Anime & Manga > Evangelion
Segui la storia  |       
Autore: Daeva    18/02/2005    1 recensioni
Un racconto di vampiri, naturalmente AU. Una nota sul titolo che ho scelto, letteralmente "Una Lanterna e una Campana", un modo di dire giapponese, in cui si vogliono paragonare due cose che sono senza confronti (un pò come il nostro "la differenza tra l'oro e la latta"); in questo caso si paragona un oggetto di carta ad uno di bronzo...
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Chochin ni Tsurigane ~ Insistenti Sussurri di Cicale Rei guardava serena, dall'alto dell'albero, la casa degli Ikari.
Da lì poteva vedere la sala da pranzo, e se andava un ramo più sopra era in grado di vedere la camera di Shinji.
Le piaceva, controllare che tutto fosse in ordine in quella casa.
Si alzò silenziosa, e il suo abito bianco svolazzò leggero alla prima brezza notturna.
Guardò ancora alla finestra, controllando che mangiassero tutto dai loro piatti.
Guardare aveva assunto per lei un significato vitale.
Guardando era come se anche lei fosse inclusa nel loro gioco e la loro vita, e questo le dava serenità.
Si illudeva che la notte potessero passarla insieme, in quel modo.
Sapeva riconoscere l'esatto loro peso quando camminavano, se chiudeva gli occhi.
Percepiva se Shinji aveva fatto una buona colazione il mattino e se Gendo avesse avuto una giornata faticosa a lavoro.
In quelle lunghe e silenziose occhiate, Rei viveva ciò che le era stato per sempre precluso.
Ritornò sul ramo più alto e vi si sdraiò, sognando di preparare la colazione per Shinji.
In quel momento la sentì.
La sentì, e si dimenticò della casa da lei protetta.

~ Insistenti Sussurri di Cicale

2003, Hakone


Era lei, lei, davvero.
Entrambe lo pensarono, guardandosi.
Lei, la dannazione e salvezza.
Lei, odiata e venerata.
Lei, umiliazione e privilegio.
Rei scivolò dall'albero, e con i piedi scalzi si posò sul muro di cinta, bianco, come lei, bianco come tutto in lei.
Nella bocca un singhiozzo soffocato.
Aska la guardò ancora, stupita.
Il suo sguardo si spense lentamente tornando duro.
Le palpebre ora erano immobili e irrisorie.
-..Sei ancora viva, quindi.-
Rei non rispose.
I suoi occhi lo fecero per lei, sfavillando rossi.

+ + + + + + +

1905, Tokyo

Scese dalla nave, sfinita.
I capelli rossi e lucidi a grandi boccoli sulla schiena corteggiavano ansiosi la scura seta blu del suo vestito.
Aska si guardò intorno nel crepuscolo, guardò con supponenza quello stupido paese di incivili.
Era abitudine diffusa che le giovani ragazze del paese andassero al molo a spiare le grandi navi che provenivano dall'America.
Erano attratte dall'altezza degli uomini, e sconvolte dalla presunzione delle donne.
Aska non ci mise molto a percepire un'aura di venerazione intorno a lei, eco di cento piccoli occhi scuri insignificanti.
Cento, duecento, trecento.
Infastidita volse lo sguardo, invitata dalla mano del suo protettore.
-Vieni piccola Aska. Sono certo che passeremo un soggiorno piacevole insieme.-
La voce mielosa di lui nascondeva lussuria e desiderio.
Aska si sorprese di tanta spudoratezza.
Gli uomini non sanno nascondere i loro desideri, ed ogni parola pronunciata da labbra perverse è decifrabile per il suo vero significato.
Aska lo sapeva e ne godeva fiera.
Era buono e saporito il sangue degli uomini eccitati, forte e gustoso.
Era denso e nero, e dopo averne bevuto molto era sempre colta da uno spasimo di ebrezza.
Asuka amava il sangue degli uomini perversi.
E amava gli uomini perversi in uguale misura, con le loro mani avide, le loro braccia nervose e le loro spinte ambigue.
Erano i preliminari per il suo gioco più desiderato, ed ogni pasto non era mai un semplice assassinio ma un glorioso banchetto.
Sì, era rosso e scuro, delizioso.
Aska si leccò le labbra eccitata.
L'uomo la baciò, leccandogliele a sua volta.

+ + + + + + +

2003, Hakone

-Sì, sono ancora viva...- rispose Rei, con un filo di voce.
Solo ora si chiedeva per quale motivo fosse scesa dall'albero.
Perchè al contrario non era fuggita terrorizzata, nauseata dal rosso della sua chioma arrogante?
Predestinata all'asservimento, si era forse lasciata andare alle sue promesse come in passato?
Certo era che nei suoi occhi non c'era affetto, e che anche questa volta l'avrebbe straziata.
Oh, sì, straziata a fondo.
Ma l'inettitudine e il silenzio a volte sono solo un muro indifferente per proteggersi.
Temere ciò che si nasconde dietro quel muro, di questo ci si dimentica spesso.
Perchè se è un muro che non fa entrare...E' anche vero che è un muro che non fa uscire.
Sarebbe pericoloso aprire uno squarcio in quel muro, per curioso vezzo di curiosità, ma soprattutto per tentare una vile umiliazione.
Oh, no.
Saresti straziata a fondo, tesoro.

+ + + + + + +

1905, Tokyo

-Una sala da tè?- chiese Asuka dietro l'azzurro torbido dei suoi occhi.
-Una vera e propria casa di geishe, tesoro.- rispose lui sorridendo.
-Quindi è una specie di casa chiusa...Un bordello, no?-
Lui rise -No, questa è un'opinione tanto diffusa quanto grossolana...-
-Davvero?-
-Non sò farti paragoni con una professione analoga occidentale... Ma certo nella loro ottica le geishe non sono semplici prostitute. Assolutamente no. Sai cosa significa la parola "geisha", Aska?-
-No.-
-Significa "Gente d'arte".-
-Gente d'arte?-
-Ma non si tratta di pittura, mio tesoro. Nel loro lungo apprendistato le geishe imparano a recitare, declamare versi, cantare e suonare strumenti tipici. Sono la quintessenza della femminilità.-
-Quintessenza della femminilità, mh?-
-Certo, nell'ottica orientale...Sai che le donne devono essere sottomesse all'uomo, no? Una concezione che certamente poco si adatta alle principessine nate libere come te, Aska.-
Lo sguardo di Aska zampillò dorato.
L'uomo si turbò di quell'improvvisa ventata di ostilità -Scusami, non intendevo offenderti...-
-Non mi hai offesa...- aggiunse Aska spegnendo il bagliore -Ma mi hai incuriosita. Vorrei visitare una di queste case.-
-Eh?-
-Credi sia possibile..?-
-Oh...Naturalmente.-

+ + + + + + +

2003, Hakone

-Mhpf...Ah,ah,ah,ah!-
La risata di Aska suonò particolarmente offensiva nel sereno silenzio notturno.
-Cosa c'è da ridere..?- chiese Rei, fredda.
-Tu non sei mai stata viva, piccola Nogiku.-
-Non mi chiamo Nogiku.-
-Oh, avresti dovuto... Piccolo fiore poco appariscente... Ti si adatta perfettamente, stupida bambola.-
Era da molto che entrambe non si vedevano.
Secoli, certamente.
Era strano come l'incontro fosse naturalmente evoluto in offesa.
Sapeva che si sarebbero rincontrate, ma certamente non avrebbe saputo descrivere cosa sarebbe esattamente accaduto, cosa si sarebbero dette, come si sarebbero guardate.
-Sei una stupida.- mormorò Rei.
-Mia piccola Nogiku.- sospirò Asuka.
Il suo viso si distese, e le labbra si sciolsero fino a formare un sorriso.
D'un tratto sembrò più luminosa.
Rei scese dal muro di cinta, come se scendesse da una scala poggiata ad un albero di ciliege.

+ + + + + + +

1905, Tokyo

Aska si accomodò vicino al suo accompagnatore.
Si guardò intorno, cercando di decifrare i visi di quelle donne.
Le più esperte erano indifferenti e silenziose.
Ciononostante, la sua presenza, presenza di donna occidentale, era comunque una fonte di silenzioso interesse.
L'impressione di Aska fu di fastidio.
Gli sguardi nascosti di quelle donne la mettevno a disagio, e trovare per un millisecondo una di quelle pupille nere su di lei la imbarazzava.
Era strano che lei riuscisse a provare sensazioni simili, finora non le era mai capitato di sentirsi in imbarazzo per gli sguardi di qualcuno.
Poi metabolizzò la situazione, e lucidamente riuscì a distinguere tra i suoi ricordi opacizzati cosa le ricordava quella scena.
Un ricordo di quando era ancora umana, ancora bambina e ingenua.
Un inverno freddo, la vetrina addobbata per Natale di un negozio di giocattoli.
Aska fissava incantata i visi di porcellana, gli sguardi lucidi di vetro.
C'era qualcosa di austero, in quelle bambole.
Qualcosa di austero e serio, nonostante fossero solo fragili pupazzi inanimati...
Una geisha cantava una nenia interminabile sui dolori della serva tradita.
In quel momendo, una delle porte scorrevoli di carta si aprì lentamente, favorendo l'ingresso della geisha che avrebbe versato il sake agli ospiti.
L'uomo si avvicinò al tavolo, mentre i lamenti venivano accompagnati da lente torture di corda.
Aska non riusciva più a togliere gli occhi dalla versatrice di sake.
Non che fosse particolarmente bella, o aggraziata, o affascinante.
Ma c'era in lei un qualcosa di attraente, come di una fragile farfalla notturna.
E Aska volle essere la lampada di quella farfalla di carta.
Mormorò poche parole all'orecchio del suo accompagnatore.
Gli chiese se gli sarebbe piaciuto appartarsi con lei e quella piccola bambola di porcellana.

+ + + + + + +

2003, Hakone

Rei si sentì travolta dalla nausea.
Non voleva stare in sua compagnia.
Non voleva parlarle o pensare anche solo ad ipotetiche parole da porgli.
D'un tratto Rei si sentì inopportuna in quella situazione.
Il silenzio che era sceso tra loro non le mandava un buon messaggio.
Poi, Aska parlò.
-Cosa ci fai davanti questa casa, Nogiku? C'è forse qualcosa a cui sei legata..?-

+ + + + + + +

1905, Tokyo

Per Nogiku, un'apprendista nelle arti dell'intrattenimento, quella era decisamente una situazione strana.
Non sapeva quale sarebbe stato il comportamento di un occidentale nei suoi confronti, e la presenza di Aska nella stanza la innervosiva.
Lo sguardo azzurro di quella donna le era famigliare, così come i suoi testardi capelli rossi.
L'aveva ammirata a lungo il giorno dello sbarco.
C'era in lei un qualcosa che invidiava.
L'uomo allungò una mano su Nogiku, sfiorandole il collo.
Lei abbassò lo sguardo, fino a chiudere gli occhi per lasciarsi a quell'uomo.
-Oh, piccola Aska...E' così calda... E tu? Tu lo sei?-
Aska fissava l'uomo, mentre iniziava a far sua la bambola di porcellana.
Il viso di Nogiku rimaneva silenzioso, immobile, seppur velato di piacere e costrizione.
Aska si innervosì, davanti la sua sfrontata placidezza.
Si innervosì, davanti la rozzezza del suo accompagnatore.
-Ah...AH! Aska...Aska...Rendimi come te...Donami la vita eterna, Aska...-
Nogiku gemeva sotto la violenta penetrazione di lui.
Era decisamente troppo violento e forte per il suo corpo leggero.
Aska lo capì. Lo capì all'istante.
Si avvicinò voluttuosa al seno di Nogiku, due morbidi e bianchi frutti chiari.
Iniziò a succhiare, golosa e premurosa, calmandola.
Poi si mise sopra di lei, iniziandola a baciare, mentre l'uomo iniziava a penetrarla da dietro.
Detestava quell'uomo.
Si alzò di scatto, afferrandogli il viso mentre continuava a ruggire violento dentro di lei.
Ci mise un secondo a spezzargli il collo.
L'uomo scivolò, e la stanza tornò silenziosa.
Un assassinio si era svolto sotto gli occhi ancora umidi di Nogiku, ma lei non sembrò spaventata.
Il suo respiro era ancora agitato, e il suo corpo caldo.
Aska provò per la prima volta un tenero e puro sentimento di amore.
Si chinò su di lei e iniziò a baciarla dolcemente.
Nogiku si frantumò sotto le sue carezze.
La prima cosa a rompersi fu il suo ricco Kimono da cerimonia, già violato dalla furia dell'uomo.
Poi la parucca, le sue decorazioni, caddero, mostrando i suoi capelli scoloriti.
Aska rimase affascinata dalla perfetta nudità di Nogiku.
Rimase sedotta dal chiarore insolito del suo aspetto, così come Nogiku rimase sedotta dal cadavere di uomo al suo fianco.
Le loro lingue si accarezzarono con complicità, mentre la bambola sprofondava nella ricca colonia della sua amante profumata.
Le mani di Aska accarezzarono a lungo il corpo di Nogiku, fino ad individuare ogni punto sensibile, là dove i gemiti diventavano più forti.
Non si dissero una parola, ma si amarono come i più vecchi degli amanti.
Poi Asuka iniziò a leccare il suo collo, mentre percepiva il corpo di lei rabbrividire dal piacere.
lo leccò dolcemente, fino a morderlo, mentre sotto i suoi denti la pelle bianca di Nogiku si strappava come fosse di carta...

+ + + + + + +

2003, Hakone

-No, non c'è niente di importante qui.- Rei strinse le labbra.
Aska percepì i suoi timori.
-Davvero? Io sò che qui vivono un uomo con suo padre. Volevi nutrirtene, Nogiku? Volevi nutrirtene da sola, piccola ragazzina egoista?-
-N..No, ti sbagli!-
-Come mi sbaglio? Non è forse così? In questa casa il tuo odore è così forte...Impregna le pareti, Nogiku. E ho sentito il tuo odore fin dalla Stazione Centrale.-
-Non voglio nutrirmene, Aska...Loro sono...-
-Cosa sono?-
-..Sono la mia famiglia.- Rei arrossì, sprofondando nella vergogna.
Le lacrime iniziarono a rigare il suo volto.
Mai avrebbe pensato di riconoscersi così tremendamente stupida.
Aska sorrise -Sei davvero una stupida, Nogiku.-
-Tu non ne hai mai avuto bisogno? Vuoi farmi credere che non hai mai rimpianto la luce del giorno? Che non hai mai maledetto la tua vita solitaria..?-
Aska prese nella mano il mento umido di Rei.
Le baciò dolcemente le labbra, tranquillizzandola.
-Mi basteresti tu, Nogiku.-
-...-
-E adesso andiamo a nutrirci di quegli stupidi esseri umani.-
-...-
-Perchè loro sono il nostro cibo, piccola mia. E la tua famiglia d'ora in poi, sarò solo ed esclusivamente io...-
-Tu non conosci, Aska...-
-...-
-Tu non conosci i bisogni di un cuore umano. E io non ti permetterò mai di fare del male alla mia famiglia.-
Aska spinse Rei verso il muro di cinta con la schiena.
Continuarono a baciarsi con odio, a lungo.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Evangelion / Vai alla pagina dell'autore: Daeva