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Autore: SabrinaSala    02/05/2015    19 recensioni
Il proiettile lacerò l’aria. Poi la carne.
Sorpreso, André si portò una mano al petto. La giubba blu intrisa di sangue.
-Oscar… - mormorò in un soffio. E in quel nome c’era tutto. Dolore, sgomento, paura… Paura di perderla. Adesso. Di perdere lei, la sua vita… Dopo averla finalmente trovata - Oscar… - ripeté.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Saint-Just, Victor Clemente Girodelle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5 – Ricatto
 
 
-Madamigella Oscar! –
Alphonse si spostò dalla porta, quel tanto che bastava per far entrare la donna e il suo accompagnatore, un soldato in uniforme blu che non conosceva, ma che come lei sembrava aver attraversato l’Inferno.
Oscar accennò un sorriso stanco ma dolce, poi accorgendosi della stoffa bianca, intrisa di sangue, che il domestico stringeva in mano, si accigliò, preoccupata.
-Lui dov’è? – domandò avanzando di un passo nel vestibolo e guardandosi attorno.
Ad un cenno di Alphonse, Oscar si diresse alla grande porta di legno intarsiato che custodiva il salone principale di quel piano a guisa di uno scrigno.
-André!- esclamò spalancandola. Poi, non vedendo nessuno, si fermò.  Lo sguardo indagatore, quasi assetato, alla ricerca della figura cara. Alle sue spalle,  Alain. Ormai, presenza costante.
-Non è più qui… -
Un sussulto. Ed Oscar identificò subito la voce che aveva parlato e il punto dal quale proveniva: la poltrona rivolta al cortile.
-Girodel! – esclamò, cogliendo il riflesso del giovane ufficiale nella vetrata semi nascosta dal tendaggio purpureo.
“Non è più qui”?
Dov’era André? Era stato forse trasferito a palazzo Jarjayes? Qual era il senso di quelle parole…
-Spiegatevi! – intimò con la veemenza che Victor conosceva bene.
L’uomo gettò la testa indietro, appoggiandosi allo schienale imbottito e socchiudendo le palpebre. Un flebile sospiro scivolò tra le labbra dischiuse, mentre istintivamente premette una mano sul fianco sinistro.
-E’ stato prelevato… - rispose con un certo distacco  - …da Saint-Just! – concluse rimanendo in attesa.
Lo stridere della lama contro il fodero, coincise con il rumore del suo cuore in frantumi.
Si trattava dunque di una conferma?
Poi, qualcosa fece desistere Oscar dallo sguainare la spada. La grande mano di Alain, si era posata su quella delicata del comandante.
-Aspettate! Lasciatelo parlare. –  
Gli occhi scuri di Alain erano fermi. Ardenti calamite capaci di ipnotizzare lo sguardo adirato di Oscar.
Lei serrò le labbra, severa, e la sua mano allentò la presa sull’elsa. La lama scivolò nella guaina.
-Alzatevi, Girodel! – intimò
Victor sorrise.
-Non vorrei contrariarvi, Comandante, ma questa volta non potrò obbedire ai vostri ordini… -
Furiosa, Oscar oltrepassò la poltrona parandosi davanti all’uomo che le aveva strappato André ma non fu lei ad affrontarlo, bensì Alain che con una falcata aveva sopravanzato il proprio comandante e sollevato Girodel dalla seduta che lo nascondeva proteggendolo.  
Victor alzò lo sguardo su di lui. Fissandolo negli occhi scuri. Poi, si rivolse a lei.
Pallida. Pallida e bellissima, Oscar… con i capelli scarmigliati, il volto ricoperto di polvere dove tracce di sudore avevano scavato il loro letto profondo, un segno che dalla fronte scendeva fino a seguire la linea perfetta del mento insinuandosi giù per il collo.  La divisa sgualcita.
-Madamigella Oscar…  - mormorò in un misto di sofferenza e contemplazione.
Perché hai voluto testardamente rinunciare a tutto, Oscar? la accusò tacitamente.
Solo in quel momento, attraverso la camicia leggera,  lei si accorse del  bendaggio che gli avvolgeva il ventre,  tamponando una ferita ancora aperta.
Seguendo il suo sguardo, Victor trasse giovamento dalla preoccupazione che vi lesse.
Alain lo lasciò andare, arretrando di un passo.
Qualcosa di poco chiaro era successo in quella casa e Oscar pretendeva una spiegazione.
-Cosa vi è successo, Girodel… avanti, parlate! –
Ancora un ordine, sorrise il giovane conte.
Scivolando nuovamente nell’accogliente abbraccio della poltrona, raccontò brevemente quanto era successo. L’arrivo inatteso di Saint-Just, le sue pretese e il breve duello che era seguito al  rifiuto di consegnare André. Il forte dolore al braccio destro, colpito nei tumulti di Parigi,  gli aveva impedito di opporsi degnamente ai suoi attacchi e difendersi dai fendenti del suo coltello…
-Ho fatto il possibile, Comandante Oscar – sorrise mestamente Victor, disprezzandosi per la propria incapacità –Non avevo uomini, tranne il vecchio Alphonse e Gerard, ferito,  al piano di sopra… - esitò un momento, poi la guardò dritto negli occhi sperando capisse che non aveva voluto coinvolgerli. - Quell’uomo è un folle, ma non farà del male al vostro soldato, madamigella… Non fino a quando lo riterrà una pedina necessaria ai suoi scopi… - terminò in un sospiro. Come sfinito da quel racconto.
Improvvisamente, il suono di un vetro in frantumi fece sussultare tutti.
Un sasso, avvolto in un pezzo di carta, rotolò sul pavimento fermandosi accanto ad un piede della poltrona occupata da Victor.
Un messaggio.
Oscar l’afferrò leggendo avidamente le poche parole tracciate sul foglio, mentre Alain cercava con lo sguardo la figura che, introducendosi nel giardino, li aveva sorpresi. Scomparsa.
-Luogo e ora di un appuntamento… - osservò Oscar corrugando la fronte. – E’ lui… E’ Saint-Just. – cercò lo sguardo del soldato della guardia.
L’appuntamento era fissato per l’indomani mattina all’alba.
Le labbra di Girodel si piegarono in un sorriso sprezzante.
-Quell’uomo  prende tutte le precauzioni…  - mormorò – Avrebbe potuto risparmiarsi questa sceneggiata e lasciarmi un messaggio per voi… Temeva forse che non ve lo avrei riportato? – terminò fissandola ancora negli occhi e avvertendo il malcelato sussulto di Oscar.
Avvertì un fastidioso senso di nausea. Si disprezzò…  In cosa si era trasformato?
Si afferrò ai braccioli della poltrona. Cercando in quel contatto qualcosa di reale, concreto. Qualcosa che lo riportasse con i piedi per terra.
-Fermatevi qui, stanotte, comandante Oscar… - propose. –Riposate qualche ora. Poi vi accompagnerò al vostro appuntamento. – sospirò.
-Girodel… - protestò lei con uno sguardo eloquente. Dove pensava di andare con una ferita ancora fresca?
L’uomo le afferrò un polso, una stretta decisa ma leggera al tempo stesso.
-Victor... chiamatemi Victor, per una volta, madamigella. –
Oscar non rispose, soffermandosi sui bei lineamenti di quel volto trasfigurato dalla mortificazione, riconoscendo se stessa in quello sguardo tormentato. Era stata così cieca ed egoista…
-Comandante… - la voce di Alain sembrò l’ancora alla quale aggrapparsi – Non vale la pena tornare in città, adesso. Non cambierebbe niente. Correremmo solo il rischio  di farci sparare.  Riposiamoci… E domattina andremo a riprenderci André! –
Oscar osservò qualche istante di silenzio. Le labbra serrate in una piega severa. Gli occhi adombrati dai pensieri. Per quanto quella decisione le dilaniasse l’anima, Alain aveva ragione.
Annuì. Non se la sentiva di parlare ma un attimo dopo si rivolse al proprio ospite.
-Fatevi medicare, Girodel e indicatemi una stanza dove possa riposare… -
Victor emise un sospiro che non sfuggì ad Alain, stanco e desideroso di mettere la parola fine a quella lunga giornata ma consapevole che niente sarebbe finito…
 
 
***
 
Seduta sul bordo del letto, le braccia appoggiate alle ginocchia, Oscar gettò un’occhiata alla casacca polverosa adagiata sulla sedia accanto alla porta. Sembrava riposare. Almeno lei…
Girò tra le mani il diario di André che aveva portato sul cuore e non aveva avuto il coraggio di leggere. In fondo, perché leggere qualcosa che André avrebbe potuto raccontarle di persona? Fece scivolare le dita sulla copertina ruvida e sporca, macchiata di sangue. Il suo sangue… Il sangue di André. Un colpo di tosse le squassò il petto. Chiuse gli occhi respirando a fondo... Il desiderio di riposare era stata solo una scusa per rimanere sola.  Davvero pensavano che avrebbe dormito? L’idea di André nelle mani di Saint-Just avrebbe tolto il sonno a chiunque… Non riusciva a capire…
Usare André per arrivare a lei…
Perché? A cosa poteva servirgli? Il cerchio alla testa si era fatto fastidioso… Si alzò, portandosi di fronte alla finestra. Serrò le mani dietro la schiena, in una posa che le era tanto naturale dal venirle spontanea anche in quel momento.
Quante cose erano cambiate in soli due giorni… Era veramente André ad essere sparito nel nulla o era piuttosto il Comandante Oscar se ne era andato con lui? Qualunque fosse la verità, era necessario ritrovare quel minimo di razionalità che le avrebbe permesso di riportare a casa André…
Acuì lo sguardo, serrando la mascella. Cosa avrebbe fatto suo padre, il Generale, al suo posto?
Un colpo secco alla porta interruppe il filo dei suoi pensieri.
-Avanti. – esortò.
Girodel, si presentò sulla soglia.
-Vi disturbo, madamigella Oscar?-
-Affatto. – rispose lei senza voltarsi.
-Volevo porvi ancora le mie scuse per quanto è successo. Non avrei mai immaginato… -
-Non dovete scusarvi,  Girodel… Ho apprezzato le vostre intenzioni. Quello che sta succedendo, non è colpa vostra. – lo rassicurò con tono perentorio -  Non vi serbo rancore, se è questo che vi preoccupa. –
Nel suo atteggiamento, Victor riconobbe la donna di sempre e gliene fu grato, anche se non era quella l’intimità che aveva sperato di instaurare nel presentarsi alla sua porta.
-A dire il vero…  Mi preoccupa anche la vostra intenzione di presentarvi all’appuntamento di domani, comandante. –
Un silenzio profondo avvolse la stanza, permettendo a Girodel di ammirare la snella figura di Oscar, le spalle dritte,  le ciocche bionde rincorrersi lungo la schiena, fino alla vita, i pantaloni fasciare le sue gambe perfette… Quanto aveva desiderato vederla in quella casa…   Poi, Oscar si decise a parlare e lui sussultò al suono profondo di quella voce,  sensuale anche nell’impartire gli ordini.
-Io mi presenterò a quell’appuntamento e non ammetto discussioni in merito. – disse.
-Capisco… - mormorò lui, chinando il capo, con un sorriso di mesta accettazione, pronto a lasciare la stanza.
-Lo farei anche per voi… - continuò Oscar senza voltarsi.
Girodel raddrizzò le spalle, come se quelle parole gli avessero infuso nuova linfa vitale. Il sorriso di un attimo prima divenuto da mesto a compiaciuto.
-Vi ringrazio, madamigella Oscar… - mormorò trattenendosi per un attimo sulla soglia di quella stanza. Ma quel sorriso era destinato a morire subito dopo.
-Come per ciascuno dei miei uomini… Victor. – concluse lei, secca. Comprendeva i suoi sentimenti, ma non poteva illuderlo né ricambiarlo. Così come non voleva creare ulteriori situazioni di pericolo per André.
Appoggiato allo stipite della porta, Girodel faticava a respirare. Chinò leggermente la testa, socchiudendo gli occhi.
-Capisco… - si limitò a ripetere –Ci vediamo tra qualche ora, Comandante… -
Lasciò la stanza chiudendosi la porta alle spalle.
Nel corridoio, prima di scendere le scale, rivolse ancora un’occhiata a quella porta chiusa. Crudele… Crudele come sempre… sorrise tra sé. Poi, spense le candele che illuminavano quel tratto  e si allontanò da solo, divorato dall’ombra.  
 
In un’altra stanza, un altro soldato non riusciva a prendere sonno.
Steso supino su quel grande letto morbido, le braccia piegate dietro la nuca e gli occhi rivolti al baldacchino, Alain era turbato.
Turbato dagli ultimi avvenimenti, dalla nuova fragilità del proprio comandante, dalla necessità di mantenere la parola data all’amico e commilitone. Turbato dai pensieri sul destino di André e su quanto sarebbe successo la mattina seguente. Turbato da Oscar… dalla resistenza dimostrata da quell’incredibile donna. La sua forza lo sorprendeva, ma temeva il momento in cui sarebbe crollata…  Cosa sarebbe successo, allora?
Infine, e questo gli strappò un sorriso,  turbato da una camera da letto come non ne aveva mai viste e nella quale non si sentiva assolutamente a proprio agio… Si levò in piedi, avvicinandosi alla finestra. Spalancò i vetri uscendo sul  terrazzo che si allungava per l’intero piano e, appoggiandosi alla balaustra, inspirò l’aria frizzante di quella sera di luglio, allontanando odori e sapori di quella terribile giornata.
Un leggero bagliore alla sua sinistra gli disse che Oscar era ancora sveglia. Con la coda dell’occhio colse la sua figura spostarsi dalla finestra. Si addossò alla parete. Sfilò da una tasca l’ennesimo stecchino e lentamente se lo portò alle labbra. Chiuse gli occhi.
“Certo che mi hai messo proprio in un bel guaio…” mormorò tra sé,  rivolgendosi mentalmente ad André.
Tuonava.
All’orizzonte si addensavano nuvole scure cariche di pioggia. Una pioggia che avrebbe mondato le strade e l’aria di Parigi. Cancellando la polvere e quell’odore acre che penetrava i polmoni…
 
***
 
Il mantello freddo di un’alba scura avvolgeva il piccolo manipolo di uomini che cautamente attraversava Parigi diretto a Pont Neuf.
Nonostante le proteste, Oscar guidava il gruppo, seguita da Alain e Victor Clement de Girodel. Gerard, era in coda.  
Il ponte era ormai visibile e la compagnia rallentò la marcia tentando di nascondersi anche alle ultime  guardie di picchetto.
-Dovreste tornare al vostro reggimento. – osservò Oscar, evidentemente rivolta al comandante delle Guardie Reali che aveva insistito per accompagnarla.
-I vostri uomini capiranno, quando conosceranno il motivo della mia assenza. – rispose lui serafico.
Alain non trattenne una breve risata sommessa.
-Non sono certo i soldati, il problema. – disse
Victor gli lanciò un’occhiata severa.
-Chiunque conosca madamigella Oscar sarebbe disposto a tutto per lei. Soldati così come ufficiali.- ribatté
Tenendo lo sguardo fisso sulle spalle di Oscar che lo precedeva, Alain accentuò il proprio sorriso.
-Non contate troppo sul mio spirito di sacrificio, signor Conte… Potrei deludervi. – sogghignò.
Ma Victor non sembrò apprezzare i suoi tentativi di stemperare un’atmosfera piuttosto carica di tensione. E nemmeno credere alle sue parole.
-Non dire sciocchezze, Alain! Daresti la tua stessa vita per Oscar… esattamente come farei io. – la voce del conte, pacata e ferma, colpì dritto al bersaglio. Ma Alain non ebbe il tempo di ribattere perché con un gesto della mano,  Oscar fermò la compagnia a poca distanza dal ponte.
-Siamo arrivati. Da questo momento procederò da sola. – smontò di sella, lasciando le redini ad Alain e scambiò con lui uno sguardo d’intesa.
-Fate attenzione, comandante…  Non esponetevi a rischi inutili. –
Oscar annuì, accennando un sorriso mentre con una mano carezzava il muso umido e caldo di Caesar e gli occhi si perdevano sui muscoli di quell’animale possente tornando con la mente ad André.
-Non preoccuparti, non è mia intenzione farmi uccidere… Non ancora. Eppoi, ci penserai tu a proteggermi, André… - sussultò, accorgendosi di quello che aveva detto.
Guardò Alain.
-Sì, ci penserò io a proteggervi, comandante. – rispose questi, senza farle pesare quel lapsus involontario.
Oscar annuì nuovamente e si avviò a piedi verso il punto d’incontro. Non aveva dormito. Un errore?
Arrivò per prima, o almeno così credette perché sotto la volta del ponte non trovò nessuno ad attenderla. Addossandosi al muro freddo e irregolare, al riparo dalle sentinelle e da sguardi indiscreti,  gettò un’occhiata alle acque della Senna. Scure e minacciose come il cielo che riflettevano.
-Avevo ragione! Siete venuta, comandante Oscar… - la voce suadente di Saint Just le lambì le orecchie, fin troppo vicina. Si volse trovandoselo di fronte.
Avvolto in un mantello che ne celava le mani e la pericolosità, l’uomo appariva in forma smagliante. Lui stesso se ne compiacque, valutando la differenza.
-Lasciatevi dire che avete un aspetto terribile… - rise – Ma vi perdono, dal momento che siete l’eroe del 14 luglio… - mormorò soppesando parole e reazioni.
Oscar rimase impassibile e lui continuò.
-Ora dovrete fare un’altra cosa per me… -
Lei sorrise sprezzante.
-Non mi risulta di essere mai stata al vostro servizio, Saint-Just. – ribatté con una punta di ironica aggressività.
-Non ufficialmente. – ammise il rivoluzionario – ma mi siete stata molto utile.
-Venite al dunque… Perché sono qui?- Oscar era impaziente.
Saint Just accentuò il proprio sorriso beffardo.
-Perché ho il vostro uomo… Madamigella Oscar. –
Lei non rispose, imperscrutabile.
-Non posso corrompervi… - continuò allora lui, soffermandosi un momento su queste parole – ma posso ricattarvi. – concluse per poi riprendere:
-Tra qualche ora, La Fayette verrà acclamato a gran voce dai cittadini Comandante della Guardia Nazionale… Così verranno chiamate le milizie borghesi nate in occasione degli scontri. E io non voglio che questo accada. – si fermò fissando Oscar negli occhi. – Voi dovrete risolvere il problema per me. –
Lei sussultò… voleva liberarsi di La Fayette? Era questo che voleva?
Saint Just lesse il suo disappunto e sorrise.
-Bernard e Robespierre si fidano di voi. A maggior ragione dopo la vittoria di ieri. Nei miei confronti, invece, cominciano ad essere diffidenti… Le nostre idee, in merito a questa rivoluzione, stanno prendendo strade diverse… e io non posso espormi. Il mio compito non è ancora finito… -
Oscar serrò le labbra, domandandosi a cosa facesse riferimento.
-Voi potete avvicinarvi a loro e a La Fayette senza destare sospetti. Anzi, saranno felici di avervi al loro fianco in un momento tanto esaltante. –
Ora Saint-Just le dava le spalle. Oscar avrebbe potuto estrarre la spada, o la pistola, e colpirlo a morte. Niente di più semplice. Ma così facendo non avrebbe saputo nulla di André.
-Lo farete,  Oscar? –


 
 
 
   
 
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