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Autore: ileen    26/04/2015    0 recensioni
Io e una mia amica, non che compagna di classe, avevamo pensato di scrivere questa storia assolutamente inventata da noi su dei nostri compagni di classe. Parla di questi due nostri compagni e la loro storia insieme. Parla dei loro sentimenti, dei loro pensieri e di quello che fanno, di come si parlano e molto altro. E' una storia su due amanti, che sono ostacolati. La storia complicata e drammatica di un amore. Non credo che li conoscete, ma spero vi piaccia lo stesso. Magari un giorno, chi lo sa, potrebbe capitare veramente questa cosa ai vostri compagni. Inoltre, questa storia è stata pubblicata anche su Wattpad da Zoe Caldieraro (la mia amica e compagna di classe).
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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CAPITOLO 2

 
Giovanni’s pov
Mentre ballavo, mi si avvicinò una ragazza. Bionda, occhi azzurri, figa. Iniziammo a ballare insieme e decidemmo di andare a prendere un bicchiere di vodka. Capii che lei ne aveva già presi un paio dall’alito e quindi decisi anch’io di berne ancora, oltre a quello che avevo già bevuto con alcuni miei amici. Eravamo decisamente ubriachi, quando lei, spinta accidentalmente da un tizio che passava, mi bacia. Ma quel bacio non finì subito, perché volevo farlo continuare. Continuavamo a baciarci, finché non decise di prendermi la mano e portarmi di sopra, in camera mia. Iniziò a togliermi la maglietta, lasciandomi così a petto nudo. Toccava i miei addominali, sembrava ammaliata, incantata. Le tolsi allora la camicia e la canotta sotto. I suoi leggings neri finirono a terra insieme ai miei pantaloni. Iniziammo così a toccarci, a baciarci. Sembrava una strana danza fatta di carezze e baci, però senza amore. “Vuole andare oltre la tipa” pensai, vedendo i suoi movimenti. Presi quindi un preservativo di emergenza nel cassetto del comodino. La mia capacità di intendere e volere andò a fanculo con tutto quell’alcool e non ero per niente in me stesso. Dopo aver fatto sesso, la ragazza andò in bagno a rivestirsi e io rimasi lì così, nudo sul mio letto, da solo. Ripensai al discorso con Alessandro. Finalmente anch’io non ero più vergine e se me lo domandavano, rispondevo sinceramente, senza mentire. Mi ero tolto un peso, anche se tutto quell’alcool aveva mandato a puttane il mio pensiero su quell’argomento. Anche se sembravo stronzo e puttaniere (almeno così mi descrivevano alcune mie amiche), al sesso ci tenevo ancora. Mentre continuavo a pensare, la tipa uscì dal mio bagno e scese giù. Dopo 10 minuti, decisi anch’io di scendere, quindi mi rivestii. Appena sceso, andai dai miei amici, che erano ormai quasi tutti brilli. Con loro c’era anche Alessandro, che mi salutò, perché doveva andare e andò via con il suo penny giallo. Rimasi lì con i miei amici, finché uno ad uno se ne andarono. Andai a dormire verso le 3-4 del mattino, perché tanto era domenica.
Il giorno dopo avevo un mal di testa tremendo. Vaffanculo a tutta quella vodka, a quell’alcool, a tutto. Mi misi dei pantaloni corti e una maglietta nera con i calzini alti a fantasia e le Vans nere. Presi il mio penny azzurro e andai a farmi un giro per Miami, la città in cui abitavo. Avevo le cuffiette nelle orecchie, quando mi chiamarono i miei genitori…
“Hey Giò, fra circa un’ora siamo a casa. Tutto bene?”
“Porca puttana” pensai. “Sì, certo. Ci vediamo dopo” risposi e chiusi la chiamata. Corsi subito a casa e chiamai subito Anna, la donna delle pulizie, che spesso veniva a casa mia. Era una donna bassa, ma simpaticissima, gentile e manteneva sempre i segreti. In meno di 5 minuti da quando ero arrivato a casa, lei arrivò con la sua macchina a casa mia. L’aiutai in quell’impresa: correvamo avanti e indietro , pulivamo ovunque e poco prima che arrivarono i miei, prese la sua auto, lasciandomi da solo in quella casa pulitissima.
 
Alessandro’s pov
Ero ancora fuori a fumare. Ero ubriaco, a malapena mi reggevo in piedi. Con tutta la mia forza, buttai il mozzicone per terra ed entrai in casa. Vidi Giovanni che veniva trascinato da una ragazza bionda, ero troppo ubriaco per riconoscerla, e lo stava portando in camera. “E bravo Giovanni che fa conquiste” mi ritrovai a pensare o almeno quello che riuscivo. In poco tempo, mi ritrovai schiacciato in mezzo a quella folla di persone sudate, che stavano ballando mezze ubriache e mi aggiunsi a loro per cercare Eva, la mia ragazza. Dove era andata a finire? Volevo un po’ divertirmi con lei, ma non la trovavo e con la mia vista sfuocata era ancora più difficile.
Dopo circa un’oretta, Scese Giovanni e lo salutai, prima di andarmene da quella casa. Presi il mio penny e tornai a casa.
Ero tornato a casa da mezz’ora ed erano le 3:00. Non avevo sonno, ma la testa mi faceva male. Iniziai a pensare a Giovanni e mi addormentai così, con quel sorriso stampato in faccia, sognandolo.
Era il giorno dopo la festa e mi ero svegliato alle 9:00. Cercai di sedermi nel letto, quando mi bussarono alla porta. Era mia madre. Con la sua “grazia”, fece un rumore tremendo con la porta e mi scappò un urletto poco virile dal dolore. Aveva un bicchiere pieno d’acqua con un’aspirina in mano e me la porse. “Prendi questa. Ti passerà il mal di testa”. Mi madre sapeva sempre quello di cui avevo bisogno.
“Grazie” le dissi prima di ingerire la pastiglia.
Mi alzai dal letto e mia madre mi porse i vestiti appena stirati. “Ehm? Che le è preso ora? Perché mi guarda così?” pensai. Stava guardando i miei pantaloni. Cosa avevano di strano? Guardai meglio e vidi che il mio amichetto là sotto si era svegliato con il buon umore stamattina…
“Oh!” dissi, imbarazzato davanti a mia madre
“Meglio che esca ora.” mi rispose prima di uscire dalla mia camera, lasciandomi con un problemino del tutto imbarazzante. Mi cambiai velocemente e mi misi con un paio di pantaloni corti da basket neri e una canotta bianca dell’Obey.
Andai con il penny allo skate park, che si trovava dall’altra parte della città. Trovai quasi tutti i miei amici e non li raccontai della sera prima, perché non me la ricordavo benissimo anch’io. Ci raccontammo la prima settimana di scuola, i nuovi compagni, le prime impressioni. Passò velocemente tra skate, chiacchere e amici. Nel pomeriggio, invece, ero libero. Chiamai Giovanni per sentire come se la spassava…
“Hey fra, come va?” dissi
“Bene, vecchio. Tu?”
“Bene. Senti, che stai facendo?”
“Niente. Te?”
“Uguale”
“Allora, che ne dici di vedere un film a casa mia?”
“Bella, ci sto. Ma quando?”
“Tra 5 minuti”
“Ok. Arrivo”
In poco tempo, ero già a casa sua…
“Che film guardiamo?” mi chiese
“Boh. Scegli tu.”
“Hunger Games?”
“Mi prendi per il culo?!”
“Ok. Allora, Fast and Furios?”
“Hai l’ultimo? Non l’ho visto, ma tutti gli altri sì”
“Vada allora per Fast and Furios 7.”
Mentre lo cercava e lo metteva nel lettore DVD, andai a prendere i pop corn, ma non li trovai. Arrivò quindi lui e li trovò in neanche 2 nanosecondi. Rimanemmo circa 2 ore seduti vicini con la ciotola dei pop corno in mezzo, ma stranamente mi piacque quel pomeriggio, anche se ero sul divano con Giovanni a guardare un film. Di solito, queste cose mi sembravano noiose e, invece, ora mi appassionavano.
  
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