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Autore: slashsriffs    30/04/2015    2 recensioni
Los Angeles, 1987.
Lisa ha vent'anni, vorrebbe divertirsi ma non può, perchè dentro di sè sente di averne ottanta.
Una sera di maggio incontra Slash, un chitarrista squattrinato che insieme al resto della sua band riscuote una certa notorietà nella città degli angeli.
La loro può sembrare una passione durata una singola notte fatta di alcol e forse stupefacenti, ma le cose cambiano quando da sobri un paio di occhi neri ritrovano le grandi pupille chiare che lo avevano tormentato notte e giorno.
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Superati le 10k letture e i 550 voti favorevoli su Wattpad.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Izzy Stradlin, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
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Nessuno ne parlava, nessuno si chiedeva chi fosse la ragazza che si lasciava schiacciare dai corpi sudati di cinque musicisti all’interno di un tour bus, nessun giornale aveva mai fatto riferimento a lei, non avevano dubitato di una possibile relazione con uno dei componenti della band.
Bastava guardarla per rendersi conto del ruolo che ricopriva in quel gruppo sgangherato: c’erano ragazze che preferivano stare alla larga da lei, alcune la consideravano una groupie che era riuscita ad entrare nelle grazie di Slash, dato che prestava attenzione soltanto a lui; per altri invece era una spacciatrice che i Guns si portavano dietro in modo da essere sicuri di avere della buona droga quando ne avessero avuto bisogno.
Gli uomini la vedevano come una prostituta, chi la paragonava alla puttana che si era portata a letto la scorsa notte, chi alla spogliarellista a cui aveva lasciato una bella mancia per una scopata nei bagni del locale.
Slash sapeva che in realtà non l’aveva allontanata molto dallo stile di vita che le sarebbe toccato se fosse rimasta a Los Angeles.
Anzi, la sua situazione era peggiorata a causa dell’eroina e delle decine di droghe che decidevano di provare ogni sera.
Ai manager della band poco importava chi si portassero dietro, a loro bastava che non creassero abbastanza casini da metterli in guai seri.






Il mese di agosto sembrava non finire mai, tra qualche giorno ci sarebbero state le riprese del video musicale della band, al Giants Stadium dell’East Rutherford. Lisa odiava Paradise city, quella canzone le ricordava troppo le condizioni in cui viveva a Los Angeles.
Era come se fosse lei la ragazza di strada di cui parlava, il caso difficile da risolvere, caritatevole, che avrebbe pagato per un po’ di felicità.
Ne amava il ritmo, le piaceva ballare su quelle note, quando Slash compieva la magia con le corde della sua chitarra.
Ma una sera, seduta al suo fianco, prima di immergersi nel mondo parallelo in cui la trascinava l’eroina, ascoltò Slash che lentamente, con la sua chitarra acustica, suonava quella canzone e la cantava con la sua voce bassa e roca. E fu come se non l’avesse mai sentita.
Si estraniò dal resto del mondo, non era più in quel letto, dinanzi a lei non c’erano delle lenzuola impregnate di sesso, era sola ascoltando quelle parole cantate dolcemente.
Si sentiva la ragazzina di diciassette anni in cerca di guai, per tutta la sua vita era sempre stata assente, un fantasma, che correva via, spaventata dai problemi, i sogni infranti ma la persona giusta al suo fianco: Slash.
Ormai ne era convinta, l’amava con tutta se stessa, li immaginava già a Los Angeles,  sulle colline baciate dal sole di Hollywood, tra le acque del lago d’argento che rifletteva la luna ogni sera o nei bar più luridi con una sigaretta tra le dita di una mano e una birra nell’altra.
Ma poi lentamente si intrufolava nella sua mente l’immagine di Izzy, i suoi occhi chiari e quel sorriso che riusciva sempre in qualche modo a rasserenarla, il suo essere silenzioso che si rivelava essere una maschera quando erano insieme.
Il ricordo della sera precedente si insinuò tra i suoi pensieri confusi, le parole di Izzy l’avevano sconvolta, era arrabbiata, frustrata, si sentiva ingannata, mesi e mesi trascorsi con lui che nascondeva i suoi sentimenti, faceva finta di esserle amico magari per conquistarla. Perché?
Sapeva che era innamorata di Slash e sapeva che il suo amico non l’avrebbe lasciata andare tanto facilmente.
Slash le aveva sempre ripetuto che non l’avrebbe mai abbandonata, non le avrebbe mai chiesto di andare via se non fosse stata lei a deciderlo.
Quando glielo confidò, Lisa scoppiò a ridere. Come poteva soltanto minimamente pensare che lei un giorno se ne sarebbe andata?
Non voleva tornare a Los Angeles, anche se sentiva la mancanza di Tyler e Meredith.
Ormai la sua vita era lì, con Slash e il resto della band.


Aveva un buon rapporto con tutti ormai, anche Axl aveva pian piano accettato la sua presenza, Duff era sempre stato dalla sua parte e da quella di Slash, notando delle tensioni tra i due e l’ego del cantante. Steven ultimamente era sempre troppo fatto per prestare attenzione a quello che succedeva intorno a lui, ma aveva più volte ammesso a Duff che Lisa le era sempre piaciuta e se un giorno Slash si fosse annoiato di lei, come succedeva spesso con le ragazze che si portava a letto, lui non ci avrebbe pensato due volte ad averla un po’ tutta per sé.
Slash non le aveva mai svelato i suoi sentimenti, Izzy ne aveva avuto il coraggio ed era stato respinto, ferito. 
Alla vista di Lisa che si allontanava da lui correndo non era riuscito a trattenersi e quelle poche e calde lacrime avevano solcato le sue guance, rosse per aver trattenuto la rabbia. Era arrabbiato con se stesso e con il mondo intero, aveva preferito starsene da solo piuttosto che ritornare in hotel e cominciare a fare baldoria con il resto del gruppo.
Aveva evitato Lisa, si era rinchiuso in un piccolo bar alle spalle dell’edificio in cui alloggiavano, l’alcol e l’erba erano riusciti momentaneamente ad eliminare quel dolore al petto che Izzy aveva ricondotto al malore fisico dovuto al suo cuore in frantumi.
Era come se Lisa fosse stata una chirurga: gli aveva aperto il cuore e poi aveva abbandonato l’operazione.
Lei era forte, lei avrebbe superato anche quella, Izzy ne era convinto. Non aveva mai conosciuto una ragazza come lei, le potevano strappare il cuore e lei sorridendo avrebbe risposto che credeva facesse più male.
Di storie Izzy ne aveva avute tante, credeva che quella con Angela sarebbe stata l’ultima e invece no, c’era Lisa.
Poteva considerare la loro una storia? Forse si.
In fondo il tempo trascorso insieme non se l’era immaginato, le notti l’uno nelle braccia dell’altra, credeva di essere quello giusto per lei.
Gli sembrava di essere quello perfetto per una ragazza che aveva bisogno soltanto di un laccio emostatico, ma poteva salvarla?
Sarebbe stato in grado di salvarla dalle schiere di stolti che credevano che l’amore non esistesse?








Il concerto di Clarkston era appena terminato, i Guns avevano lasciato la folla del Pine Knob Music Theatre letteralmente il delirio.
Migliaia di persone avevano atteso per ore l’arrivo della band e nel preciso momento in cui Axl aveva dato inizio al concerto con It’s so easy, come sempre , un boato e il teatro all’aperto aveva iniziato a tremare.
Le persone avevano viaggiato forse per giorni, avevano intravisto la moltitudine di auto parcheggiate all’esterno quando erano arrivati.
Quando la musica aveva iniziato a placare gli animi impazienti dei fans, Lisa portò una mano al cuore per controllare il battito, che andava al ritmo delle note emesse dagli amplificatori, mentre urlava a squarciagola, non riuscendo a raggiungere le tonalità di Axl.
Dai lati del palco li vedeva sempre gli innamorati che si baciavano, distinguendosi dalla massa, o quelli che litigavano e si spingevano a vicenda, gomitate e pugni per raggiungere il palco.
Le ragazze indossavano t-shirts dai loghi della band disegnati alla meglio, una sigaretta tra le mani e le gambe scoperte, attiravano l’attenzione ma erano troppo distanti per raggiungere l’obiettivo che si erano prefissate.
Con ancora il respiro accelerato e i capelli disordinati a causa della pioggia leggera che li aveva bagnati, i Guns se ne stavano stravaccati su un divano fin troppo scomodo per i loro gusti, la pelle sudata delle loro schiene nude scivolava contro la stoffa, lasciando una scia ben visibile alla luce.
Steven non la smetteva di ridere, Duff si era lentamente lasciato andare a quella posizione, finendo con la testa tra le gambe di Lisa che sentendo Adler era scoppiata anche lei in una risata fragorosa. 
Duff voltò il viso, il naso a sfiorare la pancia scoperta di Lisa che lo lasciava fare, abituata alle attenzioni che ogni tanto anche Mckagan le concedeva.

“ Hai da fare stasera, piccola?” un sorriso sghembo sul viso, complice la birra e la stanchezza che aveva accumulato in quei giorni.

“ Si Duff. Continua a sognare! E poi sei sposato, dannazione! “ rispose, con quasi le lacrime agli occhi per aver riso troppo con Steven che adesso guardava la scena divertito.

“ Oh andiamo, Lisa! Non ho rimediato neanche una ragazza e Mandy non è qui ” le mani di Duff le avevano circondato la vita, portando il suo addome ancora più vicino al viso del bassista che aveva inspirato forte con un sorriso sulle labbra.

“ Non è un mio problema, Mckagan ” lo aveva rimproverato ma non poteva smettere di guardarlo e sorridere.

“ Oh, andiamo Lisa! Tu e Slash non state insieme, soddisfa anche Duff” Axl si era introdotto nella conversazione, sedendosi al fianco di Steven che si guardava intorno in cerca di Izzy e Slash.

Anche Lisa sembrò non far caso a quello che aveva detto Axl, pensando che fosse successo qualcosa tra i due chitarristi della band, ma poi da lontano scorse la folta chioma scura di Slash dalla quale poteva esser visto un ampio sorriso e al suo fianco Stradlin che gli offriva una sigaretta.
Erano bellissimi, due vecchi amici che non si accorgevano di quello che accadeva intorno a loro, camminavano lentamente parlando del concerto e delle idee che avrebbero voluto realizzare al prossimo spettacolo, offrendosi sigarette a vicenda.
Poi, come una pugnalata al cuore, la parole di Axl si erano intrufolate tra i suoi pensieri e la testa di Lisa si era lentamente voltata nella sua direzione, con ancora il naso di Duff a sfiorarle la pancia nuda.
Tu e Slash non state insieme.
No, ma erano come una coppia. Vero?
Non era l’unica a pensarlo, sapeva che anche gli altri le stavano alla larga perché si sarebbero sorbiti poi i lamenti di Slash, che non sopportava vederla tra le braccia di un altro.
E infatti, non appena i suoi occhi scuri si posarono sul corpo di Lisa, la cui vita era stretta tra le mani sudate di Duff che nascondeva il volto schiacciandolo contro la sua pancia piatta, con pochi passi raggiunse il divano all’apparenza comodo su cui erano seduti i due e puntò lo sguardo su Duff che non si mosse di un centimetro, gli occhi chiusi ed un sorriso a descrivergli il volto.

“ Mckagan, di grazia, potresti togliere le tue sudici mani dal suo corpo?” la voce bassa e i ricci a nascondergli il viso, Axl voltò lo sguardo nella sua direzione mentre Duff alzò di poco il capo.

“ Oh, andiamo Saul! Mi sto semplicemente riposando ” borbottò, voltandosi nella sua direzione per guardarlo meglio.

“ Beh, riposati senza toccarle il culo “ diede un piccolo schiaffo sulla testa di Duff che riluttante cambiò posizione, ritornando con la schiena dritta e gli occhi assonnati.

“ Dai Slash, non siete mica sposati!” disse Steven, facendogli il verso, imitando l’espressione che il suo viso aveva assunto nel pronunciare quelle parole.

“ Smettila, Popcorn “ si voltò, lasciando la sua schiena nuda alla vista di Lisa che analizzava ogni suoi minimo movimento.

“ E tu smettila di fare il coglione, abbiamo sempre condiviso le ragazze “ disse Axl, del quale la mente aveva iniziato un viaggio indietro nel tempo, ritornando nel giorno in cui aveva  baciato Lisa, come un ladro che rubava la cosa più bella e preziosa del più lurido degli appartamenti.

A quel punto le venne istintivo alzarsi e poggiare entrambe le mani sui muscoli tesi delle spalle di Slash che sembrò tranquillizzarsi a quel lieve tocco.
Si voltò, incontrando i suoi occhi e spostando lo sguardo sulle ciocche di capelli che le ricadevano sulla fronte, per poi rivolgerlo nella direzione di Axl che, ancora seduto al fianco di Steven, fumava una sigaretta.

“ Allora non ti dispiace se mi sbatto Erin “ non era una domanda, era un’affermazione, pungente e stuzzicante che fece accendere la rabbia negli occhi chiari di Axl.

“ Chiudi quella cazzo di bocca “ si era limitato a dire, nel momento in cui Steven lo aveva fermato, intenzionato a scagliarsi contro Slash che sembrava lo stesse aspettando.

“ Andiamo via, dai “ Lisa gli sussurrò, attirando subito la sua attenzione.

Slash le sorrise, un sorriso un po’ forzato ma sincero, intrecciando le sue dita a quelle di Lisa, con una sigaretta in una mano e due dosi di cocaina nella tasca posteriore dei jeans stracciati, si incamminò a passo lento verso l’uscita della sala che sembrava troppo grande per contenere soltanto una band.











Lisa non aveva più un futuro. Non riusciva a concepire come poter sfuggire alla sua dipendenza.
Si sentiva smarrita. Stava scoppiando e non riusciva a fermarsi dal continuare ad abusare gravemente di droga.
Aveva allucinazioni di animali che strisciavano sotto la sua pelle, quando assumeva eroina. Li sentiva ogni volta che si iniettava la droga ed per farli andare via raschiava con l’ago della siringa fino a sanguinare.
Spesso uno dei ragazzi o qualcuno che la conosceva cercava di fermarla, di impedire che il suo corpo fosse deturpato da tali segni. Una volta sanguinò così tanto che credevano di dover raggiungere un ospedale.
Era come se non se ne rendesse conto, quanto velocemente si stava distruggendo, era più grave e degradante di quanto credesse.
Era come se il suo scopo nella vita non fosse più vivere, ma continuare con le dipendenze, con la falsa speranza che l’avrebbero aiutata a fuggire dai problemi.
In realtà stavano solo peggiorando le cose.
Si ripeteva che avrebbe smesso, ma non era ancora mai successo veramente.
Ci aveva provato per tre giorni di fila a non assumere alcun tipo di droga, ma aveva iniziato a sentire voci nella sua testa, aveva dei tremiti e pensava che tutti la guardassero, non riusciva a camminare, non riusciva a stare in piedi.
Ma Lisa era convinta di avere il controllo sulla sua vita, una vita che girava intorno alle sniffate di cocaina dalle bustine prima di un concerto, alla marijuana che l’aiutava a dormire, all’eroina che sembrava riuscisse a tenerla in vita.
Non si sarebbe fermata dinanzi alla sua dose, la sua tossicodipendenza stava vincendo, e ogni volta che provava ad allontanarsene, il suo corpo ne richiedeva di più, sempre di più.


Erano sdraiati sull’ennesimo letto sconosciuto, le lenzuola ancora intatte e tutte le luci della stanza accese, anche quelle del bagno, alle tre di notte.
Era diventata ormai una routine, si incontravano nella loro camera per trascorrere quelle poche ore della giornata in tranquillità.
Mentre Slash era concentrato sul cucchiaio che reggeva saldamente e sulla fiamma che lo riscaldava, lasciando che la polvere bianca si sciogliesse, Lisa reggeva tra le mani la sua scatola di metallo e lasciava dei piccoli baci lungo il suo collo accaldato, la testa poggiata sul suo petto mentre le loro gambe si intrecciavano. Aspettava che la cocaina si disciogliesse del tutto per inserirla in una delle siringhe introvenose ed iniettarla nel braccio di Slash, già dotato di un laccio emostatico.
Era ansiosa, sapeva che la cocaina ti rendeva simile a loro, ti sentivi una rock star, invincibile, intoccabile. Felice, anche solo per mezz’ora.
Ne prendevano di più per sentirsi normali, ma con la droga alla fine non ti sentivi normale. Più cercavi di uscirne, più cadevi giù.

“ Dai, piccola, la siringa “ la sua voce era talmente bassa che Lisa pensò di aver immaginato le labbra di Slash che dolcemente si erano mosse per pronunciare quelle poche parole.

Con un movimento veloce, rimosse il cappuccio dall’ago della siringa e tirò su il liquido trasparente che ancora un po’ caldo avrebbe iniettato nelle vene bucate di Slash.
Il giorno prima avevano preso tanta di quella roba che avevano iniziato a parlare da soli, Slash sdraiato sul letto e Lisa seduta di fronte ad uno specchio, spaventati dalla loro stessa ombra, chiudevano le tende per impedire che la luce entrasse.
Nel momento in cui la cocaina disciolta si era lentamente mescolata con il sangue scuro di Slash, Lisa si era affrettata a disciogliere la seconda dose mentre lo osservava sorridere, una mano a tirare i capelli ricci e l’altra che stringeva debolmente le coperte azzurre.
Qualcuno bussò alla porta, Lisa distorse le labbra e non rispose, facendo finta che non ci fosse nessuno al di là del legno perfettamente laccato di bianco.
Non voleva che qualcuno assistesse a tutto quello, era la bolla in cui vivevano e non poteva permettere che scoppiasse.
Anche Slash aveva sentito quel rumore, alle sue orecchie assordante, amplificato dalla droga, e aveva serrato gli occhi infastidito.
Lisa si lasciò andare contro lo schienale del letto quando tutta la dose disciolta era entrata a far parte del suo corpo malandato e udendo di nuovo bussare, lasciò che la porta fosse sorpassata da chiunque avesse voluto la loro compagnia a quell’ora.
Chiuse gli occhi e si rilassò, un sorriso aleggiava sul suo viso candito e magro.
Izzy, che era stato costretto a condividere la camera con loro dato che Lisa non faceva parte delle prenotazioni a nome della band, lentamente aprì la porta spaventato da quello che i suoi occhi avrebbero potuto vedere.
Ma non si meravigliò più di tanto quando, facendo il suo ingresso silenzioso e senza spiegare la sua presenza in quella stanza, si avvicinò al letto vuoto e si sedette, sospirando pesantemente e non riuscendo a distogliere lo sguardo da Lisa.
Le si avvicinò, le labbra chiare da far paura, aveva la testa appoggiata sulla pancia di Slash che sembrava dormire con il capo reclinato in una posizione innaturale. La guardò e si accorse dell’ago della siringa ancora ben piantato nel suo braccio, un rivolo di sangue si era trascinato sino all’esile polso.
Delle macchie violacee costellate di puntini rossi le decoravano il braccio e alcune parti delle gambe, dal top trasparente le si intravedevano i seni , il collo levriero, le spalle larghe.
Le tolse lentamente l’ago dal braccio, mentre la osservava muoversi con un’espressione di dolore in viso, sembrava stesse dormendo distesa su un tappeto di cocci.
Prese la coperta dal letto su cui avrebbe dovuto dormire, e gliela mise addosso, coprendole le gambe nude e bianche.
Poi notò una scatola di metallo arrugginita in alcuni punti, intrappolata sotto la sua schiena.
La prese e al suo interno c’erano un vecchio portafoglio, un’agenda piena di fogli, un cucchiaio, un paio di accendini, lacci emostatici.
L’occorrente, quello di cui aveva bisogno per un’altra dose di eroina.





 

 
Spazio autrice:
ed eccoci! Finalmente sono riuscita a continuare!
Scusate l'immenso ritardo, ma passo la maggior parte delle giornate studianto e ho poco tempo per collegarmi ad Efp ed aggiornare!
Beh, capitolo di passaggio, non si accenna a nulla di eclatante in questa parte della storia, si ricorda soltanto la condizione in cui Lisa si trova in compagnia della band e si fa riferimento alla registrazione del video ufficiale di Paradise city.
E' dal prossimo capitolo in poi che le cose inizieranno a cambiare, quindi vi chiedo solo un altro po' di pasienza :')
Capitolo che ha comunque un finale triste, si chiude con la scena di Izzy che è pronto per l'ennesima dose di eroina.
Il rapporto tra Slash e Lisa non è ancora del tutto definito, ma ahimè, vi ho detto di aspettare e continuare a leggere.
La foto che ho postato alla fine è diciamo quella che mi ha ispirato per quanto riguarda Slash, anche se nella descrizione non indossa gli occhiali da sole.
Spero di non avervi deluso, ringrazio le persone che continuano a seguire e a recensire la storia, non sapete quanto io sia felice!
Al prossimo capitolo.xx

 
   
 
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