Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Lullaby1992    26/04/2015    1 recensioni
Una misteriosa donna, vestita con gli abiti della gendarmeria, arriva nell'ufficio di Erwin, citando una vecchio patto che ci sarebbe stato tra i due, e incitandolo a mantenere la parola data, pena, la sua vendetta.
Inoltre, tra lei, una bellissima e affascinante donna, di nome Astrid e il Capitano Levi sembra esserci una certa conoscenza, nonchè forse, vecchi rancori. è forse un amore andato a male, o solo incomprensioni dovute alla separazione delle scelte di vita?
I membri del corpo ricognitivo non conoscono per niente questo nuovo personaggio, eppure il capitano sembra conoscerla piuttosto bene. E il suo improvviso trasferimento dalla gendarmeria al corpo ricognitivo solleva alcuni sospetti, eppure il comandante sembra fidarsi di lei...
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Irvin Smith, Nuovo personaggio, Rivaille, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Levi si risistemò sul cavallo, piazzandosi a fianco del carro che trasportava ora Astrid assieme ad Eren.

Erano in posizione di poco arretrata rispetto l'apripista dove si trovava Erwin.

Con la scusa di guardarsi intorno il suo sguardo scivolava sul corpo inerte della donna.

Mikasa teneva gli occhi quasi sempre incollati su Eren dalla sua postazione a cavallo, alla destra del carro.

Levi non era mai stato tipo a riflettere eccessivamente sulle questioni. Ponderava le situazioni, si chiedeva quale fosse la decisione migliore. Ma una volta presa, la perseguiva senza ulteriori esitazioni.

Cosa voleva dire “Ci ho messo dieci anni a tornare da te”?

Eppure... era stata lei a non volerlo più rivedere, dopo gli eventi alla fine degli esami no?

L'aveva cercata, giusto per sapere cosa diamine fosse successo, ma non l'aveva più trovata. Si era arrabbiato, aveva smesso di cercarla.

L'aveva attesa, sperando che fosse lei a venire da lui. C'era voluto davvero molto tempo per estirparla totalmente dai suoi pensieri. Che poi, non c'era mano mai riuscito del tutto. Ogni tanto ritornava a chiedersi perché, o cosa o come fosse successo.

Ricordava ancora la prima volta che l'aveva vista.


Una bambina che avrà avuto circa sette anni, si annoiava da sola in casa.

Quella non era nemmeno casa sua, ma una casa in affitto dentro Sina per un breve periodo che i genitori dovevano trascorrere lì.

Aveva provato ad uscire nel giardino, dove una piccola piscina di acqua fresca attendeva solo qualcuno da poter rinfrancare dalla calura estiva.

La bambina però era sola in casa, e sapeva che i genitori non sarebbero tornati sino a sera inoltrata. Le avevano lasciato le pietanze già pronte solo da prendere sul tavolo. C'era sufficiente cibo per una famiglia intera. Di certo molto di più di quanto non avrebbe potuto mangiare da sola.

Vide all'improvviso tre bambini. Due maschi e una ragazzina. Erano sul ciglio della strada. Quello che sembrava il più grande aveva i capelli scuri, corti e arruffati. Il secondo aveva i capelli color sabbia, e assieme alla bambina con i capelli rossicci sembravano i più patiti.

Erano arruffati, con gli abiti lisi e a tratti strappati, e l'aria di chi avrebbe potuto staccare volentieri un morso pure all'erba del vialetto.

Astrid non aveva mai visto ragazzi conciati così, ma sapeva che esistevano ragazzi di strada, glie ne aveva parlato il padre. E subito li inquadrò come tali.

Un qualche cosa le si mosse nel petto. La mamma e il papà le avevano raccomandato di non fare entrare nessuno però lei lì era sola e si annoiava a morte!

Ciao!” esclamò aggrappandosi al cancelletto.

I due dietro il moro quasi sussultarono per la sorpresa.

Il ragazzino più grande la squadrò con un gelido sguardo per poi ignorarla.

Ehi, parlo con voi!” Astrid aprì il cancelletto e gli si parò davanti. Odiava essere ignorata.

Cosa vuoi mocciosa?” domandò infine il moro.

Astrid gonfiò le guance “Guarda che non mi sembri né più alto né più vecchio di me!” protestò.

Si ritrovò tre sguardi astiosi puntati addosso, quindi tentò di essere più diplomatica.

Mi sembrate affamati. Volete venire dentro a mangiare qualcosa?” tentò quindi.

Gli occhi grigi del moro lampeggiarono di rabbia “Non vogliamo la carità di nessuno” sibilò rabbioso.

Meno che mai da una sporca nobile!” ringhiò appresso il ragazzo con i capelli color sabbia, sebbene però la prospettiva di mangiare qualcosa lo avesse reso meno acido di quanto avrebbe voluto.

Quella che invece si limitò a mugugnare, fu invece la bambina dai capelli rossi, che aveva una fame davvero tremenda, ma non voleva contraddire i suoi due fratelli.

Credo che questo sia quello che papà dice 'partire con il piede sbagliato'. Uhm... ritentiamo” disse semplicemente Astrid. Non era tipa da lasciarsi scoraggiare così facilmente. Qualcosa gli diceva che voleva aiutare quei bambini a tutti i costi. Anche a costringerli a farsi aiutare, se necessario.

Questo lasciò sbigottiti tutti e tre i ragazzini.

Allora prima di tutto in una conversazione educata ci si presenta. Io sono Astrid Lichtklinge. Voglio offrirvi... com'è già quella parola... ah si! Un contratto!”

Contratto? Cosa sarebbe?” chiese il ragazzo con i capelli color sabbia.

Papà li usa spesso per i commerci. Ah, e giusto per la cronaca non sono nobile. Almeno, papà era un soldato, ma ora fa solo il fabbro.

Comunque un contratto è un... accordo ecco. Dove entrambe le parti si impegnano a fare qualcosa in cambio di qualcos'altro”

E tu cosa ci staresti offrendo?” chiese il moro sarcastico.

Vedete oggi sono sola, e mi sto annoiando a morte. Che ne dite se per oggi giocate con me? Mi allevierete la noia, e io in cambio vi offrirò la cena. Nessuna carità. Solo uno scambio equo”

Il moro la guardava come a cercare una fregatura nelle parole di lei, ma il bambino e la bambina avevano preso a fissarlo con aria da cuccioli bastonati.

Avevano fame! Tanta fame. E giocare in cambio di un pasto... era ovvio che era lei che ci perdeva! Dovevano proprio rifiutare?

Per favore fratellone...” mugugnò la bambina che si era già mangiata tutte le unghie nei giorni precedenti pur di avere qualcosa da masticare.

Va bene. Solo per oggi”

Ma certo! Dai venite dentro. Chiudete il cancelletto per favore” disse lei facendo strada dentro la casa.

Una volta dentro, i tre si guardavano intorno spaesati, restando vicini come per fare gruppo contro un nemico ignoto.

Astrid invece li squadrò con occhio tagliente.

Per prima cosa ci vuole un bagno” commentò.

Un bagno?” domandò la bambina.

Beh, certo. È poco igenico rimanere sporchi. E il dottore dice che attira le malattie. Quando è possibile è sempre meglio tenersi puliti. Seguitemi!”

Loro la seguirono sospettosi su per la rampa di scale. Sembravano attendersi una trappola a ogni passo, o di trovare un soldato pronto ad afferrarli per la collottola e rispedirli nella strada.

Lei aprì la porta del bagno, dove c'era una grande vasca, nella quale aprì i rubinetti per riempirla d'acqua.

Frugò nel mobile sino a trovare dei vestiti che potessero andare bene a loro.

Sentite, non mi piace continuare a chiamarvi 'ehi' o 'voi'. Posso sapere il vostro nome?” chiese appoggiando la pila d'indumenti su uno sgabello.

Io sono Isabel!” rispose per prima la rossa.

Il ragazzo con i capelli sabbia lanciò un occhiata per trovare prima l'approvazione del moro.

Mi chiamo Farlan”

E tu?”

Levi” rispose stringato il moro.

Molto piacere” rispose Astrid sorridendo al gruppo.

Il sorriso fece sciogliere almeno un po' il terzetto.

Forza ora spogliatevi!”

Cosa!?” strillò Isabel stravolta.

Vorrete mica fare il bagno vestiti no?”

I tre però la fissavano di traverso.

Capì di dover dare un esempio da seguire, per cui con uno sbuffo, si liberò della magliettina e dei pantaloncini estivi e si buttò nell'acqua appena poco più che tiepida della vasca.

Visto? Non morde. Forza!” in fin dei conti erano tutti ancora troppo piccoli per fare distinzioni di sesso, e la vasca era enorme rispetto la loro taglia, per cui entrarono tutti comodamente nella vasca.

Lì la loro indole da bambini prese il sopravvento. In fin dei conti non esisteva bambino che non si divertisse in acqua, e dopo aver fatto provare i saponi profumati a Isabel, questa li volle provare sui suoi fratelli a loro scapito.

Però quando uscirono erano, se non altro, tutti puliti. Astrid regalò loro dei vestiti, che ai bambini stavano un po' grandi, mentre regalò uno dei suoi a Isabel che si mise a piroettare giuliva per tutto il bagno, causando forti risate ad Astrid.

Se non altro il bagno aveva addolcito e rilassato i giovani, per cui accettarono il dono senza protestare.

Con la scusa di fare merenda, li fece mangiare a sazietà, e poi trascorsero tutto il pomeriggio a giocare. A guardia e ladri, a nascondino, stella e a tutti i giochi che gli vennero in mente.

Erano bambini. Ancora con l'anima innocente, sebbene per i tre ragazzini di strada era già stata intaccata dalla durezza della vita, e presto il dover sopravvivere avrebbe portato via l'innata allegria propria dell'infanzia.

Però per quel giorno accantonarono divergenze di sesso, rango o età. Giocarono e si divertirono. Punto.


Quando fu il tramonto, per Astrid fu dura scortarli sino al cancelletto. Gli aveva fatto un involto di cibo che aveva consegnato nelle braccia di Levi.

Mi sembri il più assennato”

Non...”

Si, lo so che non vuoi carità. Consideralo... consideralo il dono di un'amica. Ne avete più bisogno voi di me. E questo è obbiettivo no?”

Lui annuì rigidamente. Astrid sorrise. “Oggi mi sono divertita, vi ringrazio. Non vi dimenticherò. Voi... se volete farmi un favore... non dimenticatevi di me. Spero che se ci rincontreremo, mi considererete vostra amica. Posso contarci?”

Chiese porgendogli la mano al moro.

Esitò ancora un'istante prima di prendere la mano “D'accordo”

Ora è meglio che andiate. Sarebbe meglio non farvi trovare dai miei genitori. Ciao!”

I tre esitarono ancora un istante.

Farlan la salutò con calore. Isabel l'abbracciò, quasi con le lacrime agli occhi.

Levi... si limitò alla stretta di mano, ma lui mantenne la promessa. Non la dimenticò.



  
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