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Autore: Silnica    25/04/2015    1 recensioni
È l’alba di un nuovo secolo e i vampiri hanno dominato ogni terra emersa da ormai ottant’anni. Sono la razza evoluta, dicono loro. Sono il progresso, dicono loro.
Gli umani sono allevati come animali da pascolo, per essere bevuti vivi, caldi e senza che oppongano resistenza.
Ma c'è una piccola flebile speranza. Il Capitano Isabella Swan è stata scelta per la missione denominata M.O.R.T.E., un viaggio per cambiare il presente e donare un futuro.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
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Trama dei capitoli precedenti

Il capitano Isabella Swan ha viaggiato nel tempo per intraprendere una misteriosa missione denominata M.O.R.T.E., che, spera, potrà salvare il futuro da cui proviene. Per la prima volta è in superficie, in un mondo di cui non conosce niente: automobili, semafori e metropoli sono solo parole nei libri di storia per lei, ma il vero choc sono le centinaia di persone che popolano il passato. Dopo aver incontrato inaspettatamente un vampiro ed essere riuscita ad ucciderlo, scopre di essere a Seattle, vicino alla cittadina Forks, il punto cruciale della sua operazione.

 

 

M.O.R.T.E.

Missione Organizzata Respingi Tizi Esaltati

 

 

 

·

 

 

Risveglio

 

 

Lentamente il sonno scivola via dal mio corpo e mi ritrovo pian piano cosciente di me stessa. Per precauzione fingo di dormire ancora: mantengo il respiro regolare e gli occhi chiusi, e mi concentro sugli altri sensi per capire dove mi trovo e se c’è qualcuno con me.

Muovo leggermente le gambe e le dita sulla trapunta fresca. Non indosso più gli scarponi e la divisa, qualcuno deve avermi spogliato e fatto indossare questo strano abito rigido.

Mi irrigidisco al pensiero. Avevo agganciato la pistola ai pantaloni, di sicuro devono averla trovata. Avranno controllato anche lo zaino. Forse sono in una cella, verrà un soldato e mi interrogherà sulla mia identità e altre cose a cui non potrò rispondere. Non mi faranno più uscire.

Le mille e più ipotesi mi rimbalzano nella mente, ma, per adesso, l’unica cosa di cui sono certa è che ora sono da sola, non ho percepito nessun respiro con il mio udito sviluppato.

Apro lentamente gli occhi e mi guardo in torno. Sono sdraiata in uno dei due letti che occupano la stanza, c’è una porta in fondo sulla sinistra e un’unica finestra vicino a me. È abbastanza ampia e in basso da poterla usare come via di fuga, ma è coperta dall’esterno da una lamiera di metallo con vari forellini da cui entrano spiragli di luce. Sembra cedevole e credo di poterla aprire facilmente, quindi, a meno che le misure di sicurezza per i prigionieri lascino a desiderare, probabilmente non è praticabile per scappare. Forse mi trovo a diversi metri da terra.

Sul comodino bianco c’è un bicchiere che contiene un liquido trasparente. Lo prendo e lo annuso per capire cosa sia, ma sembra solo della banalissima acqua. La bevo e rimetto il bicchiere dove l’ho trovato. Il liquido rischiara la mia gola secca, non mi ero accorta di avere così tanta sete. Mi guardo in giro per vedere se c’è altra acqua in giro.

La stanza è completamente bianca, non lo avevo notato. Orribilmente bianca e asettica. I letti, gli scarsi mobili, il pavimento, i muri e i soffitti sono completamente di questo colore. Forse era una sorta di tortura psicologica del passato.

Sorpresa, vedo l’unica macchia scura, dietro al mobile vicino al letto: il mio zaino. Cosa ci fa qui, non l’hanno sequestrato?

Mi alzo troppo velocemente ed un capogiro mi fa appoggiare alle sbarre bianche del letto. Niente di preoccupante, dopo un paio di secondi è già passato. Mentre sto aprendo la cerniera, un rumore di passi seguito dal cigolio della porta che si apre mi fa scattare in piedi. Mi metto in posizione di attacco.

Se non si aspettano che sono sveglia li portò cogliere di sorpresa ed atterrarli prima ancora che possano capire quel che sta succedendo, con un po’ di fortuna e le mie abilità da vampiro potrei riuscire a scappare prima che si rendano conto di avermi decisamente sottovalutata. Avrebbero dovuto mettermi varie guardie armate a sorvegliarmi o, almeno, incatenarmi al letto. Peggio per loro.

Mentre sto perfezionando l’azione nella mia mente, quello che pensavo fosse un soldato entra nella stanza. Sono così presa in contro piede che mi blocco e osservo la figura, sorpresa. È una donna bassina e decisamente in sovrappeso vestita anche lei di bianco. Ha due grandi occhiali e l’aria di chi non ha mai fatto movimento fisico in vita sua. Il contrario di quello che mi aspettavo, direi. Sono la prima a dire che non si debba giudicare il proprio avversario dalla forma fisica, i miei compagni all’Arca l’hanno dovuto imparare a loro spese, ma questa donna non potrebbe competere neanche con un cadetto iniziato di cinque anni.

Sono così interdetta che mentre la donna si avvicina di qualche passo, non mi muovo neanche.

<< Cosa ci fai lì? Rimettiti sdraiata, cara. Il dottore dovrebbe arrivare a momenti. >> dice << Ti ho portato dell’acqua, sono sicura che sarai assetata. >>

Sono ancora più confusa. È una trappola?

La signora posa la bottiglietta sopra un mobile e un esatto secondo dopo qualcun altro entra dalla porta.

Non faccio in tempo a maledirmi per aver abbassato la guardia, che mi accorgo che mi hanno messo nel sacco. Era davvero una trappola. Mi hanno distratto con la donna e poi è arrivato il vero pericolo. Il vampiro.

Non avevo calcolato che potevano essere questi esseri a tenermi prigioniera, ora devo essere assolutamente più cauta.

E meno male che nel passato i vampiri rimanevano nascosti e gli esseri umani non ne incontravano mai uno. Due giorni che sono qui ed ecco un altro vampiro.

<< Faccia sdraiare la signorina, signora Goll >> dice l’essere. Continua a tenere lo sguardo basso su dei fogli che ha in mano.

<< Credo che dobbiamo farti alcune domande. >> continua questo, rivolto a me.

Alza lo sguardo e lo vedo per la prima volta negli occhi, ed è un’altra sorpresa. È pallido, biondo e della solita bellezza vampiresca, ma i suoi occhi non sono rossi né neri, ma marroni dorati.

Probabilmente si accorge della mia postura, che automaticamente è passata da offensiva a difensiva, e corruga le sopracciglia.

Muove un mezzo passo verso di me ed io, parallelamente,  mi schiaccio al muro. Sento i battiti accelerati del mio cuore, i muscoli in tensione. Sono stata addestrata a combatterli, mi ripeto, ne hai già fatto fuori uno. Ma ripensare all’episodio non è una buona idea. C’è anche mancato un pelo che ci rimanessi, ieri.

Calmati. Mi ripeto. Se mi muovo abbastanza velocemente potrei coglierlo di sorpresa e riuscire a fuggire dalla porta.

Sempre che non ce ne siano altri fuori.

<< Stai tranquilla. Sono il dottor Carlise Cullen, te come ti chiami? >>. Dice con voce tranquilla e abominevolmente carezzevole.

Sto quasi per partire all’attacco, ma mi blocco. Cullen? È possibile?

Quei vampiri Cullen di Forks che avrei dovuto trovare?

<< Sai dove ti trovi? >> continua il dottore.

Muovo piano il capo. Non per rispondergli, ma per cercare di fare ordine nel mio caos mentale. Ho davvero trovato un vampiro Cullen?

<< Siamo al Fork’s Hospital Center. Ti ho trovato qui davanti, ieri sera. Svenuta. La signora Pall, che era con te, ha detto che non ti conosceva, di averti incontrata sull’autobus. Avevi un leggero trauma cranico, quindi ti abbiamo ricoverata per una notte. >>

L’essere parla lentamente scandendo bene le parole, con un mezzo sorriso dolce e sguardo rassicurante. È molto bravo a tranquillizzare la gente, se non sapessi che è un vampiro, mi fiderei di lui e di quello che dice. Ma sono stata preparata per sospettare di tutto e tutti, figuriamoci di lui.

La signora di prima mi si avvicina e mi tocca delicatamente la spalla. Io continuo a scrutare il vampiro.

<< Siediti, cara. >> dice la donna, accompagnandomi gentilmente verso il letto.

Mi siedo ma mantengo i piedi ben ancorati a terra, così da poter scappare più agilmente in caso di bisogno.

Ho trovato un vampiro Cullen, credo che la scelta migliore sia prendere tempo e studiarlo. Devo assecondarlo per far si che possa andare avanti la missione.

I suoi strani occhi dorati sono ….gentili. Mi mettono i brividi.

Penso a tutte le persone che non sanno della sua vera natura e vengono soggiogati dal suo aspetto rassicurante.

<< Come ti chiami? >> chiede il vampiro. Il suo sorriso rassicurante mi confonde. Perché ha gli occhi dorati invece che rossi? E perché non sembra per nulla turbato dalla vicinanza di umani? Forse ha mangiato di recente. Ma questo non spiega perché non cerchi di mangiarmi me. Ricordo bene uno degli effetti collaterali del siero per la forza vampiresca, il mio sangue è diventato molto più appetibile.

<< Come ti chiami? >> ripete.

Come mi devo comportare? Pensavo di avere più tempo per mettere a punto un piano.

<< Isabella Swan >> rispondo. A quanto ne so era un nome comune anche nel passato, ma l’essere aggrotta i suoi strani occhi.

Spero di non aver già combinato un pasticcio.

<< Ora ti devo visitare, Isabella >> e si avvicina ulteriormente a me allungando una mano.

Velocemente scavalco il letto e rimango tesa dall’altro lato. Tra me e il vampiro c’è solo il misero riparo del letto.

Anche se sembra gentile e innocuo, so bene che in realtà non lo è. Non voglio che si avvicini ulteriormente.

<< Stai tranquilla, Isabella. Sono un dottore, ti devo fare solo un controllo. >> dice, distendendo le braccia in atteggiamento rassicurante.

Un dottore? Lui, un vampiro?

Abbiamo la stessa concezione della parola?

La donna si avvicina e mi porta delicatamente sul letto. Di lei non ho di certo paura, ma non posso fidarmi di un succhiasangue.

<< Dove siamo? >> chiedo con voce sussurrata, anche se vorrei farmi valere e metterlo al tappeto. Il mio grande vantaggio è che sembro debole, anche se non lo sono, devo continuare a fargli credere che sia così, per poterlo prendere di sorpresa.

<< In ospedale, cara. >> mi risponde la donna. << Fatti visitare e poi risponderemo alle tue domande. Anche noi ne abbiamo da farti.>>

Sposto lo sguardo sul dottore-succhiasangue. Si avvicina lentamente come se avesse davanti un coniglietto impaurito, studiando le mie reazioni. Cerco di rimanere più immobile possibile e, quando mi tocca il polso, devo costringermi a non saltare in piedi e spingerlo via.

Mi accorgo che anche lui trattiene il respiro e che poi, mentre fa i controlli di base, in piccole sorsate, ricomincia ad inspirare ed espirare lentamente. Lo fa senza dare nell’occhio, ma io che lo sto controllando attentamente lo noto.

Alla fine ricomincia a respirare normalmente.

Si è messo alla prova con brevi respiri per tastare la situazione, allora anche su di lui fa effetto il mio sangue più invitante. Presumo che essendo un dottore, nell’ipotesi che mi abbia detto la verità, abbia spesso a che fare con il sangue e che quindi riesca a controllarsi bene. Ma questo è più che bene, non mi ha mai dato l’impressione che fosse sul punto di avventarsi addosso a me.

<< Bene, tutto a posto. >> dice sorridendo e facendo fermare le mie congetture mentali. << Ora, non ti abbiamo trovato documenti addosso o nello zaino, quindi devo sapere la tua data e luogo di nascita e la residenza. >> dice, prendendo in mano i fogli di prima.

È arrivato il momento di decidere come andrà avanti la cosa, come procedere affinché la Missione possa avere successo.

Inutile dire che il piano che avevo progettato prima di partire è impraticabile, quindi le nuove opzioni sono:

 

A – Stendere il vampiro, prendere lo zaino e uscire da quella porta. Quello che incontrerò è un mistero, ma l’ipotesi più verosimile è un orda di vampiri.

Questa opzione vede una mia probabile morte all’ 85% , circa.

B – Raccontargli tutta la verità. Dire che sono nata nel 2069 all’Arca, un luogo sotterraneo nei locali della vecchia metropolitana.

Questa opzione distruggerebbe in tronco il senso della Missione.

C – Opzione non rinvenuta.

 

Ma ci deve essere un’opzione c. Le altre sono impossibili da attuare.

Quel Cullen continua a guardarmi con quei suoi occhi dorati. Aspetta la mia risposta. Abbasso lo sguardo devo fare, inventarmi una falsa identità? Non credo che sarei capace di fornire dettagli precisi e veritieri, mi scoprirebbe subito.

<< Io…non.. >> non so neanche io cosa voglio dire. Mi servirebbe solo una scusa per prendere tempo..

<< Non ti ricordi? >> chiede gentilmente il dottore-succhiasangue.

Non mi ricordo, cosa? La domanda? Mi crede scema?

Stringo forte le labbra per trattenere le parole. Quel lurido coso, feccia della natura, come si permette..

<< Forse la botta ha intaccato in qualche modo la sua memoria. Dimmi cosa riesci a ricordare. Ricordi perché sei qui e da dove vieni? Il nome dei tuoi genitori? >> continua lui.

Mi tasta gentilmente il capo. Le sue mani fredde mi fanno irrigidire.

<< Stai tranquilla, probabilmente è un’amnesia temporanea. Succede, a volte. Ricorderai tutto presto. >> conclude.

Sono basita. Il vampiro non mi poteva suggerire una soluzione migliore. Sarà tutto più semplice se affermo di non ricordare niente.

<< Io..io, non ricordo..>> balbetto affannata. Sono una brava bugiarda e tutti mi crederanno. Sorrido, ma solo nella mia mente.

La Missione non è compromessa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

· ∫ ∙

 

 

 

         Ci sono, in super ritardo anche rispetto ai miei soliti ritardi, ma ci sono. Vogliate perdonarmi.

Da qui in poi inizia la vera storia e inizieremo a vedere i personaggi originali di Twilight, ansi, Carlile è già entrato in scena.

Bella farà finta di non ricordare niente e cercherà di mandare avanti la Missione MORTE, all’insaputa dei vampiri di turno.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, lasciate una recensione per commentarlo o per segnalarmi delle sviste.

 

 

Mille grazie a chi mi ha aggiunto MORTE ai preferiti/seguite/ricordate e a chi legge silenziosamente.

Un saluto particolare a Crepuscolina13 per aver recensito lo scorso capitolo.

 

 

 

 

 

 

 

Se volete mi potete aggiungere come amica su Facebook  e potete trovare il mio gruppo sulla storia.

 

 

Alla prossima.

 

Silnica

 

 

   
 
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