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Autore: Quilldancer    01/05/2015    12 recensioni
Julia è una giovane donna e aspetta un bambino. Quando scopre di essere malata di cancro, deve scegliere se curarsi o far nascere suo figlio e morire. Da una parte vorrebbe passare una lunga vita felice con il suo compagno, dall'altra non vuole rinunciare al bambino a cui vuole già bene.
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Per il contest "Un'idea, più storie".
Consegna: "Scrivere una storia in cui il protagonista deve rinunciare a qualcosa a cui tiene per fare del bene."
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La giovane donna uscì a passo incerto dall'edificio bianco che si stagliava imponente e minaccioso nella periferia della città di Siviglia. Con una prima occhiata, Julia Benitez Rojas sarebbe potuta apparire come una delle tante ragazze che si godevano una passeggiata sotto i delicati raggi del sole primaverile.
Osservandola meglio, però, si notavano alcuni particolari che tradivano una sorta di tristezza immensa; una tristezza strana per una donna all'inizio di una gravidanza, come testimoniava la curva morbida e arrotondata del ventre, che avrebbe dovuto vivere il periodo più felice della sua vita. Il corpo era aggraziato, ma decisamente troppo magro e minuto. Sul viso innaturalmente pallido spiccavano due magnifici occhi azzurri, che erano però circondati da ombre scure, come se la donna non avesse chiuso occhi per mesi. Una mano scheletrica era appoggiata sul ventre non con un gesto affettuoso, ma come se avesse voluto proteggere il bambino a costo della sua vita; l'altra mano stringeva convulsamente una voluminosa busta marrone, quelle utilizzate negli ospedali.
Julia tremava visibilmente, nonostante il clima fosse tutt'altro che freddo. Si strinse addosso la giacchetta di jeans e si diresse verso la stazione della metropolitana. Fino a qualche mese prima non avrebbe mai potuto immaginare quello che le sarebbe accaduto.
La sua vita, ripensandoci, le sembrava un sogno in cui tutto era perfetto. Non doveva preoccuparsi di niente, a parte dei banali piccoli problemi domestici, tanto fastidiosi quanto innocui.
Si era laureata con il massimo dei voti in una prestigiosa università recitativa.
Era stata assunta in un cast di una fiction con un ruolo abbastanza importante.
Aveva programmato il suo matrimonio con Diego, suo vecchio compagno di università, nei minimi particolari.
Aveva scoperto con somma gioia di aspettare un bambino.
Dopo un po', però, aveva cominciato a sentirsi stanca, come se tutta l'energia le fosse defluita dal corpo, lasciandola come un fantoccio vuoto e inanimato. Aveva cominciato a dimagrire visibilmente; si era allora decisa a farsi fare delle analisi per scoprire cosa le stava accadendo.
E poi, come ogni cosa troppo perfetta, si era spezzato tutto, il mondo le era crollato completamente addosso e ogni suo progetto era saltato. Giusto due settimane prima una sola parola, un'unica terribile parola, aveva infranto la sua felicità.
Cancro.
Ma quello non era bastato. Pochi istanti prima, il medico le aveva dato un'altra terribile notizia. Ogni sua parola, ogni suo gesto, ogni secondo le si era marchiato a fuoco nella memoria. Ci ripensava con angoscia, avrebbe voluto dimenticarsi tutto. Ma non poteva.

Il dottor Bustamante le si avvicina con un'espressione funerea sul volto di solito bonario. Si capisce che sta per darle una cattiva notizia.
"Signorina, purtroppo abbiamo notato qualche complicazione nello sviluppo del tumore." le dice mostrandole una serie di radiografie che aveva scattato poche ore prima.
Il medico inizia a spiegarle lo sviluppo e la cura della malattia con complicati termini scientifici.
Julia vorrebbe solo scoppiare a piangere e urlare di stringere il discorso, di dirle subito quali sarebbero state le conseguenze di quelle complicazioni. Ma si sforza di ascoltare, di stare calma e respirare per trattenere il pianto.
Bustamante si interrompe un attimo, si sfila gli occhiali e riprende a parlare: "Signorina, come sa, lei è in stato di gravidanza. Nel caso decidesse di abortire, potrebbe sottoporsi alla chemioterapia e avrebbe un 40% di possibilità di sopravvivere. Altrimenti può scegliere di portare a termine la gravidanza -a meno che non si verifichi un aborto spontaneo- e di far nascere il bambino, ma lei morirà sicuramente. Se vuole abortire può farlo entro il quinto mese, quindi in questi tre può decidere con calma. A lei la scelta."
Julia china la testa. Non può più impedire alle lacrime di traboccare dai suoi occhi e di rotolarle lungo il naso affilato. Una le entra tra le labbra. Il suo sapore salato copre per un istante l'amaro che ha in bocca.
Deve scegliere. La sua vita. Il suo bambino.

In metropolitana una donna caritatevole, probabilmente mossa a pietà dalla sua aria malaticcia o dalla pancia appena sporgente, le aveva ceduto il posto. Julia vi si era lasciata cadere borbottando appena un "grazie".
Con gli occhi chiusi pensava alla terribile scelta che l'aspettava. Poteva decidere se uccidere se stessa o uccidere suo figlio. Fino a quel momento non aveva avuto nulla contro l'aborto, anzi, lo riteneva giusto in casi molti gravi. Il suo si sarebbe potuto considerare un caso molto grave, ma questo non le toglieva la sensazione che, se avesse preso quella decisione, sarebbe diventata un'assassina.
Dall'altra parte, però, era troppo giovane per morire. Aveva solo venticinque anni, e tutta la vita davanti a sè.
Sempre che la chemio funzioni. In fondo hai solamente il 40% di possibilità di vivere... le disse una vocina maligna dentro la sua testa. Quattro possibilità su dieci erano comunque di più che zero.
Se fosse riuscita a sconfiggere il tumore, avrebbe potuto sposarsi con l'amore della sua vita, avrebbe potuto avere quindici figli, avrebbe potuto diventare un attrice famosissima, come sognava da quando aveva cinque anni.
"Signorina, sta bene?" Julia aprì gli occhi e sollevò lo sguardo sulla signora che le aveva ceduto il posto. Appariva lievemente preoccupata.
La ragazza si sforzo di sorridere: "Certo, tutto ok, grazie". Gettando un'occhiata al cartellone delle fermate e scoprendo che avrebbe dovuto scendere alla successiva, pensò a quella piccola bugia appena pronunciata. Voleva scoppiare a piangere e urlare a tutti che no, lei non stava affatto bene. Le sembrava che un tarlo stesse scavando una voragine nel suo cuore. Tutto a causa di quella fatidica e terribile scelta.
Ma sarebbe sempre vissuta nel rimpianto di non avere mai conosciuto quel bambino mai nato. Sarebbe assomigliato più a lei o a Diego? Avrebbe avuto gli occhi neri e profondi come quelli del padre? E i capelli, sarebbero stati rossi come i suoi? Quali sarebbero state le sue passioni, che cosa gli sarebbe piaciuto fare? Quali ideali avrebbe avuto? Che futuro avrebbe riservato la vita per lui?
Girando la chiave nella toppa della porta di casa, la vocina maligna si fece di nuovo strada nella sua mente: Se anche decidessi di farlo nascere, non potrai comunque conoscerlo fino in fondo:  pochi mesi dopo la sua nascita, se ti va bene, sarai fredda e dura nella terra...
Be', ma almeno Diego avrebbe potuto crescere suo figlio. E magari lei avrebbe ottenuto il permessso di far loro una visita sotto forma di fantasma. Avrebbe sussurrato a suo figlio parole dolci prima di andare a dormire, per farlo dormire tranquillo. Gli sarebbe apparso in sogno, lì l'avrebbe stretto tra le braccia e cullato delicatamente.
Julia si diresse verso il bagno, accese la manopola dell'acqua calda nella doccia, si spogliò e s'infilò sotto il getto d'acqua bollente, che le ustionava la pelle. Era stanca, probabilmente a causa della malattia, quindi si sedette e si raggomitolò con le braccia strette al petto e la schiena appoggiata alla fredda parete piastrellata della doccia.
Fu così che Diego la trovò due ore dopo, tornando dal lavoro. La pelle della sua amata era diventata color aragosta e tutta raggrinzita. La prese delicatamente tra le braccia e l'avvolse nell'asciugamano di spugna, strofindandola con dolcezza.
"Julia... Julia... Che succede, Tesoro?"
La ragazza si strinse al suo petto e sussurrò con voce flebile: "S-sono s-sorte complicazioni nel cancro... D-devo decidere se tenere il bambino o no. E nel caso in cui lo facessi nascere, morirei sicuramente. I-io non so..."
"Be', è chiaro, no?"
Julia, stupita, guardò negli occhi Diego.
"Tu abortirai, ti curerai e guarirai. Ti amo troppo, non posso sopportare di perderti!"
La ragazza annuì delicatamente: non aveva voglia di discutere. Nel frattempo, però, senti il cuore farsi più pesante. Il suo amore per Diego e per il bambino la portavano in due direzioni opposte, la vita (forse) e la morte certa. Avrebbe avuto ancora tre mesi, tre mesi per quella terribile e gravosa scelta.

Due mesi...
Solo più due mesi per decidere se tenere la piccolina. Giusto il giorno prima aveva scoperto tramite l'amniocentesi che si trattava di una femminuccia. L'avrebbe voluta chiamare Felicitas, come avrebbe voluto che fosse sempre. Felice.

Un mese...
Perchè stava succedendo a lei? Si immaginava una lunga vita felice con Diego, insieme avrebbero allevato Felicitas e magari un altro figlio, o anche altri due o tre.
Ma non poteva. Doveva scegliere.
La sua vita.
Felicitas.
Aveva litigato con Diego su questo. Odierò questa bambina, mi ricorderò sempre che è per colpa sua che morirai. Aveva pronunciato quelle terribili parole, ma Julia sapeva che non ci credeva veramente. Avrebbe di certo amato sua figlia, in lei avrebbe trovato tante somiglianze con la ormai defunta moglie.

Una settimana...
Mancava una settimana all'incontro con il medico dell'ospedale.
Doveva scegliere.
Doveva scegliere.
Doveva scegliere.
Aveva sentito il cuore di Felicitas innumerevoli volte. Fin dall'inizio sapeva inconsciamente che cosa avrebbe scelto.
Non poteva ucciderla.
La sua piccolina.
La sua Felicitas, la sua felicità.

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Angolo dell'autrice

Buonsalve a tutti! Mi sono cimentata nella scrittura di questa storia per il contest "Un'idea, più storie".
Sono in gruppo con: cimmucimmu e beatrice94 (perdonatemi, non so taggare).
La consegna era di scrivere una storia nella quale un personaggio deve rinunciare a qualcosa a cui tiene per fare del bene. Io l'ho estremizzata un po'; infatti la protagonista è una giovane donna incinta malata di tumore che deve scegliere se tenere il bambino e morire o se abortire e cercare di curarsi. Alla fine (con grande dispetto della mia migliore amica) sceglie di far nascere suo figlio.
La vicenda è ambientata in Spagna giusto perchè volevo mettere alla bimba il nome Felicitas. E sempre a proposito di nomi: in Spagna c'è la legge del doppio cognome, il primo della madre e primo del padre. Per questo Julia si chiama Benitez Rojas.
Spero solo che vi piaccia...
Alla prossima
Sara


   
 
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