Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: MystOfTheStars    29/12/2008    1 recensioni
Che cosa hanno fatto Kurogane e Fay per sei mesi nel regno degli Yasha, combattendo ogni notte una battaglia che non era la loro, e aspettando con pazienza (?) il momento in cui avrebbero rivisto Shaoran, Sakura e Mokona?
E soprattutto, che viaggi mentali si sarà fatto Fay in tutto questo tempo visto che, a quanto pare, non conoscendo la lingua non parla con nessuno?!
"Non sapere la lingua è un’ottima ragione per non dover parlare. E non parlare è un sollievo, significa: niente più bugie, nessuna stupida frase di scusa da dover inventare sul momento..."
Genere: Malinconico, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altro Personaggio, Fay D. Flourite, Kurogane
Note: Lemon, What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Ciao! ^__^
Dunque.. era un po'che non aggiornavo... *tossisce convulsamente*
Bene, spero che vi ricordiate a grandi linee di cosa parla la storia...
Eravamo arrivati al punto in cui Yasha-o aveva mandato a chiamare Fay e Kurogane.

Mi scuso per il ritardo di ere geologiche... PERO' c'è una cosa positiva, ovvero la storia ho praticamente finito di scriverla (manca solo un breve epilogo, giurin giuretto) quindi gli ultimi (due) capitoli saranno pubblicati a breve (per davvero, stavolta)...

Come già accennato, ho cambiato il rating della storia da giallo a rosso, anche se varrà solo per l'ultimo capitolo.

Spero che abbiate passato un buon Natale!
Grazie per le recensioni e un abbraccione ad Adrienne per la betatura! (e la pazienza ;3;)





All'ombra del castello nel cielo


Capitolo V




Il ninja ed il mago seguivano silenziosi i due soldati lungo le strade della città.
Kurogane non aveva idea di che cosa potesse volere da loro il re… lo avevano visto da vicino una volta sola, poco dopo l'arrivo a Yama.
Al loro arrivo, ai due viaggiatori ci era voluto un po' per comprendere bene la situazione,– la sorpresa di non riuscire a capirsi, di essere giunti, soli, in un mondo sconosciuto – ed avevano impiegato diverso tempo anche per far capire agli yasha che erano forestieri in cerca di occupazione, e che l'unico mestiere che avrebbero potuto svolgere lì sarebbe stato arruolarsi come mercenari tra le fila del loro esercito.
(beh, forse il mago avrebbe preferito tornare a cucinare dolci come faceva ad Oto, ma tanto se ne stava lì con espressione ebete senza capire nulla di quello che Kurogane e gli yasha si dicevano, quindi il ninja aveva pensato bene di decidere per lui… almeno, combattendo avrebbe fatto qualcosa di utile, per una volta…)
 
Avevano dovuto dimostrare la loro bravura in combattimento, per convincerli ad arruolarli, e non erano serviti che pochi colpi, scambiati tra loro e i due soldati che si erano offerti per testarli, a convincere l'ufficiale che i due stranieri sarebbero stati degli ottimi acquisti.
Tuttavia, l'ufficiale era rimasto dubbioso: Yama era un paese in guerra, e quei due erano sempre persone di cui era impossibile stabilire la provenienza… forse non si trattava di oni, e nemmeno di spie degli Ashura (del resto, come avrebbero potuto giungere fino a Yama? Ai due clan era consentito incontrarsi solo nel castello della luna…) …ma chi poteva garantirgli che non si trattasse comunque di possibili nemici?
 
Mentre l'ufficiale e i soldati li squadravano, sospettosi, era arrivato il generale nonché sovrano Yasha.
Il viso serio, impassibile, li aveva scrutati a lungo con quei suoi occhi neri, seminascosti dai sottili e lunghissimi capelli corvini, valutandoli attentamente, come se fossero un enigma da risolvere.
Ma, dopo qualche momento di silenzio congelato, Yasha aveva impartito degli ordini secchi ai suoi sottoposti, e Kurogane e Fay si erano trovati arruolati.
 
Fay si ricordò che quella volta aveva notato una certa somiglianza tra l'austera ieraticità di Yasha e la serietà un po' ostentata di Kurowanko… inoltre, quel sovrano gli aveva fatto una strana impressione. Era lì, davanti a loro, eppure era come se non esistesse davvero…emanava un'aura magica così forte che Fay aveva avuto il terrore di non essersi per caso imbattuto nella vittima della sua maledizione… Ma poco dopo Yasha se n'era andato, fiero in sella alla sua cavalcatura, e il mago non aveva indagato oltre…né aveva fatto parola con il ninja di quella sua sensazione. E del resto, come avrebbe fatto a spiegarsi?
Mentre camminavano, si voltò a guardare di sottecchi Kurogane. Non gli aveva detto nulla nemmeno di quanto era successo mentre lui era svenuto sul campo di battaglia, del fatto che re Ashura fosse venuto a parlargli… beh, ma Kuropon si era arrabbiato e non c'era stato modo di raccontarglielo!
Arrivarono finalmente al palazzo di re Yasha. Certo, se di palazzo si poteva parlare… Era un edificio grande, in effetti, maestoso, rispetto alle case che aveva intorno, ma non sembrava affatto un posto da feste di corte, danze e banchetti – piuttosto, era il luogo adatto a riunioni tra comandanti, pianificazioni di strategie di battaglie...
Era di pietra grigia, disadorna – spartano e sobrio, come tutto, lì a Yama, dalle facciate delle case agli uomini che tutte le notti combattevano insieme a loro.
 
Le due guardie all'ingresso li salutarono con un silenzioso cenno del capo, aprendo il pesante portone. I quattro entrarono in un piccolo cortile squadrato,
 
La stanza era larga, dal soffitto alto. Il pavimento di pietra era ricoperto da un enorme tappeto dai disegni geometrici in colori caldi e opachi.
Yasha era seduto dietro un basso tavolo di mogano nero. Quando Fay e Kurogane entrarono nella stanza, alzò gli occhi da una piccola pergamena che stava leggendo, e li salutò con un cenno del capo.
Finì di leggere la missiva, arrotolò il foglio e lo ripose a lato sul tavolo.
"Sedete pure." Li invitò, indicando con un gesto della mano alcuni grossi cuscini appoggiati sul tappeto di fronte al tavolo. Erano di seta, decorati con nappe dorate.
I due si sedettero con un cenno di ringraziamento, mentre Yasha faceva cenno ai due soldati di uscire e chiudere la porta della sala.
Mentre si sedeva, Fay cercò di analizzare attentamente il sentore di magia che promanava dall'uomo di fronte a loro.
Era lo stesso tipo di magia che permeava Yama e che agiva tutte le volte che l'esercito veniva trasportato sul castello della luna. Era un potere forte, ma oltre a quello, Fay non avvertiva altro provenire dal sovrano. Era come se tutto il suo essere fosse magia…
Alzò gli occhi, non appena si fu accomodato sul cuscino, e scoprì che quelli scuri del re Yasha erano fissi nei suoi.
 
"Il tramonto si avvicina e si avvicina anche una nuova notte di combattimenti. Voi siete due tra i miei migliori combattenti, e non voglio veder succedere di nuovo quello che è successo la notte passata."
Fay sorrise con aria di scusa. Di nuovo, un piccolo incantesimo usato dal suo interlocutore gli permetteva di comprendere la lingua.
"So che non rimarrete ancora a lungo tra le fila del mio esercito.. e del resto, non ce ne sarà bisogno. Ma durante questo tempo, siete pagati per dare il vostro contributo e cercare di vincere i nemici, non per farvi colpire da loro."
"Perché non dovremmo rimanere qui ancora a lungo?" commentò Kurogane, secco.
"So chi siete. O meglio, so perché siete qui. Siete viaggiatori dimensionali e siete stati trasportati in questo mondo dal desiderio del sovrano Ashura.
Il fatto che voi siate arrivati, vuol dire che presto anche il suo desiderio si avvererà, e che quindi questa guerra vedrà la sua fine."
Kurogane inarcò un sopracciglio.
"Il sovrano Ashura ha contattato la strega Yuko, esattamente come noi." disse Fay. L'incantesimo gli permetteva anche di esprimersi correttamente.
"Beh, un modo alquanto scorretto per vincere una guerra, avvalersi dell'aiuto della dannata strega… ma d'altronde, immagino che entrambi vogliate conquistare il castello ad ogni costo." Commentò freddo il ninja.
L'espressione formale del generale sembrò rilassarsi, mentre il suo sguardo si addolciva lievemente.
"Combattiamo da sempre per la conquista di quel castello. Ma sicuramente non è per qualche zolla di terreno secco, che ci battiamo: ciò che conta è il desiderio che si vuol far esaudire."
"E Ashura non poteva chiedere alla strega di esaudire questo suo desiderio…? O forse il prezzo da pagare sarebbe stato anche più alto delle vite dei suoi soldati?"
"Ma Ashura non ha chiesto alla strega di vincere la guerra… questo può farlo come e quando vuole. Ad essere sinceri, ha già vinto. Ma ha bisogno di qualcuno che lo induca ad accettare questo fatto."
Kurogane inarcò ancora di più le sopracciglia, e Fay osservò curioso il generale.
Attorno al viso di Yasha, l'aria tremò, e il viso del guerriero sembrò farsi sfocato, inconsistente. Quando tutto tornò normale, sull'occhio destro di Yasha era comparsa una lunga cicatrice, che lo sfregiava dalla fronte alla guancia.
"Io non esisto più, oramai. Non è stato Ashura, a sconfiggermi, ma una malattia. Questa cicatrice è la prova che Ashura era ormai diventato più forte di me… ma non mi ha ucciso in battaglia. Sono morto una mattina all'alba, solo nella mia tenda."
Fay annuì. "Eppure, c'è qualcosa che trattiene il vostro spirito strettamente legato a questo mondo. Un potere forte a cui non potete opporvi.”
Yasha annuì brevemente "Beh, immagino che ne abbiate già viste diverse, di queste." Disse, portandosi le mani al petto. Tra le pieghe della tunica si diffuse una vaga luminescenza, e tra le dita del guerriero apparve una delle piume di Sakura.
"Ma certo! Il potere di ciascuna piuma è così grande che può creare cose che non esistono… se c'è qualcuno che desidera vederle, non è così?" commentò Fay.
"Hai parlato con Ashura, sul campo di battaglia. Cosa ti ha detto?" domandò a sua volta Yasha.
Kurogane, di fianco al mago, gli scoccò un'occhiata indagatrice, ma Fay lo ignorò.
"Ha detto che i nostri compagni saranno qui a breve. E cioè, che presto arriverà qui la persona da cui è nata quella piuma… ciò significa che se ne riapproprierà."
"E che io scomparirò."
"Ha detto anche che ci sono persone che non vogliono lasciare questo mondo.. per evitare agli altri di soffrire."
Gli occhi di Kurogane osservavano attenti Yasha e Fay, cercando di capire cosa stesse realmente accadendo. Maledizione, un mago idiota ed un fantasma guerriero che parlavano con mezze frasi e lasciavano tutto all'intuizione dell'altro…
Lo sguardo del generale tornò ad addolcirsi "Ashura non ha accettato la mia morte. E' rimasto sconvolto dallo stesso fatto di essere riuscito a ferirmi, nonostante le nostre forze si equivalessero, in partenza. Ma le cose non possono andare avanti così ancora a lungo, e l'arrivo del proprietario della piuma gli darà finalmente una ragione per porre fine a tutto questo."
"In questo modo, potrà esaudire il suo desiderio…?" indagò Fay.
Yasha soppesò il volto dell'interlocutore "Tu hai capito qual è il suo desiderio… e temo che nemmeno il castello della luna sia abbastanza potente per esaudirlo. Anzi, temo proprio che in nessun modo, con nessun mezzo sarebbe possibile farlo avverare."
Fay sorrise "Ashura lo saprà."
"In ogni caso, quello è il suo unico desiderio, e sarà quello che esprimerà, una volta conquistato il castello." commentò Yasha, in tono piatto.
"E una volta che la piuma sarà tornata alla principessa, tu sparirai… non ti chiedi che ne sarà della tua gente?" fece improvvisamente Kurogane.
"La mia gente è abituata ai pericoli. – replicò il sovrano, serio - Oltre agli ashura, combattiamo gli oni… non ho figli, ma c'è chi è pronto a prendere il mio posto alla guida del mio popolo."
Né Kurogane né Fay dissero altro. Il volto di Yasha aveva un'espressione serena, forse vagamente severa – del resto, chi erano loro per porgli domande o fargli osservazioni? Il suo punto di vista era ormai nettamente diverso dal loro.
"Andate a prepararvi, adesso. Quella che ci aspetta sarà l'ennesima notte di battaglia."
I due si alzarono e si congedarono con un piccolo inchino.
 
Mentre li osservava andare via, Yasha tornò ad assumere le sue consuete sembianze.
Il suo popolo… certo, come re, era addolorato di doverli lasciare per sempre. Di averli lasciati per sempre. Ma sapeva anche di essere felice: ne era valsa la pena, di perdere un occhio per poter vedere con l'altro l'espressione addolorata e sconvolta sul viso di Ashura. Ne era valsa la pena, l'essere diventato un fantasma per poter andare a trovarlo nel suo palazzo.
Sorrise mestamente del suo egoismo. Valeva sempre la pena di continuare ad ingannare la sua gente, nonostante l'incantesimo della piuma non operasse a causa della sua volontà, per poter vedere il re Ashura tutte le notti.
 
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Una volta arrivati a casa, Kurogane e Fay cominciarono in fretta a prepararsi. Il palazzo del re era situato nel centro della città, piuttosto lontano dalla periferia dove vivevano, e ormai era vicina l'ora del tramonto.
Sulla strada del ritorno, avevano camminato di buon passo e in silenzio.
Il ninja aveva rinunciato a priori ad indagare sulla faccenda dell'incontro di Ashura col mago. Qualsiasi cosa fosse accaduta, sembrava che non lo riguardasse più di tanto. E provare a far notare allo smilzo che avrebbe anche potuto raccontarglielo sarebbe stata una perdita di tempo.
 
Aveva appena finito di sistemare l'armatura quando alcune strida selvagge provenienti dalla strada interruppero il silenzio che precedeva il crepuscolo.
Kurogane corse a spalancare la porta, e proprio in quel momento alle strida si unì l'urlo di una donna.
Gli occhi di Kurogane si ridussero a due strette fessure, di fronte alla scena: poco lontano, un gruppo di figure grottesche gremiva la strada lanciando striduli versi di caccia. Erano demoni scimmia, dal corpo tozzo e magro coperto di pelo argentato, gli arti lunghi e ossuti, e le code sottili che sferzavano l'aria nervosamente. Avevano musi simili a quelli di cani rabbiosi, con le fauci irte di denti aguzzi e schiumanti di bava, gli occhi ardenti di una luce rossa e malvagia.
Un paio di loro avevano atterrato una ragazza che stava camminando nei paraggi: la poverina aveva cercato di difendersi colpendo il mostro con il cesto che teneva in mano, ma un secondo oni le aveva afferrato il braccio e glielo stava dilaniando, mentre lei si dimenava chiamando disperatamente aiuto.
Kurogane non vedeva nessun altro per le strade. Sentì delle grida di soldati, ma erano lontane… certo non sarebbe rimasto con le mani in mano ad aspettare che arrivassero.
In un baleno, fu addosso ai due oni che stavano attaccando la ragazza: la lama della Sohi mozzò di netto la testa del primo, e fece per avventarsi sul secondo, che subito saltò indietro, guaendo spaventato, ma osservando il ninja con gli occhi rossi carichi d'odio.
Quei bastardi erano maledettamente agili – pensò Kurogane mentre il mostro schivava nuovamente il suo colpo. Dietro di lui, la donna si era trascinata il più lontano possibile, nel tentativo di alzarsi, tenendosi il braccio sanguinante e stringendo i denti per resistere al dolore. Ma un rumore le fece voltare la testa verso l'alto: da sopra il tetto della casa contro il cui muro si stava appoggiando, un oni la scrutava con le luci scarlatte dei suoi occhi malefici. Lo vide prepararsi al salto e si coprì la testa con le mani, gridando per il terrore, già pronta a sentire di nuovo quelle zanne aguzze penetrarle nella carne.
Invece, udì l'eco di un colpo e del ghiaino della strada che schizzava intorno. Sbirciò da sotto le braccia incrociate sulla sua testa e vide che un nuovo guerriero era accorso in suo aiuto: teneva in mano un lungo bastone con il quale doveva aver colpito l'oni, mandandolo a rotolare lontano.
Il soldato si voltò verso di lei, sorridendole per rassicurarla. Portava uno spesso nastro di stoffa nera intorno al collo; se lo tolse e le si chinò accanto per legarlo intorno al braccio ferito.
Ma il demone si era già rialzato, pronto a colpire. Il giovane si voltò ad affrontarlo, scuotendo la testa per scostare i capelli biondi che gli coprivano gli occhi, ed emettendo uno strano verso che poteva vagamente somigliare ad un fischiettio.
L'altro guerriero, pur essendo impegnato a menare copi di spada contro gli altri oni, trovò il tempo per voltarsi e gridare all'altro, con tono arrabbiato, di smetterla immediatamente con il suoi insopportabile verso. Il biondo rise, mente atterrava di nuovo il demone.
 
Preceduti dal rumore di zoccoli sull'acciottolato delle vie, un paio di soldati a cavallo arrivarono a dar man forte e smontarono dai destrieri per affrontare gli oni. Ma dopo solo qualche colpo, l'intero gruppo di mostri decise di battere in ritirata.
"Tsk, non penseranno mica di scappare via così!" esclamò Kurogane. Si guardò intorno, e afferrò le briglie del primo cavallo che trovò. Vi montò con un salto e lo spronò al galoppo, ignorando le proteste del proprietario dell'animale.
L'altro soldato fece per salire in sella al suo, ma Fay fu più veloce.
"Mi dispiace! – disse con un sorriso di scusa rivolto al collega – Prendete pure i nostri!” e detto questo, si affrettò a seguire Kurogane.
I soldati appiedati imprecarono, mentre osservavano sparire i due al galoppo.




Grazie per aver letto fin qui!

Come già detto, i prossimi capitoli sono già scritti e betati, il tempo di risistemarli e saranno pubblicati!

  
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