CAPITOLO 21
Teresa, nonostante tutto, riuscì a riposare un poco
quell’ultima notte.
Non era ancora mattina quando aprì gli occhi e si trovò ad
accoccolarsi ancora di più tra le braccia di Giovanni, che non se n’era ancora
andato. La ragazza sorrise, tra sé e sé, pensando a quello che sarebbe potuto
succedere quel giorno.
E fu così che i ricordi tornarono. Fu come se la sua mente li
avesse accantonati e nascosti durante quel breve periodo di sonno, per poi
farli riemergere subito dopo il risveglio e farli ricadere sulla coscienza
della giovane come se fossero macigni.
Appena capì che ben presto avrebbe lasciato quel luogo per
essere riportata a Ravenna, la ragazza si agitò e non fu più in grado di stare
lì distesa. Scivolò via dall’abbraccio del brigante addormentato, e si avvicinò
alla finestra, quella da cui aveva visto il lupo, la sera prima. Anche lui era
venuto a porgerle un ultimo saluto.
Teresa non era per niente sicura di ciò a cui stava andando
incontro; sapeva che il rientro a casa era obbligatorio, e che senza
quell’azione forzata per loro due ci sarebbero stati solo problemi.
Ma sapeva anche che non era tutto così semplice come l’aveva
fatta passare Giovanni poche ore prima, e che qualcosa poteva andare storto nel
loro piano. Anzi, c’erano buone probabilità che sarebbero sorti altri problemi,
ma lei avrebbe combattuto anche con le unghie per non perdere il suo amore.
Ora si sentiva più matura, non era più una ragazzetta
sperduta, ma era una ragazza in grado di nutrire degli animali, andare a
cavallo e di preparare i pasti. Lei non era più la contessina di un tempo, ora
che aveva imparato a vivere.
Il cuore, improvvisamente, prese a battere all’impazzata nel
suo petto, come se fosse un martello su un’incudine.
Subito, dentro di lei i sentimenti iniziarono ad essere
contrastanti. Una parte di lei voleva restare lì, con Lina e Giovanni, in
quella zona lontana da tutto e da tutti, mentre l’altra parte voleva tornare da
suo padre. Lo voleva veramente rivedere. Solo ora si rendeva conto che avrebbe
gradito un suo abbraccio, una sua dimostrazione d’affetto.
Si rincuorò, ricordandosi che entro sera forse l’avrebbe
ricevuta, perdendo però l’abbraccio di Giovanni, che per lei era più importante
di ogni altra cosa.
Abbandonando momentaneamente la sua battaglia interiore,
Teresa fu assalita dalla voglia di scoprire in cosa consisteva il regalo di
Lina.
Intanto, nel letto Giovanni continuava a dormire, silenzioso
come sempre. Il suo respiro costante non faceva mai un minimo rumore, era come
avere a fianco una presenza silenziosa ma protettiva.
Ignorandolo completamente, la ragazza accese una candela, in
modo da illuminare bene la stanza, e si diresse verso l’armadio. Posò una mano
sull’anta destra, pronta ad aprirla, ma improvvisamente si fermò. Voleva assaporare
al meglio il piacere della scoperta, poiché dentro lei sapeva che all’interno di
quel mobile c’era qualcosa di speciale.
‘’Che fai?’’, bofonchiò Giovanni, la voce ancora impastata a
causa del sonno. Teresa si girò verso il brigante, che si era appena svegliato,
probabilmente a causa della luce della candela.
‘’Nulla’’, mentì la ragazza.
Voleva gustarsi quell’ultimo regalo da sola, senza che
nessuno vedesse cosa le era stato riservato. Quindi, a passi sinuosi, tornò
verso il letto, e si distese nuovamente a fianco del suo innamorato.
‘’Teresa, tra poco devo andare’’, disse Giovanni, a voce
bassa.
‘’Lo so’’, riconobbe Teresa, nuovamente triste. Il suo cuore
rallentò i battiti, e le concesse alcuni attimi di calma.
‘’Ehi, non ti abbattere. Quello di oggi non sarà un addio.
Sarà solo la svolta che porterà all’inizio della nostra vita. Una vita che
vivremo insieme’’, disse il brigante, sorridendo.
Il suo sorriso uscì spontaneo, ma insicuro. Ben presto
scomparve dalle labbra di Giovanni, come se si fosse trattato solo di un
riflesso. Era un sorriso pieno di incertezze, questo Teresa lo aveva capito.
‘’Lo spero’’, si limitò a dire la ragazza, senza mostrare
sorrisi né altro, abbassando lo sguardo.
Fu in quel momento che Giovanni sfiorò il suo volto con la
sua mano destra, e, con estrema delicatezza, glielo alzò, per poi darle un
lungo bacio. La ragazza restava sempre sorpresa dalla delicatezza che potevano
avere quelle mani ruvide, e si lasciò andare per un po’, fintanto che il bacio
durò. Poi, tornò ad immergersi nella triste realtà.
‘’Ora devo proprio andare. Sarà un viaggio piuttosto lungo, e
se vogliamo essere a Ravenna per il pomeriggio dobbiamo sbrigarci’’, disse il
brigante, alzandosi e preparandosi in un attimo.
Teresa continuò a restare immersa nel suo silenzio, per poi
alzarsi non appena vide che Giovanni era pronto per uscire.
Gli si avvicinò, e quella volta fu lei a baciarlo per prima.
Quel bacio fu lungo e pieno di passione, un bacio che pareva quasi d’addio.
Poi, le loro labbra tornarono a staccarsi, e il brigante sgattaiolò via, nel
buio in cui era ancora avvolto il mondo.
‘’Preparati, tra non molto verrò a prenderti’’, disse
Giovanni, già inghiottito dal buio.
Teresa richiuse la porta e si avvicinò alla finestra,
guardando fuori. Il buio ben presto avrebbe lasciato spazio all’alba. Quel
giorno sarebbe stato piuttosto soleggiato, ma molto freddo.
Con un sospiro, finalmente si avvicinò all’armadio, e lo
spalancò.
Subito, la ragazza restò meravigliata. All’interno del mobile
c’era il suo bellissimo abito con il quale era giunta fin lì, e che indossava
il giorno in cui era stata rapita. Era pulito e splendente.
Subito, la giovane andò a cercare lo strappo che le avevano
fatto i briganti, ma non lo trovò. Lina aveva ricucito il tutto con il miglior
materiale che era riuscita a trovare, ed aveva fatto un lavoro eccezionale.
Poco dopo, Teresa gettò via il suo abito da contadina, e indossò quello che era
stato risistemato per lei. Le andava alla perfezione, ed era ancora bellissimo.
Tutta sorridente, fece per richiudere l’armadio ma notò
qualcosa che non aveva mai visto lì dentro. Sul fondo di legno, c’era
appoggiato un sacchetto di tela abbastanza consistente, pieno di qualcosa.
Teresa l’aprì, e notò che era pieno di erbe essiccate, minuscole foglie
triturate e miscelate, che formavano un composto con un lieve odore di campo.
La ragazza scrollò le spalle, pensando che fosse qualcosa di
cui Lina si fosse dimenticata proprio lì dentro. Prese il sacchetto e richiuse
le ante, proprio in tempo per vedere l’alba.
Il chiarore rossastro del sole nascente aveva preso ad
illuminare il cielo, dando una sensazione di beatitudine alla giovane, che si
sentì solo momentaneamente rincuorata. Sapeva che l’indomani mattina avrebbe
visto quella stessa alba da un’altra finestra, da un luogo molto lontano da lì.
Mentre Teresa continuava a pensare a quel pomeriggio, Lina
entrò in casa. La ragazza non si accorse subito della presenza dell’amica, ma
non appena la vide non ci fu tempo per parole o altro, e si gettò subito ad
abbracciarla.
‘’Grazie per il vestito, Lina! E’ tornato bellissimo, così
come quando l’avevo acquistato’’, disse subito Teresa, stretta all’amica.
‘’Ah, ci ho messo tanto per risistemarlo. Quasi due
settimane. Mi fa piacere che ti piaccia così tanto, ho fatto del mio meglio. Ma
ora, per favore, non stringermi così forte!’’, tossicchiò la donna. Teresa
lasciò l’amica, tutta felice.
‘’Tieni, questo deve essere qualcosa che ti sei dimenticata
dentro all’armadio, quando ci hai sistemato dentro il vestito’’, disse la
ragazza, porgendo il sacchetto delle erbe essiccate all’amica. Lina la guardò
stranita.
‘’Teresa, quel sacchetto è per te. È un regalo prezioso, una
precauzione da usare in caso di necessità…’’.
‘’Vieni, Teresa! Dobbiamo andare!’’, disse ad alta voce
Giovanni, entrando nell’abitazione e interrompendo bruscamente il discorso di
Lina.
L’uomo, non appena vide le due donne parlare, si avvicinò a
loro, e, sorpreso, si fermò sulla soglia della stanza da letto, ad ammirare il
vestito di Teresa.
‘’Quello è lo stesso vestito che ti ho strappato quando ti ho
rapita?’’, chiese alla ragazza.
‘’Sì, è proprio questo’’, disse Teresa, facendo un girò su sé
stessa e mostrando la bellezza della sua veste, perfettamente pulita e ricucita.
‘’Sei bellissima! Ora si che mi sembri una contessina. Con
quegli abiti da contadina sembravi una ragazza qualsiasi’’, disse il brigante,
appoggiandosi allo stipite della porta.
‘’Effettivamente questo è molto più morbido, ma un po’ più
scomodo. Comunque, devo ringraziarti, Lina. Hai riportato in vita il mio
magnifico vestito, me l’aveva comprato il babbo a Rimini e mi piaceva veramente
tanto’’, ammise Teresa, lisciandosi la veste con le mani, e lasciando andare il
sacchetto delle erbe, che cadde a terra. Subito, il brigante si gettò a
raccoglierlo.
‘’Ma… cosa…’’, iniziò a dire, mentre lo apriva.
Lina ebbe un moto d’ansia, mentre Teresa rimase impassibile.
‘’Lina, no. Anche questa è opera tua! Teresa, restituiscigli
subito questo sacchetto’’, intimò Giovanni, fattosi serio.
‘’No, è un suo regalo e io l’accetto’’, disse Teresa,
risoluta. Poi, con una mano riuscì a strappare il sacchetto dalle mani del
brigante, preso alla sprovvista dalla sua azione.
La ragazza non aveva idea di cosa servissero quelle erbe
essiccate, ma voleva tenerle per sé. Era un regalo ed un ricordo dell’amica.
‘’Lina, la vuoi proprio rovinare questa ragazza. Perché ti
comporti sempre così? Prima le spieghi certe cose, poi le metti tra le mani
questo sacchetto, e lei lo difende come se contenesse oro puro. Teresa, almeno
sai a cosa servono queste erbe?’’, chiese il brigante, sempre più cupo, mentre
Lina incrociò le braccia e si preparò ad affrontarlo, con un aria di sfida
impressa sul volto.
‘’No, non lo so’’, ammise la contessina, con riluttanza.
Anche se le sarebbe piaciuto scoprire a cosa servisse quel
regalo, non accettava che Giovanni si comportasse così duramente con Lina,
d’altronde non aveva fatto nulla di male.
‘’Spiegaglielo allora, visto che sei tu l’esperta in queste
cose. O glielo vuoi far tenere in mano fino a Ravenna, quando suo padre la
potrà riabbracciare e potrà vedere con i suoi occhi quello che la figlia si è
portata dietro?’’, continuò Giovanni, imperterrito, rivolgendosi a Lina.
‘’La potrebbe anche vedere che non capirebbe il suo uso.
Questa non è roba per conti. E comunque, queste sono erbe molto costose e molto
rare. Sono pochissime le persone in grado di saperle trovare e miscelare.
Eppure, sono riuscita a farmele dare da Vanna a un prezzo bassissimo’’,
continuò la donna, sempre più irosa. Teresa poté solo starsene immobile ad
ascoltare la discussione quanto mai animata tra i due.
‘’Te l’ha data a basso prezzo forse perché non è miscelata
bene e può essere pericolosa. Tu sai meglio di tanti altri che queste cose a
volte possono avere effetti parecchio nocivi su chi le assume’’, proseguì il
brigante, ormai incontenibile.
‘’Oh, per favore, basta. Spiegatemi a cosa servono queste…
erbe, così potrò capirvi anch’io’’, disse Teresa, interrompendo la discussione
e cercando di comprendere meglio il tutto. D’altronde, se Giovanni si era
adirato così tanto, un motivo ci doveva essere.
‘’Teresa, quello che stringi tra le mani non è un qualsiasi sacchetto
pieno di erbe essiccate. È un miscuglio di erbe che va assunto con attenzione e
correttezza. Serve per impedire possibili gravidanze’’, disse Lina, tutto d’un
soffio ed abbassando lo sguardo, con aria colpevole.
La ragazza a momenti si mise a ridere, chiedendosi il perché
di quel gesto.
‘’Lina, quasi mi fai ridere. Perché mi hai dato questa
roba?’’, disse Teresa, ironica, mentre a suo fianco il brigante se ne stava in
silenzio.
‘’Questa roba, come la chiami tu, ha una grande potenzialità.
Se avrai rapporti intimi con degli uomini, basterà che tu faccia bollire un po’
d’acqua e che ci butti dentro un pizzico di queste erbe essiccate. L’acqua diventerà
un po’ scura, sembrerà una tisana, e tu la dovrai bere fintanto che ancora
scotta, perché se la lascerai raffreddare non farà più effetto. Mai più di un
pizzico, e sempre in acqua bollente. Se farai così, potrai prevenire
gravidanze, per così dire, indesiderate’’, disse Lina, sempre con lo sguardo
rivolto verso terra e sussurrando quelle parole come un fiume in piena.
‘’In poche parole, non è roba per te, Teresa. È roba per
prostitute, e tu non stai andando in mezzo ad una strada ma in un’abitazione
signorile, dove queste erbe non ti serviranno mai. E poi, sono solo sciocche
superstizioni da contadini, in fondo non servono a nulla. Dammi quell’inutile
sacchetto, così lo getto via’’, disse Giovanni, cercando di prendere il
sacchetto di mano alla ragazza, che si ritrasse prontamente.
‘’No!’’, disse Teresa, sorprendendo il brigante.
‘’Come no?’’, le chiese subito lui, arrabbiato.
‘’E’ un regalo che Lina ha fatto a me. Non la userò, la terrò
per ricordo’’, si giustificò la ragazza.
Lina sapeva sempre tutto, era come se conoscesse il futuro
delle persone. Se le aveva fatto quel regalo, un motivo poteva esserci.
Giovanni sbuffò, stanco di discutere.
‘’E va bene, se proprio insisti tienila con te, e nascondila.
Ma non usarla mai, anche perché non ce ne sarà bisogno. E ora andiamo, o faremo
tardi’’, disse il brigante, che poi andò subito alla porta ed uscì fuori,
mentre un forte nitrito risuonava tutt’attorno.
Tutto era pronto per la sua partenza, dovette riconoscere la
ragazza. Teresa si mosse prontamente verso l’uscita del casolare, ma Lina la
afferrò per un braccio.
‘’Hai fatto bene a tenere con te il mio regalo. È un regalo
importante, quel miscuglio è rarissimo e pressoché introvabile, e funziona
sempre, fidati. Ricordati le mie indicazioni’’, sussurrò Lina, facendole
l’occhiolino.
‘’Ma… perche mi hai
dato questa roba?’’, richiese Teresa, liberandosi della stretta dell’amica e muovendosi verso la porta d’ingresso.
‘’Non si sa mai, Teresa… l’incognita è troppo alta. Io spero
di rivederti qui al più presto, come mi hai assicurato, però nella vita non si
può mai sapere nulla con certezza. E poi certe cose possono sempre servire’’,
disse Lina con incertezza, cupa in volto.
‘’Capisco. E dovrei affrontare i pericoli della vita con
degli infusi di erbe preparati da una vecchia guaritrice, che vive sperduta tra
le cime degli Appennini? Va beh, mi fiderò di te. Ma sappi che nulla andrà
storto, vedrai. Entro una settimana sarò nuovamente qui, Giovanni passerà a
riprendermi’’, disse Teresa, sorridendo mestamente.
‘’Hai ragione, andrà tutto bene’’, disse l’amica, senza
rispondere al suo sorriso e lasciando che Teresa uscisse di casa.
Non appena la ragazza uscì fuori, vide che Giovanni l’attendeva,
tenendo in mano le briglie di Furia. Altri tre briganti se ne stavano poco più
indietro, chiacchierando. Dei tre, la giovane riconobbe solo Gianni, gli altri
erano due ragazzetti sbarbati e giovani, ed erano già posizionati sul sentiero
che portava a valle, pronti per partire.
Teresa si avvicinò a Giovanni, che la fece montare in sella a
Furia, per poi salire anche lui, mettendola in una posizione piuttosto scomoda.
‘’Non potrai cavalcare da sola, oggi. Ci metteremmo troppo
tempo, e tutti si insospettirebbero. Quindi, dovrai accontentarti di dividere
la sella con me’’, le sussurrò il brigante, mentre sfoggiava un sorriso
impacciato sul volto. Un sorriso che pareva non aver voglia di mostrarsi, pieno
di dubbi e di imbarazzo. Lina si avvicinò a loro, e porse un fagotto a Teresa.
‘’No, Lina, dei regali me ne hai fatti anche troppi, non
posso accettarlo’’, disse subito la ragazza, senza sorridere.
‘’Tieni. Il viaggio sarà lungo, ti ho preparato un piccolo
pasto. Inoltre, all’interno ci sono anche i vestiti che ti avevo dato nei primi
giorni, se magari ti serviranno per fuggire e per nasconderti meglio tra la
gente…’’, provò ad ipotizzare la donna, seria.
Teresa le analizzò il volto. Era tirato e stanco. Era il
volto di una persona estremamente dispiaciuta.
‘’Grazie di tutto, Lina. Ci rivedremo presto’’, garantì
Teresa, allungandosi e prendendo il fagotto che le porgeva la donna. Lo strinse
subito forte a sé.
‘’Lo spero’’, disse Lina, e quelle furono le sue ultime
parole.
‘’Andiamo’’, sussurrò Giovanni, frettoloso.
‘’Un attimo’’, disse la ragazza, guardandosi per un’ultima
volta intorno.
Guardò quel casolare che l’aveva ospitata poco più di un mese
prima, guardò il paesaggio e il sole nascente, inspirò a pieni polmoni
quell’aria. Ora, quell’insieme di cose le davano la sensazione di essere a
casa. Solo lì, tra quei monti, aveva trovato una parentesi di libertà, una
libertà che ora viveva dentro di lei e che nessuno sarebbe mai più riuscito ad
estirpare. Le parve incredibile che solo due mesi fa non avesse la minima idea
che quel luogo magico esistesse.
Eppure, era arrivata fin lì in lacrime, e partiva ancora più
triste di quando ci era stata portata con la forza. Ripensò nuovamente al fatto
che il mondo era veramente strano.
‘’Andiamo’’, disse piano la ragazza al brigante, che non se
lo fece ripetere e fece partire subito Furia.
Teresa guardò Lina per un’ultima volta, e le fece un cenno di
saluto, che la donna prontamente ricambiò. L’amica era appoggiata al muro
dell’abitazione, il volto imperturbabile. Giovanni passò a fianco dei tre
briganti, richiamandoli, e loro si misero subito a seguirlo.
Teresa si girò per un’ultima volta, e fu sicura di vedere
Lina che si asciugava il volto con un fazzoletto. Piangeva. La ragazza chiuse
gli occhi, mentre Giovanni la stringeva più forte a sé, per non farla cadere.
Lina, la dura, infine aveva pianto e si era lasciata andare. In silenzio, e
quasi di nascosto, senza che nessuno potesse vederla.
Teresa sentì una lacrima scivolare sul suo viso, e subito
corse ad asciugarsela con una mano.
‘’Stai tranquilla, tornerai qui con me entro pochi giorni.
Andrà tutto bene’’, le sussurrò il brigante per l’ennesima volta, stando
attento a non farsi sentire dai suoi compagni che cavalcavano poco più indietro
da loro.
La ragazza annuì e stette in silenzio, pensando a quanto
sarebbe stato duro quel viaggio. Si trovava in una posizione scomodissima, ma
almeno non era imbavagliata come quando era stata rapita.
Suo padre le aveva raccontato che il viaggio di ritorno
sembrava sempre meno lungo di quello d’andata, semplicemente perché si sapeva
già ciò che ci si sarebbe dovuti aspettare. La giovane sperò che ciò fosse
vero.
Intanto, pensieri, delusioni, il suo amore per Giovanni e la
libertà ritrovata ora erano tutti aspetti che vacillavano nella sua giovane
mente.
Teresa sospirò, si sistemò meglio tra le braccia del
brigante, che non la stritolava come la prima volta, anzi la teneva stretta a
sé con dolcezza. Il suo braccio sinistro non la stringeva, ma pareva solo
appoggiato lì per non farla scivolare giù. Strinse a sé il fagotto di Lina, nel
quale aveva inserito anche il sacchetto delle erbe essiccate, nel timore di
perderlo, e se lo sistemò al meglio.
Poi, quasi all’improvviso, si sentì stanca. La lunga notte
passata quasi insonne si fece sentire, e l’andamento ritmico e controllato di
Furia non fece altro che incrementare la sonnolenza. I briganti, intanto, se ne
stavano tutti in rigoroso silenzio, seguendo il loro capo.
La ragazza si accoccolò meglio vicino a Giovanni e si lasciò
scivolare nel sonno, sicura che il brigante non l’avrebbe mai lasciata cadere,
né lei né il suo fagotto.
Gli scossoni, sempre più forti, la risvegliarono.
Teresa si trovò ancora tra le braccia di Giovanni, ed il
calore del suo corpo l’aveva tenuta al caldo, nonostante il freddo di quella
giornata serena stesse cercando di penetrare ovunque.
La ragazza si guardò attorno,
sperduta, e scoprì che erano già arrivati alla pianura. Riconobbe che
doveva aver riposato un bel po’. Il sole splendeva già alto in cielo, e dietro
di lei si vedevano le colline, ormai sullo sfondo ma ancora ben visibili.
Cercò di ispezionare meglio con lo sguardo il territorio
circostante, per comprendere meglio quanto ci mancasse al suo arrivo. Solo
allora il brigante si accorse che si era svegliata.
‘’Buongiorno, bellissima. Hai dormito come una bambina per
l’intera mattinata’’, le sussurrò, sorridendo amabilmente.
‘’Lo so, me ne sono accorta’’, disse Teresa, dispiaciuta.
Avrebbe voluto stare sveglia, e godersi quel viaggio, appiccicata all’uomo che
amava, ma aveva sciupato anche quella possibilità.
Provò a rincuorarsi, pensando che ben presto avrebbe potuto
vivere la sua intera vita accanto a lui, una vita libera, selvaggia e
spensierata, fatta di amore e avventure. Eppure, in quel momento difficile non
riuscì a crederci appieno.
‘’Siamo quasi arrivati’’, annunciò Giovanni ad alta voce agli
altri tre briganti, che cavalcavano ancora dietro di loro, in rigoroso
silenzio.
Ben presto, Teresa si ritrovò a rivivere la stessa scena di
un mese prima. L’ambiente circostante mutò, e le abitazioni dei contadini e i
campi coltivati lasciarono spazio ai pini e alla boscaglia, mentre la strada si
allargava e si inoltrava all’interno della pineta. Era la stessa strada che
aveva percorso con suo padre, la stessa in cui era stata rapita.
Ancora una volta, il suo cuore iniziò a battere forte. Voleva
baciare Giovanni, avvinghiarsi a lui in modo che non la potesse lasciare,
eppure non poteva. Non ci riusciva.
I cavalli continuarono a proseguire ad un passo più che
sostenuto, e ad un certo punto Giovanni fermò il gruppo.
‘’Gianni, tu e i ragazzi andrete alla capanna abbandonata,
sapete anche voi dov’è, ce l’ha indicata Aldo la sera del rapimento. Lì vi
attenderà il nostro socio. Non fatevi consegnare il bottino, tra poco verrò io
a ritirarlo, ma intrattenetelo e controllate che non compia azioni
sconvenienti. Io vi raggiungo tra poco’’, concluse il brigante, facendo
ripartire Furia. Gianni egli altri due briganti scomparvero in fretta tra la
boscaglia, bassa ma rigogliosa.
‘’Teresa, tra poco ci separeremo’’, constatò Giovanni, la
voce quasi rotta dalla disperazione. La ragazza non aggiunse nulla. Non ce la
faceva proprio.
‘’Mi aspettavo un saluto un po’ meno silenzioso, ma va bene
così. Stai attenta, entro poco avrai notizie di me, poi staremo insieme per
sempre’’, disse il brigante, che poi fece rallentare il cavallo, per abbassarsi
e baciare Teresa sulle labbra. La ragazza ricambiò il bacio, mentre l’ennesima
lacrima scorreva lungo il suo viso.
‘’Non piangere. Questo è solo l’inizio, vedrai. Torneremo
insieme entro meno di un battito di ciglia’’, le sussurrò nuovamente il
brigante, utilizzando quelle solite parole che ormai erano diventate una sorta
di portafortuna per loro, mentre la ragazza continuò a restare chiusa in sé
stessa.
Il cuore parve esplodere nel suo petto quando, con la vista
annebbiata dalle lacrime, intravide suo padre. Era in piedi, a fianco di una
bella carrozza. Non appena li vide arrivare, iniziò a camminare verso di loro.
Giovanni la afferrò e la mise a terra, senza dire nulla.
Teresa a quel punto non resistette all’istinto di gettarsi
tra le braccia di suo padre. Percorse quei pochi metri che la separavano da lui
barcollando, tutta indolenzita dalla postura che aveva dovuto assumere nelle
ultime ore, e stringendo forte il fagotto di Lina.
Suo padre le sorrise, e spalancò le braccia, pronto ad
accoglierla con calore.
‘’Padre’’, gli disse, non appena finì nel suo abbraccio.
L’uomo la ricambiò con affetto.
‘’Figlia mia. È tutto a posto, è tutto finito’’, le disse.
Fu a quel punto che la ragazza si girò indietro, a cercare
Giovanni. Ma del brigante non c’era più neppure l’ombra. Se n’era già andato.
Teresa si liberò dall’abbraccio del padre, percorse qualche
passo ma alla fine si lasciò cadere in ginocchio, distrutta. Solo in quel
momento aveva capito cosa significava separarsi da colui che, nell’ultimo
periodo, era diventato il suo punto di riferimento.
‘’Giovanni!’’, gridò, con tutta la forza che aveva, arrivando
a farsi male alla gola.
Il suo grido straziante ruppe il silenzio della pineta,
facendo fuggire una gran moltitudine di uccelli, ma ovviamente non ottenne
risposta.
Suo padre, dietro di lei, la fissò sconvolto.
NOTA DELL’AUTORE
Ciao a tutti, e grazie per aver letto anche questo capitolo J
È giunto il momento tanto atteso. Ora Teresa è tornata con
suo padre, mentre Giovanni andrà a riscattare il bottino. Ma andrà tutto bene?
Vi lascio con questa domanda, che troverà risposta nel prossimo capitolo J
Grazie a tutti per il vostro sostegno J
A lunedì prossimo J