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Autore: giulym    01/05/2015    2 recensioni
Dal testo:
Calava la sera del terzo giorno dei ludi inaugurali del nuovo anfiteatro , le prime fiaccole venivano accese lungo tutto il perimetro dell'arena per illuminare gli scontri successivi, l'imperatore Tito aveva promesso che quella sera i ludi gladiatori sarebbero stati speciali.
Genere: Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità, Antichità greco/romana
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80 d.C.AmphitheatrumFlavium, Roma  

Calava la sera del terzo giorno dei ludi inaugurali del nuovo anfiteatro , le prime fiaccole venivano accese lungo tutto il perimetro dell'arena per illuminare gli scontri successivi, l'imperatore Tito aveva promesso che quellasera i ludi gladiatori sarebbero stati speciali. Nello spogliatoioin quelmomento una calma spettrale pervadevatutti, i preparativi erano stati fatti, le protezioni indossate, le armi affilate,tutto era pronto.  

Si sollevarono le grate e loro uscirono illuminate dal chiarore della luna e delle torce, gladiatrici prontea combattere fino alla morte. Vi sarebbero stati due spettacolari scontri per allietare l'imperatore e il suo pubblico quella sera. Si percepiva nel silenzio lo stupore e la meraviglia di quelle migliaia di persone, agli occhi di molti  dovevaapparire come uno  spettacolo davvero singolare, le gladiatrici esistevano fin dal regno di Nerone che per primo le aveva fatte scendere in un’arena, ma non erano uno spettacolo per tutti o ditutti i giorni. L'intento dell'imperatore era stato  raggiunto, un sorriso soddisfatto affiorava sulle sue
labbra, lei lo vedeva chiaramente posta sotto la tribuna imperiale con le altre ragazze. Sei erano in tutto, sei giovani donne poco più che ventenni, tutte di  origini diverse. Vi erano schiave giunte dall'Africa, tre in totale, i loro corpi neri come la notte, muscolosi e snelli le facevano sembrare quasi delle creature mitologiche al chiarore delle fiaccole. Una fanciulla proveniva invece dalla Britannia, terra piena di conflitti e scontri in cui anche le donne imparano presto a battersi come gli uomini purdi sopravvivere. Era bassa, magra e molto agile, aveva una lung chioma fulva di ricci che sembrava ardere divero fuoco in quell'atmosfera. Vi era poi una donna, una criminale catturata con un gruppo di ladroni, un’assassina che prima di essere imprigionata aveva ucciso due soldati imperiali,  la sua forza e la sua ferocia l'avevano però risparmiata dall' essere pubblicamente giustiziata con i suoi compagni nell'arena durante la mattina dei primi giochi ed era stata,per volere dell'imperatore,inviata nel gruppo per dar vita ad uno spettacolo ancora più cruento.Poi c'era lei Clelia, la  sesta componente del gruppo delle gladiatriciera l’ultima di quattrofigli di un senatore romano,  suo padre l'aveva ripudiata per il suo amore per la spada. Allenata da un ex gladiatore era presto diventata famosa a Roma per la sua abilità, si era spesso esibita nella sua arte ai simposi dei ricchi romani, era famosa e ciò non poteva darle che un’enorme soddisfazione. Gli incontri di quella sera si sarebbero articolati in due modi differenti quattro di loro avrebbero combattuto come estiarius(avrebbero sfidato in uno scontro mortale grandi felini africani ) , lei e la britannica si sarebbero affrontate l'una contro l'altra in una danza mortale.  

Salutato l'imperatore e ottenuta la sua approvazione i giochi ebbero inizio. Il primo fu lo scontro delle quattro donne contro tre leonesse ed una tigre, dalla sua posizione vicino alle grate di ingresso degli spogliatoi lei e la ragazza britannica potevano godersi lo spettacolo in prima fila. Delle quattro gladiatrici al termine dello scontro due erano uscite quasi indenni solo qualche graffio tingeva di sangue braccia e gambe ma contro animali così quello era niente. A terra ne giacevano due, la prima  aveva il petto nudo squarciato da profonde ferite provocate dagli affilatissimi artigli della tigre, probabilmente non sarebbe arrivataa vedere il giorno successivo, l’ altra,la feroce assassina, si ritrovava ora distesa in una pozza di sangue morta con la leonessa ancora avvinghiata al suo corpo. L’ animalele aveva lacerato la gola con un morso, ma prima di morire la donna,con le sue ultime forze,era riuscita a far penetrare il gladio nel petto della fiera  uccidendola.  

Ora sarebbe toccato a Clelia vivere o morire, e mentre gli schiavi con la  maschera da Caronte si occupavano di rimuovere i cadaveri delle donne e dei felini per trascinarli nello spoliarum, le due gladiatricierano già disposte l'una difronte all'altra pronte ad iniziare il combattimento.  

Fu la straniera la prima ad attaccare, le si lanciò addosso con una tale ferocia che quasi le fece perdere l'equilibrio ma riuscì comunque a parare il colpo con lo scudo, tentò quindi un affondo contro la sua avversaria ma quella agilmente lo schivò. Era veloce anche troppo per lei, ma in qualche modo l'avrebbe sconfitta lo faceva sempre alla fine. L'estenuante lotta continuò alla pari ancora a lungo, Clelia era stanca, affaticata,l’anfiteatro, la sabbia, il sangue,nella sua testa niente sembrava più reale. Il sudore le colava dal collo giù sul petto affannato creando strisce più chiare sulla pelle impastata di olio e polvere bianca dell'arena. Il battito accelerato del cuore le rimbombava nelle orecchie, coprendo persino le fragorose incitazioni della folla in piedisulle gradinate dell'arena. Con un ultimo immane sforzo sollevò lo scudo, parò il fendente della sua avversaria che rimase così scoperta sul lato destroe senza esitarele infilò la corta lama tra le costole. Si staccò lentamente da quell'abbraccio mortale, con un tonfo il corpo senza vita della donna contro cui aveva combattuto per divertire l’imperatore e il popolo romano cadde ai suoi piedi. Grida di giubilo si alzarono dagli spalti intorno a lei, l'imperatore stesso si era sollevato dal suo scranno per applaudirla, soddisfatta si godette quel momento poi uscì dall'arena . Era questa la vita che aveva scelto, per quanto disprezzabile potesse apparire agli occhi di suo padre e di altri uomini. Domani se gli dei avessero voluto,avrebbe combattuto ancora, perla gloria del suo imperatore nel suo nuovo e imponente anfiteatro e per la grandezza e la gloria di Roma stessa, a cui anch'essa sentiva così di appartenere. 

 

"Belli ger invictis quod Mars tibi servitin armis, 
Non satis est, Caesar,servit et ipsa Venus." 

( Marziale,liber despectaculis, epigramma 6)

  
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