C
A P I T O L O
venti
Naruto osservò l’auto di Neji girare
l’angolo, sparendo in fondo alla via, e poi aprì il cancelletto con un mezzo
sorriso, felice di tornare a casa anche solo per una notte. Pensò che un po’
gli sarebbe mancato quel cigolante letto a castello, ma si riprese quasi subito
quando la voce di Konohamaru lo investì, facendolo
sobbalzare, «FRATELLO NARUTO» urlò fiondandosi in giardino con le pantofole ai
piedi, lanciandosi al suo collo.
«Konohamaru!»
lo salutò, ammettendo a se stesso che un po’ gli era mancato, lui e i loro
incontri di wrestling finiti male sul
tappeto del soggiorno.
Il ragazzino sorrise prendendolo per
il polso, «Ti stavo aspettando da una vita, sei in ritardo» borbottò
trascinandolo verso l’entrata, «Il nonno ha detto che sei un ingrato
scansafatiche, e che questa casa non è un albergo» continuò imperterrito mentre
entravano in casa, aspettando che lui si sfilasse le scarpe.
«Naruto, tesoro» la sua madre adottiva
comparve nel corridoio, stringendolo fra le braccia, «Quanto sei cresciuto…»
commentò strappandogli un sorriso. Era da un po’ che era diventato più alto di
lei, ma si erano visti qualche settimana prima, gli pareva un po’ improbabile
che fosse diventato ancora più grande in così poco tempo.
«Ciao mamma, come stai?» le rispose
lui, e la voce del burbero vecchio arrivò fino a lì.
«Ha ancora il lavoro?» sbraitò con la
sua raucedine, «Se lo hanno licenziato chiudilo fuori!» e sua madre rise
massaggiandogli la spalla.
«Ignoralo, è di cattivo umore, oggi»
sussurrò accompagnandolo verso il soggiorno, mentre Konohamaru
pattinava sul parquet, scivolando come sul ghiaccio, cadendo poi con il sedere
sul pavimento.
― ♦
―
Quando misero piede in casa la prima
persona che lì salutò fu Koo, seguito immediatamente
da Hanabi, che si lanciò al collo della sorella,
stampandole un bacio sulla guancia.
«Allora?» chiese, senza neanche dirle
un “ciao”, «Con Naruto? Perché non lo hai portato?!» incominciò con le sue
domande scomode, mentre Hinata arrossiva e agitava le mani, cercando di farle
abbassare la voce.
«Hanabi…» la
richiamò, pregandola di fare silenzio mentre Neji aiutava Tenten a sfilarsi le
scarpe e Koo sorrideva.
La ragazzina alzò le sopracciglia con
fare allusivo, puntandole un dito contro la spalla, «Bene, me lo dirai più
tardi!» affermò convinta, salutando poi Neji e incominciando a tormentare anche
lui e Tenten, concedendo ad Hinata un attimo di tregua.
«Quindi è la tua fidanzata?»
continuava a ripetere mentre Tenten ridacchiava e le guance di Neji si
coloravano appena di rosso, quando la voce del nonno la richiamò all’ordine.
«Lasciali almeno entrare, Hanabi» c’era un leggero tono scherzoso nella sua voce, ma
non troppo, ovviamente, Hinata non ricordava l’ultima volta in cui lo aveva
visto o sentito ridere – come suo padre, del resto.
Raggiunsero il soggiorno, dove il
resto della famiglia chiacchierava e beveva da alcuni calici. La madre di Neji
si alzò subito alla vista di suo figlio, abbracciandolo prima di rivolgere lo
sguardo su Tenten e stringerle la mano.
«È un piacere conoscere la fidanzata
di mio figlio» le disse, ma Neji non poteva dire di essere felice quanto lei di
quella situazione.
Non era stata una bella idea portarla
a cena dalla sua famiglia, non era ancora psicologicamente pronto, ma non le
avrebbe mai lasciato passare il Natale da sola, così eccoli lì, in quella
stanza piena di persone.
Avrebbe dovuto prenotare la vacanza
per quei giorni, così lei non avrebbe conosciuto la sua famiglia e non avrebbe
comunque passato le feste da sola.
Tenten sorrise un po’ impacciata,
«Anche per me lo è, signora Hyuuga».
Hinata salutò suo padre, la strinse
appena fra le braccia e poi la lasciò libera, «Tua madre è in cucina» le disse,
e lei annuì, avviandosi a cercarla.
Non fece in tempo neanche ad aprire la
porta che un profumo di spezie gli riempì le narici, «Mamma» la chiamò, e la
donna sorrise sfilandosi i guanti da forno, stringendola in un abbraccio.
«Sei bellissima, tesoro» le sussurrò
all’orecchio, scostandole poi una ciocca di capelli, «Come stai?» aggiunse
tornando poi a mescolare le pentole sui fornelli, aiutata da Koo e da sua sorella.
«Bene, grazie» le rispose,
accomodandosi su una seggiola, davanti al tavolo, «C’è anche la ragazza di Neji
di là» le spiegò, tentata di alzarsi e prendere un coltello per aiutare Koo a tagliare le verdure, come faceva quando viveva ancora
lì. Tutto quello che sapeva fare in cucina glielo aveva insegnato lui e sua
madre, e doveva assolutamente ringraziarli, altrimenti in casa con le altre
ragazze non avrebbero mangiato mai nulla all’infuori di cibo d’asporto.
«Davvero? È carina?» le chiese, ed
Hinata si alzò, affiancandola davanti ai fornelli.
«È una mia coinquilina, è davvero
dolce e carina» e avrebbe voluto quanto Neji che non si sentisse a disagio in
mezzo a loro.
Sua madre sorrise accarezzandole la
guancia, «Sono così contenta di averti a casa, Hinata» confessò, e poi abbassò
la fiamma sotto una delle pentole, «E con questo Naruto?» aggiunse poi, «Sono
giorni che Hanabi me ne parla, non siete fidanzati?».
Hinata arrossì di colpo sentendosi
colpevole, non avrebbe dovuto dire nulla ad Hanabi,
ma lei li aveva visti assieme, e quindi era stata praticamente costretta a
confessare, «No, non ancora» la voce le uscì in un soffio mentre abbassava lo
sguardo sulle cipolle che appassivano nella pentola.
«Intanto tuo padre sarà felice di
sapere che non è il figlio di Mikoto e Fugaku» scherzò, ed Hinata desiderò improvvisamente sparire
sei metri sotto terra.
Non era il caso che lo sapessero
tutti, dal momento che non erano ancora fidanzati, uscivano solo assieme.
Sarebbe stata una lunga serata, per
lei e anche per Neji e Tenten.
― ♦
―
«La prego di disegnare un albero da frutto
come meglio può. Potrà usare l‘intero foglio se vorrà».
Ino sospirò davanti a quella scena:
suo padre che aveva chiesto a lei e alla moglie di sparecchiare il più
velocemente possibile mentre recuperava una matita, un foglio bianco ed il suo
blocchetto per gli appunto e sottoponeva il suo fidanzato a
quello stupido test dell’albero di Koch.
«Non è un po’ troppo grande, Inoichi?» domandò la madre comprensiva, sedendosi vicino
alla figlia mentre le rubava la bottiglia di vino dalle mani. I suoi occhi,
seppur gentili, la minacciavano di non esagerare con l’alcool.
«Papà…» lo ammonì la figlia, «Quel
test lo fai ai bambini di quattro anni, Sai ne ha venti». Non era il test di
Koch il problema, quanto il fatto che la stesse mettendo in ridicolo, facendola
sembrare membro di una famiglia di pazzi. Beh, dopotutto, suo padre era uno
strizzacervelli, sua madre una fioraia e lei stava studiando per diventare una
stilista… avevano interessi contrastanti. Ogni tanto scherzavano su come far
combaciare queste tre passioni e si parlava di aprire un
centro diurno in cui praticare floriterapia (forse la parola
non esisteva nemmeno) e Ino avrebbe potuto disegnare tutte le divise degli
inservienti e decorare le stanze e…
«Va bene» annuì Sai, tranquillissimo,
afferrando la matita ed il foglio mentre iniziava a disegnare l’albero.
Ino osservò Sai disegnare quel
dannatissimo albero sul foglio con una serenità che la metteva a disagio. Forse
sapeva di cosa si trattava quel test e stava facendo in modo che il disegno
risultasse perfetto, cosicché Inoichi non avesse
l’impulso di psicanalizzarlo e poi cacciarlo via perché aveva riscontrato tutta
una serie di disturbi su quel suo dannatissimo Manuale Diagnostico e Statistico
dei disturbi mentali.
«Tutta questa psicanalisi casalinga è
fuori luogo» commentò la ragazza, cercando in tutti i modi di far ricordare al
padre che stava sbagliando. Il problema è che lui sapeva perfettamente che
tutto l’ambiente circostante era sbagliato e che quelle non era la modalità
migliore per eseguire un test psicologico. Inoichi
mosse la mano su e giù, sorridendo sornione – sembrava ubriaco – mentre
rassicurava la figlia dicendole che «era solo un gioco» e che «non l’avrebbe
preso così sul serio».
Era quel così che
la preoccupava.
Quando Sai finì il disegno Inoichi trovò che fosse una splendida idea analizzarlo ad
alta voce. Sembrava tutto un complotto nei confronti di Ino, come se cercassero
di farle saltare i nervi o di farle lasciare Sai per disperazione. Finché il
ragazzo doveva avere a che fare con la Signora Yamanaka non c’erano problemi: parlavano
di fiori e colori e composizioni da fare con le ortensie. Suo padre… suo padre
era imbarazzante. E anche se non avesse fatto lo psicologo sarebbe stato
comunque imbarazzante.
Altro che strizzacervelli… il
suo cervello è strizzato.
― ♦
―
Sasuke ringraziò i Kami
di non aver dovuto invitare Sakura a casa sua. Certo, dopo quel pranzo fatto
con i ragazzi durante il quale avevano rotto il vaso della vicina di casa,
rotto un bicchiere, graffiato dei CD, atterrato la Hyuuga con Akamaru e sfidato Tenten
a quanto a lungo riusciva a baciare Neji (da quando Ino aveva confessato che la
ragazza aveva le mestruazioni, Rock Lee aveva approfittato dei suoi ormoni
impazziti per fare baldoria) nulla era riuscito a sconvolgerlo. Anche Gatto che
si arrampicava sulla mensola per prendere Ramen II e
– come aveva stranamente previsto Naruto – faceva cadere il
ripiano, non lo aveva scosso più di tanto. Mettendo assieme quel pomeriggio
assurdo, insomma, invitare Sakura a casa propria per farla conoscere allo zio
non sarebbe stato niente di strano.
Evidentemente si sbagliava.
Aveva appena parcheggiato che suo
cugino Shisui era uscito da casa in
ciabatte brandendo un mestolo come se fosse una spatola ed era corso
ad abbracciarlo. Era sempre così educato e tranquillo che, quando dimostrava
gratuitamente affetto, Sasuke rimaneva inebetito e non riusciva a rispondere
adeguatamente ai suoi abbracci.
«Mamma e papà ti aspettano, forza» gli
disse, prendendogli il casco con la mano libera, seguendolo verso la villetta.
C’era un’atmosfera che Sasuke non si
ricordava. Gli era sempre piaciuto stare dagli zii, ma per quanto ricordasse
non aveva mai definito quel posto casa. Forse perché si
erano trasferiti lì dopo la morte dei suoi genitori, forse perché dopo poco Itachi lo aveva trascinato a Londra e, al suo ritorno,
aveva pensato bene di trasferirsi con il dobe e gli
altri, invece che ritornare dagli zii.
Zia Ran lo
abbracciò così forte che Sasuke non credeva che una donna fosse capace di tanta
potenza, profumava di pane fatto in casa e di zucchero – era un odore che gli
mancava: da anni mangiava solo cibo precotto, d’asporto o ricette semplici che
poteva portare a termine senza tagliarsi un dito o dare fuoco alla cucina. Non
riuscì a liberarsi di quella stretta che si aggiunse anche quella dello zio Kagami che, a differenza della moglie, aveva già un vago
sentore di alcool sulle labbra. Sasuke socchiuse gli occhi e nascose un sorriso
sulla spalla della donna, restio a dimostrare tutto l’affetto che provava verso
quelle persone.
Quando quel laccio di braccia attorno
a lui si sciolse, fu Shisui a parlare, «Allora, come
va con la fidanzatina?» domandò, passando il mestolo alla madre mentre
appoggiava la mano sulla testa di Sasuke, «Itachi mi
ha detto che ti vedi con una certa Sak―» e in
quel momento, dalla sala da pranzo, una musichetta che Sasuke conosceva bene
invase la stanza.
Kagami attraversò velocemente la stanza,
seguito dagli altri, salvando in corner Sasuke dalle domande imbarazzanti.
Cliccò sulla notifica di una chiamata su Skype e Itachi apparse a schermo interno, sorridente con di fianco
a lui Asami.
«Posso parlargli per primo?» domandò
quasi timidamente Sasuke. Kagami gli cedette
volentieri la sedia e le cuffie e, quando Sasuke si posizionò davanti alla videocamera,
Asami esultò.
«Sascake!»
parlava a voce talmente alta che anche chi non aveva le cuffie era riuscito a
sentirla, «Buon Natale!» gli disse, felice, mentre afferrava Gandalf – il gatto
più vecchio che aveva, nonché padre di Gatto – e gli muoveva la zampa per
salutarlo.
Questa volta, Sasuke non riuscì a
trattenere il sorriso, «Buon Natale anche a voi».
― ♦
―
Dopo la cena del 25 e le domande di Hanabi che le avevano impedito di chiudere occhio prima
delle tre di notte, una giornata di risposto le sembrava necessaria. Aveva
passato il 26 dicembre a non fare assolutamente nulla – cosa strana per lei – e
Ino si era preoccupata di organizzare quella «festa privata per il compleanno
della nostra mammina» per il giorno dopo. Il fatto che la Yamanaka scherzasse
chiamandola mamma le sembrava una cosa carina, non le
dispiaceva nemmeno prendersi cura della casa e cucinare per tutte loro, anche
se facevano comunque i turni.
In altre parole, Hinata si stava
concedendo qualche giorno di riposo. Aveva anche cercato di porre fiducia in
Ino fino alla fine, anche quando le aveva detto che non era necessario che
Hinata si mettesse a fare la torta per il proprio compleanno. «Non sta
né in cielo né in terra!» aveva detto mentre sfogliava un catalogo di
pasticceria: aveva davvero intenzione di prepararla lei? Durante il corso della
giornata del 26, inoltre, Ino era diventata stranamente schiva, quasi
sospettosa. L’idea di passare un compleanno piacevole stava diventando più che
altro un sospetto di complotto nei confronti di Hinata.
Perché? Era sempre stata così carina e
gentile e…
Il 27 la svegliarono con palloncini e
colazione a letto. Neji le aveva mandato gli auguri poco dopo la mezzanotte,
come faceva da qualche anno a quella parte – ma si sa, la sua insonnia
continuava a persistere, e poi lui era davvero gentile nei
confronti di Hinata, non aveva comportamenti sospettosi come Ino. La Hyuuga non amava dubitare delle persone, ma ricordandosi
anche del regalo di pessimo gusto che aveva fatto a Shikamaru, non poteva non
aspettarsi una brutta sorpresa.
La brutta sorpresa,
difatti, arrivò.
Stavano mangiando salatini mentre
parlavano di come erano andate le cene dalle rispettive famiglie, la musica
andava a vuoto riempiendo tutta la stanza e sembrava che la situazione fosse
perfetta. Hinata aveva premurosamente deciso di mettere il pigiama che Tenten
le aveva regalato per Natale – tanto nessuno doveva far loro visita.
Si era appena dimenticata di quel
sentore da complotto che aleggiava attorno ad Ino quando suonarono alla porta.
Fu la bionda a precipitarsi ad aprire, rispondendo a monosillabi davanti ad un
poliziotto che informava dei lamenti dei vicini per la musica troppo alta.
Hinata non fece nemmeno in tempo ad intervenire che Ino fece entrare l’uomo
che, sotto lo sguardo fiero della Yamanaka e quelli complici ma meno felici di
Sakura e Tenten, iniziò ad improvvisare uno spogliarello davanti ad Hinata.
Brutta sorpresa.
Non durò molto, in realtà. Hinata
riuscì a sopportare la visione di un trentenne che si toglieva la camicia ad
una spanna da lei solamente arrossendo e perdendo il controllo sui propri
muscoli che sembravano di pietra. Quando lo spogliarellista iniziò a giocare
con la propria cintura, ignaro dell’imminente attacco di cuore che la poverina
stava per avere, Hinata si alzò di colpo e andò a chiudersi in bagno,
aspettando pazientemente che il finto poliziotto alzasse i tacchi e se ne
andasse.
Non poteva crederci che avevano pagato
un uomo per spogliarsi davanti a lei. Lei.
Dal bagno, sentiva Tenten rimproverare
Ino sul fatto che non fosse una buona idea e che lei e Sakura gliel’avevano
detto. Ino sospirava e brontolava delle scuse vicino allo spioncino della
porta. Passarono un quarto d’ora buono in quel modo, fino a quando il
campanello non suonò di nuovo e l’Haruno, ormai
esasperata, andò ad aprire.
Avrebbe castrato qualsiasi altra
sorpresa Ino avesse portato in quella casa.
«C’è Hinata?» la voce di Naruto era
diversa, sembrava quasi imbarazzata. Sakura si intenerì davanti al biondo rosso
in viso come se avesse fatto una corsa
(probabilmente era così), teneva con una mano un piccolo bouquet di
orchidee e nell’altra stringeva per il collo un orso di peluche.
Sakura dovette trattenersi dall’urlare
di tenerezza, gli sorrise facendolo entrare ed offrendogli di sedersi, «No, no…
è una visita di cortesia» sembrava così a disagio! Era assolutamente adorabile,
«E poi ho lavorato fino ad ora, sono un po’ stanco…» e ridacchiò.
Tenten scansò Ino dalla porta,
«Hinata!» la chiamò, catturando l’attenzione della Hyuuga,
«C’è Naruto!» la informò.
Cinque secondi e la serratura scattò.
Sakura arraffò Ino per la maglietta,
trascinandola letteralmente in camera da letto, mentre Tenten urlava «Faccio la
lavatrice» chiudendosi nel bagno, lasciando Hinata da sola nel soggiorno,
davanti ad un Naruto piuttosto inebetito.
Si guardarono per una manciata di
secondi, e quando aprirono bocca lo fecero all’unisono, salutandosi e
sovrapponendo le loro voci prima di sorridere entrambi.
«Sono passato a farti gli auguri»
parlò poi Naruto, allungandole i fiori ed il peluche – purtroppo era tutto
quello che aveva potuto regalarle racimolando gli avanzi dell’affitto e dei
regali di Natale. Gli dispiaceva, sapeva che lei meritava di meglio, ma sperava
che il pensiero contasse.
Hinata sorrise prendendo il bouquet e
l’orsetto, avvicinando i fiori al viso per sentirne il profumo, «Sono
bellissimi, Naruto-kun» mormorò sfiorando poi la
corolla di un’orchidea lilla con la punta delle dita, «Non dovevi…».
«Invece dovevo!» ribatté lui,
sentendosi un completo idiota, «Nel senso, era il minimo, no? È il tuo
compleanno, ti avrei portata fuori a cena, ma dovevo lavorare, e quindi…tutto
qui» si spiegò meglio, stringendosi un po’ nelle spalle ed infilando le mani in
tasca.
La vide sorridere con le guance rosse,
e poi fare un passo avanti per avvicinarsi a lui. Si allungò appena sulle punte
dei piedi scalzi, e poi gli lascio un piccolo bacio sulla guancia che lo rese
assolutamente felice.
N O T E ♦ D ‘ A U T R I C I ; siamo in missione per
conto del Signore.
Buon sabato cupcakes.
~
Abbiamo un po’ di cose da dire, ma
cercheremo di andare per ordine.
Per quanto riguarda la famiglia di
Naruto, abbiamo pensato che possa essere stato adottato dal papà e la mamma di Konohamaru, ci piaceva l’idea che fossero fratellastri,
dato il rapporto che hanno nel manga, e così il vecchio nonno burbero è proprio
il nostro Hiruzen. /
Passando a Sasuke, abbiamo preferito
zio Kagami e zia Ran (nome
inventato, molti nel fandom la chiamano Asami, ma per non creare confusione abbiamo preferito cambiarlo)
con il cugino Shisui, invece del vecchio (e brutto) Teyaki con sua moglie Uruchi.
Vogliamo dire, Kagami è Kagami,
e noi lo amiamo, quindi non potevamo non dargli il suo momento di gloria. Inoltre,
il rapporto Shisui-Itachi-Sasuke può ritrovarsi molto
utile… chi legge Ikigai
capirà ;)
Per il resto è tutto assolutamente
regolare... Tenten è dagli Hyuuga, certo, ma questo
anche per nascondere il fatto che dei suoi genitori non si sappia nulla ♥
Mmhn… ci sarebbe ancora da spendere due
parole sul test dell’albero che Inoichi fa fare a
Sai. Per chi si intende un po’ di queste cose, capirà benissimo che il contesto
è assolutamente sbagliato ed il test fuori luogo. Se vi può interessare, dal
disegno traspare che Sai è perfettamente negli standard di lucidità per la
figlia di Inoichi, quindi il discorso morirà lì e
quel disegno non sarà causa di fidanzamenti distrutti dal suocero ;)
Vi aspettiamo sabato 9 maggio con l’ultimo
capitolo della prima parte! Vi comunichiamo anche che dall’aggiornamento
previsto per il 23 maggio faranno la loro comparsa i fratelli della Sabbia /
dato che sappiamo che molti di voi li aspettano ;) Speriamo di non deludervi!
Ringraziamo, inoltre, il seguito che è
inaspettatamente aumentato questo fine settimana, ci fate sempre delle
bellissime sorprese!
Un bacio e buon fine settimana ♥
papavero
radioattivo