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Autore: NoNe_    25/04/2015    0 recensioni
Io ho visto. Io ho vissuto. Io racconto.
A chi vorrà leggerla, questa è la mia storia.
A chi vorrà ascoltare, io aprirò il mio cuore.
firmato: Harry Styles.
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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20.45
-H

‘’Harry per l’ennesima volta, il terzo principio della dinamica afferma che ad ogni reazione co-‘’
‘’Corrisponde una reazione uguale e opposta, ho capito’’ sbuffai esasperato. ‘’Quindi per calcolare..’’ Mi  ritrovai a guardare fuori dalla finestra, era ormai buio, il bianco della neve ricopriva tutti i tetti e la luce fioca dei lampioni illuminava la strada quel poco che bastava a rendere il tutto affascinante e triste allo stesso tempo. Sapevo che l’indomani, al compito, sarei dovuto andare molto bene, altrimenti avrei potuto dire addio alla borsa di studio, ma di studiare fisica dopo un intero pomeriggio, non ne avevo proprio voglia. Stef continuava a parlare e ad aiutarmi, e lo apprezzavo, ma la mia mente era in stand-by ormai.
‘’Se noi abbiamo la massa, ma ci manca…’’
Mentre la mia amica continuava a parlare io mi ritrovai ad ammirare quello scenario spettrale e a pensare a come tutto ha inizio. Nella vita, infatti, è difficile che si verifichino inizi netti, momenti precisi nei quali, a posteriori, possiamo dire che tutto sia cominciato. Tuttavia esistono attimi in cui il destino incrocia la nostra esistenza quotidiana, mettendo in moto una serie di eventi assolutamente inaspettati e dall’esito imprevedibile. Il destino. Tutti ne possediamo uno, o forse è lui che ci possiede. Ma non tutti decidiamo di seguirlo, o forse lui smette di accompagnarci. Non esistono forze straordinarie al di sopra di noi, non siamo noi ad essere guidati. Ognuno di noi prende delle decisioni per arrivare a dei traguardi prestabiliti. O forse, più semplicemente, il destino mescola le carte e noi giochiamo.
‘’Harry. Harry il telefono!’’
‘’Oh s-si, grazie’’ mi ripresi. Sentì appena la vibrazione sopra il letto. Sbloccai lo smartphone e lessi il messaggio arrivatomi due secondi prima.

Mamma ha il telefono spento. Avvertila che non torno per cena. Sto da Jenny. Un bacio.
-G


‘’Chi è?’’
‘’Dove?’’
‘’Harry sveglia, il messaggio. So che sei stanco ma riattiva i pochi neuroni che ti ritrovi.’’ Rise la ragazza accanto a me.
‘’Piccola fai meno la spiritosa. Era mia sorella in ogni caso.’’
‘’Harry- disse sdraiandosi sul letto- pensi mai a quanto è forte il nostro legame? Non vorrei mai che si trasformasse in altro, perché non accetterei mai la possibilità di perderti.’’ La seguì sul letto e l’abbracciai.
‘’Sai quanto bene ti voglio, e sai che non riuscirei mai a vivere senza di te, perciò si.  A volte penso a noi due e so perfettamente quanto è orribile immaginare un futuro senza questi momenti. Senza la mia pulce preferita.’’
‘’Haz tu sei la mia persona.’’ Disse, fissandomi negli occhi.
‘’Anche tu, piccola, sei la mia.’’ Annui.
‘’Ti difenderò sempre da tutto e ti aiuterò anche quando saremo vecchi e con le ossa calcificate.’’
‘’Tu sarai una splendida nonnina, ti immagino seduta sulla veranda a cucire copertine per i tuoi nipotini.’’
‘’E io immagino quei momenti in cui ti prenderò a calci in culo con il mio super bastone, brutto stronzo.’’ Si mise a ridere ed io iniziai a farle il solletico ‘’Scusa, come mi hai chiamato?’’
‘’Harryyy! Ferma-ti’’ in preda agli ultimi spasimi prodotti dalle risate sentimmo dei passi provenire dal corridoio farsi più vicini. La porta si apri e Mary entrò.
‘’Stephanie la cena è pronta. Oh Harry, tesoro, resti anche tu con noi?’’
‘’No, grazie zia. Torno a casa, la mamma è sola.’’ Lei mi sorrise amabilmente. Mi ricomposi, presi le mie cose, salutai le due donne terribilmente simili e lasciai la splendida casa in cui ero entrato anni prima. Percorsi il vialetto adiacente a quella e mi ritrovai davanti il mio portico.
Non so se attribuire la colpa al destino per ciò che accadde dopo, fatto sta che accadde.
Qualcosa non andava. Non andava, per esempio, il fatto che sentissi delle urla provenire da dentro, non andavano i pianti e i gemiti di dolore. Dopo che varcai il portico, inserì le chiavi ed aprì la porta niente andava. La vista mi si annebbiò, sbattei più volte le palpebre e cercai di convincermi che ciò che vedevo non era reale, ma dentro di me sapevo benissimo che il destino spesso, fa di tutto per dirci qualcosa che non siamo pronti a sentirci dire, o, nel mio caso, vedere. Solo che questa volta non potevo svegliarmi. Mia madre, accasciata nel salotto, svenne davanti ai miei occhi.
 
-S
‘’Ehi, ti ho portato qualcosa da mangiare.’’
Il riccio alzò lentamente la testa. Gli occhi circondati da enormi occhiaie nere, il viso smunto e bianco come un cencio. Scosse impercettibilmente la testa.
‘’Tesoro devi mangiare qualcosa, ti prego.’’
Mi faceva troppo male vederlo in quelle condizioni. Eravamo come legati da un filo invisibile noi due, il suo dolore era il mio.
‘’Credi che si sveglierà?’’ la voce da bimbo smarrito mi fece accapponare la pelle.
‘’Ma certo.  Hai sentito il medico. Deve passare l’anestesia e si sveglierà.''
‘’il suo telefono è ancora irraggiungibile?’’  mi accasciai vicino a lui, e ‘’si’’ sussurai ‘’lo troveranno, tranquillo’’.
Le luci al neon del corridoio, l’odore di medicinali e alcool rendevano l’ambiente ospedaliero vuoto e informe.
Lui aveva appena poggiato la tua testa sulla mia spalla quando un’infermiera uscì per avvisarci che la signora stava per affrontare un altro intervento, dopo che aveva subito una qualche crisi. Il mondo vacillò per l’ennesima volta.
Le lacrime solcarono il suo volto ancora.
‘’Sarà ancora una lunga nottata.’’ Sospirò.
‘’Ci sono io con te, andrà tutto bene, vedrai.’’
Posò il capo sulle mie ginocchia e iniziò a singhiozzare piano. 
  
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