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Autore: Selhen    01/05/2015    1 recensioni
Anni di guerra, territorio conteso e fazioni eternamente in lotta nella terra del dio Aion. Com’è possibile per Selhen nutrire odio verso qualcuno che l’ha risparmiata? Com’è possibile odiare senza conoscere veramente il volto della guerra?
Com’è possibile parlare con un nemico e trovarlo così normale e uguale a se stessi?
Una nuova avventura di Selhen solo per voi. Recensite numerosi. Le vostre recensioni mi danno la carica per scrivere sempre di meglio. Un abbraccio, la vostra autrice.
N.b. avviso gli eventuali lettori che ho postato questa storia più corretta e revisionata su wattpad. Se la preferite con meno imperfezioni sapete dove andare, sono selhene. :)
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La casetta di Pandora sorgeva su una delle tante delicate alture del villaggio di Surt, a Brushtonin. Era piccola ed elegante, tutta di legno, con un tetto spiovente ed un comignolo fumante.
Quando comparii ai piedi dell'obelisco scorsi in lontananza Dahn e Brahm che si stavano inerpicando per la stradina che conduceva all'ingresso della casa della chierichessa amica di Dahnael. Accelerai il passo per raggiungerli e con un po' di fiatone riuscii ad accodarmi a loro. 
Quando raggiungemmo la porta Dahn suonò un elegante campanello di metallo sospeso davanti all'ingresso.
Rimanemmo sotto la veranda in attesa di una risposta, e infatti, poco dopo si aprì uno spiraglio dall'uscio e un curioso viso guardò nella nostra direzione con evidente curiosità.
"Ciao Pandora", disse Dahn portandosi di fronte a noi altri per farsi notare. "Abbiamo bisogno di una mano".
Un rumore di ferraglia preannunciò la comparsa della giovane donna, la quale aveva rimosso il fermo che bloccava l'entrata per comparire interamente davanti a noi.
Indossava un'ampia veste grigia, adorna di pizzi e merletti, che le conferiva un'aria seria e distinta. 
I suoi lunghi capelli, semplicemente sciolti a incoronare un viso giovane e piacevole, erano blu notte, così come anche gli occhi, scuri e profondi. Le labbra erano carnose e disegnate, rosee, e sebbene la veste fosse indice di imponente presenza Pandora appariva minuta e amichevole.
I merletti ruvidi della sua veste sfiorarono la gamba scoperta di me che stavo appoggiata allo stipite. 
Vidi Pandora abbassare lo sguardo su Saephira abbandonata tra le braccia di Dahnael e un chiaro lampo di comprensione attraversò i suoi occhi.
"Entrate", disse spiccia e professionale scostandosi dall'entrata per favorire il nostro ingresso e facendoci strada a passo celere attraverso un lungo corridoio.
Le decorazioni floreali e i forti profumi di incenso solleticarono le mie narici. Pandora ci accompagnò in una piccola stanza ben arredata. Le pareti erano arancioni e l'atmosfera delle tremolanti lanterne rendeva il luogo caldo e accogliente.
"Stendila qui", aveva detto sollecita la chierichessa indicando un morbido lettino dalle lenzuola aranciate come tutti gli oggetti della stanza.
Dahn eseguì e la testa di Sae ciondolò sul cuscino con gli occhi richiusi. 
Osservai la mia amica con un po' di apprensione, ma ebbi appena il tempo di scorgerla oltre il vestito di Pandora che questa ci catapultò letteralmente fuori dalla stanza. "Va benissimo, potrete essere di ritorno tra un quarto d'ora", aveva detto poco delicata mentre noi venivamo precipitosamente spinti alla porta d'ingresso.
Battei le palpebre spaesata e la porta di legno mi si richiuse quasi sulla faccia.
"Wow...", commentai sarcastica rivolta verso Dahnael, "che modi la tua amica!".
Dahn scrollò le spalle tentando di giustificasi con un balbettio.
"Ci si rivede tra mezz'ora", ci aveva interrotti Brahm tetro incamminandosi giù per la stradina senza aspettarci. Sembrava non essergli importato nulla del fatto che era stato chiaramente sbatuto fuori di casa.
Interpretai quell'atteggiamento come un chiaro desiderio di solitudine così trattenni Dahn, che aveva tentato di seguirlo, per un polso.
"Vieni qui... lascialo solo", lo rimproverai indignata.
Dahn mi guardò, il fatto che non avesse assunto la sua dose di odella giornaliera gli rendeva lo sguardo più vacuo e cinereo.
"Devi spiegarmi un paio di cose..", esordii guardandolo male. "Già che possiamo approfittarne...".
Il mio amico mi guardò interrogativo. "Che c'è? Che ho fatto?", chiese annoiato.
"Tu mi nascondi qualcosa, Lamur".
"E tu sei una despota... lamur" aveva cantilenato Dahnael appoggiandosi alla parete della veranda con aria disinteressata.
Storsi le labbra con atteggiamento da smorfiosa. "Può darsi".
Udii un grugnito di Dahnael mentre frugava nelle tasche alla ricerca della fiala di polvere d'odella giornaliera.
"Quello spettro di oggi pomeriggio.. ha detto qualcosa che ha suscitato in te una reazione, che c'è che non mi hai detto Dahnael?".
Le mie parole parvero risvegliare in Dahn dei ricordi sopiti o dimenticati che gli fecero cambiare espressione. "Oh...", disse poi rigirandosi la fialetta dorata vuota ormai per metà.
Piegai il capo da una parte, in attesa di un chiarimento.
"La legione del cielo rosso, dici?".
Scrollai le spalle come a dire Non lo so, spiegami tu.
Dahnael annuì sfilando il tappo decisamente piccolo per le sue mani artigliate e trangugiò il contenuto gettando da una parte la fiala di vetro ormai vuota che si infranse contro il muro.
"Voglio farla breve...", cominciò grattandosi una guancia mentre teneva lo sguardo fisso sull'unico piede affondato nel terreno. "La mia famiglia... mio padre per esattezza, faceva parte di un gruppo di disertori della legione del Cielo rosso... o meglio, faceva parte della legione del cielo rosso e ha disertato", il mio amico sollevò lo sguardo per puntarlo sul mio, "ecco perchè penso che Villaire abbia voluto punire la sua discendenza", si indicò teatrale.
"Eppure non sembrava averti riconosciuto, oggi", dissi io corrugando la fronte.
Dahn scrollò le spalle. "Evidentemente in quel momento era troppo indaffarato ad aver salva la pelle".
Mossi qualche passo deciso verso Dahn, con una camminata sicura e sinuosa nei miei neri stivali in pelle. Estrassi un revolver dal fodero e me lo rigirai tra le mani concentrata, prima di fermarmi esattamente davanti a lui. "Lo abbiamo eliminato comunque", dissi con un sorrisetto sghembo e soddisfatto, "quindi..".
A quella mia affermazione Dahn parve diventare nuovamente turbato.
"Che cosa c'è?", domandai.
"E' vero, lo abbiamo eliminato.. ma io sono rimasto come prima", mormorò disincantato.
Alle sue parole mi venne in mente quello strano ritrovamento del pomeriggio. Quando, una volta che tutti erano svaniti dalle segrete di Adma con le loro pergamene, il mio piede aveva calpestato quello strano seme che avevo raccolto e accuratamente conservato in borsa.
"Ah! Dahn, devo mostrarti una cosa", dissi urgentemente iniziando a trafficare con la mia bisaccia per estrarne fuori il grande chicco marrone. Mi concessi qualche altro secondo per osservarlo poi presi un polso a Dahn e glielo piazzai in una mano. "Che te ne pare, mh?", dissi tutta orgogliosa.
"Che cos'è?", domandò lui aggrottando le sopracciglia.
"Ehm... non lo so, ma siccome è caduto dalle mani di Villaire potrebbe essere qualcosa di interessante".
Quando nominai Villaire gli occhi di Dahn si fecero più attenti. Passandosi la lingua sulle labbra secche e screpolate Dahnael rigirò il seme con le dita dell'altra mano. 
"Credi che possa entrarci qualcosa con... me?".
"Con te, con la contaminazione, chi meglio di Pandora può illuminarci?".
"Mh...", mugugnò il mio amico poco convinto.
"Abbi fede, Lamur, abbi fede!", dissi profetica rimettendo il grosso seme nella mia borsa.
Dahn ridacchiò, all'improvviso più allegro. "Vieni qui, sciocca", aveva mormorato tirandomi per un braccio. Mi strinse in un tenero abbraccio sfregandomi amichevolmente una mano sulla testa per disordinarmi tutti i capelli.
"Ehi, ehi... no! I miei adorati e ordinatissimi capelli".
Imbronciai le mie labbra scarlatte senza tuttavia essermela presa realmente con lui e ricambiai affettuosamente l'abbraccio nascondendo il viso nell'incavo della sua spalla. Mi stupii dell'odore dei suoi vestiti. Era come se Dahnael sapesse di zolfo... e in effetti il motivo era presto spiegato. Passava così tanto tempo in abisso che l'odore di quel posto sembrava essersi ormai impossessato di lui!
Ma nonostante quella sua aria da bello e dannato sapevo bene quanto Dahnael avesse un cuore d'oro. Serrai maggiormente la stretta a questi pensieri, come a volerlo soffocare, e mi stupii quando lui mi lasciò un tenero bacio sulla guancia.
"Ti voglio bene lamurr, lo sai?", sussurrai ancora stretta a lui.
"Anch'io te ne voglio, padrona!", scherzò lui sciogliendo l'abbraccio.

Quando la porta si riaprì io e Dahnael eravamo ancora seduti sui gradini d'entrata. Pandora parve sorpresa di trovarci là. Allungai subito il collo alla ricerca della mia amica che in quel momento doveva essere resuscitata e di nuovo in salute. La scorsi instabile venire a passo lento verso di noi
"Sae!", urlai gettandomi letteralmente al suo collo tanto che quasi non precipitammo entrambe ruzzoloni sul pavimento.
Pandora parve infastidita da quell'eccessiva manifestazione d'affetto. "Tiratori...", aveva brontolato schizzinosa tra sè, ma si bloccò e rimase rigida quando abbracciai anche lei.
"Grazie", le dissi con un sorriso angelico come per riparare al mio atteggiamento. Rimasi a sostenere Saephira ancora debole e stordita dalla resurrezione e le diedi una mano trattenendo per lei il suo strumento a corda.
"Pandora", stava dicendo intanto Dahnael chiamando la chierichessa fuori dalla porta, "come posso ripagarti per l'enorme favore?".
"Nessun problema Dahn, non devi ripagarmi niente, ho solo fatto il mio dovere di asmodiana", aveva detto la ragazza con un gesto di diniego. 
Dahnael le sorrise grato e quando lei stava per dare le spalle a tutta la nostra combriccola richiamò la sua attenzione chiamandola. "Aspetta", aveva detto improvviso. "Prima di salutarci, c'è una cosa che Selhen vorrebbe mostrarti".
Mi chiamò con un cenno della mano e intuite le sue intenzioni tirai fuori dalla mia borsa il seme caduto dalle mani di Villaire. Lo allungai a Pandora che lo osservò incuriosita.
"Viene da Adma...", spiegai, "dalla zona contaminata".
"Ne era in possesso lo spirito di Villaire, il capo della legione del cielo rosso", completò Dahn.
Gli occhi di Pandora si spalancarono con evidente preoccupazione. "Una potentissima magia oscura è racchiusa in questo seme", mormorò a denti stretti mentre me lo rilasciava nelle mani come se fosse una patata bollente. "Dovete distruggerlo".
"Come?", domandò Dahnael. "Saresti in grado di farlo?".
Pandora scosse il capo quasi come se il solo pensiero le facesse accapponare la pelle.
"Questo seme contiene della magia oscura, e con della magia oscura dovrà essere distrutto", terminò intransigente riparandosi dietro la porta di casa. "Cercate Silyssa, è una potente strega che vive nei dintorni della zona residenziale di Beluslan, credo che lei potrebbe aiutarvi più di me", scalpitò nervosa, facendo un passo indietro, poi, senza aggiungere altro ci richiuse la porta in faccia. Scossi il capo, eppure iniziavo ad abituarmi nel giro di poche ore ad avere sbattuta la porta in faccia.
"Che modi", riconfermai con un mezzo sorrisetto tra l'irritato e il divertito.
Dahn scrollò le spalle ricambiando il sorriso. "Chierici".
Brahm, che intanto si era accorto del movimento davanti all'abitazione di Pandora, ci aveva raggiunti e aveva ascoltato tutta la discussione con grande curiosità. 
"Conosco Silyssa...", aveva detto cupo premurandosi di sorreggere Saephira al posto mio. "E' una delle fattucchiere più potenti di Pandemonium".
Gli cedetti il posto mantenendomi comunque a una breve distanza dalla mia amica, pronta a intervenire se ce ne fosse stato bisogno. Sae barcollava e non aveva proferito ancora una parola. Ci sarebbe voluta almeno un'ora perchè quell'effetto di stordimento si dissipasse del tutto. Solo allora la mia amica sarebbe tornata la Daeva pimpante di sempre, piena di energie e voglia di fare.
La guardai negli occhi sorridendole rassicurante, lei non parlò, era troppo debole anche per parlare, ma il mio sguardo dovette rincuorarla perchè scorsi sulle sue labbra la parvenza di un sorriso di risposta.
 
.........

La notte era fonda nell'antico Katalam e non un alito di vento soffiava tra le fronde degli alti alberi della foresta che fronteggiava l'asmodiano tempio dei Ruhn.
Sapehira non aveva fatto altro che rigirarsi nel letto senza riuscire a prendere sonno, la resurrezione di quel giorno le aveva ripristinato totalmente le energie, tanto che anche il sonno era tardato ad arrivare. E così, dopo la prima ora di indolenzimento, in cui era stata una specie di zombie soffocato ambulante, aveva ripreso appieno tutte le sue facoltà motorie e cognitive.
Aveva pensato che fare un giro per il Katalam alla ricerca di intermediari balaur che assediavano le guarnigioni asmodiane sarebbe stato un ottimo modo per dare un contributo alla causa asmodiana e ammazzare una stupida notte insonne.
Muoversi con il favore del buio agevolava qualsiasi asmodiano, e lei non era da meno. Non aveva avuto voglia di disturbare Brahm nel cuore della notte, così aveva raccolto la sua divisa beritra, la sua arpa e silenziosamente si era diretta verso il tempio dei Ruhn con l'ausilio di una pergamena.
Si era poi incamminata solitaria verso la guarnigione settantatrè e lì, dopo aver parlato con il legato dell'accampamento si era avventurata tra le alte fronde alla ricerca dei nemici.
"Psss", aveva sentito sussurrare da dietro un cespuglio.
La Daeva aggrottò le sopracciglia perplessa. Possibile fosse stato un rumore che si era immaginata?
Non c'era un alito di vento, e l'unico suono era il frinire delle cicale notturne. 
Si guardò intorno spaesata, come a voler scorgere una qualsiasi sagoma nell'ombra, ma non vide nulla.
Guardinga estrasse arpa e archetto, pronta ad attaccare se ce ne fosse stato bisogno, poi ci fu un ulteriore scricchiolio che la fece sobbalzare.
"Buh", udì in un altro sussurro proprio a un centimetro di distanza dal suo orecchio.
Immediatamente percepì una presenza corporea alle sue spalle, due mani le afferrarono saldamente gli avambracci e una delle sue gambe venne immobilizzata dalla pressione di una gamba estranea.
"Stai buona e non ti succederà niente, asmodiana", disse una voce profonda mentre la lama di una spada affilata le accarezzava dolcemente la gola.
Saephira espirò cautamente, col terrore che le paralizzava le membra e la mente che si affaticava a lavorare per trovare una soluzione, una via di fuga.
Non poteva vedere il suo interlocutore, ma non c'era dubbio, si trattava di un assassino elisiano.
Le eleganti spade sottili e maneggevoli ne erano l'indicatore così come il melodioso accento cantilenante di ogni sua parola.
Il petto della barda si alzò e si abbassò vistosamente quando con il coraggio di chi si trova davanti a morte certa, non si chinò fulminea a scansare la lama della spada e non roteò su se stessa evocando con una formula magica un'illusione di sonno che colpì all'istante il suo aguzzino.
Aveva ritenuto che fosse l'unico modo per darsela a gambe visto che non avrebbe avuto nè la voglia nè il coraggio di morire di nuovo, per quel giorno.
Non fece a tempo a vedere, nel buio, la scura sagoma dell'assassino che già questo si era trasformato nell'allegra illusione di un pinguino ballerino.
Cominciò a correre, veloce, nella speranza di sfruttare quei pochi secondi di vantaggio e riuscire a trovare l'occhio asmodiano più vicino che avesse potuto proteggerla, ma l'assassino fu più svelto, e in men che non si dica, svanito l'incantesimo di sonno, le si era fiondato letteralmente addosso.
Questa volta la lama della sua spada aveva premuto pericolosamente sulla gola di Saephira, la quale, senza speranza, aveva cominciato a dimenarsi tra le braccia dell'assassino.
L'elisiano schioccò le labbra in un suono di compiaciuta indignazione. "Cattiva barda asmodiana... è ... decisamente imbarazzante essere trasformato in un pinguino ballerino ", scosse il capo nel buio.
"Chi sei? Che cosa vuoi da me?".
A quel punto le due possenti braccia dell'assassino elisiano la fecero voltare con forza, e Saephira si ritrovò faccia a faccia ad un giovane dai capelli rossi e dallo sguardo penetrante.
"Non ti ricordi di me?", le chiese con un mezzo sorriso di scherno. "Avete la memoria corta voi... bestioline asmodiane". Il tono con cui pronunciò l'ultima parola fu chiaramente canzonatorio.
A quel punto a Saephira tornò in mente un'immagine, come un flash. Un giorno a Sarpan. Lei, Selhen, l'elisiano cacciatore e... lui. L'assassino che aveva davanti era il braccio destro del cacciatore.
"Vengo in pace", aveva detto spiccio lasciandola andare, "quindi non provare a trasformarmi di nuovo in un pinguino o sarò io a trasformarti in spezzatino di Daeva, intesi?", il suo tono inquietante si era abbassato di un'ottava. Il ragazzo aveva poi riposto le spade nelle guaine incrociate alla sua schiena ed era tornato a fissare lo sguardo sull'esile viso della barda.
"Oh, come ho fatto a dimenticare le buone maniere?", disse ironico inchinandosi . "Mi chiamo Gaar... il per servirla permettimi di risparmiarmelo, sei pur sempre un'asmodiana".
Saephira arricciò il labbro in una specie di ringhio indietreggiando diffidente. "Ho detto... che cosa vuoi?".
Gaar si passò distrattamente una mano sul generoso ciuffo rosso, grattandosi il capo pensieroso.
"Regola il tono bambola, e ritieniti fortunata piuttosto, sei la prima asmodiana che può dire di avermi incontrato senza averci lasciato le penne".
"La pianti di blaterare con quel tuo... vomitevole accento da piccione canterino?", continuò la barda risoluta puntando l'archetto del suo strumento contro il petto dell'elisiano.
Gaar apparve contrariato dal fatto che le sue parole non avevano sortito effetto ma si limitò a tacere gettando uno sguardo intorno a loro. "La tua amica... il tiratore scelto", esordì in un sospiro di rassegnazione.
"Che cosa vuoi da lei?"
"Velkam mi ha chiesto di recapitarle questa". Saephira lo vide rovistare nelle tasche della sua divisa in pelle e trarne fuori una pergamena accuratamente arrotolata.
"Cos'è?", chiese la barda scrutando l'oggetto a debita distanza con una certa diffidenza.
"Se hai paura che possa esplodere... sta tranquilla", il sorriso che gli lineò il viso non fu per niente rassicurante.
"Mi prendi in giro, elisiano?", la voce dell'asmodiana si era fatta più dura, così come lo sguardo che ora riusciva meglio a mettere a fuoco i lineamenti del ragazzo.
"Purtroppo no", disse l'assassino. Parve sinceramente rammaricato nell'ammetterlo. Con una mano scostò senza tante cerimonie l'archetto minacciosamente puntato contro di lui e si avvicinò alla barda sospendendole la pergamena sulla punta del naso. Adesso che era pericolosamente vicino Saephira potè percepirne la potenza e la scaltrezza. Ogni suo muscolo era teso, pronto a scattare a qualunque suo passo falso.
Incerta allungò la mano artigliata e strinse le dita attorno a quel rotolo che, come del resto aveva detto l'elisiano, non ebbe alcuna reazione anomala.
"E' per lei?", domandò infine Saephira sospirando.
"Credo che sia per la loro condanna a morte, sì", annuì l'elisiano con sconcertante ironia.
Ad un certo punto la preoccupazione negli occhi di Gaar fu l'esatto specchio di quelli di lei. Saephira sentì una morsa allo stomaco che, ne fu certa, stava condividendo con quel nemico davanti a lei.
"Lo pensi anche tu?", pigolò dimentica per un attimo della razza dell'assassino di fronte a lei.
Era come un presentimento, un'assurda paura che quell'osare così tanto avesse portato la sua migliore amica alla rovina. Notò, dagli occhi dell'elisiano davanti a lei, che uno stesso sentimento di amicizia e stima reciproca dovevano legare il giovane cacciatore e quell'assassino
"Sì", rispose Gaar serio sollevando il cappuccio di pelle per confondersi meglio nella notte. Non aveva proferito altro, e il suo tono era rimasto gelido e inespressivo.
Prima ancora che Saephira avesse potuto aggiungere qualcosa Gaar era già scomparso con un fruscio.
Restava a farle compagnia solo il rumore della notte e il brillare delle stelle nel cielo.


[Aaaaarieccomiiii, mi sono fatta attendere lo so, ma il capitolo è arrivato. Non dimenticate il mio gruppo fb ( https://www.facebook.com/groups/964519573578228/ )
su cui scrivere per qualunque vostra curiosità, recensite e.... alla prossima con l'arrivo di Silissa ;) Vi penso sempre u.u ciaoooo e buon primo maggio!]
  
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