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Autore: Jules_Weasley    29/04/2015    2 recensioni
Penny Shane ha sangue magico nelle vene, ma genitori Babbani. Quando riceve la lettera per Hogwarts resta molto sorpresa. Non discende da nessuno dei personaggi della saga, ma questo non vuol dire che non li incontreremo nel corso della trama. Se volete prendere con me quest'Espresso per Hogwarts, conoscerete Penny e i suoi amici, impegnati nel loro sesto anno. Conoscerete anche le sue dis-avventure sentimentali con il ragazzo per cui, da sempre, ha una cotta. La sua storia, insomma.
Leggete e recensite in tanti, è la prima FF che scrivo, quindi sono graditi pareri di ogni genere.
[Dal Prologo:
"Ne ero quasi sicuro che sarebbe toccato a lei, me lo sentivo fin dalla sua nascita” disse, strizzando l'occhio a Penny. Lei non stava più nella pelle. Suo nonno era un mago. Era arrivata una lettera. Era una strega. Fin troppe cose per essere apprese nell'arco di venti minuti.]
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nessun Incanto è pari alla tenerezza del cuore!'
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Capitolo Tre



I tiri vispi di Bellatrix



James uscì dalla Sala Grande a passo svelto. Doveva avere interrotto qualche confidenza femminile. Altrimenti perchè quel tono acido da parte di Penny? Non aveva alcun senso. Come fai ad essere sempre così allegro? aveva detto. Cosa le dava la certezza che lui fosse sempre allegro? James sapeva che Penny l'aveva sempre ritenuto superficiale. Non che la ragazza glielo avesse mai detto apertamente, ma lui era certo che lo vedesse in quel modo. Non riusciva ad ottenere la stima di una delle poche persone di cui gli interessasse averla. Rallentò il passo: era arrivato nell'ingresso principale, antistante alla Sala Grande. Inaspettatamente, qualcuno lo tirò violentemente per un braccio, facendolo finire dritto dritto contro il muro.

"Ciao Jamie!" cinguettò una voce femminile. Jessica, una svenevole Tassorosso che letteralmente lo inseguiva dall'anno precendente. Non se ne sarebbe liberato facilmete, lo sapeva. Aveva tentato di allontanarla in tutti i modi, credeva di averle fatto capire di non essere interessato, ma lei sembrava non demordere. Era tenace, la ragazza. O meglio, incredibilmente ostinata.

"Ciao Jessica" rispose, tentando di scrollarsela di dosso. "Come va? Sai, io ora devo proprio scappare, devo spedire un gufo urgente a mio padre".

"Non vuoi stare qui con me?" disse lei, accostandoglisi di più.

"Ho da fare. Ti spiace se chiacchieriamo un'altra volta?" rispose, provando a svignarsela. Jessica sembrò sul punto di piangere.

"Non posso più tenermi tutto dentro!" disse con fare melodrammatico.

Merlino, ci risiamo! pensò lui. Avrebbe attaccato il solito piagnisteo, ne era sicuro. In realtà si sbagliava, perché quel giorno Jessica voleva passare direttamente ai fatti. "Siamo fatti per stare insieme, James! Lo sento, capisci?" riprese. Sembrava invasata quanto la professoressa di Divinazione quando prediceva una disgrazia. James iniziò a porsi qualche domanda sulla sanità mentale di quella ragazza. Nel frattempo, gli studenti iniziavanoa ad uscire dalla Sala Grande, sempre più numerosi. Per fortuna erano appartati in un angolo, non esposti al pubblico. Pregò che nessuno vedesse quella scena imbarazzante.

"Jessica..." Voleva assolutamente trovare qualcosa da dire. Una qualsiasi scusa che lo aiutasse a togliersi da quella situazione.

"Chiamami Jess, ti prego". James alzò gli occhi al cielo.

"Jess, io sono molto lusingato, però non credo di essere il ragazzo giusto per te. Meriti qualcuno che ti sappia apprezzare appieno, mi spiego?" Stava cercando di suonare convincente. Gli sembrava il modo più delicato di rifiutarla, ma non sortì l'effetto sperato.

"Non voglio nessun altro, James. Il mio cuore è solo tuo!" continuò in tono sempre più teatrale. O patetico, a seconda dei punti di vista. James stava meditando di Affatturarla per liberarsi da quella posizione, ma non ebbe il tempo di farlo, perchè la ragazza gli si spalmò addosso e lo baciò. Rimase di sasso, il che era insolito. Quando baciava una ragazza tutto faceva meno che restare di sasso. In quel caso però non si sentiva consensiente ma, soprattutto, più Jessica gli si spalmava addosso e più lui pensava che non era la ragazza che avrebbe voluto baciare. Tentò di spingerla via delicatamente, ma non aveva intenzione di spostarsi. Gli stava succhiando via le labbra; sembrava più un Dissennatore che una ragazza. Vedendo che non accennava minimamente a scollarsi dal suo corpo, James la spinse via con decisione. Appena riacquistata la visuale completa dell'ingresso, i suoi occhi caddero sulle figure femminili che camminavano. Erano di spalle, ma le riconobbe come Rose e Penny. Quest'ultima aveva un passo lento e cadenzato, sembrava non sapesse dove andare. Si accorse che era Rose a guidarla, trascinandola per un polso. Che le fosse successo qualcosa? Magari Malfoy l'aveva offesa di nuovo. Voleva saperlo da lei, per poi Schiantarlo con la propia bacchetta. Notò che Jessica stava per tornare all'attacco, stavolta con le lacrime agli occhi. La lasciò lì senza dire una parola e scappò via. Forse non era un comportamento maturo, degno di un diciassettenne, ma non voleva certo ritrovarsela di nuovo appolipata addosso.





Penny tirò dritto, senza voltarsi mai. Davanti agli occhi aveva solamente un'immagine: James Potter che sbaciucchiava un'insignificante biondina contro il muro della sala d'ingresso. Uno spettacolo a dir poco raccapricciante. Salì di corsa le scale e si fermò soltanto davanti alla porta della Sala Comune. La Signora Grassa, alla parola d'ordine, si spostò in avanti per lasciarle passare. La sala era deserta, come si aspettava: era una bella giornata, chi non aveva lezione era in cortile a godersi il bel tempo. Si mise a sedere sul divano; era stanca, oltre che triste e arrabbiata. Si sentì in colpa. La tristezza era più che lecita, dal momento che aveva visto il suo James baciare un'altra, ma la rabbia non lo era, perché James non era suo.

"Che succede?" chiese una voce alle sue spalle. Una ragazza dai capelli neri e dalla pelle mulatta si sedette al suo fianco. Sul volto aveva un'espressione compassionevole che fece capire a Penny di essere messa male.

"Niente Trixy" le rispose con un sorriso, che però non si estese dalla bocca agli occhi.

"Allora perchè sei sul punto di piangere?" chiese. Penny si rese conto in quel momento che doveva avere gli occhi lucidi.

"Allergia al polline". Che scusa pessima!

"Penny, condividiamo il dormitorio da sei anni. Lo saprei se tu soffrissi di allergia al polline. Non hai mai lacrimato in questa stagione" osservò correttamente. "Anzi, non hai mai lacrimato in generale. È la prima volta che ti vedo piangere". Infatti non stava piangendo. Penny non piangeva mai. Gli unici che l'avessero mai vista versare lacrime erano Al e Rose.

"Zabini, lasciami stare!" Era sicura che chiamarla per cognome avrebbe funzionato, ma così non fu. Trixy si mise a ridere.

"Bel tentativo, Shane" replicò. "Se pensi che basti per togliermi di torno, ti sbagli. Basta a farmi arrabbiare, non a dissuardermi dall'aiutare un'amica". Era stato un colpo basso chiamarla per cognome. Poteva sembrare sciocco, ma Trixy aveva i suoi buoni motivi per trovarlo fastidioso.





"Come ti chiami?" chiese Penny a una delle due bambine capitate in stanza con lei e Rose. Una ragazzina paffuta, con i capelli biondi e gli occhi chiari.

"Alice Paciock". L'altra continuava a tacere.

"E tu?" chiese Rose, incuriosita. Pelle mulatta e occhi castani, la bambina sembrava un po' a disagio. Penny non l'aveva notata allo Smistamento, non la ricordava. Le ispirava simpatia, proprio perchè era in imbarazzo. Esattamente come lei, anche se non per gli stessi motivi.

"Trixy Zabini" rispose esitando.

"Ho già sentito questo nome" disse Penny. "Allo Smistamento c'era un ragazzo del primo anno con il tuo stesso cognome, che però è finito in Serpeverde". L'imbarazzo della ragazzina sembrava aumentare ogni secondo di più.

"Si" rispose infine. "Daniel è il mio gemello".

"Diamine! Tu in Grifondoro e lui in Serpeverde. Mi sa che i tuoi non saranno molto contenti" fece Rose, abituata ai canoni della propria famiglia, in cui la maggioranza delle persone erano Grifondoro.

"Credo saranno molto delusi, ma da me, non certo da Daniel!" Il suo volto era pieno di tristezza.

"I tuoi erano entrambi Serpeverde, ne deduco" disse Alice, celando il proprio disgusto. L'altra bambina annuì. "Be' non ci pensare, vedrai che accetteranno il fatto che tu sia in Grifondoro. Forse non gli andrà a genio, ma..." Non terminò la frase, perché Trixy stessa la interruppe. Non riteneva possibile quell'opzione. La sua famiglia, apprese Penny, non era di certo moderata.

"Non mi interessa, comunque. Io non sono come loro" disse. "Non lo sono mai stata". Penny decise di cambiare argomento, poiché Trixy sembrava estremamente a disagio.

"Mi piace Trixy, è il diminutivo di Beatrix?" Le sembrava un argomento banale, ma si rivelò un campo minato. L'altra scosse la testa in segno di diniego.

"E di cosa allora?" chiese Alice.

"Preferirei non dirlo" asserì la bambina.

"Non ti piace il tuo nome? Ti capisco! Io odio il nome Penelope, per questo uso sempre il diminutivo" cercò di rincuorarla, senza successo.

"Credimi, farei carte false per chiamarmi Penelope". Il suo sguardo insisteva particolarmente su Alice, come se le stesse facendo un torto. Se ne dovette accorgere anche lei.

"Insomma, non ci vuoi proprio dire come ti chiami?" chiese infatti. "Non credo che una di noi tre possa giudicarti per questo".

"Sarai la prima a farlo" rispose Trixy, secca. Alice la guardò stranita e le chiese cosa intendesse dire. "Il mio nome è Bellatrix Parkinson Zabini". Lo sguardo che rivolse ad Alice era pieno di vergogna. Penny era confusa, a dir poco. Si ricordava vagamente a chi era appartenuto quel nome, una Mangiamorte parecchio temibile, ma non capiva perché la cosa avrebbe dovuto urtare soprattutto Alice. Fu Rose a rompere il silenzio. Alice era ammutolita.

"Non come qualla Bellatrix, vero?"

"Si, proprio come lei. È stata una brillante idea di mia madre, Pansy Parkinson. I miei genitori erano molto amici di Draco Malfoy, qui a Hogwarts. Mio padre non stravedeva per i Mangiamorte – lui ha solo la mania del sangue puro – ma mia madre sì. Ha pensato bene di chiamarmi come la sua preferita" spiegò. "Mi vergogno talmente tanto che sono riuscita a convincere tutti a chiamarmi Trixy, persino papà. Tranne mia madre". Penny tossì lievemente.

"Ehm, scusate se sono inopportuna" si giustificò, "ma cosa c'entra Alice con questo?" Fece rimbalzare lo sguardo tra le altre tre. Evidentemente c'era un elefante nella stanza, ma lei non sapeva di cosa si trattasse. Rose le diede di gomito.

"Ne parliamo in un altro momento".

"No Rose, va bene" disse invece Alice. "Siamo cresciute insieme, è ovvio che tu sappia tutta la storia e lei no. Sei Nata Babbana, giusto?" Si rivolse a Penny, che annuì. "Porto il nome della mia nonna paterna. I genitori di mio padre erano membri dell' Ordine della Fenice, durante la Prima Guerra Magica. Furono torturati con la Maledizione Cruciatus, fino a impazzire, ma non rivelarono a Voldemort le informazioni che cercava. Mio padre è fiero di loro" concluse. L'espressione di Penny rimase tuttavia confusa. "Il fatto" proseguì Alice, "è che furono torturati da Bellatrix Lestrange, la Mangiamorte di cui lei porta il nome". Finalmente, le cose avevano un senso anche per Penny. Trixy sembrava mortificata.

"Non ve l'avrei dovuto dire" disse, voltandosi per uscire dalla loro camera. "Chiederò di cambiare stanza, credo".

"Aspetta!" Era stata Alice a parlare, e Bellatrix Zabini si fermò sulla porta. "Non mi importa come ti chiami, o se tua madre prova ammirazione per i Mangiamorte. Quello che conta è che non sei come loro" disse. "Lo dimostra il fatto che sei insieme a noi, nella Torre di Grifondoro, ma soprattutto che ti stai scusando per colpe che non sono tue".





"Trix, mi spiace" si scusò Penny.

"E di cosa? È così che mi chiamo!" Non era mai contenta quando qualcuno le ricordava il suo nome, però. Bastava guardarla in faccia.

"D'accordo, ma a te da fastidio e io l'ho fatto di proposito" ammise. "Scusa". L'altra fece spallucce, come a dire che non era niente. "Come mai non eri a lezione?" chiese Penny, per cambiare argomento.

"Stavo poco bene..." Restò sul vago.

"Non mentire. Stamattina, come sempre, ho fatto impazzire Rose per alzarmi dal letto. Siamo nella stessa stanza e se tu fossi stata male saresti rimasta a letto, e noi l'avremmo notato". Doveva essere un altro il motivo che l'aveva costretta a saltare la lezione di Erbologia.

"Non mi hai visto, ma a lezione di Trasfigurazione c'ero. Tu, Al, e Rose siete arrivati troppo tardi per notare qualsiasi cosa se non la faccia della McGranitt". Penny rise. "Mi sono assentata alla lezione con il professor Paciock".

"Perchè?" chiese Penny, sperando che l'amica si dimenticasse del suo problema, parlando del proprio.

"Non ho avuto un'estate facile" disse, "per colpa di mio fratello Daniel. Alice mi aveva invitata a stare da lei per un po', sapendo quanto io detesti casa mia". A Penny venne da sorridere al pensiero che, dopo tutti gli scrupoli che Trixy si era fatta, Alice fosse diventata la sua più cara amica. Erano inseparabili. Neville aveva accettato la cosa, ma si guardava bene dal chiamare la ragazza con il suo nome completo. Trixy fece una pausa, probabilmente dovuta alla sua persistente arrabbiatura con la propria famiglia, poi continuò. "Ovviamente, i miei non l'hanno permesso. La verità è che non mi perdonano di essere una Grifondoro e di andarne fiera. Dovrebbero vergognarsi! Blaise Zabini, con la sua mania da Purosangue e Pansy Parkinson, una donna che ammira la Mangiamorte più crudele di tutti. Da che razza di gente è composta la mia famiglia?" sbottò. Si alzò in piedi. Quando parlava della famiglia Zabini andava completamente fuori controllo.

"Meno male che ci sei tu Trix, basti a compensare i difetti di tutti i tuoi familiari, te lo dico io" la rincuorò Penny.

"Grazie" le rispose sedendosi.

"Con tuo fratello, che è successo?" Penny sapeva che Trixy e Daniel, sebbene gemelli, non erano mai stati molto simili, gliel'aveva detto l'amica. Sapeva cosa le toccava sopportare durante le vacanze estive.

"Oh, lui. Un vero Zabini, come dice mia nonna". Rise, senza allegria. "Se quando era bambino in lui c'era qualcosa di buono, stare in quel covo di serpi glielo ha totalmente portato via" constatò amaramente. Penny la guardò comprensiva. Si capiva che il rapporto con il fratello era una nota dolente. In qualche modo intuiva che da piccoli erano stati diversi, ma molto legati. L'inizio della scuola aveva spezzato quel legame. "Vorrei poterti dire che siamo come due estranei" continuò, "ma non è così. Lui vuole di più. Vuole un nemico. Non dovrebbe essere così tra fratello e sorella, ma non è colpa mia se non condivido i suoi pregiudizi". Daniel aveva le stesse idee dei suoi genitori, sia sul sangue puro che sui Babbani.

"Credo che tu non mi abbia detto tutto".

Trixy annuì. Aveva l'aria di qualcuno che avrebbe voluto essere Obliviato per dimenticarsi quello che era successo.

"C'è qualcosa in più. Prima di tornare a scuola abbiamo litigato di brutto, sono volate parole pesanti. Posso sopportare tutto, ma non le offese ai miei amici. Sono saltate fuori le bacchette, abbiamo avuto anche dei guai col Ministero perché sai che non possiamo fare magie fuori da Hogwarts. Comunque, papà ha risolto tutto grazie alle sue conoscenze al Ministero – quando gli serve qualcosa, sa sempre a chi chiedere un favore. Per farla breve, lo scontro tra me e Daniel c'è stato e insomma... l'ho Schiantato" concluse. "Piuttosto violentemente".

"Non grande, magnifica!" si lasciò scappare Penny.

"Be' se l'è cercata. Ha offeso le mie amicizie più care: te, Rose e Alice".

"Su di me cosa ha detto?" trillò una voce da dietro il divano. Alice e Rose erano in piedi dietro il divano. Che non le avessero viste era normale, dato che erano sedute di spalle rispetto all'ingresso, ma che non le avessero sentite era strano.

"Da quanto siete qui?" domandò Penny.

"Giusto il tempo di sentire che Trixy ha lanciato uno Schiantesimo alla serpe!" rispose Alice, sedendosi a sua volta. Nessuna sembrava intenzionata a rimproverarla, per quel piccolo abuso di magia minorile.

"Hai fatto bene" non si astenne dal dire Rose. "Immagino gli insulti siano i soliti".

"Sì, mio fratello non ha troppa fantasia". A quanto pareva aveva offeso la madre di Penny in quanto Maganò, lanciato frecciatine contro i Weasley perché traditori del loro sangue e frasi poco carine nei confronti di Alice e di tutta la famiglia Paciock. Trixy si rifiutò di entrare nei dettagli. Si vergognava di suo fratello. "A quel punto avevo già messo mano alla bacchetta e stavamo duellando, ma è stato quando mi ha detto che reco disonore al nome che porto, che non ci ho visto più. E l'ho Schiantato". Nessuna commentò, perché l'espressione di Trixy non era vittoriosa, ma triste e rassegnata.

"Essere il cagnolino di Malfoy non gli fa bene" disse Rose. "Secondo me si contagiano a vicenda".

"Non è un virus essere Serpeverde" le fece notare Penny, ridendo.

"Bene" disse Trixy. "Non pensare che io mi sia scordata della tua espressione quando ti ho trovata qui sul divano, triste e sola. Che ti succede?" Penny non sapeva a cosa appigliarsi.

"Te l'ho detto, non mi sentivo bene".

"Sì, certo. Vuoi un bello Schiantesimo anche tu?" fece Trixy. Be', avrebbe fatto comunque meno male che vedere James baciarsi con un'altra.

"Non ho avuto una buona giornata" disse, mantenendosi sul vago. Fece l'errore di non guardare Rose.

"Sai qualcosa che noi ignoriamo?" le chiese Alice. Era troppo perspicare, per i gusti di Penny. Le ricordava Al, quando faceva così.

"Sì Alice, per questo non la sto riempiendo di domande. Lo so perchè ero con lei. Sappi che dovrai imbottirmi di Veritaserum per costringermi a rivelare qualcosa" disse seria. Penny si ripromise di ringraziarla in privato per quelle parole.

"Ragazze, non è niente di serio... è una cosa che mi fa sentire idiota. Rimarreste deluse, garantito".

"Non dirmi che è una questione di cuore!" Trixy sembrava eccitata.

"Non urlare" la rimproverò Penny, guardandosi intorno per sincerarsi che non ci fosse nessuno oltre loro.

"Molto bene, abbiamo la prova che ho ragione: è una questione di cuore. Assodato ciò, possiamo passare a supporre i pretendenti in questione" annunciò. "Ho già qualche nome in mente. Alice, a te l'onore".

"Possiamo escludere che sia un Serpeverde?" fece Alice, dubbiosa.

"Certo che puoi escluderlo! Per chi mi hai presa?" replicò Penny, alterata. Le labbra si erano mosse di scatto, nonostante si fosse ripromessa di stare in silenzio.

"Be' non si piò mai sapere, ce ne sono alcuni davvero carini" disse Alice, guadagnandosi un'occhiataccia da parte di Penny. Poi Trixy mosse la bacchetta, pronunciando un incantesimo sconosciuto, e apparve una lunga pergamena sospesa nell'aria. Penny ci mise un attimo a capire: era la lista di tutti gli studenti maschi di Hogwarts. Dopo le sue parole, l'intera sezione degli studenti Serpeverde fu automaticamente depennata.

"Scommetto che la pergamena si accorge se dico bugie..." Il tono di Penny era decisamente rassegnato. Era stata una sciocca a pensare che le amiche l'avrebbero lasciata in pace.

"Scommessa vinta" disse Trixy. "L'ho presa ai Tiri Vispi Weasley: è formidabile, non trovi?"

"No Trixy, non direi proprio!" replicò Penny.

"Zio George è un genio" commentò Rose.

"Bando alle ciance! È un Tassorosso?" chiese Alice.

"E se io non rispondessi?" le fece notare Penny.

"Io e Trixy ti tormenteremmo fino allo sfinimento e finiresti per parlare". Sapeva bene che entrambe erano capacissime di farlo.

"No" rispose controvoglia, sempre guardandosi intorno per controllare che fossero sole. Dalla lista scomparvero tutti i Tassorosso. "Chi vi dice che la persona che mi interessa sia di sesso maschile?" domandò alle amiche, nel tono più serio che riuscì a trovare. Loro la fissarono, estremamente preoccupate. "È una pergamena omofoba o è solo difettosa?" chiese.

"No, ma a quanto pare dovremo ricominciare tutto da capo" disse Trixy, disperata.

"No" ammise. "È un ragazzo".

"Per fortuna, almeno il campo della pergamena si restringe" esultò Trixy, "e possiamo riprendere. Corvonero?" le chiese. Penny ci pensò su e decise di provarci. Magari era una truffa per spillare soldi, o magari se avesse mentito davvero bene non l'avrebbe scoperta.

"Si" rispose soltanto. Per un momento la bugia sembrò non avere conseguenze, ma l'attimo dopo accadde qualcosa che la lasciò di stucco. La parte inferiore della pergamena si arrotolò, fino a prendere la forma di una lingua, peraltro molto lunga. A quel punto quella cosa le fece una gigantesca pernacchia e pronunciò un'unica parola: Bugia! Poteva farsi mettere in soggezione da una stramaledetta pergamena? Era messa proprio male.

Comunque, Alice non si scompose. "Ne deduco che sia un Grifondoro", si limitò a osservare. Dalla lista furono depennati anche i Corvonero.

"Questo ragazzo, ha meno di sedici anni?" chiese Alice.

"No" rispose, sempre più esitante. Avrebbe voluto scappare, ma in fondo erano le sue amiche, alle quali aveva nascosto la cosa per fin troppo tempo. Si fidava di loro; in un certo senso avevano era giusto che lo sapessero.

"Ottimo, quindi è del sesto o del settimo anno. Escludo a priori che sia Al?" chiese Trixy. Penny scoppiò a ridere.

"Ma che dici!" fece Alice, seccata. Aveva parlato al posto suo, con un certo fervore. Almeno c'era ancora qualcuno che ragionava, pensò Penny.

"Ovvio" le fece eco. Però nulla si depennò sulla lista. A dire il vero, si accorsero che il nome di Al non era affatto presente. Alice parve... sollevata. La pergamena non era difettosa per niente, a quanto pareva. Sapeva come interpretare ogni cosa, sapeva se Penny mentiva, escludeva a priori i soggetti che non erano presi in considerazione da lei. Per questo le ragazze non comparivano, per questo il suo migliore amico non c'era. Semplicemente, George Weasley era un genio.

"Hai visto Trix? Perfino la lista sa che Al e Penny sono come fratelli" fece Rose.

"Oppure Al ha gusti che non contemplano le ragazze" asserì Trixy, trasformando l'espressione sollevata di Alice in una smorfia. Penny si ripromise di indagare su quella faccenda. La sua amica non gliela contava giusta. Neanche un po'.

"La mappa non segna le persone da escludere a priori, giusto? Però Penny potrebbe amare un ragazzo che non la ricambia" congetturò Trixy, del tutto dimentica della presenza dell'amica.

"Ehi, io sono ancora qui! Non parlare come se non fossi presente". Merlino! Era la sua vita, non una soap opera!

"Comunque l'unico nome escluso è quello di Al, quindi quello che dice Trixy è giusto. Noi vogliamo sapere di chi sei innamorata tu, non se lui ti ricambia. Quindi potresti anche esserlo di un ragazzo che non ti contempla".

"Ma infatti è così" sbottò lei. "Posso affermare in tutta sicurezza che così, non serve una pergamena per confermarlo. E no, non è gay". Ottimo, stava gracchiando.

"Chi non è gay?" chiese James, appena entrato in Sala Comune con Al. Penny lo guardò basita. Lei stava lì ad agitarsi e lui arrivava come se niente fosse, ignaro degli affanni le causava. Merlino, quanto lo odiava!

"Magnifico!" Aveva praticamente strillato. Se ne rese conto e decise che la mossa migliore era sparire alla svelta. Pertanto corse a rifugiarsi nel dormitorio, dove aveva intenzione di passare il resto dell'anno scolastico.

"Cos'è quella?" chiese Al adocchiando la pergamena ancora a mezz'aria.

"Niente" rispose Alice facendola sparire in fretta, con solo un colpo di bacchetta. Tanto ormai non serviva più, non dopo la reazione di Penny all'arrivo di James.

"Rose, cos'ha Penny?" chiese Al apprensivo.

"Non ora Al, dopo ti spiego" gli rispose con sguardo eloquente. Non potè impedirsi di lanciare un occhiata a James, che si accigliò.

"Che vuol dire non ora?" domandò, visibilmente scocciato. "Sono un problema per te, Rose? Non pensi che potrei voler sapere se le succede qualcosa?" sbottò, lasciandoli di stucco. Alice e Trixy ebbero la sensibilità di lasciarli a sbrogliare quella matassa familiare, uscendo dalla Sala Comune.

"Jamie, di che stai parlando? Sei mio cugino e ti voglio bene, ma non posso sbandierare i fatti privati degli altri" rispose Rose, pacata.

"Be', non posso fare a meno di notare che quando si tratta di lei è come se fossi un estraneo. Mi detesta a questo punto?" chiese esasperato.

"Ma figurati se Penny ti detesta! È solo molto riservata" disse Al, senza suonare molto convincente.

"Inventatene un'altra. Oggi ti ho vista trascinarla via quando siete uscite dalla Sala Grande, e vorrei sapere perché" disse, rivolgendosi a Rose.

"Aspetta, mi sono perso qualcosa?" disse Al senza pensarci. Rose lo fulminò con lo sguardo. La cosa irritò ancora di più James, che le parlò in tono accusatorio.

"Visto? Dice così perchè si sarà pure perso un pezzo, ma sa di cosa si parla. Io no, come sempre! È tutto il pomeriggio che vi cerco. Era a pezzi, da come si muoveva. Quindi ora mi dici che cos'ha. È stato Malfoy?" chiese.

"Malfoy non le ha nemmeno rivolto la parola" rispose Rose. La cosa non sembrò placarlo più di tanto.

"Sta male?" chiese allora.

"Non fisicamente, se è questo he intendi".

"Merlino, allora cos'ha?" sbottò. Al e Rose erano perplessi a quella reazione. Non capivano bene cosa stesse succedendo.

"James, tu e Penny siete compagni di casa, ma si da il caso che sia la mia migliore amica. Mia e di Al. Ora, se Baston ti dicesse un segreto, tu lo custodiresti, o lo sbandiereresti ai quattro venti?" Il volto di James aveva un' espressione indecifrabile. La squadrò, poi fece lo stesso con Al, che aveva la bocca cucita.

"Quindi per Shane è questo che sono... i quattro venti! Rivelarlo a me o a un estraneo, per lei fa lo stesso! Molto bene, non sono affari miei. Vado a farmi un giro" disse uscendo in fretta da dove era entrato. Al sospirò e si sedette di fianco a Rose sul divano, ormai erano soli.

"Cosa è successo?" chiese a mezza voce, come se di strilli ne avesse abbastanza. Rose sbuffò. Non le andava per niente di rinvangare quel pomeriggio, ma Al doveva essere aggiornato sui recenti sviluppi.

"Dopo pranzo ho visto Penny imbambolata in corridoio. Fissava un angoletto buio, per me privo d'interesse. Mi sono avvicinata, l'ho chiamata, ma non si è neanche girata. Stava fissando James". Al aveva un brutto presentimento. "Stava addossato al muro, con appolipata addosso quella tizia... Jessica, la bionda slavata del quinto anno".

"Non ci credo!" disse Al sgomento. "Deve essere uscito di senno. Non l'ha mai potuta vedere! Dice che è appiccicosa e smielata, oltre che un tantino patetica nelle sue... manifestazioni d'amore. Sei sicura che non era lei a baciare lui, più che il contrario?" Rose riflettè, ma rispose che non ne aveva idea. Non aveva prestato attenzione ai particolari della scena, si era solo preoccupata di trascinare via Penny.

"Aveva una faccia" disse. "È scappata e l'ho trovata nella torre con Trixy, che per sollevarla le stava raccontando di come quest'estate abbia Schiantato Daniel Zabini". Al rise alla notizia. Non aveva grande simpatia nei confronti del gemello di Trixy. Del resto, Daniel non era simpatico a nessuno se non a Scorpius. Erano inseparabili.

"Grandiosa!" fece Al. "Altro che Schiantesimi, lui e Scorpius meriterebbero l'espulsione dal Mondo Magico, per quanto sono viscidi".

"Vuoi dare questa gatta da pelare ai Babbani, poverini? Non dirmi che sei diventato anti- babbani anche tu!" lo celiò Rose.





Nei giorni seguenti, le lezioni furono serrate e il rischio di incontrare James divenne basso. Nel tempo libero, Penny si chiudeva in biblioteca o in qualsiasi altro posto in cui fosse sicura di non trovarlo. Se lui era in Sala Comune, lei era in cortile. Se lui era in cortile, lei era a prendere il tè da Hagrid con Al e Rose. E così via. Non voleva assolutamente vederlo. Non tanto perchè a freddo ce l'avesse ancora con lui, che aveva il diritto di baciare chi voleva, quanto perchè era sicura che avrebbe rischiato di rivelargli la verità. Una possibilità catastrofica, che Penny non voleva contemplare.

"Vuoi evitarlo per sempre?" chise Al sottovoce, prendendo posto accanto a lei.

"Non possiamo parlarne dopo? Siamo in biblioteca" bisbigliò. Avrebbe volutonon parlarne mai, ma immaginava che non fosse tra le opzioni previste da Albus.

"Stiamo sussurrando, nessuno avrà niente da ridire. È una settimana che fai di tutto per non vedere mio fratello, pensi di resistere finchè avrà passato i M.A.G.O e lasciato la scuola?" le chiese ironicamente.

"Non sarebbe una cattiva idea" rispose lei. Al alzò gli occhi al cielo.

"Ovvio che no!" disse seria. "Solo che non mi va di parlarci per il momento. Finirei per dirgli qualcosa di stupido". Al emise un suono che sembrava un misto fra uno sbuffo e una risata soffocata.

"Su questo non c'è pericolo. James è convinto che lo detesti, che non ti fidi di lui e che per questo non è mai a conoscenza dei tuoi problemi".

"Che vuoi che gliene importi, dei miei problemi?" Non vedeva quale fosse il motivo per cui James dovesse occuparsi di lei in qualche modo.

"Ci ha chiesto se Malfoy ti avesse dato fastidio. James è affezionato a te" disse Al sorridendo. Penny non sapeva se ridere o piangere, ma si limitò a sbuffare. Erano in biblioteca, in fondo. Però quello che aveva detto Al... affezionato James forse lo era, ma non nel modo in cui Penny avrebbe voluto. Era deprimente pensarci. Al sembrò leggerle quello che pensava negli occhi.

"Scusa" disse. Di cosa dovesse scusarsi, Penny non ne aveva idea. Aveva detto la verità, nient'altro. Gli sorrise.



"Grazie lo stesso, è stato un bel tentativo".

"Tra poco andrà meglio" tentò di consolarla. "Inizieranno le visite a Hogsmeade e ti rimpinzerai di Burrobirra, giù al Pub di Madama Rosmerta. In più riparte la stagione di Quiddich". Giusto, il Quiddich!

"Per la barba di Merlino! Albus, oggi non mi sei certo di aiuto! Fino alla Burrobirra eri andato benissimo" disse. "Ma gli allenamenti di Quiddich mi porteranno gomito a gomito con James? Lui è il cercatore e..."

"... tu sei la battitrice, giusto". Al sembrò rinunciare al proposito di consolarla. Qualsiasi cosa avesse detto, avrebbe finito col farla stare peggio.

"La cosa dovrebbe consolarmi, secondo te?" Era una domanda retorica.

"Si, tu ami i bolidi impazziti" cercò di scherzare. "Un sacco di ragazze vorrebbero essere al tuo posto, a difendere Jamie dall'attacco di feroci bolidi".

"Albus Severus Potter, taci oppure ..." La voce della bibliotecaria interruppe le minacce di Penny.

"Shhhh! Se volete parlare, andate a farlo fuori di qui!" Non se lo fecero ripetere. Si alzarono e uscirono, prima di attirare le ire di tutti – cosa molto facile, quando si parla in una biblioteca.

"Meno male che ti ha interrotta! Volevi Affatturarmi, mi ci gioco la bacchetta".

"Te lo saresti meritato! Sono gelosa di un ragazzo e tu mi parli di quante altre vorrebbero stargli accanto. Ti sembra normale?" gli disse, finalmente libera di sfogarsi.

"Non è stato molto carino", ammise.

"A proposito di cose carine, ti volevo parlare di una cosa che è successa l'altro giorno con le ragazze". Lui la guardò, curioso. Penny stava pensando al suo nome assente dalla lista e a quanto fosse forte la loro amicizia. E lo abbracciò, di getto.

"E' un gesto d'amicizia o vuoi pugnalarmi alle spalle per le cose che ho detto prima?" chiese scherzoso.

"E' per dire che sei il fratello che avrei voluto, idiota".

"E' la cosa più bella che mi potessi dire! " rispose, colpito.



"Disturbo?" chiese bruscamente una voce.

"Certo che no!" rispose Al; lui vedeva il volto della persona a cui apparteneva quella voce calda e vellutata.

"Ciao James". La risposta di Penny arrivò con un filo di voce.

"Vi ho visti impegnati" disse. Ottimo, pensò Penny. James stava insinuando che tra lei e Al ci fosse una tresca.

"Oh sì, a forza di parlare però ci hanno sbattuti fuori dalla biblioteca!" disse Al, che aveva deciso di ignorare l'atteggiamento di James. Era molto più calmo e riflessivo della sua amica, evidentemente. Meglio per lui, ma molto peggio per lei, che non ci riusciva. Così decise di battere in ritirata.

"Io vado a fare quello che devo fare" disse rivolta ad Al, che la guardò strabuzzando gli occhi. La frase che aveva detto non aveva alcun senso, ma lei si incamminò a passo svelto verso... non sapeva dove. Non aveva grande importanza. Lontano da James, era il miglior posto in cui poteva trovarsi.

"Penelope!" la chiamò James, alle sue spalle. Si voltò, perché non poteva proprio fingere di non averlo sentito. Non aveva novant'anni, lui era troppo vicino, e non c'era un chiasso assordante intorno a loro. Sembrava sparito anche Albus, che invece di andarla a salvare se l'era svignata. Che traditore!

"Dimmi" rispose sfoggiando un sorriso più finto di una moneta da tre sterline babbane.

"Mi stai evitando, Penelope, o è una mia impressione?" chiese lui, calcando il tono sul suo nome.

"Non chiamarmi Penelope, per cortesia". Tutti sapevano che la infastidiva, compreso James.

"E tu non evitarmi, per cortesia" la scimmiottò. Non si era sbagliata su di lui quando l'aveva incontrato. Era simpatico, ma impertinente e davvero fastidioso, quando voleva.

"Non ti sto evitando" mentì Penny. "Non sei il centro del mondo, Potter".

"Mi detesti fino al punto di non volermi nemmeno parlare, Shane?" Quel tono di voce diverso dal solito, la fece fermare. Non era spavaldo, nè arrogante. Sembrava solo dispiaciuto, in quel momento.

"Io non ti detesto affatto!" gli rispose guardandolo – per la prima volta da quando avevano iniziato la conversazione – dritto negli occhi. Due pozze castano scuro, profonde al punto da potercisi perdere. E le sarebbe piaciuto molto, poterlo fare. Perdersi in lui. Scosse la testa per scacciare quel pensiero.

"Non è vero, lo sai. Non mi hai mai potuto soffrire e non fai nulla per nasconderlo. Sei cordiale con tutti, se escludiamo le serpi, ma quando arrivo io diventi fredda".

"Che cosa ne sai di come sono quando non ci sei?" domandò lei.

"Be', vi vedo! Insomma, anche il fatto che loro sappiano perchè l'altro giorno eri a pezzi e io non..." Penny si sentì in dovere di interromperlo.

"Ti ringrazio, ma non mi serve il tuo aiuto. Loro sono i miei migliori amici, è questa la differenza". Doveva allontanarlo da lei, anche a costo di essere cattiva con lui.

"Mi conosci da tanti anni. Possibile che non ti fidi di me?" le domandò. Decise di non rispondere direttamente alla domanda. La risposta li avrebbe feriti entrambi. Non si fidava di lui, era vero.

"James, io ho da fare ora, se vuoi scusarmi..."

"No, non voglio scusarti, Shane" replicò serio. "Stiamo parlando, dove devi andare così di fretta?" Già, dove doveva andare? Per tutte le cavallette, doveva imparare ad architettare meglio le scuse per sfuggire alle domande di persone che la interessavano ma che non poteva avere. Si ripromise di buttarne giù un centinaio, pronte da rifilare alle persone che voleva evitare.

"Alla Guferia". La prima cosa che le era venuta in mente. Lui non sembrava troppo convinto. "Devo dare da mangiare a Lara, la mia civetta ma anche spedire una lettera" inventò sul momento. I particolari rendono le bugie credibili, glielo ripeteva sempre suo nonno. Arnold era un maestro nell'arte di negare, omettere o inventare di sana pianta qualcosa. Chi altri poteva se non lui? Per anni aveva nascosto a sua figlia di essere un mago.

"Posso accompagnarti?" propose, stavolta gentilmente.

"Come vuoi, se non hai di meglio da fare" rispose di getto, calcando sulle ultime parole, con tono allusivo. James parve perplesso.

"Non capisco di cosa parli".

"Lascia stare, non sono fatti miei" tagliò corto lei, riprendendo a camminare. Ma James non mollò e continuò a starle dietro.

"Di cosa stai parlando?" chiese ancora.

"Del fatto che ci siano molti modi di passare il tempo, certamente più piacevoli che indagare sulla mia vita. Il mio consiglio perciò è di fare ciò per cui sei più portato: divertirti!" Negli occhi di lui lesse il riflesso del proprio sguardo. Quello che voleva fosse freddo e distaccato, le era uscito come uno sguardo rancoroso.Si ripromise di iscriversi a un corso di recitazione, o chiedere ulteriori delucidazioni al nonno.

"Ma dove vai? La Guferia è dall'altra parte!" disse trattenendola per un braccio.

"Ormai è tardi e tra poco inizia la lezione di Difesa Contro le Arti Oscure. Non ho intenzione di arrivare in ritardo, adoro quel corso" disse. Almeno questa era la verità, visto che era la sua materia preferita.

"Senti, io mi arrendo. Non so a cosa ti riferisci. Quando vorrai deciderti a parlarmi di nuovo sai dove trovarmi!" Sembrava una foga eccessiva a Penny, ma non indagò.

"Ti sto parlando, mi sembra" sbottò.

"Bene" disse rassegnato, "ora è proprio cristallino, che non sono fra le tue simpatie. Se vuoi che ti lasci in pace, fai una bella cosa: quando alla partita un bolide sta per venirmi addosso, tu lascialo fare!" Oh, ma per piacere!

"Non dire idiozie!" disse Penny. James stava andando a ruota libera. Nessuna delle cose che diceva avevano un senso.

"Deve essere difficile difendere qualcuno che ti sta così antipatico" proseguì. "Mi dispiace per te, davvero". Penny decise che non voleva stare a sentire un minuto di più di quelle scemenze. Sapeva che stava solo provocando una reazione, o che voleva farla semplicemente sentire in colpa. Be', non ci sarebbe riuscito.

"E' più facile di quel che pensi" gli rispose, pacata. Sembrò confuso da quella replica. Sperava quasi che capisse quel che si celava dietro alle parole che aveva detto. Difenderlo era la cosa che le veniva meglio, alle partite. Sam Baston, il loro capitano, le diceva sempre che aveva talento. Era vero: era un'ottima Battitrice, ma il fatto che il Cercatore le stesse così a cuore la aiutava. Lui non proferì parola. Penny colse quel momento di silenzio come un'ottima occasione per svignarsela, dirigendosi verso l'aula di Difesa Contro le Arti Oscure, dal professor Lupin.







ANGOLO AUTRICE

Ecco un altro capitolo, spero vi piaccia. Penny dice a Trixy "non grande, magnifica" e ovviamente è una citazione dal film Il Prigioniero di Azkaban, in cui Ron dice la stessa frase a Hermione.

  
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