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Autore: Ortensia_    26/04/2015    1 recensioni
[Una raccolta di one shot dedicata alle principali squadre di Kuroko no Basket e che ha come scopo quello di far sorridere~]
– Seirin; Dungeons and Dragons;
– Kaijou; Il cane della discordia;
– Shuutoku; La paura fa novanta;
– Touou; Cose di donna;
– Yousen; Vietato dare caramelle agli animali;
– Rakuzan; La bellezza & la Bestia;
[Partecipa al contest "Progetto: Ripopola Fandom – Seconda edizione" indetto da __Bad Apple__]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Autore: Neu Preussen
Titolo: A False Replace that Pretends to Be Original
Personaggi: nella raccolta sono presenti Kuroko Tetsuya; Kagami Taiga; Kiyoshi Teppei; Hyuuga Junpei; Izuki Shun; Aida Riko; Kise Ryouta; Kasamatsu Yukio; Moriyama Yoshitaka; Hayakawa Mitsuhiro; Kobori Kouji; Midorima Shintarou; Takao Kazunari; Miyaji Kiyoshi; Outsubo Taisuke; Kimura Shinsuke; Aomine Daiki; Momoi Satsuki; Imayoshi Shouichi; Wakamatsu Kousuke; Sakurai Ryou; Murasakibara Atsushi; Himuro Tatsuya; Okamura Kenichi; Fukui Kensuke; Liu Wei; Akashi Seijuurou; Mayuzumi Chihiro; Mibuchi Reo; Nebuya Eikichi; Hayama Kotarou e, per una minuscola particina, Hanamiya Makoto.
Nella one shot che segue, sono presenti Kise Ryouta; Kasamatsu Yukio; Moriyama Yoshitaka; Hayakawa Mitsuhiro e Kobori Kouji.
Pair: nella raccolta sono presenti minuscoli accenni KagaKuro, ImaMomo, ImaHana, AoMomo e MayuAka.
In questa one shot non è inserito alcun accenno particolare.
Bonus utilizzati: Mayuzumi Chihiro; Hanamiya Makoto e... non so se l'ImaMomo si possa considerare un Crack!Pair ;3;
Tipologia: rari e minuscoli accenni yaoi ed het
Generi: commedia
Avvertimenti: raccolta di one shot
Note: //
Nda: Fra le shot questa è la prima che ho scritto, per cui l'ho riletta un sacco di volte e ho notato che c'era sempre qualcosa da cambiare... quindi, nh, pur essendo una di quelle che mi piace di più, temo che ci possa essere qualche frase di troppo o qualche errore sfuggito ai miei occhi! Intanto volevo scusarmi per i balbettii di Hayakawa e rassicurare tutti i lettori: durante la stesura della one shot nessun Kise è stato maltratt- no, non è vero.
Il cane incriminato è un "Wolfspitz" e non è mai stato specificato se Hayakawa ha un cane o meno, l'ho inserito per esigenza. Nel Kuro Fes! viene dichiarato che Hayakawa ha un fratello maggiore, ma io ho deciso di assegnargli una sorella per... beh, ovviamente è di nuovo una questione di esigenza, altrimenti non mi sarei potuta prendere gioco di Moriyama!
La "Torre marittima" si trova a Yokohama, nella prefettura di Kanagawa, dove è situato il Liceo Kaijou.




Il cane della discordia





«Si può sapere perché ci impiega così tanto?» Kasamatsu strinse i denti e sfiatò sommessamente, rivolgendo una rapida occhiata ai propri compagni e soffermandosi, in particolare, su Moriyama «ti ha risposto?»
Moriyama negò con un rapido cenno del capo, senza scostare i propri occhi dallo schermo luminoso del cellulare.
«È molto strano: che io ricordi, Hayakawa non è mai arrivato in ritardo.» Kobori rivolse un'occhiata repentina alla sobria facciata frontale del Liceo Kaijou e tese l'orecchio al silenzio che ammantava l'edificio: grazie alle continue richieste del coach, la preside aveva concesso loro la possibilità di utilizzare la palestra ogni sera – dalle diciotto fino alle venti –, finché lo avrebbero ritenuto opportuno.
Kasamatsu estrasse il cellulare dalla tasca e diede un'occhiata allo screensaver, dondolando sul posto e sbuffando sonoramente non appena si rese conto che stavano aspettando Hayakawa già da un quarto d'ora.
«E se iniziassimo a scaldarci senza di lui?» propose Kise – evidentemente anche lui cominciava ad annoiarsi ed era impaziente di riprendere gli allenamenti interrotti nel primo pomeriggio –.
Kobori restò in silenzio e annuì appena; Kasamatsu, dal canto suo, diede le spalle al gruppo e mosse i primi passi verso l'edificio, acconsentendo silenziosamente alla proposta di Kise.
«Ehi, aspettate!» la voce di Moriyama attirò l'attenzione degli altri tre, che si soffermarono su una figura lontana e ancora confusa che stava percorrendo la lunghezza del marciapiede in tutta fretta.
Kasamatsu si augurò mentalmente che si trattasse di Hayakawa e si avvicinò al ciglio della strada, cercando di mettere a fuoco la sagoma ombrosa che, essendo in continuo movimento, presentava contorni sfumati e poco definiti.
«Hayakawa-senpai!» nonostante lo sforzo a cui Kasamatsu sottopose i propri occhi, il primo a riconoscere l'identità della figura misteriosa fu Kise, ora al fianco del capitano e con il viso leggermente proteso in avanti, come a volerlo avvicinare il più possibile alla sagoma che si muoveva concitatamente e che, di secondo in secondo, era sempre più vicina a loro.
«Raa-ragazzi! Do... dovetee aiu-ta-aiutarmi!» Hayakawa esordì in un balbettio confuso che fece storcere il naso a tutti i presenti.
«Si può sapere cosa ti è successo?» chiese preoccupato Moriyama, avvicinandosi al gruppo una volta che ebbe sistemato il cellulare nella tasca della giacca.
«Sì, si può sapere come mai sei in ritardo?» Kasamatsu fece eco, rivolgendogli un'occhiataccia indispettita.
Hayakawa spalancò la bocca per riprendere fiato, si chinò in avanti – riducendo la propria schiena ad un arco tremante a causa degli ansiti –, e indicò la strada con un rapido cenno della mano.
«L'ho pe-perso! Ho perrrs-il... il-!»
A giudicare da tutta quella concitazione, gli altri capirono immediatamente che doveva essere successo qualcosa di grave.
«Hayakawa, respira.» Kasamatsu cercò il suo sguardo nel tentativo di tranquillizzarlo, ma l'altro continuò a balbettare, a strepitare e ad indicare la strada.
«L-l'ho pe... per-so!» Mitsuhiro aveva le lacrime agli occhi, era disperato, sul punto si strapparsi i capelli.
«Perso?» Kise mormorò, cercando di ricostruire ciò che avevo detto Hayakawa con i frammenti di discorso che era riuscito a distinguere e con una buona dose di intuizione «che cosa hai perso, Hayakawa-senpai?»
«Iii– cane!»
«Il cane?» Kobori ripeté alla ricerca di una conferma, e quando Hayakawa annuì, anche Kise e Moriyama pronunciarono quella parola con notevole entusiasmo, come se avessero appena scoperto la soluzione ad un problema dato per irrisolvibile.
«Di che razza è?» Kise non aveva idea che Hayakawa avesse un cane, per cui cercò di ottenere più informazioni possibili riguardo all'animale.
Hayakawa strinse i denti e chiuse gli occhi: doveva calmarsi, altrimenti non avrebbe potuto fornire alcuna informazione precisa ai compagni e forse non sarebbero mai riusciti a ritrovare il suo cane.
«Wo- Woru... Wol—» ma pensare all'eventualità di averlo perso per sempre lo spaventava a morte, per cui non era riuscito a ritrovare neppure un briciolo di calma «pit! Pizz!»
«Cosa sta dicendo?» Moriyama spalancò gli occhi e tese appena il viso, forse per avvicinare le proprie orecchie alla bocca di Hayakawa, nella speranza di decifrare quel balbettio confuso e assordante.
«Wolpit? Wolpizz? Che cane è?» Kobori aggrottò la fronte confuso e Kasamatsu sbuffò spazientito.
«Il colore!» Kise, invece, ripiegò su una soluzione alternativa e che, senza dubbio, richiedeva una risposta più semplice «qual è il suo colore?»
«Iigio!»
«Eh?» Kise sbatté le palpebre confuso.
«-Gio!» Hayakawa strinse i denti: meno lo capivano, più lui perdeva la pazienza, e più lui perdeva la pazienza, più il balbettio diveniva confuso, impedendo agli altri di comprendere ciò che stava dicendo – era un circolo vizioso che non aveva via di uscita –.
«Grigio?» Kasamatsu azzardò e trasse un sospiro di sollievo non appena vide Hayakawa annuire energicamente.
«De-devo riitrovva-varlo! A-altrimenti-ti mi... mia sorella–»
«Hai detto sorella?» Moriyama spalancò i propri occhi e gli afferrò il braccio «andiamo!»
«Cosa?! Moriyama, dobbiamo allenarci!» Kasamatsu strepitò spazientito e Moriyama gli rivolse un'occhiata estremamente stupita, lo osservò con espressione quasi indignata, come se avesse appena bestemmiato.
«Kasamatsu, non pensi alla sorella di Hayakawa? Dobbiamo trovare il cane e portarglielo, altrimenti soffrirà!»
«Sei sempre il solito, Moriyama-senpai.» Kise forzò un sorriso e si allontanò di un paio di passi da Kasamatsu, ormai sul punto di scoppiare ad urlare in preda ad un eccesso d'ira.
«Avanti, andiamo!» Moriyama strattonò Hayakawa, che prima di seguirlo si rivolse agli altri tre e balbettò qualcosa di confuso che, tuttavia, sia Kasamatsu che Kobori capirono essere una richiesta di aiuto.
«Vado con loro.» Kobori prese una grande boccata d'aria e si soffermò solo per un istante sulle figure di Moriyama e Hayakawa, in procinto di allontanarsi a grandi passi.
Kasamatsu non riuscì neppure a fermarlo, tanto era arrabbiato: non potevano perdere due preziose ore di allenamento per uno stupido cane.
Quando anche Kobori si fu allontanato, Kise si rivolse al capitano.
«Kasamatsu-senpai, possiamo allenarci da soli, no?» Ryouta avrebbe preferito aiutare gli altri tre nella ricerca di quel cane dalla razza sconosciuta, ma non aveva voluto abbandonare Kasamatsu e aveva deciso di restare.
Yukio sbuffò e gli sferrò un pugno – decisamente indelicato – in piena fronte.
«Quello stupido cane!»
«A-ahia!» Kise si massaggiò la fronte e si lagnò «ma perché te la prendi con me?!»
«Avanti, andiamo ad aiutare quegli idioti: prima poniamo fine a questa storia, meglio è.»


Nonostante si fossero incamminati pochi istanti dopo Kobori, Moriyama e Hayakawa, Kise e Kasamatsu avevano perso le loro tracce con estrema facilità e avevano indugiato a lungo su quale fosse la strada giusta da prendere.
Kise aveva smesso di sproloquiare da almeno cinque minuti e sembrava essere completamente assorto nella ricerca del cane di Hayakawa, mentre Kasamatsu inceneriva con lo sguardo qualsiasi cosa transitasse all'interno del suo campo visivo – una foglia secca spazzata via dal vento, un ragazzo in bici, un pezzo di carta stropicciato –.
Kise credeva davvero che fosse possibile ritrovare un cane di cui non sapevano nulla? Non conoscevano né il suo nome né la sua razza – perché anche se non si poteva definire un cinofilo esperto, Kasamatsu era quasi certo che il Wolpizz non esistesse –, di conseguenza ne ignoravano anche la dimensione, la lunghezza del pelo, la forma delle orecchie e tantissimi altri aspetti che avrebbero potuto renderlo rintracciabile e riconoscibile. Sapevano soltanto che era grigio, il che, almeno secondo il suo modesto parere, non era neppure lontanamente sufficiente.
In quel momento avrebbe voluto prenderli tutti e quattro a calci nel sedere: stavano perdendo due ore di allenamento per un cane che forse non sarebbero mai riusciti a trovare.
Yukio sfiatò sommessamente e rivolse un'occhiataccia all'ombra che si era appena riversata sui suoi piedi e su parte dell'asfalto, oscurando la luce fredda del sole autunnale.
All'improvviso si irrigidì e si soffermò con più attenzione sull'ombra, seguì i bordi della sagoma vagamente deforme e poi si voltò rapidamente, richiamando Kise a sé.
«Umh?» Kise indugiò solo per un istante e si assicurò che non vi fosse nulla di particolare lungo la strada che correva davanti a loro, quindi si voltò e sussultò sorpreso non appena vide un cane piuttosto grande e dal pelo molto folto fermo ad una decina di passi da Kasamatsu.
«È... è il cane di Hayakawa-senpai?!» Ryouta si rese finalmente conto, come aveva già fatto Yukio, che oltre al colore del pelo, non sapevano assolutamente nulla sul cane smarrito.
«Forse.» Kasamatsu si avvicinò con passo calmo e si soffermò sul collare nero appena visibile a causa del pelo troppo lungo e folto, quindi cercò una targhetta – Hayakawa non aveva detto se gli era scappato per errore, magari quando aveva aperto la porta per uscire di casa, oppure se era successo quando lo aveva portato fuori a passeggio, quindi, per quanto ne sapeva, quel cane poteva appartenere a chiunque e il padrone poteva essere proprio dietro l'angolo –.
Il cane trotterellò sul posto non appena lo vide avvicinarsi e scodinzolò appena, poi lo scartò con un movimento veloce.
«Kise, non fartelo sfuggire!» Yukio era ormai deciso ad acciuffare quel cane, anche a costo di fare una figuraccia nel caso non fosse stato quello di Hayakawa.
«Eh?!» ma Ryouta aveva sottovalutato la situazione, perché la faccia simpatica del cane e il suo pelo morbido, che lo facevano somigliare ad un grosso ammasso di zucchero filato grigio, lo avevano distratto, quindi assunse una posizione completamente errata e l'animale lo travolse, facendolo cadere rovinosamente a terra.
«A-ahi...» mugugnò sommessamente, massaggiandosi la schiena.
«Sei un idiota!» Kasamatsu, invece, gli transitò accanto di corsa e si lanciò all'inseguimento del cane.
«Ka-Kasamatsu-senpai, aspetta!» Kise, dal canto suo, lo seguì con lo sguardo e tese il braccio verso l'alto, guidato dall'ingenua e infantile speranza di poter afferrare quello di Kasamatsu in modo da arrestare la sua corsa scalmanata e da costringerlo ad aspettare che si rialzasse da terra e che il suo fondo schiena si riprendesse dall'urto subito.


«Eh? Kise, va tutto bene?»
Quando le sue orecchie vennero sfiorate da una delicata voce maschile, Kise aveva ancora lo sguardo fisso sulla strada ormai vuota e osservava in silenzio quella lunga striscia di asfalto scuro che si fondeva con l'orizzonte fumoso e azzurrognolo.
«Moriyama-senpai!» voltatosi in direzione di quella voce fin troppo famigliare, si sorprese nel trovare la mano dell'altro spalancata davanti ai suoi occhi.
«Kasamatsu non era con te?»
Kise afferrò la mano di Moriyama e rispose soltanto dopo essersi sollevato da terra.
«Eravamo insieme fino a poco fa. Abbiamo trovato un cane, ma è scappato e Kasamatsu-senpai l'ha inseguito.» Kise si voltò per un istante e indicò la strada «sono andati in quella direzione.»
Ryouta vide l'altro annuire energicamente e riprese a parlare dopo qualche istante di esitazione.
«Tu, Moriyama-senpai, non eri con gli altri?»
«Sì, ma abbiamo deciso di dividerci per accelerare le ricerche.» Yoshitaka rispose con voce ferma «comunque sia, se il cane si trova nei paraggi è meglio restare uniti e, a questo proposito, ho un'idea su come attirarlo qui!»
«Eh?» Kise sbatté le palpebre un paio di volte, rivolgendogli un'occhiata stupita alla quale Moriyama rispose con un sorrisetto spavaldo.
«Aspettami qui!»


«Ma insomma, Moriyama-senpai, perché ci hai messo così tanto?!» Ryouta si lagnò sonoramente, ma non appena il più grande gli porse un sacchetto della spesa si zittì e, vittima della curiosità, afferrò i manici di plastica e protese il viso per sbirciare al suo interno.
«Perdonami, ma la cassiera era così carina!»
Kise schioccò la lingua contro il palato per esprimere il proprio disappunto.
«Moriyama-senpai, sei sempre il solito.» lo guardò di sbieco e protese appena le labbra, ma l'aria racchiusa nella bocca e che Ryouta si stava preparando a buttare fuori con uno sbuffo sembrò tornare indietro, scivolare sulla lingua, annidarsi in fondo alla gola e lì placarsi all'improvviso, questo perché aveva appena realizzato che ciò che aveva scorto all'interno del sacchetto non erano altro che due scatole di biscotti per cani.
Quando Kise gli rivolse un'occhiata interrogativa, Moriyama sorrise vagamente divertito e infilò una mano nel sacchetto, ancora sorretto dalle mani del biondo.
«Io e te spargeremo il quartiere di biscotti per cani!» Yoshitaka avvolse le spalle di Ryouta con il braccio e sollevò la scatola di cartone fin sopra le loro teste: aveva le labbra serrate con forza, gli occhi pieni di speranza e teneva l'altro legato a sé con una stretta fraterna e solidale. Era come un giovane impavido che, sguainata la spada, si preparava alla rivoluzione e ne caldeggiava spudoratamente la necessità, nella speranza di trascinare in guerra con sé anche i compagni più insicuri e deboli.
«È una magnifica idea!» non che ci fosse bisogno di tutta quella drammaticità, visto che Kise si pronunciò a favore immediatamente e con voce entusiasta.
L'asso del Kaijou si liberò dalla stretta del compagno ed estrasse la seconda scatola di biscotti per cani dal sacchetto, infine afferrò la minuscola leva di cartone e la strattonò, in modo da aprire il contenitore senza danneggiarlo.
«Cattureremo quel cane, costi quel che costi!» anche Moriyama, che sembrava intenzionato a tenere alto il morale della squadra – o meglio: del duo –, si affrettò ad aprire la scatola, per poi sfoderare un grande sorriso «quando lo troveremo, lo porterò alla sorella di Hayakawa, così per ringraziarmi mi concederà un appuntamento e... chissà? Forse un giorno mi sposerà!»
Bastava il pensiero di una donna perché Moriyama divenisse incredibilmente egoista e cominciasse a fantasticare in prima persona singolare piuttosto che plurale, – annullando, di fatto, il senso di appartenenza al duo –, tuttavia Kise non gli badò e, in completa balia dell'euforia del momento, afferrò una manciata di biscotti per cani e li gettò davanti a sé, sempre più lontani dai suoi piedi.
Quando Moriyama notò che Kise si era già messo all'opera, sembrò ritrovare la calma e la serietà di cui il pensiero di un meraviglioso corpo femminile lo aveva privato e cominciò a tappezzare il marciapiede di piccoli biscotti a forma di osso e dal colore piuttosto anemico.
Quello di Moriyama e Kise fu un lavorio costante e attento che si concluse dopo circa un quarto d'ora, quando entrambi, inserendo per l'ennesima volta la mano nella propria scatola, realizzarono di essere ormai a corto di esche.
«Vedrai che non dovremo aspettare molto! È una questione di minuti: il cane di Hayakawa verrà qui, me lo sento!» Moriyama sembrava così sicuro di sé che Kise non poté fare a meno di lasciarsi convincere e si ritrovò ad annuire energicamente, con i muscoli delle gambe tesi e i piedi ben piantati a terra, la schiena leggermente inarcata e le dita delle mani divaricate, spalancate e ferme come quelle di un rapace: era pronto per acciuffare il cane, non se lo sarebbe lasciato scappare una seconda volta!
Proprio in quel momento, a qualche metro da Kise e all'angolo di un alto muro di pietra che circondava un cortile, apparve un'ombra che Moriyama segnalò all'altro con una piccola gomitata.
Kise si voltò e si soffermò sull'ombra per qualche istante, sbattendo le palpebre un paio di volte e restando a fissare l'asfalto sul quale tremava e danzava la sagoma cupa di colui che si trovava oltre l'alto muro di pietra.
Ryouta rivolse una rapida occhiata a Yoshitaka, quindi, in seguito ad un suo rapido cenno del capo, si approcciò al muro e si avvicinò sempre di più all'ombra: era incredibile che il piano dell'altro avesse funzionato così in fretta, non avrebbe mai pensato che qualcosa di così semplice potesse essere tanto efficacie.
«Ti ho preso, cagnaccio!» Kise balzò oltre il muro con lo stesso entusiasmo di un bambino che scopre il nascondiglio dell'amico, quindi tese le braccia e si gettò sul cane con così tanta forza che entrambi si ritrovarono a terra.
Una volta steso a terra, Kise si rese conto che qualcosa non andava, che quel cane non possedeva un pelo morbido come aveva immaginato, ma che ne era addirittura privo, e che, soprattutto, non ringhiava, ma brontolava.
«Kise!» lo strepito alterato di Kasamatsu gli forò i timpani, poi sopraggiunse un forte pugno sulla testa, che lo stordì completamente.
«S-senpai!» Ryouta riuscì a trovare ancora un po' di forza per scostarsi e sfuggire all'ira del capitano, che si risollevò da terra in fretta, sfregando i pantaloni della tuta con un movimento nevrotico delle mani, nel tentativo di ripulirli dalla polvere della strada.
«Sei davvero un idiota! Ti sembro forse un cane?!» ma il pugno non era abbastanza, e Yukio gli sferrò un calcio nel sedere, tanto che Ryouta si ritrovò inginocchiato a terra e con una guancia aderente all'asfalto, rantolando il proprio dolore attraverso mugolii sommessi e piagnucolii spezzati.
«Kasamatsu!»
Il capitano del Kaijou voltò immediatamente le spalle a Kise e rivolse la propria attenzione a colui che lo aveva appena chiamato.
«Moriyama, dove sono Kobori e Hayakawa?»
«Ci siamo divisi, ma a quanto pare non è servito a nulla, visto che nessuno dei due mi ha ancora contattato. Kise mi ha detto che avete incontrato il cane...»
Kasamatsu rispose con un brontolio gutturale e sfiatò nervosamente.
«Quel maledetto cane è veloce.»
«Seeen‒pai‒» la voce lagnosa e nasale di Kise interruppe la loro conversazione e sembrò far perdere a Kasamatsu quel poco di pazienza che ancora dimostrava di possedere.
«Taci, Kise!» il capitano del Kaijou ringhiò a denti stretti e continuò a dare le spalle a Ryouta, ancora riverso sull'asfalto come uno straccetto battuto dal vento e sgualcito dalla violenza di una grandinata copiosa.
«Seeenpai!» Ryouta accentuò quella lagna ormai insopportabile alle orecchie di Kasamatsu «il cane...»
Tuttavia, quando Yukio lo sentì pronunciare quell'ultima parola e notò l'immobilità di Moriyama, che teneva lo sguardo fisso oltre le sue spalle, trattenne il fiato e si voltò lentamente.
«A quanto pare ha funzionato...» sussurrò soddisfatto Moriyama; Kasamatsu, dal canto suo, annuì appena e restò immobile, rivolgendo un'occhiataccia rabbiosa a quella nuvola di pelo grigio che fino a poco prima lo aveva seminato con tanta facilità da metterlo in imbarazzo al solo pensiero.
«State fermi, lasciate che si avvicini.» nonostante l'idea di quella sconfitta bruciante, Kasamatsu mantenne la lucidità e dettò gli ordini con voce ferma e imperturbabile.
Possibile che dopo tutta quella fatica bastasse una manciata di biscotti per farlo avvicinare? La risposta era positiva e si delineò sotto lo sguardo rabbioso – e allo stesso tempo strabiliato – del capitano del Kaijou, che si piazzò alle spalle dell'animale non appena questo gli transitò accanto e si avvicinò a Moriyama.
«Ha il collare.» fu questo l'ultimo monito di Kasamatsu che, soffermandosi solo per un istante sullo sguardo deciso di Moriyama, si rilassò improvvisamente: si fidava dei suoi compagni, confidava nelle loro capacità ed era sicuro che sarebbero riusciti ad acciuffarlo.
Il cane dalla razza sconosciuta doveva nutrire una certa simpatia nei confronti di Moriyama – sicuramente molta di più rispetto a quella che aveva per Kasamatsu –, perché non appena la guardia tiratrice del Kaijou si chinò, questo scodinzolò, gli si avvicinò e non tentò neppure di scappare quando le dita del ragazzo scivolarono fra il collare sottile ed il pelo morbido.
«Chiama Hayakawa e Kobori.» le labbra di Moriyama si incresparono in un piccolo sorriso soddisfatto e Kasamatsu affondò la mano nella tasca destra della giacca.
«Umh?» Yukio aggrottò la fronte indispettito e continuò a frugare nella tasca destra della giacca, quindi, trovandola vuota, decise di controllare la sinistra. Quando trovò vuota anche l'altra si sentì gelare il sangue nelle vene: durante la corsa sfrenata per acciuffare il cane, doveva aver perso il cellulare.
«Kise!» si trattenne dallo sferrare un altro calcio al sedere del più giovane e cercò di mantenere la calma «renditi utile: chiama gli altri.»


Kobori si era unito al gruppo nel giro di un paio di minuti, mentre Hayakawa aveva chiesto loro di raggiungerlo alla Torre marittima, dove li attendeva in compagnia della sorella.
«Ah! Eccola! Deve essere lei!» Moriyama non stava più nella pelle e aveva continuato a tenere il collare del cane stretto fra le dita, accelerando il passo quando aveva scorto una figura femminile – con il viso rivolto alla Torre marittima – ferma accanto ad Hayakawa.
Yoshitaka non sapeva dire se fosse più grande o più piccola di loro, tuttavia gli bastò osservare i lunghi e vaporosi capelli castani, il vitino da vespa e le lunghe gambe ben delineate dalle collant scure per capire che doveva essere davvero una bella ragazza.
«Ecco qui il tuo cane!» da impavido giovanotto pronto alla guerra, Moriyama sembrava essersi tramutato improvvisamente nell'eroe vittorioso che, adempiuta la missione a lui assegnata, si prepara a ricevere la ricompensa dalla bellissima donzella.
Quando la ragazza si voltò, Kasamatsu, Kobori e Kise, che erano rimasti ad un paio di metri di distanza, si ritrovarono con il respiro smorzato e le gambe improvvisamente pesanti.
Moriyama, dal canto suo, sbarrò gli occhi e deglutì a fatica, le restituì il cane e fece immediatamente marcia indietro.
«Sì, è proprio una bella ragazza‒» la voce rotta e il continuo grattarsi il mento non lo resero neppure minimamente credibile agli occhi degli altri tre, che si scambiarono occhiate di intesa.
«Bella, eh?» Kise aggrottò appena la fronte e forzò un sorriso nervoso.
«Sì, è proprio bella.» Kobori annuì con un movimento ingessato della testa.
«Però è anche vero che...» Moriyama, dal canto suo, si schiarì appena la voce «ne ho viste di più belle.» dopotutto un esperto di donne come lui era preparato all'evenienza di scoprire un viso inaspettato, alterato da qualche imperfezione, un piccolo particolare che stonasse con i lunghi capelli castani e con il fisico perfetto, ma che la sorella di Hayakawa avesse le stesse sopracciglia di quest'ultimo non si poteva certo definire piccolo particolare.
   
 
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