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Autore: Bab1974    27/04/2015    3 recensioni
Luigi e Mario sono felici, ma il fantasma dell'ex di quest'ultimo, è sempre tra loro.
Storia partecipante al contest 'Shonen ai Contest' indetto sul forum di EFP da Red_Angel. Terza classificata.
Storia partecipante al contesi 'Contest - Storie nei Dipinti' indetto sul forum di EFP da Melinda Pressywig.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ilmuro

Immerso nei propri pensieri



Luigi osservò il proprio compagno e lo vide fissare il muro. Sembrava impegnato a rimirare il quadro appeso alla parete, ma  in realtà sapeva che stava pensando a Lui, ancora una volta. L'uomo sospirò, sapendo che Attilio sarebbe stato sempre una presenza invisibile tra di loro, anche se non c'era più da molto tempo. Il rimpianto e il senso di colpa non lo avrebbero mai abbandonato e si sarebbe sentito obbligato a chiedersi cosa sarebbe accaduto se dieci anni prima si fosse comportato in maniera differente.



Dieci anni prima...
Luigi si appoggiò al bancone di un bar gay che frequentava spesso. Era un ragazzo a posto, beveva poco, non si faceva, ma non era perfetto. Il suo difetto, se così si poteva chiamare, era quello che lo portava lì quasi tutte le sere, appena aveva un attimo tempo: trovare un ragazzo con cui passare la notte.
- Dovrei cambiare zona. - pensò osservandosi in giro - Oramai me li sono rigirati tutti questi, almeno due volte ciascuno. Cominciano a darmi della troietta-
Fu allora che vide entrare un biondino dall'aria malinconica.
- Uhm, carne fresca! Ed è pure carino, nonostante abbia la faccia di chi è appena stato a un funerale. - Fulminò con lo sguardo chiunque osasse avvicinarsi. Lo conoscevano bene, sapevano che se voleva qualcuno non c'era nulla e nessuno che lo potesse distogliere. Dovevano aspettare il loro turno, come sempre.
Il biondino si avvicinò pure lui al bancone e ordinò un drink.
"Posso affrirtelo?" Lo sguardo smarrito del ragazzo lo divertì. Non sembrava essere abituato a certe cose "Senza impegno, sia chiaro. Mi piace conoscere gente nuova, qui girano sempre le stesse facce. Mi chiamo Luigi." E porse la mano.
"Mario. Ti ringrazio per il drink." Rispose alla stretta, calda e possessiva, in maniera melliflua e senza troppo entusiasmo. "Scusami, è la prima volta che metto piede in un bar gay e non pensavo di essere rimorchiato in maniera così veloce."
Luigi arrossì della schiettezza con cui era stato beccato in fallo. Di solito, anche se il fatto che l'essere dentro a un locale del genere parlasse per sé, si facevano molti più giri di parole, una sorta di corteggiamento pudico e sensuale allo stesso tempo. Quella reazione così genuina lo aveva spiazzato.
"Ok, hai colpito nel segno. Comunque, se non vuoi, non preoccuparti, ti offro lo stesso da bere."
Il sorriso di Mario lo rincuorò. Intanto il drink era giunto fra le sue dita.
"In realtà mi va di incontrare qualcuno, sono venuto qui apposta. Hai un posto in cui andare?"
"Sì." annuì Luigi, passandosi le mani fra i capelli scuri "Vivo per conto mio."
"Allora, il tempo di finire il mio Negroni e ce ne andiamo."
Luigi pensò che era ancora meglio ora che sorrideva.



Qualche ora dopo erano aggrovigliati fra le coperte, dopo aver fatto l'amore in maniera spensierata. Luigi era abituato a quel genere di sesso, ma aveva avuto la sensazione che lo stesso non fosse per Mario. Oltretutto il suo sguardo era tornato a farsi triste e fissava il soffitto nella penombra.
"Uhm, posso chiederti una cosa?" intervenne Luigi, interrompendo il corso dei pensieri dell'altro.
"Scommetto che vuoi che me ne vada." sorrise Mario "Prima mi hanno detto che tu non lasci mai che i tuoi amanti rimangano a dormire."
"Dopo mi dirai chi te l'ha detto, che lo picchio. In realtà, ero curioso di sapere che pensieri girano in una testa così carina. Ti vedo sempre assorto, quando non sei impegnato a fare altro."
Mario abbassò lo sguardo verso i propri piedi, come se fosse stato colto in fallo.
"Mi dispiace, ho cercato di lasciare i miei problemi a casa, ma mi stanno perseguitando." sospirò profondamente "Sono appena uscito da una storia con un ragazzo che aveva un sacco di guai: famiglia di merda, droga, depressione, tentativi di suicidio, non si è fatto mancare nulla. Ho cercato in ogni modo di aiutarlo, ma non ce l'ho fatta e non sono più riuscito a continuare la mia relazione con lui. Purtroppo lui non è d'accordo, continua a tormentarmi, mi dice che cambierà, ma non riesco più a fidarmi."
"Ti sta Stalkerizzando, insomma. Lo hai denunciato?"
"No, ha già tanti guai, non voglio peggiorare la sua situazione, ma non posso rimetterci la mia sanità mentale per tenere sotto controllo la sua. Senza essere neppure sicuro di riuscirci, peraltro."
Il braccio di Luigi, passato sul suo collo, lo tranquillizzò un attimo: il moro, all'improvviso, aveva sentito come un istinto di protezione verso quel bel ragazzo triste e non riusciva a farlo andare via. Anche quando Mario si scosse e tentò di alzarsi per andarsene, lui lo trattenne.
"Rimani ancora un po' qui." lo implorò.
"Domani lavoro." lo avvertì bonariamente l'altro.
"Anch'io, ma non preoccuparti, non ti faccio tardare. Ora mettiamo la sveglia, così ti porto alla tua auto fresco come una rosa, in tempo per qualsiasi cosa tu faccia. A proposito, qual è il tuo impiego?" chiese infine Luigi.
"Programmatore di computer. E tu?"
"Disegnatore di fumetti, anche se in realtà il mio desiderio è quello di dipingere e di vivere della mia arte. Non credo che si realizzerà, ma sognare non costa nulla, se non ti fa perdere di vista la realtà. A proposito, ti andrebbe di posare per me uno dei prossimi giorni? Di solito dipingo di notte, dopo aver cacciato i  miei compagni di letto, durante il giorno fra il mio lavoro e le varie fiere del fumetto sparse per il mondo, non ho mai tempo."
Mario si voltò verso Luigi e lo fissò intensamente negli occhi, per quanto lo poteva permettere la penombra della stanza.
"Ma tu, dormi mai? Mi dai la sensazione di avere una vita pienissima. Io se non dormo almeno sei ore piene per notte, il giorno dopo sono in catalessi. Per esempio, so già che domani avrò due occhiaie che mi arriveranno alla bocca, potrei spaventarti, forse, poi, ti passerà la voglia di dipingermi. Non credo neppure di essere un soggetto interessante, non diventerai mai un pittore famoso, se perdi tempo a immortalare una nullità come me."
Luigi gli accarezzò uno zigomo.
"Tu non sei una nullità, non lo dire neppure per scherzo. Anche se ammetto che al momento il tuo corpo mi ispira altre idee interessanti e in nessuna di queste è contemplata un pennello."
La bocca di Luigi s'impossessò nuovamente di quella di Mario. Era accaduto ancora che si concedesse una notte intera di sesso con qualcuno, ma era la prima volta che gli interessava che vita facesse il suo amante. Forse perché quelli che giravano il bar ormai li conosceva fin troppo bene, oppure Mario aveva semplicemente quel qualcosa che aveva sempre cercato negli altri e non aveva mai trovato. Si sentiva disorientato: non sapeva se gioirsi o dolersi di quella sensazione che gli dava la presenza del ragazzo. Aveva deciso che per quella sera non avrebbe perso altro tempo a pensarci su, ma sapeva che in futuro, magari già il giorno dopo, sarebbe stata una faccenda da affrontare.




Esiste il colpo di fulmine?
Questa era domanda che Luigi si fece tutta la restante notte, mentre il suo compagno si era finalmente rilassato e addormentato.
Sì!
Si rispose, perché non c'era altro motivo per quello che stava provando al momento. Il suono della sveglia lo ritrovò con gli occhi larghi come un gufo. Mario si stiracchiò al suo fianco e lo vide scattare seduto e guardarsi attorno spaesato. Gli ci vollero trenta secondi, prima di ricordarsi di dov'era.
"Devo correre a casa, cambiarmi e andare al lavoro." sbottò in ansia.
"Non ti preoccupare, ti accompagno alla macchina io, il tempo di mettermi qualcosa addosso."
"Grazie e scusa se scappo in questa maniera, ma sono ancora in prova e non mi sembra il caso di tardare."
Dieci minuti dopo erano già in viaggio per raggiungere l'auto di Mario, parcheggiata a due isolati dal bar. Prima di scendere si baciarono ancora, con passione. Luigi si fece promettere che lo avrebbe richiamato e stavano per scambiarsi il numero del cellulare, quando qualcosa si abbatté in maniera violenta sul parabrezza dell'auto, creando una crepa per tutta la sua estensione.
"Oh, merda, ma che sta succedendo?" scattò Luigi, scendendo d'istinto per vedere quello che stava succedendo. Appena appoggiato il piede a terra, a fatica vide un pugno che si abbatteva su di lui.
"Stai lontano da Mario, altrimenti ti uccido." Il ragazzo, che per fortuna sembrava piuttosto sbronzo, continuò a inveirgli contro ciò che gli avrebbe fatto se non lo avesse lasciato subito. "Prendi la tua auto e allontanati, prima di pentirtene."
Luigi gli bloccò un piede che voleva calciarlo, mentre faceva notare che non sarebbe potuto andare molto lontano con il parabrezza quasi sfondato. Nel frattempo Mario, che era sceso dall'auto, si intromise e cercò di fare ragionare il suo ex.
"Attilio, è proprio a causa di questo tuo comportamento che non possiamo stare assieme." lo accusò "Non posso continuare a farti da babysitter, a rimediare ai tuoi guai. Non ne ho più la forza."
Tutta la rabbia sembrò scemare e si avvicinò a Mario, tentando di abbracciarlo.
"Ti giuro che questa volta andrà meglio. Cambierò e ti renderò felice." Le parole, che più di una volta lo avevano convinto, avevano perso il loro significato. Mario respinse l'altro, scuotendo sconsolato la testa.
"Si sta facendo tardi, devo andare al lavoro e, per colpa tua, prima devo soccorrere questo essere che ha l'unica sfortuna di aver incrociato la mia strada." Mario indicò Luigi, che stava seduto a massaggiarsi la guancia dolorante.
Attilio osservò entrambi, deluso e sconsolato, e si allontanò.
"Non mi arrendo, però." promise, bevendo un sorso da una boccetta che levò da dentro una tasca della giacca di pelle. Si diresse verso la strada e attraversò senza guardare. Un fuoristrada lo investì in pieno, sotto lo sguardo atterrito e incredulo di Luigi e Mario. Il moro fece appena in tempo a trattenere l'altro, prima che tentasse di gettarsi a salvare il ragazzo di cui forse era ancora innamorato. Una donna, sotto shock quanto loro, scese dal mezzo, gridando che se l'era ritrovato davanti all'improvviso. La confusione regnava sovrana, per fortuna qualcuno ebbe il sangue freddo di chiamare polizia e ambulanza.



Mario quel giorno non andò al lavoro e per parecchio tempo si rinchiuse in casa, sentendosi in colpa per la fine di quel ragazzo disgraziato al quale non era riuscito a stare accanto nel momento del bisogno. Luigi, con dedizione e pazienza, riaprì uno spiraglio nella corazza e ora erano felici, anche se i momenti oscuri non mancavano. Prese la tela che teneva dietro il mobile della sala. Il quadro era ormai finito, mancava solo qualche particolare che non era difficile cogliere. A parte piccole differenze, tipo l'abbigliamento o la rivista che aveva davanti, la posizione e l'espressione assorta erano talmente simili che a volte era spaventoso.
"Finito!" esclamò dopo una mezz'ora.
Mario si riscosse e sorrise. Si alzò e raggiunse il compagno alle spalle, abbracciandolo da tergo.
"Sono davvero così brutto?" chiese ridendo. "Te l'ho già detto di non perdere tempo con me, di questo passo ci ritroveremo la casa piena di quadri che nessuno vorrà."
"Se anche mi pagassero tutto l'oro del mondo, non me ne libererei mai."
"E perché? Non ti basta l'originale?"
Per fortuna i momenti di malinconia si diradavano sempre più e duravano meno. Il fantasma di Attilio, benché sempre presente, non spaventava più e Luigi sentiva che il futuro per loro era radioso. Sensi di colpa a parte.
  
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