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Autore: Daeva    18/02/2005    0 recensioni
Un racconto di vampiri, naturalmente AU. Una nota sul titolo che ho scelto, letteralmente "Una Lanterna e una Campana", un modo di dire giapponese, in cui si vogliono paragonare due cose che sono senza confronti (un pò come il nostro "la differenza tra l'oro e la latta"); in questo caso si paragona un oggetto di carta ad uno di bronzo...
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Chochin ni Tsurigane ~ La Leggenda del Mare di Seta "Sai? Ricordo ancora la prima volta che la vidi...
E' passato molto tempo certo, ma sono cose che non si dimenticano facilmente...
Credo equivalga un pò...Al primo amore... Si dice che il primo amore non si scorda mai...
Ebbene, la vidi poggiata alla ringhiera di una nave, che dall'Europa attraccava pigramente in un porto giapponese.
Andai a vedere la nave, un pò come tutti, perchè veniva considerato come un qualche spettacolo irrinunciabile...
Devi capire, erano altri tempi...
Rimanevo lì, proprio sul bordo della banchina, a guardare le onde del mare, come platino fuso, corteggiare il duro metallo della prua.
Mi chiedevo come facesse quella sostanza gentile a sopportare il terribile peso di quella nave...Perchè non la ingoiasse.
Era strano che una nave attraccasse di tardo pomeriggio.
Ma allora non mi feci particolari domande.
Alzai il viso, e la vidi.
Non potevo non vederla, anche se era infinitamente lontana da me.
Erano i suoi capelli rossi, che splendevano ardenti nella cupa penombra pomeridiana, che la rendevano così prepotentemente visibile.
La amavo già, pur senza conoscerla.
E quei suoi splendidi occhi arroganti, di un azzurro terribile ma umido, avevano già colto la mia passione per lei.
E anche io, anche io capii che sarebbe stata una schiava perfetta."

1 ~ La Leggenda del Mare di Seta

2002, Hakone

-...Come si chiamava?- chiese il ragazzo, sdraiato sul letto sfatto, mentre osservava il caldo succo della sua vita sgorgare gentile dal suo braccio destro, macchiando irrimediabilmente le lenzuola.
Rei era di spalle, sul suo corpo nudo la sola sottoveste bianca, che quasi si confondeva col tessuto chiaro delle tende che si agitavano al vento, come fossero state vive.
La stanza che avevano occupato in quell'albergo, tinta dai colori opachi della sera, ricordò a Shinji l'interno di un edificio funebre.
Rei distolse lo sguardo dalla finestra, dimenticando le volgari insegne al neon del quartiere di Shinjuku, ritornando con gli occhi alle note scure e silenziose che prediligeva.
Lui la guardò, abbagliato dalla sua impalpabilità, come se davvero fosse stata un fantasma.
"Ayanami".
Era il suo cognome a suggerirgli quelle visioni, prima di perdere i sensi per la vista del troppo sangue.
Uno spettro di seta, vestito delle gelide onde del mare.
Un mare freddo e calmo, che era quasi sacrilego immaginare di solcare, persino con un'imbarcazione di legno fine.
-Stai perdendo del sangue...- sussurrò lei, senza staccare gli occhi dalla ferita del ragazzo.
Lui la guardò stupito. Poi sorrise, un secondo prima di chiudere gli occhi.
Prima di chiamare qualcuno dell'hotel per chiedere aiuto, Rei si avvicinò alle lenzuola già zuppe di sangue.
Sollevò delicatamente un orlo, spaventata, e lo portò vicino alle labbra.
Oh, il suo fragile corpo, scosso da dolci fremiti di languore, pena e indicibile passione.
Sì, la splendida sensazione.
Sì...
Si accasciò sul letto, strusciandosi voluttuosa tra quelle calde lenzuola umide di sangue fraterno.
Si sorprese a morderle e succhiarle.
Osservò il braccio fine del ragazzo, bramandolo.
Provò raccapriccio.
Si sollevò dalle lenzuola, il caro abito macchiato di sangue, i suoi capelli, la sua pelle chiara bagnata del pregiato vino.
Sorrise davanti la sua miseria -..Ho cancellato il suo nome dalle mie memorie...-

+ + + + + + +

Shinji aprì gli occhi, riconoscendo con fatica la casa a cui appartenevano le pareti che lo circondavano.
La porta della stanza sbattè.
Numerosi passi ne seguirono.
Solo uno, e lo ascoltò tremando, osava attraversare il corridoio che portava alla sua maledetta camera.
Il passo distinguibile, che si teme e si ascolta.
Quante volte aveva capito che ore erano, solo perchè sentiva quel passo attraversare il corridoio?
Quante volte era rimasto sveglio la sera, con le orecchie tese, per sentirlo di nuovo ripercorrere il corridoio, e far comprendere al suo cuore che, sì, poteva dormire tranquillo?
Detestò di farsi vedere così, proprio dalla persona a cui appartenevano quei passi che temeva.
La porta si aprì senza riguardo alcuno.
-Sai come sei arrivato qui?-
Tremò.
-Sei stato trovato senza sensi su una panchina nel quartiere dei divertimenti.-
Sentì il freddo della notte sul suo corpo.
-Il tuo avambraccio era tagliato. Dal polso, fin quasi al gomito.-
Percepì l'atroce tortura del taglio sottile sul suo braccio.
-Ovviamente ti hanno rubato i soldi, ma la tua carta di identità c'era ancora. Ecco come ti hanno identificato.-
Ascoltò l'umiliazione di essere rovistato da mani avide.
-...Come dovrei comportarmi con te?-
Aveva tanta voglia di piangere.
-Sinceramente, dimmi cosa dovrei fare.-
E lo fece.
Suo padre aggrottò le ciglia.
Shinji ascoltò i suoi passi avvicinarsi alla porta, allontanarsi.
Si fermò, pronto per uscire dalla stanza.
-Vigliacco.- gli disse l'uomo.
Shinji affondò le dita nelle lenzuola.
La porta si chiuse.
Shinji smise di piangere.
I passi di suo padre si allontanarono dal corridoio.
+ + + + + + +

Rei lo attendeva come ogni sera nel parco.
Si sedeva su un'altalena e iniziava a dondolarvisi di malavoglia.
Shinji arrivò nonostante tutto, e saltò sull'altalena a fianco, iniziando a spingersi con foga attraverso la brezza notturna.
Lei posò lo sguardo su di lui. Si fermò, con le dita sottili intorno alla plastica che sigillava le catene che la reggevano.
Shinji respirava affannosamente.
Il ragazzo smise di spingersi in avanti, condannando l'altalena a rallentare la sua corsa, fino a fermarsi impotente.
Rei distolse l'attenzione da lui.
-Certo, mi hai lasciato su una panchina...-
-Mh... Al momento non mi venne idea migliore.-
-Una panchina, dio...-
-Un dettaglio.-
-Non voglio morire su una panchina.-
-Ieri ci sei andato vicino...-
-Non farlo mai più.-
Rei sorrise -Hai cambiato idea?..-
Shinji saltò dall'altalena, simulando l'uscita dal salto dal cavallo che si fà durante le esercitazioni di educazione fisica.
Rei battè le mani.
-Non ho cambiato idea... Solo, non voglio morire su una panchina... Mi capisci? E' l'ultima volta che morirei, deve essere dignitoso.-
-Allora vivi e costruisci qualcosa. I funerali più belli li hanno le persone importanti.-
-Non stò parlando di funerali, ma di morte.- Shinji infilò le mani nelle tasche della felpa -E' diverso. Cogli le sfumature.-
-Mi è difficile.-
Shinji sospirò -Già...E' paradossale che ne parli proprio a te...-
-Si fa quel che si può...- Rei strinse con determinazione le catene, prese la rincorsa e iniziò a dondolarsi.
-...Ma d'altraparte, chi meglio di me può parlarti della morte, Shinchan? Io la respiro, ogni giorno che passo su questo pianeta...-
-Già-già-già... Non ti invidio affatto.-
-Neanche io mi invidio.-
-E' stata una tua scelta Rei.-
-Anche la tua è una tua scelta. Se il tuo obiettivo è solo morire, non dovrebbe importarti se lo fai tra le mie braccia o una panchina. Mentre stai morendo, tra le braccia di una persona e una panchina non c'è alcuna differenza. Non senti il calore delle persone vive, mentre muori, ma solo il tuo freddo.-
Shinji la guardò infastidito.
-No, tu non mi capisci.-
-No, non ti posso capire.- Rei si alzò dall'altalena -Poichè tu sei stupido.-
-Non sono stupido.-
-Sì che lo sei.-
-No.-
-Sì.-
-No.-
-Sì.-
-No..No...NO!-
Le mani di Shinji circondarono il collo di Rei e lo strinsero, strinsero più forte che potevano.
Shinji sentì i nervi della sua schiena concentrarsi nello sforzo. Sentì le mani come legno, impietrite dalla durezza del suo collo.
-Le persone non si strangolano in questo modo, Shinji... Così ci metti troppo tempo, e troppa fatica...- mormorò Rei con difficoltà.
Shinji abbandonò la presa e crollò ai piedi di Rei -...Scusami...Hai ragione tu. Sono uno stupido... Ammazzare un morto... Che idiota.-
Rei sorrise -Eh, eh, già... Adoro dimostrarti di avere ragione, Shinchan.-
-Scusami, davvero.-
-Figurati. Che vuoi che sia.- Rei portò le braccia dietro la schiena -Solo...-
-Mh?-
-...Non dovresti strangolare tuo padre, anche se lo vorresti tanto.-
-Eh?!-
-Mentre stringevi...Pensavi a tuo padre.-
-..Leggi anche nel pensiero?-
-..Mi piacerebbe incontrare tuo padre. Che tipo è?-
-Ehi, che ti importa adesso di mio padre?-
-Ah, ah, sei geloso!-
-A volte mi chiedo proprio come faccio a sopportarti...-
Rei si diresse verso di lui, e lo strinse in un abbraccio.
Poggiò la testa sul suo torace acerbo e sorrise -..Sono io che ti sopporto, Shinchan...-
Shinji poggiò la mano sulla sua schiena -Già, dimenticavo.-
-..Balliamo?-
-Eh?-
-Un walzer. Sai ballarlo?-
-COSA?!-
Rei afferrò le mani di Shinji, e iniziò a tirarlo nella danza.
-M...Ma che fai?-
-...E lasciati andare!-
-Ma io non ho mai fatto un ballo simile!-
-Te lo insegno io! Che ci vorrà mai! Devi solo seguirmi.-
-Adesso sì che mi sento stupido!-
-Ma no, Shinji... - rise lei -...Adesso sei bellissimo.-
+ + + + + + +

Gendo Ikari osservava stupito suo figlio ballare con quella ragazza dalla pelle della luna.
Quella sera l'aveva seguito, insospettito dalle sue uscite notturne, stranamente preoccupato per lui.
Di solito non si preoccupava del suo ragazzo.
Non perchè si fidasse di lui, semplicemente non lo capiva, e aveva del tutto rinunciato a farlo.
Specialmente da quando sua moglie era morta.
Quel flebile legame era stato tranciato di netto dai sei mesi di agonia della persona da entrambi amata allo stesso modo.
Si può fingere che ci sia ancora. Si può fingere di essere felici.
Si può fingere di andare d'accordo.
Ma gli Ikari questo non sanno proprio farlo...
Entrambi rimasti senza la loro madre, si comportarono da orfani fino a travestirsi d'indifferenza.
Fino ad odiarsi.
E fino a non capirsi più.
Perchè quella sera Gendo l'aveva seguito? Non lo sapeva.
Ma era come se qualche brandello del suo cuore di cristallo ormai infranto fosse rimasto in quel torace fasciato di lutto.
Rimase nascosto dietro un cespuglio tagliato a forma di cono, limitandosi a guardare i due.
Non riusciva a sentire cosa dicessero ma gli sembrarono in terribile confidenza.
Chi era quella ragazza?
Come aveva conosciuto suo figlio?
Cosa voleva da lui?
...Ma perchè pensava questo?
Poteva essere una compagna di classe di suo figlio.
Una ragazza di cui si era innamorato e che frequentava...
No...
Il loro modo di fare non era amichevole.
Non era d'amore.
Sembravano piuttosto i complici di un crimine, loro malgrado.
E quella ragazza, dava all'uomo una terribile sensazione di...
Mentre pensava, Rei si voltò verso di lui, come se lo avesse sentito.
L'uomo indietreggiò con terrore, nascondendosi di più verso il cespuglio, infilandovisi quasi al suo interno, mentre i rami aguzzi gli fasciavano la carne.
-Uh?..Che c'è, Rei?- chiese Shinji.
La ragazza si voltò verso di lui, sorridendo -Niente.-
+ + + + + + +

Shinji, sdraiato sul suo letto e con il suo lettore cd alle orecchie, fissava il soffitto riflettendo sulla sua situazione.
Il ragazzo alzò la sua mano destra e la fissò.
I buchi dei denti aguzzi di Rei spiccavano su di essa, tra il pollice e l'indice.
Sorrise tristemente -No, non posso confidare su di lei per morire... Lei non vuole che io muoia.-
Si voltò da una parte, raggomitolandosi -Sarà vero? Si sentirà davvero freddo mentre si stà per morire, come ha detto Rei?-
Balzò seduto -Non fa nulla. Io amo il freddo.-

+ + + + + + +

Gendo trasalì, appena intravide la sagoma della ragazza di fronte la finestra spalancata del suo studio.
-Ma cosa...-
-Shhh...- Rei posò le dita sulle labbra dell'uomo, invitandolo a tacere -Sono qui per chiederti di farmi un favore.-
-Un favore?..- ripetè stupito Gendo, senza riuscire neanche ad afferrare le sue parole.
Rei sorrise -...Sono un'orribile doppiogiochista. Spero che Shinji mi perdoni...-
-Shinji?..-
-Sì. Devo chiederti un favore riguardante tuo figlio. Sò che non ti interessi molto di lui... Sò che temi che l'amore degli altri possa ferirti...Tuttavia, un favore. Prendilo come il mio ultimo desiderio.-
-Ma di cosa stai parlando?!-
-Ferma tuo figlio. Alle ore tre di questa mattina. Ti guiderò io.- detto questo Rei si allontanò dall'uomo, tornando verso la finestra.
-Cosa? Ma si può sapere di cosa diamine stai parlando?!-
-Di un favore.- sussurrò Rei prima di sparire da dietro le tende agitate dal vento...

+ + + + + + +

-...Allora hai proprio deciso?-
Il mare si trascinava pigramente sulla riva. Al buio della notte non sembrava neanche mare ma solo un enorme pozza di inchiostro nero.
Shinji pensò che non voleva morire lì, in quel modo, pensò al suo corpo straziato dal mare e...
-...Hai cambiato idea?-
-Zitta Rei. Non ho cambiato idea.-
Si voltò verso di lei -Sò che tu non vuoi che muoia. Che ti piace bere il mio sangue e vuoi mantenermi come la tua scorta privata. Ma non mi interessa nulla di ciò. Ho deciso di morire e così farò.-
-Guarda che non voglio impedirtelo.-
-Zitta! Con quello sguardo?..-
-Cos'ha il mio sguardo?-
-E' pieno di dolore, sofferenza, tristezza!-
-Mh? E credi sia a causa tua?-
-Certo!-
-Sei troppo egocentrico, Shinchan..-
-..E non chiamarmi Shinchan! Era il nome con cui mi chiamava sempre...-
-...Tua madre, lo sò.-
Per un momento le orecchie dei due furono riempite dal solo rumore delle onde, poichè scese il silenzio.
-Basterebbe un tuo morso, Rei.-
-Non lo farei mai.-
Il ragazzo si voltò implorante verso di lei -Non ti stò chiedendo di trasformarmi in un vampiro come te, Rei, solo di morire tra le tue braccia, tra le braccia di una persona che mi ricordi...-
-...Tua madre, lo sò.-
Shinji si avvicinò a lei -Ti chiedo solo di morire. Rei, non ti stò chiedendo altro. Fammi morire, e basta. Io sparirò e tu potrai nutrirti. Saremo felici in due, ti prego!-
-Shinji, no.- il tono di voce di Rei era particolarmente duro -Non voglio ucciderti.-
-...Ma se mi immergerò in queste acque resteresti a guardarmi, no? Che cambierebbe?-
-Cambierebbe molto. Saresti tu ad ucciderti, non io.-
-Saresti comunque un mio complice.-
-La pena più grave è inflitta al mandante del reato, non al suo complice.-
-Rei, ti prego, io...-
-Mi stai dicendo che non vuoi abbandonarti alle acque? Che non hai il coraggio di farlo?... Shinji, se non hai il coraggio di farlo significa che NON VUOI farlo.-
-Zitta.-
-Io non voglio ucciderti perchè non voglio farti morire. Sì, non voglio che tu muoia.-
Shinji non si stupì più di tanto -Perchè, perchè non vuoi?! Cosa diamine ti importa di me? Che ho di speciale, io?!-
Rei sorrise comprensiva -Shinji, tu sei vivo. E anche se non te ne puoi rendere conto, forse non puoi neanche capirlo, io ti invidio terribilmente-
-Come puoi invidiare un essere inutile come me?! Come invidiare uno stupido, superficiale, insensibile come me?!-
-Io ti invidio solo perchè sei vivo. Perchè in te rivedo me, prima di diventare quella che sono. In te rivedo quella me stessa che ho ormai perduto. Shinji, mi pento di quello che ho fatto solo quando sono di fronte a te. Perchè nei tuoi occhi vedo il cielo azzurro del mattino che è precluso alla mia vista, perchè nel tuo sangue caldo sento il calore del sole mio nemico, perchè, amico mio, nella tua stupidità rivedo la mia stupidità e la stupidità della scelta che ho fatto.-
-Io farò la scelta giusta.-
-Tu sei uno stupido, conseguentemente farai solo scelte stupide.-
-Io vado.-
-Addio.-
-Spero che tu soffra mentre muoio.-
-Lo farò, stanne certo.-
Shinji si voltò verso quell'imperscrutabile massa scura, mescolata al cielo, dove neanche l'orizzonte era percepibile.
-Ok, morirò tra le acque. Morirò nel mare. Visto che tu non vuoi abbracciarmi, morirò nel suo, di abbraccio. E magari farò finta che sia tu. Farò finta che questo mare sia una donna vestita di seta, Rei. Una donna che mi ama perchè il mio sangue è caldo.-
-Sei uno stupido.-
-Non dire questo. Non voglio che siano le ultime parole che ho ascoltato prima di morire.-
-E che dovrei dirti?-
-Non sò...-
-Ok. Buona fortuna, Shinchan.-
Il ragazzo sorrise dirigendosi verso il mare -Ecco. Questo è già meglio.- e alzò il braccio accennando un saluto prima di sparire nel buio.
Il rumore delle onde.
Sicuramente sarà stato felice di essersi reso conto che l'acqua del mare di notte non è fredda, ma deliziosamente calda, proprio come un abbraccio di donna.
Rei si voltò verso la strada che aveva alle sue spalle, sperando che lui esadisse il suo desiderio.
In effetti, si teneva Shinji amico invitandolo alla morte, e allo stesso tempo, gli impediva di morire avvertendo sempre suo padre per vie anonime.
Era un gioco crudele, ma non poteva fare altro.
Ormai si era affezionata a quella famiglia divisa, e anche se le era chiaro che per lei non c'era spazio in quel luogo, nonostante tutto non si rassegnava dal voler partecipare, con la sua immutabile eternità, a tutto ciò da cui doveva rimanere esclusa.
La macchina frenò proprio vicino a Rei, tuttavia la ragazza dubitò di essere stata notata.
Lo sportello fu aperto con foga e l'uomo uscì dall'abitacolo con la furia del fuoco che cerca l'aria.
Fece pochi passi affondando le scarpe scure nella sabbia, fremendo si era già reso cono della tragedia.
L'orizzonte era troppo scuro, e niente era percepibile in quel luogo a quell'ora tarda, niente tranne il ritmico corteggiarsi delle onde.
No. Non poteva salvarlo.
-Shinji! Shinjiii!-
Rei lo guardava, quell'uomo disperato, davanti la condanna di aver perso prima una delle creature amate e poi l'altra.
Sentì molta pena nel cuore e gli si avvicinò, mentre lui cadde a terra infilando le mani nella sabbia, per disdetta e per rimpianto...
Gendo la percepì istantaneamente dietro di lui, si voltò, trovandosi di fronte la misteriosa ragazza.
-C..Chi sei tu?- le chiese finalmente.
-Sono colei che ha aiutato suo figlio a uccidersi. Gli ho suggerito io di venire a gettarsi in mare. Gli ho sempre suggerito io i modi per morire, perchè lui ha sempre avuto poca fantasia.-
Gendo non fiatò, forse perchè faceva finta di non comprendere quelle parole.
-...Ma anche lei, anche lei è colpevole quanto me. In verità suo figlio è stato aiutato ad uccidersi da tutti e due.-
L'uomo tacque.
-Si stà chiedendo perchè suo figlio abbia voluto uccidersi? Non ne ho idea. Forse perchè voleva rivedere sua madre in cielo, forse per vendicarsi di lei per averla fatta morire...Forse per mettere fine alle sue superficiali sofferenze, le sofferenze di chi non è ancora capace di reggersi in piedi sulla strada della vita, e preferisce trascinarsi piuttosto che alzarsi e camminare... Tuttavia dubito che sapesse cosa realmente stesse facendo. Ma questo è ovvio.
Di solito si pensa che il suicidio implichi coraggio, perchè si rinuncia al bene più prezioso di sè... Ma come si può dire che chi rinuncia alla cosa più preziosa di sè sia coraggioso?..Chi rinuncia alla propria vita non è coraggioso, Signor Ikari.
E' solo stupido.-
L'uomo continuava a tacere, dunque Rei continuò implacabile -Proprio come lei.-
Dopo quella parola, Gendo scattò su di Rei afferrando le sue ginocchia -Ridammi...Mio figlio!-
-Non è possibile, Ikari.-
-Ti prego...Cambierò... Lo aiuterò...-
Quante menzogne. Rei sentiva che quell'uomo, in quel momento, non viveva la scomparsa di suo figlio come una tragedia ma come una sconfitta personale.
Ma poteva essere biasimato per questo?
Misericordiosamente passò una mano sulla testa dell'uomo, accarezzandogliela -Abbi cura di te.-
Proprio allora, Rei alzò lo sguardo di fronte a sè, e notò Shinji esterrefatto, bagnato e tremante, di fronte a loro.
Anche Gendo si voltò verso suo figlio, con la stessa sua identica espressione.
Suo padre, avvinghiato alle vesti bianche di Rei, sembrò a Shinji un mendicante che chiedeva pietà alla statua di una dea.
Suo figlio, spaurito mentre abbracciava sè stesso tremando, sembrò a Gendo un naufrago  le cui preghiere venivano esaudite.
Rei ebbe la sensazione di trovarsi di fronte a uno specchio, in cui due persone fragili stringevano sè stesse nella speranza di non lasciarsi sfuggire.
-Come sospettavo, non volevi farlo.- rise Rei, forse rivolgendosi ad entrambi.
Shinji guardò stupito Rei, per poi poggiare gli occhi su suo padre.
Suo padre lasciò le gambe di Rei, per alzarsi e dirigersi verso suo figlio.
-Shinji...-
-P..Papà..-
E quando lo ebbe di fronte sferrò sul viso tremante del ragazzo un forte schiaffo, facendolo cadere a terra.
Poi si avventò su di lui con dei pugni, mentre piangendo gridava -Stupido idiota! Cosa ho fatto di male per avere un figlio così deficiente? Dimmelo, no, imbecille? Dimmelo, maledetto bastardo!-
Shinji cercava di difendersi dalle botte del padre, ora coprendosi le parti colpite, ora cercando di parare i colpi, piangendo -Scusami papà! Ti giuro che on lo farò più! Perdonami! D'ora in avanti mi comporterò bene, davvero!-
Rei osservava la scena.
Gli stava facendo venire appetito.
Ma fortunatamente un brivido sulla pelle le fece ricordare che l'alba era vicina.
Di conseguenza si allontanò dalla spiaggia alla ricerca di un riparo, magari in un tempio shintoista...
...Adesso avrebbe dovuto cercarsi un'altra scorta di sangue privata.
   
 
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