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Autore: ERV_original_stories    26/04/2015    0 recensioni
Nessuna parità. Nel regno di Imirdyr da sempre i maghi vengono rinnegati, allontanati a causa dell'ignoranza popolare, temuti per i loro poteri. Il malcontento dilaga e le invasioni barbare imperversano nell'est. Nubi nere si addensano sul destino del regno. Emergerà mai un eroe in tutta questa oscurità?
"Si...tre idiote." -cit
Questa storia fantasy è scritta e illustrata da noi tre ragazze, porteremo avanti il progetto cercando di aggiornare regolarmente (ogni settimana) salvo imprevisti. Buona Lettura!
Genere: Avventura, Demenziale, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 35: Confessioni e incontri.

Quando le donne ebbero lasciato il gruppo per andare dal consigliere e cercare un posto in cui soggiornare, i restanti membri, un po’ spaesati, iniziarono a pensare sul da farsi. La prima a parlare fu Valerie, che molto curiosa, non vedeva l’ora di visitare la città.
“Esploriamo la capitale!” suggerì, con un bagliore di eccitazione negli occhi.
La ragazza aveva viaggiato abbastanza da sapere che le capitali, rispetto al resto dei regni, erano tutt’altra cosa. Un vero spettacolo a cui la giovane non si stancava mai di assistere.
“Si, ma…” intervenne Reyeha, guardando leggermente turbata Jon. “Jon, tesoro…non è cattiveria eh, ma da quanto ho capito qui al nord non sono molto aperti, per di più siamo nella capitale, quindi credo daresti un po’ nell’occhio. Non so quanto tu possa girare liberamente, senza che qualcuno ci fermi.” Spiegò.
“In effetti…” commentò Elaera.
“Mh.” L’orco annuì, sapendo bene che la propria mole non era facilmente trascurabile e che un cappuccio in testa certo non bastava a camuffarlo, anzi. 
Il problema che la ragazza aveva portato a galla non era di poco conto e la comitiva si trovò di nuovo a dover ragionare su come agire. Stavolta il primo a intervenire fu Gwendal, che uscì per dire la sua dal taschino dell’amica maga. 
“Ci sarà nella capitale un negozio decente dove trovare gli ingredienti per delle pozioni, no?” disse. “Se riusciamo a procurarci gli ingredienti, posso fare la pozione per sembrare umani, poi non dovrebbero esserci problemi.” Fece notare. 
“Giusto.” osservò Reyeha.
 “Però qualcuno dovrebbe rimanere con Jon fino ad allora, non possiamo lasciarlo solo, no?” Suggerì Eleara. 
Reyeha ci pensò su. “Valerie?” disse rivolta alla più giovane del gruppo che per tutta risposta esclamò: “Cosa? No!” 
“Voglio vedere la citta!” obbiettò, corrucciandosi. 
L’amica sospirò, per poi spiegare. “Valerie, per favore, si tratta di una cosa di massimo due ore.” L’altra continuò a tenerle il muso. 
“Non ti avrei chiesto di rimanere, ma sei l’unica alternativa possibile. Io devo portare Gwendal e Jon si trova più a suo agio con te.” Continuò, cercando di essere il più diplomatica possibile.
La ragazza dai capelli corvini la guardò.
 “Va bene, però fate in fretta.” Disse, malcelando il suo disappunto. 
Reyeha tirò un sospiro di sollievo, poi guardò verso la nuova arrivata. “Andiamo, prima facciamo e meglio è.” L’altra annuì e il trio si avviò sulle strade della capitale.

 ---- 

Rimasta sola con l’amico, Valerie decise che tanto valeva trovare un modo per passare il tempo. 
“Mmmh…ho notato che te e Gwendal avete fatto amicizia.” Disse. 
Era l’unica cosa che le era venuta in mente sul momento. 
Jon arrossì. 
“S-si.”
 “Non capisco come hai fatto.” Continuò la maga. “Voglio dire, Gwendal ha un caratteraccio…io non mi ci prendo proprio.” Si lamentò
. “No!…” la contraddisse l’orco, alzando leggermente la voce, per poi riprendersi subito notando la faccia perplessa dell’amica. “E’ che…ha paura…non è b-bravo a r-relazionarsi con l-le persone p-per v-via del s-suo passato…” Valerie annuì, ancora leggermente dubbiosa sulla strana reazione dell’amico, che non aveva mai alzato la voce prima di allora. “Jon, sei strano oggi, stai bene?” chiese.
 “Si…” rispose l’altro, incerto. 
“Sicuro di non avere nulla?” insistette l’amica.
 “Non ho nulla!” controbatté lui “s-solo c-che…” continuò, per poi interrompersi subito. 
“Solo che?” domandò ancora più sospettosa Valerie. 
Jon esitò, toccandosi le mani per il nervosismo. “I-io….e-ecco…i-i-io…”
 “Tu?” lo esortò l’amica, sempre più impaziente. 
“Mi piace Gwendal!” confidò tutto d’un fiato l’orco, lasciando la maga a bocca aperto. 
“Ma è una fata!” fu la prima cosa che disse, quasi senza pensarci.
 “L-lo so…è q-questo i-il problema….” Disse l’altro, continuando a martoriarsi le mani e tenendo la testa bassa, incapace di guardare l’amica negli occhi. 
Valerie si prese un attimo per riflettere sulla cosa. Ora che ci pensava era tutto così chiaro e lei non si era mai accorta di nulla! Non era mai stata una grande osservatrice del resto, però… Poi, non si immaginava di certo che un orco si prendesse una cotta per una fata… 
Guardò infine l’amico, pronta a rispondergli. “Credi che Gwendal, voglio dire, pensi che provi anche lui le stesse cose?” decise di indagare sulla questione.
 “N-non l-lo so…” rispose l’altro “…forse…credo di si…” portandosi le mani sulla faccia per l’imbarazzo. Tutto ciò era molto difficile per lui. 
“Forse…dovresti dirglielo?” provò a proporre la maga. 
Non era esperta di queste cose, anzi non ne sapeva nulla, ma non poteva lasciare solo Jon.
 “No! N-non ne avrei m-mai il c-c-coraggio…” rispose subito quello. 
Valerie si grattò la testa, confusa. “Però…Gwendal non mi sembra il tipo da fare la prima mossa…” osservò, parlando fra se e se.
 Si chiese se Reyeha lo sapesse, no, sicuramente lo sapeva. Non le aveva detto nulla! Lo sapeva e non le aveva detto nulla! Rimase indispettita dalla cosa.
 “N-non so c-che fare.” Si lamentò Jon, affondando la faccia nelle mani.
 “Diglielo!” lo esortò Valerie. 
Jon la guardò supplichevole. 
“So che ne hai il coraggio! Poi, anche se andasse male, ti toglieresti un peso dallo stomaco, no?”cercò di incoraggiarlo l’amica. 
L’orco annuì, ancora titubante. Per il resto del tempo, accantonata quella scottante questione, i due continuarono a parlare del più e del meno. 

----

 Ida e Phearl, dopo essere andate a prenotare un ostello per la notte, si recarono al luogo dell’incontro con il consigliere. 
L’appuntamento, era stato fissato in una delle zone meno affollate della città, dinanzi a un ostello dal nome impronunciabile e dalla dubbia moralità, il quale offriva ai clienti anche comode sale private dove poter discutere di qualsivoglia argomento. 
La maggior parte usate da politici che incontravano loschi figuri per chissà quali malevoli piani. Non era il loro caso ovviamente, ma comunque, la riservatezza di quel luogo era una valida alleata per le loro faccende. Lungo il tragitto Ida, che portava un cappuccio per evitare di farsi riconoscere, commentò su quanto non le fosse mancata la città e il freddo di quelle strade, con il pieno appoggio dell’amica Phearl. Nonostante infatti la città fosse riscaldata per la maggior parte dall’immenso agglomerato di tubature sotterranee, per le due donne faceva ancora troppo freddo. Arrivate sul posto dell’incontro, entrarono nell’edificio e trovarono l’uomo ad attenderle di fronte a due stanze insieme ad un ragazzo che lo accompagnava.
 “Galain, tesoro!” Phearl partì subito in quarta e andò ad abbracciare l’uomo, che rise di gusto al saluto della donna. 
“Phearl!” la salutò a sua volta lui. “Sei bella come sempre.” Ammiccò.
 “Faccio del mio meglio.” Ribatté la donna, sorridendo.
 “Vedo che c’è anche Ida.” Proseguì Galain, salutando con altrettanto affetto l’arciera. “Da quanto tempo!” mise le mani sulle spalle della donna, ridendo nuovamente. 
“Vedo che non hai perso il tuo buonuomore.” Osservò Ida.
 “Ah…ragazza, il buonumore, a questa età, è tutto quello che mi rimane ormai.” 
“Comunque” proseguì l’anziano, cambiando discorso. “Questo è Flynn, il mio apprendista. Lo porto ormai un po’ ovunque assieme a me. Il miglior modo di imparare è sul campo, del resto.” Indicò infine il giovane dietro di lui, che sorrise incerto alle due donne.

 “Lei deve essere la messaggera della biblioteca.” Disse serioso rivolto a Phearl. 
“Senti, ragazzino.” Ribatté la mezz’elfa, inarcando, come suo solito il sopracciglio. “intanto non darmi del lei, mi fai sentire vecchia.” 
“Scusi, non volevo, io…” Flynn, rimasto interdetto dalla reazione della donna, cercò di scusarsi come poteva.
 “Phearl! Non mettere in imbarazzo il ragazzo, è ancora molto timido.” La ammonì scherzando Galain.
 L’altra si limitò a fare spallucce, non credendo di aver causato chissà quale danno, per poi farsi seria.
 “Comunque, sono venuta qui per conto del bibliotecario, come ben sai, per una faccenda di cui preferirei discutere…in privato.” 
“Certamente.” Acconsentì l’uomo, esortando con un gesto della mano la donna a seguirla in un’altra stanza. 
Quando Ida e Flynn furono soli, la donna attaccò subito bottone col ragazzo, per rompere il ghiaccio. 
“Flynn! Ecco perché mi sembravi familiare, sei il ragazzino che mi era venuto ad avvertire di Valerie quella volta!” osservò l’arciera, in tono gioviale.
 “Si…” confermò il ragazzo, incerto. “E’ un piacere rincontrarla, Ida.”
 “Su, su, non darmi del lei.” Lo rassicurò la donna, dandogli pacche sulle spalle. “Sei cresciuto bene, vedo.” Constatò poi, squadrando il ragazzo. “Allora c’era una faccia, e pure carina, dietro tutti quei capelli.” Flynn arrossì, leggermente a disagio.  Non era cambiato molto da quando era piccolo, in realtà. Era rimasto esile di corporatura, se pure alto. Gli occhi, grandi e grigi, si vedevano meglio, ora che non erano più coperti dell’abbondante  frangia. Seppur più modellato nei lineamenti, il viso era rimasto comunque leggermente femminile. 
“Mh…posso chiederl-ehm chiederti di Valerie? Come sta?” Domandò poi titubante il giovane.
 “Oh, sta bene, è qui nella capitale, viaggia con me. Vuoi incontrarla?” propose la donna.
 Flynn sgranò gli occhi, preso in contropiede, non sapendo che fare. Ci pensò su, incerto su come rispondere. 
“Dai! Non hai nulla di cui preoccuparti!” lo esortò l’arciera. 
“Si, mi piacerebbe.” Rispose allora il giovane. 
Proprio in quel momento, Galain e Phearl si ricongiunsero al duo.
 “Ah, Galain” chiese la mezzelfa, ricordandosi del problema di Gwendal e Jon. “C’è un’altra cosa che devo chiederti.” 
“Vai pure.”
 “Mi chiedevo, se avessi posto per….due umani…” 
“Che non sono umani, ovviamente.” Disse l’uomo che aveva chiaramente capito come stavano le cose, conoscendo le due donne molto bene
. “Si, dai, un orco e una fata. Non guardiamo i dettagli, suvvia.” Si affrettò a rispondere la donna, sotto lo sguardo perplesso di Flynn e Galain. 
L’uomo, poco dopo, scoppiò a ridere. “Ah” disse, asciugandosi un occhio, lucido per le risate. “Voi due non smetterete mai di sorprendermi. Va bene, vedrò cosa posso fare.” Le due donne ringraziarono l’anziano consigliere con felicità. 
“Quindi, come accordato, Phearl.” Continuò “ci incontreremo domani nel pomeriggio cosi che possa vedere la ragazza con i miei occhi.” 
“Potrai vedere anche Valerie così, non sei contento?” Commentò Ida, dando un’altra pacca sulla spalla del giovane che sorrise debolmente. 
“Questa me la devi spiegare.” Se ne uscì Phearl, rivolgendosi all’amica arciera.
 “Ti racconto tutto sulla strada del ritorno.” Rispose l’altra, facendole l’occhiolino. 
Le donne salutarono l’uomo e il giovane, ponendo fine all’incontro ed avviandosi verso lo spiazzo in cui avevano appuntamento con gli altri.

 -----

Gwendal, Elaera e Reyeha avevano attraversato ormai una bella porzione della capitale, ma di erboristerie che fossero decenti, almeno secondo il giudizio di Gwendal, non se ne vedeva traccia.
 “L’ho già detto che odio Seska-Sayril, il nord, e il freddo in generale? Perché lo odio con tutta me stessa.” Sibilò Reyeha, abbracciandosi da sola per il freddo delle stradine secondarie di quella parte ci città. 
“Un paio di volte, si.” Rise Elaera. “Non capisco però, fa freddo, ma non cosi freddo, dai. Non è possibile che con venti strati di vestiti addosso tu stia ancora congelando. Oltretutto qui nella capitale fa anche meno freddo delle altre città” 
“Ehm…sono molto sensibile al freddo” tentò di spiegare Reyeha.
 “Che ne dite di quello?” disse poi Gwendal, indicando un negozio piuttosto grande, il quale portava una grossa scritta sopra l’ingresso.  “LA MANDRAGORA”. 
“Era ora” ringraziò Reyeha, sollevata di aver finalmente terminato le ricerche.
 “Gwendal” disse poi “prima che entriamo, dimmi cosa devo chiedere al proprietario, altrimenti la vedo brutta.” La fatina le diede un foglio con scritti sopra degli ingredienti.
 “L’ho fatto scrivere ieri a Jon, sono nomi complicati.”
 ”Pensi che non possa ricordarmeli?” chiese indispettita Reyeha. 
“Reyeha, sono sicuro che tu non possa ricordarteli.” La rimbeccò Gwendal.
 “Dai, entriamo.” Li esortò Elaera, con l’espressione divertita a causa del battibeccare dei due amici. 
Quando la ragazza dai lunghi capelli mogano aprì la porta, un campanello sulla loro testa avvertì il proprietario della loro presenza. 
L’uomo, basso e dalla corporatura molto tozza, rivolse alle due ragazze appena uno sguardo diffidente, facendo venire leggermente i brividi ad Elaera, per poi tornare a parlare sommessamente con il cliente col cappuccio dinanzi a lui , il quale parlava piano rispetto all’altro e sembrava non essere interessato ai nuovi arrivati. 
“Mi sa che dovremmo aspettare.” Esordì Elaera quasi sottovoce verso l’amica, facendo sbuffare la maga già abbastanza frustrata per la ricerca della bottega. 
Le due ragazze si guardarono intorno nell’attesa, girovagando con lo sguardo di qua e di là, cercando di muoversi e toccare però il meno possibile, onde evitare che il proprietario si indispettisse. Senza quasi accorgersene, guidata dagli odori delle erbe secche appese sul soffitto che, a quanto pareva, disturbavano il naso fino di Reyeha, Elaera si era avvicinata a tal punto alla cassa da poter sentire le voci dei due uomini. 
“Credo di poter avere ciò che cerca entro due giorni. Purtroppo ho finito le scorte, sa, di solito la valeriana è sufficiente per far dormire la gente. Pochi mi richiedono quel potente sonnifero.” Rispose con voce lasciva il proprietario, rivolgendo un’occhiata sghemba e sospettosa alla ragazza che ora lo fissava di nascosto, curiosa. “Però con quello dovrebbe star sicuro di dormire bene tutta la notte.” 
“La ringrazio della comprensione. Non sa quanto sia faticoso prendere sonno durante il viaggio con un padre che russa costantemente tutta la notte.” Ribatté il cliente cordiale, sospirando con voce che alle orecchie di Elaera parve molto familiare. 
Il proprietario rise gutturalmente. “Immagino!” Poi gli porse la mano per salutarlo, dandogli appuntamento tra due giorni.
Quando il giovane incappucciato si volse per andarsene, quasi sbatté contro l’avventuriera che, incuriosita dalla sua voce, si era effettivamente avvicinata troppo.
“Ah, scusami… Aspetta. Elaera? Sei tu?” La ragazza rimase di sasso, la bocca spalancata per il semishock di quell’incontro. 
“Che ci fai qui?” Chiese Ryuga, anch’esso visibilmente spaesato. 
“Dovrei essere io a chiedertelo!” Rispose la ragazza per poi saltargli al collo ed abbracciarlo. “Mi sei mancato tantissimo.”
“Emh, che succede?” Chiese Reyeha avvicinandosi ai due, confusa per la reazione della ragazza.  
“Ah, nulla! Ricordi la persona che cercavo? Bhè, l’ho trovata!” Le rispose felice la ragazza, sotto lo sguardo ancora confuso dell’altra e quello infastidito del commerciante. 
“Oh. Sono contenta per te allora.” 
Il proprietario tossì, facendo tornare seri i tre giovani. “Se permettete, avrei altro da fare, quindi, se vi serve qualcosa vi pregherei di non sprecare il mio tempo.” 
“Ci scusi.” Si scusò per tutti il ragazzo, ricomponendosi dopo l’energico abbraccio dell’amica.
“Mi servirebbero queste, ne avete?” Domandò finalmente Reyeha, indispettita però per l’atteggiamento prepotente del proprietario. 
“Mmh…che strana lista, bha. Credo di avere tutto però. Qualcosa è nel retro bottega, dovrete aspettare un po’.” Le rispose l’uomo sparendo poi alla vista dietro una porta con una tendina.
“Perfetto… io amo aspettare.” Protestò sarcastica la ragazza, girando le spalle alla cassa per accorgersi solo allora di essere rimasta sola. “Dove diavolo sono andati?”
“Credo siano usciti.” Borbottò sottovoce Gwendal dal suo nascondiglio. 
Nel frattempo, Elaera e Ryuga, approfittando della situazione, erano usciti fuori dal negozio, rifugiandosi sotto consiglio del ragazzo in un vicolo dietro al palazzetto. 
“Ehi, aspetta. Come mai tutta questa segretezza?” Domandò impaziente Elaera, che non aveva altra voglia se non quella di sapere tutto ciò che aveva fatto il ragazzo durante quei mesi di lontananza. 
“Per precauzione.” Rispose enigmatico l’altro, facendola accigliare, al che questo sospirò, passandosi una mano sul viso. 
Quando fu sicuro di essere da solo con lei e al sicuro da orecchie indiscrete, le spiegò i motivi della sua diffidenza e segretezza. Sapeva di potersi fidare di lei, in più, se Loen aveva ragione e, lui aveva sempre ragione con le sue visioni, Elaera doveva essere messa al corrente di come procedeva la missione. Perché infondo, era in gioco anche il suo destino. 
Le parlò di Grago, del suo arresto, di come il vescovo Samael si fosse opposto alle parole del saggio Loen e, le parlò anche di ciò che intendeva fare. 
“Ho atteso che Loen inviasse una missiva al consiglio vescovile perché non ho intenzione di mettere a rischio la vita di Grago, ma, ora che è arrivata e che molti sono in favore della sua liberazione, credo sia giunto il momento di muoversi e prendere la pietra.” Spiegò paziente il ragazzo. “Nonostante la sorveglianza sia aumentata.”
“Ma è una follia! Non potresti attendere la liberazione di Grago e tentare di nuovo di convincerli a cederti la reliquia?” Propose preoccupata la ragazza. 
“Non credo ci darebbero ascolto. Samael ha comunque una grande influenza sulle alte cariche e, dopo la liberazione di Grago, farà qualsiasi cosa per rendere la vita impossibile a chiunque gli si opponga.” 
“Stiamo parlando di rubare uno dei manufatti più preziosi nel regno Ryuga.” Gli fece notare l’altra.
“Lo so, ma sai benissimo che non ho scelta.” Ribatté l’altro, facendola stizzire.
A suo parere, la scelta di opporsi a quella missione insensata la aveva, ma in cuor suo, sapeva benissimo che non poteva, come del resto, aveva accettato di non potersi opporre nemmeno lei.
“Hmh…” Mugugnò Elaera, osservando il viso serio e preoccupato, ma pronto ad agire, dell’amico. Si fermò un attimo a pensare al piano del ragazzo, alla possibilità che ce la facesse sul serio e ne uscisse incolume. 
/Ma lui non è un ladro…/ Pensò e di colpo, qualcosa le venne in mente. 
Un avviso di taglia. 
“Ma certo!” Esclamò Elaera ricevendo un’occhiata confusa come risposta dall’amico. “Ho un piano, vieni!” Strattonandolo per un braccio, lo ricondusse all’interno della bottega in cui Reyeha stava ormai pagando il commerciante. 
“Reyeha, hai finito? Ho bisogno di parlare con Ida di una cosa, insieme a lui.” La maga spostò lo sguardo da uno all’altro con malcelata preoccupazione. 
"Scommetto che nuove fantastiche avventure ci attendono!" Rispose con fintissimo entusiasmo, per poi uscire con loro e dirigersi verso il resto del gruppo, conscia che qualcosa di grosso bolliva in pentola.
  
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