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Autore: A lexie s    26/04/2015    3 recensioni
Chi non conosce il Titanic?! E' una delle mie grandi passioni, non solo in termini filmistici.
Non ci troviamo sulla Jolly Roger, bensì sull'imponente piroscafo affondato nel 1912, ma sempre di una nave si tratta.
Le vicende seguono, più o meno, quelle del film (dico più o meno perché ovviamente ci saranno delle novità).
Dal capitolo: Erano trascorsi settantotto anni ed Emma poteva rivederlo nella propria mente, ogni ricordo era nitido come se davvero si trovasse lì. La consistenza della ringhiera fredda e bagnata dalla rugiada, l’odore di vernice fresca e il rumore del mare. Il Titanic era considerato la nave dei sogni e lo era, lo era davvero.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Image and video hosting by TinyPic Epilogo 

Nelle settimane che seguirono, si raccontarono di tutto. Parlavano tanto Emma e Killian, alternando silenzi confortanti più delle parole, sguardi languidi e pelle che si sfiorava.  Lei gli raccontò della sua infanzia, dell’amore del padre e del cuore puro della madre prima che questo fosse macchiato dal dolore. Ed il ragazzo, a sua volta, le raccontò del mare e dei verdi prati. Le lunghe gite con la Jolly Roger, quel peschereccio ne aveva davvero passate tante. Si alternavano momenti felici e momenti tristi, ed il più straziante era stato ovviamente la morte della madre. Il suo sguardo si perdeva affogando nei ricordi, ed in quei momenti, nei suoi occhi illuminati da un piccolo lumino ad olio, Emma vi scorgeva la bellezza di cui solo i vinti sono capaci. E la limpidezza delle cose deboli. E la solitudine, perfetta, di ciò che si è perduto.*
Era stato battuto dal mare una volta, ma poi si era riscattato rifiutandosi di morire. Gli occhi lucidi di chi racconta le proprie paure e lo sguardo perso in un passato che non poteva dimenticare. Era bello vivere quei momenti insieme, quando ogni barriera veniva giù e rimanevano solo loro due a guardarsi con amore.
“Sai Emma, gli sono grato alla fine” sussurrò una volta, tracciando con le dita il profilo roseo della ragazza. Lei si perse in quei movimenti lenti, ed i suoi occhi si fecero curiosi.
“A chi?” Chiese, sistemandosi più vicino al suo fianco aspettando di ricevere una risposta. La pioggia batteva lenta contro il vetro della camera in cui alloggiavano. Non avevano ancora trovato una sistemazione stabile, lavoravano alla giornata. Killian era stato preso come aiutante al porto, ed Emma aiutava la signora che li ospitava nella locanda. Blue era una simpatica signora di quarant’anni, si era subito mostrata disponibile ad aiutarli, quasi come una fata madrina. Li aveva accolti ed aveva offerto loro un posto dove stare, ancora prima che Killian potesse pagarla, poi lui aveva trovato lavoro e le cose erano andate meglio. Si sentiva più soddisfatto come uomo, e non tornava più con l’espressione sconfitta e con il senso di colpa per la prospettiva di vita che stava offrendo ad Emma lei cercava sempre di alleggerirgli l’anima facendogli capire che era perfettamente contenta di stare con lui e che le cose sarebbero migliorate col tempo.
Killian fece un respiro profondo e poi puntò l’azzurro nel verde ancora una volta, ritrovandovi sempre qualcosa di intimo e familiare come il profumo delle crostate che sua madre gli preparava o le corse sul prato la domenica mattina quando papà era libero e si divertivano ad esplorare la terra, anziché la solita distesa blu cobalto.
“Al mare” mormorò piano, le scostò una ciocca di capelli che le era ricaduta sul volto e poté notare la sua espressione stupita, così si affrettò a spiegare, “mi ha dato tanto quanto mi ha tolto, mi ha dato te e non ero.. Non sono sicuro di meritare una simile fortuna.”
“Certo che la meriti. Il tuo animo è puro, sei un uomo buono ed hai lottato per me quando persino io ero stanca di lottare per me stessa.” Lo rassicurò, le sue dita scorrevano pigramente sul suo petto mentre assaporava quella consapevolezza, quella profonda verità. L’aveva salvata.
“Sono stato egoista, non avevo il diritto di sconvolgere la tua vita e ti ho messa in pericolo più volte. Hai abbandonato la scialuppa per venire a cercarmi e continui ad abbandonare il tuo mondo per stare in questa stanzetta con me. Ed inoltre mia madre è morta per colpa mia, per una mia caduta, per un mio errore.”
“Shh, sei tu il mio mondo.” Mise un dito sulle sue labbra per impedirgli di continuare e poi lo sostituì con le sue labbra per imprimere chiara quella promessa. “E non è stata colpa tua, eri solo un bambino, non continuare a punirti per quello.. Vieni qui!” Condusse il capo del ragazzo sul suo petto, appoggiò le labbra su quei capelli corvini e prese ad accarezzarli lentamente, mentre Killian si lasciava cullare dal suo respiro e si addormentava lentamente.
 
****
 
Le cose avevano cominciato a girare per il verso giusto un anno dopo, Killian aveva deciso di conciliare la sua passione per i viaggi con un lavoro che potesse offrire a lui ed alla sua Emma anche una stabilità economica. Quando lo aveva comunicato ad Emma, lei si era mostrata pronta ad incoraggiarlo ma anche molto spaventata. Era un sabato pomeriggio, il sole era alto nel cielo ed avevano appena finito di pranzare nei pressi del porto. Emma era andata a trovare Killian a lavoro con un cestino stracolmo di cibo che aveva appositamente preparato per lui insieme a Blue.
“Vorrei parlarti di una cosa” esordì l’uomo, accarezzandosi la barba leggermente incolta.
“Puoi dirmi tutto” lo rassicurò Emma, percependo la preoccupazione nei suoi occhi cristallini. Era facile leggerci dentro quando erano così limpidi, ma talvolta risultavano complicati, persino enigmatici e misteriosi.
“Voglio darti di più, Emma. Voglio che tu abbia una casa con un piccolo giardino, voglio portarti a cena fuori ed anche a ballare. Voglio avere dei figli con te, e magari anche un cane. Potremmo chiamarlo Buckley.”
“Hai scelto il nome del cane?” Le risate coprirono la commozione che la ragazza provava in quel momento per le parole del suo uomo.
“Si, ho sempre voluto un cane. Ne ho avuto uno da piccolo, ma per poco tempo. Era un randagio e le sue condizioni non erano buone, così dopo qualche settimana è morto. Con lui è stato un periodo felice, lo ricordo con grande affetto.”
“Suppongo che avremo un cane allora.” Concluse la donna, perdendosi un attimo a fissare l’orizzonte e ricordando quanto lo avesse desiderato anche lei da piccola.
“Quello che cerco di dirti, seppur in modo così confuso, è che voglio renderti felice. Voglio un lavoro che possa realizzare i nostri sogni ed offrirci anche la stabilità economica. Voglio diventare Capitano.” Disse in un fiato, aspettando la reazione di lei.
“Vuoi diventare Capitano?” Domandò lei, un po’ sconvolta da quella rivelazione.
“Si, durante il mio lavoro qui al porto, ho conosciuto un sacco di Capitani. Uno in particolare, il vecchio Devy. E’ anziano ormai, mi ha visto interessato ed è disposto ad aiutarmi a seguire questa strada per prendere il suo posto. Penso sia una grande occasione per me, per noi.” Concluse eccitato come un bambino, aveva mosso concitatamente le mani per tutto il tempo per illustrarle i benefici di quella opportunità.
“E’ una bella cosa, se è ciò che vuoi ti supporterò ma non devi farlo solo per darmi tutte queste cose, io sto bene anche così.” Chiarì Emma.
“Mi farà sentire più vicino a mio padre” pronunciò l’uomo, alzandosi ed avvicinandosi al mare.
“Ma non ti ricorderà tua madre? La situazione che noi stessi abbiamo vissuto, insomma non sarà troppo doloroso rivivere tutto ogni volta?”
“Forse lo sarà o forse no, in fondo non possiamo saperlo. Quello che so è che voglio farlo. Il mare mi ricorderà mia madre, ma anche mio padre e tutti i bei momenti che la nostra famiglia ha vissuto a bordo del nostro peschereccio. Mi ricorderà l’inizio della nostra storia, la prima volta che abbiamo fatto l’amore e come ci siamo salvati a vicenda. Non sarà solo doloroso, forse più malinconico ma anche ricco di ricordi belli. Sarò sempre vigile e diventerò un buon Capitano nelle tempeste e cercherò di evitare che altre persone subiscano ciò che abbiamo vissuto noi, ma ho bisogno di te per farlo, ho bisogno che tu creda in me.”
“Io crederò sempre in te, Killian Jones. Se questo è quello che vuoi fare, sarò sempre pronta a supportarti.” Anche Emma si avvicinò e lo abbracciò da dietro, le sue braccia si mossero intorno alla sua vita e la sua testa si poggiò sulla sua schiena forte.
“Andiamo” disse lui, voltandosi ed afferrando la mano della ragazza.
“Voglio fare l’amore con la mia futura moglie” fece poi serio, mentre la trascinava dalla parte opposta.
“La proposta me la sono persa, tesoro.” Lo prese in giro lei, mentre lo precedeva verso la stanzetta di guardia che era stata testimone più volte del loro amore.
“Andiamo, Emma, ti ho detto che voglio passare il resto della mia vita con te.”
“Non te la caverai così facilmente, Capitano!” Lo tirò per la camicia e mise fine alle distanze. Killian si ritrovò contro la porta, mentre la donna gli sbottonava il colletto e lui mugolava tra le sue labbra, afferrò la chiave appesa alle bretelle dei suoi pantaloni ed aprì la porta seppur con fatica. La stanza era poco illuminata e l’unico arredo che vi era consisteva in un letto di cui il ragazzo si serviva durante i suoi turni di notte. I vestiti di Emma raggiunsero presto il pavimento, seguiti a ruota da quelli di Killian. Carezze lascive, pelle che si esplorava ancora una volta e corpi che si amavano come avevano fatto nel corso di quell’anno vissuto insieme. Raggiunsero il letto e vi si buttarono sopra, senza staccarsi minimamente. Le labbra di lui scesero in lente carezze umide che raggiunsero il collo e poi i seni, mentre le mani di lei si spingevano più in là per farlo impazzire. Gemiti strozzati si diffusero nell’aria circostante, quando finalmente i loro corpi si ricongiunsero in un incastro perfetto, come due pezzi unici delle stesso puzzle. I loro nomi riecheggiavano intorno come un’antica cantilena che conoscevano da sempre. Una volta raggiunto il culmine, si accasciarono stanchi rimanendo abbracciati a farsi cullare dai loro respiri che pian piano si regolarizzavano.
 
****
 
A distanza di qualche anno, avevano entrambi trovato le loro strade. Queste non era come due vie parallele tanto vicine quanto inconciliabili, erano piuttosto una serie di fitti incroci che si sradicavano lungo kilometri. Emma non aveva mai desiderato rimanere a casa ad aspettare un marito perlopiù assente, così aveva trovato la sua passione in quella stessa nave, e non perché non riuscivano a stare lontani piuttosto perché volevano continuare a vivere quell’enorme avventura insieme. Aveva seguito diversi corsi prima di poter diventare un’infermiera professionista, ma la gratificazione che provava nell’aiutare gli altri era una giusta ricompensa per tutto il lavoro fatto.
“Pranziamo insieme?” Chiese la donna irrompendo nella cabina di comando dove il Capitano era intento a leggere diverse carte srotolate su un tavolo in mogano.
“Certo” rispose Killian, spostando tutto da una parte per fare spazio al vassoio con le pietanze.
“Devi essere molto emozionato” constatò Emma, accarezzandogli un mano con fare rassicurante.
“Non vedo l’ora di far vedere ad Henry le immense praterie in cui giocavo da bambino” confessò l’uomo, sorridendo alla moglie con dolcezza. Proprio in quel momento le urla del bambino si diffusero intorno a loro, seguite dai richiami di Regina. Erano rimasti tutti amici, nonostante i continui viaggi e i vari impegni. Erano un bel gruppetto affiatato e Regina adorava occuparsi di Henry, avevano deciso di partire tutti insieme per tornare in Irlanda per un breve periodo e Killian era riuscito a conciliare il tutto con il viaggio che doveva intraprendere per la compagnia in cui lavorava.
“Vieni qui ometto” disse, allargando le braccia per accogliere il piccolo. Questo si lasciò cullare per qualche secondo prima di togliere il cappello al padre e metterlo sulla propria testa ridendo.
“Sembri proprio un piccolo Capitano” assentì Emma, spostandogli una ciocca che gli ricadeva sopra al viso.
Henry era arrivato due anni dopo il matrimonio, ed il viso di Killian alla notizia di diventare padre era un ricordo che Emma custodiva segretamente nel cuore. La loro vita trascorreva serena e felice, non avevano smesso un solo secondo di supportarsi a vicenda e di infondersi il coraggio necessario ad affrontare la vita. Emma aveva persino recuperato il rapporto con la madre, Mary Margaret era diversa dopo la tragedia vissuta o meglio era tornata quella di un tempo. Aveva avuto un grosso risarcimento ed aveva ricominciato da lì, esattamente come avevano fatto tutti gli altri.
 
***
 
“Hey, non correre.. Vieni qui ragazzino” lo richiamava la madre, mentre il bimbo zampettava allegramente e poi si lasciava rotolare nel verde. Killian corse verso il figlio e si stese insieme a lui, rotolando nell’erba e ridendo.
“Non so chi sia più bimbo tra di voi” asserì Emma, guardandoli con tenerezza mentre si avvicinava a loro con passo lento. Il vento le scompigliava i capelli, lei si strinse nelle braccia per proteggersi dal freddo, appoggiando una mano sul ventre ed accarezzandolo piano.
Quando si trovò abbastanza vicino ai suoi uomini, si sedette vicino a loro ed allora Killian si mise seduto a cingerle la vita con un braccio e stringendo la mano della donna con la sua. Poi si voltò ad incrociare i suoi occhi, trovandoli ancora più luminosi del solito. Si fermò a fissare l’erba intorno a loro e poi torno all’amore della sua vita. In una frazione di secondo un pensiero si fece largo nella sua mente, la prima volta che aveva visto quegli occhi li aveva paragonati proprio a quelle praterie ed adesso aveva entrambi lì. E quando era lontano dalla sua patria, aveva sempre vicino qualcosa che gli ricordava casa sua. Qualcuno che era diventato casa sua, perché nonostante fosse sempre in viaggio aveva sempre lei vicino. Lei e il loro bambino.
“Killian, la prossima volta che torneremo qui. La prossima volta che torneremo in Irlanda non saremo più solo noi tre” strinse più forte la sua mano ed annuì piano con il capo, mentre l’uomo al suo fianco prendeva consapevolezza di quella notizia.
La sua mano grande si aprì sulla pancia di lei, accarezzandola dolcemente e nessuna parola poteva esprimere quello che stava provando, così chiuse il tutto in un bacio e s’infranse sulle sue labbra. Emma scattò un’istantanea nella sua mente e conservò anche quella nel suo cuore come tutto ciò che lo riguardava e che riguardava la loro storia.
“Siete tutta la mia vita.”
 
 
“Ed è così che dopo sette mesi nacque tua madre.” L’anziana signora si sistemò meglio sulla sedia e fissò in attesa la nipote. I grandi occhi blu di Leila erano sgranati ed umidi, commossi per quella storia che non aveva mai conosciuto fino a quel momento.
“Nemmeno tua madre conosce questa storia, tesoro. Ho sempre pensato che un giorno, quando sarei stata abbastanza vecchia avrei dovuto cederla e permettere a qualcun altro di custodirla. Tuo nonno è ancora l’amore della mia vita ed io so che col tempo l’amore tende ad affievolirsi ma così non è stato per noi. Non è un amore da favola, abbiamo affrontato molte difficoltà, non pensare che l’amore sia facile. Bisogna lavorare ogni giorno per permettere alle cose di andare bene. Qualsiasi momento tu e Charles stiate affrontando, io vedo nei vostri occhi lo stesso amore quindi non abbiate paura di parlarne insieme e di sistemare le cose.” La mano rugosa si posò su quella liscia della giovane e la strinse dolcemente.
“Grazie nonna, sono contenta di aver sentito la tua storia e grazie per le tue parole.” Una lacrima sfuggì al controllo della ragazza che si accinse a raccoglierla con l’altra mano.
“E adesso, cuciniamo per il pranzo di Natale. I tuoi genitori ed i tuoi zii saranno presto di ritorno.” La ragazza annuì e si alzò dalla sedia.
Dopo pochi minuti la porta si aprì e tutti furono di ritorno dalla funzione che si era svolta la mattina. Henry e sua moglie Grace si recarono in cucina, seguiti da Evelyn e suo marito John. Killian aveva voluto chiamare come sua madre la bambina che Emma aveva dato alla luce sette mesi dopo il viaggio in Irlanda. Una flotta di bimbi riempirono di schiamazzi la casa.
“Come ti senti, cara?” Un anziano capitano si avvicinò alla moglie con apprensione per constatare che stesse bene.
“Era solo un’emicrania, Killian.” Sorrise la moglie, stringendo la sua mano tra le sue.
“Lo immaginavo, non sarei andato altrimenti” sottolineò sorridendole.
“Lo so.”
 
Poche ore più tardi erano tutti seduti intorno al tavolo per trascorrere un altro Natale insieme. Emma e Killian erano molto vecchi, ma nessuno sembrava intenzionato a lasciare l’altro per primo. Tutti erano del parere che non appena uno dei due avesse esalato l’ultimo respiro, l’altro l’avrebbe seguito dopo poco tempo perché non si muore mai di fronte ad un amore come quello. Ci si aggrappa stretti alla vita e loro l’avevano fatto e continuavano a farlo. Nessuno sapeva se quello sarebbe stato l’ultimo Natale insieme, l’ultimo giorno, l’ultima settimana, l’ultimo mese o l’ultimo anno, per questo continuavano a godersi quei momenti vicini. Ed anche se molte cose erano cambiate e loro avevano un aspetto diverso, c’era qualcosa che rimaneva uguale - oltre al loro amore – i loro occhi che si guardavano con ardore. Al di là delle rughe che ricoprivano i loro visi, gli occhi rimanevano accesi di una luce sempre nuova. Ed il blu era ancora nel verde. Ed erano sempre a casa. Insieme.



Note:
Ciao a tutti! 
Sono passati quasi otto mesi dall'inizio di questa storia e finalmente sono riuscita a scrivere l'epilogo che segna la fine delle (dis)avventure di Emma e Killian sul Titanic. Mi rendo conto di essere in estremo ritardo ma gli impegni universitari (il non voler lasciare andare la storia), non mi hanno permesso di concludere prima quindi chiedo venia e spero di ritrovarvi tutti qui a leggere l'epilogo. 
Mi rendo conto che iniziare a leggere questa storia non dev'essere stato facile viste le prospettive di vita dei protagonisti, per questo mi sento di dover ringraziare tutti quelli che l'hanno fatto e spero di non aver deluso le vostre aspettative. 
Ringrazio davvero tutti, chi ha letto silenziosamente, chi ha aggiunto la storia nelle varie categorie ma soprattutto tutte le splendide persone che recensendo mi hanno spronata ad andare avanti per dare una fine diversa e meno drastica rispetto al film. Abbiamo bisogno di un lieto fine. 
Un ringraziamento speciale alle mie fantastiche amiche del CSgroup, vi adoro!

Mi prendo uno spazietto per ringraziare le ragazze che hanno commentato il capitolo scorso, mi scuso per non avervi risposto singolarmente ma quello che voglio dire è simile per tutte quindi lo riporto qui: grazie, grazie, grazie! Per aver seguito la storia, per averla amata e per aver avuto fiducia in me anche se qualcuna (non faccio nomi xD) pensava fossi tanto crudele da uccidere il nostro Killian, il pericolo è stato scampato per entrambi.
Spero di ritrovare il vostro parere anche in questo capitolo, con la speranza che sia stato all'altezza delle aspettative e della lunga attesa. 
Un ringraziamento anche alla mia splendida beta che si è prodigata per correggere tutte le mie sviste, grazie per avermi fatta ridere con le note e per aver eseguito questo lavoro egregiamente: 
maryclaire94.
P.s (*) la frase è tratta dal libro Oceano Mare di Baricco.

L'immagine non è mia, però mi sembrava perfetta per la storia.. Ringrazio chiunque l'abbia creata e la mia amica Graziella per avermela proposta. :* Le note stanno diventando più lunghe del capitolo quindi credo sia giunto il momento di dileguarmi.
Un bacio. <3

 
 
 
 
 
 
 
  
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