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Autore: Svazzi    27/04/2015    3 recensioni
[...]"Buongiorno signor Smith" dissi aprendo la porta e notando che effettivamente avevo davanti il vecchio signore, mi squadrò da capo a piedi prima di allungare lo sguardo dietro di me e guardare Harry che lo salutò con un gesto della mano sorridendo sornione "Signorina Austin, un po’ di contegno!" mi ammonì scandalizzato "Sono in casa mia, anzi le dispiace fare in fretta? Io e Harry stavamo per entrare nella doccia quindi avremmo un po’ di fretta" l’anziano mi fulminò con lo sguardo prima di scuotere la testa e bofonchiare qualcosa
"Oggi vengono a trovarmi dei parenti, gradirei che il volume della vostra musica e i ragazzi in casa vostra siano tenuti a bada" disse sprezzante, risi di gusto "Stia tranquillo, il rave party l’abbiamo organizzato per domani, ora se non le dispiace ho un bel ragazzo in casa mia che mi sta aspettando, buona giornata e mi saluti i parenti"[...]
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Emma


Bussai alla porta veementemente e aspettai pazientemente cominciando a tamburellare il piede per terra. Dopo pochi secondi la porta si aprì rivelando la chioma bionda di Niall «Ah, sei tu, da come stavi bussando pensavo che fosse la polizia venuta a cercarmi per qualche crimine che non ricordavo di aver commesso» disse ridacchiando, lo guardai con una faccia per niente divertita e lui capì al volo che la mia non era  affatto una visita di cortesia «Hey, non troppo allegra eh … vieni, entra pure» mi fece spazio per farmi passare e si chiuse la porta alle spalle.
«Posso offrirti qualcosa? Un bicchiere d’acqua, una bibita o magari un sorriso?» mi sedetti sul divano accavallando le gambe e guardandolo con aria minacciosa «Niall, lo sai che giorno è oggi?» chiesi sperando che capisse il motivo per il quale ero andata a trovarlo a casa «Sì, il 17 aprile, perché?» Dio, ma perché gli uomini dovevano essere così stupidi? «E sai che giorno sarà dopodomani?» mi guardò confuso «Il 19 aprile? Emma, hai per caso bisogno di un calendario?» mi alzai arrabbiata dal divano e cominciai a fare avanti e indietro nervosa.
«Santo cielo Horan, ma quanti neuroni hai? 13? Dopodomani è il compleanno della tua ragazza, o almeno, suppongo che siate ancora fidanzati! Non dirmi che te lo sei dimenticato!» il biondo abbassò lo sguardo e scosse la testa «Non mi sono dimenticato del compleanno di Mia, le ho comprato un regalo, ma non sono così sicuro che lo voglia ricevere» disse affranto.
Per un momento il mio sguardo si addolcì, ma poi mi ricordai del motivo per il quale ero arrivata fino a qui rinunciando a un comodissimo passaggio di Harry per tornare a casa, dato che la mia macchina era dal meccanico  «Ma che le importa del regalo! Non vi parlate da quanto, una settimana? Che hai in testa? Forse dovresti andare a reclamare un criceto nuovo, quello nel tuo cervello è morto» sbottai. Batté un pugno sul divano facendomi sussultare e si alzò «Hai finito di insultarmi?  Lo so bene che non ci parliamo da una settimana, anzi da otto giorni per l’esattezza; ma che dovrei fare? Non mi parla, non posso di certo forzarla» alzò la voce, ma io ero molto più alterata di quanto non lo fosse lui «E tu cosa hai fatto per risolvere la questione? Non mi sembra che tu ti sia prodigato in eroiche imprese per farti perdonare! Lo sai come è fatta, sai che si sente inferiore agli altri, cosa avresti fatto eh? Le hai mandato qualche messaggino tenero sperando che improvvisamente tutto si risolvesse?
«Niall, conosco Mia da quando sono nata, so che è testarda e che non la scolli facilmente dalle sue paranoie, ma non puoi startene qui per tutta la vita ad aspettare che la fatina risolva tutto magicamente» la mia voce era ancora più alta della sua.
Gli occhi di Niall erano visibilmente furiosi e le sue guance erano rosse, probabilmente era davvero nervoso «Parli tu, Emma? Dovrei ricordarti cosa è successo giusto poche settimane fa? Non farmi la predica, non sei migliore di me e, per inciso, quella che tentava di tenermi lontano da  lei alle terme eri tu!
«Vattene, non sei in grado di venire qui a farmi una predica, non te lo puoi proprio permettere, corri tra le braccia di Harry e rimanici» si passò una mano tra i capelli, il petto si alzava e abbassava velocemente, non avevo mai visto Niall in questo stato.
«Non ti permetto di parlarmi così, Niall. Tu non sai niente, tu pensi di essere il fidanzato perfetto, vero? Beh, ti sbagli e ti sbagli di grosso! Io, la mia situazione con Mia, l’ho sistemata; tu sei qui invece a fare cosa?
«Per inciso, ti tenevo lontana da lei alle terme perché sapevo cosa stava passando nella sua mente, in quel momento aveva solo bisogno di stare da sola, ma ora sai cosa sta pensando? Sta pensando che se non sei tornato da lei è perché hai in testa Amy; sta pensando che, dopo averla rivista, tu ti sia preso nuovamente una cotta per lei e ora non conta più niente per te. Non sai niente, Niall»
«Vattene» sputò, senza nemmeno dare segno di aver ascoltato cosa gli avevo detto «Tranquillo, non ho intenzione di rimanere un minuto in più, sappi che ho organizzato una festa a casa nostra per dopodomani, se vorrai avere la decenza di donarci la tua presenza» dissi dirigendomi verso la porta e uscendo.

Quando mi chiusi la porta alle spalle respirai a pieni polmoni, come se dentro quell’appartamento avessi trattenuto il respiro, come se fossi stata in apnea per troppi minuti. L’aria era talmente tesa che si poteva tagliare con un coltello, come si era permesso di dirmi quelle cose?
Già Mia non era una di quelle che amava il suo compleanno, con questa situazione non era affatto dell’umore di festeggiarlo.
Avrei organizzato una super festa, l’avrei fatta sorridere almeno quel giorno, glielo dovevo e, inoltre, non le avrei permesso di deprimersi così per Niall.

 

 

Mia

 

19 aprile 2015, che gioia, un altro anno è  passato e io sono ancora più vecchia. Sbuffai e presi il cellulare, erano le 6 del mattino e avevo giusto due messaggi di auguri: mia madre e mia sorella.
Non avevo praticamente chiuso occhio tutta la notte, tra Emma che era entrata in camera mia a mezzanotte in punto con un cupcake al cioccolato ed era stata sdraiata con me fino alle 2 del mattino e la mia speranza che Niall mi mandasse un messaggio d’auguri, anche misero; non avevo proprio avuto modo di addormentarmi decentemente.
Fortunatamente era domenica e potevo stare a casa a dormire, senza dover lavorare.
Ci avevo sperato, avevo sperato che mi arrivasse una chiamata e la faccia di Niall comparisse sullo schermo, avevo sperato in uno dei suoi messaggi strappalacrime che fanno venire il diabete, invece c’era stato il nulla.
Per qualche giorno mi aveva scritto, nulla di che, qualcosa come “Hey, tutto ok?” oppure “Ricordati che ti amo, Mia, sempre”, ma nulla di più.
Avevo sperato di incontrarlo per caso per strada, magari anche di fretta, un po’ come accade nei film romantici; avevo sperato di sentirlo tirare sassolini alla mia finestra di notte, invece non era accaduto nulla.
Non era colpa sua, nemmeno colpa mia. Io non potevo essere di più, non potevo essere quel di più che lui meritava e sicuramente se n’era reso conto nel momento in cui aveva incontrato gli occhi di Amy in quella sala massaggi.

Mi alzai dal letto e mi stiracchiai, desideravo che quel giorno passasse velocemente, Emma era fissata con i compleanni e sapevo per certo che aveva organizzato qualcosa per festeggiare; io volevo solo stare a casa in pigiama e godermi un film o un libro tranquillamente sul mio letto.
Andai in cucina e mi preparai una tazza di tè cercando di fare poco rumore per non svegliare Emma.
Sobbalzai e corsi a prendere il telefono, che avevo lasciato sul tavolo, quando sentii vibrare, segno che era arrivato un messaggio. Pensai, anzi sperai, che fosse di Niall e rimasi delusa quando invece scoprii che era solo Harry che mi augurava un buon compleanno.
Persino Harry mi aveva fatto gli auguri prima di lui; non che non ne fossi contenta, io ed Harry avevamo legato di più in questa settimana. Lui stava ormai a casa nostra tutti i giorni e avevo scoperto di essere molto più simile a lui di quanto pensassi e non era per nulla antipatico. Era stato molto gentile con me e, quando Emma non era a casa, era lui a farmi da balia per evitare che mi deprimessi troppo, veniva persino a prendermi in redazione ora che la macchina di Emma era rotta e lei non poteva darmi passaggi.
«Hey, cosa ci fai già sveglia? Sei in fibrillazione per il tuo compleanno?» mi chiese Emma entrando in cucina e sedendosi al bancone, evidentemente i miei tentativi di non svegliarla erano stati vani «Non hai idea, guarda sono ultra felice – risposi ironica e con un finto sorriso – comunque il tuo dolcissimo ragazzo mi ha già fatto gli auguri» lei mi sorrise e mise sul tavolo un pacco «Non avevo dubbi, l’ho minacciato! Gli ho detto che l’avrei tenuto a secco per un mese se si fosse dimenticato di farti gli auguri, e ho rischiato! Sai, stordito com’è non mi sarei stupita se si fosse scordato, come avrei fatto a stargli lontana per un mese? Questo è il tuo regalo comunque, aprilo» sorrisi e mi avvicinai al bancone «Come se non fossi stata per più di vent’anni senza sesso! Non dovevi, lo sai che non voglio nessun regalo» presi il pacco e cominciai a scartarlo «Si, ma dopo che lo provi non puoi più farne a meno, soprattutto con Harry! Un giorno te lo presto, devi provarlo»
«Emma, tesoro, sto bene così grazie» risposi scoppiando a ridere.
Tirai fuori dall’incarto il regalo di Emma, era un album, non un semplice album; dentro c’era tutta la nostra vita: foto, lettere, dediche, braccialetti e persino scontrini di cinema o negozi in cui eravamo andate insieme. Cominciai a lacrimare, maledetta me e la mia emotività «Allora, ti piace?» mi chiese ansiosa; io ero senza parole, non sapevo cosa dire.
Aveva conservato ogni singola cosa che fosse nostra, che rimandasse alla nostra amicizia «Emma, scherzi? Questo me lo porto nella tomba!» dissi facendo il giro del bancone e abbracciandola più forte che potevo «Sono davvero contenta che ti piaccia, ci ho messo una vita per farlo e tu sai che la mia vena artistica è molto scarsa» stava piangendo anche lei, lo sapevo, in fondo era più sensibile di quanto volesse far credere «Ti assicuro che è il regalo più bello che io abbia mai ricevuto, meno male che ci sei tu» dissi staccandomi e dandole un bacio sulla guancia «Ah ecco, sì appunto … Non ti arrabbiare, ma potrei aver organizzato qualcosa  per stasera, qui a casa nostra, alle 8 … Quindi magari mettiti un bel vestitino e sorridi, che ne dici?» disse con un finto sorriso innocente. Lo sapevo! Sapevo che avrebbe sicuramente organizzato qualcosa contro la mia volontà «Dico che mi rimangio tutto e che me ne andrò presto di casa, ma visto che probabilmente ti sei anche impegnata per organizzare, mi metterò un bel vestito e cercherò di sorridere».

Alle 8 la casa era già piena di gente, erano venuti tutti, tutti tranne lui ovviamente.
La festa era in mio onore, ma io me ne stavo seduta in disparte ad accettare gli auguri e ringraziare per i regali; cercavo di sorridere perché sapevo quanto fosse importante per la mia migliore amica, ma la verità era che avrei solo voluto passare il mio compleanno con Niall ed Emma e magari anche Harry per non lasciare la mia amica da sola; non che non mi facesse piacere che gli altri fossero venuti, anzi, li avrei ringraziati fino alla morte, ma volevo solo un bacio di Niall; niente di più.
Alle 9 la gente era visibilmente alticcia, specialmente Liam, che si era improvvisato cantante e ora stava facendo il Karaoke su una vecchia canzone dei Backstreat Boys mentre gli altri lo prendevano in giro facendo video e foto; erano tutti così … felici.
Emma mi tirava qualche occhiata ogni tanto e io cercavo di farle un sorriso convincente per non farla preoccupare, anche se sapevo che non ci sarebbe mai cascata.
Alle 9.30 il campanello prese a suonare, nonostante ormai tutti i nostri amici fossero già arrivati, chi potesse essere non lo immaginavo nemmeno; forse Emma aveva invitato la mia famiglia.
Anche lei abbastanza alticcia, si avviò alla porta biascicando un «Arrivo» aggiungendo poi «Se è il signor Smith che rompe le palle giuro che è la volta buona che mi alzo la maglietta per fargli vedere le tette e fargli chiudere il becco» guadagnandosi un’occhiataccia di disappunto da parte del suo ragazzo.
Alla porta, però, non era il signor Smith. No, a meno che non fosse ringiovanito di almeno quarant’anni e non somigliasse a Niall Horan.
Il mio cuore sobbalzò solo alla vista di quegli occhi azzurri come il mare, Emma era stupita quasi quanto me di vederlo «Oh, hai avuto la decenza di venire» disse lasciando la porta aperta e allontanandosi. Non volevo indagare sul comportamento di Emma, mi interessava solo che lui fosse qui, adesso, e che fosse più bello che mai.
Gli altri non fecero caso alla mia faccia stupita, all’espressione arrabbiata di Emma e all’improvvisa timidezza di Niall che si guardava intorno impacciato senza sapere come fare e tornarono a cantare canzoni al karaoke o a bere tranquillamente.
Alle 10.15 Niall prese posto vicino a me, sul divano, con un bicchiere di birra in mano e stando attento a stare a debita distanza «Buon compleanno, Mia» disse piano, quasi impercettibile in mezzo a tutto quel casino «Grazie» risposi, altrettanto piano.
Alle 10.30, quando il suo bicchiere di birra era quasi vuoto, con un movimento veloce, si spostò più vicino a me, quasi a far toccare le nostre cosce «Come stai?» sospirai e scossi la testa, dopo una settimana mi chiedeva come stavo? «Non bene, Niall, e tu?» mi girai a guardarlo, Dio quanto mi erano mancati quegli occhi «Male, Mia, sto male perché mi manchi» abbassai lo sguardo, e allora dov’era stato quei dieci giorni?
«Potevi venire a cercarmi, sapevi dove trovarmi» si passò una mano tra i capelli, poi appoggiò i gomiti alle ginocchia e stette in silenzio per qualche secondo ponderando sulle parole da usare «Io … Non sapevo cosa fare! Pensavo che volessi del tempo da sola e poi non ho fatto nulla, assolutamente nulla. Non potevo sapere che Amy fosse lì»
«No, non hai fatto nulla, è vero. Ma le risposte che le hai dato mi hanno fatto capire che la tua ferita è ancora aperta» si girò verso di me e mi prese le mani in un gesto disperato «Io la odio, Mia, la ferita non è aperta, ma non potrò mai dimenticare la mia ragazza che se la fa con mio fratello. La odio, punto e stop, non c’è niente di più» staccai le mani dalle sue e mi alzai «Odio e amore sono due sentimenti che vanno a braccetto, non potrò mai competere con lei e il fatto che tu non mi abbia cercato per dieci giorni mi fa solo pensare che stessi pensando a lei, ora scusa Niall» dissi allontanandomi.
Alle 11 spensi le candeline sulla torta e, alle 11.30, gli invitati cominciarono ad uscire da casa nostra.
A mezzanotte eravamo rimasti in quattro in casa, Harry ed Emma seduti sul divano abbracciati che ridevano per ogni cavolata grazie a tutto l’alcool che avevano ingerito, io seduta al bancone della cucina a pugnalare la torta che avevo nel piatto con la forchetta e Niall appoggiato al muro con il suo, probabilmente trentesimo, bicchiere di birra in mano.
«Allora è finita?» chiese il biondo a voce troppo alta, rompendo la quiete e le risate di Harry ed Emma «Come?» chiesi confusa girandomi verso di lui e perdendo interesse verso la mia torta ormai distrutta «Si, insomma, hai deciso di chiuderla qui solo per le tue stupide paranoie?» si spostò dal muro e si avvicinò a me.
Harry ed Emma si alzarono prontamente dal divano, erano tutti e quattro ubriachi e la cosa mi spaventava «Niall ne parliamo domani, dormi sul divano, sei troppo ubriaco per guidare» dissi alzandomi anche io «No, noi ne parliamo adesso»
«Niall» lo ammonì Emma che, tutt’un tratto sembrava aver smaltito la sbornia «Sta’ zitta tu! – Sbottò il biondo – Sei stata tu ad invitarmi, no? Che c’è, vieni a farmi la predica a casa e poi quando mi presento qui non posso nemmeno parlare?» Emma cercò di avvicinarsi, ma Harry la trattenne per un braccio «Andiamo, vieni a casa mia» le disse Harry cercando di trascinarla fuori «Sì, Emma, vai a casa di Harry. Ti fai una bella scopata, così magari ti calmi un po’, tanto ora sai fare solo quello giusto? Tu si che sei una brava amica, vieni a casa mia a sgridarmi, ma di fatto sei peggiore di me» a cosa si riferisse Niall non lo sapevo e nemmeno volevo saperlo, sinceramente, ma se non avesse chiuso la bocca si sarebbe beccato un pugno in faccia da Harry «Niall, non costringermi a picchiarti da ubriaco» disse infatti il riccio stringendo la mano della mia amica che aveva la mascella serrata pronta ad attaccare il biondo.
Niall capì che era meglio lasciar perdere e si girò di nuovo verso di me «Chiamami, se hai bisogno – disse Emma – e tu comportati bene, altrimenti ti taglio gli attributi e li do da mangiare ad un cane» riuscì ad aggiungere prima che Harry la portasse fuori di casa.
All’1 di notte, io e Niall eravamo seduti sul  mio letto a fissarci negli occhi «Mi dispiace, scusa, sono un idiota» disse rompendo il silenzio, sorrisi e scossi la testa «Sei ubriaco, non sei idiota» risposi, la tensione si era decisamente alleggerita rispetto a prima, ma io sentivo comunque un macigno sul petto.
«No, ho detto delle cose orribili ad Emma e ti ho trattata da schifo. È che non so come comportarmi con te, l’unica ragazza che io abbia mai avuto mi ha tradito con mio fratello e tu sei così diversa da lei!
«Mi dispiace, non so che altro dire, dovevo venire da te. Ero confuso, non ci sono giustificazioni, ma tu mi hai allontanato alle terme e io pensavo che avessi solo bisogno di tempo» aveva il viso coperto dalle mani, forse stava piangendo, forse era solo disperato e aveva paura di perdermi perché in fondo lo sapevo che lui era innamorato di me, ma una parte del mio cervello non poteva fare a meno di pensare che l’amore può finire da un momento all’altro e che, in fondo, aveva amato anche Amy un tempo.
«No, Niall, non ho bisogno di tempo. Io ho solo bisogno di sicurezze, quindi in futuro sappi che se io ti tengo lontano, tu devi cercare di starmi ancora più vicino, d’accordo? Forse sì, quel giorno avevo bisogno di stare da sola, dovevo metabolizzare il tutto, ma poi ci sono state solo paranoie e incubi, incubi talmente reali che avevo paura di addormentarmi» dissi prendendogli le mani e scoprendogli il viso. Sì, aveva gli occhi lucidi e il mio cuore si strinse in una morsa.
«Vuoi lasciarmi?» mi chiese piano, aveva paura persino di pronunciarle quelle due parole «Assolutamente no, non ne sarei capace» gli sorrisi, sperando di essere rassicurante «Oh, grazie al cielo – disse abbracciandomi – ho un regalo per te» si infilò la mano nella tasca posteriore dei jeans,  ma lo bloccai «Voglio solo un bacio e fare l’amore con te, niente di più, il regalo me lo puoi dare dopo».
Lui mi sorrise, un sorriso così bello che mi era mancato terribilmente «Nessun problema» disse prima di posare le labbra sulle mie e baciarmi come non aveva mai fatto.
Alle 2.45 ero sdraiata sotto Niall mentre le sue labbra mi baciavano ovunque riuscissero ad arrivare e le sue mani mi accarezzavano delicatamente.
Le mie paure, le angosce e gli incubi che mi ero portata dietro per dieci interminabili giorni erano scomparsi grazie e quelle carezze e a quella dolcezza che mai nessuno era riuscito a donarmi.
Alle 3.30 facevo l’amore, per la seconda volta, con quel ragazzo con gli occhi azzurri e quel sorriso così raggiante che avrebbe illuminato anche una giornata uggiosa.
Alle 4.15 chiudevo gli occhi e mi addormentavo, cullata dal battito del cuore di Niall e dalla sua voce che mi sussurrava «Buon compleanno, amore mio»

 

 

SUONATE LE CAMPANE, CE L’HO FATTA!!
Allora, con otto giorni di ritardo sono qui con il capitolo dedicato al compleanno di Rebecca (perdonami); visto che ormai ero in ritardo mi sono presa un po’ di tempo per cercare di farlo al meglio e spero di esserci riuscita!
Non potevo lasciare Mia e Niall nel litigio, dovevano fare pace assolutamente, spero vivamente che il capitolo vi sia piaciuto (soprattutto alla mia Rebs)
Come sempre le recensioni sono benvenute e, per qualsiasi cosa vi lascio i miei contatti

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Un bacio e alla prossima
Sil

   
 
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