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Autore: CastaDiva    28/04/2015    6 recensioni
Dopo quattro anni lontane Michiru e Haruka si ritrovano purtroppo non con i migliori auspici. La prima impegnata a districarsi con il suo ritorno alla vita scolastica giapponese e il suo debutto sulla scena musicale, la seconda alle prese con una dura riabilitazione a seguito di un incidente.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Haruka/Michiru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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Dal finestrino posto sulla sua sinistra la donna era in grado di vedere la luce del Sole rischiarare il cielo. Accanto a lei il figlio ancora profondamente addormentato.
"Speriamo che non patisca il jet-lag" pensò accarezzandogli i capelli. Il viaggio da Vienna a Tokyo era lungo e difficile persino per un adulto, figuriamoci un bambino. Poteva sempre lasciarlo a casa con i suoi genitori  ma quando Heinz aveva sentito che lei andava in Giappone aveva immediatamente voluto aggregarsi per poter così rivedere la sorella. La donna si sdraiò come meglio poté con l'intenzione di riprendere sonno. Mancavano ancora quattro ore prima dell'atterraggio.

Con movimenti gravi l'anziano posò la cornetta del telefono. In quei giorni Haruo Kaiou pareva invecchiato di almeno dieci anni. Lentamente si mosse verso la propria stanza, i servitori  intenti a girovagare per casa, lui era troppo stanco ed aveva deciso dunque di ritirarsi nella sua camera. Da molto tempo si riteneva stanco.
Si sedette sulla poltrona della stanza, facendosi cadere su di essa tanta era la pesantezza che portava sulle spalle. Non sapeva se aveva fatto la scelta giusta ma di certo non poteva non intervenire in qualche modo. Gettò la testa all'indietro ed iniziò a ricordare.

Puro amore. Questo è ciò che aveva provato Harou Kaiou quando per la prima volta tenne la nipotina tra le braccia. Era avvolta in un fagottino azzurro, inusuale per una femmina ma perfetto per lei, che con i suoi capelli ed il drappeggio della stoffa pareva una piccola sirenetta uscita dalle spume marine. Da quel che aveva notato sin da quando Michiru era entrata in famiglia nessuno pareva curarsene salvo i domestici ed unicamente per mantenerla in vita.
"Sono i primi tempi, cambieranno" lo rassicurava la moglie la cui salute andava sempre peggiorando, cosa che non la rendeva in grado di gestire una bambina così piccola. Haruo decise così che finché il figlio e  la nuora non avessero deciso di fare i genitori sarebbe stato lui ad occuparsi della bambina. Cosa non semplice visto che per tutta la vita si era preoccupato unicamente degli affari della famiglia mentre la cura e l'educazione dei figli era ad appannaggio della moglie. Impiegò una settimana prima di riuscire a mettere un pannolino come si deve, sotto lo sguardo divertito delle domestiche che trovavano inusuale che uno dei loro padroni si abbassasse ad un lavoro così poco appagante. Ancora di più inusuale però era la totale noncuranza dei genitori della bambina che non accennava a diminuire col passare del tempo. Era la norma in un ambiente come quello dei Kaiou che fosse la servitù ad occuparsi degli aspetti meno gratificanti della cura di un bambino ma i genitori quanto meno erano presenti nei momenti più belli. Le coccole, i primi passi, le prime parole. Tutti aspetti che furono vissuti unicamente da Haruo e le balie. Tanto era il menefreghismo dei genitori, tanto l'affetto del nonno per la bambina cresceva a dismisura. Per lui era innegabile il fatto che rivedesse nella nipote la sua stessa esperienza di vita, anche lei sradicata dalla terra natia e portata in un Paese straniero per volere di una famiglia in cerca della continuazione dinastica. Il fatto che lui fosse più grande mentre Michiru era inconsapevole della situazione non mitigava la sua empatia. Oltre a quello, un'altra era la differenza sostanziale tra i due. Haruo era arrivato in Giappone per diventare il futuro capofamiglia dei Kaiou vista l'assenza di eredi maschi per linea diretta, una cosa che ai tempi era indispensabile. Nonostante la motivazione non affettiva poteva dire che suo nonno e la zia che gli aveva fatto da madre gli avevano voluto bene. Un bene misto a riverenza per il suo futuro ruolo e lui ne era ben consapevole ma non poteva che fagli piacere l'interesse che dimostravano.
"Si può sapere perché ti comporti in questo modo?" aveva sbottato al compimento del primo anno d'età di Michiru quando il figlio e la moglie non si erano presentati alla piccola festa informale che lui aveva organizzato.
"E' piccola, per lei la nostra presenza al suo compleanno è ininfluente"gli aveva risposto il Isoroku senza togliere lo sguardo dai documenti che stava visionando. "E poi da quand'è che ti interessi dei membri della tua famiglia?Mi pare che hai sempre messo il lavoro al primo posto" continuò lui, senza alcuna nota di biasimo o recriminazione nella voce. Il compito dell'uomo era sempre stato quello di occuparsi degli affari di famiglia e Isoroku, così come le sorelle e suo padre prima di lui, avevano accettato la cosa senza farsi troppi problemi.
"Ho sempre pensato prima al lavoro vero" affermò Haruo "Ma quando era possibile ho sempre cercato di essere presente. Tu invece ignori sistematicamente quella bambina e Asami è ancora peggio di te"
Nel sentire nominare il nome della consorte il più giovane mostrò un debole segno d'interesse nella conversazione attraverso il sopracciglio che si alzò in maniera tale da sembrare quasi una squadretta ed un leggero movimento della mascella.
"Lo sai che per Asami non è facile"disse guardando per la prima volta negli occhi pieni di consapevolezza del genitore. La risposta a tutte le sue domande e preoccupazioni poteva era presente in quella breve frase. Sconsolato, l'anziano uscì dallo studio del figlio. A risollevargli l'umore una barcollante Michiru ancora non del tutto abituata all'andatura bipede. Con un sorriso tirato Haruo la sollevò da terra per tenerla in braccio e questa la gratificò con uno dei suoi tanti sorrisi sdentati. Quel giorno Haruo promise a se stesso che qualunque cosa fosse successa, per la nipote ci sarebbe sempre stato.


Michiru allungò le gambe da sotto il letto il che causò il contatto con una estranea al proprio corpo. Dopo un momento di smarrimento si ricordò che la sera prima Rei era venuta a dormire a casa sua. Era la prima volta che un'amica passava la notte da lei. Il giorno prima però la mora si era precipitata a casa sua. Anche lei come praticamente il resto della popolazione giapponese era venuta a conoscenza della sua relazione con la pilota ed aveva voluto delle spiegazioni. Quello però non era che un mero pretesto capitato al momento giusto e Rei aveva colto l'occasione per riappacificarsi con l'amica.
"Sei sempre la solita dormigliona" l'apostrofò la mora quando finalmente Michiru aprì gli occhi.
"E tu la solita mattiniera" ribattè la più grande mettendosi seduta per poi guardare la finestra. Le tende chiuse non erano in grado di celare completamente la forte luce che proveniva dal di fuori.
"Sono le dieci" la informò Rei.
"Ho ancora sonno" si lamentò l'atra ritornando sotto le coperte "Abbiamo parlato fino alle due ieri sera"
"Avevamo molto da dirci" disse la più piccola. Stettero per qualche minuto ancora sotto le coperte riordinando le idee riguardo ciò di cui avevano discusso la sera precedente. La mora non riuscì a non sorridere ripensando a come Michiru finalmente aveva ammesso di essere innamorata di Haruka.
"Alla buon ora!" le aveva detto per poi sorbirsi parole su parole riguardo alla questione del finto fidanzamento. Non c'era nulla da dire, quelle due dovevano sempre complicarsi la vita.
"E per quanto riguarda il tuo di fidanzamento?" le aveva chiesto l'amica.
Ed ecco dunque la prima nota dolente. Se Michiru aveva finalmente messo il cuore in pace con i suoi sentimenti, lo stesso non poteva dire lei. Il rapporto con Minako era ben lungi dall'avere una definizione e più il tempo andava più vedeva come la cosa andava stretta, ad entrambe.
"Se mio padre venisse a sapere che frequento una ragazza mi ucciderebbe" disse Rei con tono ironico ma che comunque disegnava una situazione reale.
"Il mio non ha alcun interesse verso di me e visto che Haruka si finge uomo non penso che la cosa creerebbe problemi all'immagine della nostra famiglia"
La mora non fu più di tanto colpita da quell'affermazione. O meglio, provava sempre un senso di disagio ogni qual volta  l'altra menzionasse il suo non-rapporto con il padre ma ormai poteva dirsi abituata, non le aveva mai chiesto niente in merito. Sin da bambina poteva dire di avere un certo sesto senso e questo le diceva che non doveva assolutamente cercare di intromettersi nella vita dell'amica pena una chiusura furiosa ( come del resto era successo giorni prima ma quella volta era troppo arrabbiata per dar credito alle sue sensazioni ). Quando, e se Michiru si sarebbe sentita pronta a parlare lei, sarebbe stata lì per ascoltarla.
Quel giorno le due amiche avevano deciso di dedicarlo completamente al relax. Dopo il clamore seguito all'intervista la Galaxia record aveva detto a Michiru di evitare di farsi vedere in pubblico visto che sicuramente tutti i paparazzi del Paese sarebbero stati a caccia di un qualsiasi momento da immortalare. Fortunatamente, per quanto la sua abitazione fosse nota, nessuno aveva avuto l'ardire di piazzarsi al di fuori di essa avendo il rischio di inimicarsi i Kaiou che non avrebbero speso cinque secondi prima di mandare in rovina l'intera testata giornalistica di un qualunque fotoreporter messosi vicino alla loro casa. Michiru però non era certo così ingenua da non pensare che i fotografi si fossero posizionati lungo il percorso che portava alla villa per cui per evitare qualsiasi problema era rimasta in casa, decisa a rimanerci il più a lungo possibile salvo impegni inderogabili quali la scuola o le lezioni di recupero di Haruka. Per quanto riguarda Kanzai, il maestro non aveva avuto nulla in contrario a far lezione a domicilio e Michiru ne era stata davvero grata. Dopo il quasi fidanzamento con Haruka tutto le sembrava più bello e positivo, persino in pensiero del ritorno dei suoi genitori a casa per fare il punto sulla situazione non la impensierieva, non più di tanto almeno.

"Che palle!!" con un moto di stizza Haruka gettò sul pavimento la rivista di motori che stava leggendo. Da quando era uscita l'intervista i suoi movimenti erano costantemente tenuti sotto controllo tanto che Setsuna era praticaemente diventata un genio nel districarsi tra le vie di Tokyo pur di seminare i paparazzi che la pedinavano. Era uscita dalla clinica per avere più libertà ed ora si ritrovava nuovamente in gabbia. Se non altro almeno aveva potuto riniziare a frequentare il mondo delle corse. Ruben aveva modificato la sua protesi e pur non trovandosi in una situazione ottimale poteva dire che questa era sensibilmente migliorata.
"Haruka vedi di sopportare"  intimò Setsuna sullo stipite della porta. Quei giorni nonostante l'università la sorella si era nuovamente trasferita nella casa dei genitori per starle vicino. O meglio, per stare vicino al padre e alla madre che dovevano convivere con una Haruka più irritabile del solito.
"Stai andando da qualche parte?" domandò la bionda vedendola vestita di tutto punto "Vengo anche io"
"Devo solamente andare a prendere un collaboratore del mio professore all'aeroporto" spiegò la donna muovendosi verso la scarpiera "Sarà un viaggio noioso in cui tra l'altro ci alterneremo nel parlare tra il tedesco ed il giapponese."
"Adoro imparare nuove lingue"mentì spudoratamente la ragazza tanto da non riuscire a trattenersi lei stessa dal ridere.
"Puoi venire" le concesse  Setsuna. I paparazzi non sapevano ancora dove vivesse e con un pò di accortezza non ci sarebbe stato nessun problema. Stavano rischiando ma senza dare ad Haruka un pò di aria esterna le possibilità che questa si mettesse nei guai uscendo per conto proprio sarebbero aumentate vertiginosamente.

"Quando arriva questo dannatissimo aereo?" chiese nuovamente Haruka.
"Ancora dieci minuti" rispose la sorella guardando il tabellone dei voli. Si trovavano nello spazio dedicato agli arrivi. Haruka indossava una giacca in pelle con un berretto e degli occhiali da sole a coprirne per quanto possibile il volto così da celarne l'identità.
"Fa un caldo bestiale" si lamentò la bionda aprendo la giacca ed allungandosi il colletto delle maglietta con un dito.
Setsuna cercò di estraniarsi dalle lamentele della sorella tornando alla lettura del suo libro. Di tanto in tanto vedeva la gente lanciare loro occhiate curiose ma poteva dirsi tranquilla. Del resto lei non sembrava affatto una giapponese ed insieme ad Haruka sembravano una coppia di stranieri in attesa di un loro connazionale  ( cosa in un certo senso vera ) piuttosto che una quasi star in incognito e la sua quasi manager.
Lo speaker annunciò l'arrivo del volo da Vienna ed immediatamente Setsuna si alzò in piedi facendo segno alla bionda di seguirla. In un tempo relativamente breve numerose persone uscirono dall'Hub e la donna si mise a squadrarle una per una facendo attenzione di tenere ben in vista il cartello con su scritto il nome del docente che doveva recuperare.
"Fraulein Meiou?" Un ometto basso e tarchiato si avvicinò alle due, accompagnandosi con una donna avvenente ed un bambino che dava l'idea di essersi appena svegliato tante erano le volte che sbadigliava
"Herr Meinz" Setsuna raggiunse l'uomo abbassando il cartello per poi porgergli la mano come segno di benvenuto. Haruka era invece stata rapita da quella donna sconosciuta. Lunghi boccoli biondi ad incorniciare un viso di porcellana, dimostrava un'età decisamente più giovane rispetto a quella scritta sul passaporto, occhi di un azzurro chiarissimo, quasi di ghiaccio, labbra carnose. Se non fosse stato per il corpo decisamente da pin-up quella donna poteva essere scambiata per una bambola vivente. La sua attenzione fu però distolta dalla sua figuraa causa del bambino che insistentemente tirava la gonna della donna, obbligandola ad interrompere il contatto visivo con la pilota.
"Kuesti sono mei amici, li ho inkontrati durante volo" disse Meinz indicando madre e figlio "Loro stare cercando luogo preciso kua in Giappone e mi kiedevo se voi potevate aiutare"
"Naturalmente" disse Setsuna "Prima però direi di andare in auto" suggerì prendendo uno dei bagagli dell'uomo. Lo strano gruppo si mosse così verso la vettura di Setsuna e mentre lei ed il professore parlavano di chissà quali cose scientifiche, Haruka camminava affianco alla donna, dopo essersi anche offerta di portare le valige visto che questa si occupava già di quelle del figlio.
"Marlene Hegel" disse lei cogliendo si sorpresa la ragazza ancora intenta a fissarla.
"E' il mio nome" spiegò la donna "Lui invece è Heinz, mio figlio. Siete state molto gentili a volerci accompagnare"
"Di nulla" replicò la bionda notando come a differenza dell'uomo  lei  parlasse perfettamente il giapponese.
Caricarono le valige in auto  dopo di che madre e figlio si misero insieme ad Haruka nei sedili posteriori mentre Setsuna giudava ed il professore si accomodava nel sedile del passeggero.
"Dove dovete andare voi due?" chiese la donna al volante.
Marlene estrasse dalla borsa il portafoglio che fu a sua volta aperto per poter far fuoriuscire un biglieto su cui probabilmente era scritto il luogo dove si sarebbero dovuti recare. Setsuna pensava al nome di qualche albergo o al massimo la via dove abitava un qualche conoscente invece quando lesse il nome di quella strada si stupì non poco. Ci era passata solo una volta ma la sua memoria poteva dirsi fotografica e dunque quel nome era ben impresso nella sua memoria
"Prima di accompagnarvi dovrei portare il professore in università" spiegò la donna cercando di temporeggiare. Così come Haruka prima, ora era lei che scrutava la donna seppur con ragioni diammetralmente opposte.
"Ma certo, nessun problema" disse Marlene non cogliendo le perplessità dell'altra donna. Intanto, il bambino guardava fuori dal finestrino con aria sognante mentre Haruka trovava che l'interno della vettura fosse molto più interessante in quel momento.

Era ufficiale, non aveva idea di cosa stava succedendo. Dopo aver accompagnato quel barilotto austriaco all'alloggio datogli in prestito dall'università, si erano recate a casa portandosi dietro Marlene e suo figlio. Ora la donna era chiusa nell'ufficio di sua madre a parlare insieme a Setsuna mentre lei rifletteva su quanto stesse succedendo in camera sua, sdraiata sul letto.
Il rumore di qualcosa che era caduto però la fece scattare con una molla e trovò ai piedi del suo mobile dei trofei  il bambino intento a recuperere da terra uno dei suoi tanti premi.
"Non si toccano le cose in casa d'altri" l'ammonì la ragazza prendendo l'oggetto dalle mani del piccolo e riponendolo al suo posto.
"Fai le gare in macchina?" gli chiese questo evidentemente incuriosito
"Facevo, al momento sono in una specie di vacanza" rispose lei andando nuovamente a sedersi. Vedeva con la coda dell'occhio come Heinz non smettesse di fissarla. Era un bel bambino. Piuttosto alto per la sua età che secondo la bionda non doveva essere superiore ai sette/otto anni, corti capelli castani ed i medesimi occhi della madre così come le labbra carnose che lo facevano quasi sembrare una bambina.Per quanto gliene potesse fregare, poteva dire che una volta cresciuto sarebbe diventato un ragazzo bellissimo.
"Cos'ha la tua gamba?" le chiese lui toccandole la protesi."Cammini in modo strano"
"Hai un buon occhio per essere un marmocchio" constatò Haruka alzando il pantalone fino ad arrivare all'altezza del ginocchio, mostrandogli così la protesi. Il bambino sgranò gli occhi come prospettato dalla ragazza ma la sua reazione fu invece diversa da come se l'era immaginata.
"Che figo, un automail!!" esclamò ammirato andando a toccare la protesi.
"Ehi, piano piano!!" cercò di quietarlo Haruka compeltamente presa alla sprovvista dal suo entusiasmo.
"Heinz, non essere avventato" lo rimproverò la madre che aveva assistito alla scena da fuori. La bionda alzò lo sguardo incontrando nuovamente quello dell'altra donna. Questa entrò senza tanti complimenti nella stanza, ai piedi ancora le scarpe col tacco dimentica, o forse ignara, di come in Giappone si usasse levarle sull'uscio della porta principale. Setsuna era appena uscita di casa intimando a lei ed il figlio di rimanere lì.
"Mamma guarda, un automail come quello di Ed!!" continuò a strillare Heinz.
"Heinz, lo sai che ore sono?" chiese la donna abbassandosi per raggiungere l'altezza del bambino. Questo la guardò con sguardo perplesso, evidentemente non comprendeva dove volesse arrivare la madre.
"Ho guardato la programmazione televisiva giapponese" esordì la donna tenendolo sulle spine "Sulla TBS stanno mandando in onda le repliche di Full..." neanche il tempo di completare la frase che il bambino si precipitò nella soggiorno per reclamare il possesso del telecomando. I genitori della bionda furono più che felici di lasciarlo libero di guardare ciò che voleva, dopo i melodrammi di Haruka e la serietà di Setsuna era bello avere in casa un piccolo terremoto come Heinz.
"Ma prego, fai pure come se fossi a casa tua" ironizzò Haruka mentre l'altra chiuse la porta della stanza.
"Haruka Tenou giusto?" chiese retoricamente lei raggiungendola sul letto.
"Mi perdoni per non essermi presentata adeguatamente" cantilenò la ragazza con fare suadente.
"Perdono concesso Haruka" replicò scherzosa l'altra. La pilota non si stupì più di tanto della mancanza dell'onorifico. Per quanto quella donna parlasse perfettamente la sua lingua rimaneva sempre una straniera, poco avvezza agli usi giapponesi. Quel tono nella voce però, quella punta di ironia non poté fare a meno di farle tornare in mente la sfacciataggine di un'altra persona.
"Parlate molto bene il giapponese" esclamò la pilota volendo fare conversazione per voler conoscere un pò di più quella misteriosa donna che tanto pareva attirarla. Non sapeva dirsi il motivo. Sicuramente era bella, pur essendo palesemente più grande di lei. Normalmente non si sarebbe messa nei guai per un'avventura con una donna sposata e con prole a seguito ma agli ormoni  non si comandava, soprattutto dopo il periodo di magra della clinic ed in più ora grazie alllo pseudo fidanzamento con Michiru di certo non sarebbe potuta andare in giro per Tokyo ad insidiare giovani donzelle. Quando aveva deciso di affermarsi come pilota aveva messo in conto che avrebbe dovuto dare una frenata alle sue conquiste ma non immaginava che quel momento sarebbe giunto così presto.
"Ed ecco quindi che la prospettiva di una straniera sconosciuta diventa ancora più allenttante" riflettè la bionda.
"Io e Heinz lo abbiamo studiato per quattro anni con una madrelingua"spiegò lei accavallando le gambe in modo palesemente ammiccante. "Anche se io in più ho vissuto a Kyoto per un pò quindi avevo una buonissima infarinatura."
"Complimenti all'insegnante allora"disse Haruka che non si era di certo fatta sfuggire lo spettacolo di quelle lunghissime gambe.
"Haruka Tenou..." ripeté la più grande " Re del vento lontano, direi molto indicato" affermò accarezzandole i capelli in una maniera che irrimediabilmente portò alla memoria della ragazza lei.
"Non è possibile che pensi sempre a Michiru anche in questi momenti!!" si maledì Haruka.
"Perché una così bella ragazza si nasconde sotto abiti maschili?" chiese la donna con una steccata che era certa di infliggere alla pilota che infatti rimase immobile stupita..
"Oltre all'ottimo giapponese tu e tuo figlio avete anche un bell'occhio" affermò la bionda dopo essersi ripresa
"Ovvio, sono una pittrice, devo saper cogliere ogni dettaglio" replicò Marlene "Ed Heinz deve aver preso da me"
Una pittrice. Haruka avrebbe voluto ridere. A quanto pare aveva un debole per le artiste.
"Tu saresti un ottimo soggetto per un quadro" continuò la donna sfiorandole la guancia, scendendo fino al collo.
"Vorresti farmi da modella?" dissero all'unisono e questa volta fu la più grande a stupirsi di quell'inattesa sincronia.
"Credimi, è come un dejà-vu" disse Haruka prendendole la mano per togliersela dal corpo "O forse una maledizione che mi tormenta" aggiunse amaramente.

Per l'ennesima volta Setsuna si stava scontrando con il muro che divideva i Kaiou dal resto del mondo. Da un'ora ormai se ne stava fuori dal cancello della villa chiedendo insistentemente di poter entrare per parlare con Michiru.
"Glielo ripeto, è di vitale importanza" si impuntò davanti ad una delle guardie esterne. Quando ormai pareva aver perso ogni speranza il cellulare le squillò.
"Setsuna-san?" chiese la voce al di là della cornetta con tono preoccupato. La ragazza aveva visto le numerose chiamate perse della donna, a causa del fatto che  prima si trovava insieme a Rei nella sala hobby della casa,avendi dimenticato il cellulare in camera. "E' successo qualcosa ad Haruka?"
"Potrebbe"rispose la donna non sapendo come spiegare l'intera situazione per telefono. Nè se poteva farlo "Ho bisogno di vederti, adesso"
Michiru riattaccò la chiamata e nel giro di pochi secondi arrivò la comunicazione di far entrare Setsuna all'interno della residenza. Questa salì  sulla sua auto avanzando oltre il cancello della villa.

Quel viaggio si stava prospettando grandioso come aveva sperato. Aveva preso l'aereo, aveva conosciuto un pilota con un'automail ed ora stava guardando i suoi cartoni preferiti sulla televisone di casa Meiou. E la giornata non era ancora finita!!
"Vuoi la merenda Heinz?" chiese Latika porgendogli un tramezzino simile a quello dato al marito intento a leggere un libro sulla poltrona.
"Grazie signora" disse lui sfoderando un grande sorriso. La donna si sedette sul divano accanto al bambino, scrutandolo. La figlia se ne era uscita di fretta senza darle troppe spiegazioni sull'identità di quegli ospiti. Sembrava turbata.
"Tu e la tua mamma da dove venite Heinz?" domandò Latika cercando di capire un pò di più ciò che stava succedendo.
"Vienna" rispose lui senza togliere lo sguardo dallo schermo.
"E come mai siete in Giappone?" chiese nuovamente lei.
"Latika, lascia in pace il bambino" l'ammonì il marito che per quanto condividesse le preoccupazioni della consorte non approvava il terzo grado che stava facendo ad Heinz.
Costretta alla ritirata, si alzò dal divando facendo per andarsene nel suo studio per lavorare quando la porta di casa si aprì facendo entrare Setsuna, seguita da altre due persone.
Incuriosito dal rumore che proveniva dall'entrata, Heinz distolse per qualche secondo lo sguardo dal televisore per poi venire immediatamente catturato da una figura.
"Michiru!!" strillò scendendo dal divano per andare di corsa verso di lei.
"Heinz, ma che diavolo..."
Il bambino si lancio addosso a lei abbracciandola sotto lo sguardo perplesso dei coniugi Meiou e di Rei che aveva voluto accompagnare l'amica a casa di Haruka.
"Cosa sta succedendo Setsuna?" sussurrò Latika all'orecchio della figlia.
"Un casino, ecco quello che sta succedendo" rispose lei appendendo le chiavi della macchina ad un gancio fissato sul muro. "Dov'è la madre?"
"Con Haruka" rispose l'altra che si stava preoccupando vista l' inspiegabile, e decisamente inusuale, foga della figlia.
Senza dare troppe spiegazioni si levò le scarpe ed andò verso la camera della sorella sperando che questa non avesse fatto uno dei suoi soliti casini. Spalancò la porta trovando davanti a sé la scena delle due bionde ad un passo dal baciarsi. Con foga avanzò verso la sorella dandole una sonora sberla sulla guancia.
"Ma che cazz..."
"Credimi, presto mi ringrazierai" affermò per poi guardare il volto di Marlene,decisamente divertita dalla situazione. Non sapeva? Sapeva? Se sapeva perché comportarsi in quella maniera ma anche se non avesse saputo, era il modo di comportarsi in casa d'altri con una ragazza della stessa età di sua...
"Mamma?" Michiru aveva seguito Setsuna cercando al contempo di scrollarsi Heinz di dosso. Poteva immaginare che la donna fosse lì vista la presenza del fratello ma perché entrambi si trovavano in Giappone?In casa di Haruka per giunta.
"Mamma?"ripeté la pilota guardando alternativamente Michiru e Marlene. La somiglianza effettivamente c'era sia nel corpo che in certi atteggiamenti ora spiegabili però..."Cazzo, volevo portarmi a letto sua madre!"
"Che diavolo sta succedendo qui?" esclamò Rei, ultima a giungere dentro la stanza, tra tutte quella che ci stava capendo meno.

Quattro anni prima.
Vienna le si mostrava sotto una pioggia scrosciante. Di certo il tempo stava creando un buon parallelismo con il suo umore, pensò Michiru. Era in attesa all'aeroporto qualcunoche  la venisse a prendere. In mezzo a lei stuoli di persone parlavano una lingua a lei sconosciuta facendola sentire ancora più sola.
"Perché sono venuta fin qui?" si domandò alzando gli occhi al cielo.
"Michiru?Michiru!!" il suo nome pronunciato, urlato, in mezzo alla sala catturò la sua attenzione. Si incamminò verso quella donna che stava girovagando tra la gente alzando un braccio per farsi notare.
"Qui" urlò, sperando che la donna si ricordasse qualche vocabolo giapponese " Sono qui!!"
La bionda si avvicinò velocemente a lei, quasi correndo. Quando furono una di fronte all'altra l'abbracciò con trasporto, con un calore ben diverso da quello a cui abituata in Giappone.
"Michiru, come sei diventata grande!"esclamò la donna tastandole le spalle "Ma che sciocca, l'ultima volta che ti ho vista eri in fasce, certo che sei cresciuta."
Per sua fortuna, Michiru poté constatare come nonostante gli anni di lontananza, la donna ricordasse il giapponese.
"Lascia che ti aiuti" si offrì portandole parte delle valige. Era stata informata del fatto che il resto del carico sarebbe giunto via posta. Durante il viaggio che le avrebbe portate verso l'appartamento della donna Michiru si espresse in monosillabi nonostante l'altra cercasse  di farla parlare. Le cose non andarono meglio quando entrarono nell'appartamento. Era un locale molto ampio e di lusso e del resto anche dall'esterno si poteva vedere come il palazzo dove era ubicato fosse molto prestigioso.
"Heinz è ancora a scuola ma tra un pò lo andrò a prendere" spiegò la più grande mentre le faceva vedere la stanza che le aveva riservato. Era un'ampia camera con bagno personale attiguo, piuttosto spoglia in quanto il suo ruolo era quello di stanza per gli ospiti. La donna rise  "Oggi non hai idea della scenata che mi ha fatto, voleva assolutamente accompagnarmi a prenderti"
"Heinz?" ripeté Michiru perplessa.
"Tuo padre non ti ha detto niente?!" esclamò l'altra condividendo la sua sorpresa "Heinz è mio figlio, ha tre anni ed ora si trova alla scuola materna"
"Oh, allora sei sposata" constatò la ragazza che pensava che per quel  ( lungo )soggiorno austriaco avrebbe dovuto condividere gli spazi unicamente con lei.
"Beh, il fatto che io abbia un figlio non vuol dire che sia sposata, o che stia con qualcuno attualmente" disse la donna con una risatina isterica. "E...e poi i figli sarebbero pure due no? " Non le era mai importato dell'opinione degli altri sul suo stile di vita ma su Michiru voleva fare una buona impressione. Se non altro da quando era nato Heinz si era decisamente calmata, un bambino aveva bisogno di continue attenzioni e se ai tempi non si era sentita pronta ad abbandonare il proprio stile di vita per Michiru, ora era abbastanza matura per farlo per il suo secondogenito.
"Almeno tuo padre ti ha detto come mi chiamo?" le domandò sconsolata la più grande.
La violinista annuì " Marlene Hegel"

"Volevo scoparmi sua madre, volevo scoparmi sua madre, volevo scoparmi sua madre..." Haruka continuava a ripetersi la frase nella testa come se fosse un mantra. Come aveva predetto Setsuna, le era grata per quello che le aveva fatto, interrompendola. Ora si trovavano tutte chiuse in camera sua. Lei, la sorella, Rei, Marlene, Michiru ed il bambino seduto sulle sue gambe.
"Direi di fare delle presentazioni come si deve" esclamò Setsuna rompendo il muro di silenzio che si era creato. "E direi che dovrebbe essere lei ad iniziare" aggiunse invitando Marlene a farsi avanti.
"Non c'è molto da dire, mi chiamo Marlene Hegel e sono la madre di Michiru." disse la donna
"Cosa ci fai qui?" domandò nuovamente la figlia
"E' troppo giovane per essere sua madre!"obbiettò Haruka
Le due ragazze si guardarono negli occhi dopo aver parlato all'unisono, tutto sotto lo sguardo divertito della donna.
"Grazie per il complimento" disse Marlene alla bionda "Anche se in effetti è vero, sono molto giovane per avere una figlia di diciotto anni. Ma del resto l'ho avuta che ne avevo quindici"
"Mamma" l'ammonì Michiru prendendola per il braccio "Non è il caso di sbandierare ai quattro venti i nostri fatti privati".
"I vostri fatti privati ora riguardano anche noi" intervenne Setsuna "Sarò franca, qualunque scandalo ti colpisca ricadrà anche su di noi. La stampa ci attanaglierà ed il segreto di Haruka sarà in gravissimo pericolo. Dunque se non ti dispiace potresti... " la donna stava per mettere una mano sulla spalla della violinista quando questa la scacciò con violenza guardandola con occhi carichi di odio.
"I miei fatti privati rimangono miei" sentenziò con un tono che non ammetteva repliche. Se prima appariva scombussolata dalla situazione ora ne aveva preso atto e cercava di difendersi con tutte le sue forze.
"Forse sarò sembrata dura" esordì Setsuna ritirando la mano, registrò però mentalmente il gesto dell'altra riscontrando un'analogia con la medesima reazione, che a dire dello psicologo, Michiru aveva avuto con lui quando l'aveva sfiorata dopo averle fatto domande riguardanti la sua famiglia. "Non siamo qui per giudicarti o farti del male ma solo per comprenderti ed aiutarti. Siamo una grande famiglia ormai" affermò sfoggiando uno dei suoi rari e sinceri sorrisi. Niente sarcasmo, niente sotterfugi, non quella volta.
"Ha ragione" intervenne Rei cercando di dare manforte a quella donna sconosciuta che però le sembrava affidabile.
"No" sentenziò Marlene alzandosi dal letto, assumendo per la prima volta un'aria austera ed intimidatoria propria del suo ruolo di genitore che deve proteggere la figlia. Mise entrambe le mani sulle spalle di Michiru, tranquillizzandola all'istante. Quel repentino cambio di atteggiamento da parte delle due stupì persino Setsuna che non ebbe il tempo di prendere in mano la situazione.
"Ora gradirei sapere il nome di un albergo in cui io ed i miei figli possiamo soggiornare" affermò per poi volgere lo sguardo verso Rei " Saresti così gentile da tornare alla villa dei Kaiou per informare il nonno che purtroppo mi vedo costretta a declinare la sua offerta di ospitalità e che fino all'arrivo dei genitori Michiru starà con me? Sarebbe inoltre necessario che si faccia una valigia con l'occorrente per qualche giorno"
"C..certo" rispose la mora che ormai era più che sicura di essersi infilata in una situazione più grande di sé.
"Bene" le sorrise la donna che fece segno al figlio di avvicinarsi "Ora se non vi dispiace io me ne andrei. Sareste così cortesi da chiamarmi un taxi?"

Non era stato facile riuscire a prendere la camera. Pur essendo Michiru sua figlia biologica sulla carta d'identità questo non risultava ed in Giappone la maggiore età si raggiungeva a vent'anni, dunque sarebbero stato necessario il permesso di un tutore. La richiesta di una camera matrimoniale poi, pur con la presenza di un bambino, poteva apparire piuttosto inusuale ed il cognome che Michiru si portava dietro avrebbe potuto far squillare parecchi telefoni nelle redazioni della città. A quel problema fortunatamente pensò Rei. Fu lei ad indirizzarle ad un hotel di fiducia in cui il padre era solito soggiornare in vista di incontri la cui esistenza non era data sapere e fu lei, dopo aver detto loro di attenderla nell'atrio, a fare il check in mostrando semplicemente la sua carta d'identità.
"Mio ha sempre detto a me ed al nonno di venire qui in caso di emergenza"spiegò prima di dileguarsi. L'albergo era situato parecchio in periferia ma nonostante il luogo non di certo esclusivo in cui era stato costruito, gli interni erano molto lussuosi ed anche il personale dimostrava una professionalità d'alto livello. Il ristorante era situato in un ambio salone la cui  grande capienza era  controbilanciata da un esiguo numero di tavoli distanziati notevolmente gli uni da gli altri, in modo tale che i vari ospiti non potessero ascoltare, anche per caso, i discorsi degli altri. Pur avendo nove piani poi, l'albergo disponeva di poche stanze in quanto ve ne erano appena tre per piano.
"Non si può negare che tengano alla privacy degli ospiti" constatò la donna mentre insieme ai figli seguiva il facchino che stava portando le loro valige in camera.

La vasca da bagno era così colma che l'acqua usciva dai bordi bagnando l'intero pavimento. Aprendo la porta, Marlene si trovò davanti ad un vero e proprio allagamento.
"Siete proprio fratelli" scherzò, iniziando a spogliarsi "Anche Heinz non può fare a meno di trasformare il bagno nel suo parco acquatico personale"
Michiru gettò il capo sott'acqua senza dire una parola. Le piaceva essere completamente immersa nell'acqua, la faceva sentire protetta. Sua madre entrò nella vasca cercando, per quanto possibile, di non far traboccare ulteriormente l'acqua, le gambe andarono ad intrecciarsi con quelle della figlia riscuotendola giocoforza dal suo isolamento.
"Bentornata nel nostro mondo" la salutò Marlene con un sorriso quando l'altra emerse da sott'acqua.
"A volte mi pare che il mio mondo sia un altro" replicò la figlia poggiando un braccio sul bordo della vasca. "Uno decisamente meno complicato" pensò
"Già, il tuo mondo fatto di musica, pittura ed una bella bionda" scherzò la donna giocherellando con il boccolo che le ricadeva sul volto, l'unico sfuggito dalla morsa della pinza che teneva legati il resto dei capelli.
"La bella bionda non fa parte del mio mondo"sorrise amaramente Michiru "Per quanto io mi sforzi neanche nelle mie fantasie riesco a catturarla"
"Ti ricordi l'ultima volta che abbiamo fatto il bagno insieme?" le chiese la madre cambiando argomento.
Una smorfia divertita apparve sul viso della giovane "Mi avevi preso alla sprovvista"
"I giapponesi sono troppo rigidi" dichiarò la donna.
"Anche in Europa madre e figlia adolescente non fanno il bagno insieme" le fece presente Michiru "Sopratutto la notte stessa in cui incontri per la prima volta la figlia che non ti aveva mai visto"
"Dettagli" disse Marlene facendo un gesto di noncuranza con la mano. Il suo volto apparentemente distante si modificò presto in un'espressione furba poco prima di dare una stilettata alla figlia "Con la tua Haruka invece il bagno lo faresti subito e non solo"
"Mamma!!" esclamò scioccata la violinista tirandole un calcio, con la conseguenza di far uscire ulteriore acqua dalla vasca. 
"Se non altro non rischi di rimanere incinta" continuò la donna incurante della sua reazione, cosa che trasformò quel bagno a due in una grottesca guerra di schizzi.
Una volta che entrambe si furono quietate uscirono dalla vasca coprendosi con gli asciugamani forniti dall'albergo. Raggiunsero la zona notte, occupata da un lettino singolo dove Heinz stava ronfando e da un letto matrimoniale dove avrebbero dormito madre e figlia. 
Dopo essersi asciugata Marlene fece cadere l'asciugamano per terra, rimanendo completamente nuda. Nonostante le due gravidanze, la donna manteneva un fisico perfetto.
"Non hai ancora imparato cos'è il pudore?" l'ammonì la figlia che al contrario si premurò di coprirsi alla svelta. Fortunatamente il fratello era addormentato, anche se dubitava che la madre si limitasse in sua presenza.
"Ho un bel corpo e non lo nascondo" esclamò fiera la donna mettendosi sotto le coperte, seguita a breve dalla ragazza che una volta sistemata spense la luce attigua al letto, ad illuminare la stanza solo le luci della città.
Se c'era una cosa di cui geneticamente Michiru non poteva difettare era l'amor proprio. Tanto vanitosa era la madre, tanto superbo era il padre la cui unica differenza rispetto alla donna era il non palesare il proprio ego.
"Ed immagino che se non fosse arrivata Setsuna-san non l'avresti nasconsto neanche ad Haruka" ironizzò la ragazza che di certo non era così sprovveduta da non capire il perché dell'agitazione di Setsuna e la paralisi totale di Haruka a seguito della scoperta della loro parentela.
Marlene sorrise appena ricordando la scena ,si alzò leggermente dal letto sotto lo sguardo perplesso della figlia. Si allungò fino a raggiungere il comodino su cui era sistemato il ciondolo che Michiru portava sempre al collo e che si era levata per farsi il bagno. Tornò alla posizione iniziale ed aprì il gioiello facendo apparire la foto che custodiva. A causa del buio non poteva vederla bene ma la sua memoria bastava per colmare le lacune della vista.
"L'ho riconosciuta sai?" disse la donna "Appena l'ho vista intendo"
"Ciò non cambia quello che ho detto prima" fece presente Michiru leggermente infastidita del fatto che la madre toccasse il suo prezioso tesoro.
"Era molto attratta da me" continuò Marlene ignorando palesemente la figlia, volendo essere lei a dirigere il discorso.
"L'ho capito questo" replicò Michiru con tono duro non capendo perché sua madre gongolasse così tanto per aver quasi sedotto la ragazza di cui lei era invagghita. La donna era solita pavoneggiarsi delle proprie conquiste ed era abbastanza libertina da concedersi a chiunque l'aggradasse senza limiti imposti dalla morale, aveva giusto diminuito le sue frequentazioni per poter curare meglio il figlio. Michiru sapeva bene com'era la madre ma ciò non vuol dire che accettasse di buon grado che questa ci avesse spudoratamente provato con Haruka.
"E sai perché?" domandò retoricamente Marlene facendo oscillare il giondolo tenendolo la catenella con due dita "Perché le ricordavo te"
"Oh  allora non mi preoccupo, nel caso facesse, o tu facessi qualcosa poco dopo scapperebbe" esclamò ironica Michiru scatenando una risata nella madre.
"Sei troppo impaziente Michiru" l'ammonì "Se continui ad attaccarla otterai solo che lei scappi il più velocemente possibile"
Quelle parole erano troppo familiari per lei, anche Setsuna glielo aveva spiegato ma proprio non riusciva a comprendere la ritrosia di Haruka.
"Perché è così difficile cercare di avvicinarla?" si lamentò la ragazza.
"Questo devi chiederlo alla diretta interessata, non a me" rispose la madre "Da quel poco che mi pare di aver capito siete due cocciute che si vogliono impuntare di fare le cose senza mettere in conto i desideri dell'altra. Siete due muri che continuano a scontrarsi, ferendosi a vicenda."
Il discorso della donna non faceva una piega come dovette amaramente constatare Michiru.
"Dobbiamo proprio parlare" esclamò, risoluta.


Benchè intenzionata a chiarirsi con la pilota, c'era un altro ostacolo che Michiru doveva superare. Chiusa insieme alla madre ed il nonno nell'ufficio di suo padre, la ragazza si apprestava a discutere  in merito all'articolo uscito su Animal. Erano lei, sua madre ed il nonno chiusi nello studio dell'uomo in attesa che questo si palesasse. Il livello di quella discussione si stava dimostrando oltremondo impersonale già dall'origine con loro seduti di fronte alla sua scrivania in attesa, come se fossero gente giuta lì per parlare di affari. Ma del resto, quando si parlava della sua famiglia vita privata e lavoro erano strettamente collegati. L'ufficio di Isoroku rispecchiava la sua personalità. I colori scuri erano prevalenti, il mobilio sebbene ad un occhio inesperto apparisse semplice era composto dai migliori materiali disponibili sul mercato. Il pezzo più pregiato era sicuramente la libreria che benchè come numero non potesse rivaleggiare della ben più fonita biblioteca che avevano in casa, come qualità non temeva confronti. Testi originali di svariati argomenti nelle più disparate lingue facevano sfoggio sulle mensole pronti ad essere letti per diletto personale o per ricerche in merito a qualche lavoro. Dopo una buona decina di minuti spesi nell'attesa, il capo-famiglia si mostrò ai presenti entrando con passo sicuro e posizionandosi dietro la sua scrivania.
"Tua moglie non vuole essere presente?"chiese con tono leggermente ironico Marlene che sebbene avesse visto quella donna sono due volte in quasi vent'anni poteva dire con certezza di non apprezzarla.
"Asami non ha intenzione di immischiarsi" disse lui chiudendo sul nascere qualsiasi discorso in merito alla moglie.
"Immischiarsi, che brutto termine" constatò a voce bassa la donna. Se anni prima avesse saputo che la figlia sarebbe cresciuta in quel clima anaffettivo non l'avrebbe mai lasciata con i Kaiou. Ma del resto ora non era il tempo dei rimpianti e delle recriminazioni.
"Andrò dritto al sodo senza tanti preamboli" esclamò Isoroku prima di gettare sulla scrivania il numero incriminato di Animal "Non sono così ingenuo o stupido da credere che un articolo scritto su un giornale di questa risma possa anche solo avere un briciolo di verità. Dunque prima di tutto vorrei la tua versione Michiru"
"Haruka, il ragazzo nella foto, non è il mio fidanzato" esordì lei decidendo di nascondere il reale sesso dell'altra "A causa del mio studio all'estero non avevo abbastanza crediti per diplomarmi in Giappone così ho dovuto seguire un corso di riabilitazione per ottenere crediti extra. La fotografa mi ha immortalato prima di uno di questi. Haruka è un pilota in erba mentre io avevo già dei contatti con la Galaxia record, sebbene nulla di vincolante. Abbiamo deciso in fretta per evitare che si creasse un caos ancora più grande"
"O per meglio dire vi hanno imposto" esclamò il padre "Comunque ho chiesto la tua versione aspettandomi che mi dicessi la verità." L'uomo mise una mano all'interno della propria giacca estraendo diverse foto che posò in bella vista sulla scrivania. Il soggetto ritratto, con stupore ed indignazione da parte di Michiru, era Haruka. Prendendo una delle foto tra le mani e potendo così osservarla da vicino, poteva dire, guardando all'aspetto della bionda, che queste non fossero recenti.
"Avevo deciso quattro anni fa di investigare su questa ragazza" spiegò il genitore "Era quantomeno insolito il tuo interesse verso un'altra persona."
"Così come il vostro verso la mia" ribattè Michiru sprezzante.
"Tornando ad oggi..." continuò l'uomo, senza prestare la minima attenzione alla neanche tanto velata recriminazione della figlia "E' chiaro che il tuo pilota e questa ragazza siano la stessa persona. Sono troppo simili ed è già inusuale che ti leghi profondamente ad una persona, figuriamoci due. Posso immagianre che il suo cambio di sesso sia una strategia per evitare delle possibili discriminazioni ed ad essere sincero hanno mascherato bene la cosa. Se io non avessi investigato tempo prima non mi sarei mai aspettato che fosse una femmina, nè ci sono tanti modi per riscontrarlo, non ad un livello superficiale almeno. Ciò che voglio chiederti però è questo, cosa provi realmente per lei?E tanto per mettere le cose in chiaro, mi è stato riferito che giorni fa vi siete "intrattenute" in uno scambio d'effusioni molto spinto sulla porta di casa"
A quelle parole Michiru stette in silenzio, osservando le reazioni della madre ed il nonno. La prima se la rideva cercando di non sembrare troppo palese, il secondo aveva un'espressione indecifrabile.
Prima di parlare della sua situazione sentimentale, se così si poteva chiamare, voleva chiarirsi con Haruka ma a quanto pare avrebbe dovuto farne a meno. Troppe erano però ancora le incognite per dare una risposta esaustiva. Decise così di dire semplicemente la verità senza tanti fronzoli.
"Come ho detto non stiamo insieme però lei mi piace" ammise " Così come è vero che sono intenzionata ad avere un futuro nella musica ma su questo punto mi pare di aver sempre capito che non vi è alcun problema"
"Affatto" confermò il padre "Fintanto che il tuo comportamento rimane ineccepibile puoi intraprendere la strada che preferisci. Così come non ho alcuna obbiezione riguardo al sesso di chi decidi di amare. Però i problemi ci sono e bisogna trovare una soluzione e per farlo devo parlare con questa ragazza. Non è corretto, nè è il mio stile, fare progetti senza che tutti i diretti interessati siano informati.  Quindi Michiru, vedi di combinare un incontro tra noi e lei al più presto" dichiarò chiudendo di fatto la discussione.
"La nostra presenza qui a cosa è servita?" chiese Marlene che durante quel breve scambio di parole le era sembrato essere lì solo come spettatrice e lo stesso poteva dirsi di Haruo.
"Come ho già detto non mi piace fare progetti senza i diretti interessati" spiegò serafico lui alzandosi da posto "Rimarrò a Tokyo per un pò, quando la ragazza è disponibile dimmelo"
"Posso stare da lei mentre voi siete qui?"chiese Michiru con aria sommessa.
"Certamente" rispose Isoroku dopo un momento di interdizione.
Uno ad uno uscirono dalla stanza. Michiru poteva dirsi in un certo senso soddisfatta del risultato. Come prospettato, suo padre non aveva avuto nessun problema riguardo al sesso di Haruka, nè aveva avuto da ridire sul suo desiderio di fare la musicista. Certo, il fatto che volesse incontrare Haruka in tempi brevi non aiutava il loro rapporto, se la pilota era così sfuggente ora figuriamoci quando si sarebbe trovata di fronte suo padre. Ciò che la preoccupava maggiormente era invece la reazione di suo nonno. Marlene squadrandola con la coda dell'occhio pareva aver capito che doveva lasciare nonno e nipote da soli a chiarirsi e dunque aumentò il passo andando alla ricerca del figlio.
Entrambi però esitavano a dire la prima parola. Haruo si poteva dire scioccato. Era felice che la nipote avesse qualcuno a cui tenesse. Viste le condizioni in cui aveva vissuto era preoccupato del fatto che non riuscisse a trovare nessuno con cui legarsi e dunque su quel punto poteva dirsi sollevato. Di certo però non si sarebbe aspettato che il destinatario delle attenzioni di Michiru sarebbe stata una ragazza.
Ai suoi tempi quel tipo di relazioni erano inusuali ed osteggiate ma oggi le cose parevano essere cambiate, pure troppo velocemente per lui e quelli della sua generazione. In ogni caso era inunfluente il suo pensiero in merito, gli era bastato vedere lo sguardo determinato della nipote per rendersi conto che, esattamente come suo padre, avrebbe fatto qualunque cosa per la persona che amava, anche rinunciare a tutte le altre persone, lui compreso se non avesse accettato quella ragazza. Dunque non c'era bisogno di parole ma solo di accettare come si erano messe le cose.

"Va bene, ci vediamo tra due giorni".
Setsuna chiuse la conversazione. Posò il cellulare sul proprio comodino per poi alzarsi dal letto. Andò verso la camera della sorella, la porta chiusa a chiave che le impediva di entrare. Bussò ripetutamente fino a quando Haruka non aprì la porta. Era avvolta nell'accappatoio, le punte dei capelli ancora bagnate.
"Ti chiudi in camera quando fai la doccia e non quando vuoi intrattenerti con una donna?" la schernì Setsuna entrando.
"Grazie per ricordarmi quel bel momento" replicò la sorella tamponando i capelli con un asciugamano. "Volevi qualcosa?"
"Dopo domani dobbiamo andare alla Galaxia record per discutere di un viaggio di lavoro" spiegò la più grande "Ci sarà anche il padre di Michiru-san"
"Che bella notizia" esclamò ironica la bionda buttando sul letto l'asciugamano.
"Non sei curiosa di sapere quanto assomigli alla figlia?" domandò Setsuna con un sorrisetto divertito "Con Marlene-san la cosa ti ha colpito parecchio"
"Di certo con lui non corro nessun pericolo di sorta" ironizzò Haruka lasciando per un momento la camera per andarsi a vestire nel bagno. La sorella le lasciò tutto il tempo necessario mentre lei era occupata con i suoi pensieri. Non credeva che il fatto di essere una figlia illegittima fosse il problema di Michiru ma di certo quella nuova scoperta non semplificava la situazione. Poteva essere tranquilla sul fatto che la cosa non avrebbe colpito Haruka, del resto i Kaiou erano riusciti a mantenere il segreto per anni e lei lo era venuta a sapere solo grazie alla donna e solo perché questa l'aveva ritenuta degna di saperlo, forse Michiru doveva averle parlato di lei o comunque di Haruka, in ogni caso il problema non sussisteva.
"Ti stai ancora scervellano per comprendere come venire a capo del segreto di Michiru eh?" indovino la pilota rientrando nella stanza.
"Dovresti parlarle" disse la più grande.
"Perché io?" si lamentò veemente Haruka.
"Perché in ogni caso ci devi parlare per mettere il punto sulla vostra pseudo-relazione" spiegò Setsuna mettendo le carte in tavola "Vuoi continuare a saltare addosso a qualunque ragazza o donna le assomigli o finalmente l'affronterai?E per affrontarla non intendo dire metterle la lingua in bocca e poi scappare come se nulla fosse accaduto."
"Ma chi... la gente è troppo chiacchierona" affermò la pilota. Doveva però riconoscere che la sorella aveva ragione, ormai lei e Michiru erano arrivate ad un punto cruciale e doveva scegliere se allontanarla per sempre o farsi coraggio e confessarle i suoi, ancora non del tutto chiari,sentimenti.
"E poi una cosa non esclude l'altra" pensò Haruka, c'era sempre l'eventualità che fosse Michiru ad allontanarla una volta che lei avesse fatto un passo significativo.
"Hai ragione Setsuna" esclamò, ormai decisa "Vediamo di chiudere i giochi"



Fine sedicesimo capitolo!!Ormai siamo in dirittura d'arrivo, quanto meno per quel che riguarda la non-relazione delle magnifiche due. Piano piano il passato di Michiru si sta mostrando e forse nel prossimo capitolo chiuderò definitivamente la questione. Che dire allora, alla prossima!!


 
   
 
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