Disclaimers: i nomi, i personaggi e
luoghi appartengono interamente a Virginia de
Winter.
La parte che seguito a scrivere d'ora, in aggiunta a quelli
già "esistenti", sarà frutto della mia fantasia.
( parte prima )
che al primo colpo d'occhio notò quel magnifico formaggio giallo.
Subito pensò come rubarglielo.
"Salire sull'albero non posso" si disse la volpe,
"perché lui volerebbe via immediatamente, ed io non ho le ali… Qui bisogna giocare d'astuzia!".
Il corvo e la volpe
Fedro
Prologo
Giunse
l’imbrunire.
L’aria penetrava tra la fitta trama del mantello cogliendolo
così con un
brivido che lo scosse nel profondo, insediandosi perfino dentro le
ossa.
Se lo strinse addosso come meglio poté: gli prudevano le
mani sotto i guanti di
pelle, ancora spettatrici silenzione dei geloni che gli increspavano le
nocche.
Senza emettere suono, fletté ancora di poco le ginocchia
come gli era stato
insegnato e attese.
Con la cartina alla mano aveva valutato attentamente quale fosse il
luogo
migliore per cacciare. Aveva escluso la brughiera, troppo arida e dalla
bassa
vegetazione per consentire un buon punto di osservazione.
Così, alla fine, aveva deciso di addentrarsi ancora di
più nella foresta giungendo
ad un campo ai piedi dei Monti Eirani, in prossimità di Loch
Danich.
Alta e rigogliosa l'erba cresceva selvaggia e incolta, nascendo dal
suolo con
un verde brillante e terminando con una tonalità gialla
paglierina tipica dei
periodi autunnali.
C'erano anche bassi arbusti, fiori di campo variopinti ed esili, un
ossimoro in
tanto disordine.
Un sordo scricchiolio e la vide.
Il fulvo manto si muoveva con eleganza tra i fili d’erba, il
naso
affusolato annusava l’aria e con la coda voluminosa
si inoltrava nella
vegetazione.
Eccola, pensò stringendo spasmodicamente
l’impugnatura della sua pistola da
caccia; con un colpo secco di mano appoggiò la canna
dell’arma all’altezza
dell’occhio destro
puntando con precisione il centro della schiena dell’animale .
Trattenne il fiato.
Inspirò.
Espirò.
Poi, inavertitamente, le orecchie della bestia si alzarono di scatto e
con il
muso puntato verso il cielo tese la schiena in una curva rigida. Gli
occhi
bruni puntarono quelli azzurri affilati del ragazzo. Con acuta
intelligenza lo
fissò , poi fece un balzo e corse via, conscia del
pericolo.
«Maledizone!››
Jordan IV Vandemberg sorrise mesto al figlio poggiando affettuosamente
una
mano sulla spalla del ragazzo. Il Vento del Nord si alzò
nuovamente,
scarmigliando i capelli e i mantelli ondeggiarono oltre le loro spalle.
Era biondo con qualche accenno brizzolato, gli occhi blu erano acuti e
il viso
aguzzo incorniciato da folte basette.
Anche vestito con abiti contadini impolverati riusciva a risultare
regale e
imponete.
« Suvvia,
figliolo. Sono gli errori che fanno di noi degli uomini, sono certo che
la prossima
volta non cadrai in fallo..›› rispose ilare
l'uomo porgendogli una mano aiutando
Fabian ad alzarsi , il giovane intanto gli lanciava occhiate truci.
Si rassettarono entrambe i vestiti: si pulirono gli stivali ricoperti di
fango ed erba con un fazzoletto poi sbatterono con le mani la polvere sparsa sul mantello aiutando l'ascesa di una densa nuvola di sporcizia; in fine riposero le armi e si incamminarono verso la
strada del palazzo.
Il sole intanto tramontava dietro le irte cime dei monti dalle nevi
perenni dipingendo ,per un'ultima frazione di secondo,
la vallata con una
luce cremisi.
Fabian aveva lo sguardo assorto, calciava distrattamente le pietruzze
che trovava sotto la suola «Era una volpe, padre. Il mio
è stato un errore da sciocco.››
«Vero, ma pensaci Fabian›› Jordan IV
gli lanciò uno sguardo attento, allungò una
mano e lo fermò tendendolo per le spalle. «la
volpe è un animale intelligente,
agile. Di certo non avrebbe aspettato a farsi ammazzare da un ragazzino
quando
fugge da cacciatori esperti. Il vento del Nord è
più insidioso, spira quando
meno te lo aspetti e con intensità. Ci si accorge troppo
tardi di essere sulla
sua traiettoria››
« E poi, se mi è
concesso, sei molto abile con la spada e il fioretto, ma un
pò meno con la
pistola...›› il figlio lo guardò
furioso «Avresti potuto ammazzare qualche povera anima.
Me, ad esempio. Cosa avremmo raccontato a tua madre
poi?›› Con gli occhi rivolti al cielo,
proseguirono il loro cammino finchè non avvertirono sotto i
piedi la strada ghiaiosa che portava dritta al palazzo. Non era mai
stata una dimora sfarzosa, era semplice e si distaccava dalle eccessive
decorazioni delle dimore di Altieres. Era bianca, piuttosto quadrata, a
due piani. Guardando con attenzione era possibile vedere i lumi appena
accessi che con la loro luce pallida lambiva le tende di velluto
pregiato.
Una figura si ergeva davanti all'ingresso, seduta su un elegante divano da esterno arricchito da volute e decori di ferro battuto.
Lady Marianne Vandemberg poggiò con grazia il libro sul
tavolino di pietra, una mano posta
sulla pancia.
Aveva i capelli castani intrecciati e legati in una elaborata
pettinatura tipica delle terre del nord, il sorriso
impertinente e gli occhi a mandorla verdi sottigliati. Era
elegante,
avvenente anche solo indossando un abito adatto alle donne in
attesa.
Si alzò in piedi, le mani poste ai lati dei fianchi, le
ciglia debitamente aggrottate.
«
E' della terra quella che vedo sul naso, Fabian?» si
avvicinò
aggiustandosi il mantello sulle spalle. Degnò il marito di
uno sguardo veloce « Marito,
alla buon
ora. Sono più di due ore che vi aspetto» aveva la
voce melodiosa, vellutata.
Marianne di Valdyer era stata allevata da donne dal temperamento acceso
che le avevano insegnato l'arte della manipolazione, dell'ironia e
della seduzione. Sebbene il suo status attuale non le permettesse di
mostrare appieno le sue carte, sapeva giocare abilmente e colpire, con precisione degna di un maestro d'armi, i punti scoperti del suo avversario...in questo caso, i
quattordici anni passati a fianco di un Vandemberg l'avevano preparata
all'uso costante del sarcasmo che esibiva ogni qual volta ne cogliesse l'occasione.
«
Perdonaci»
rispose solamente Jordan, sorridendole perfido.
Lo trucidò con lo sguardo «Ti pare il modo di
andare in giro? Vestito come un contadino, non che abbia qualcosa
contro i contadini, ma penso a che incidente diplomatico possa accadere
se per sbaglio venissi rapito o ferito da qualche tuo suddito. Chi ti
avrebbe riconosciuto, pieno di polvere e fango! Dove siete
stati? ››
«Cose da
uomini. Sua Altezza non dovrebbe rientrare?››
Oltraggiata fece una smorfia con il viso, increspò le labbra
e con stizza prestò attenzione al suo ragazzo.
Poggiò le mani ai lati del viso, tirando dietro le orecchie
i ciuffi biondi, poi con i pollici ripulì le gote. «Domenic ti stava
aspettando.›› disse a Jordan con noncuranza. Diede una pacca
gentile alle spalle del figlio spingendolo fino all'ingresso «Chiedi a Isobel se
può preparati un bagno caldo, abbiamo ospiti sta sera e sei
lontano dall'essere presentabile. ››
Fabian le sorrise mesto, fece un mezzo inchino e salutò con
cortesia le guardie. Infine si dileguò.
Re e regina si studiarono per un lungo istante, gli occhi che
esprimevano disappunto, tenerezza e sussurravano parole più di quanto
le loro bocche potessero fare.
«A caccia eh? Non penso
foste là per delle lepri o fagiani. Conoscendo Fabian sarete
andati a cercare la volpe.›› Marianne si fece
vicino a lui, tese la mano passandola distrattamente sul volto
statuario del marito, le dita che tracciavano linee intorno alle labbra.
«Come sempre Sua
Altezza riesce a leggere nella mia mente››. il
respiro che solleticava i polpastrelli anticipò il bacio ruvido che le diede sul palmo.
«Marianne, prenderete
freddo. Entriamo te ne prego.
Si avvicinò posando le labbra sulla gota «Ti aspetta nello
studio. Era crucciato, non mi ha spiegato quale fosse il motivo.››
gli sussurrò all'orecchio.
* * *
«Domenic
amico mio, che succede?››
si sedette sulla poltrona al lato opposto della scrivania.
Lo studio era parzialmente illuminato dal bagliore tenue delle candele,
in una perfetta penombra Domenic Weiss pareva come sempre un punto di
luce accecante sebbene il cruccio disegnato sul viso stridesse sul suo volto.
«
Eira, succede. Mi è stata consegnata dopo la tua uscita con
Fabian.››
«
Cos'è?›› si avvicinò al
tavolo di ciliegio, prese tra le mani la missiva. Il
sigillo, un cerchio con le foglie di cipresso intrecciate dal quale
faceva capolino al centro
il volto appuntito della volpe reale, faceva mostra di se sul
fronte
della lettera come chiusura della busta.
«
Una dichiarazione di guerra, attaccheranno Aldenor se non riusciremo ad
arrivare
ad un patteggiamento.››
Scese un silenzio pesante, Domenic si posò sulla scrivania
guardando il suo Re dritto negli occhi.«
Se attaccassero lo faranno senza preavviso, senza che si riesca a
pensare a una qualche strategia militare...non riusciremo neanche ad
unire un esercito! ››
«Come
mi consigli di agire?››
Un lieve bussare distrasse i due uomini «Padre, mi
hanno mandato ad avvisarvi che la cena è stata servita››
Fabian aspettava sulla porta,
«
Lord Langemburg,›› fece un profondo
inchino seguito da un accenno di capo da parte di Lord
Cancelliere .
Poi, accortosi dell'atmosfera tesa che appesantiva la stanza,
scrutò il padre,
sondando lo sguardo preoccupato dell'uomo «c'è
qualcosa che non va?››
Jordan
sorrise al figlio «Niente
Fabian, avvisa tua madre che tra un attimo scendiamo.››
si alzò dalla poltrona aspettando che il figlio uscisse
quando, ripensandoci lo trattenne.
«
Stavo ripensando alla nostra battuta di caccia. Ricordi quello che ti
ho detto sul vento del nord? Vorrei che lo tenessi a mente come monito
per il futuro. Devi diffidare del Vento che spira da nord, perché la
sua bordata si mostrerà selvaggia. Quando non è
possibile imprigionare il vento impietoso si deve solo imparare a
restare in piedi e valutare se camminare con o contro di esso.››
Buona sera a tutti, in primis scrivo due righe veloci su quello che sarà d'ora in avanti la narrativa della storia.
Sebbene prenda spunto dallo scritto di Virginia de Winter, tengo a precisare che ho deciso di fare una qualche modifica riguardo abiti ed ambientazioni: come sempre accade quando si leggono dei libri la nostra mente figura un'immagine precisa che magari non coincide a quanto scritto, così quando c'era scritto Feluca o cappelli piumati la mia mente vedeva cilindri e bombette, quando parlava di abiti ampi e ricchi di sottogonne io immaginavo il vestiario tipico delle dame di fine 19esimo secolo.
Con ciò voglio precisare che qualche descrizione di abiti, luoghi, oggetti, non corrispondesse al mondo inventato da Virginia è perchè il mio immaginario l'ha trasformato in qualcosa di diverso.
Detto questo, che era giusto un punto di precisione per i capitoli che seguiteranno, mi auguro sia stata una lettura di vostro gradimento e vi auguro buona lettura per il futuro! :)
Vostra, Georgia Freya Hydref