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Autore: Idra_31    27/04/2015    4 recensioni
Louis e Zayn sono due amici ricchi e viziati, Harry e Niall si arrangiano a fare i camerieri durante la stagione estiva e Liam è un bagnino forse un tantino convinto di dover salvare il mondo (e se non proprio il mondo almeno Zayn).
Pairing: Larry e Ziam.
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Oh, anime pie che seguite ancora questa storia, prima di lasciarvi al capitolo volevo dirvi che non mi trovo molto a mio agio a parlare di cose che non conosco – nella fattispecie arte e astronomia -  però ho fatto le mie ricerche, lo giuro. Ciò non toglie che potrebbero esserci delle imprecisioni. Mi scuso in anticipo.


-LIAM-

 

Zayn non risponde al citofono. Liam ha suonato e risuonato, senza però ricevere alcuna risposta. È fastidioso e…maleducato. L’altro ragazzo gli ha dato appuntamento a casa sua per dargli buca? Rispondesse almeno al cellulare!

Liam si aggiusta lo zaino sulle spalle e valuta il da farsi: dovrebbe tornare sui suoi passi e, alla prima occasione, dirne quattro al suo amico, oppure sarebbe meglio aspettare e ritentare? Ne vale la pena? Magari Zayn è sulla via del ritorno, oppure è effettivamente dentro quella casa, addormentato o incosciente per chissà quale ragione.

“Odio la mia vita”, borbotta , decidendo d’istinto di recarsi nell’unico posto dove - enfasi sul forse - troverà delle risposte.

Il cancelletto è aperto. Almeno Liam non dovrà manomettere la serratura - è sempre meglio lasciare a Zayn le infrazioni - o, peggio, suonare. Una volta dentro, oltre le bianche tende della dépendance scorge una sagoma, indizio che Louis si trovi al suo interno. Liam spera solo che non abbia compagnia. Gli è bastato assistere alle “prodezze sessuali” dell’altro ragazzo una volta, grazie tante.

Dopo aver battuto le nocche sul vetro Liam fa un passo indietro e aspetta. La porta scorrevole si apre qualche secondo di attesa dopo, segno che Louis si aspettasse l’imminente arrivo di qualcuno e non vedesse l’ora di accoglierlo. Liam detesta notare i piccoli dettagli, eppure…

“Oh, sei tu”, dice Louis con un tono a metà tra il sorpreso e il seccato.

“Aspettavi qualcun altro?”, ribatte Liam senza perdere un colpo, l’accenno di un ghigno sul volto.

Louis si gratta una gamba col piede nudo. È in mutande ma non sembra affatto imbarazzato dal suo misero outfit. Piuttosto è infastidito per non aver trovato chi attendeva oltre la porta e il suo disappunto è evidente sui suoi lineamenti.

“Stai cercando Zayn?”, domanda allusivo qualche istante dopo, imitando il suo ghigno.

Liam rimane impassibile.

“Mi ha dato appuntamento a casa sua per la lezione di nuoto ma non risponde al citofono né al cellulare”, replica. “Mi domandavo se sapessi cosa gli fosse successo o dove possa essere…”.

Louis si gratta il mento.

“Sarà sicuramente a casa, non esce mai prima del tramonto”, afferma.

“Come i vampiri?”, scherza Liam.

Louis lo guarda con aria di sufficienza.

“Sei sicuro che il vostro appuntamento fosse oggi?”.

Liam annuisce.

“Mi ha detto che i suoi sono via per il week end-”.

Louis non lo fa finire di parlare.

“Uhhh”, commenta in tono malizioso.

Liam rotea gli occhi.

“-e che potevamo usare la sua piscina invece che la tua, per una volta”, conclude, senza cadere nella trappola dell’altro ragazzo.

Louis si stringe nelle spalle.

“Hai provato a chiamarlo?”.

“Ti ho già detto che non risponde al cellulare”, ribatte Liam, asciutto. Perché è così difficile sostenere una conversazione con questo qui?

“Allora probabilmente sarà morto”, dichiara Louis facendo per chiudere la porta scorrevole.

Liam spalanca la bocca.

“Scusa?”.

Louis scoppia a ridere.

“Fammi mettere addosso qualcosa e ti accompagno a casa sua”.

Liam tira un sospiro di sollievo. Era ora che l’altro ragazzo si rendesse utile.

“Ok”, mormora. “Grazie”.

Louis indossa una canottiera e un paio di pantaloni di jeans che si interrompono alle ginocchia. Ai piedi porta della infradito.

“Aspettavi Harry?”, domanda Liam per stuzzicarlo.

Louis accelera il passo e lo guida fuori dal cancelletto senza degnarlo di una risposta. Liam lo segue in silenzio mentre inizia a chiedersi se sia opportuno presentarsi in casa di Zayn senza essere annunciato. Forse l’altro ragazzo non aveva più voglia di vederlo e non ha risposto di proposito. Oppure se n’è scordato e ha deciso di impiegare il suo tempo in altro modo. Forse dovrebbe tornarsene a casa. La lezione di nuoto può aspettare.

Louis non gli dà tempo di prendere una decisione e sta digitando la combinazione per entrare in casa del suo amico come se…fosse casa sua.

“Zayn lo sa che tu sai il suo…codice?”.

Louis si stringe nelle spalle.

“Io almeno non scassino il cancello di casa sua ogni volta che entro senza essere invitato”.

Liam non può dargli tutti i torti, perciò lascia correre.

Casa di Zayn è speculare a quella di Louis: il prospetto è uguale, sebbene gli infissi siano più sobri. Nell’insieme sembra più austera e fredda. E la piscina è…vuota. E tristemente abbandonata. Zayn non aveva detto che avrebbero potuto usarla? Liam è confuso.

“Zayn sarà nelle sue stanze”, afferma Louis aprendo il portone principale, completamente a suo agio come se non fosse appena entrato in casa di qualcun altro.

“Uhm, ok”, balbetta Liam, incerto. Non dovrebbero palesare la loro presenza in qualche modo prima di fare irruzione nelle “sue stanze”?

Louis lo precede lungo le scale, tamburellando sul corrimano mentre sale gli alti scalini di marmo. Liam comincia a sentirsi sopraffatto. È tutto così bianco e solenne, immobile e silenzioso.

Il silenzio però cede il posto alla musica quando girano per un corridoio laterale. Chitarre elettriche e urla rauche e disperate invadono l’aria. Chi l’avrebbe mai detto che Zayn fosse un metallaro in incognito?

Louis gira la maniglia di una porta alla fine del lungo corridoio. Non c’è da stupirsi che Zayn non abbia sentito il citofono o il cellulare con il trambusto che emana dallo stereo.

Quando Liam e Louis fanno ingresso nella stanza le loro orecchie vengono investite dal violento suono della musica e le loro narici da un pungente odore di vernice misto a quello di fumo di sigaretta.

In un primo momento tutto quello che Liam riesce a vedere sono due pareti completamente tappezzate da disegni, attaccati al muro con delle puntine o dello scotch, e nessuna traccia di Zayn. A una seconda occhiata il ragazzo capisce che si tratta in realtà di due stanza contigue che dovevano essere state separate una volta da una porta, della quale però adesso rimane solo l’architrave.

Louis gli fa cenno di seguirlo nell’altro ambiente con un cenno della mano. Qui Liam si trova dinanzi agli occhi una scena…inusuale. Zayn è piegato su quello che sembra un enorme lenzuolo, che copre buona parte della superficie del pavimento, e sta facendo sgocciolare del colore da un sottile bastoncino di legno. Ha una sigaretta in bilico all’angolo della bocca, è a petto nudo e a piedi scalzi e osserva con sguardo concentrato – o forse assente, come se non lo vedesse per davvero, è difficile dirlo – la vernice nera colare sul lenzuolo, già “imbrattato” da schizzi di colore, ghirigori e strisce come quelle lasciate da una pennellata eseguita con un grosso pennello.

Liam rivolge lo sguardo a Louis, in cerca di risposte. L’altro ragazzo ha gli occhi fissi su Zayn e un mezzo sorriso dipinto sul volto e non sembra per niente stupito o turbato dalla scena, indizio che ha già assistito a qualcosa del genere e che, perciò, Zayn è solito dedicarsi a questo insolito passatempo. Nel tentativo di scrollarsi di dosso una strana sensazione di disagio Liam fa una panoramica della stanza e nota che le pareti sono decorate da murales, che non riesce a decifrare perché troppo distratto dall’immagine di Zayn ancora immobile sul lenzuolo.

Improvvisamente sulla stanza piomba il silenzio: Louis sì è allontanato verso un angolo per spegnere lo stereo. Come se un interruttore lo avesse riportato in vita Zayn raddrizza la schiena e il movimento fa cadere la cenere della sigaretta sul lenzuolo. Liam lo osserva sbattere le palpebre a rallentatore, fare un passo indietro e finalmente accorgersi della loro presenza.

“Che robaccia stavi ascoltando? Death metal?”, domanda Louis.

Zayn scuote il capo e affloscia le spalle.

“Non lo so”, mormora.

Sembra distante, a malapena consapevole di quello che lo circonda. I suoi capelli sono arruffati e nell’insieme ha un aspetto trasandato, quasi selvaggio. Liam ha la sensazione di essersi intromesso in un suo “momento privato”.

“Liam sostiene che avevate un appuntamento”, continua Louis.

Liam non può fare a meno di essere infastidito dal suo tono. È come se Louis avesse insinuato che la sua fosse una bugia o un pretesto.

“Sì?”, domanda Zayn piegandosi sui talloni per poggiare il bastoncino di legno per terra.

Liam si schiarisce la voce.

“Dovevamo vederci per la lezione di nuoto”, afferma.

Zayn si passa una mano tra i capelli e spegne la sigaretta sulla mensola di quello che una volta era un camino, alle sue spalle, e che adesso è murato.

“Scusami, l’ho scordato”, dice.

Liam si rifiuta di riconoscere la sensazione che serpeggia nel suo stomaco come delusione.

“Non importa, possiamo rimandare”, dichiara.

Zayn striscia i piedi nudi e imbrattati di vernice sul pavimento, ben attento a non calpestare il lenzuolo, e si piega a prendere una bottiglia trasparente contenente un liquido ambrato per berne un lungo sorso.

“Allora, uhm, io vado”, balbetta Liam, non del tutto sicuro di essere ascoltato. “Ci sentiamo”.

“Ma no, resta!”, esclama Louis, cogliendolo di sorpresa. “Già che ci sei. Giusto, Zayn?”.

Liam non trova alcuna ragione per restare: Zayn è sotto effetto di qualcosa che lo rende distratto e inconsapevole, la piscina nella quale avrebbero dovuto tenere la lezione è praticamente inutilizzabile e lui chiaramente non è il benvenuto. Non che Zayn lo abbia reso palese, ma si comporta come se non avesse idea di dove si trovi e con chi. Liam non lo ha mai visto in questo stato e non è sicuro che saprebbe gestirlo.

Zayn annuisce.

“Sì, resta”, dice infine, asciugandosi le labbra col dorso della mano.

“Ti ricordi almeno chi sono?”, sbotta Liam.

Negli occhi di Zayn balena qualcosa ed è la prima volta che Liam lo vede reagire veramente da quando è entrato in questa stanza.

“Certo che mi ricordo chi sei, Liam”, ribatte il moro con enfasi.

“È giunto il momento di lasciarvi alle vostre cose”, dichiara Louis, sorridendo in maniera vagamente inquietante. “Buon divertimento!”.

Liam  lo osserva uscire dalla porta. Vorrebbe seguirlo, eppure è come se fosse inchiodato sul posto. Non sa se sta rimanendo per cortesia o per…curiosità.

“Cosa stai facendo?”, domanda avanzando verso l’altro ragazzo, curandosi di non calpestare nemmeno gli angoli del lenzuolo.

“Arte”, risponde Zayn.

Liam aggrotta la fronte.

“Stai, uhm, dipingendo?”.

Zayn si sfrega le nocche di una mano, forse nel tentativo di grattare via la vernice ormai asciutta sulla sua pelle. Liam nota che ne ha un po’ anche sul viso, sul petto e sui capelli, piccoli schizzi di colore solidificati sul suo corpo, e si domanda se anche lui stesso faccia parte dell’opera d’arte.

“Qualcosa del genere”, replica dopo qualche secondo.

Liam sospira.

“Forse è il caso che me ne vada e ti lasci continuare”, afferma. “N-non era mia intenzione fare irruzione in casa tua, solo che, uhm, ho suonato e non avendo ricevuto alcuna risposta ho chiesto a Louis perché ero, come dire, preoccupato, e-”.

“Vuoi provare anche tu?”, lo interrompe Zayn indicando il pavimento.

Liam strabuzza gli occhi.

“Cosa? No!”, esclama. “È la tua opera e io non ho davvero idea di cosa fare…”.

“Non devi fare niente di particolare, devi lasciarti guidare dal tuo inconscio”, ribatte Zayn abbozzando un sorriso.

Liam pensa che l’altro ragazzo non smetterà mai di stupirlo.

“Ehm, hai già iniziato tu, c’è il tuo subconscio su quel, ehm, lenzuolo, e non mi va di rovinare il tuo…dipinto?”.

Zayn aggrotta la fronte.

“Lo hai già rovinato”, dichiara. “Inconscio, comunque”.

“Scusa?”, esclama Liam assottigliando lo sguardo. “In che senso l’ho rovinato?”.

Zayn ridacchia. Sembra parzialmente tornato sé stesso. Solo un po’ più stronzo.

“Ho perso il contatto con la tela quando siete arrivati tu e Louis”, spiega.

“Ah”, dice Liam, fingendo di aver capito. “Beh, mi dispiace”.

Forse Zayn si trovava in una specie di trance perché il dipinto lo aveva totalmente assorbito? Liam non ha dimestichezza con queste cose, quindi non riesce a capire del tutto.

“Vuoi provare, allora?”, insiste Zayn. “Ti prometto che è liberatorio”.

Liam si gratta un sopracciglio.

“Che roba è, comunque? Arte astratta?”.

Zayn lo osserva per qualche secondo senza parlare.

“Si chiama action painting”, dice. “È da poco che sto sperimentando”.

Liam sente che non ne verrà a capo di questa faccenda.

“E come funziona? Basta…far colare la pittura sul lenzuolo?”.

“Puoi farla colare, lanciarla, spruzzarla…oppure puoi lasciare le tue impronte o inventarti qualche altro modo per imprimere il colore sulla tela o ancora mischiare alla vernice altri materiali”, spiega Zayn. “Quello che conta è il processo creativo, non il risultato”.

“E il risultato è una sorpresa?”, domanda Liam.

Zayn valuta la sua domanda e si prende tempo per rispondere.

“Non esattamente”, dice, infine. “Io inizio con un’idea precisa e ci lavoro finché non ottengo un risultato che si avvicini il più possibile a quello che avevo immaginato”.

“Ok”, mormora Liam, che non riesce ancora ad afferrare come le linee caotiche che macchiano la tela possano avere origine da un’idea ben precisa nella mente dell’artista. Forse è lui che è limitato.

“Non sono molto bravo, comunque”, continua Zayn. “Ci sto lavorando, ci provo”.

Liam scuote il capo istintivamente.

“Non credo ci sia bisogno di essere bravi per queste cose”, dice. “Nel senso, se stai cercando di emulare qualcuno per somigliargli allora forse non sarai mai bravo abbastanza, se invece persegui la tua arte senza imitare nessuno allora…non devi essere bravo, devi essere te stesso”.

Zayn scoppia a ridere.

“Se fosse così saremmo tutti degli artisti, no?”.

Liam arrossisce.

“Parlavo di questo tipo di arte in particolare”, si giustifica. “Se è un’arte che scaturisce dall’inconscio allora sì, possiamo farla tutti”.

Zayn inarca un sopracciglio.

“Se la pensi così perché non ti cimenti anche tu?”, ripete. “Su, coraggio, prova”.

Liam osserva con titubanza la mano tesa di Zayn.

“Mi sporcherò i vestiti”.

“E allora?”.

“La vernice non è tossica? Se mi finisce addosso..?”.

Zayn ha la faccia tosta di roteare gli occhi.

“Non questa qui”, ribatte. “Secondo te sono così incosciente da rischiare di avvelenarmi?”.

Liam si morde la lingua per non rispondergli affermativamente.

“Va bene, proverò”, acconsente e non lo sa perché lo sta facendo ma…potrebbe essere divertente. O quantomeno liberatorio, come ha detto Zayn. Dopo aver abbandonato lo zaino che portava in spalla in un angolo della stanza si avvicina di nuovo all’altro ragazzo.

“Dovrei togliermi la canottiera?”, domanda con esitazione, interrogandosi su come si lavino via le macchie di vernice.

Zayn solleva un sopracciglio e gli rivolge un sorrisetto malizioso.

“Forse è meglio di no”, dice Liam precipitosamente.

Zayn butta gli occhi al cielo e scuote il capo.

Liam sente l’imbarazzo pungergli la pelle, perciò si libera della maglia con un gesto fluido e la poggia sulla mensola del camino.  Zayn lo ha già visto a petto nudo, sono già ben oltre quella fase, quindi non ha ragione di vergognarsi di essere visto senza maglia addosso. Se l’altro ragazzo vuole guardarlo che lo faccia, non è un suo problema.

“Togli anche le scarpe”, ordina Zayn.

Liam valuta l’idea di protestare ma alla fine decide di fare come gli è stato detto. Le impronte delle suole sulla tela non gli sembrano esattamente una manifestazione artistica di particolare valore.

“Cosa devo fare adesso?”.

Zayn per tutta risposta gli passa una latta di metallo con la vernice e un pennello di medie dimensioni. Liam gira il pennello all’interno del colore. Le setole sono dure e compatte.

“Fa’ quello che ti senti di fare”, dice l’altro ragazzo.

Liam estrare il pennello dalla latta e lo posiziona sulla tela, lasciando sgocciolare la vernice nera, così come stava facendo Zayn.

“Puoi muovere il pennello”, sussurra l’altro ragazzo.

Liam fa roteare il pennello, creando dei ghirigori sul lenzuolo. Non sembra granché divertente e sicuramente non è liberatorio.

Improvvisamente Zayn gli mette le mani sui fianchi. Liam ha un sussulto.

“Senti qualcosa?”, mormora il ragazzo alle sue spalle.

“Assolutamente no”, risponde Liam. “A parte che comincia a farmi male il braccio”.

“Certo, sei tutto rigido”, afferma Zayn, cominciando a massaggiargli le spalle. “Lasciati andare”. Liam se è possibile si irrigidisce ancora di più.

“Non ho idea di cosa sto facendo”, si lamenta.

“Fai così, chiudi un attimo gli occhi e immagina cosa vuoi vedere su questa tela”.

Liam prende fiato e serra le palpebre. È difficile concentrarsi col fiato di Zayn sul collo.

L’altro ragazzo sembra percepire il suo disagio e si allontana. Liam stringe gli occhi con forza, fino a che non si formano dei puntini dietro le sue palpebre. Sta pensando a delle linee verticali, tante linee, una dietro l’altra, dai contorni frastagliati. E poi altre linee, che tagliano orizzontalmente le altre, rosse e sottili. E poi qualcosa di giallo, come dei fiori astratti o delle stelle abbozzate.

Quando riapre gli occhi si mette subito al lavoro: le linee che ha immaginato iniziano a prendere forma sulla tela, coprendo la vernice arancione versata da Zayn in precedenza e ormai asciutta. I contorni frastagliati sono facili da ottenere, perché la sua mano non è ferma, e il pennello sgocciola lasciando colore dove non dovrebbe.

“Stai andando benissimo”, dice Zayn, da qualche parte alle sue spalle.

Ogni linea diventa sempre meno precisa e presto Liam si rende conto che non è del tutto in controllo del suo corpo. Si sente pervaso da uno strano formicolio che percorre le sue membra. Arrivato a metà del lenzuolo si volta distrattamente verso l’altro ragazzo.

“Hai del rosso e un pennello più piccolo?”, chiede. “No, aspetta, dammi il bastoncino”.

Zayn sospira o ride o forse tossisce.

“Ecco a te”, dice passando a Liam un’altra latta e un bastoncino di legno.

Liam rimane fermo a osservare il suo lavoro per qualche secondo e improvvisamente si sente pervadere da uno strano furore, perciò scaglia il colore sulla tela con un rapido movimento del braccio. Una striscia rossa taglia quelle nere, come una ferita. Liam ghigna, soddisfatto.

Senza chiedere a Zayn  afferra un altro pennello, lo immerge nel colore e imbratta la tela, generando degli spruzzi di colore che somigliano sempre meno a delle linee e sempre più a delle saette.

“Voglio del giallo”, mormora. “O dell’ocra”.

“Non è che ho tutti colori del mondo”, borbotta Zayn, ma il suo tono è tinto di ilarità, prima di passargli il colore e un nuovo pennello.

Liam comincia a creare dei vortici, non sopra le linee, ma ai lati. Da un momento all’altro però il suo entusiasmo scema: è tutto sbagliato, i colori cozzano l’uno con l’altro e quello che sta facendo non è quello che ha pensato di fare.

Amareggiato e infastidito Liam lancia il giallo direttamente dalla latta, coprendo quasi per intero quello che ha realizzato. Fa tutto schifo. Zayn aveva ragione e lui torto: non possono farlo tutti.

“Ehi, ehi”, interviene Zayn, poggiandogli le mani sulle spalle. “Va tutto bene”.

Liam si accorge che sta tremando e stringe i pugni, mentre Zayn gli accarezza la schiena.

“Non sono capace”, mormora.

“Sei stato fantastico”, lo rassicura Zayn.

Liam scuote il capo.

“Sono stato patetico”, insiste. “Non è questo che avevo immaginato”.

Zayn preme una mano in mezzo alle sue scapole.

“Sei stato perfetto”, afferma. “Io la prima volta ero impacciatissimo, invece tu hai capito subito cosa dovevi fare. Non importa se non hai ottenuto il risultato sperato, almeno ci hai provato”.

Liam si sente sgonfio come un palloncino ma allo stesso tempo teso e irritato. Zayn si allontana e prende in mano una serie di barattoli con la vernice e dei pennelli  e li deposita ai suoi piedi.

“Non pensare a niente, stavolta, sfogati”.

Liam lo guarda abbattuto e incerto.

Sfogati, Liam”, insiste Zayn.

Liam apre e chiude le mani.

“Ok”.

Dopo aver preso uno dei pennelli con le setole più morbide si dirige verso il lato immacolato del lenzuolo, anche se “immacolato” non è la parola giusta, visto che Zayn ci ha già passato una spessa mano di vernice verde petrolio. Liam affonda il pennello nel rosso e lancia il colore sulla tela e ripete il movimento più e più volte, fino a che non diventa un gesto automatico. Poi cambia colore, senza curarsi di prendere un pennello diverso, e lo affonda nel blu, fa il giro della tela e lo lancia sulla sua superficie. Anche se comincia a fargli male il braccio il ragazzo continua, alternando i colori, i pennelli e la foga con la quale si scaglia contro il lenzuolo.

Dentro di lui si accumulano delle sensazioni che sfoga sulla tela. Sono sensazioni che però non riesce a legare ad alcuna immagine, o persona, o a un particolare evento della sua vita: rabbia, frustrazione, insoddisfazione, solitudine. Liam le sente e le rilascia immediatamente. Gli danno la forza di muovere il braccio e di muoversi attorno alla tela. Accumula energia e la disperde sul lenzuolo ai suoi piedi, ancora, ancora e ancora.

Dopo aver tracciato una linea a zig-zag col bastoncino Liam si inginocchia, affonda una mano direttamente nella vernice e la spalma sulla tela, mischiando i colori che non si sono ancora asciugati.

Quando è soddisfatto dal vortice di colori che si trova davanti agli occhi Liam prende fiato e si gratta un sopracciglio. È stanco come se avesse corso per ore e deve regolarizzare il battito del suo cuore.

Zayn scoppia a ridere. Liam è sorpreso di sentirlo, e si rende conto di essersi momentaneamente dimenticato della sua presenza.

“Che c’è?”, domanda, a corto di fiato, guardandolo in tralice.

“Niente”, risponde Zayn facendo spallucce.

“No, dimmelo”, ordina Liam poggiandosi le mani sui fianchi, indispettito.

Zayn sorride con uno scintillio negli occhi.

“Va bene che la vernice non è tossica, ma vuoi davvero spalmartela addosso?”.

Liam spalanca le palpebre e solleva la mano che ha intinto nel colore per osservarla, prima di guardarsi il fianco, imbrattato di vernice a sua volta.

“Oh”, esala.

“Anche la fronte”, lo informa Zayn.

“Oh”, ripete Liam e…gli viene da ridere, perciò lo fa. Ride fino a farsi venire le lacrime agli occhi, mentre Zayn lo osserva scuotendo  il capo, il sorriso ancora sulle labbra.

“Sei impazzito?”, domanda.

“No, sto bene”, replica Liam con enfasi. “È stato…terapeutico”.

“Dovrei farmi pagare”, scherza Zayn. “Cento sterline a seduta?”.

Liam butta gli occhi al cielo.

“Voi ricchi siete capaci di inventarvi sempre nuovi modi per fare soldi”.

Zayn ride con la lingua in mezzo ai denti.

“Vuoi continuare?”.

Liam getta uno sguardo al disastro sotto di lui e si accorge di aver affondato le ginocchia lì dove aveva passato il colore. Ops.

“No, va bene così”, conclude. “Che ne facciamo di questa opera d’arte?”.

“Aspettiamo che si asciughi e la bruciamo”.

“La bruciamo?”.

“Sì, diamo fuoco alle negatività che hai riversato sulla tela”.

Liam aggrotta la fronte.

“Cos’è, una nuova frontiera della psicanalisi?”.

Zayn ride di nuovo, gettando indietro la testa. Liam si alza in piedi e si sgranchisce le gambe. La vernice sulla sua mano si è asciugata.

“Bruci sempre le tue opere?”, domanda sedendosi accano a Zayn e poggiando la schiena contro il muro.

“Solo quando non vengono bene”.

“Allora lo ammetti che ho fatto una schifezza?”.

Zayn gli dà una spallata.

“Oh, fanculo”, borbotta.

Liam ride, lo stomaco invaso da bollicine di felicità. Non si sentiva così bene da mesi. L’action painting potrebbe essere la sua nuova valvola di sfogo, ora che la palestra e il nuoto hanno fallito. Non sarà mai un artista ma almeno si sentirà meglio.

Zayn si accende una sigaretta e beve di nuovo dalla bottiglia di prima. Liam allunga una mano per farsela passare.

“Oh mio dio, che diavolo è?”, esclama dopo aver preso un sorso, l’esofago in fiamme.

Zayn ride e soffoca col fumo.

“Whiskey, cosa ti aspettavi?”, dice tossicchiando.

Liam si asciuga le labbra e si batte una mano sul petto. Brucia.

“Credevo fosse vino!”, protesta.

“Mi hai sottovalutato”, afferma Zayn ghignando.

“Chi diavolo beve whiskey di pomeriggio?”, dice Liam, incredulo.

“Il vino è una bevanda più accettabile per te a quest’ora?”, lo prende in giro Zayn. “Hai delle fasce orarie per gli alcolici? Niente roba forte prima del tramonto?”.

Liam fa un gesto vago con la mano.

“Qualcosa del genere”, mormora.

Zayn non replica e rimane in silenzio a fissare il muro di fronte a sé.

“Posso farti una domanda?”, dice Liam.

Zayn annuisce e getta il fumo verso l’alto.

“Se la tua piscina è inutilizzabile perché mi hai invitato a casa tua?”.

Zayn si irrigidisce impercettibilmente ma Liam se ne accorge comunque perché le loro spalle si sfiorano.

“Non ci ho pensato”, mormora l’altro ragazzo dopo un po’.

“Non ti credo”, afferma Liam. La piscina sembra abbandonata da tempo, Zayn stesso gli ha detto che nessuno la usa mai. Eppure gli aveva anche detto di averla fatta pulire di recente. Qualcosa non torna.

“È un problema tuo”, dice incupendosi.

Liam sospira.

“Se volevi passare del tempo con me potevi dirmelo, invece di…tendermi una trappola”.

Zayn si allontana bruscamente. Liam si volta verso di lui e legge nel suo sguardo stupore, rabbia e…indignazione.

“No, io non-”, balbetta.

Liam si sente mortificato per quello che ha detto e per l’espressione ferita di Zayn.

L’altro ragazzo si alza in piedi per spegnere il mozzicone di sigaretta sulla mensola del camino.

“Forse è meglio che tu vada”, dichiara. “Ti libero dalla trappola”.

Liam si alza in piedi a sua volta e gli si avvicina. La sensazione di leggerezza provata fino a un attimo prima ormai evaporata.

“Non me ne voglio andare”, ammette.

“Sono io che voglio che tu te ne vada”, dice Zayn con ferocia.

Liam incassa la sua frase come un pugno sullo stomaco.

“Quello che volevo dire è che…sarei venuto lo stesso se fossi stato onesto”, afferma, non del tutto sicuro che quello che sta dicendo corrisponda a verità e troppo codardo per indagare. “Siamo già usciti insieme senza aver bisogno di una scusa per farlo”.

 Zayn si rifiuta di guardarlo in faccia. Liam gli mette una mano sulla spalla.

“Mi piace passare del tempo con te, nonostante i tuoi passatempi siano quantomeno bizzarri”, ammette. “Ho rischiato di essere picchiato e forse pure ucciso tutte le volte che sono stato con te, eppure…sono ancora qua. Se non mi piacessi non avrei sopportato di stare con te, neppure per le lezioni di nuoto”.

Zayn volta leggermente la testa verso di lui e ghigna.

“Ti piaccio, mh?”.

Liam lo spinge.

“Non in quel senso, idiota!”, esclama. “Non in quel senso, ok?”.

Zayn ride.

“Vuoi ripeterlo un’altra volta, giusto per autoconvincerti che-ouch!”.

Liam gli molla un pugno sulla spalla.

“Piantala subito”, ordina, anche se gli sfugge un sorriso.

Zayn sfiora il suo fianco, passando le dita sulla macchia di vernice.

“Vuoi lavarti?”, domanda.

Liam spera che anche se ha lasciato cadere il discorso di prima Zayn gli abbia creduto e che si siano chiariti.

“Mh?”, replica distrattamente.

“Vuoi farti una doccia?”, insiste Zayn, un sorriso che aleggia sul suo volto, mentre con la mano continua a carezzargli il fianco.

Liam arrossisce e fa un passo indietro.

“Ci sono cinque bagni in questa casa”, dice Zayn. “Non dobbiamo farla insieme la doccia”.

Liam ridacchia, imbarazzato.

“Ok, sì, d’accordo, grazie”, biascica.

“Però, d’altra parte, se volessi farla insieme risparmieremo sull’acqua”, scherza Zayn, facendogli l’occhiolino.

Liam fa una smorfia oltraggiata.

“Come se tu avessi bisogno di risparmiare su qualcosa!”, esclama.

Zayn ride.

“Ti piace proprio ricordarmi continuamente quanto io sia schifosamente ricco, mh?”.

Liam lo rimprovera con lo sguardo.

“Cosa, ehm, fanno esattamente i tuoi genitori?”.

Zayn si volta per recuperare le scarpe sotto il camino, perciò Liam non riesce a guardarlo in faccia.

“Mio padre è un diplomatico”, dichiara il moro.

Liam aspetta che aggiunga qualcosa ma l’altro ragazzo non accenna a continuare.

“E tua madre?”.

“Lavorano insieme”, risponde seccamente Zayn.

Liam decide di non insistere oltre e si avvicina anche lui al camino per prendere la canottiera e rimettersi le scarpe.

“Sei mai stato nel paese di origine dei tuoi?”, non riesce a fare a meno di chiedere, troppo curioso di saperne di più sull’altro ragazzo.

“Una volta”, replica Zayn.

“Ok”, mormora Liam. “Parli il pakistano?”.

Zayn si piega per raccogliere il pacchetto di sigarette. Forse non è solo un’impressione di Liam che stia cercando di evitare il suo sguardo.

“Si chiama urdu”, precisa Zayn. “E no, non lo parlo più”.

Liam non demorde, nonostante la poca voglia dimostrata da Zayn di collaborare.

“Come concili il tuo orientamento sessuale con la tua religione?”.

Zayn questa volta si volta verso di lui.

“Mi stai facendo un interrogatorio?”, sbotta. “Non ho una religione, comunque. Non-, mi sono dissociato, ecco”.

“Immagino che i tuoi disapprovino”, mormora Liam, incapace di mordersi la lingua.

Disapprovazione è un eufemismo”, taglia corto Zayn. “Ti va di vedere un film insieme e rimanere per cena?”.

Liam rimane interdetto per il brusco cambio di argomento. Proprio quando stava per scoprire qualcosa in più…

“Uhm, va bene”, dice.

“Ho un cinema”, dichiara Zayn con orgoglio.

Liam scoppia a ridere.

“Non avevo dubbi”, lo prende in giro.

“Ti piacerà”, afferma Zayn, annuendo.

“Stai cercando di corrompermi col lusso?”, scherza Liam.

“Pensavo di piacerti indipendentemente dal mio conto in banca”.

Il conto in banca dei tuoi, si trattiene dal ribattere Liam.

“Dipende”, dice, invece.

“Da cosa?”, replica Zayn, sollevando un sopracciglio.

Liam sorride.

“Li hai fatti tu quelli?”, domanda, ignorandolo, indicando invece i disegni attaccati alle pareti dell’altra stanza.

“Certo”, dice Zayn.

Liam si sposta nel locale adiacente e comincia a ispezionare i disegni. Alcuni sono dei ritratti, altri hanno come soggetti dei monumenti o dei paesaggi, altri ancora, i più belli, rappresentano accozzaglie di figure enigmatiche, umane, animali, mitologiche. Sono tutti in bianco e nero, alcuni a matita, altri a china, alcuni a carboncino. Sulla parete laterale sono attaccate, invece, strisce di fumetti.

“Perché li tieni così?”, domanda Liam, incredulo e oltraggiato.

“Come dovrei tenerli?”, dice Zayn alle sue spalle.

“Incorniciati o, non lo so, dentro delle cartelle”.

Zayn tossicchia.

“Perché dovrei fare una cosa del genere?”, ribatte.

Liam strabuzza gli occhi.

“Per conservarli, per preservarli”, afferma con trasporto.

Zayn non risponde.

“Non vuoi farci proprio niente con questi disegni?”, insiste Liam. “Potresti partecipare a una mostra o, che ne so, a un concorso? Perché non frequenti una scuola? Cosa ti piace di più, disegnare ritratti o-, oppure preferisci i fumetti?”.

Liam si volta a guardare Zayn, che ha la fronte aggrottata.

“Perché ti stai accalorando?”, domanda questi con voce atona.

“Non vale la pena sprecare il tuo immenso talento!”, protesta Liam. “Cosa vuoi fare nella vita? Vivere di rendita? Di sicuro l’erba che vendi e le esibizioni al One Direction non ti assicureranno una pensione”.

Zayn fa un passo indietro, offeso.

“Non parlare come i miei genitori”, borbotta.

“I tuoi genitori hanno ragione!”, esclama Liam, esasperato.

“Non parlare di cose che non conosci”, minaccia Zayn. “Se potessero tirerebbero giù questa parete con tutto quello che c’è attaccato”.

Liam rabbrividisce.

“Disapprovano anche questo?”, domanda con voce fioca.

Zayn ride senza allegria.

“Mi prometti che…ci penserai?”, dice Liam, esitante, facendo un passo verso di lui.

“A cosa?”.

“Al tuo futuro, a cosa fare col tuo talento”, ribatte Liam. “Chiaramente hai disatteso tutte le aspettative dei tuoi genitori, forse a ragione, quindi cosa ti costa combattere una battaglia in più?”.

Zayn sembra turbato e…impressionato.

“Perché ti importa?”, mormora.

Liam sospira, spazientito.

“Perché sei mio amico e perché odio vedere la gente che spreca le proprie risorse e non insegue i propri sogni”.

Zayn assottiglia lo sguardo.

“Tu hai inseguito i tuoi?”, ribatte.

“Non ne ho mai avuti”, mente Liam, cercando di tenere a bada il tremolio della sua voce.

“Non è vero”, insiste Zayn.

“Stavamo parlando di te”, protesta Liam.

“Voglio sapere dei tuoi sogni infranti”, preme Zayn.

“Se mi prometti che penserai a cosa fare della tua vita ti racconterò di me”, dichiara Liam. In che guaio si sta andando a cacciare?

Zayn lo osserva con esitazione.

“Affare fatto”, dice dopo un po’, allungando una mano verso di lui.

“Significa che devi cercare dei corsi di disegno o di fumetto o che ne so, oppure informarti sulle mostre-”.

“Ok, ok”, taglia corto Zayn. “Ho recepito il messaggio”.

Liam annuisce e stringe la sua mano.

“I tuoi disegni sono straordinari”, afferma. “Li ha mai visti nessuno?”.

“Solo Louis e i miei, ma loro non ci hanno mai badato molto”.

Liam si morde il labbro inferiore.

“Non lasciare che ti buttino giù, ok?”.

Zayn rotea gli occhi.

“Andiamo a farci questa benedetta doccia!”, esclama. “Devo farti vedere un film che sarà illuminante!”.

Liam ride.

“Uhm, devo fidarmi?”.

Zayn lo spinge fuori dalla stanza.

*

“Come hai detto che si chiama questo film?”, domanda Liam poggiando i gomiti sui braccioli della poltrona.

Zayn gli dà una gomitata per farsi cedere un bracciolo.

“È la storia di Jackson Pollock, come vuoi che si chiami?”, ribatte. “Pollock, comunque. Sei lento”.

“Ehi!”, protesta Liam. “Non è che tutti i film prendono il titolo dal nome del protagonista!”.

“Sì, invece”, insiste Zayn. “Batman, Spiderman, Iron Man, e così via”.

“È un film su un supereroe?”, chiede Liam. “Non l’ho mai sentito nominare”.

Zayn gli molla uno scappellotto sulla nuca.

“Jackson Pollock è stato il maggiore esponente dell’action painting, razza di imbecille!”, esclama,infervorato.

Liam si massaggia la parte lesa.

“Non lo sapevo, scusa”, mugugna. “Non c’era bisogno di picchiarmi, comunque”.

Zayn ride e gli pizzica un braccio.

“Certe manifestazioni di ignoranza sono imperdonabili”, dichiara, rivolgendo subito dopo lo sguardo allo schermo. “Ora sta’ zitto e guarda il film”.

Liam incrocia le braccia sul petto, imbronciandosi. Non aveva previsto di passare il pomeriggio a guardare un film su un pittore. Non aveva neanche immaginato che oggi avrebbe dipinto il suo primo “quadro”, dopotutto, quindi, tutto sommato, è una giornata colma di nuove esperienze. Spera solo di non addormentarsi durante la proiezione.

A un certo punto della visione, quando Liam è intento a osservare i movimenti di Pollock attorno alla tela e a paragonarli coi sui maldestri e inconsapevoli tentativi di emularlo, Zayn gli sfiora la nuca con le dita. Liam si volta immediatamente verso di lui, pronto ad ascoltare un suo commento, ma l’altro ragazzo ha gli occhi puntati sullo schermo, concentrato e assorto.

Liam fa un colpo di tosse e si stringe nella spalle. Zayn non accenna a rimuovere la mano e, anzi, continua a carezzargli la nuca, delicatamente e distrattamente. Liam non ha il cuore di dirgli di smettere, perciò lo lascia fare. Non è una sensazione spiacevole però è un gesto così casuale e intimo che lo mette leggermente a disagio. Non il gesto in sé ma le sue implicazioni. Forse, però, farlo notare a Zayn renderebbe la situazione imbarazzante quando, in tutta onestà, imbarazzante non lo è affatto. Il tocco di Zayn è rilassante e rassicurante.

“Non sopporto l’idea di morire senza aver lasciato il segno”, dice Zayn a un certo punto. “Anche un piccolo, quasi impercettibile, segno. Voglio essere ricordato anche quando tutti quelli che mi hanno conosciuto saranno morti e sepolti come me”.

Liam deglutisce rumorosamente.

“Allora fallo”, dice.

Zayn si volta verso di lui.

“Fa’ qualcosa che non ti faccia dimenticare”, afferma Liam.

Zayn si gira di nuovo.

“Pensavo a una rivoluzione”, mormora con un mezzo sorriso.

 Liam osserva la luce dello schermo danzare sul suo profilo spigoloso e perfetto.

“Voli basso, tu”, scherza.

Zayn ride e gli dà un colpetto sulla nuca prima di ritirare il braccio e intrecciare le mani sul proprio grembo.

“Dici che è troppo?”.

Liam scuote il capo.

“Dico che tanto per cominciare potresti tirare fuori i tuoi disegni da quella stanza se vuoi lasciare il segno”.

Zayn gli molla uno schiaffo sulla coscia.

“Torna a guardare il film”, ordina. “Non distrarti più”.

Liam butta gli occhi al cielo e ingoia una rispostaccia.

Sui titoli di coda lo stomaco di Zayn brontola.

“Ti va se ordiniamo una pizza?”.

Liam fa per controllare l’orologio ma è troppo buio per vedere l’orario. Ha perso la cognizione del tempo e non ha idea se sia già ora di cena.

“Allora?”, insiste Zayn punzecchiandolo sulla spalla. “Ho mandato via i domestici quindi non ci resta che prendere qualcosa da asporto. A meno che non vuoi cucinare tu”.

Liam sbatte le palpebre.

“Hai mandato via i domestici”, gli fa eco.

Zayn annuisce e si alza.

“Visto che i miei sono via ho pensato di dare loro qualche giorno di ferie”, spiega. “Non aveva senso farli rimanere solo per me. Sono perfettamente in grado di non morire di fame”.

Liam aggrotta la fronte. Non riesce ancora a realizzare che per Zayn avere dei domestici in casa sia una cosa normale. Sua madre gli avrà mai preparato da mangiare?

“Dove sono le tue sorelle?” domanda, invece.

Zayn accende la luce della sala e si scherma gli occhi con una mano.

“A fare un corso estivo di non so cosa in Francia o giù di lì”.

Liam si alza in piedi e si sgranchisce le gambe. I jeans di Zayn stringono sul sedere e la sua t-shirt è talmente aderente che teme di strapparla a ogni minimo movimento delle braccia. Zayn ha insistito per prestargli i propri vestiti e si è offerto di lavare i suoi. Forse anche di questo si occuperanno i domestici.

“I miei genitori tengono particolarmente alla loro istruzione”, continua il moro con asprezza e malcelato disprezzo.

Liam prova, non per la prima volta, un moto di rabbia nei loro confronti.  Non li conosce neanche eppure si è fatto un’opinione piuttosto solida su di loro.

“Pizza, quindi?”, ripete Zayn, cambiando repentinamente discorso. Ogni volta che parla della sua famiglia si limita a fornire informazioni brevi e concise, restio ad aprirsi più del necessario.

“Non mi hai dato l’occasione di esprimere il mio parere in merito”, lo prende in giro Liam.

Zayn fa una smorfia.

“Oh, perdonami, cosa gradirebbe mangiare Sua Altezza?”.

Liam scoppia a ridere.

“Non mi porti a cena nel tuo ristorante di lusso preferito?”.

Zayn si morde il labbro inferiore.

“Se volevi che ti chiedessi un appuntamento lasciati dire che non sei stato molto esplicito”, ribatte.

Liam arrossisce.

“E pizza sia”, mormora, abbassando lo sguardo.

Zayn gli mette un braccio attorno alle spalle e lo guida fuori dalla stanza.

“Rilassati, tesoro”, lo stuzzica, pizzicandogli la pancia.

Liam si libera dalla sua stretta. Tesoro?.

“Non so cucinare, comunque”, dichiara per dissipare l’imbarazzo.

Zayn annuisce pensosamente.

“Non sei l’uomo perfetto, dopotutto”.

“Non ho mai detto di esserlo”, si difende Liam.

Zayn si ferma nel bel mezzo del corridoio per guardarlo. Liam non ha mai incontrato qualcuno con uno sguardo così penetrante in vita sua.

“Scendo di sotto a prendere qualcosa da bere, tu mettiti comodo”, dice dopo un po’ indicando a Liam la stanza di prima. La sua casa sarà pure una specie di reggia ma Zayn non sembra granché disposto a mostrarla a Liam.

“Niente whiskey, per favore”.

Zayn fa un inchino.

“Ai suoi ordini”, scherza.

*

Zayn si è già scolato una lattina di birra prima dell’arrivo delle pizze. Liam sta ancora sorseggiando la sua prima, poggiato con la schiena alla mensola del camino, mentre osserva l’altro ragazzo arrotolare la tela ormai asciutta e appallottolarla in un angolo per fare spazio ai cartoni di pizza e invitarlo a sedersi al centro della stanza. Di certo frequentare gente ricca non significa automaticamente essere esposti al lusso e alla classe. Mangiare sul pavimento sporco di una stanza messa peggio del suo garage era l’ultima cosa che si sarebbe aspettato di fare dopo essere entrato in questa casa.

“Il condimento che una persona sceglie per la propria pizza la dice lunga sulla sua personalità”, dichiara Zayn aprendo l’ennesima lattina di birra.

Liam si accomoda accanto a lui e si porta il cartone contenente la sua pizza in grembo.

“Sì?”, domanda distrattamente, leccandosi istintivamente le labbra al pensiero di addentare la prima fetta.

“È una mia teoria, ma penso sia giusta”, spiega Zayn. “Tu hai preso una pizza al salame piccante, giusto?”.

Liam annuisce mentre affonda i denti nella pasta. Non si era reso conto di essere così affamato.

“È la pizza più comune che ci sia”, dice Zayn. “Vuol dire che sei una persona prevedibile, che non ama il rischio e preferisce scegliere sempre la strada più battuta”.

Liam quasi si strozza nell’ingoiare un boccone.

“Scusa?”, squittisce. “Hai dedotto tutto ciò da una pizza?”.

Zayn si limita a ghignare. Ha proprio un bel coraggio a sputare sentenze basandosi su una maledetta pizza.

“E la tua pizza cosa dice su di te?”, rilancia Liam. “Tonno, mais e cipolle…deduco che sei una persona alla quale puzzerà ancora l’alito a fine serata”.

Zayn dapprima strizza gli occhi, incredulo, poi scoppia a ridere, sputacchiando pezzi di cibo appena masticato. Per un attimo Liam teme che morirà soffocato.

“Tutto ok?”, domanda, apprensivo, sfiorando il ginocchio di Zayn con la punta della scarpa.

Zayn beve un sorso di birra e si batte una mano sul petto.

“Sei un coglione”, afferma ridacchiando, sottolineando le sue parole con un sonoro rutto.

Liam arriccia il naso.

“Ti informo che mi hai leggermente insultato, prima”, borbotta. “Non sono prevedibile”.

O forse sì? Di sicuro il resto dell’analisi di Zayn ha colto in pieno il suo modo di essere. Deve, forse, giustificarsi per questo?

“Ti stavo prendendo per il culo”, dice Zayn.

Liam si morde l’interno della guancia.

“Non è vero, dicevi sul serio”, ribatte.

Zayn lo osserva di nuovo silenziosamente. Il suo sguardo implacabile e indagatore sembra leggergli l’anima. È fottutamente snervante sentirsi come un libro aperto per qualcuno che conosci a malapena e che è, di contro, un libro chiuso, praticamente ancora impacchettato.

“Sei pieno di freni e inibizioni, Liam”, afferma con trasporto. “Potresti essere tutto quello che vuoi, eppure hai così tanta paura di fare la cosa sbagliata e così poca fiducia in te stesso che non ci provi neanche a fare qualcosa, qualunque cosa”.

Liam impallidisce. Essere visti per quello che si è veramente e sentirselo sbattere in faccia è l’esperienza più terrificante e dolorosa che si possa provare.

“Come fai a dire queste cose se non mi conosci nemmeno?”, biascica.

Zayn sbuffa.

“Ti ho capito meglio di chiunque altro”, dichiara. “Non puoi negarlo”.

Liam poggia la fetta di pizza mangiucchiata sul cartone e si affretta a bere un sorso di birra. Gli gira la testa e si sente estremamente vulnerabile.

“Sei così bravo a giudicare la gente ma non guardi mai a te stesso”, mormora. “Ti ci vorrebbe un po’ di autocritica”.

Zayn ride a mo’ di scherno.

“Fidati che nessuno è più bravo di me a criticarmi”, dice. “Forse i miei genitori, ora che ci penso”.

Liam si gratta la nuca. Le conversazioni con Zayn prendono sempre pieghe inaspettate e più serie di quello che si fosse aspettato all’inizio. Era da un po’ che non aveva un amico che sapesse tirare fuori il meglio e contemporaneamente il peggio di lui. Un amico onesto, che non abbia paura di dirgli le cose come stanno.

“Scusami, non volevo rovinarti l’appetito”, afferma Zayn.

Liam scuote il capo.

“N-non, ehm, tranquillo-”.

La sua disperata ricerca di una risposta decente viene interrotta dallo squillo del suo cellulare. Liam lo sfila dalla tasca – con una certa fatica, i jeans di Zayn sono diventati ormai una seconda pelle per lui -  e scopre che è Danielle. Una morsa gli attanaglia lo stomaco. È quasi sicuro che avessero un appuntamento stasera e avrebbero dovuto sentirsi per definire i dettagli. Non ha voglia di discutere con lei in questo momento perché di sicuro sarà incazzata perché lui non l’ha chiamata per primo, ma, soprattutto, non ha la minima voglia di vederla.

“Puoi rispondere”, dice Zayn.

Liam fa una smorfia.

“No”, dichiara poggiando il telefono per terra in attesa che smetta di squillare. Danielle vorrà la sua testa ma ha deciso che penserà domani a lei.

“Non vuoi parlare con la tua ragazza?”, domanda l’altro ragazzo.

Liam chiude il cartone con la pizza e lo spinge di lato.

“È complicato”, dice.

In realtà è maledettamente semplice: Liam è stanco di non sapere come gestire la sua ragazza. O forse è stanco della sua ragazza, punto. Di questa relazione che si trascina per inerzia. La sua inettitudine e la sua codardia si manifestano ancora una volta: non ha il coraggio di lasciare Danielle e allo stesso tempo ha paura che lasciarla non sia la soluzione ai suoi problemi. Non è mai stato uno famoso per fare la scelta giusta.

“Vuoi, uhm, parlarne?”, offre Zayn.

Liam scuote il capo.

“Andiamo a bruciare la tela?”, propone.

Zayn lancia la crosta della sua ultima fetta di pizza sul cartone.

“Mi sembra un’ottima idea”.

*

“Ti prego, dimmi che quel whisky non è ti è costato un occhio della testa”, dice Liam osservando Zayn gettare il liquido dentro il secchio di metallo dove ha infilato la tela appallottolata.

L’altro ragazzo beve l’alcool rimasto sul fondo della bottiglia e si asciuga la bocca col dorso della mano.

“Probabile”, afferma. “L’ho fregato a mio padre”.

Liam non è sorpreso quanto dovrebbe.

“Non avevi altri liquidi infiammabili?”, domanda.

Zayn estrae dalla tasca posteriore dei jeans i fiammiferi che ha recuperato in cucina.

“Probabile”, ripete. “Ma non sarebbe stato altrettanto divertente”.

Liam ridacchia.

“Hai una strana concezione di divertimento”, osserva.

“Dovresti provare a divertirti come me”, ribatte Zayn.

Liam lo guarda con scetticismo.

“È quello che sto facendo”, dichiara. “Con risultati piuttosto deludenti, però”.

Zayn lo spinge con una spallata.

“Vuoi dire qualcosa prima di procedere?”.

“Tipo?”.

“Non lo so, qualcosa di significativo, di simbolico…”.

Liam fa cenno di no con la testa. Non sono mica a un funerale.

“A te l’onore”, dice Zayn passandogli la scatola coi fiammiferi.

Liam sfrega l’estremità del fiammifero sulla striscia ruvida e osserva con compiacimento la fiamma danzare sulla punta. Non è mai riuscito ad accenderne uno al primo colpo.

“Vuoi ammirarlo un altro po’ o lo lanci?”.

Liam distoglie lo sguardo dal fuoco e lancia il fiammifero nel secchio, dal quale emerge una vampata un attimo dopo.

“E adesso?”, domanda.

Zayn si accende una sigaretta col fuoco del falò.

“Adesso lascia che le fiamme esorcizzino tutte le cose negative che tieni dentro di te”.

Fosse così facile, pensa Liam, arricciando il naso per l’odore di bruciato. Il calore emanato dal fuoco e l’afa estiva rendono l’aria pesante da respirare e gli fanno pizzicare la pelle. Un rivolo di sudore gli cola sugli occhi. Liam sbatte le palpebre e si asciuga il viso con una mano.

Rimangono in silenzio a osservare la lenta agonia della tela fino alla fine, gli unici rumori quelli del crepitio del fuoco e il verso dei grilli. È uno scenario ipnotico e rilassante e, anche se è convinto che la storia di Zayn sulla catarsi e le negatività sia solo una cazzata, Liam si sente leggero e sereno.

“Ti va di guardare le stelle?”, domanda l’altro ragazzo.

Liam solleva la testa. Il cielo è limpido e puntellato di stelle.

“Per davvero, questa volta”, dice Zayn cripticamente, prima di dirigersi verso la piscina e camminare sul trampolino fino ad arrivare all’estremità opposta di questo.

Liam lo segue.

“Se cadi da quel coso rischi di spiaccicarti sul fondo della piscina vuota”.

Zayn  ride.

“Ma non mi dire”, lo prende in giro, poi tende una mano verso di lui. “Vieni?”.

Liam non è mai stato più scettico in vita sua ma nonostante questo fa due passi sul trampolino. Zayn fa un salto sul posto e il trampolino traballa.

“Sei impazzito?”, esclama Liam recuperando l’equilibrio e facendo un passo indietro per tornare sul bordo della piscina.

“Dai, non fare il cagasotto, vieni”, insiste Zayn.

“Perché devo venire lì?”, domanda Liam. “Non volevi guardare le stelle?”.

Zayn per tutta risposta si stende sul trampolino. Liam realizza con assoluta e innegabile certezza che non riuscirà mai a dire di no a questo ragazzo, perciò avanza verso di lui, misurando ogni passo, fino a stenderglisi accanto.

“Ho scaricato un’applicazione che è la fine del mondo”, dichiara Zayn.

Liam si sente come sull’orlo di un precipizio. Il trampolino è instabile e freddo e l’unica fonte di calore è la spalla di Zayn, contro il quale è premuto per non cadere oltre il bordo.

L’altro ragazzo tira fuori il suo iPhone nuovo di zecca e lo solleva sopra la propria testa. Puntualmente, il telefono gli cade di mano e atterra sulla sua faccia.

Liam ride istericamente e ogni sussulto gli fa temere di cadere di sotto.

“Smettila di ridere e guarda qui”, dice Zayn, pizzicandolo sulla coscia. “Questa applicazione ti dice i nomi delle costellazioni e delle stelle. Basta puntarla verso quelle che ti interessano e il gioco è fatto”.

“Hai deciso di acculturarti, mh?”, mormora Liam.

Zayn lo ignora.

“Questa è l’Orsa Maggiore”, dichiara, confrontando l’immagine sul cellulare con i punti visibili sopra la sua testa.

“Dai, era facile, non c’era bisogno dell’applicazio-”.

“E quest’altra è l’Orsa Minore”, continua Zayn, spostando il cellulare. “Puoi riconoscere la Stella Polare, che indica il Nord”.

Liam ride.

“Qualcuno ha studiato”, lo prende in giro.

“Forse l’ho fatto per fare colpo su una certa persona”, afferma. “Ma questa persona non si lascia impressionare dalle meraviglie del mondo”.

Liam gli poggia una mano sul braccio e sorride al suo profilo imbronciato.

“Dai, fammi vedere che altre stelle ci sono”.

Zayn si illumina e il suo sorriso fa invidia alle stelle nel cielo.

“Ho scoperto l’esistenza del Triangolo Estivo”, annuncia. “È formato da tre stelle, Vega, Deneb e Altair, guarda”.

Liam poggia il mento sulla sua spalla e alterna lo sguardo tra il cellulare e il cielo.

“La stella più luminosa è Vega e fa parte della costellazione della Lira”, lo informa Zayn.

Liam strizza gli occhi per mettere meglio a fuoco il panorama astrale.

“Non sono sicuro di vederla”, ammette.

“Dai, è abbastanza evidente”, insiste Zayn, puntando il dito verso il cielo. “Là c’è Deneb, più piccolina, della costellazione del Cigno e là Altair, della costellazione dell’Aquila. Vedi, formano un triangolo”.

“Tu parli di Cigni e Aquile, ma io non vedo nulla di tutto ciò”, borbotta Liam.

Zayn fa un verso spazientito e gli punta il telefono in faccia.

“Almeno il triangolo lo vedi?”, sbotta.

Liam individua le stelle nominate da Zayn sulla mappa del cellulare e poi le confronta con quello che vede in cielo, alla ricerca del famigerato triangolo. Gli ci vuole un po’ di concentrazione ma alla fine riesce nel suo intento.

“Hai ragione!”, esclama. “Formano un triangolo”.

Zayn ride.

“Però non vedo ancora nessun cigno”, si lamenta Liam.

“Lascia perdere, già è tanto se è indovini quale sia la Luna”.

Liam gli morde istintivamente la spalla e Zayn emette un verso poco virile (e probabilmente anche poco umano).

“Ehiii”, protesta, piegando la testa di lato e poggiandosi il telefono sul petto.

Liam lo guarda attraverso le ciglia. Gli occhi di Zayn sono pacifici e sereni e fissi sulle sue labbra.

Forse è una sua impressione che l’altro ragazzo stia progressivamente avvicinando il viso al suo, ma il cuore di Liam accelera i battiti, però lui si ritrova completamente pietrificato. Come un condannato a morte che ha accettato il suo infausto destino Liam aspetta…e aspetta e aspetta.

Zayn sbatte le palpebre e, di scatto, rivolge di nuovo gli occhi al cielo.

“Siamo tutti nati nel fango, ma alcuni di noi guardano alle stelle”, mormora.

Liam riesce a malapena a sentirlo sopra il rumore del cuore che gli rimbomba nel petto.

“Oscar Wilde”, continua Zayn. “Era uno forte quello lì. È finito in carcere per l’amore che non osa pronunciare il proprio nome. Era dura, a quei tempi. Molto peggio di adesso”.

Liam annuisce distrattamente. Non riesce a smettere di pensare al fatto che, senza ombra di dubbio, Zayn avrebbe voluto baciarlo, e che, soprattutto, lui si sarebbe lasciato baciare senza opporre alcuna resistenza.

 

***

NOTE:

l’applicazione usata da Zayn è Google Sky Maps. Personalmente non ce l’ho,  ma me l’ha mostrata un mio amico. Ho scoperto un nuovo mondo.

Il film che guardano i due è Pollock, un biopic sulla vita dell’omonimo artista. Anni e anni fa ero fissata con Pollock e l’action painting, tanto che portai l’argomento agli esami di terza media. Quando ho visto una sua opera dal vivo per la prima volta, alla Tate Modern di Londra, sono rimasta venti minuti a contemplarla, mentre il mio amico che era con me mi guardava a non capiva.

Se siete interessati a saperne di più su di lui o sulla action painting vi conviene guardare il film o farvi delle ricerche, perché non vorrei avervi fuorviato con le mie spiegazioni inaccurate e/o incomplete.

Alla prossima!

  
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