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Autore: Ram92    02/05/2015    1 recensioni
Sono passati circa dodici anni dall'inizio della Grande Era della Pirateria. Tra pirati e Marina lo scontro è aperto. Nel frattempo, su una remota isola del Mare Occidentale, una bambina dai capelli rossi cresce con un piccolo, grande sogno.
(Storia ideata ai tempi di Punk Hazard)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Benn Beckman, Ciurma di Shanks, Nuovo personaggio, Shanks il rosso, Yasopp
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La leggenda del fantasma rosso'
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Capitolo quarantuno.

- Forse avremmo bisogno di un piano.
- Ma noi abbiamo un piano! – ribatté Shanks allegramente, versando una generosa dose di sakè nel bicchiere del compagno.
- “Trovare la Marina e prenderli a calci” non credo si possa definire tale. – osservò Yasop caustico.
- Beh, però ha sempre funzionato! – fece il capitano sfoderando un sorriso. – E poi quel Toshi sembra in gamba, sarà interessante vederlo all’opera. – aggiunse ripensando alla determinazione del ragazzo.
Yasop lanciò uno sguardo all’espressione sicura di Shanks. Sapeva benissimo che quella era una battaglia persa. Il ragazzo aveva chiesto il loro aiuto per vendicare la morte dei compagni e Shanks non si sarebbe mai tirato indietro. Quello era esattamente il genere di cose che il capitano prendeva più a cuore.
- E chissà che cosa potremmo trovare su quella nave! – aggiunse vivacemente il giovane Imperatore cominciando a fantasticare e portandosi il bicchiere alle labbra.
No, non c’era decisamente speranza.
- Midori non ne sarà affatto contenta, capitano. – borbottò il cecchino, poco convinto.
A Shanks andò il sakè di traverso.
- Ad ogni modo, se dobbiamo partire domattina, ci sono un bel po’ di cose da sbrigare. – aggiunse Yasopp alzandosi e ignorando completamente il principio di soffocamento dell’amico. – Non sarà facile sbrigare i preparativi in così poco tempo. – rifletté ad alta voce. – Tanto per cominciare servirà una nave e poi…
Pochi minuti dopo, con le braccia incrociate dietro la testa e il naso per aria, Yasop si avviava a larghi passi verso il villaggio.
Shanks lo osservò dalla finestra della piccola casa con un sorriso soddisfatto, soffocando gli ultimi colpi di tosse. La luce del tramonto gli riempiva gli occhi, ma la sua mente già correva verso l’indomani, al momento in cui avrebbe ripreso il mare, al momento in cui avrebbe sentito di nuovo sotto ai piedi il rollio delle onde.
Non c’era motivo di preoccuparsi. Shingen si sarebbe occupato dell’isola per qualche giorno e con un po’ di fortuna Midori non sarebbe venuta nemmeno a saperlo.
Il sorriso di Shanks si allargò ancora di più. Sì, sarebbe andato tutto bene.

- Partiremo domani all’alba.
Le parole di Toshi sembrarono cadere nella stanza buia come monete in un pozzo senza fondo. Nessuna reazione, nessuna risposta.
- Tu non verrai, vero, Jiro? – provò a chiedere timidamente.
Il silenzio fu talmente pesante da fargli male al cuore.
Jiro non aveva più detto una sola parola da quel giorno. Le loro ferite erano guarite completamente ormai, e con una rapidità che nessuno dei due riusciva a spiegarsi. Ma le cose non sarebbero mai tornate come prima, era inutile negarlo. Il capitano, i loro compagni… erano tutti morti. E questa vendetta che a momenti sembrava così importante non sarebbe bastata a farli tornare indietro. Il giovane pirata strinse i denti.
- Non può finire così… - mormorò con una voce che era poco più che un sussurro. – Noi… noi dobbiamo andare avanti… noi… anche per gli altri…
L’oscurità sembrò inghiottire una volta di più le sue parole e i suoi sforzi.
Toshi sospirò.
Anche sulla nave, lui e Jiro non erano mai stati d’accordo su niente. Era stupido pensare che le cose sarebbero cambiate proprio adesso che non c’era più niente a legarli. Se voleva serbare qualcosa del calore di quei giorni passati per mare, non era a Jiro che doveva rivolgersi. Gli rimanevano solamente i suoi ricordi.
La mano stretta a pugno si rilassò lungo il suo fianco e la voce prese coraggio.
- Intendo trovare quella nave della Marina e mostrare al mondo che la nostra ciurma non viene sconfitta così facilmente. – disse in tono solenne. – Intendo vendicare i nostri compagni per poi poter…
- Tu non conosci il significato della parola vendetta. – lo interruppe una voce cupa.
Toshi, troppo sorpreso per offendersi, spalancò gli occhi e si bloccò cercando di scrutare tra le ombre della notte.
- Jiro… - riuscì soltanto a mormorare.
- Sei solo uno stupido ragazzino. – continuò il suo compagno aspramente. – Parli di vendetta, ma che cosa pensi che farai? Li ucciderai tutti uno per uno? Li sgozzerai? Li lascerai affogare?
- Io… - balbettò il ragazzo.
Nel buio, Jiro abbassò le palpebre che si facevano ogni giorno più pesanti.
- E’ stata una tempesta a sconfiggerci, e un’insignificante nave della Marina. – disse faticosamente. – Se i nostri compagni sono morti è solo perché eravamo troppo deboli. Non è qualcosa per cui puoi vendicarti.
La luce fioca della sera illuminò per un istante la stanza e la porta sbatté con violenza. I passi di Toshi risuonarono seccamente sul legno.

- Logue Town… - mormorò, come per assaporare la parola.
Abbassò il giornale sulle gambe elegantemente accavallate sulla sontuosa poltrona e allungò una mano verso il bicchiere che sembrava attenderlo sul tavolino in legno scuro. Lo sguardo severo osservò distrattamente il vino lasciare sottili rivoli rosso sangue sulla superficie lucida del vetro.
Logue Town. Una scelta decisamente insolita. La battaglia con Kaido doveva essere stata più cruenta del previsto se li aveva costretti a correre fino al Mare Orientale per leccarsi le ferite. Del resto, Shanks era il genere di capitano che è disposto ad attraversare anche l’intera Rotta Maggiore per uno solo dei suoi uomini. O persino per un qualunque sconosciuto che gli avesse offerto una volta da bere.
Soppesò questa possibilità per qualche minuto. Sarebbe stato molto seccante fare tanta strada per scoprire che il suo rivale non era nemmeno in grado di combattere. Ma Kaido era davvero tanto forte?
Il bicchiere smise di oscillare.
No, nessuno avrebbe sconfitto Shanks prima di lui.
Mihawk portò risolutamente il calice alle labbra.
Se quell’idiota si era fatto battere così facilmente, l’avrebbe pagata cara.


 
  
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