CAPITOLO DUE
"The
Sad Girl"
Presso la zona Est
della
cupola – Morney Hill
In quella domenica
assolata prima dell’inizio della
scuola, Brenda e Terence vollero concedersi un pic-nic sul prato vicino
a casa.
L’uomo,
steso accanto a lei, la osservava con
attenzione: “Allora, alla fine frequenterai il college qui,
eh?”
“Non ho
altra scelta, – replicò lei, amareggiata
– per
colpa di questa cupola magica. Non è certo a Morney Hill che
mi vedevo nel
futuro, ma a quanto pare rimarrò incastrata qui ancora per
molto tempo!”
Lui si
alzò e la scrutò meglio, perplesso:
“Davvero?
Non mi sei mai sembrata una che pensa al futuro...”
“Prima,
forse. Ma ora sono cambiata e sono abbastanza
matura da volerci pensare. – il suo tono si fece triste
– E’ stato bello
seguire Jade nel suo viaggio, scoprire la magia, il mondo del
sovrannaturale e
affrontare mille avventure, ma… sinceramente pensavo fosse
finita. Ora, però,
mi sembra che tutto questo stia invadendo la mia vita e la cosa non mi
sembra
più così divertente, non quando la gente
muore!”
Lui le
accarezzò il viso, dolce: “Tranquilla, non mi
perderai, se è questo che stai cercando di dirmi. Le nostre
vite sono
collegate, ormai, grazie alla soluzione trovata da Dana. Se tu vivi,
vivrò
anche io, ricordi?”
Brenda sorrise e
subito cercò di cambiare discorso:
“Come faremo con tutti quei demoni, quelle streghe e John,
piuttosto? Per non
parlare del mistero della cupola: la gente prima o poi se ne
accorgerà, anzi,
mi meraviglio che nessuno si sia accorto di non poter più
lasciare la città!”
Improvvisamente, un
bambino, che stava giocando con un
pallone poco distante da loro, lo calciò molto lontano e
subito si mise a
correre per andare a riprenderlo. Terence, ovviamente, lo
notò subito.
“Sbaglio o
siamo accanto al punto in cui inizia la
cupola?”
Lei, però,
lo ascoltò a malapena, impegnata a dare un
morso alla sua mela: “Nel nostro cestino
c’è anche la cartina della città e la
signora Ferguson ha disegnato un cerchio con un pennarello per
delimitare la
zona interna da quella esterna.”
L’uomo
annuì, per poi prenderla e consultarla con
attenzione, lanciando un’altra occhiata al bambino poco
lontano: “Credo che
quel bambino sia appena uscito dalla cupola...”
“Sul
serio?!?” chiese la ragazza, girandosi a
guardare.
“Secondo la
delimitazione della signora Ferguson, il
ragazzino è fuori. Per caso si è mai
sbagliata?”
Brenda si mise a
correre in quella direzione: “No,
mai!”
Quando
arrivò nel punto giusto, iniziò a gridare per
la gioia: “Sono fuoriiii! Oh mio Dio, sono fuori!”
Terence, allora, le
sorrise e si affrettò a
raggiungerla, ma fu bloccato prima.
Notando che era in
difficoltà, lei lo incalzò:
“Allora? Vieni o no? Cosa sta succedendo?”
“Non posso,
qualcosa mi ferma. La cupola, forse?”
Intanto il bambino
era tornato indietro da sua madre,
come se nulla fosse.
“Quel
bambino, però, sembra essere entrato e uscito
senza problemi.”
“Sembra
quasi che questa cupola segua le stesse regole
del pentagono: gli esseri soprannaturali non possono varcarne il
confine.”
La ragazza, allora,
provò a tornare indietro: “Sono
rientrata senza essere respinta. Questa cupola non è uguale
al pentagono,
quindi, perchè qui gli umani possono entrare e uscire
più volte.”
“A quanto
pare puoi di nuovo pensare al tuo futuro!”
Ma lei, sorpresa, non
badò alla battuta dell’uomo:
“Non c’è tempo per parlare di questo,
dobbiamo dirlo subito alla signora
Ferguson!”
Intanto, a casa, Jade
stava facendo un po’ di zapping
in tv, mentre sua nonna era impegnata in cantina con Alaris, nel
tentativo di
decifrare il messaggio della misteriosa lettera. Qualcuno, nel
frattempo, era
appena entrato in casa e subito la ragazza se ne accorse e
recuperò un
coltello, proprio mentre alle sue spalle compariva un ragazzo,
spaventandola.
“Oh mio
Dio! – esclamò – Sei uno di
quelli?”
“Dei
demoni, dici? Sì!”
Lei, allora, rimise
il coltello al suo posto: “Cosa
vuoi?”
“Sono il
secondino di Barnès, mi chiamo Jackson” si
presentò, ma lei tornò subito sul divano,
indifferente come sempre.
“Ah
sì? E cosa sarebbe?”
“Un
successore, no? Il capo di un clan ne nomina
sempre uno, perchè prenda il suo posto quando…
beh, hai capito!”
“Sì,
okay, ma tu cosa vuoi?”
L’altro
capì subito dal tono di essere di troppo,
perciò si affrettò a rispondere:
“Cercavo tua nonna, perchè Barnès vuole
sapere
a che punto è con la faccenda della cupola. Sai, vorremmo
andarcene da Morney
Hill e qualcosa mi dice che non siamo i benvenuti...”
“Ti
riferisci a me, forse? Non sono stata ospitale,
per caso? Beh, mi dispiace, ma non lo sono con nessuno, al
momento!”
“Per via
della morte di questo Samuel, per caso? Ti ho
ascoltata ieri, quando parlavi di lui a quelli del
Consiglio…”
Percependo la sua
invadenza, Jade lo interruppe
bruscamente, iniziando a gridare: “Senti, mia nonna
è giù in cantina, perciò se
devi andare a parlarle, vai, ok? Grazie!”
Il demone, vedendola
troppo tesa e scontrosa, si
congedò all’istante: “Va
bene…” e cercò di trovare da solo la
strada verso la
cantina.
Ufficio del Sindaco
–
Municipio di Morney Hill
John era fermo
davanti alla finestra, per nulla di
buon umore, quando all’improvviso Zack entrò,
portando delle notizie che
annunciò con un sorriso compiaciuto.
“Il tuo
piano è fallito, John, la cupola ha
completamente chiuso la città e i disordini sono rimasti
qui.”
L’uomo
rimase pensiero per qualche istante, prima di
rispondere: “Dev’essere stata Dana, nessuno
è potente quanto lei in questa
città, perciò, se sarà necessario, la
ucciderò, pur di annullare questa
maledetta cupola e diffondere i miei disordini!”
“Non
è stata lei, perciò calma il tuo istinto omicida,
Dexter Morgan!”
“E tu cosa
ne sai? – si voltò l’uomo, curioso - Non
vorrai mica proteggerla! Guarda che non ci casco, eh!”
“Li ho
spiati ieri, proprio come mi avevi chiesto:
c’era Dana con un gruppo di demoni e streghe e ti assicuro
che non avevano la
più pallida idea di quello che stava succedendo!”
“Allora
devono essere state Jade e la sua amichetta
con la balestra! Devo uccidere loro, forse?”
Ma Zack scosse
nuovamente la testa: “No, neanche,
perchè erano insieme agli altri.”
L’uomo,
allora, sbatté con violenza le mani sulla
scrivania, urlando ancora più forte: “Allora chi
diavolo è stato ad intralciare
i miei piani?!?”
“Non lo so,
è quello che stanno cercando di capire
tutti. Se vuoi, posso cercare di indagare, ma… devi
promettermi di non torcere
nemmeno un capello a Jade e agli altri.”
Più calmo,
John si sedette al suo posto dietro la
scrivania: “D’accordo, non farò loro del
male, per ora. Tu, però, scopri chi è
stato a dare origine a questa cupola e, se riesci, portamelo
vivo.”
Il ragazzo
annuì e se andò dall’ufficio.
Cantina di Casa
Ferguson
Finalmente Jackson
riuscì a trovare la cantina e,
scendendo per le scricchiolanti assi di legno che costituivano la
scala, attirò
gli sguardi di coloro erano di sotto. Dei due, Dana fu la prima a
rivolgersi a
lui, distogliendosi dal tavolo carico di oggetti su cui stavano
lavorando.
“Sei uno
dei demoni di Barnès, giusto?”
“Vedo che
lei e sua nipote avete un’ottima memoria!”
replicò l’altro, sarcastico, e la donna fece un
passo avanti, preoccupata.
“Cosa sta
succedendo? Perché sei qui?”
“Barnès
vuole sapere a che punto siete con il mistero
della cupola. Dice che vuole lasciare Morney Hill al più
presto con gli amuleti
che ci avevi promesso.”
Fu, però,
Alaris a rispondere: “Riferisci al tuo capo
che, purtroppo, non lo farà tanto presto. Siamo stati
rinchiusi tutti qui
grazie ad una magia molto potente e antica per un motivo, a noi ancora
sconosciuto.”
Jackson, incredulo,
scoppiò a ridere, prima di
replicare: “State dicendo sul serio? E quanto tempo ci
vorrà? Barnès non ne
sarà per niente felice!”
“Beh,
dovrà adattarsi, – gli rispose Dana, sprezzante
- perché al momento la situazione è questa. Siamo
tutti intrappolati qui e
sappiate che nemmeno noi stiamo facendo i salti di gioia!”
“D’accordo,
ma una stima del tempo può farla? Insomma,
due giorni, una settimana, quanto?”
Seccata, la donna
scosse energicamente la testa: “No,
non posso. E’ una cupola magica, non un forno a microonde con
il timer! – poi
sospirò – Senti, potrebbero volerci giorni,
settimane, addirittura mesi per
capire come tirarcene fuori, perciò per adesso sistematevi
da qualche parte,
ok? A proposito, dove eravate la scorsa notte?”
“Abbiamo
trovato la casa di una confraternita
abbandonata con parecchie stanze.”
“E le
streghe? – chiese Alaris, preoccupato – Dove
sono andate?”
“E io che
diavolo ne so?!? Insomma, saranno affari
loro! Noi demoni pensiamo solo al nostro clan, non ci importa degli
altri.”
Dana, allora,
vedendolo sempre più inquieto, si
affrettò a tranquillizzare l’uomo:
“Alaris, stai tranquillo, sono streghe.
Sanno cavarsela da sole e, rispetto ai demoni, possiamo fidarci di
loro: non
saranno un problema.”
“Grazie per
le belle parole!” commentò Jackson,
sarcastico, ricevendo in cambio un’occhiataccia.
“Oh
andiamo, sappiamo entrambi che voi demoni non
siete dei santi! Guarda caso, uno di voi sta cercando di conquistare il
mondo!”
“Ok, ha
vinto, siamo dei mostri assetati di potere!”
Nel frattempo, al
piano di sopra, Jade sentì la porta
aprirsi nuovamente e, quando vide entrare Terence e Brenda di fretta,
ne fu
molto irritata.
“Accidenti,
– esclamò, seccata - non c’è
un attimo di
pace in questa casa!”
Brenda
ignorò le sue parole, arrivando subito al
dunque: “Dov’è tua nonna? Dobbiamo
parlare subito con lei!”
“Mia nonna?
E’ nel suo antro oscuro… ehm, la cantina.
Ora posso vedere in pace l’ultimo episodio di Pretty Little
Liars?”
“Tesoro,
– replicò l’amica, dolce - lascia
perdere, è
un telefilm tremendamente complicato per il tuo attuale stato
mentale!”
In quel momento, la
porta si aprì nuovamente e Jade,
stanca del continuo via vai, si alzò, infuriata.
“Okay,
adesso basta, questa casa non è Hogwarts!”
gridò e, quando entrò nel corridoio che portava
all’ingresso, si trovò davanti
una persona che non avrebbe mai immaginato di vedere in casa sua: Zack.
La ragazza rimase
pietrificata e altrettanto lui, che
rimase impalato a guardarla, serio, senza saper cosa dire. Subito,
però, furono
raggiunti dagli altri due, che di parole, invece, ne avevano tante,
soprattutto
Brenda.
“Zack? Che
cosa ci fai qui? Dovremmo prenderti a calci
per quello che hai fatto con John, tradendoci!!”
Terence, invece, si
mise subito davanti a Jade,
scrutando il nuovo ospite con aria minacciosa: “Cosa sei
venuto a fare qui?”
Il ragazzo sorrise
arrogante, prima di rispondere: “La
situazione si è ribaltata, vero Terence? Ora tu sei quello
buono e io il
cattivo!”
“Perché,
non è la verità? –
s’intromise Brenda -
Guardiamo in faccia alla realtà: non sei né sotto
l’incantesimo di Heith, né
tantomeno sotto l’influsso del cigno. Sei passato dalla parte
di John
volontariamente!”
Ma lui non la
ascoltò, anzi, la ignorò proprio: “Sto
cercando Dana, devo parlare con lei a proposito della
cupola...”
“Come,
scusa? Okay, sappiamo che non siete stati voi
per ovvi motivi, ma, se sei venuto qui per costringerci ad abbassare la
cupola
affinché i vostri amati disordini sguazzino di nuovo nel
mondo, beh, sei fuori
strada! Abbiamo fatto i salti mortali per farli scomparire per sempre,
Samuel
ha perso addirittura la vita, perciò, se pensi che lo
faremo…”
Ma non
riuscì a concludere, perché Jade le
urlò
contro: “Adesso smettila! – subito,
però, tornò calma – Lasciatelo
passare…” e,
dopo aver scambiato un rapido sguardo con il ragazzo, si
congedò, salendo al
piano di sopra.
Agitata, corse su per
le scale e, pochi secondi dopo,
quelli rimasti di sotto udirono il rumore della porta della sua camera
che si
chiudeva con un tonfo. Zack tentennò, a quel suono, ma
rimase composto rispetto
agli altri due.
Brenda, infatti, era
semplicemente furiosa e si voltò subito
verso il ragazzo, lanciandogli un’occhiataccia:
“L’hai sentita? Quella porta
sbattuta è Jade che soffre per la morte di Samuel e per te
che lavori con
l’uomo che le ha distrutto la vita. Perché ci stai
facendo questo? Perché LE
STAI facendo questo?”
Zack, mantenendosi
impassibile e limitandosi a
guardarli freddamente, rispose, dopo alcuni secondi: “Non
sono affari vostri
quello che faccio e perché. Adesso lasciatemi passare, devo
parlare con Dana” e
gli altri due, senza dire altro, si scansarono, limitandosi a guardarlo
male.
Naturalmente, Brenda
non riuscì a non ignorare i
pianti di Jade provenienti dal piano di sopra.
“Come
può comportarsi così? – chiese a
Terence,
sconvolta - Lui e Jade avevano un rapporto speciale, forse
più del mio con lei,
perché le sta spezzando il cuore?”
“Magari ha
il cuore spezzato anche lui…” rispose
l’uomo.
Zack, intanto, era
sceso in cantina e la donna fu
molto sorpresa di vederlo.
“Zack,
figliolo, che cosa ci fai qui?” chiese, gentile
e l’altro fu subito molto schietto con lei e gli altri
presenti nella stanza.
“Non vengo
come nemico, ma nemmeno come amico. Mi
manda John.”
Immediatamente
Jackson, mettendosi sulla difensiva,
evocò una sfera di energia tra le mani: “Allora tu
lavori con John, dico bene?”
Dana,
però, provò subito a calmarlo: “Fermo!
Non
fargli del male, era uno dei nostri! E ha detto di non essere venuto
qui come
nemico, perciò ascoltiamolo, ok?”
Il demone
abbassò le mani e Zack si sentì libero di
continuare a parlare.
“Sarò
diretto: John vuole uccidervi tutti perché pensa
siate stati voi a creare la cupola che tiene intrappolati qui i suoi
disordini.
Gli ho detto che vi ho spiati e che non c’entrate niente con
tutto questo, ma
lo farà comunque se non scoprirete chi è
l’artefice. Perciò, avete già qualche
idea, per caso,di chi sia stato?”
Fu Alaris a prendere
la parola e rispondere: “Stiamo
ancora cercando di capire, ma riferisci pure a John, da parte mia, che
dovrà
calmare la sua sete di sangue, perché, se ci uccide,
rimarrà per sempre
bloccato in questa città e… non puoi essere
sovrano del mondo se rimani chiuso
dentro una scatola, no?”
“Credo che
questa minaccia potrebbe convincerlo...”
commentò il ragazzo e si girò, pronto ad
andarsene.
L’anziana
signora, però, lo fermò: “Zack, come ti
sta
costringendo a stare al suo fianco? Perché mi rifiuto di
credere che lo stai
facendo volontariamente…”
Quando lui si
voltò, però, il suo volto era una
maschera di indifferenza: “Fate del vostro meglio per
togliere questa cupola,
perché non sarà divertente restare a Morney Hill
nei prossimi tempi. I
disordini sono rimasti bloccati in questa città, ma non si
tratta di quelli
vecchi, perchè John li ha fatti come… rinascere
nella loro forma primordiale.
Il mondo che c’è fuori è salvo, in
questo momento, ma non qui dentro. Questa
città è condannata a morte, se proprio devo
essere realista...” e se ne andò,
lasciando sotto shock tutti i presenti.
Poco dopo che
lasciò la casa, Brenda e Terence,
impazienti di conoscere la ragione della sua visita, si affacciarono in
cantina.
“Allora,
cosa era venuto a fare Zack?”
“A
spaventarci, a quanto pare. – rispose Jackson,
stranamente serio - Ma suppongo che si sia capito il doppio gioco, non
so se mi
spiego...”
“Quale
doppio gioco?” chiese lei, confusa.
“Zack
sarà anche dalla parte di John, al momento, ma
ci ha fatto capire che la cupola non deve essere rimossa, anche se
è questo che
vuole il suo capo” le spiegò Dana, gentile come
sempre, lasciandola, però,
ancora più perplessa.
“Cosa
significa?”
Fu Terence,
però, a risponderle: “Che dovremo
sacrificare Morney Hill per salvare il resto del pianeta,
perchè i disordini
sono una minaccia ben peggiore, stavolta.”
Poi Alaris aggiunse:
“Ho sentito parlare dei disordini
allo stato primordiale, quelli che sono stati scagliati sulla terra la
prima
volta. Erano un male inarrestabile. Con il tempo i disordini sono
diventati
sempre più innocui, per quanto minacciosi per
l’umanità. Ma questo è tutta
un’altra cosa e perciò noi non potremo abbassare
la cupola. Chi l’ha messa, in
realtà, sta salvando il mondo e noi non dovremo cercare di
ostacolarlo.”
“Mi state
dicendo che non faremo niente? – chiese
Jackson, preoccupato - Che resteremo tutti bloccati qui con quel mostro
e i
suoi disordini? Sappiate che Barnès non ne sarà
per niente contento e scatenerà
una guerra pur di uscire da questa città!”
Dana, allora, si
avvicinò a lui, guardandolo negli
occhi mentre parlava: “Ed è per questo che non
devono sapere nulla né lui, né
la congrega delle streghe. Diremo che ci stiamo ancora lavorando, ma in
realtà
non la abbasseremo. Se i disordini dovessero lasciare questa
città, infatti,
non ci sarà nessuno a salvare il mondo, perché
non ci sono più profezie. – poi
lo sguardo si spostò su tutti gli altri – Sia
chiaro che quello che ci siamo
detti in questa cantina, dovrà rimanere un segreto, se non
vogliamo che la
situazione degeneri. Dobbiamo mantenere tutti la calma, sperando di
trovare nel
frattempo un modo per eliminare i disordini
dall’interno.”
L’altro
annuì, capendo la situazione:
“D’accordo,
manterrò il segreto, ma sappiamo tutti che questa commedia
non reggerà a
lungo...”
Fu allora che Brenda
decise di rivelare loro il motivo
per cui li aveva raggiunti lì sotto: “A proposito,
io e Terence dobbiamo dirvi
una cosa riguardo la cupola: gli esseri umani posso entrare e uscire
liberamente dalla città, non sono reclusi qui. Gli unici
intrappolati siete
voi, gli esseri soprannaturali.”
L’anziana
strega abbozzò un sorriso, soddisfatta:
“Bene. E’ una buona notizia. Questo vuol dire che,
se la situazione dovesse
sfuggirci di mano, potremo mandare via tutti gli abitanti della
città.”
Ma la ragazza non
sembrava del tutto soddisfatta: “E
cosa ne sarà di voi? Insomma, io faccio parte di quelli che
non sono in
trappola, ma non posso comunque abbandonarvi qui…”
“Tranquilla,
non arriveremo a quel punto, se
giocheremo bene le nostre carte. Ce la caveremo anche questa volta, ma
ci serve
tempo.”
“Beh,
allora io torno dal mio clan per far sapere loro
ciò che abbiamo concordato, ok?” si intromise
Jackson, congedandosi.
Alaris,
però, lo fermò per dirgli un’ultima
cosa:
“Fate arrivare l’informazione anche alle streghe,
d’accordo? Non amano essere
escluse, perciò non creiamo conflitti inutili.”
“Sarà
fatto!” esclamò l’altro, uscendo e
quelli
rimasti poterono finalmente rimettersi al lavoro.
Qualche giorno dopo
Con il passare dei
giorni, Jade continuava ad evitare
tutti e a chiudersi sempre più in se stessa. Per quanto
fosse impegnata con la
faccenda della cupola, Dana continuava a preoccuparsi per la condizione
di sua
nipote, così decise di coinvolgerla in qualcosa che potesse
distrarla e che le
facesse ricordare la sua natura di strega: con l’aiuto di
Brenda, la portò in
un negozio di magia della città.
Dopo aver trovato il
posto, nascosto da un
incantesimo, le tre donne vi entrarono subito e Brenda, ovviamente,
iniziò
subito a commentare ciò che vedeva.
“Come mai
tutti i negozi di stregoneria sono sempre
protetti da un incantesimo? Le proprietarie temono che la polizia
anti-streghe
le arresti per traffico di magia illegale, per caso?”
La donna, nel sentire
le sue parole, sorrise: “No,
Brenda. Semplicemente, quello che contengono può diventare
potenzialmente
pericoloso, nelle mani sbagliate.”
Poco dopo, mentre
Dana parlava con la commessa del
negozio, la ragazza si avvicinò a Jade, che stava osservando
dei fiori chiusi
all’interno di una cornice.
“Ti stai
appassionando di nuovo alla stregoneria?” le
chiese e l’altra rispose con un sorriso triste.
“Quel fiore
sulla destra, è il fiore dell’eternità.
Cresce solo in un posto, un campo. Samuel mi portò
lì quando non avevo i
ricordi e me lo donò, ma devo averlo perso da qualche parte.
– e scoppiò a
piangere disperata, per poi arrabbiarsi – Che razza di
imbecille perderebbe una
cosa così importante?”
L’amica le
lanciò una lunga occhiata e poi
l’abbracciò
stretta: “Tesoro, la cosa più importante che devi
conservare di Samuel è il suo
ricordo, non un fiore.”
“Sì,
forse hai ragione. – le rispose l’altra,
asciugandosi le lacrime e cambiando subito discorso, cercando di
sorridere
mentre lo faceva – Allora, sai già dove andrai al
college? Ora che sappiamo che
la cupola non tiene bloccati qui gli esseri umani, avrai grandi
progetti. Io, a
quanto pare, dovrò rimanere qui, invece, ma sono molto
contenta per te!”
Brenda
ricambiò il sorriso: “Gli unici grandi progetti
che ho sono le persone che amo, Jade. Sono stata accettata in molti
college, ma
in realtà non ero io, perché non ero qui. Non
prenderò i meriti guadagnati da
una persona che fingeva di essere me, quando io ero altrove. Forse un
tempo avrei
fatto i salti di gioia, ma ora le cose voglio guadagnarmele con la MIA
fatica e
il MIO cervello, per questo ho deciso di restare qui e frequentare il
college
di Morney Hill.”
Jade rimase
letteralmente a bocca aperta: “Ti prego,
dimmi che non stai rinunciando a quello che c’è
fuori per restare qui con me.
Brenda, non posso farti questo, non posso permetterti di restare qui
per farmi
da supporto!”
L’amica
scoppiò a ridere: “E chi ha detto che rimango
qui solo per te? Guarda che ho anche un ragazzo da tenere
d’occhio, con tutte
quelle streghe sexy che girano per la città!”
“Tu sei
pazza!”
“Beh,
è l’unica qualità che non ho
perso!”
Poi, però,
tornarono entrambe serie: “Brenda... scusa
se ti ho ignorata fino ad oggi, ma ti chiedo di avere pazienza. Sei una
delle
persone più importanti della mia vita, ma in questo orribile
momento che sto
passando, avrò più bisogno di restare da sola che
in compagnia, perciò, se
alcune volte ti ignorerò, non pensare che io non ti voglia
bene, perchè non è
così…”
“Tranquilla,
hai tutto il tempo del mondo per tornare
ad essere la mia amica a tempo pieno. Non ti preoccupare...”
In quel momento,
Dana, che aveva concluso i suoi
acquisti, le interruppe: “Ragazze, possiamo andare? Ho preso
alcune cose
interessanti che vi piaceranno!” e le due annuirono,
incuriosite, seguendola
fuori.
Ufficio del Sindaco
–
Municipio di Morney Hill
Quel pomeriggio, John
era completamente solo nel suo
ufficio. Seduto davanti alla scrivania, continuava a fissare la
libreria sulla
sua destra, finchè, ad un certo punto, si alzò e
si avvicinò, per poi spostare
indietro uno dei libri. Improvvisamente, si sentì un click,
la libreria si
mosse verso l’interno della parete e lui la spinse, aprendo
un passaggio che,
nel giro di pochi secondi, lo condusse in un sotterraneo.
Lì, vi
erano due gabbie che ospitavano due persone:
Xao e Zeta.
L’uomo
prese una vecchia sedia e si sedette davanti a
loro, che, naturalmente, lo guardavano storto. Subito dopo,
iniziò a parlare.
“Cosa
dovrei fare ora con voi, ragazzi?”
“Liberarci,
magari.” rispose la donna, cinica,
scatenando in lui una risatina.
“E
perché mai dovrei? In questa città ho
già fin
troppi nemici. E poi, sappiamo benissimo tutti e tre del
perché vi ho
catturati. Voi siete dei guaritori, gli unici, ora che siamo isolati.
Potete
curare i prescelti, in questo caso solo mia nipote, è vero,
ma, se il Consiglio
lo consentisse, potreste farlo con chiunque. Se siete qui, in questa
gabbia, è
perché voglio uccidere tutti coloro che sono sotto questa
cupola e non voglio
che i vostri poteri salvino qualcuno...”
Ma Xao intervenne,
sicuro: “Prima o poi ci
troveranno!”
John scosse la testa,
il suo solito sorriso sulle
labbra: “Mi dispiace, ma hanno problemi più
importanti a cui pensare, al
momento, come ad esempio rintracciare la persona che ci ha rinchiusi
qui, a
Morney hill. Sapete, i vostri poteri non sono l’unica cosa
per cui siete in
questa gabbia anti-magia, visto che, casualmente, vi ho rapiti
nell’esatto
punto in cui sono partiti quei fasci di luce. Perciò, o
siete stati voi a
creare la cupola o avete visto chi è stato.”
I due, tuttavia, non
lo temevano e replicarono,
sicuri: “Anche se sapessimo qualcosa, non lo diremmo certo a
te! Ma,
soprattutto, sappi che non ti aiuterò, dopo quello che mi
hai fatto con il
cigno!”
John si
alzò, congedandosi: “Troverò il modo di
farvi
parlare, non temete. Ho tutto il tempo del mondo...” e se ne
andò, lasciandoli
soli.
Sede dei demoni
presso
la confraternita abbandonata ΛΣΩ
Jackson era appena
rientrato alla sede dei demoni,
dove si stava tenendo una sorta di riunione cui erano presenti anche le
streghe. Quando entrò, Barnès e Tamara, i due
capi, erano circondati dal resto
dei loro seguaci e il ragazzo rimase spiazzato nel vederli.
“Cosa sta
succedendo?!?”
“Succede
che – gli rispose il demone, per poi
sorridere alla sua collega – avevo sottovalutato le nostre
amiche streghe...”
“Non
capisco.. Spiegati.”
“Grazie ad
alcuni loro libri di stregoneria, le
streghe hanno scoperto qualcosa sulla cupola. A quanto pare questa...
cosa che
ci tiene intrappolati, è una sorta di incantesimo chiamato Cupola
sanguinea…”
“E chi lo
avrebbe lanciato, una strega?”
“Forse,
– gli rispose Tamara - ma non una di noi. Non
potremmo neanche, viste le regole cui è
sottoposto.”
“Quali
sono?”
“Credo sia
meglio che a rispondere sia la strega che
ha scoperto tutto. Fatti avanti, Klen!” chiamò la
donna e subito una ragazza si
fece avanti e prese la parola.
“L’incantesimo
può essere eseguito solo da fratelli o
sorelle, tra persone che hanno un legame di sangue di questo tipo. E
nella
nostra congrega non ce ne sono.”
“Quindi
questo significato che sappiamo con certezza
che è stata più di una persona a fare questo,
giusto?”
“Sì,
anzi, dal numero di fasci visti partire dal
centro della città, erano in tre. Ma non è questa
la nostra maggior
preoccupazione al momento, dato che nei libri che ho letto, libri
davvero molto
antichi, la cupola sanguinea rappresenta
una sorta di
rito sacrificale…” ma si interruppe.
“Un rito
per sacrificare cosa?” chiese Jackson,
perplesso, e Barnès si affrettò subito a prendere
la parola e spiegargli la
situazione.
“Non cosa,
chi! La strega, quella anziana, ha detto
che le lettere spedite al nostro clan e alla congrega sono state usate
per
attirarci a Morney Hill, perciò… saremo noi ad
essere sacrificati. E mi gioco
tutto quello che volete che a volerci morti sono quelli del Consiglio!
Ora che
non esiste più una profezia che mette in riga sia i demoni
che le streghe,
sicuramente ci temono a tal punto da volerci eliminare. Probabilmente,
la stessa
cosa sta accadendo anche ad altri in altre città...non
sappiamo se la stessa
cosa stia succedendo anche fuori!”
“Aspettate
un secondo! Ci sono solo tre membri del
Consiglio, qui, e dubito che abbiano un legame di
sangue…”
“Posso
sempre aver incaricato qualcuno in grado di
farlo, persone che hanno un legame di sangue.”
A quel punto, il
demone decise che era arrivato il
momento di riferire le informazioni avute a casa Ferguson.
“Sentite,
io direi di non fare nulla, loro mi hanno
detto che stanno lavorando su come fare per abbassare la cupola.
Aspettiamo e
non creiamo conflitti inutilmente, ok?”
Quando
finì, Barnès si avvicinò a lui e gli
mise una
mano sulla spalla: “Jackson, ti ho scelto come mio secondino.
Non farmene
pentire... Il Consiglio e quella strega stanno solo temporeggiando con
noi.
Probabilmente stanno, anzi, STANNO GIA’ attuando questo rito
sacrificale,
mentre parliamo, perciò ora il nostro clan e –
guardò le streghe – la loro
congrega uniranno le forze per uscire da questa dannata
città. E chiunque oserà
mettersi sulla nostra strada… beh, soccomberà,
molto semplicemente…”
Subito, con un grido,
ebbe l’appoggio di tutti i
presenti e Jackson non poté opporsi.
Qualche metro
più lontano, Brenda e Terence, che lo
avevano seguito per assicurarsi che la situazione fosse stabile,
osservavano la
casa della confraternita nascosti dietro un albero.
La ragazza, con in
mano il binocolo, sospirò, seccata:
“Non posso credere che tu mi abbia aspettata fuori dalla casa
di Jade per
trascinarmi qui! E non posso credere nemmeno che la signora Ferguson
abbia
acconsentito. Avevamo appena comprato degli oggetti magici, volevo
scartare i
pacchi insieme a loro…”
Lui, seduto sulla
panchina vicina, la osservò,
perplesso: “Da quando non ti piacciono gli appostamenti? E
per di più con me?”
“Da quando
ho scoperto che la mia vita sociale è pari
a quella di Lisa Simpson! L’estate sta per finire e io dovrei
essere a qualche
festa o, perlomeno, da qualche parte a mostrare al mondo che esisto. Di
questo
passo, quando inizierà il college, dovrò
camminare per il campus con un post-it
attaccato sulla faccia con su scritto il mio nome per essere
riconosciuta!”
“Ma non hai
detto che il tuo clone se la stava cavando
meglio di te, al posto tuo?” le rispose lui, aprendosi una
lattina di birra.
In cambio,
però, ricevette solo un’occhiataccia:
“Sì,
fino ai primi di maggio forse, ma poi il consiglio l’ha fatta
sparire, perché
tutti sapevano che Jade era una criminale e molto probabilmente le
avrebbero
fatto un sacco di domande sulla sua amichetta fuorilegge.
Perciò questo vuol
dire che non esisto in questa città da ben sei mesi, apparte
il giorno del
diploma, dove le mie ex amiche del liceo a malapena mi hanno degnato di
uno
sguardo! Il mondo è andato avanti e anche gli altri non
stavano di certo lì ad
aspettare me. Una volta che sei fuori dal giro, sei fuori e
basta!”
“Beh, al
college ti farai dei nuovi amici, però…”
Stavolta lei lo
guardò perplessa: “Aspetta, ma da
quando ti sei messo a bere? Mi hanno per caso drogata e tenuta
prigioniera da qualche
parte, mentre prendevi questa abitudine?”
“E’
solo una birra, Brenda. – le rispose lui,
tranquillo - E poi, a guardare bene, nemmeno la mia vita può
definirsi
strabiliante, al momento. Sono passato da braccio destro del male a
insegnante
di arti marziali per adolescenti con problemi di peso e figli di
papà!”
Lei
sollevò le sopracciglia: “Beh, almeno ti pagano
bene!”
Terence la
guardò storto da sopra la lattina: “Sì,
ma
resta il fatto che devo abituarmi alla mia nuova vita. E speravo lo
notassi, sinceramente.
Invece hai passato tutta l’estate a cercare
l’attenzione della tua migliore
amica, che ti ignorava, e a tornare alla tua cosiddetta vita sociale.
Non ti
sei certo preoccupata di chiedermi come stavo...”
Brenda, preoccupata,
si sedette di fianco a lui: “Non
pensavo avessimo dei problemi... Tu mi ami ancora, vero?”
“Certo che
ti amo ancora! E’ solo che, da quando siamo
venuti qui, non sempre le cose sono andate come mi
aspettavo...”
“Hai
ragione… e questa cosa mi fa paura, francamente.
Insomma, io ti amo con tutta me stessa, ma… non è
come prima, ora che me lo fai
notare. E dobbiamo assolutamente recuperare, non voglio che tra noi
finisca
solo perché viviamo in un posto diverso.”
Improvvisamente,
però, si udì il rumore di una porta
che si apriva proveniente dalla casa della confraternita e subito
Brenda si
alzò in piedi.
“Riprenderemo
il discorso più tardi, c’è
movimento!” e
i due si spostarono dietro un albero vicino per osservare
ciò che stava
accadendo.
Fecero appena in
tempo a nascondersi, che i demoni e
le streghe uscirono, lasciando i due confusi e perplessi.
“Cosa ci
fanno le streghe con i demoni?” chiese
Terence.
“Fantastico,
ci mancavano solo le alleanze! E ora cosa
facciamo?”
“Fare cosa?
Non sappiamo nemmeno che intenzioni
hanno!”
“Ti sei
rammollito, per caso?”
La faccia offesa
dell’altro, però, fece pentire la
ragazza per quello che aveva appena detto: “Ehm, scusa, non
volevo dirlo...”
Allora
l’uomo, orgoglioso come sempre, decise di
uscire allo scoperto per dimostrarle che aveva torto e subito lei
cercò di
fermarlo.
“Terence,
aspetta! Cosa stai facendo?”
Lui, però,
la ignorò, rivolgendosi direttamente ai due
gruppi che stavano lasciando la casa della confraternita:
“Ehi, voi!” urlò e,
ovviamente, tutti si fermarono e si girarono. Barnès fu il
primo a farsi
avanti: “Qualche problema, servitore del caos?”
Ma non
riuscì a intimidire Terence: “Sì, a
dire il
vero: dove state andando?”
Il demone
scoppiò a ridere: “Dobbiamo davvero rendere
conto a te di quello che facciamo?”
Irritata, Brenda si
fece avanti, rivelando la sua
presenza: “Nella scala sociale del Male, direi che sei
decisamente sotto di
molti gradini rispetto ad un servitore del caos, non credi?”
A quel punto, Tamara
si intromise, mettendosi accanto
a Barnès: “Sappiamo che sono stati Dana e il
Consiglio a rinchiuderci qui
dentro, ma non rimarremo fermi a guardare, mentre ci sacrificano
tutti!”
“Sacrificarvi?
– replicò la ragazza, perplessa – Di
che cosa stai parlando? Siamo tutti nella stessa barca e ti assicuro
che loro
non hanno niente a che fare con la cupola!”
Improvvisamente,
però, al centro della strada comparve
John, lasciando tutti spiazzati: “Cucù,
– esclamò - vi ho spaventati?”
Casa Ferguson
Dana scese in cantina
con i suoi acquisti e Jade la
seguì, curiosa.
“Cos’hai
comprato esattamente, nonna?”
“Qualcosa
che ci aiuterà a scoprire l’identità
della
persona che ha creato la cupola.”
L’altra le
rivolse un’occhiata scettica: “Beh, ma
anche se la troviamo, non credo sarà disposta a disfare
questa trappola magica,
no?”
L’anziana
signora, però, le sorrise, mentre sistemava
i suoi acquisti sul tavolo: “Sei troppo pessimista, mia
cara.”
“Chissà
come mai...”
Ovviamente, a Dana
non sfuggì il suo umore grigio:
“Tesoro, la morte di una persona a te cara non significa
necessariamente che
tutto continuerà ad andare male nella vita. Sì,
adesso ci sono solo giorni
brutti, perché si tratta di una cosa recente, ma…
passerà, prima o poi, e avrai
di nuovo giorni belli, come prima. La vita non finisce qui,
Jade...”
L’altra
cercò di farsi forza: “Non puoi sapere se quei
giorni belli ci saranno o no. Non posso crederci…”
In silenzio,
l’anziana strega tornò al tavolo e prese
dal cassetto le lettere ricevute dai demoni e dalle streghe e quella
trovata
nel punto da cui erano partiti i fasci di luce.
Subito Jade,
incuriosita, si avvicinò: “Cosa vorresti
fare con quelle?”
“Cercare di
capire se ho ragione.”
“Ragione su
cosa?” chiese l’altra, perplessa.
“Sono
convinta che ci sia un messaggio nascosto, oltre
a quello che ci è stato lasciato.”
Poi,
sistemò delle candele viola intorno alle tre
lettere e iniziò ad accenderle una ad una usando i suoi
poteri.
Dato che la nipote la
stava osservando, decise di
lasciare l’ultima a lei: “Vuoi finire
tu?” In cambio, però, ricevette solo
un’occhiataccia: “Non ho più alcun
potere, da quando la profezia si è compiuta,
te lo sei dimenticata?”
“Sei stata
dotata di grandi poteri che ora non hai
più, è vero, ma il potere fa comunque parte di
noi streghe. Devi solo farlo
maturare di nuovo, come ha fatto ogni altra.”
Allora Jade,
concentrandosi sulla candela spenta,
provò ad accenderla, ma ad un certo punto, sbuffando, ci
rinunciò: “Senti,
fallo tu, a me non interessa!” e si allontanò.
Dana,
però, insistette: “Ascolta,
Jade…”
Ma lei fu categorica:
“No, nonna, ascolta TU: io non
mi rimetterò a praticare magia ricominciando da zero. Non
voglio! Non c’è
motivo! Se vuoi fare le tue stregonerie, falle pure, ma non mi
coinvolgere, ok?
Ho chiuso con tutto questo!” e si andò a sedere,
nervosa. La donna, invece, non
aggiunse altro, andando ad accendere anche l’ultima candela.
Poi, da un sacchetto
tirò fuori una polvere grigia e
iniziò a spargerla sopra le tre lettere. Successivamente,
fece altrettanto
anche con il liquido nero contenuto in una boccetta. Infine,
iniziò a recitare
una formula: “Mostrami
ciò che è nascosto, il vero messaggio che vi
risiede.
L’inchiostro segue i passi della scrittura e ne rimuove la
falsa copertura...”
Improvvisamente, le
fiamme delle candele si fecero più
alte e le tre lettere si fusero letteralmente tra di loro, diventando
un unico
foglio su cui, grazie al liquido nero che vi fluiva sopra,
iniziò a scriversi
il messaggio segreto.
A quel punto, le
candele si spensero di colpo e, dopo
uno sguardo veloce tra le due streghe, Dana lo sollevò, per
vedere il risultato,
ma, nonostante la grande curiosità della nipote, non lo
lesse ad alta voce.
“Cosa
c’è scritto?
Cos’è?” la incalzò la ragazza.
“Sono
istruzioni.”
“Istruzioni?
Per cosa?”
“Per
trovare qualcosa…”
Sede dei demoni,
presso
la confraternita abbandonata ΛΣΩ
Nella strada
all’esterno della confraternita erano
schierati i demoni e le streghe da un lato, Brenda e Terence
dall’altro e, al
centro, appena comparso con grande sorpresa di tutti, John.
La ragazza,
disgustata, prese parola per prima: “Vedo
che ha qualche capello bianco, signor sindaco. Per caso durante
l’assenza dei
disordini è invecchiato di qualche decennio?”
L’altro le
sorrise, indifferente: “Beh, ti piacciono
gli uomini maturi, viste le tue scelte, o sbaglio? – e
puntò gli occhi su
Terence - Chi lo sa, magari ora avrai un debole anche per me!”
Lei, ricambiando il
sorriso, chiaramente beffardo,
esclamò: “Preferirei bere dell’acido,
che fare strani pensieri sullo
psicopatico nonnetto della mia migliore amica!”
“Attenta a
quello che dici, Brenda, certe cose
potrebbero anche realizzarsi!”
Terence, allora, si
intromise nella conversazione,
guardandolo minaccioso: “Sta lontano da lei! Non devi
torcerle nemmeno un
capello, altrimenti...”
Seccato, John
roteò gli occhi: “Sai, Terence, prenderei
più sul serio le minacce di un gatto parlante, che le
tue…” poi si voltò verso
gli altri: “Ecco, voi, ad esempio, siete più
minacciosi di lui. Ma che
simpatico gruppetto... demoni e streghe che collaborano insieme anche
dopo la
profezia…”
Subito
Barnès si fece avanti e disse: “Senti, noi non
vogliamo problemi, vogliamo solo andarcene da questa
città.”
“Tranquillo,
nemmeno io ne voglio, anche se è stato un
po’ codardo da parte tua dirlo, visto che sei il capo di un
clan. Insomma, –
scoppiò a ridere – abbi più spina
dorsale!”
“Non
è da codardi voler proteggere il mio clan!
Soprattutto se mi trovo davanti ad uno come te. Insomma, non sei una
persona
qualunque, hai la tua reputazione…”
“Ma
davvero? – replicò l’altro, quasi
colpito – Sono
così famoso? Beh, mi sento lusingato… Comunque
sta tranquillo, ho un certo
riguardo nei confronti dei miei simili, visto che anche io sono un
demone per
metà!”
In quel momento,
alzò un braccio verso il gruppo delle
streghe e una di loro venne letteralmente trascinata verso di lui da
una forza
sovrannaturale. Tamara, il capo della loro congrega, iniziò
a gridare: “Noo,
Klen! Lasciala stare!”
Ma John, con la
fronte della ragazza incollata al
palmo della sua mano, continuò: “Al contrario, non
ho molto riguardo verso le
streghe, ma cercherò comunque di essere gentile con loro.
Ora, però, vediamo un
po’ cosa sapete sulla cupola...” e chiuse gli
occhi, come se si stesse
concentrando per leggere nella sua mente ed estrapolarne informazioni.
Tutti, intanto, lo
stavano osservando con il fiato
sospeso.
Pochi secondi dopo,
John riaprì nuovamente gli occhi,
gettando a terra la ragazza che, terrorizzata, si allontanò
gattonando per poi
alzarsi e scappare accanto al suo gruppo. Intanto l’uomo, con
lo sguardo perso
nel vuoto, rifletteva: “Cupola sanguinea.
Interessante…”
Brenda
scambiò con Terence un’occhiata perplessa,
chiedendosi di cosa parlasse, ma poi spostò subito di nuovo
la sua attenzione
sul demone, per non perdersi nemmeno una sua parola.
“Credo
– continuò quello - che sia arrivato il momento
di richiamare i disordini in città. A quanto pare, non
riusciranno a trovare
una via d’uscita.”
Poi, puntando gli
occhi al cielo, aggiunse: “E’
arrivato il momento di combinare qualcosa di
malvagio…”
A quel punto, anche
gli altri alzarono gli occhi,
domandandosi cosa stesse per succedere. L’aria si fece subito
pesante e il
cielo, che sembrava calmo, fu subito scosso: dal punto più
alto della cupola,
infatti, scese rapidamente verso di loro un’enorme nube nera.
In poco tempo
essa investì tutti i presenti, in particolare i demoni e le
streghe.
Intuendo cosa stava
per accadere, Terence abbracciò
Brenda e le abbassò la testa, nel tentativo di proteggerla.
La ragazza,
spaventata, iniziò a gridare: “Cosa sta
succedendo?!?”
“Non lo so,
– rispose lui - non vedo niente…”
Intanto, udirono
intorno a loro le urla degli altri,
colti dal panico. Subito dopo, però, queste cessarono di
colpo e la nube
cominciò a diradarsi.
Brenda, dopo aver
alzato la testa dal petto del suo
amato, riaprì gli occhi, rimanendo spiazzata da
ciò che vide: “Ma… – chiese,
confusa - dove sono finiti tutti?”
Anche
l’uomo si guardò attorno: “John gli ha
presi!”
Incredula, lei si
mosse lungo la strada, spostando lo
sguardo da ogni parte: “Come sarebbe a dire? Presi per
cosa?”
“I demoni e
le streghe devono aver scoperto qualcosa e
ora anche John ne è a conoscenza.”
“Ha parlato
di cupola
sanguinea, l’hai sentito anche tu, vero? Sai di che
cosa si tratta?”
Lui, però,
scosse la testa: “No, ma Dana potrebbe
saperlo. Dobbiamo dirglielo subito!”
“Sì,
sono d’accordo. Facciamo in fretta!” e i due si
affrettarono a raggiungere l’abitazione della donna.
Cimitero di Morney
Hill
Jade era di nuovo
lì, in piedi davanti alla lapide di
Samuel, come tutte le notti, del resto. Le dava un po’ di
pace parlare con lui,
pur sapendo di non poter ricevere alcuna risposta. Farlo,
però, non le impediva
di non piangere ad ogni parola che tentava di pronunciare.
“Non
è cambiato nulla, da quando non ci sei più. Siamo
di nuovo al punto di partenza e tutti gli altri si stanno affannando
nuovamente
per cercare una soluzione ai nuovi problemi che tormentano le nostre
vite. Io,
però, sono così stanca, Samuel... Sono tanto,
tanto stanca. E’ triste, perché
non sei qui con me. Mi stai guardando? Riesci a vedere quanto sono
distrutta?
Se ci riesci, cerca di capirmi. Non sto gettando la spugna, voglio solo
trovare
la stessa pace che hai trovato tu, la voglio, disperatamente. Voglio
TE,
disperatamente.”
Improvvisamente,
però, smise di parlare, perchè
percepì una presenza alle sue spalle, pur decidendo di non
girarsi. Infatti,
sapeva perfettamente di chi si trattava.
“Sai, mi
chiedevo se mai ti avrei visto qui. Forse
Samuel aveva veramente ragione su di te…”
L’altro,
uscendo dall’ombra, le si avvicinò ancora di
più: era Zack.
“In
realtà, sono stato parecchie volte, qui, ma,
evidentemente, non nei tuoi stessi orari.”
La ragazza
continuò a parlargli con tono rilassato e
senza voltarsi: “Non mi hai domandato su cosa avesse ragione
Samuel, però.”
“Dimmelo
ora.”
“Quando
sono tornata a Morney Hill, dopo che lui…
insomma, dopo che la battaglia è finita, Terence mi ha dato
una lettera scritta
da lui, e alcune righe parlavano di te. Diceva che non dovevo odiarti
per
quello che hai fatto, perché alla fine… beh,
tutti commettono degli errori. In
più, ne avevi passate tante e in qualche modo volevi evadere
dalla persona che
eri. Diceva anche che dovevo perdonarti, perché è
così che si fa con le persone
più importanti della tua vita…”
Il ragazzo, nel
sentire le sue parole, si commosse, ma
cercò di non darlo a vedere: “Vuoi perdonarmi
perché te lo scrive Samuel o
perché lo vuoi tu? Per me è importante
saperlo...”
“Se non
avessi letto quella lettera, probabilmente ti
avrei cacciato da casa mia, questo pomeriggio. Sarei stata arrabbiata
con te,
perché ci hai abbandonati nel momento in cui ci servivi di
più, perché ti sei
fatto sopraffare dalle tue emozioni, dalla tua gelosia per me.
Tuttavia, penso
ti avrei comunque perdonato, prima o poi, perché –
e finalmente si voltò, in
lacrime - sei una delle persone più importanti della mia
vita, fin dal primo
momento. Anche se non riesco ancora a capire perché non ci
sei più, perché
continui a stare con mio nonno. Non riesco a capire perché
non eri qui ad
abbracciarmi, mentre stavo morendo dentro…
Perché, Zack?”
Il ragazzo,
straziato, non rispose e lei si voltò
nuovamente verso la lapide.
“D’accordo,
non me lo vuoi dire, va bene. Non lo
comprendo, ma va bene. Ma sappi che non avrai molto tempo per darmi una
spiegazione…”
“Cosa
vorresti dire?” le chiese lui, perplesso.
“Sto
mollando, Zack. Ogni giorno che passa è un agonia
e la situazione in cui ci troviamo, per me, è insostenibile.
Sei la prima
persona a cui lo dico e ti prego di non farne parola con nessuno. Non
voglio
che qualcuno mi salvi, stavolta, perché… ho
deciso che voglio morire.”
Sotto shock, Zack
sgranò gli occhi per la sorpresa:
“Che cosa significa questo?”
“Significa
che non voglio più lottare. Samuel è morto
e, in qualunque posto sia, non deve più farlo. Io, invece,
vorrei tanto
smettere e ormai non manca molto. Ricordi quando sono morta in quel
lago per
salvare tutti dalla guardiana e mia nonna, poi, mi ha ceduto un anno
della sua
vita? Beh, tra due settimane finirà, ma lei,
all’epoca, era tranquilla perché,
allo scadere del tempo, Zeta sarebbe tornata ad essere il mio
angelo-guida e mi
avrebbe resuscitata…”
“Ma,
sbaglio o Zeta non è a Morney Hill?”
“Esatto,
non è qui. Ora ti starai chiedendo perché mia
nonna non stia impazzendo e facendo i salti mortali per questo. Beh,
tempo fa
sono entrata nella sua cantina e ho rubato una boccetta da uno dei
ripiani: si
trattava di una pozione che fa dimenticare alle persone cose importanti
a cui
pensano continuamente. Ne ho versata un po’ nel suo
caffè, una mattina, e, come
pensavo, ha scordato il mio problema. Poi, ho fatto la stessa cosa con
Brenda e
Terence.”
Zack rimase ancora
più sconvolto da quella rivelazione
e, anzi, si arrabbiò molto: “Non puoi farle
questo, non puoi essere così
egoista da lasciare le persone che hanno tenuto a te,
all’improvviso, mentre
cercano di capirci qualcosa! Non puoi pensare che adesso non
andrò a dire loro
tutto per salvarti!”
Jade,
però, si mostrò serena e, anzi, gli sorrise
anche: “Sapevo che tenevi ancora a me. Tuttavia, è
troppo tardi, ormai. Se
c’era qualcosa da fare, andava fatto prima che calasse la
cupola. Zeta non è
qui, non c’è altro modo per evitare la mia morte e
io non vedo l’ora di essere
libera da questo incubo.”
“Tu sei
pazza e anche Samuel te lo direbbe, se fosse
qui!” poi si voltò, pronto ad andare da Dana per
fermare quella follia, ma la
ragazza riuscì a gridargli contro alcune parole, prima che
si allontanasse.
“Sarò
anche pazza, ma stare ancora al fianco di mio
nonno, nonostante tutto, lo è altrettanto!”
“Tu non sai
niente!”
“Allora
dimmi perché continui a stare con lui! Come fa
a tenerti in pugno?”
“Eravamo
solo noi tre, all’inizio di quel viaggio per
salvare il mondo. Alla fine, ho perso un amico e l’ho
guardato negli occhi,
mentre moriva. Non ripeterò la stessa esperienza anche con
te, perché almeno
uno tra noi merita di essere salvato…”
“Per me
è troppo tardi, non c’è niente da fare,
è
inutile. E a me sta bene così, credimi. Ma non me
andrò senza aver salvato
prima te. Non ti abbandonerò, qualsiasi cosa ti stia facendo
quel mostro.”
“SMETTILA!
– scoppiò lui, in lacrime - Tu non puoi
morire solo perché qualcuno che amavi non
c’è più! Questa non è la
soluzione e
Samuel sarebbe d’accordo con me. Tu non ti rendi conto di
quello che dici...”
“E invece
sì! – replicò lei, distrutta - Questo
mondo
è talmente pieno di sofferenza… siamo circondati
da persone, eppure in realtà
siamo così tremendamente soli... Nessuno ti capisce e
nessuno ha idea del tuo
dolore. Chi vorrebbe vivere qui? Chi vorrebbe vivere la mia
vita?”
Ma Zack, senza
aggiungere altro, si voltò e se ne
andò, mentre lo guardava allontanarsi, il cuore a pezzi.
Due settimane dopo
–
Morney Hill
L’anno
scolastico era ufficialmente iniziato e il
primo giorno di college si era appena concluso, ma, per due studentesse
in
particolare, pensare al proprio futuro non era così
semplice. Soprattutto
quando una di loro non intendeva giungervi.
Brenda stava
attraversando il campus, con in mano i
suoi libri e la borsa, quando alle sue spalle un ragazzo
cercò di attirare la
sua attenzione.
“Ehi,
aspetta! Tu sei Brenda, giusto?”
“Sì.
E tu devi essere?” rispose, voltandosi.
L’altro
ridacchiò: “Mi chiamo Wesley, per gli amici
Wes, sono seduto due file dietro di te. Purtroppo, però, ho
iniziato il college
con il piede sbagliato e non sono riuscito a prendere tutti gli appunti
della
lezione di oggi. Solo io ho notato che il professor Walsh parla
più veloce
della luce?”
“No, non
credo, la ragazza vicino a me ha quasi fatto
prendere fuoco alla sua penna cercando di stargli dietro!”
“Sì,
l’ho vista, si chiama Corinne ed è una mia amica.
Sfortunatamente non mi sono potuto sedere accanto a lei,
perché ho fatto tardi
e ho praticamente travolto metà del campus per arrivare in
tempo. Comunque è
stata lei a dirmi che i tuoi appunti sono praticamente scritti parola
per
parola. Come hai fatto?”
Lei sorrise:
“Diciamo che sono diventata molto abile e
attenta, dopo il liceo. Comunque, puoi passare da casa mia, se vuoi, te
li darò
volentieri. Ora, però, devo raggiungere la mia di amica, -
la cercò con lo
sguardo – che è seduta su quella panca
laggiù!”
“Ah,
intendi dire la ragazza triste?” chiese lui,
guardando il punto che lei gli stava indicando.
“Ragazza
triste?” chiese lei, perplessa.
“L’ho
vista parecchie volte, oggi, e non fa altro che
tenere in mano una lettera e avere il volto triste. Credo di averla
vista anche
piangere, sta bene?”
“Ha perso
il suo ragazzo, circa tre mesi fa.”
“Accidenti,
mi dispiace. Non volevo chiamarla ragazza triste,
è solo che ho questo strano vizio di dare nomignoli alle
persone...”
Improvvisamente, alle
spalle della ragazza arrivò
Terence, che la prese per un braccio. “Ehi, finalmente sei
uscita, dobbiamo
parlare…”
“Ehm,
ciao… – lo salutò, colta di sorpresa,
poi si
rivolse a Wes – Lui, invece, è il mio ragazzo e
ora devo proprio andare. Puoi
passare da casa mia più tardi, per quegli appunti. Tieni,
abito qui!” e gli
porse il foglietto su cui aveva scarabocchiato in fretta
l’indirizzo.
“Ok,
grazie. – si rivolse poi a Terence – Piacere di
averti conosciuto!” e se ne andò.
Brenda, allora,
iniziò a camminare con lui verso Jade:
“Non c’è mai un attimo di pace, eh? Per
caso c’è qualche novità sui demoni e le
streghe? Ormai sto per arrendermi, sono due settimane che sono
scomparsi nel
nulla e non abbiamo idea di dove siano finiti!”
“Purtroppo
no, si tratta dei disordini. Hanno iniziato
a colpire. Fino a quando cercavano una via d’uscita nella
parte più alta della
cupola, Morney Hill era al sicuro, ma ora aleggiano quaggiù
e Alaris è
preoccupato.”
“Se i
disordini inizieranno a colpire i cittadini,
come diavolo li salveremo?” chiese allora lei, perplessa.
“Non li
salveremo: il Consiglio ha già un piano per
coloro che saranno infettati.”
CONTINUA NEL TERZO EPISODIO
Testo a cura di Lady Viviana.
ANGOLO AUTORE: Come promesso, il secondo episodio della terza stagione. Non perdete il prossimo appuntamento per saperne di più sui misteri presenti a Morney hill, che sarà per Mercoledì 6 Maggio con la 3x03 "Lungo il cammino della morte", dove scoprirete se Jade deciderà di continuare a lottare per vivere. Buona settimana stregata!