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Autore: _IcePotter    29/04/2015    2 recensioni
Kendall Schmidt e Logan Henderson si detestano praticamente da sempre. Il migliore amico di Kendall, ovvero James e il migliore amico di Logan, Carlos, sono invece follemente innamorati l'uno dell'altro. Cosa succede se ti allei con il tuo peggior nemico per far mettere insieme una coppia che scoppia?
***
E, alla veneranda età di diciassette anni le sue certezze si contavano sulle dita di una mano. [...] La seconda certezza era che le ragazze fossero un universo oscuro e misterioso dalla quale era meglio tenersi a distanza il più possibile, non importava quanto potessero apparire appetibili. La terza, si era detto mentre imboccavano un corridoio lungo e stretto e il suo migliore amico andava a sbattere contro una figura alta e slanciata arrossendo all’inverosimile, era che Carlos Pena era ridicolmente e follemente innamorato di James Maslow, che altrettanto ridicolmente e follemente ricambiava i suoi sentimenti. E l’ultima, ma non meno importante aveva riflettuto infine mentre dava una mano a Carlos per rialzarsi mentre una familiare figura bionda faceva lo stesso con James, era che odiava Kendall Schmidt con ogni fibra del suo essere.
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[Kogan, Slash][Accenni Jarlos][Long-fic a capitoli][Fluff a mai finire]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Carlos, James, Kendall, Logan, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sherlock, Watson e i grattacapi dei Jarlos!
Vedere Logan Henderson e Carlos Pena insieme era la cosa più scontata che si fosse vista al mondo. Erano amici praticamente da quando erano nati, si erano conosciuti nella culla. Per Logan, Carlos era una delle poche certezze che aveva nella vita. E, alla veneranda età di diciassette anni le sue certezze si contavano sulle dita di una mano. Ci stava riflettendo proprio in quel momento, mentre camminava con molta nonchalance lungo il corridoio che lo avrebbe portato a lezione di storia, la prima di tutta quella lunga settimana. La prima certezza che aveva era indubbiamente Carlos. Era il suo migliore amico e quello che gli stava accanto sempre e comunque, non importava del resto. La seconda certezza era che le ragazze fossero un universo oscuro e misterioso dalla quale era meglio tenersi a distanza il più possibile, non importava quanto potessero apparire appetibili. La terza, si era detto mentre imboccavano un corridoio lungo e stretto e il suo migliore amico andava a sbattere contro una figura alta e slanciata arrossendo all’inverosimile, era che Carlos Pena era ridicolmente e follemente innamorato di James Maslow, che altrettanto ridicolmente e follemente ricambiava i suoi sentimenti. E l’ultima, ma non meno importante aveva riflettuto infine mentre dava una mano a Carlos per rialzarsi mentre una familiare figura bionda faceva lo stesso con James, era che odiava Kendall Schmidt con ogni fibra del suo essere.
Dopo l’incontro-scontro con il duetto delle meraviglie, come a Logan piaceva tanto chiamarli soltanto per dare fastidio al latino, erano entrati nella classe di storia soltanto per apprendere che il loro professore era assente e che non avrebbero avuto la tanto temuta interrogazione sulla rivoluzione industriale per almeno una settimana. Ghignando, Logan si era issato su un banco mentre le ragazze si voltavano a fissare a bocca aperta la trazione dei suoi bicipiti. Il suo ghigno si era allargato mentre Carlos prendeva posto accanto a lui, scuotendo la testa con finta disapprovazione. Il moro si era sdraiato, con la schiena sospesa nel vuoto e la testa poggiata in un banco che stava dietro, rilassandosi. Avrebbe sicuramente evitato un impreparato per un bel po’, aveva il suo migliore amico e la prospettiva di una settimana meravigliosa. Insomma, si era ormai bellamente convinto che nulla potesse andare storto. E quando mai lui aveva ragione su qualcosa?
***
La giornata scolastica nel complesso era andata piuttosto bene. Si era rilassato e divertito sul campo di hockey nel pomeriggio e poi era tornato a casa dove aveva saputo che sua madre gli aveva preparato la sua cena preferita, ovvero le lasagne. Subito dopo cena si era rintanato nella sua stanza per suonare un po’ in santa pace. Suonava la chitarra da ormai molti anni ed era una delle poche cose che riuscisse veramente a rilassarlo per davvero. Quando suonava qualcosa in lui cambiava, non avrebbe saputo spiegarlo altrimenti.
Aveva appena finito di accordare la sua chitarra e stava per iniziare a suonare il brano dei blink-182 che aveva ascoltato quella mattina quando gli eventi avevano iniziato ad andare per il verso sbagliato.
Il suo telefono, fedelmente riposto nella tasca dei pantaloni aveva vibrato, segno dell’arrivo di un messaggio. Logan aveva sbuffato, prendendo il cellulare e aprendo il messaggio. Numero sconosciuto.
-Henderson?- recitava il messaggio. E chi era che lo scocciava a quell’ora?
-Ti conosco?- non aveva affatto voglia di essere gentile, non in quel momento. Gli scocciava ammetterlo, ma non riusciva a fare a meno di pensare a quanto Carlos fosse fortunato. La sua cotta per James era ovviamente ricambiata, sarebbe stata solo questione di tempo prima che si mettessero insieme, ci avrebbe scommesso. Lui invece non aveva ancora trovato nessuno in grado di fargli battere il cuore e la cosa lo infastidiva. Avrebbe voluto anche lui qualcuno da guardare con la bava alla bocca, con il quale scambiare messaggini melensi durante le lezioni e con cui condividere tutto. Era gay e non aveva mai fatto mistero della cosa, ma per le mutande di Merlino, anche Carlos lo era eppure eccolo lì. Sbuffando aveva sbloccato nuovamente il cellulare, accorgendosi di avere un nuovo messaggio.
-Sono Kendall.- aveva scritto il mittente sconosciuto, ormai non più così sconosciuto. La piattola che gli scriveva? Questa sì che era una novità! Se avesse avuto un diario, sarebbe corso immediatamente a scriverglielo.
-Piattola! Ma chi ti ha dato il mio numero?- aveva digitato velocemente, incredulo. Kendall era una delle poche persone a scuola che non gli nascondeva l’astio che provava per lui. Lo divertiva come cercasse sempre di rispondergli a tono e non si facesse mai intimidire da quello che gli diceva. L’ennesima vibrazione lo aveva distorto dai suoi ragionamenti contorti.
-La pianti di chiamarmi piattola? Mi irrita  -.-“ James comunque.- Logan aveva ridacchiato sommessamente. Era davvero convinto che prima o poi avrebbe smesso di chiamarlo in quel modo? Che illuso.
-Ecco perché lo faccio ;) Tra l’altro, chi ha dato il mio numero a James?- non ricordava che lui e il biondo avessero amici in comune ed era pressappoco impossibile che fosse stato lui a darglielo, altrimenti se ne sarebbe ricordato.
-Simpatico, davvero… C’è bisogno davvero di farmi questa domanda?- quel ragazzo non si smentiva proprio mai. Non gliel’avrebbe lasciata vincere mai.
-Carlos?- aveva scritto mentre alzava gli occhi al cielo. Lato negativo dell’essere innamorati: diventi una pallina di gelato.
-Carlos.- d’accordo, i Jarlos –ormai gli aveva addirittura dato un nome- erano sempre più smielati e disgustosamente dolci, ma questo non spiegava perché Kendall gli stesse scrivendo alle undici di sera.
-E…? Perché hai voluto il mio numero?- okay, si stava comportando in maniera gentile. O meglio, ci stava provando. Non lo aveva mandato a fanculo, non gli aveva detto di morire al rogo e non lo aveva neppure insultato. Piattola non veniva considerato come un insulto. Ma ciò non toglieva la stranezza di tutta quella situazione. Che cavolo voleva adesso quel ragazzo da lui?
-Dovrei chiederti un favore. E no, la cosa non mi fa piacere, neppure un po’.- un favore? La cosa si faceva interessante, aveva pensato ghignando ed affrettandosi a rispondere.
-Se ti sei finalmente reso conto di quanto io sia meravigliosamente sexy e vuoi scopare con me, mi dispiace dirti che non sono disponibile.
-Piuttosto che scopare con te diventerei prete. Sono gay, non cieco ;)- Logan aveva sbuffato, mentre una vena iniziava a pulsargli pericolosamente sul collo. Era meglio che gli dicesse quello che voleva e subito anche, perché iniziava a perdere le staffe. E no, non perché gli desse fastidio che la piattola non fosse interessato a lui, affatto.
-Spara. Ma fa alla svelta, non ho tempo da perdere con te. C’è gente che pagherebbe per parlare con me in questo momento, spero che tu ne sia consapevole.-
-Posso solo immaginare. Comunque sarò breve: si tratta di James e Carlos. Ho bisogno di una mano per aiutarli a mettersi insieme, dato che a quanto pare da soli non sono in grado di combinare nulla. E mi servirà il tuo aiuto dato che, per quanto mi faccia orripilare il pensiero, tu sei il migliore amico di Carlos. Comunque immagino che sia il caso di lascarti ai tuoi sporchi affari, vediamoci domani all’ora di pranzo in giardino.- Logan aveva sollevato un sopracciglio, scettico.
-Per quanto noterei la tua presenza perfino bendato in una stanza buia, mi spieghi come dovrei fare a riconoscerti? Il giardino è enorme.
-Vicino al cancello, alla destra, ti va meglio come indicazione? O vuoi che ti faccia un disegnino esplicativo?- simpatico il ragazzo, davvero molto simpatico.
-No, grazie. E chi ti assicura che io verrò?- la risposta era arrivata solo dopo qualche minuto. Nel frattempo lui aveva lasciato la chitarra in un angolo e si era sdraiato in un angolo, ricordandosi improvvisamente che doveva ancora studiare storia e fare gli esercizi di algebra. Oh, ci avrebbe pensato il giorno dopo! Non lo avrebbe mai ammesso, eppure tutta quella situazione gli mandava i brividi lungo la colonna vertebrale. Gli piaceva l’idea di comportarsi da Cupido e non ne poteva più di ascoltare il suo amico lamentarsi di questa o di quell’altra cosa che gli era successa con James. Forse la piattola non aveva idee così terribili, dopotutto.
-Nonostante somigli più ad un robot che ad una persona, so che vuoi bene a Carlos e so che anche lui te ne vuole. È l’unico che ti è rimasto accanto in tutti questi anni e che ti ha sempre difeso a spada tratta e sono sicuro che ti taglieresti un braccio per lui. Quindi verrai, sono sicuro.- Logan aveva corrugato le labbra in una smorfia crucciata. Odiava mostrarsi sentimentale e non gli andava affatto a genio l’idea che qualcuno fosse riuscito a capire il legame che lo legava al latino così a fondo pur non conoscendolo affatto.
-Forse hai ragione…- aveva scritto, lasciando la frase a metà. Meglio evitare che si montasse troppo la testa, preferiva lasciargli il beneficio del dubbio.
-Io ho sempre ragione ;) Buonanotte, Logan- gli aveva scritto il biondo in un vano tentativo di fare una battuta. Il moro aveva represso un sorriso che aveva minacciato di spuntargli sulle labbra.
-‘Notte piattola!- aveva risposto velocemente e con più enfasi di quanto avrebbe voluto. Poi si era infilato sotto le coperte e si era addormentato con ancora i vestiti addosso, curioso di ciò che lo attendeva il giorno successivo. Al diavolo la storia e l’algebra!
***
L’indomani era arrivato prima che potesse rendersene conto. In quelli che gli erano sembrati due minuti si era già vestito ed era già stato spinto fuori di casa da sua madre, che era di fretta poiché in ritardo al lavoro. Aveva fatto a piedi la strada che lo separava da scuola, trattandosi di a mala pena qualche isolato. Era arrivato in pochi minuti, stranamente in ritardo. Era entrato nell’ampio cortile aggiustandosi con una mano il ciuffo ribelle. Molte teste si erano voltate al suo passaggio e lui di certo non poteva che essere d’accordo con tutta quella gente che lo osservava a bocca aperta.
Ecco Logan Henderson: non troppo alto, muscoloso, occhi scuri ed imperturbabili, capelli scuri seppelliti sotto valanghe di gel. Lungo il percorso che lo separava dall’aula di matematica avanzata, il corso che aveva alla prima ora, parecchi sguardi si erano voltati nella sua direzione facendogli sollevare un angolo delle labbra. Era divertente come le ragazze continuassero ancora a morirgli dietro, davvero.
Aveva quasi raggiunto la classe quando qualcosa poggiato ad un armadietto l’aveva distratto. Capelli biondi e spettinati, occhi allegri e sempre sorridente, Kendall Schmidt poteva essere tranquillamente definito come il suo opposto. Vicino a lui stava Jo Taylor, la sua migliore amica nonché prima della classe in continua competizione con Logan. Sbuffando (stava diventando un brutto vizio ormai), aveva ripreso a camminare soltanto per essere poi distratto di nuovo da qualcosa di insolito. Il biondino era scoppiato a ridere per chissà quale battuta fatta da Jo ed era qualcosa di semplicemente meraviglioso. Gli angoli della bocca curvati all’insù che lasciavano scoperti i denti bianchissimi e gli occhi brillanti come non glieli aveva mia visti. Forse perché lui non lo aveva mai visto ridere. All’improvviso qualcosa in un punto imprecisato tra il suo cuore e il suo stomaco aveva preso ad vorticare velocemente. Non avrebbe saputo dire di cosa si trattava, ma era stranamente piacevole. Il suo cuore aveva perso distintamente un battito, prima di prendere a pompare molto più velocemente del normale.
Logan aveva svoltato l’angolo quasi correndo, mentre sentiva distintamente le guance arrossarsi senza un motivo apparente.
Ma che cazzo…?
***
L’ora di pranzo era arrivata molto più velocemente di quanto si sarebbe aspettato. Per sua fortuna non aveva avuto lezioni né con Carlos né con Kendall, quindi almeno per un po’ aveva potuto stare solo con i suoi pensieri. Davvero non riusciva a spiegarsi quello che era successo quella mattina in corridoio. Le possibilità in realtà erano due: o un principio di infarto lo aveva colpito senza preavviso, oppure… diamine, non voleva neppure pensarci. No, doveva essere stato qualcos’altro. E comunque in quel momento non aveva tempo per pensarci. Aveva un “appuntamento” in giardino ed era anche in ritardo.
Si era sistemato il ciuffo con una mano cercando di apparire il più disinteressato possibile, mentre un oceano di emozioni inspiegabili sembrava farsi beffe di lui. Doveva calmarsi, che diamine. Non era mica una ragazzina in preda alle crisi ormonali lui, giusto? No, non lo era quindi… calma e sangue freddo.
Il giardino della loro scuola era veramente enorme. Si estendeva per diversi centinaia di metri dietro l’edificio scolastico ed era un’immensa distesa verde piena di fiori di ogni varietà e colore che Joseph, il loro vecchio ed affezionato giardiniere, coltivava con amore ogni giorno. Nel complesso dava un’idea di felicità non indifferente che riusciva sempre a far spuntare un sorriso a tutti. Vicino al muro est della scuola c’era una piccola fontana che zampillava e dalla quale fuoriusciva acqua limpida, che produceva un suono veramente piacevole all’udito. La giornata era veramente splendida. Nonostante fosse soltanto aprile, il sole brillava già alto nel cielo producendo sfumature di mille colori sul prato colmo di residui d’acqua della pioggia della sera precedente. Molti ragazzi avevano deciso di approfittare del caldo per concedersi di pranzare fuori, mentre lui aveva deciso di saltare il pranzo, troppo ansioso di scoprire cosa quel biondo da strapazzo che la sera prima lo aveva scosso in quel modo avesse da dirgli.
Lo aveva trovato poggiato sul muretto del cancello, a quell’ora ovviamente chiuso, con un sorriso beffardo sulle labbra che lui aveva subito ricambiato con uno altrettanto strafottente. Tipico. Eppure, perché sentiva che improvvisamente c’era qualcosa che non andava? Perché aveva l’improvvisa voglia di sorridergli, sorridergli davvero? Doveva essere ammattito durante la notte, non c’era altra spiegazione.
-Allora, Henderson, hai intenzione di restare in piedi tutto il giorno oppure vuoi sederti?- aveva chiesto Kendall, inarcando un sopracciglio. Si era ricavato un piccolo cantuccio nell’unico punto in cui una grossa quercia riparava il muretto dal sole e lo spazio era largo per due persone scarse. Sollevando il labbro con fare quasi schifato il moro si era seduto, voltandosi con malcelata curiosità verso l’altro.
-Ebbene? Questa tua fantomatica idea? Di che si tratta?- aveva domandato con impazienza. Stranamente aveva iniziato a sentire ancor più caldo di quanto non ne sentiva sotto al sole e la cosa era alquanto sospetta. Il suo cuore poi aveva ripreso ad accelerare e la strana cosa che si agitava nel suo stomaco era tornata alla carica. Non era normale, affatto. Che fosse la vicinanza del biondastro a fargli quello strano effetto? Impossibile, si era detto scuotendo appena la testa.
-Beh, in realtà è piuttosto semplice. Sappiamo tutti e due, o meglio tutto il mondo sa, quanto Carlos e James siano cotti l’uno dell’altro, temo che ormai sia innegabile. E io penso che starebbero bene insieme, nonostante tutto. E almeno così James smetterebbe di rompere le scatole ogni singolo giorno con la storia che Carlos non è innamorato di lui, che Carlos ha parlato con questo o con l’altro ragazzo… notizie che, detto sinceramente, non m’interessano affatto. Quindi, per quanto mi faccia ribrezzo l’idea di chiederti un favore, come ti scrivevo ieri, so che faresti qualunque cosa per lui. Ti va di darmi una mano a farli mettere insieme? Insieme nel vero senso della parola. Insieme dalla mattina alla sera, di quelli che si scambiano paroline dolci e si baciano su ogni superficie piana disponibile e che farebbero sesso anche in uno stanzino delle scope. Allora, ci stai?- aveva detto, con un sorriso che piano paino si faceva largo tra le labbra rosee. Era evidente quanto fosse entusiasta dell’idea e del resto anche lui avrebbe gradito che il suo migliore amico la piantasse di raccontargli nel dettaglio ogni singolo movimento di James perché, davvero, non gli importava.
-Certo che sì. Ma non sentirti onorato piattola, lo faccio soltanto per Carlos.- aveva detto facendogli una linguaccia alla quale il biondo aveva prontamente risposto con un terzo dito. Era questo che gli piaceva di lui. Non aveva peli sulla lingua, non si vergognava di rispondergli a tono anche se male ed era l’unico a scuola oltre a Carlitos che si sarebbe mai azzardato a fare un gesto del genere a lui.
-Questo era ovvio, nemmeno io lo faccio per te, se è di questo che parli.- aveva risposto Kendall, piccato. I suoi occhi verdi emanavano scintille e aveva un sopracciglio lievemente inarcato.
-Comunque sia, hai un piano? Insomma, ho capito che dobbiamo farli mettere insieme, ma come diamine facciamo? Non possiamo mica chiuderli in una stanza fino a quando non si decideranno a fare sesso, perché, per quanto mi piaccia l’idea, conoscendo quei due staranno tutto il tempo ad arrossire e non si sfioreranno neppure per sbaglio.
-Intanto possiamo combinargli un appuntamento a sorpresa, che ne dici? Magari al cinema. Io chiedo a James se viene a vedere un film con me e tu lo chiedi a Carlos, poi facciamo finta di incontrarci per sbaglio e al momento giusto li lasceremo da soli.
-E come fai ad essere sicuro che nessuno di loro due decida di darsela a gambe una volta resosi conto della situazione?- aveva chiesto, un po’ scettico all’idea.
-Beh, noi resteremo al cinema senza farci vedere, mi sembra ovvio!- aveva detto agitando le braccia –Saremo come Sherlock e Watson!
-Certo come no- aveva ribattuto immediatamente Logan, con il tono diviso a metà tra il serio e il sarcastico- Sherlock, Watson e i grattacapi dei Jarlos!- aveva esclamato, volutamente sarcastico. Poi Kendall era scoppiato a ridere, una risata vera e sincera che gli aveva immediatamente riscaldato il cuore e aveva interrotto per un brevissimo istante il flusso incoerente dei suoi pensieri, e il mondo aveva improvvisamente perso senso. Sembrava che tutto al mondo fosse sparito, che non restasse nulla più al di fuori di quel suono meraviglioso e cristallino. Era già la seconda volta che gli succedeva durante la giornata e non era una cosa normale. Eppure in quel momento gli sembrava di non sapere più nulla. L’unica cosa che sapeva era che avrebbe voluto prenderlo e baciarlo.
Merda.


 
   
 
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