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Autore: xwilliamseyes    28/04/2015    3 recensioni
"Io credo negli inizi che non trovano una fine.
Credo negli sguardi destinati ad incrociarsi e mai più a lasciarsi.
Credo nella pelle che si confonde e sente di non averne mai più abbastanza.
Credo nelle affinità di cuore e di mente, nelle affinità di ricordi e di futuri.
Credo nei sorrisi, nelle lacrime, nelle urla, nei silenzi condivisi perché in due tutto è diverso, tutto è più colorato.
E c'è il verde, il rosso, l'arancione.
E l'azzurro dei tuoi occhi.
Dei tuoi e di nessun altro, Louis.
Che risplendano da sempre nei miei e da sempre si rispecchieranno nei miei.
Siamo noi quell'inizio che non trova fine.
Siamo noi quell'amore perpetuo che dà forma ai nostri sorrisi.
Ai tuoi e ai miei.
Unici, inseparabili, infiniti."
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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You There
 
Cover your eyes
There's no sun where is
Your direction

 
Lo guardavo mentre si allontanava furioso, indifferente, freddo. Lo vedevo dal suo modo di avanzare a passo svelto e dal suo modo di scuotere la testa verso destra e verso sinistra. Rimasi immobile al mio posto, non azzardai neanche a chiamarlo. Lo fissavo, nient'altro.
Johannah, però, urlò il nome del figlio.
"Louis, dove vai?! Torna qui!"
Con le vene sul collo, Johannah era fuori di sé. Mi si avvicinò con gli occhi iniettati di sangue e appoggiò pesante una mano sul mio braccio.
"Gabrielle, che cos'è successo?"
Aveva il respiro corto e il sudore a scendere lungo la fronte. Istintivamente incrociai i suoi occhi e rimasi in silenzio per altri pochi secondi prima di rispondere incerta.
"Quello era il mio professore di psicologia e non so, si è comportamento in modo strano. A Louis deve avergli dato molto fastidio quello che ha detto"
"E che cosa ha detto?"
Non avevo terminato ancora di pronunciare l'ultima sillaba che Johannah mi precedette con quella domanda che dovevo aspettarmi.
Osservai il pavimento cercando di riformulare tutto ciò che era successo una mezz'oretta prima.
"Nulla di importante, era ubriaco. Forse non sapeva neanche quello che stava dicendo. Ci chiedeva se fossimo fratelli o amici"
"E voi? Che cosa avete risposto?"
Gli occhi di Johannah si illuminarono all'interno di quella stanza dove le ombre delle lampade erano le uniche a creare luce; quel poco che bastava per vedere. Si illuminarono al punto di sembrare più grandi di quanto non fossero in realtà, e mi incenerirono. Bloccarono il mio respiro e la mia mente.
Quasi come pietrificata continuai a sostenere quello sguardo fin quando, ormai sfinita, riportai la mia attenzione al pavimento.
"Niente"
Risposi, con un filo di voce talmente sottile che credevo non avesse udito. Ma invece lo aveva afferrato pienamente e ora eravamo in due a guardare quel suolo buio e con qualche schizzo di sangue.
Lei si portò una mano alla bocca prima di raccogliersi i capelli dietro le spalle. Accarezzò le mie.
"Gabrielle, è meglio se torni a casa. Louis, sai come è fatto, quando è incazzato non c'è niente da fare. Ti chiamo appena torna e lo vedo più calmo. Tranquilla"
Mi sorrise, infine.
Uno dei sorrisi più falsi che io avessi mai visto.
Ma c'aveva ragione. Louis era una testa dura, un orgoglioso dalla punta dei capelli al mignolo dei piedi. Lo era stato e lo sarebbe stato per sempre. Quando era incazzato con qualcuno o per qualcosa non parlava più con nessuno, nessuno. Si allontanava, andava chissà dove per poi ritornare quando la rabbia si era ormai dissolta del tutto o quasi.
E quando ritornava i suoi occhi erano terribilmente vuoti, quasi mancasse qualcosa. E la sua pelle era rigida come la pietra. Parlava a tratti e poco e si gettava sul letto per diverse ore.
Mi spaventava tanto e a volte provavo anche a corrergli dietro, spinta da una coraggio che non ero neanche in grado di spiegare. Ovviamente tutto era inutile. Perché Louis quando scappava, non scappava semplicemente, ma spariva. Sembrava sparisse come le foglie nel vento. Non lasciava traccia, non lasciava un segno. Un fantasma.
Con il tempo tutti ci rassegnammo a questa condizione e lo lasciammo al suo modo di sfogarsi. Tanto insolito quanto incredibile.
Sapevo che anche quella volta, alle parole di Johannah, dovevo rassegnarmi. Provare a dormire e a gettare una parte di quella sera alle mie spalle.
Le rivolsi a mia volta un più che falso sorriso.
"Già. Buonanotte Johannah. Salutami tutti"
"Certo, Buonanotte Gabrielle, sogni d'oro"
Mi accompagnò lentamente all'ingresso e mi lasciò con due baci sulle guance.

Il silenzio regnava.
Come giusto fosse a quell'ora. Quasi le tre del mattino.
Un vento leggero scostava i pochi detriti e le poche foglie sul marciapiede.
I lampioni di fronte davano vita ad una luce quasi arancione che rendeva quel posto piuttosto tetro. Casa mia era lontana pochi metri e avanzai lo sguardo in quella direzione. Trassi un sospiro e proseguii, stringendomi nelle spalle. 
Ero lenta, terribilmente lenta quasi portassi un peso che impedisse il mio reale passo. Mi arrestai, nel centro esatto della strada. Mi guardai indietro.
Mille pensieri insensati e folli iniziarono a confondere la mia ragione.
Osservai lontano, oltre la casa di Louis, oltre tutte le case, oltre il parco. Lì dove era situato un bosco che di giorno era fitto, buio e che ora, di notte, era quasi invisibile, confondendosi con tutto ciò che lo circondava.
Camminai in quella direzione, mentre ansiosamente accesi una sigaretta.
Il fumo mi riscaldava in quella notte di luglio che sembrava la più fredda dell'anno.
Camminai ancora e ancora. Un pensiero fisso era al centro esatto del mio cervello: "Dovevo trovare Louis". Un pensiero, forse, o forse ancora una terribilmente sensazione che mi scombussolava furiosamente gli organi e tutto il corpo. 
Man mano che il bosco si faceva più vicino il mio passo accelerava.
Ormai gli alberi che facevano da confine mi sovrastavano silenziosi.
Un terribilmente presentimento occupò il mio stomaco, cercai di mandarlo ancora più giù deglutendo con forza.
Gettai la sigaretta, dimenticandomi di calpestarla.
E mi addentrai all'interno di quel luogo che di ospitale non aveva nulla.
Non c'erano altro che alberi. Chi alti, enormi, chi meno. Numerosi rami giacevano al suolo evidentemente spezzati via da qualche tempesta precedente. Mi muovevo lenta in quel labirinto di trappole. Cercavo di non inciampare, di non tagliarmi con i rami affilati che spuntavano di tanto in tanto. E man mano che raggiungevo il suo cuore, il bosco si faceva sempre più fitto, sempre più alberi mi circondavano e sempre più la batteria del mio cellulare – con il quale mi facevo luce – era prossima ad abbandonarmi.
Il mio passo si fece improvvisamente instabile e il mio respiro precario.
Mi fermai volgendo il capo verso l'altro alla ricerca della luna.
Era poco distante dai miei occhi. Regnava nel cielo e la sua luce soffice rendeva il cielo un po' meno nero. Portai ai polmoni più ossigeno possibile e continuai, dotandomi per l'ennesima volta di un coraggio a me sconosciuto.
Improvvisamente gli alberi diminuirono. Si fecero più bassi e piccoli.
Ne superai alcuni e mi ritrovai davanti ad un piccolo lago. 
La luna si rispecchiava perfettamente al suo interno.
Mi guardai intorno curiosa e stranita. Sembrava un posto magico, di quelli che si leggono nelle fiabe, ma ero più che sicura di non trovarmi in nessuna fiaba e di non star sognando. 
Mi avvicinai alle sue acque e mi riflessi a mia volta. 
Anche al buio il suo fondo era chiaro. Alcuni pesci si muovevano veloci e sguazzavano fuori qualche volta. Scostai di poco il mio sguardo e vidi un'altra figura buia, incurvata che si rispecchiava involontaria.
Alzai lo sguardo e ne fui immediatamente sicura: era Louis.
Sedeva curvo su di una pietra. La testa talmente chinata da rendersi inesistente dal mio punto di vista. 
Silenziosa mi avvicinai.
All'istante alzò gli occhi e li rivolse alla luna.
Mi arrestai.
Stavolta la luna si rispecchiava nelle sue iridi. Si confondeva con esse. 
Mi incantai a quella visione che, sicuramente, aveva qualcosa di magico.
Si distese, non distogliendo un attimo lo sguardo dalla sua amica lontana.
E sicuramente stavano parlando, si stavano confidando con un linguaggio comprensibile unicamente a loro due.
Per un attimo ebbi la sensazione di dover tornare immediatamente indietro, di non aver il diritto di disturbarlo proprio in quel momento.
Presi ad indietreggiare, ma calpestai involontariamente un rametto che si spezzò sotto il mio piede destro.
Si alzò in fretta e si girò nella mia direzione. 
Mi scrutava con gli occhi spalancati e la faccia piena di panico.
Ci guardammo con il sospiro teso come un filo di ferro.
"Che ci fai qui?"
Mi chiese.
"E come ci sei arrivata?"
Proseguì, con un'altra domanda.
Scese dalla sua pietra e portò le mani lungo i fianchi.
"Ho seguito il bosco. Ho seguito il tuo cuore. Sentivo che era buio come il bosco"
Al suono di quelle parole le sue pupille si dilatarono al punto di confondersi con le iridi. Sospirò rumorosamente e intrecciò le braccia al petto.
"Già"
Mi voltò le spalle e si portò nuovamente verso la sua pietra.
Gli corsi incontro e lo fermai, afferrando il braccio destro.
"Louis, ti prego, resta con me"
Avevo gli occhi lucidi, ne ero sicura.
Mi guardò, mi fissò negli occhi e sentii che il battito del suo cuore era accelerato.
"Io ti amo"
E il silenzio ripiombò di nuovo in quel buio rischiarito dalla luna.


-SPAZIO AUTRICE
Salve gente! Che capitolo...mhm, particolare direi. Anzi magico, per trovarci in tema. Gabrielle butta fuori finalmente queste due paroline e lo fa sicuramente con tutta la felicità del mondo. Il problema ora è Louis, come risponderà?
Si libererà del buio del suo cuore? Chissà.
Spero vi piaccia.
Un bacio.
-Manu 

p.s. il titolo e la citazione in alto riprendono la canzone degli Aquilo - You There

 
- LOUIS -

  
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