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Autore: Mordekai    27/04/2015    1 recensioni
Una ragazza con un potente potere proibito, una Regina di ghiaccio che nutre odio nei confronti del Regno di Huvendal e del suo Re Searlas. Arilyn, la protagonista di questa avventura dovrà salvare i suoi amici e Darrien.
Genere: Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il buio della notte e il freddo pungente dell’inverno iniziavano a scomparire, lasciando che un denso e accogliente calore di un fuoco penetrasse nelle membra dei due giovani ragazzi. Arilyn era a pochi centimetri da Darrien, a dividerli solo la legna che bruciava, creando spirali rosse, arance e gialle che si innalzavano al cielo. La ragazza si svegliò di colpo, senza più il cappotto, il capelli umidi e incollati sulla fronte e sulle guance e indossava solo una maglia grigio cenere con dei ricami verdi.

‘’Ben svegliata, Arilyn dei Thandulircath.’’- disse una voce calma e armoniosa, simile a quella di Edan.

‘’Chi sei? Fatti vedere se non vuoi che…’’- si interruppe per una dolorosa fitta al fianco che le fece venir i brividi alla schiena. Una donna dalla pelle verde oliva, occhi color ambra, capelli lunghi e neri raccolti in una treccia comparve dalla penombra, illuminando il suo viso tondeggiante. Indossava anche lei una maglia dagli stessi colori e ricami che aveva Arilyn. Un rumore che provenne dall’altro lato della stanza attirò la donna che, quando vide che Darrien svegliarsi di colpo, sorrise.  

‘’Perfetto, ora che siete svegli entrambi, vi condurrò in un luogo più luminoso.’’- disse la donna incrociando le mani e osservando la ragazza dai capelli rossi. Darrien, ancora stordito per il brusco risveglio, domandò: ‘’Prima che ci conduci fuori da questa stanza, vorresti dirci chi sei?’’

‘’Con immenso piacere. Io sono Thessalia Eldritchdwarf.’’ Aprì la porta sfiorandola appena, lasciando entrare un’abbagliante luce dorata invase la stanza, rivelando pareti dipinti da stravaganti onde blu che arrivavano fin sopra il soffitto della stanza, unendosi in una sfera azzurra e bianca. Quando tutti e tre uscirono dalla stanza, si ritrovarono subito all’esterno di essa, investiti dalla luce chiara del sole e dalla brezza rinfrescante. Il gelo oppressivo che tanto aveva attanagliato i loro corpi, sembrò essere svanito istantaneamente.  Alberi verdeggianti, ruscelli limpidi che brillavano splendenti, cervi, corvi, daini e molti altri animali brulicavano le terre sotto i loro piedi.

‘’Benvenuti a Darnassea, la vostra nuova casa fino a quando non guarirete.’’- riprese con un altro sorriso Thessalia.  Darrien e Arilyn osservavano sbalorditi il panorama che si estendeva per chilometri e chilometri, fino all’orizzonte.

‘’Per raggiungere la città dobbiamo saltare. Non abbiate timore, sarà breve ma mozzafiato.’’ E con queste parole, afferrò le loro mani e si lanciarono dal colle con grande rapidità. Il vento sferzava sui loro volti, costringendoli a socchiudere gli occhi, mentre il terreno si avvicinava sempre di più, mostrando particolari che prima non si potevano vedere, come enormi statue che si ergevano vicino delle mura e alberi immensi dalla corteccia ambrata. Arilyn chiuse gli occhi e si preparò all’impatto, ma sentì solo la soffice erbetta solleticarle il viso e le mani. Thessalia lasciò andare le loro mani e iniziò a camminare in direzione delle mura:

‘’Venite mie cari, vi mostrerò la città.’’- disse con un sorriso che non accennava a scomparire. Darrien aiutò la ragazza a rialzarsi, sistemandole la tunica e i capelli, per poi restare ad osservare il suo volto, ad accarezzarlo e a tenerlo fra le mani. Infine sorrise e la baciò dolcemente, come la prima volta al Galà di Searlas, lungo e da togliere il fiato.

‘’Cosa fate lì fermi, venite.’’- disse nuovamente la donna ridendo.

I due giovani, imbarazzati, ripresero il cammino tenendosi per mano e osservarono le immense mura innalzarsi nel cielo, imponenti e sorvegliate da quattro statue bianche avvolte da edere rampicanti. Una guardia dall’alto delle mura salutò Thessalia e ordinò ad un soldato di aprire il portone. Non appena Darrien e Arilyn varcarono la soglia di quell’enorme portone in legno bianco, migliaia di odori deliziosi pervasero le loro narici.

‘’Seguitemi, così vi racconterò anche la nostra storia.’’- disse Thessalia salutando un gruppetto di bambini che giocavano rincorrendosi. Le strade erano tutte fatte di ciottoli che costeggiavano case fatte in pietra, finemente levigata; carri stracolmi di frutta fresca; uomini e donne con tuniche e colori identici, tranne che per il fregio che li distingueva.
‘’Come potete notare dai fregi e dai vari stendardi appesi alle finestre, noi siamo gli Ellsanoris, o meglio conosciuti come i Custodi delle Stelle.’’- una stella blu a quattro punte si generò dalla mano della donna, che brillava come un sole e roteava lentamente. Riprese il suo discorso lanciando la stella verso il cielo: ‘’Dalla nascita dei regni del Nord e dell’Ovest, il cielo per noi era come una tela. Disegnavamo comete dalla lunga coda, costellazioni mai viste prima che attiravano bambini e adulti. Un giorno riuscimmo a creare, con l’aiuto dei Saggi dell’Orsa Maggiore, una gigantesca stella indaco che illuminava quasi tutto il cielo.’’- un sospiro colmo di tristezza si unì alle sue parole.

‘’Thessalia, qualcosa non va?’’

‘’Arilyn, figlia dei Thandulircath e Darrien figlio dei Varg, c’è un motivo per cui vi abbiamo portato qui.’’- disse appoggiando le mani sul cuore dei due giovani- ‘’Per mesi  vi abbiamo osservato. Le vostre abilità sono sensazionali e impressionanti. Nei vostri cuori scorre il sangue di migliaia di guerrieri pronti a difendere il loro regno e i vostri poteri sono indescrivibili. Con il nostro aiuto li renderemo più potenti, così da sbaragliare i Taurus e la Regina. Riporteremo la pace nel vostro regno, e noi faremo risplendere le stelle di nuova luce nel nostro.’’
I due giovani si scambiavano sguardi confusi e allibiti, ma le parole della donna aveva un qualcosa di ipnotico, come se si risvegliasse in loro una fiamma spenta da molto.

‘’Venite, il Re ci sta aspettando. Solo un consiglio: non proferite parola se non vi è concesso. La sua discendenza è dei Silenti, quindi state ben attenti.’’- finì di dire la donna con tono serio. Da lontano si poteva osservare l’edificio:  formava un semicerchio che partiva da colonne alte quanto un albero fino a raggiungere l’altezza di promontori, unendosi ad un ovale con la cupola in vetro azzurro opaco. Per raggiungerlo bisognava salire una enorme scalinata in marmo finemente levigato e costruita alle pendici di una collina. Ogni dieci metri circa, c’erano due guardie con lance e scudi, corpo massiccio e dai lineamenti simili a statue antiche riportate in vita. Sui loro scudi c’era un fregio diverso: tre stelle con un sole al centro i quali raggi si estendevano fino ai bordi del metallo lucente. Giunti al portone in legno bianco, una Guardia Reale avanzò verso di loro a testa alta, accompagnato dal rumore metallico dell’armatura argentea:

‘’Maestà, la stanno aspettando. Vogliate seguirmi.’’- disse inchinandosi alla donna e ai due ragazzi. Altre due Guardie più alte e con una armatura che li ricopriva dalla testa ai piedi spinsero il grande legno, permettendogli di entrare. Le pareti, le colonne e gli archi sembravano brillare di luce propria; il corridoio che portava al trono era ricco di statue di condottieri e Custodi antichi, ognuna di queste aveva un particolare: gli occhi erano fatti in lapislazzuli. La pedana dove era poggiato il trono formava un semicerchio ove la base diventava sempre più piccola andando verso l’esterno. Ciò che colpì maggiormente i due giovani fu la cupola, formata da centinaia di cristalli esagonali, con venature dorate al loro interno.

‘’Meravigliosa, non trovate? La cupola è in grado di mostrarci ciò che accade nei regni lontani e di predire futuri attacchi. Abbiamo impiegato anni per costruirla e infondendole il potere del Grande Custode, Nyre.  Notate quelle venature nei cristalli, così splendenti? Bene, è quello il suo potere.’’- disse Thessalia con un leggero sorriso, mentre indicava loro le onde luminose che fluttuavano nella cupola. Passarono alcuni minuti e le onde iniziarono a volteggiare con velocità, assumendo varie forme e dimensioni.

‘’Il Re sta arrivando. Riconosco quei movimenti.’’- disse la donna sorridendo.
Una porta che si trovava dietro il trono si aprì, permettendo a due Guardie Reali di entrare e annunciare a gran voce: ‘’Sua Maestà Torean è pronto a ricever..’’- neanche il tempo di finire che un uomo robusto, alto e capelli leggermente lunghi portati all’indietro, le interruppe:
‘’Conservate la vostra voce per altre esigenze. Chiedo venia per l’attesa, il Consiglio aveva indotto una assemblea per decidere se accettarvi o meno nel nostro regno… E così, Voi siete i figli di Huvendal, sono lieto di incontrarvi.’’- disse inchinandosi e portando una mano sul cuore.

Il Re era un uomo semplice, con l’aspetto di un guerriero tenace e forgiato da migliaia di scontri; il petto ampio, le spalle robuste, la mascella squadrata e i muscoli scolpiti sulle gambe ne erano la prova. Gli avambracci erano protetti da bracci in pelle nera con il fregio di Ellsanoris e dietro la schiena si notava l’elsa di una spada. Sui fianchi aveva una cintura di cuoio con cinque pugnali in argento e l’impugnatura avvolta da una spirale di seta rossa.

‘’Non fate caso al mio abbigliamento, dovrei indossare abiti adatti al ruolo che ricopro, ma preferisco questi dato che posso facilmente confondermi con i miei compagni. Nessun segno che mi distingua, colore o forma. In guerra, tutto è fondamentale.’’- finì di dire intrecciando le mani .
Darrien e Arilyn osservavano stupiti l’atteggiamento di quell’uomo, che più re sembrava un soldato pronto a scendere sul campo da battaglia. Un leggero brivido pervase il ragazzo, cosa che fu notata da Thessalia.

‘’I nostri ospiti sono taciturni… Cara, non dirmi che li hai informati sulla mia discendenza, vero? Non voglio che si sappia, non sono come loro. Folli, convinti che il silenzio giovi alla loro causa. Oh, sto parlando troppo. Prego.’’

‘’Io sono Darrien Forven, comandante delle Guardie Merfolk, l’élite militare di Huvendal. Addestrato secondo rigide discipline militari, ho guidato il mio plotone al valico Tebark Fyruk nel tentativo di contrastare l’avanzata dei Taurus…’’

‘’E suppongo tu abbia un potere proibito che scorre dentro di te, ma ciò ha conseguenze sul tuo fisico, vero?’’

‘’Sì…’’

Il Re sorrise, slacciando uno dei bracciali: lunghe cicatrici nere sull’avambraccio e sul polso ricoprivano ogni centimetro di pelle, sembrando carbonizzata. Dopo essersi sistemato, disse: ‘’Non sei l’unico che ha questo dono. Vedi, io sono stato testardo, mi sono spinto oltre il limite e le conseguenze sono queste cicatrici che non guariranno mai. Non mi importa, sono da monito per me e devono esserlo anche per te ragazzo. Ti insegnerò a controllarlo, a saperlo sfruttare e far in modo che la tua mente non venga soggiogata.’’
Torean notò infine Arilyn, che era rimasta in silenzio per molto tempo:

‘’E tu, giovane Thandulircath, non hai nulla da dire?’’

‘’Io sono Arilyn…figlia di Vorshan lo stratega. Non so chi sia la mia famiglia né se è ancora viva, ma considero Vorshan come il mio vero padre. Anche io ho un potere proibito che so usare abbastanza bene e ho deciso di usarlo a fianco di Darrien. Ho deciso di usarlo solo con lui.’’

Torean avvertì il coraggio e la tenacia che sprigionava la ragazza, qualcosa che era quasi impossibile da descrivere. D’un tratto si udirono una decina di rintocchi di una campana provenire dal lato opposto della cupola, accompagnato da urla di gioia e frasi incitanti come ‘’Bentornati eroi’’ oppure ‘’Viva Nerthach, viva Nerthach.’’
Centinaia di soldati, omaccioni nerboruti con lunghe tuniche grigie, una cappa bianca sulla spalla sinistra, stivali neri e spada nel cinturone della schiena si diressero verso il palazzo del Re, accompagnati dal coro di voci del popolo. Il Re si diresse verso il portone, seguito da Thessalia e i due ragazzi. Non appena venne aperto, l’intero plotone si inginocchiò portando una mano sul cuore e salutarono Torean.

‘’Bentornati, miei cari. Nerthach, sono lieto di rivederti tutto intero. Dimmi, siete riusciti a trovare quello che cercavate?’’
‘’No, mio Re, è come se fosse scomparso nel nulla assoluto. Abbiamo seguito alcune tracce che portavano al fiume di Alhena, ma erano quelle di un altro uomo che abbiamo trovato sotto un pino. Soldati, portatelo qui.’’

Due uomini dal volto coperto tenevano sotto braccio quello che sembrava un mendicante, occhi gonfi e solcati da profonde borse sotto gli occhi, labbra screpolate e indossava una tunica azzurra sgualcita con una cappa blu notte su entrambe le spalle. Darrien lo riconobbe subito e domandò agitato:

‘’Searlas, Sire, che cosa fate lontano dal regno?’’

L’uomo riusciva a malapena ad aprire gli occhi, ma la parola non gli mancava: ‘’Oh, Darrien, figlio mio sei vivo. Non giudicarmi per la mia scelta, ma ero venuto a darvi un aiuto sul campo. Ironia della sorte mi trovo davanti a coloro che cercavo e vedo che avete conosciuto Torean..Sono contento di rivederti mio vecchio amico.’’
‘’Lieto di rivedere anche te.’’- rispose il secondo Re con un accenno del capo.

Il povero Searlas non riusciva a tenersi sulle sue gambe e per poco non cadde rovinosamente sulla pietra, rischiando di ferirsi: ‘’Credo che il freddo si sia vendicato. Per anni l’ho sopportato e sconfitto, ma questa volta no..’’- con queste parole perse i sensi.

‘’Portatelo da Alcander Gran Corno prima che la febbre da gelo lo uccida. Muovetevi, scattare.’’- incitò il re battendo le mani.
‘’Voi soldati siete autorizzati a tornare a casa dalle vostre famiglie e avete una settimana di riposo. In quanto a te, Nerthach, chiama le tue sorelle e raggiungetemi nella sala il più presto possibile. Se quella strega ha raggiunto il confine con il fiume, vuol dire che il suo potere è fuori controllo.

Nel frattempo, ad Huvendal la scomparsa di Searlas aveva allertato tutto il regno, generando panico negli abitanti e agitazione nelle Guardie.  Niveral, dopo una lunga notte di insonnia e dolori, si avviò verso la sala del trono cercando qualcuno che gli potesse dare spiegazioni, ma veniva spintonato da tutte le parti.
‘’Niveral, ti sei ripreso da quello che vedo.’’- disse Nestor comparendo alle sue spalle.

‘’Ripreso? Bella battuta… Posso sapere che diavolo stai indossando?’’- domandò il Generale con sguardo torvo verso la nuova tunica del medico. Lunga fino alle ginocchia, nera tendente al grigio scuro, una mantellina dello stesso colore, un cappuccio sulla testa che gli copriva parte del volto e sulla mantellina che cingeva le spalle, c’erano dei piccoli bottoni in oro che tenevano fermo il cappuccio, finemente incisi.

‘’L’ho trovata nel mio armadio, con un biglietto nel taschino firmato da Searlas che recitava: ‘’Ti conferisco la tunica da Ufficiale Medico. Te la meriti per tutti i sacrifici che hai fatto in questi anni.’’ Lo ringrazio, ma io non mi sento degno di indossarla.’’

‘’Io non mi sento degno di essere un Generale. Ho lasciato morire i miei soldati, Rhakros e quei due ragazzi son svaniti chissà dove. Tu ti meriti quel grado, ma io meritavo di morire.’’- rispose Niveral stringendo le mani con forza, facendo scricchiolare la pelle dei guanti. Improvvisamente, dal portone giunse un messaggero con il fiatone: ‘’ Aurken Kaessen, messaggero della seconda fanteria. Ho delle notizie sul nostro Re e sui due ragazzi. Sono tutti a Darnassea.’’

Niveral sbarrò gli occhi sentendo quel nome: ‘’Soldato, chi ti ha dato questa informazione? E’ una fonte attendibile?’’

‘’Perché non lo chiedi direttamente a me, Niveral?’’- domandò una voce dal timbro chiaro, ma cinico e arrogante. Il Generale riconobbe quel timbro vocale e guardò oltre le spalle del messaggero. Un soldato con abiti dai colori autunnali, guanti marroni, pantaloni e stivali neri comparve sull’uscio del portone, avvicinandosi a passo svelto. Una smorfia di odio represso solcò il volto dell’uomo nel vederlo arrivare:

‘’Cosa ti porta qui?’’

‘’Mio caro Generale, i tuoi ‘’amici’’ sono a Darnassea, dai Custodi delle Stelle. Ti ricorda qualcosa? No? Bene, tizi amanti dell’astrologia, che usano un linguaggio strano per comunicare con i loro Saggi e bla bla… Bazzecole. Devi superare un fiume che si trova ad una dozzina di chilometri circa.’’

‘’Come fai a sapere queste cose?’’

‘’Ehi quante domande. Cosa ti porta qui o come fai a sapere queste cose, ma chiedermi se mi sono ripreso dal trauma no, vero? Gah, che imbecille.’’- dicendo queste parole se ne andò adirato, spintonando alcune Guardie. Qualcosa si mosse, un’energia nuova attraversò il generale.

Niveral si avviò verso i suoi soldati, misti tra Navra e Merfolk e a gran voce disse: ‘’Soldati, in riga!’’

In un lampo si formarono dei gruppi, immobili come statue mentre solo l’armatura di alcuni procurava qualche cigolio. Si schiarì la voce e riprese: ‘’ Sull’attenti soldati. Il nostro caro Re è scomparso questa notte per motivi a noi sconosciuti. Non badate alle mie condizioni in questo momento, pensate al vostro regno che in questo momento rischia di essere invaso dai Taurus e da altre bestiacce. Se nel vostro cuore arde l’impeto di un vero guerriero, sono certo che nulla fermerà la vostra avanzata.’’- si interruppe un secondo per afferrare una lancia posta tra le mani di un manichino e il fodero per indossarla. ‘’Se avete visto ciò che ho fatto è perché sono pronto a morire piuttosto che starmene qui in disparte. Morire è un onore per me, e non considerate le mie parole insensate o dette da un folle.’’

Un tintinnio di ferro, briglie e cinghi giunsero alle spalle di Niveral e notò un gruppo numeroso di soldati con spade, carabine o spade dalla doppia impugnatura avvicinarsi: tutti avevano una tunica blu e nera, con una croce bianca sul braccio sinistro, bracciali e guanti bianchi che ricoprivano metà polso e una fascia sulla bocca e, infine, il tipico cappuccio delle Guardie Reali.

‘’Guardie Katrael? Bentornate ad Huvendal.’’

‘’La notizia di Searlas si è diffusa nel regno in poche ore e ci siamo affrettati a raggiungere il prima possibile te e i tuoi uomini. Fuori da queste mura ti attendono i miei uomini e anche qualche piccolo aiuto.’’

Il Generale strinse la mano del suo compagno d’arme, sorridendo per il suo coraggio e con un gesto della mano si avviarono all’esterno. Un gran trambusto di metallo, voci, spade che si scontravano e piedi che marciavano sul marmo lucente. All’esterno delle mura attendevano immobili centinaia e centinaia di soldati vestiti di colori sgargianti, pesanti armature ed erano fiancheggiati da grosse catapulte dall’aspetto letale e imponenti:

‘’Un bel esercito mio caro Myirk. Sono tutti dei confini di Huvendal?’’

‘’Buona parte di loro sì. Alla tua destra ci sono tutte le Guardie di Iysadell, a Nord del Regno; Soldati Vaatkaalkey, si muovono agili nell’ombra e le loro doti di combattimento sono invidiabili; Kyrtaar, soldati di ventura che sacrificano tutto pur di combattere; Arcieri di Idera e Cavalieri di Vleuplus, terre dell’Ovest e del Picco Ombroso, tutti sono qui per unirsi alla ricerca di Searlas e sconfiggere la Regina.’’

‘’Impressionante. Ma…come hai fatto a raggrupparli in così poco tempo?’’

‘’Ogni buon soldato non rivela la sua strategia.’’- disse una voce alzandosi da uno dei gruppi. Niveral sorrise riconoscendo quel tono solenne di un grande guerriero e maestro.
‘’Ewald Manto Nero, Gran Mastro della Gue-‘’

‘’Basta Niveral, lo conoscono tutti il mio nome e la mia professione. C’è anche Durward con me.’’

Il generale restò impressionato e non replicò subito. Guardò i due uomini avvicinarsi, con gli elmi che brillavano e le spalliere di metallo che provocavano un tintinnio assordante:
‘’Spiegatemi che cosa fate tra le migliori Guardie di tutta Huvendal, siete in cerca di gloria e fama?’’

‘’No, siamo qui per liberare il regno dalla morsa gelida di quella megera.’’- rispose Durward battendo il suo scudo sul marmo, creando scintille. Il Generale sorrise nuovamente, guardando il suo nuovo esercito e i suoi vice. Si sentiva rinato, pronto a combattere per i suoi amici, il suo regno e riacquistare il suo onore infangato da una maledetta creatura di ghiaccio. I suoi occhi si socchiusero, le labbra si contrassero in un mezzo sorriso e, brandendo la lancia disse:

‘’Il Ghiaccio non ci fermerà, le fiamme che divampano in noi la distruggeranno una volta per tutte. Per Huvendal!’’

Con queste parole, si librò un coro di urla di guerra da parte di ogni gruppo, sembrando quello di un gigante feroce. Altri colpivano con il ferro i loro scudi e altri ancora sprigionavano il loro potere nel cielo. I cancelli delle mura si spalancarono e uno per uno andavano incontro ad una guerra che tutti avrebbero ricordato, per secoli e secoli.
Tornando a Darnassea, il Re Torean era sommerso da migliaia di mappe nel suo studio, circondato dal suo ufficiale in comando, i suoi tre figli e Darrien, mentre Arilyn e Thessalia discutevano sulle origini dei Custodi, finché Nerthach non colpì il tavolo con il palmo della mano:

‘’Padre, non ti rendi conto che inviare due dei miei plotoni a Nord della città è da suicidio? I Taurus sono appostati ovunque, e sono diventati così rapidi nella nebbia che quando sono partito eravamo circa 600 soldati armati fino ai denti, siamo rimasti in 150. Non immagini cosa sono in grado di fare quelle bestiacce.’’

‘’Dobbiamo rischiare ogni cosa, i Taurus non devono avvicinarsi al nostro regno neanche di un centimetro.’’

‘’E vorresti che morissero centinaia di uomini solo perché non vuoi il nostro regno venga colpito da loro?’’
‘’Ti ricordi ciò che è successo a Syhathyr? Quel luogo era stato invaso da un centinaio di banditi e i nostri soldati l’hanno liberata in pochi giorni.’’

‘’Sì, però sono morti anche i nostri.’’

Darrien, stanco delle loro lamentele afferrò un pugnale che era su un mobile e lo infilzò nella scrivania, con una forza tale da trapassarlo: ‘’Vi state comportando come dei bambini che hanno paura di una lucciola. Quello che vi serve è rinforzare le torri e le mura ad ovest e sud. In caso Darnassea venga invasa, dovete scavare dei tunnel sotterranei e aspettare il momento opportuno per contrattaccare. Vi ci voleva tanto?’’
Rapido lasciò la sala a testa bassa, lasciando a bocca aperta tutti nella sala, tranne Arilyn che lo raggiunse subito nel salone. Il Comandante era seduto ai piedi di una delle colonne, con lo sguardo accigliato perso nel vuoto, le mani strette a pugno contro le ginocchia e il respiro corto.

‘’Un Re ossessionato dalla gloria e un Generale bamboccione che non pensa nient’altro che alla propria di gloria, mente fuori imperversa un massacro. Altro che preoccuparsi dei suoi uomini.’’ Il braccio di Darrien venne avvolto da un denso fumo nero, procurandogli un leggero dolore. Il ragazzo mosse la mano con rapidità verso il basso, generando una folata di polvere scura che si innalzò verso la cupola, fino a svanire. La carne riacquistò il suo colore poco a poco, ma una lunga cicatrice percorse tutto il braccio, estendendosi fino al palmo.
‘’Darrien… Che ti sta succedendo?’’

‘’Secondo te è normale quello che stanno combinando lì dentro? Il freddo ci sta uccidendo lentamente e quei due non fanno nulla per risolverlo. La Regina ogni giorno diventa più forte, così il suo potere. A breve il nostro regno, questo dei Custodi e molti altri saranno solo lande desolate. Poi c’è Searlas, perché ha compiuto un’azione così scellerata?’’
Il ragazzo alzò la testa e chiuse gli occhi, portandosi una mano nei capelli e respirando profondamente. La luce del sole che si rifletteva sulla cupola, raggiunse anche Darrien, mettendo in evidenza i suoi lineamenti, i suoi capelli corvini arruffati e gli occhi che brillavano di un azzurro intenso. Le guance della ragazza si dipinsero di un tenue rosso, che non sfuggì al comandante:

‘’Stai arrossendo, ho qualcosa che non va?’’

‘’Ehm… oh no, niente.’’- rispose voltandosi di spalle e abbassando la testa, cercando di nascondere l’imbarazzo sul suo volto. Darrien si avvicinò alle sue spalle, appoggiando le mani sulle spalle e avvicinò il volto al suo, strofinando la guancia.

‘’Torneremo a casa, te lo prometto. Ora, però, dobbiamo pensare a sopravvivere e a migliorare le nostre capacità, tu soprattutto.’’

D’un tratto, dal portone del palazzo entrarono a passo svelto due uomini con un mantello nero e volto coperto da un cappuccio, uno di loro osservò con fare minaccioso i ragazzi per poi riprendere il cammino il più rapidamente possibile. Mentre le decisioni venivano discusse nello studio del Re, Arilyn e Darrien decisero di visitare Darnassea e i suoi luoghi particolari, come il mercato brulicante di gente, commercianti che attiravano la loro clientela con merce succulenta e invitante e bambini che correvano come lepri marzoline, facendo lo slalom tra i vari passanti. Ma in quel chiasso si aggiravano anche brutti ceffi, senza alcuno scrupolo per quelli che gli si paravano davanti: indossavano sempre abiti di cuoio o pelle nera, con degli spallacci di metallo ammaccato e logorato, spade sempre sguainate e un ghigno sadico sui loro volti. Rubavano i guadagni del mercato, distruggevano i banconi e ferivano a morte chiunque li ostacolasse; nessuno conosceva i loro nomi, dato che si facevano chiamare ‘’Gli Sciacalli’’.

Uno di loro che aveva l’occhio mancante afferrò il borsello di un commerciante, sferrando un fendente contro l’asta del bancone, distruggendo tutto. Darrien e Arilyn notarono la calca di persone che andarono a vedere:
‘’Mi sono stancato dei vostri soprusi.’’- esclamò uno dei venditori, brandendo un bastone e scagliandosi contro il nemico. Lo sciacallo lo colpì allo stomaco con una ginocchiata, e con un pugno sul naso rompendoglielo.
‘’Maledetto vecchio, come hai osato rispondere. Ti ho dato il consenso? Non direi.’’- rispose la canaglia estraendo un pugnale.

‘’Il tuo sangue macchierà le strade di questo sudicio regno.’’ La lama stava per trafiggere l’anziano, ma venne colpita da un calcio. Darrien era intervenuto, senza tirarsi indietro. Lo Sciacallo, grugnendo come un maiale si fiondò su di lui cercando di colpendolo con un gancio sinistro, ma il ragazzo reagì afferrandogli il polso, torcendolo nel senso opposto con un sonoro rumore di ossa rotte, lo colpì alla testa con un ceffone, alla gola con il palmo della mano e infine una ginocchiata nello sterno. Un sorriso di sfida percorse le labbra del comandante:

‘’Tutto qui? Un uomo armato grosso e lento che si fa battere da un ragazzo. Pivello.’’- disse con provocazione.  Uno di loro, mingherlino e puzzolente, si fiondò su Darrien cercando di colpirlo con un pugnale, ma il comandante lo scansò, afferrò il suo braccio e con un forte pugno gli spezzò la scapola. Le urla di dolore disgustarono gli altri Sciacalli, ma reagirono attaccando in massa; il comandante venne bloccato da due di loro, mentre quello che sembrava essere il capo degli Sciacalli gli si parò davanti:

‘’ La mia lama avrà il piacere di trapassarti le carni e io sarò lieto di farlo.’’- disse con un sorriso maligno sul volto, mentre afferrava l’arma dalla forma ricurva e ben affilata. Senza esitare lo pugnalò, macchiando gli abiti e la lama. D’un tratto, un denso fumo nero avvolse le braccia del comandante, generando un calore così forte da ustionare i tre malviventi. Il ragazzo afferrò le teste dei due che lo avevano bloccato e li fece sbattere l’uno contro l’altro, mettendoli fuori combattimento. La lama era ancora conficcata nel suo corpo, ma la estrasse facilmente senza provare dolore, gettandola lontano.

‘’Io avrò il piacere di rinchiuderti in una cella.’’- rispose Darrien afferrandolo per la gola e lanciandolo contro il muro alle sue spalle, distruggendone parte e mettendolo fuori gioco. Un gruppo di Guardie Reali, allarmate dal trambusto si precipitarono immediatamente, ma ormai lo scontro era finito.

‘’Cosa è successo qui? Chi è l’artefice di tutto ciò?’’

‘’Siete ciechi o cosa?’’- domandò Darrien restando sbalordito dalla domanda del giovane soldato, che a malapena riusciva a brandire la lancia.

‘’Eccoli, quelli che vedete qui per terra sono i vostri cari Sciacalli. Quelli che non siete riusciti a fermare per strani motivi.’’

Le Guardie si guardarono l’uno con l’altro, imbarazzati per la loro inefficacia e alquanto offesi, però non reagirono. Ammanettarono i malviventi con pesanti ganasce di ferro e li trascinarono dal Re per punirli dei crimini commessi.

Arilyn era lì, impressionata dalla straordinaria audacia ma allo stesso tempo spaventata dal suo potere devastante, e senza dire niente lasciò il mercato e Darrien in quel labirinto di persone. Il sole lentamente svaniva dietro le immense montagne di Darnassea, le persone continuavano ad affollare le stradine e i grandi viali della città, le ombre avanzavano pronte ad inghiottire quel poco di luce rimasta, costringendo le Guardie di pattuglia ad accendere lanterne che sembravano fluttuare a mezz’aria. La giovane non si fermò nemmeno un secondo, esplorò ogni singolo angolo del regno, curiosa come un gatto, incontrando gruppi di bambini vestiti con buffi costumi, donne che la salutavano e si complimentavano per la sua grazia. Solo che la sua mente non riusciva a cancellare quello che era successo nel mercato.

Un potere proibito può evolversi e diventare così potente solo volendo? Soprattutto se quel potere lo possedeva un comandante. Le strade iniziavano a svuotarsi, solo qualche carro di fieno o di ortaggi imboccava i vari vicoli, consegnando le ultime casse della giornata, mentre la ragazza era seduta su una panchina nel centro città, osservando le lucciole che decoravano le colonne della fontana. Di Darrien neanche l’ombra, forse era tornato a castello oppure la stava ancora cercando: ‘’Non dovresti essere qui, Arilyn.’’- disse una voce familiare. La ragazza si girò di scatto, spaventata. Riconobbe il suo viso e i suoi occhi, era Darrien.

‘’Sei tu.’’

‘’Ti aspettavi un fantasma? Cosa ci fai qui?’’

‘’Potrei farti la stessa domanda.’’

‘’Ti stavo cercando.’’- rispose Darrien mettendosi a sedere sullo schienale della panchina.

‘’Oh, perfetto.’’

La voce di Arilyn era fredda, apatica e il comandante se ne rese conto.

‘’Suppongo tu abbia assistito allo ‘’spettacolo’’ nel mercato.’’

‘’Non sembravi minimamente quel giovane comandante audace che ho conosciuto mesi fa. Il tuo potere si è evoluto e ti ha reso simile ad una bestia. Hai massacrato quelle persone e suppongo ti sia anche piaciuto.’’

‘’Pensi sia facile convivere con un potere come il mio? Un potere che non sai quando può manifestarsi distruttivo o meno. E no, non mi è piaciuto per niente. Non sono riuscito a controllarlo in quel momento e mi sono lasciato trasportare. Tu hai più controllo perché è il tuo cuore a volerlo. Io sono un comandante e quando devo lottare, lo uso.’’
La ragazza si alzò dalla panchina e si avvicinò alla fontana, a testa bassa; intorno a lei tante lucciole che fluttuavano, posandosi sulle sue mani a volte, oppure sulla sua testa o circondando i muretti. Il ragazzo saltò dalla panchina e si avvicinò a lei:

‘’Arilyn, senti. Ho usato principalmente il mio potere per difesa.’’

‘’Nei tuoi occhi c’era rabbia. Ciò che è successo al palazzo ha fatto si che il tuo potere diventasse… letale.’’

‘’Il mio potere non letale. Devo solo saperlo controllare.’’- rispose Darrien avvicinandosi e posando una mano sulla spalla della ragazza, ma si scostò, esclamando:

‘’Lasciami da sola.’’

Quella frase lasciò basito il comandante. Con l’amaro in bocca e il lo sguardo torvo, sospirò e se ne andò dicendo: ‘’Ti aspetto al castello.’’

Arilyn non volle ascoltarlo, né seguirlo con lo sguardo e se ne andò anche lei, verso le mura del regno. Ma andarsene sarebbe realmente servito a qualcosa? Scappare sarebbe servito? L’enorme cancello era lì, a pochi passi da lei, nonostante fosse sorvegliato da due Guardie Reali, corazzati e armati di lance a doppia punta.
‘’Lei non può passare damigella. Nessuno del Regno dopo il tramonto può attraversare il cancello.’’

‘’Lei è con me.’’- rispose una voce profonda ma pacata.

Un uomo, vestito con una tunica verde scura e ricami ambrati che scintillavano sul colletto e sulle spalle, comparve simile ad uno spettro, facendo girare di scatto la ragazza e allarmando le Guardie.

‘’Perché non ti mostri al fuoco delle torce? Nascondi qualcosa?’’- domandò uno di loro brandendo la lancia con mano tremante. L’uomo avanzò con passo leggero, mostrando alla luce delle torce un viso dai lineamenti morbidi, occhi nocciola come i capelli tirati all’indietro e un accenno di barba. Sorrise nel vedere la ragazza e le Guardie:
‘’Chiedo venia per avervi fatto allarmare inutilmente. Vi prego, frenate le vostre lance e riposatevi. E’ una bella sera ed è meglio che vi riposiate un po’.’’
‘’Avrei riconosciuto quegli occhi lontano un miglio, ma di notte divento come una talpa. Prego, puoi passare Edan.’’

Era dal Grande Galà ad Huvendal che Edan si era come volatilizzato nel nulla. Nessuno sapeva dove era, nessuno sapeva quando era ‘’scomparso’’, tantomeno quando fosse tornato. L’uomo prese sotto braccio la ragazza e la portò con sé all’esterno delle mura. La notte era tranquilla, un leggera brezza rinfrescava l’aria, le lucciole erano aumentate e la lune risplendeva su piccoli laghi che circondavano le mura. Edan sorrise nuovamente e disse:

‘’Vedo che non è cambiato nulla dall’ultima volta che ti ho incontrato. Sei sempre la bella e intrepida ragazza che ho conosciuto.’’

Arilyn sorrise, ma non disse nulla. La sua mente era un turbinio di pensieri confusi, così come si manifestavano così scomparivano. L’uomo si fermò e schiarendosi la voce domandò:

‘’I tuoi occhi dicono tutto Arilyn. Sono sicuro che riguarda Darrien e qualcosa legato al suo potere.’’

‘’Non voglio parlarne.’’

‘’Restare in silenzio non ti aiuterà.’’

‘’Saprò cavarmela da sola.’’

Edan fece un leggero sospiro e si parò davanti la ragazza, scuotendo la testa in segno di disapprovazione. Si tolse il mantello che gli cingeva la schiena e lo posò sulle spalle della ragazza. Si schiarì la voce e disse:

‘’Dimmi cosa c’è che non va.’’

La ragazza sospirò infastidita e aumentò il passo, dirigendosi verso uno dei piccoli ruscelli, ove l’acqua si infrangeva contro i sassi che ne facevano parte. Si sedette sulla sponda, cingendosi la testa con le mani. Cancellare ciò che aveva visto al mercato era molto difficile, più ci provava più i suoi pensieri si focalizzavano solo su di esso, innervosendola di più.
‘’Arilyn, tu puoi confidarti. Sono un insegnante, ho conosciuto allievi come te e questo stato d’animo non so quante volte l’ho visto.’’- riprese a parlare Edan sedendosi al suo fianco- ‘’Un bel respiro e ricomincia dal principio.’’

‘’Un principio non c’è. Ho visto Darrien mettere fuori gioco un gruppo di banditi che terrorizzavano i commercianti in pochi secondi. Quando uno di loro lo ha pugnalato allo stomaco, dalle sue braccia si è librato un fumo asfissiante che lo ha ustionato e poi scaraventato contro il muro alle sue spalle. Non era più  lui, questo è certo. Ora non se posso fidarmi, non so come e quando il suo potere si manifesterà di nuovo e non so se…’’

Le parole le morirono in gola, smorzate dalle lacrime che le rigavano le guance. Edan la prese sotto braccio e la fece alzare, asciugandole le guance con un fazzoletto di seta che prese dalla tasca del suo pantalone.

‘’Arilyn, ascoltami. So che sei sconvolta da questo evento, ma ricordati che anche a te è successo una cosa del genere, non fatale come quello di Darrien, ma comunque molto potente. E…a pensarci bene, credo sia arrivato il momento di perfezionare anche il tuo. Non ne sono sicuro, ma dato che il pianto è un sentimento forte, in questo momento dovrebbe reagire a qualche stimolo. Avanti, proviamo.’’

Detto questo, superò facilmente il ruscello con un salto, prese della terra e iniziò a sporcarsi il volto e gli abiti.
‘’Fingi che io sia il nemico.’’ Prese una manciata di terra e cominciò a lanciarla contro la ragazza, sporcandole gli abiti e parte del volto.
Arilyn, tra una risata e qualche gridolino di spavento, gli chiese di smettere, ma Edan continuò, imperterrito e con più forza. I colpi iniziarono a diventare più pesanti e più veloci. Ogni manciata di fango diventava come un colpo di bastone sulle braccia, sui fianchi e sul volto.

‘’Avanti, reagisci.’’- urlò l’uomo prendendo una grossa manciata di fango per poi scagliarla con forza contro la giovane. Una luce dorata, abbagliante e splendente come migliaia di soli disintegrò le sfera di fango e investì anche Edan, sbalzandolo a qualche metro da lei. Il bagliore di luce fu così forte che anche il Re e alcune sue guardie lo notarono:
‘’E quello che penso, mio Re?’’- domandò una delle Guardie scattando sull’uscio.

‘’E’ magnifico. Portatela qui.’’

Le Guardie si precipitarono all’esterno del palazzo, correndo a perdi fiato, mentre le loro armature tintinnavano e stridevano l’una contro l’altra.
Edan scosse la testa e strizzò gli occhi per mettere a fuoco l’ambiente che lo circondava, ma tutto ciò che riusciva a vedere era solo una sfera di luce che brillava di bianco e oro ad intervalli regolari. Durò per poco, prima di scomparire in una piccola nube bianca, lasciando dell’erba bruciata e un piccolo cratere fumante sotto i piedi della ragazza.

‘’A-Arilyn… Maledizione, la testa. Gah, ci sei riuscita. Hai migliorato parte del tuo potere.’’

La ragazza sorrise, ma svenne prima di poter rispondere. L’erba attutì l’impatto, evitando ulteriori danni alla giovane. L’uomo si avvicinò rapido a lei e la prese in braccio, portandola da un buon medico. Non appena risalì la collina, una dozzina di Guardie Reali lo bloccarono puntandogli contro le lance:

‘’Consegnaci la ragazza Edan. Ordini del Re.’’

‘’Il Re dovrebbe considerare che un potere del genere richiede uno sforzo maggiore. Vedete in che condizioni si trova? Non vorrà di certo che le porti un cadavere, la devo portare da un medico. Dunque, lasciatemi passare o perdo la pazienza. ’’

Le Guardie si scambiarono sguardi di intesa, mentre la ragazza respirava a fatica tra le sue braccia, con una flebile luce che proveniva dalle sue mani.
Edan, a testa alta attraversò il cordone di guardie e continuò a camminare, osservandoli deluso e disgustato dal loro comportamento, ma soprattutto quello del Re.

‘’Vivo o morto non ha importanza, basta che lui ottenga potere. Ingrato.’’ – pensava tra sé e sé, facendo pressione con la spalla per aprire l’enorme porta del cancello, lasciandosi dietro le Guardie.

L’indomani, Darnassea si svegliò abbracciata dai colori tenui dell’alba, risvegliando anche i contadini che si avviarono con i loro muli verso i campi; le Guardie si apprestavano al cambio, i commercianti aprivano le loro bancarelle e man mano che il sole si librava nel cielo, le strade di risvegliavano di energia pura. Edan era seduto su una poltrona di vimini ricoperta di pelle, con la testa ricurva sullo schienale. Non dormiva da un po’ di giorni, così come Arilyn. Gli occhi della ragazza iniziarono ad aprirsi lentamente, accarezzati dai raggi del sole mattutino che filtravano da una finestra opaca. Il suo viso si contrasse dal dolore mentre cercava di alzarsi; ogni muscolo del suo corpo era indolenzito, duro al contatto e c’erano alcuni lividi sulle mani e parte del suo fianco fasciato da bende.

Una porta si aprì, mostrando una sagoma indistinta nella penombra, alta e snella:

‘’Darrien?  Sei..’’- le parole della ragazza morirono in gola, una fitta dolorosa le attanagliò il fianco, facendole mancare il respiro.

‘’Fa piano mentre ti alzi, mia cara. E’ una persona a cui tieni molto, quella che hai appena nominato?’’- domandò.

‘’Sì, è importante come persona, ma non so se prova qualcosa per me oppure no.’’

‘’Tempo al tempo, non puoi ottenere risposte in un batter di ciglia. Bisogna pazientare. Ad ogni modo, piacere di conoscerti. Io sono Alysea.’’

Era una bellissima donna dai capelli argentei, che mettevano in risalto le sue guance rosee e il collo sottile, adornato da una piccola collana con un pendente in cristallo. I suoi occhi smeraldo brillavano con la luce del sole, così come il pendente. Si sedette al fianco della ragazza, posando un vassoio con una ciotola di latte, del pane appena sfornato e una grande fetta di formaggio.

‘’Edan è stato cordiale a portarti da me. Il medico reale ti avrebbe lasciata su un letto sporco e maleodorante, senza curarti o badare alle tue condizioni.’’- esclamò la donna mentre osservava Edan, ancora abbandonato in un sonno profondo e con le braccia conserte. Era stanco e provato dagli eventi che incombevano sui regni. Mentre i suoi occhi lo osservavano, le gote si tinsero di un tenue rosso sfumato. Arilyn se ne rese conto e chiese:

‘’Tu e Edan vi conoscete?’’
‘’In un certo senso sì. Siamo…amici di lunga data.’’- rispose lei con un sorriso malinconico. Detto questo si alzò e lentamente si avvicinò all’uomo, accarezzandogli una guancia. Edan si destò lentamente dal suo sonno, incrociando la mano di Alysea che arrossì di più. Non appena i loro sguardi si incrociarono, l’uomo lasciò andare la presa e si alzò, leggermente imbarazzato.

‘’Oh, perdonami, sono stato alquanto sgarbato.’’- si schiarì la voce ‘’Arilyn, sei sveglia, grazie al cielo. Prima che ti portassi qui, sei svenuta e credo di aver esagerato ieri sera.’’

‘’Non devi sentirti in colpa. Lo hai fatto per una giusta causa. Grazie.’’- rispose sorridendo e alzandosi lentamente, per evitare fitte dolorose. Dopo colazione, Arilyn e Edan si avviarono verso l’uscio della casa; Edan salutò la donna inchinandosi e porgendole un bacio sulla mano, cosa che fece arrossire la donna e abbassò lo sguardo per l’imbarazzo. Varcata la soglia di quella casa, camminarono per le stradine che brulicavano di vita, tra risate e schiamazzi di bambini in festa, commercianti che cantavano per invitare le persone ad avvicinarsi, sembrava di essere ad una festa di paese.

La ragazza notò della malinconia nel volto del suo povero maestro, ma anche un qualcosa di mai detto, un sentimento mai rivelato. Spinta dalla curiosità domandò ad Edan se conosceva la donna che si era occupata di lei durante la notte. Rispose di sì, raccontando che dal primo momento che la vide, la sua bellezza lo catturò come una falena è attratta dalla luce. Solo che il loro dovere impedì di condividere ciò che provavano.
‘’Io vorrei poterle dire ciò che provo, ma non voglio sembrare troppo avventato nei suoi confronti. Lei è una donna fantastica e mi piace tutto di lei…’’- disse sospirando, creando delle piccole nuvole di vapore.

Negli ultimi giorni le temperature si erano abbassate e all’orizzonte si notava l’arrivo di una grande tempesta di ghiaccio, così anche i Taurus.
Arilyn lo osservava malinconica, ricordandosi che anche lei era in difficoltà con Darrien. Stessa situazione ma motivi diversi. Il suo istruttore posò una mano sulla spalle e la portò con sé, tranquillizzandola e dicendole che erano diretti al castello. Mancavano pochi passi agli immensi scaloni quando un omaccione spintonò Edan, facendogli cadere lo zaino.

‘’Oh cavoli, perdonami sono stato uno sbadato. Edan?’’

‘’Arcal? Oh per Huvendal, che ci fai qui?’’- domandò dopo avergli dato una lunga stretta di mano.

‘’Il Re dei Custodi è una mia vecchia spina nel fianco. L’ho addestrato quando eravamo un po’ più giovani. Ora scusami ma mi sta aspettando, vuole che addestri le sue Guardie a combattere con ‘’onore e disciplina’’ se sai a cosa mi riferisco. Arilyn, è molto che non ci si vede. Ti trovo in forma. Ci vediamo a palazzo.’’

Detto questo, Quercia Rossa scattò come un fulmine salendo le scale in un batter di ciglia, nonostante la sua mole. Edan e Arilyn lo seguirono poco dopo, entrando dall’enorme portone: lì c’erano Guardie ovunque, il Re seduto sul trono che discuteva con suo figlio e tra la calca di persone c’era anche Darrien, con sguardo perso nel vuoto, con le braccia conserte e indossava una nuova tunica nera, con risvolti argentei e una spilla sul bavero. Si girò in direzione della ragazza e sorrise. Non era uno di quei sorrisi splendenti e sprizzanti di gioia, ma più un sorriso malinconico. Con un cenno della testa, Darrien invitò la ragazza a seguirlo. I due si ritrovarono in un corridoio illuminato a malapena da delle candele.
Il ragazzo si fermò vicino ad un candelabro. Si voltò, mostrando un viso segnato dalla stanchezza, gli occhi e la testa abbassati che indicavano dispiacere e rammarico.

Erano lì, a pochi centimetri l’uno dall’altro, le mani tremanti e il corpo debole. Arilyn posò una mano sulla guancia e prontamente lui la strinse, quasi ad impedirle di andare via. Darrien posò le sue mani sul viso della ragazza; occhi verdi contro occhi azzurri, i volti a pochi centimetri l’uno dall’altro.
‘’Mi dispiace.’’- proferì parola per prima il ragazzo.

‘’Per cosa Darrien?’’

‘’Ho permesso che questo potere prendesse il sopravvento. Volevo solo proteggerti, ma ho fatto in modo da allontanarti da me. Ti ho abbandonato, con il rischio che ti succedesse qualcosa, che qualcuno di potesse uccidere. Sono stato uno sciocco.’’- disse accarezzandole una guancia.

‘’La colpa è stata anche mia. Ero impaurita che il tuo potere potesse rivoltarsi su di me. Perché? Perché il fato ha deciso di farci nascere con questi fardelli?’’- domandò la ragazza appoggiando le mani sul suo petto.

Darrien chiuse gli occhi e distolse lo sguardo, il volto contratto in una smorfia di rabbia, tristezza, rimorso. Avrebbe voluto dire qualsiasi cosa, ma la presenza di Arilyn gli impediva di esprimere ogni suo sentimento, ogni sua debolezza. I loro volti si sfioravano, le labbra a pochi centimetri e i respiri corti. Fu Darrien alla fine a posare le labbra su quelle di Arilyn, tenendole il viso fra le mani.
Fu un bacio diverso da quello dato al Gran Galà mesi fa, era ricco di passione e desiderio fra i due giovani. Il ragazzo scivolò sulla guancia e poi sul collo della ragazza, procurandole un leggero sospiro. Le loro labbra si incontrarono nuovamente, si scambiavano baci frenetici come se fossero gli ultimi. La ragazza gli morse un labbro, portando le mani sotto la tunica e graffiando la pelle. I due ragazzi continuarono a baciarsi con desiderio, fin quando non udirono dei passi provenire dalla sala adiacente, interrompendo quel momento di intimità. I loro corpi ne bramavano ancora, ma dovettero fermarsi prima di essere scoperti. Darrien la baciò di nuovo per poi prenderle la mano e portarla nella sala dove erano riuniti tutte le Guardie e il Re.

Al centro della sala c’era Arcal, con le braccia dietro la schiena, la testa alta e il volto inespressivo, con gli occhi rivolti verso Torean, seduto sul suo trono con aria annoiata.
‘’Mio Sire, come da lei richiesto sono venuto per addestrare le sue truppe.’’

‘’Che stiamo aspettando? Avanti.’’- rispose il Re spingendo una delle sue Guardie al centro della sala, seguita poi dai suoi compagni.

In breve tempo ogni soldato si avventò su Quercia Rossa che prontamente li schivava o li metteva al tappeto con poche mosse, causando un trambusto di ferro e acciaio sul pavimento lucido del palazzo. Una dozzina di soldati gli saltarono sulla schiena, cercando di farlo inginocchiare. D’un tratto dal braccio dell’uomo si sprigionò una ondata di vento che si tramutò in un sonoro colpo al suolo, scaraventando i soldati contro le colonne, il trono e persino contro il re. Il risultato fu una grande voragine proprio al di sotto della cupola di vetro.
‘’Sono sorpreso Arcal, non ti facevo così debole.’’- disse il Re con tono aggressivo e di sfida. Con uno schiocco di dita, altri soldati con armature pesanti sgusciarono e iniziarono a colpirlo, ma prontamente l’istruttore afferrò la mano della Guardia più vicino e lo usò come scudo per parare diversi colpi prima di afferrarne altri due e scagliandoli lontano. Purtroppo le Guardie aumentavano a vista d’occhio e la stanchezza iniziava a farsi sentire:

‘’Torean, che diavolo ti prende?’’- domandò l’istruttore a gran voce, scostandosi da tutte le Guardie che lo colpivano al petto, alle gambe e alla schiena, fino a farlo inginocchiare.

‘’Ho atteso da tanto questo momento. Tu pensavi che mi servivi per addestrare i miei uomini, invece era solo uno stratagemma per potermi ‘’vendicare’’ di tutte le volte che ho perso contro di te da giovane.’’

‘’Spero tu stia scherzando. E’ inconcepibile che un Re di un regno pacifico si accanisca contro un suo istruttore.’’

‘’Silenzio!’’- esclamò con rabbia cieca il Re dei Custodi, estraendo un pugnale dal bracciale di cuoio e avvicinandosi alla sua ‘’preda’’ in silenzio. La lama luccicava alla luce del sole e stava per abbattersi sulla carne di Arcal. Tutti osservavano immobilizzati la scena, persino Arilyn e Darrien. Il Re alzò il braccio e lo fece scendere rapido contro l’occhio del povero uomo:

‘’No!’’- esclamò Arilyn con rabbia, sprigionando una intensa e accecante luce dorata che investì tutta la sala, la cupola e infrangendo i cardini delle porte, colpendo anche le altre Guardie che erano all’esterno. La luce dorata continuava a brillare sempre di più e a sprigionare tutta la sua forza, così che parte della cupola si distrusse, ricoprendo Torean e Arcal.
Pochi secondi dopo, tutto tornò alla normalità e Arilyn restò dritta sulle sue gambe, con gli occhi e le mani che brillavano flebilmente di quella luce come sole che aveva distrutto metà del castello e salvato la vita del suo amico.

‘’Guardie. Arrestate questi traditori e rinchiudeteli nelle celle, ma tenete in vita la ragazza. Mi servirà il suo potere.’’

La ragazza scagliò un ultimo fascio di luce contro il Re, rendendolo cieco:

‘’Quindi questo era il tuo scopo? Ottenere il mio potere con uno dei più meschini degli stratagemmi? La tua ospitalità era solo un pretesto? Oh, tu non sei un Re, sei solo un tiranno come quella megera!’’- rispose Arilyn con rabbia, mentre il suo potere lentamente si affievoliva. Il Re era immobile contro una colonna, mentre strabuzzava gli occhi per mettere a fuoco:

‘’Sai che con quel potere potremmo sbaragliare ogni nemico che minaccia il Regno? Potremmo diventare invincibili.’’- disse con una debole risata.

‘’Questo potere serve per proteggere, non per uccidere.’’

‘’E cosa stavi per fare adesso?’’- domandò Torean provocandola.

‘’Stavo proteggendo una persona a me cara, cosa che tu non saprai mai fare.’’

Dall’esterno del palazzo giunsero altre Guardie, guidate dal figlio del Re che, non appena vide suo padre a terra, disorientato e con il sangue che gli rigava il volto, corse contro Arilyn urlando.

‘’Maledetta, come hai osato fare del male a mio padre.’’

La ragazza gli sferrò un gancio dritto al naso, rompendoglielo, per poi metterlo al tappeto con una ginocchiata nello stomaco. I soldati restarono immobilizzati da tale forza e agilità che indietreggiarono verso l’uscio della porta, mentre Darrien restò meravigliato da tanto coraggio. Dopo aver recuperato le loro cose, tutti e tre trasportarono Arcal alternandosi di spalla in spalle, raggiungendo le mura. Prima di varcarle, Edan chiese di aspettarli. Raggiunse Alysea, la guardò negli occhi e senza indugiare la baciò, rapido ma con desiderio. Entrambi diventarono paonazzi in viso, ma i sorrisi sui loro volti tramutò quell’attimo fugace in un piacevole momento. 

Non appena Edan ritornò da loro e varcarono le mura, trovarono un vecchio amico che li aspettava, provato in volto, occhi rossi come quelli di un folle, circondato da migliaia di soldati. Tutti afferrarono le spade e le carabine e le agitarono in aria, compiaciuti di rivedere i vecchi compagni.

‘’Sono ore che camminiamo, ma ne è valsa la pena per raggiungervi. Si torna a casa.’’



 
   
 
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