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Autore: Chekkumeto    02/05/2015    6 recensioni
Iron Man ha superato le sue crisi di panico e ora è senza armature, Barton sta superando i postumi del controllo mentale con (più o meno) l'aiuto di Natasha, Thor è impegnato altrove e a Rogers tocca l'arduo compito di tenere unita la squadra.
Una nuova missione chiama a raccolta i nostri eroi, un nemico dagli strani poteri trama nell'ombra e tesse intrighi. Niente battaglie epiche questa volta, solo una caccia all'uomo. E qualcuno emergerà dalle sabbie del tempo, per portare scompiglio nella vita di uno dei nostri eroi.
Il male vincerà? O i suoi intrighi saranno smascherati?
Parecchio Clintasha. Accenni alle altre coppie canoniche.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Questa è, con qualche modifica, la storia che prima si intitolava “La Dea, i supereroi e gli assassini”. È stata rivista e resa un po' più sensata e ora è una storia a quattro mani scritta da me e l'amore mio, Lawrence Victory.

Speriamo quindi che la rivisitazione vi piaccia e per quelle di voi che avevano preso in simpatia la cara Artemide, niente paura, la rivedremo presto.

Come sempre, buona lettura.


CAPITOLO 1

In cui Stark è senza parole e Barton rompe una finestra


Erano lì in piedi già da venti minuti. Tony Stark aveva lo sguardo vacuo e non aveva detto una parola, ma d'altronde Pepper sapeva che, per il suo fidanzato, neanche indossando la sua armatura sarebbe stato più facile. Quel giorno ricorreva l'anniversario della morte dei coniugi Stark e la signorina Potts aveva pensato che fosse giusto andare a rendere omaggio al loro capezzale, ma ora non sapeva che dire, qualsiasi parola sembrava inappropriata. Si limitava a fissare Tony senza capire se stesse pregando o cercando di far esplodere la tomba del padre con lo sguardo.

Il suono di passi vicini infranse il silenzio e Pepper si voltò, sollevata, per vedere chi fosse il suo salvatore. Si ritrovò a fissare un paio di pettorali scolpiti nascosti da un completo elegante e da una camicia a strisce. Imbarazzata, alzò (parecchio) lo sguardo per riuscire a guardare negli occhi azzurri il leader dei vendicatori.

-Capitano Rogers, come mai qui?-domandò Pepper, grata di aver trovato un pretesto per rompere il silenzio.

-Signorina Potts-esclamò l'uomo facendo un elegante inchino-Sono passato per rendere omaggio ai signori Stark. Ci ho messo un po' per trovare questo posto: non riesco ad orientami in questa metropoli-

-Oh, è molto gentile da parte sua-rispose la donna-So che non ha avuto molto tempo per conoscere Howard Stark-

-Purtroppo, ma il merito è anche suo se oggi sono l'uomo che ha davanti-rispose il capitano, poi spostò lo sguardo su Tony Stark che nel frattempo non si era mosso di un centimetro.

-Da quanto tempo è così?-chiese lui.

-Ormai da quasi mezz'ora-rispose la donna, laconica.

-Beh, deve essere un record per lui-lo provocò il capitano.

Tony grugnì seccato.

-Non tutti hanno avuto mezzo secolo di tempo per esercitarsi nel gioco del silenzio, Mr. Calippo- esclamò risvegliandosi dal suo torpore-Io sono un uomo d'azione-

I due si scambiarono una vigorosa stretta di mano e Pepper sorrise. Non avrebbe mai creduto che Tony potesse un giorno avere dei veri amici.

-Mi hanno detto che è stato un terribile incidente d'auto-disse Cap, indicando la tomba.

-Sì. Organizzato dall'Hydra. La macchina è esplosa. Nessuno è sopravvissuto-rispose Tony-Un gran bel botto.

Steve annuì in silenzio.

Pepper guardò tristemente il fidanzato.

Tony si guardò il polso, fingendo di avere un orologio.

-Bene, possiamo terminare la fase contemplativa, andiamo al “campo base” per un aperitivo, Capitano?.

Rogers sorrise.

-Mi spiace, ma non posso bere in servizio-rispose lui.

-Pensavo che la Sua fosse una visita di piacere-disse Tony, perplesso.

-Lo era infatti, ma ora abbiamo un impegno: c'è una missione-

-Per chi?-

-Per tutti-rispose fiero il paladino a stelle e strisce.

-Bene, riuniamo le Giovani Marmotte...qui solo i morti hanno il diritto di riposare...- e tutti insieme si avviarono verso la Avengers Tower.



Appoggiata alla ringhiera che dava sull'immensa sala da ballo sottostante, Natasha Romanoff sembrava annoiata e distratta, ma in realtà stava memorizzando ogni singolo movimento del suo bersaglio. L'apparenza era un'arte per la bionda, ex rossa, dall'abito scarlatto. Un passo falso e se ne sarebbe accorto. Un passo falso e poteva cadere in un baratro senza fine.

L'uomo in elegante smoking nero passeggiava tra gli invitati con disinvoltura, ballava con le ragazze più belle, non così belle secondo lei, e beveva chiacchierando con i diplomatici presenti alla festa. Ad un occhio comune sarebbe sembrato un perfetto damerino pomposo, ma lei, anche da lontano, notava tanti, troppi particolari che lo tradivano.

Lo conosceva troppo bene.

-Come procede, Vedova Nera?-chiese la secca voce di Hill nel suo orecchio.

-Nel complesso bene, Maria. Ma c'è qualcosa che non va. Sembra un novellino-rispose, senza perderlo di vista.

-Sta lasciando la sala, credo sia il momento-aggiunse, andando con nonchalance nella direzione presa dall'uomo.

Rimase distante, mentre lui si intrufolava negli appartamenti privati del padrone di casa, Armand Lijbishe,un sospetto contrabbandiere di armi chitauriane rubate da New York.

-Sta entrando. Ora viene il difficile-sussurrò nel comunicatore.

-Non perderlo, mi raccomando Vedova. Conosci i rischi.

Lo vide imboccare il corridoio che portava al caveau, senza guardarsi attorno.

Primo errore.

Poi si mise ad hakerare con un dispositivo la serratura elettronica, senza accorgersi videocamera sul soffitto.

Secondo errore.

-Hill, fermalo! Sta aprendo la porta senza staccare l'allarme!-sussurrò rapidamente all'auricolare.

Lo vide fermarsi e ascoltare ciò che gli veniva comunicato, Vedova Nera poté tirare un sospiro di sollievo. Purtroppo il suo bersaglio non era l'unico ad aver commesso errori quella sera: Natasha era tanto concentrata su di lui, non si era accorta di una ronda di guardie nel corridoio dietro di lei.

-Ferma! Mani in alto!-gridarono, attirando anche l'attenzione del soggetto.

Per la vendicatrice non sarebbero un problema mezza dozzina di guardie di sicurezza armate, il guaio era che il soggetto non doveva assolutamente vederla. Lanciò delle piastrine elettriche ai due più vicini e rapidamente prese la porta che portava alle scale di servizio, tallonata da un buon numero di uomini nerboruti. La inseguirono in una stanza al buio. La vedova ne uscì poco dopo mentre si risistemava i capelli. Ritornò sui suoi passi nella speranza di ritrovare il suo bersaglio, ma fu il suo bersaglio a trovare lei. E aveva una pistola.

-Romanoff. Esigo una spiegazione.

-Barton...anche tu qui?-chiese sorridendo civettuola.

-Eccoli!!!- urlò qualcuno in fondo al corridoio.

Prima che lui potesse chiederle spiegazioni, una mandria di omoni in nero gli fu addosso.

-D'yavol-sbottò Romanoff. (al diavolo)

-Allora? Che ci fai qui?-le urlò Clint, afferrandone uno per il collo.

-Ti sembra il momento?-rispose sganciando un cazzotto nello stomaco di qualcuno.

-Sì-sbottò lui sparando ai più vicini.

-Dopo New York...sei diverso...hai fatto un sacco di errori stupidi in questa missione...io e Maria eravamo preoccupate...-spiegò, mentre ribaltava quello e strangolava l'altro.

-Quindi mi stavi spiando?...pensavate che non fossi in grado?-tuonò arrabbiato.

Quindici nemici erano già a terra a quel punto.

-Cerca di capire...cercavamo di proteggerti...se non le avessi detto di fermarti avresti fatto scattare...l'allarme-rispose, continuando a combattere.

-Mi aspettavo più fiducia da te!-ruggì stendendo due uomini in un impeto di rabbia.

-Intanto ti ho salvato il culo-ribatté lei, iniziando a irritarsi.

-E hai fatto fallire la missione!-continuò, sempre più furioso.

Un'altra ventina di uomini si aggiunse ai precedenti, più armati e arrabbiati.

Clint si guardò attorno, l'unica via di fuga era la finestra.

-Reggiti-ordinò, stringendo a se la compagna.

Nat intuì cosa stava per fare.

-No! Aspetta! È troppo al...-

Prima che lei potesse fermarlo si erano lanciato contro il vetro.

Precipitarono nel vuoto a sette piani dall'asfalto.

Il tempo sembrò rallentare. Clint vedeva la sua partner precipitare nel vuoto.

Esaminò la situazione: nella migliore delle ipotesi sarebbero stati ancora vivi, ma con gambe e qualche costola rotte, la fuga sarebbe stata comunque impossibile. Si rese conto di non avere scampo: aveva ucciso entrambi.

Il suo ultimo errore.

Forse..” pensò “se le attutisco la caduta, lei può ancora salvarsi, magari con qualche costola rotta...ma può farcela”.

Annuì convinto mentre il tempo ritornava a scorrere.

Strinse a se la sua migliore amica e si lasciò cadere, lieto di poter rimediare almeno a questo suo sbaglio.

A nulla valsero i tentativi di Nat di divincolarsi.

Sembrava aver avuto la sua stessa idea, ma Clint era comunque più forte di lei.

4 piani.

Fortuna che quando si libererà sarò già morto...”.

2 piani.

Credo... che avrei dovuto diglielo. Magari posso ancora farlo”.

Clint disse qualcosa che si perse nel frastuono dell'aria sferzante.

1 piano.

Qualcosa colpì la coppia che si ritrovò a parecchie decine di metri dalla villa.

Atterrarono e lasciarono un profondo solco nel terreno, ma non erano morti... nessuno dei due.

Qualcosa li aveva fatti cadere molto più dolcemente del previsto e a una buona distanza dalla villa.

Un indistinta macchia nera li spinse di lato, si rialzò dal canale scavato con il proprio corpo e con un balzo silenzioso si allontanò.

Clint cercò di seguirla con lo sguardo, per capire chi e soprattutto cosa fosse, ma un dolore lancinante lo bloccò, permettendogli solo di intravedere una strana luminescenza, dopodiché la figura sparì nella notte.

Barton era attonito.

Si costrinse a risvegliarsi dal suo torpore per sincerarsi delle condizioni della compagna.

-Nat! Stai bene!?- la ragazza sembrava svenuta.

-Nat!! Svegliati- un sonoro cazzotto smorzò i richiami dell'arciere.

Natasha Romanoff balzò in piedi e con aria minacciosa si rivolse al collega.

-Dopo ti ammazzo, ma ora corri!-sbottò.

Al che anche Clint si accorse del berciare concitato proveniente dalla direzione della villa.


Spero che la rivisitazione sia stata di vostro gradimento, torneremo in due settimane con il capitolo successivo, ricco d'azione.

A presto,

Chekkumeto&Lawrence_Victory






   
 
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