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Autore: Ranocchia_Chan    26/04/2015    3 recensioni
NUOVA EDIZIONEEEEEE OWO!!!!!
DAN DAN DAAAAAAN! rieccomi tornata con la mia vecchia storia U.U ditelo, vi sono mancata u.u vero??
no, eh? ;w; vabbuò questa è la nuova Rooksville, che però non ha niente di nuovo perchè è rimasta uguale alla precedente versione ;w; spero che comunque vi piaccia u.u
***
La vita del killer è molto più complicata di quel che si pensa.
Oltre il piacere del sangue, oltre la cruda follia, oltre la dura corazza che ci si è costruiti addosso magari si possono avere anche delle emozioni, sepolte nell'angolo più nascosto del proprio essere, magari emozioni che si credono svanite.
I nostri amati Creeper si sono trasferiti in una nuova città.
I giovani ragazzi, su consiglio dello Slender, proveranno ad adattarsi alla vita sociale, a "ricominciare" ma di certo non avranno una facile e soprattutto noiosa permanenza a Rooksville.
Misteri, uccisioni, magie, segreti che vanno tenuti al sicuro ed enigmi da svelare attendono i nostri eroi.
Vi ho incuriosito? lo spero vivamente. ;3
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jeff the Killer, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Mi alzo lentamente dal divano. Sono rimasta sveglia fino a l'una per cercare in giro per la città informazioni sul diario, sono letteralmente e praticamente sfinita.

Mi massaggio la testa sentendola pesante e come se qualcuno la stesse gonfiando con una pompa per biciclette.

Mi trascino a fatica in cucina, nel tragitto sbatto la gamba contro il tavolo facendomi un male indicibile.

Imprecando a bassa voce accendo il faretto accanto al frigorifero e cerco nel cassetto avanti a me un aspirina.

La prendo dalla scatolina verde limone e la metto in bocca masticandola velocemente, il sapore non è sgradevole ma è dannatamente frizzante, però in fondo amo sentire le bollicine scoppiarmi sulla lingua e sul palato riempiendomi la bocca di quell'aroma di limone delizioso.

Bevo un sorso d'acqua e mi dirigo di nuovo verso il salotto, guardo fuori tramite la grande vetrata che da sul vialetto.

È ancora buio... chissà che ore sono.

Mi avvicino alla grande pendola a muro della nonna, posta accanto alle due librerie.

I miei occhi sono abituati a questa tenebra, riesco a leggere facilmente l'orario.

Quattro meno dieci.

Mi siedo sulla seduta di legno posta adiacentemente alla vetrata poggiandomi al muro con le spalle e stringendomi le ginocchia scrutando il paesaggio notturno.

Le case dall'altra parte della strada hanno tutte le luci spente. Perfino all'esterno non c'è nessuna traccia di illuminazione.

La grande quercia piantata accanto al vialetto per il seminterrato si estende sul cielo stellato, riesco appena a sentire il fruscio delle foglie nella lieve brezza della notte. Guardo la volta celeste sognando ad occhi chiusi, immaginando come sia essere una stella, e come sia guardare il nostro piccolo ed insignificante pianeta da quella distanza. Magari anche noi da lì sembriamo essere una minuscola stella... Chi lo sa.

Mi stringo nella felpa sfregando le mani sulle braccia.

Inizia a fare freddo, l'autunno è alle porte.

Credo che sia, l'unica stagione che odio realmente con tutta me stessa.

Rivolgo lo sguardo sul muro alla mia destra.

Ci sono delle cornici con le foto che ho fatto con mia madre.. sono state scattate ormai tre anni fa.

Mi manchi così tanto mamma. Mi sento vuota da quando non ci sei più.

Guardo con occhi vacui e costernati un articolo di giornale incorniciato.

Mi tornano in mente tanti di quei ricordi, tutte le voci del mio passato, tutti gli odori, le melodie, i colori che ho vissuto mi investono facendo confondere la mia povera psiche, gia tormentata per conto suo da paure ed incubi.

Porto una mano sul viso chiudendo gli occhi.

Faccio un respiro profondo, sento il cuore battermi nelle orecchie.

Mi distendo sulla liscia tavola di legno del sedile tenendo le gambe alzate, socchiudo gli occhi poggiando le mani sulla pancia.

Sto per appisolarmi quando qualcosa attrae la mia attenzione facendomi osservare il giardino avanti ai miei occhi.

Un piccolo fuoco fatuo è appena apparso sotto la quercia.

Mi risiedo di fretta poggiando una mano sulla fredda lastra di vetro della finestra.

La piccola cianotica fiammela vibra, si agita e si allunga seguendo il vento che spira da ovest.

Sorrido.

A quanto pare volevano darmi il ben tornato.

Continuo a guardare il fuoco fatuo come ipnotizzata dalla sua danza.

Si muove fluttuando leggiadro, volteggiando in aria come un azzurro e luminoso fiocco di neve.

Tutto a un tratto scompare, in una svavillante scintilla rossa.

Scendo dalla panca e salgo la piccola scala a chiocciola che mi porta al piano di sopra.

Percorro il corridoio ed entro nella mia camera, le valige devono ancora essere disfatte e sono appogiate davanti all'armadio.

Mi avvicino al letto e inizio a spogliarmi.

Fatto ciò mi stendo sulla morbida sopra coperta arancione accarezzandola ed odorandola come non lo avessi più fatto da anni.

Alzo le coperte e mi infilo sotto di esse lasciandomi avvolgere dal dolce tepore che queste stanno donandomi.

Stringo il cuscino con una mano annusandolo.

Odore di miele e fragole...quanto mi mancava.

Spingo il volto sul cuscino cercando di far penetrare quella dolce e piacevole fragranza respirandola a pieni polmoni in tutte le sue sfumature di odori.

Sbadiglio.

Il sonno inizia decisamente a farsi sentire.

Chiudo gli occhi canticchiando fra me e me una ninna nanna della quale ho ricordo fin dalla più tenera età.

Ben presto Morfeo cinge il mio corpo nella sua magia facendomi scivolare dolcemente nel oblio soave e ristoratore del sonno, facendo popolare la mia mente di immagini antiche a me familiari ma allo stesso tempo sconosciute.

 

 

*la mattina dopo*

 

 

Alzato dal letto mi dirigo pesantemente verso il bagno trascinando i piedi come fossi uno zombie.

Sbadiglio assonnato massaggiandomi la testa.

Apro l'acqua e mi bagno il viso sperando che il freddo del liquido mi svegli i neuroni.

Alzo il viso verso lo specchio gocciolante d'acqua.

Sbarro gli occhi sconvolto da ciò che vedo.

Il mio viso è tornato ad essere sfregiato.

Le mie guance sono squarciate ma prive di tracce di sangue, dei piccoli fili di pelle congiungono le due parti del "sorriso" come se si fosse staccato tutto da poci minuti.

I miei occhi sono cerchiati di nero, lacrimanti, sprizzanti di quella scintilla di follia e terrore che ho sempre tenuto dentro.

Ho come un peso sul petto, come se avessi fatto qualcosa di sbagliato ma non riesco a ricordare cosa.

Apro l'armadietto dietro lo specchio e prendo una piccola boccetta con un liquido verde semi-trasparente al suo interno.

Apro la ampolla e ingoio in un solo sorso il contenuto di essa.

Inizio a sentire dei crampi all'addome quasi subito.

Vado verso la porta della camera barcollando.

Mi gira la testa, l'altra volta non è successo durante la trasformazione.

Cammino velocemente verso la fine del corridoio, verso la stanza di Slender.

Sono scoordinato, ogni movimento che faccio è dannatamente difficile, sento i muscoli irrigidirsi, sento come se l'aria stia diventando più pesante.

Fatico a respirare.

Apro la porta della camera di Slender con movimenti estremamente lenti.

Si sta vestendo, si gira con sorpresa guardandomi.

Sulla sua faccia vuota e bianca sembra dipingersi un espressione di preoccupazione e stupore.

-"Jeff..cosa ti è successo?"-

Si avvicina sorreggendomi.

Le ferite sulle mie guance iniziano a sanguinare.

Il battito del mio cuore è mostruosamente lento, sento che potrei svenire da un momento all'altro.

-"No..n lo so.. sono tornat..o normale h..o preso il siero ma..sto peggiorando."-

Mi prende in braccio poggiandomi sul letto e facendo adagiare delicatamente la mia testa sul cuscino.

Si siede su una sedia che ha avvicinato al letto con i viticci iniziando a massaggiarmi il petto in corrispondenza del cuore, facendo un massaggio cardiaco forse sperando che il mio cuore inizi a battere di nuovo normalmente.

Tengo gli occhi socchiusi, guardandolo con una sorta di panico che mi scorre dentro.

Dopo vari minuti inizio fortunatamente a respirare più facilmente, Slender si ferma mettendosi gli occhiali e osservando il mio viso tornato quasi totalmente normale.

Sfiora con la gigantesca e scheletrica mano la mia guancia passando sul percorso della cicatrice, della quale rimane solo una linea di sangue.

Mi apre un occhio osservando il suo interno.

Avere quel suo brutto muso così vicino non è così bello come potrebbe sembrare, sì è premuroso, ma fa ribrezzo comunque.

Lo guardo diffidente scanzandolo.

-"Ieri sera sei uscito Jeff?"-

Si pulisce la mano sporca di sangue sul suo fazzoletto da taschino guardandomi.

Mi siedo a fatica massaggiandomi la testa.

Faccio cenno di no squotendo il capo.

Mi prende per la maglietta costringendomi a guardare il tessuto.

-"Allora tutto questo sangue come lo spieghi??"-

Guardo la maglia abbassando lo sguardo.

Cosa...?

Ci sono macchie di sangue secche, ben diverse da quelle di un rosso più acceso del sangue che ho perso poco fa.

Guardo il gigantesco uomo spaesato, non capendo come sia possibile che quel sangue sia sulla mia maglietta.

-"Non vorrai mica dirmi che non ne sai niente Jeff."-

Si avvicina al mio miso corrugando quelle che dovrebbero essere le sue sopracciglia, con un aura nera che lo circonda, facendolo sembrare più minaccioso di ciò che è realmente.

-"Non ne so niente Slender. Io non ricordo di aver fatto nulla che possa avermi sporcato così tanto di sangue. Ieri sera sono andato a letto presto e non sono uscito."-

lo guardo con occhi sicuri e convinti incrociando le braccia.

Si allontana da me portando una mano sul mento e massaggiandolo con fare pensieroso.

I viticci si muovono lentamente come se fossero anche essi sospesi nella riflessione.

-"Mh.. ritengo sia stato solo un brutto scherzo di Jack."-

Si gira di nuovo verso di me incrociando le braccia.

Tsk. Laughing. Stupido, inutile, pagliaccio. Appena lo becco gli spacco quel ono gelato che si ritrov per naso.

-"comunque, perchè il siero mi ha fatto questo effetto?"-

Lo guardo con uno sguardo involontariamente preoccupato.

Sì lo ammetto, sono preoccupato per questa reazione, e se fossi allergico?

Lo guardo dritto negli occhi mentre lui inizia a trasformarsi in umano, la sua pelle si colora di un rosa chiaro tendente ad un color "vampiro" direi, la sua statura si abbassa notevolmente arrivando dall'essere alto fino al soffitto e più, ad esserlo poco meno della porta della stanza. I capelli gli crescono corvini e lisci, formando un taglio corto serio e composto. I viticci rientrano nella sua schiena con uno scricchiolio viscido.

Gli occhi si formano velocemente, diventando sottili e socchiusi come quelli di un gatto con l'iride di un colore simile al rosso.

Si mette gli occhiali avvicinandosi e prendendo con due dita il mio mento e guardando dritto nei miei occhi scrutandomi come nel più profondo dell'anima.

-"Credo sia stato un piccolo calo, considerando che il siero va preso sempre con lo stomaco pieno per evitare problemi."- socchiude ancora di più gli occhi facendoli ridurre a due fessure e mi tira una schicchera sulla fronte con le lunghe dita affusolate.

Lo guardo aggrottando le sopracciglia e sbufando.

-"Ok Ok sono tonto la so la storia."-

Mi alzo e vado alla porta.

Fa per dire qualcosa ma lo precedo.

-"Ora vado a mangiare cara mammina stai tranquillo."-

Ridacchio ed esco salutandolo con un gesto della mano.

Chiudo la porta alle mie spalle e mi dirigo in camera mia cambiandomi gli abiti macchiati di rosso. Mi do una rinfrescata e scendo al piano inferiore con calma mordicchiando una caramella. Mi sento osservato.

Un riflesso di luce arancione alle mie spalle.

Mi giro di scatto lanciando il coltellino verso il muro.

Toby è bloccato, bianco come un lenzuolo con gli occhi sbarrati per lo spavento.

La lama del coltello è conficcata fino alla metà nel muro e vibra appena sopra la sua testa.

Cade seduto su uno scalino pesantemente mantenendo quella espressione basita e terrorizzata.

-"M-Ma sei scemo?"-

Mi guarda con il petto che si alza e si abbassa più velocemente rispetto alla normalità, rialzandosi da terra.

Mi avvicino a lui prendendolo per il colletto della felpa ed alzandolo leggermente da terra.

-"Che fai? Mi segui proxy?"-

Ringhio sommessamente guardandolo fisso negli occhi.

-"Certo che no Jeff! Stavo solo scendendo le scale!!"-

Sorride fissandomi con occhi semi terrorizzati mentre il suo incarnato rinizia a prendere il suo colore abituale.

Sbuffo sommessamente fidandomi ben poco ed estraendo la lama dal muro per poi rimetterla in tasca.

Scendo gli ultimi gradini e cammino sullo scricchiolante parquet andando verso il salotto.

Toby mi si affianca.

-"Hey Jeff."-

Corrugo le sopracciglia ignorandolo ahimè a mio rischio e pericolo.

-"Hey Jeff.. Hey. Hey Jeff.. Hey Jeff. Hey Jeff. Hey Jeff. Hey Jeff. Hey Jeff. Hey Hey Jeff. Hey Jeff. Hey Jeff. Hey Jeff."-

Mi tappo le orecchie continuando a camminare.

Ma possibile che quando gli prende la fissa non lo smuove nessuno?!?

Accelerando il passo e sentendo quella continua tiritera, pur avendo le orecchie tappate, entro in salotto buttandomi sul divano travolgendo totalmente Ben che stava giocando col Nintendo e infilando la testa dentro i cuscini dall' esasperazione.

Giuro che gli tappo la bocca definitivamente ora.

Brontolando sonoramente esco dalla mia "cupola di sanità uditiva" col viso rosso come un peperone dalla rabbia e gli salto addosso come una furia, strappandogli quei quattro peli marroni che si ritrova in testa e facendo crinare una delle lenti color zucca dei suoi occhialoni da hippie.

Lui ride parando con estrema facilità i miei colpi per poi sparire teletrasportandosi fuori dalla finestra.

Dondola a testa in giu appeso al balcone facendomi la linguaccia.

Corro di fuori e mi aggrappo a lui buttandolo a terra ma ahimè non riesco ad agguantarlo in tempo

-"Hey jeff. Hey Jehh. Hey Jeff. Hey Jeff."-

Ride guardandomi con malizia e correndo in giardino.

Lo inseguo lanciandogli tutto quello che mi capita a tiro mancandolo sempre e solo perchè si teletrasporta in altri punti del giardino.

Con la coda dell'occhio guardo la piccola cuccia di legno scuro in fondo al giardino e sul mio volto non può che nascere un ghigno beffardo.

Afferro un pupazzetto di stoffaa.

Ha un grande cappello azzurro ed una cordicella sul retro, alla quale basta essere tirata per farlo parlare.

Prendendo con due dita la piccola corda guardo Toby che si è fermato continuando a ripetere quella cantilena esasperante.

-"Ok Ok mi arrendo. Solo.. afferra questo!"-

tiro la cordicella senza farmi scorgere e con lampo fulmineo lancio il pupazzo verso di lui.

Lo afferra con entrambe le mani guardandomi interrogativo.

Lo vedo sbarrare gli occhi sentendo la vocina meccanica del giocattolo dire "Giochiamo!!!" mentre la cordicella si ritrae nelle viscere del pupazzo.

Un latrato.

Smile esce dalla cuccia veloce come il vento, scodinzolando tanto veloce quasi da non vedere la coda, con la lingua a penzoloni e le orecchie dritte per l'emozione.

Salta addosso a Toby atterrandolo totalmente ed iniziando a leccarlo e sbavarlo in ogni angolo più remoto del suo corpo.

Ahh quando si dice giustizia divina.

Ridacchio guardandoli soddisfatto, Toby è letteralmente sommerso da quella montagna di pelo rossiccio, meglio di cosi non potrebbe essere, mi dico.

Vado verso il cancello del giardino mentre sento il ragazzo chiamarmi e supplicarmi di aiutarlo a liberarsi dalla presa dell'animale.

Mi giro sorridendo sadicamente socchiudendo gli occhi.

Lo saluto con la mano uscendo dal cancello e camminando per la via ignorando le urla di aiuto del mio "amico".

 

Camminando per le vie del centro sorrido tra me e me ripensando a Toby ricoperto della bava di Smile.

Che bellezza potersi vendicare. Non mi sento in colpa ne ritengo di essere stato crudele, se lo è meritato alla fine.

Raggiungo un piccolo parco giochi vicino al bosco, dove gli alberi iniziano ad infittirsi formando un bell'angolo fresco e riparato.

Mi inoltro un po nel piccolo boschetto cercando un posto dove sedermi.

Accarezzo il tronco di un grande faggio con la mano, facendo strusciare i polpastrelli sulle rughe della corteccia.

Mi lascio scivolare a terra sull'erba verde e morbida e distendo le gambe guardando tutto quel verde attorno a me e sentendomi per la prima volta dopo tanto tempo in pace con me stesso e con ciò che mi è attorno.

Osservo con occhi rilassati la natura attorno a me, ascoltando attentamente ogni suono che essa produce.

Il canto degli uccelli, il fruscio delle foglie nella leggera brezza, lo scricchiolio dei rami.

Alzo il viso verso l'alto volendo godere della vista delle foglie in contro luce, ma un "qualcosa" o per meglio dire "qualcuno" cade su di me insieme al ramo sul quale era seduto, con una sinfonia di scrocchi e tonfi, tramortendomi completamente.

   
 
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