

 

Qualche metro più lontano, Brenda e Terence, che lo avevano seguito per assicurarsi che la situazione fosse stabile, osservavano la casa della confraternita nascosti dietro un albero.

La ragazza, con in mano il binocolo, sospirò, seccata: “Non posso credere che tu mi abbia aspettata fuori dalla casa di Jade per trascinarmi qui! E non posso credere nemmeno che la signora Ferguson abbia acconsentito. Avevamo appena comprato degli oggetti magici, volevo scartare i pacchi insieme a loro…”

Lui, seduto sulla panchina vicina, la osservò, perplesso: “Da quando non ti piacciono gli appostamenti? E per di più con me?”

“Da quando ho scoperto che la mia vita sociale è pari a quella di Lisa Simpson! L’estate sta per finire e io dovrei essere a qualche festa o, perlomeno, da qualche parte a mostrare al mondo che esisto. Di questo passo, quando inizierà il college, dovrò camminare per il campus con un post-it attaccato sulla faccia con su scritto il mio nome per essere riconosciuta!”

“Ma non hai detto che il tuo clone se la stava cavando meglio di te, al posto tuo?” le rispose lui, aprendosi una lattina di birra.

In cambio, però, ricevette solo un’occhiataccia: “Sì, fino ai primi di maggio forse, ma poi il consiglio l’ha fatta sparire, perché tutti sapevano che Jade era una criminale e molto probabilmente le avrebbero fatto un sacco di domande sulla sua amichetta fuorilegge. Perciò questo vuol dire che non esisto in questa città da ben sei mesi, apparte il giorno del diploma, dove le mie ex amiche del liceo a malapena mi hanno degnato di uno sguardo! Il mondo è andato avanti e anche gli altri non stavano di certo lì ad aspettare me. Una volta che sei fuori dal giro, sei fuori e basta!”

“Beh, al college ti farai dei nuovi amici, però…”

Stavolta lei lo guardò perplessa: “Aspetta, ma da quando ti sei messo a bere? Mi hanno per caso drogata e tenuta prigioniera da qualche parte, mentre prendevi questa abitudine?”

“E’ solo una birra, Brenda. – le rispose lui, tranquillo - E poi, a guardare bene, nemmeno la mia vita può definirsi strabiliante, al momento. Sono passato da braccio destro del male a insegnante di arti marziali per adolescenti con problemi di peso e figli di papà!”

Lei sollevò le sopracciglia: “Beh, almeno ti pagano bene!”

Terence la guardò storto da sopra la lattina: “Sì, ma resta il fatto che devo abituarmi alla mia nuova vita. E speravo lo notassi, sinceramente. Invece hai passato tutta l’estate a cercare l’attenzione della tua migliore amica, che ti ignorava, e a tornare alla tua cosiddetta vita sociale. Non ti sei certo preoccupata di chiedermi come stavo...”

Brenda, preoccupata, si sedette di fianco a lui: “Non pensavo avessimo dei problemi... Tu mi ami ancora, vero?”

“Certo che ti amo ancora! E’ solo che, da quando siamo venuti qui, non sempre le cose sono andate come mi aspettavo...”

“Hai ragione… e questa cosa mi fa paura, francamente. Insomma, io ti amo con tutta me stessa, ma… non è come prima, ora che me lo fai notare. E dobbiamo assolutamente recuperare, non voglio che tra noi finisca solo perché viviamo in un posto diverso.”

 

Improvvisamente, però, si udì il rumore di una porta che si apriva proveniente dalla casa della confraternita e subito Brenda si alzò in piedi.

“Riprenderemo il discorso più tardi, c’è movimento!” e i due si spostarono dietro un albero vicino per osservare ciò che stava accadendo.

Fecero appena in tempo a nascondersi, che i demoni e le streghe uscirono, lasciando i due confusi e perplessi.

“Cosa ci fanno le streghe con i demoni?” chiese Terence.

“Fantastico, ci mancavano solo le alleanze! E ora cosa facciamo?”

“Fare cosa? Non sappiamo nemmeno che intenzioni hanno!”

“Ti sei rammollito, per caso?”

La faccia offesa dell’altro, però, fece pentire la ragazza per quello che aveva appena detto: “Ehm, scusa, non volevo dirlo...”

Allora l’uomo, orgoglioso come sempre, decise di uscire allo scoperto per dimostrarle che aveva torto e subito lei cercò di fermarlo.

“Terence, aspetta! Cosa stai facendo?”

Lui, però, la ignorò, rivolgendosi direttamente ai due gruppi che stavano lasciando la casa della confraternita: “Ehi, voi!” urlò e, ovviamente, tutti si fermarono e si girarono. Barnès fu il primo a farsi avanti: “Qualche problema, servitore del caos?”

Ma non riuscì a intimidire Terence: “Sì, a dire il vero: dove state andando?”

Il demone scoppiò a ridere: “Dobbiamo davvero rendere conto a te di quello che facciamo?”

Irritata, Brenda si fece avanti, rivelando la sua presenza: “Nella scala sociale del Male, direi che sei decisamente sotto di molti gradini rispetto ad un servitore del caos, non credi?”

A quel punto, Tamara si intromise, mettendosi accanto a Barnès: “Sappiamo che sono stati Dana e il Consiglio a rinchiuderci qui dentro, ma non rimarremo fermi a guardare, mentre ci sacrificano tutti!”

“Sacrificarvi? – replicò la ragazza, perplessa – Di che cosa stai parlando? Siamo tutti nella stessa barca e ti assicuro che loro non hanno niente a che fare con la cupola!”

 

Improvvisamente, però, al centro della strada comparve John, lasciando tutti spiazzati: “Cucù, – esclamò - vi ho spaventati?”

 

 

Casa Ferguson

 

Dana scese in cantina con i suoi acquisti e Jade la seguì, curiosa.

“Cos’hai comprato esattamente, nonna?”

“Qualcosa che ci aiuterà a scoprire l’identità della persona che ha creato la cupola.”

L’altra le rivolse un’occhiata scettica: “Beh, ma anche se la troviamo, non credo sarà disposta a disfare questa trappola magica, no?”

L’anziana signora, però, le sorrise, mentre sistemava i suoi acquisti sul tavolo: “Sei troppo pessimista, mia cara.”

“Chissà come mai...”

Ovviamente, a Dana non sfuggì il suo umore grigio: “Tesoro, la morte di una persona a te cara non significa necessariamente che tutto continuerà ad andare male nella vita. Sì, adesso ci sono solo giorni brutti, perché si tratta di una cosa recente, ma… passerà, prima o poi, e avrai di nuovo giorni belli, come prima. La vita non finisce qui, Jade...”

L’altra cercò di farsi forza: “Non puoi sapere se quei giorni belli ci saranno o no. Non posso crederci…”

In silenzio, l’anziana strega tornò al tavolo e prese dal cassetto le lettere ricevute dai demoni e dalle streghe e quella trovata nel punto da cui erano partiti i fasci di luce.

Subito Jade, incuriosita, si avvicinò: “Cosa vorresti fare con quelle?”

“Cercare di capire se ho ragione.”

“Ragione su cosa?” chiese l’altra, perplessa.

“Sono convinta che ci sia un messaggio nascosto, oltre a quello che ci è stato lasciato.”

Poi, sistemò delle candele viola intorno alle tre lettere e iniziò ad accenderle una ad una usando i suoi poteri.

Dato che la nipote la stava osservando, decise di lasciare l’ultima a lei: “Vuoi finire tu?” In cambio, però, ricevette solo un’occhiataccia: “Non ho più alcun potere, da quando la profezia si è compiuta, te lo sei dimenticata?”

“Sei stata dotata di grandi poteri che ora non hai più, è vero, ma il potere fa comunque parte di noi streghe. Devi solo farlo maturare di nuovo, come ha fatto ogni altra.”

Allora Jade, concentrandosi sulla candela spenta, provò ad accenderla, ma ad un certo punto, sbuffando, ci rinunciò: “Senti, fallo tu, a me non interessa!” e si allontanò.

Dana, però, insistette: “Ascolta, Jade…”

Ma lei fu categorica: “No, nonna, ascolta TU: io non mi rimetterò a praticare magia ricominciando da zero. Non voglio! Non c’è motivo! Se vuoi fare le tue stregonerie, falle pure, ma non mi coinvolgere, ok? Ho chiuso con tutto questo!” e si andò a sedere, nervosa. La donna, invece, non aggiunse altro, andando ad accendere anche l’ultima candela.

Poi, da un sacchetto tirò fuori una polvere grigia e iniziò a spargerla sopra le tre lettere. Successivamente, fece altrettanto anche con il liquido nero contenuto in una boccetta. Infine, iniziò a recitare una formula: Mostrami ciò che è nascosto, il vero messaggio che vi risiede. L’inchiostro segue i passi della scrittura e ne rimuove la falsa copertura...”

Improvvisamente, le fiamme delle candele si fecero più alte e le tre lettere si fusero letteralmente tra di loro, diventando un unico foglio su cui, grazie al liquido nero che vi fluiva sopra, iniziò a scriversi il messaggio segreto.

A quel punto, le candele si spensero di colpo e, dopo uno sguardo veloce tra le due streghe, Dana lo sollevò, per vedere il risultato, ma, nonostante la grande curiosità della nipote, non lo lesse ad alta voce.

“Cosa c’è scritto? Cos’è?” la incalzò la ragazza.

“Sono istruzioni.”

“Istruzioni? Per cosa?”

“Per trovare qualcosa…”

 

 

Sede dei demoni, presso la confraternita abbandonata ΛΣΩ

 

 

Nella strada all’esterno della confraternita erano schierati i demoni e le streghe da un lato, Brenda e Terence dall’altro e, al centro, appena comparso con grande sorpresa di tutti, John.

La ragazza, disgustata, prese parola per prima: “Vedo che ha qualche capello bianco, signor sindaco. Per caso durante l’assenza dei disordini è invecchiato di qualche decennio?”

L’altro le sorrise, indifferente: “Beh, ti piacciono gli uomini maturi, viste le tue scelte, o sbaglio? – e puntò gli occhi su Terence - Chi lo sa, magari ora avrai un debole anche per me!”

Lei, ricambiando il sorriso, chiaramente beffardo, esclamò: “Preferirei bere dell’acido, che fare strani pensieri sullo psicopatico nonnetto della mia migliore amica!”

“Attenta a quello che dici, Brenda, certe cose potrebbero anche realizzarsi!”

Terence, allora, si intromise nella conversazione, guardandolo minaccioso: “Sta lontano da lei! Non devi torcerle nemmeno un capello, altrimenti...”

Seccato, John roteò gli occhi: “Sai, Terence, prenderei più sul serio le minacce di un gatto parlante, che le tue…” poi si voltò verso gli altri: “Ecco, voi, ad esempio, siete più minacciosi di lui. Ma che simpatico gruppetto... demoni e streghe che collaborano insieme anche dopo la profezia…”

Subito Barnès si fece avanti e disse: “Senti, noi non vogliamo problemi, vogliamo solo andarcene da questa città.”

“Tranquillo, nemmeno io ne voglio, anche se è stato un po’ codardo da parte tua dirlo, visto che sei il capo di un clan. Insomma, – scoppiò a ridere – abbi più spina dorsale!”

“Non è da codardi voler proteggere il mio clan! Soprattutto se mi trovo davanti ad uno come te. Insomma, non sei una persona qualunque, hai la tua reputazione…”

“Ma davvero? – replicò l’altro, quasi colpito – Sono così famoso? Beh, mi sento lusingato… Comunque sta tranquillo, ho un certo riguardo nei confronti dei miei simili, visto che anche io sono un demone per metà!”

In quel momento, alzò un braccio verso il gruppo delle streghe e una di loro venne letteralmente trascinata verso di lui da una forza sovrannaturale. Tamara, il capo della loro congrega, iniziò a gridare: “Noo, Klen! Lasciala stare!”

Ma John, con la fronte della ragazza incollata al palmo della sua mano, continuò: “Al contrario, non ho molto riguardo verso le streghe, ma cercherò comunque di essere gentile con loro. Ora, però, vediamo un po’ cosa sapete sulla cupola...” e chiuse gli occhi, come se si stesse concentrando per leggere nella sua mente ed estrapolarne informazioni.

Tutti, intanto, lo stavano osservando con il fiato sospeso.

Pochi secondi dopo, John riaprì nuovamente gli occhi, gettando a terra la ragazza che, terrorizzata, si allontanò gattonando per poi alzarsi e scappare accanto al suo gruppo. Intanto l’uomo, con lo sguardo perso nel vuoto, rifletteva: “Cupola sanguinea. Interessante…”

Brenda scambiò con Terence un’occhiata perplessa, chiedendosi di cosa parlasse, ma poi spostò subito di nuovo la sua attenzione sul demone, per non perdersi nemmeno una sua parola.

“Credo – continuò quello - che sia arrivato il momento di richiamare i disordini in città. A quanto pare, non riusciranno a trovare una via d’uscita.”

Poi, puntando gli occhi al cielo, aggiunse: “E’ arrivato il momento di combinare qualcosa di malvagio…”

A quel punto, anche gli altri alzarono gli occhi, domandandosi cosa stesse per succedere. L’aria si fece subito pesante e il cielo, che sembrava calmo, fu subito scosso: dal punto più alto della cupola, infatti, scese rapidamente verso di loro un’enorme nube nera. In poco tempo essa investì tutti i presenti, in particolare i demoni e le streghe.

Intuendo cosa stava per accadere, Terence abbracciò Brenda e le abbassò la testa, nel tentativo di proteggerla.

La ragazza, spaventata, iniziò a gridare: “Cosa sta succedendo?!?”

“Non lo so, – rispose lui - non vedo niente…”

Intanto, udirono intorno a loro le urla degli altri, colti dal panico. Subito dopo, però, queste cessarono di colpo e la nube cominciò a diradarsi.

Brenda, dopo aver alzato la testa dal petto del suo amato, riaprì gli occhi, rimanendo spiazzata da ciò che vide: “Ma… – chiese, confusa - dove sono finiti tutti?”

Anche l’uomo si guardò attorno: “John gli ha presi!”

Incredula, lei si mosse lungo la strada, spostando lo sguardo da ogni parte: “Come sarebbe a dire? Presi per cosa?”

“I demoni e le streghe devono aver scoperto qualcosa e ora anche John ne è a conoscenza.”

“Ha parlato di cupola sanguinea, l’hai sentito anche tu, vero? Sai di che cosa si tratta?”

Lui, però, scosse la testa: “No, ma Dana potrebbe saperlo. Dobbiamo dirglielo subito!”

“Sì, sono d’accordo. Facciamo in fretta!” e i due si affrettarono a raggiungere l’abitazione della donna.

 

 

Cimitero di Morney Hill

Jade era di nuovo lì, in piedi davanti alla lapide di Samuel, come tutte le notti, del resto. Le dava un po’ di pace parlare con lui, pur sapendo di non poter ricevere alcuna risposta. Farlo, però, non le impediva di non piangere ad ogni parola che tentava di pronunciare.

“Non è cambiato nulla, da quando non ci sei più. Siamo di nuovo al punto di partenza e tutti gli altri si stanno affannando nuovamente per cercare una soluzione ai nuovi problemi che tormentano le nostre vite. Io, però, sono così stanca, Samuel... Sono tanto, tanto stanca. E’ triste, perché non sei qui con me. Mi stai guardando? Riesci a vedere quanto sono distrutta? Se ci riesci, cerca di capirmi. Non sto gettando la spugna, voglio solo trovare la stessa pace che hai trovato tu, la voglio, disperatamente. Voglio TE, disperatamente.”

Improvvisamente, però, smise di parlare, perchè percepì una presenza alle sue spalle, pur decidendo di non girarsi. Infatti, sapeva perfettamente di chi si trattava.

“Sai, mi chiedevo se mai ti avrei visto qui. Forse Samuel aveva veramente ragione su di te…”

L’altro, uscendo dall’ombra, le si avvicinò ancora di più: era Zack.

“In realtà, sono stato parecchie volte, qui, ma, evidentemente, non nei tuoi stessi orari.”

La ragazza continuò a parlargli con tono rilassato e senza voltarsi: “Non mi hai domandato su cosa avesse ragione Samuel, però.”

“Dimmelo ora.”

“Quando sono tornata a Morney Hill, dopo che lui… insomma, dopo che la battaglia è finita, Terence mi ha dato una lettera scritta da lui, e alcune righe parlavano di te. Diceva che non dovevo odiarti per quello che hai fatto, perché alla fine… beh, tutti commettono degli errori. In più, ne avevi passate tante e in qualche modo volevi evadere dalla persona che eri. Diceva anche che dovevo perdonarti, perché è così che si fa con le persone più importanti della tua vita…”

Il ragazzo, nel sentire le sue parole, si commosse, ma cercò di non darlo a vedere: “Vuoi perdonarmi perché te lo scrive Samuel o perché lo vuoi tu? Per me è importante saperlo...”

“Se non avessi letto quella lettera, probabilmente ti avrei cacciato da casa mia, questo pomeriggio. Sarei stata arrabbiata con te, perché ci hai abbandonati nel momento in cui ci servivi di più, perché ti sei fatto sopraffare dalle tue emozioni, dalla tua gelosia per me. Tuttavia, penso ti avrei comunque perdonato, prima o poi, perché – e finalmente si voltò, in lacrime - sei una delle persone più importanti della mia vita, fin dal primo momento. Anche se non riesco ancora a capire perché non ci sei più, perché continui a stare con mio nonno. Non riesco a capire perché non eri qui ad abbracciarmi, mentre stavo morendo dentro… Perché, Zack?”

Il ragazzo, straziato, non rispose e lei si voltò nuovamente verso la lapide.

“D’accordo, non me lo vuoi dire, va bene. Non lo comprendo, ma va bene. Ma sappi che non avrai molto tempo per darmi una spiegazione…”

“Cosa vorresti dire?” le chiese lui, perplesso.

“Sto mollando, Zack. Ogni giorno che passa è un agonia e la situazione in cui ci troviamo, per me, è insostenibile. Sei la prima persona a cui lo dico e ti prego di non farne parola con nessuno. Non voglio che qualcuno mi salvi, stavolta, perché… ho deciso che voglio morire.”

Sotto shock, Zack sgranò gli occhi per la sorpresa: “Che cosa significa questo?”

“Significa che non voglio più lottare. Samuel è morto e, in qualunque posto sia, non deve più farlo. Io, invece, vorrei tanto smettere e ormai non manca molto. Ricordi quando sono morta in quel lago per salvare tutti dalla guardiana e mia nonna, poi, mi ha ceduto un anno della sua vita? Beh, tra due settimane finirà, ma lei, all’epoca, era tranquilla perché, allo scadere del tempo, Zeta sarebbe tornata ad essere il mio angelo-guida e mi avrebbe resuscitata…”

“Ma, sbaglio o Zeta non è a Morney Hill?”

“Esatto, non è qui. Ora ti starai chiedendo perché mia nonna non stia impazzendo e facendo i salti mortali per questo. Beh, tempo fa sono entrata nella sua cantina e ho rubato una boccetta da uno dei ripiani: si trattava di una pozione che fa dimenticare alle persone cose importanti a cui pensano continuamente. Ne ho versata un po’ nel suo caffè, una mattina, e, come pensavo, ha scordato il mio problema. Poi, ho fatto la stessa cosa con Brenda e Terence.”

Zack rimase ancora più sconvolto da quella rivelazione e, anzi, si arrabbiò molto: “Non puoi farle questo, non puoi essere così egoista da lasciare le persone che hanno tenuto a te, all’improvviso, mentre cercano di capirci qualcosa! Non puoi pensare che adesso non andrò a dire loro tutto per salvarti!”

Jade, però, si mostrò serena e, anzi, gli sorrise anche: “Sapevo che tenevi ancora a me. Tuttavia, è troppo tardi, ormai. Se c’era qualcosa da fare, andava fatto prima che calasse la cupola. Zeta non è qui, non c’è altro modo per evitare la mia morte e io non vedo l’ora di essere libera da questo incubo.”

“Tu sei pazza e anche Samuel te lo direbbe, se fosse qui!” poi si voltò, pronto ad andare da Dana per fermare quella follia, ma la ragazza riuscì a gridargli contro alcune parole, prima che si allontanasse.

“Sarò anche pazza, ma stare ancora al fianco di mio nonno, nonostante tutto, lo è altrettanto!”

“Tu non sai niente!”

“Allora dimmi perché continui a stare con lui! Come fa a tenerti in pugno?”

“Eravamo solo noi tre, all’inizio di quel viaggio per salvare il mondo. Alla fine, ho perso un amico e l’ho guardato negli occhi, mentre moriva. Non ripeterò la stessa esperienza anche con te, perché almeno uno tra noi merita di essere salvato…”

“Per me è troppo tardi, non c’è niente da fare, è inutile. E a me sta bene così, credimi. Ma non me andrò senza aver salvato prima te. Non ti abbandonerò, qualsiasi cosa ti stia facendo quel mostro.”

“SMETTILA! – scoppiò lui, in lacrime - Tu non puoi morire solo perché qualcuno che amavi non c’è più! Questa non è la soluzione e Samuel sarebbe d’accordo con me. Tu non ti rendi conto di quello che dici...”

“E invece sì! – replicò lei, distrutta - Questo mondo è talmente pieno di sofferenza… siamo circondati da persone, eppure in realtà siamo così tremendamente soli... Nessuno ti capisce e nessuno ha idea del tuo dolore. Chi vorrebbe vivere qui? Chi vorrebbe vivere la mia vita?”

Ma Zack, senza aggiungere altro, si voltò e se ne andò, mentre lo guardava allontanarsi, il cuore a pezzi.

 

 

Due settimane dopo – Morney Hill

 

 

L’anno scolastico era ufficialmente iniziato e il primo giorno di college si era appena concluso, ma, per due studentesse in particolare, pensare al proprio futuro non era così semplice. Soprattutto quando una di loro non intendeva giungervi.

Brenda stava attraversando il campus, con in mano i suoi libri e la borsa, quando alle sue spalle un ragazzo cercò di attirare la sua attenzione.

“Ehi, aspetta! Tu sei Brenda, giusto?”

“Sì. E tu devi essere?” rispose, voltandosi.

L’altro ridacchiò: “Mi chiamo Wesley, per gli amici Wes, sono seduto due file dietro di te. Purtroppo, però, ho iniziato il college con il piede sbagliato e non sono riuscito a prendere tutti gli appunti della lezione di oggi. Solo io ho notato che il professor Walsh parla più veloce della luce?”

“No, non credo, la ragazza vicino a me ha quasi fatto prendere fuoco alla sua penna cercando di stargli dietro!”

“Sì, l’ho vista, si chiama Corinne ed è una mia amica. Sfortunatamente non mi sono potuto sedere accanto a lei, perché ho fatto tardi e ho praticamente travolto metà del campus per arrivare in tempo. Comunque è stata lei a dirmi che i tuoi appunti sono praticamente scritti parola per parola. Come hai fatto?”

Lei sorrise: “Diciamo che sono diventata molto abile e attenta, dopo il liceo. Comunque, puoi passare da casa mia, se vuoi, te li darò volentieri. Ora, però, devo raggiungere la mia di amica, - la cercò con lo sguardo – che è seduta su quella panca laggiù!”

“Ah, intendi dire la ragazza triste?” chiese lui, guardando il punto che lei gli stava indicando.

“Ragazza triste?” chiese lei, perplessa.

“L’ho vista parecchie volte, oggi, e non fa altro che tenere in mano una lettera e avere il volto triste. Credo di averla vista anche piangere, sta bene?”

“Ha perso il suo ragazzo, circa tre mesi fa.”

“Accidenti, mi dispiace. Non volevo chiamarla ragazza triste, è solo che ho questo strano vizio di dare nomignoli alle persone...”

 

Improvvisamente, alle spalle della ragazza arrivò Terence, che la prese per un braccio. “Ehi, finalmente sei uscita, dobbiamo parlare…”

“Ehm, ciao… – lo salutò, colta di sorpresa, poi si rivolse a Wes – Lui, invece, è il mio ragazzo e ora devo proprio andare. Puoi passare da casa mia più tardi, per quegli appunti. Tieni, abito qui!” e gli porse il foglietto su cui aveva scarabocchiato in fretta l’indirizzo.

“Ok, grazie. – si rivolse poi a Terence – Piacere di averti conosciuto!” e se ne andò.

 

Brenda, allora, iniziò a camminare con lui verso Jade: “Non c’è mai un attimo di pace, eh? Per caso c’è qualche novità sui demoni e le streghe? Ormai sto per arrendermi, sono due settimane che sono scomparsi nel nulla e non abbiamo idea di dove siano finiti!”

“Purtroppo no, si tratta dei disordini. Hanno iniziato a colpire. Fino a quando cercavano una via d’uscita nella parte più alta della cupola, Morney Hill era al sicuro, ma ora aleggiano quaggiù e Alaris è preoccupato.”

“Se i disordini inizieranno a colpire i cittadini, come diavolo li salveremo?” chiese allora lei, perplessa.

“Non li salveremo: il Consiglio ha già un piano per coloro che saranno infettati.”

 

CONTINUA NEL TERZO EPISODIO

Testo a cura di Lady Viviana.

ANGOLO AUTORE: Come promesso, il secondo episodio della terza stagione. Non perdete il prossimo appuntamento per saperne di più sui misteri presenti a Morney hill, che sarà per Mercoledì 6 Maggio con la 3x03 "Lungo il cammino della morte", dove scoprirete se Jade deciderà di continuare a lottare per vivere. Buona settimana stregata!

 

  
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