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Autore: fra_eater    03/05/2015    8 recensioni
I Mugiwara sono studenti universitari, con la precisione coinquilini. Come faranno a destreggiarsi tra lezioni, esami, faccende di casa e amore?
Coppia principale : RufyXNami. Secondarie: FrankyXRobin, ZoroXTashigi. Accenni SanjiX Violet, SaboX Koala e UsoppXKaya
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Un po' tutti | Coppie: Franky/Nico Robin, Rufy/Nami
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La frenesia che precede il Natale è sempre enorme. Gli ultimi preparativi, gli ultimi regali, gli ultimi ingredienti per il cenone, tutti corrono e comprano senza pensare per la felicità dei negozianti e per il sollievo dei ritardatari cronici.
Robin si stringe nel suo cappotto scuro mentre i suoi stivali neri affondano nella neve fresca che i ragazzini si affrettano a spalare per pochi spiccioli.
Come archeologa, come studiosa, la curiosità la pervade e sapere che cosa voleva dire Franky con quelle parole il giorno prima era diventato di vitale importanza per lei.
A casa non aveva fatto ritorno e quindi non era nemmeno riuscita ad interrogarlo come avrebbe voluto.
Una volta giunta all’enorme porta scorrevole del palazzo in cui abitava Crocodile, la ragazza tirò un lungo respiro. Il momento era giunto, doveva scoprire la verità.
“Signorina Robin!”
Robin si voltò e vide un uomo in calzamaglia venirle incontro a passi di danza “Oh, buongiorno e buon Natale, signor Von Clay”
L’uomo in questione si inchinò prima di mostrare il suo volto cosparso da un acceso trucco verde scuro intorno agli occhi a formare un motivo triangolare e le labbra rosse per il troppo rossetto.
“State andando dal capo?” chiese annaspando.
Bertham Von Clay, chiamato da tutti Mr 2, era il segretario di Crocodile. Nonostante l’aspetto eccentrico e la calzamaglia rosa e blu era molto ligio al dovere.
“Certo” rispose la ragazza “Non dovrei, forse?”
L’uomo si morse il labbro, sporcandosi i denti con il rossetto “ Ma cosa dice?” provò a dire sorridendo “Certo che può, anzi deve! Sono certo che gli farebbe piacere”
“Allora vado!” disse la ragazza con un sorriso, e stava per salire in ascensore quando l’uomo la bloccò.
Robin lo guardò interrogativa. “Stia molto attenta” disse lui “ So perfettamente cosa le ha fatto qualche tempo fa. Ora è molto arrabbiato, non voglio che se la prenda nuovamente con lei”
La ragazza annuì “Starò attenta”.
 
Robin uscì con fare spavaldo dall’ascensore e non si stupì di trovare la porta dell’appartamento dell’uomo aperta da cui usciva una grossa cortina di fumo che puzzava di sigari cubani.
La ragazza bussò piano alla porta “Sono io” annunciò “Sto entrando”.
Nessuno rispose.
Robin si addentrò nella casa che era adornata da preziosi dipinti e mobili pregiati e seguì la puzza fin nello studio, dove, sulla sua poltrona  di pelle nera, con i gomiti sul legno di mogano scuro della scrivania, vi era Crocodile, il volto grigio contratto dalle preoccupazioni e il sigaro che passava da un lato all’altro della bocca.
“Sei venuta ad assistere alla mia caduta?”
Robin rimase sulla porta “Oggi è la vigilia di Natale” disse “Eppure tu non sembri pronto ad una nascita. Sembri attendere la morte”
L’uomo ridacchiò “Che sarcasmo mordace” esclamò “Questo è ciò che mi è sempre piaciuto di te, Robin”, mentre parlava si alzò dalla poltrona e cominciò a girare intorno alla scrivania.
“Tu sei una bella donna e sai come servirti di questo dono. Sei acuta, attenta e anche molto furba, vero? Vuoi forse dirmi che tu non sai nulla dei controlli che mi sono stati fatti?”
“Non capisco di che cosa parli” rispose Robin, del tutto ignara di quel che le veniva accusato.
Crocodile lisciò i capelli già unti dal gel “Certo, certo, tu non sai nulla. Tu sei pura e innocente” si era portato di fronte alla ragazza “Peccato che, se io vado a fondo, tu verrai a fondo con me!” e senza alcun preavviso portò con forza la possente mano intorno al collo chiaro della ragazza.
Robin cercò di graffiare la pelle dell’uomo, di liberarsi dalla sua stretta, ma era tutto vano.
Crocodile la guardava con occhi di fuori, al limite della follia, mentre la ragazza sentiva l’aria che le veniva meno.
“Tu, lurida puttana!” le sibilò “Sei andata a raccontare in giro che ti ricattavo, vero? Hai messo in salvo il tuo caro professore, la tua preziosa spedizione e hai permesso e quegli stupidi topi di fogna del governo di controllare le mie entrate, non è vero?”
Robin tentò inutilmente di urlare. La stretta intorno alla sua trachea era sempre più forte e ben presto anche la sua forza mentre cercava di liberarsi dalla stretta cominciò a venire meno.
Le gambe cedettero e cominciò a scivolare lungo lo stipite della porta,accompagnata nella sua discesa da una presa sempre più forte intorno alla gola.
L’asfissia che quella forza le stava provocando cominciò a farle chiudere gli occhi.
Cominciò a piangere, disperata e umiliata, ben cosciente che stava sprecando i suoi ultimi attimi, che sarebbe morta lì, la vigilia di Natale, su quel pavimento gelido, per mano di un uomo che era ormai condannato e che non sembrava importargli di farsi anni in più per il suo omicidio e, cosa ancora peggiore, il pensiero che le faceva capolino nella mente era che non era riuscita a vedere Franky un’ultima volta.
La ripresa di aria lungo la sua gola fu veloce, la pressione si allentò con la stessa velocità e due braccia possenti la sollevarono da terra.
Robin si trovò improvvisamente ad annaspare alla ricerca di aria,mentre un forte frastuono e sfruscio di pagine le face capire che qualcosa di grosso aveva sfondato la libreria.
“Robin, stai bene?”
La ragazza faticò a riconoscere la voce tanto era sotto shock, ma non appena sollevò gli occhi sul suo salvatore, le lacrime di gioia presero il posto a quelle di dolore nel riconoscere il ciuffo blu.
Franky la guardava preoccupato con i suoi piccoli occhietti, mentre lei si massaggiava la gola dolorante e gli faceva segno con la mano che stava bene.
Quando riuscì a stare stabile sulle sue gambe, vide che tre uomini stavano portando fuori dalla porta Crocodile in manette.
“Stai bene?” si assicurò Franky e quando la ragazza disse di sì, le fece cenno con un dito di attendere un  attimo.
Si portò dietro i poliziotti “Scusate un attimo. Devo togliermi uno sfizio” disse con educazione e sferrò un destro micidiale in pieno viso a Crocodile che non riuscì neanche a inveirgli contro.
“Faremo finta di non aver visto” disse uno dei tre e Franky lo ringraziò con un cenno del capo.
Robin attese che tornasse da lei “Ma che succede?” chiese,incerta se quel che fosse accaduto fosse realmente successo.
Franky le regalò un ghignò malefico “Ho fatto in modo che Iceburg e la sua assistente, Kalifa, una che non mi ispira nessuna fiducia ma che il fatto suo lo sa, facessero qualche ricerca sui conti del bastardo e hanno scoperto abbastanza da farlo stare al fresco per un bel po’. Se poi aggiungiamo il tuo tentato omicidio ce ne siamo liberati!”
“Ma…” Robin non riusciva a trovare le parole per ringraziarlo “Io …”
“Non preoccuparti per il professore” continuò Franky “Iceburg ha tanti di quei soldi che può finanziare tutte le spedizioni che il professore si sogna e in più…” ma non finì la frase, Robin gli aveva afferrato il volto tra le mani e lo stava baciando con tutta la passione e la gratitudine che aveva in corpo.
Al distacco, Franky stava ad occhi sbarrati, perfettamente immobile. Non riusciva a credere che ciò fosse realmente successo e solo quando vide le labbra di Robin distendersi in un dolce sorriso cominciò a piangere “Questo è il più Super regalo del più Super Natale della mia vita”
 
Sanji si sistemò il cravattino allo specchio nel suo armadietto. Tutto doveva essere perfetto per il grande trionfo della sua Violet.
I camerieri e le nuove cameriere erano pronti e lui non poteva che essere più eccitato per la serata. Uscì dalla stanza riservata al personale e andò nella grande sala dove Koala e Sabo sistemavano le ultime tovaglie sui tavoli tondi e poggiavano i grandi vassoi del buffet.
Sanji sorrise nel vederli così indaffarati.
Il piccolo palco era stato adornato a dovere, con ghirlande di fiori ed enormi fiocchi dorati. Rosso, oro e verde padroneggiavano in tutta la sala e il grande albero di Natale accanto al caminetto scoppiettante rallegrava l’atmosfera con le sue lucine colorate.
“Sanji!”
Il ragazzo si voltò non appena riconobbe la voce. Violet era davanti a lui. I lunghi capelli neri stretti in uno chignon con una rosa rossa, ben infagottata nel suo cappotto verde.
“Mia adorata!” esclamò lui nel vederla e le corse incontro per prenderle la mano, ma Violet lo bloccò, gli prese il volto e, sotto lo sguardo confuso di lui, lo baciò teneramente sulle labbra.
Al distacco, la ragazza indicò il soffitto “Siamo sotto il vischio” disse arrossendo lievemente. Ma Sanji parve non capire, ancora troppo intontito da ciò che era appena successo.
Violet sospirò “Io vado a prepararmi” disse e corse verso l’ufficio di Zeff.
Rimasto solo, Sanji sollevò lo sguardo e sorrise nel vedere che non c’era nessun rametto di vischio appeso al soffitto.
 
Hancock tratteneva a stento l’eccitazione. Aveva passato ore per prepararsi e non ci aveva creduto finchè non ebbe visto veramente Rufy sotto il suo portone.
 L’aveva chiamata il giorno prima, sicuramente carico di emozione e le aveva chiesto se volesse andare con lui ad una festa di Natale organizzata da un suo amico.
Forse quella era stata la seconda telefonata che più l’aveva emozionata nella sua vita, la prima era stata quando Monet, la ragazza di quell’antipatico del suo stesso gruppo di studi, Doflamingo, le aveva detto di aver visto il ragazzino  alla festa universitaria dello Spider Cafè.
Ed ora era stretta al suo braccio, vicina a lui in un taxi che puzzava di sigarette e fondi di caffè, ma a lei non importava, perché Rufy era al suo fianco seppur con un’espressione apatica che lei non era in grado di vedere.
  Una volta giunti al Baratie, Rufy pagò il taxista, un uomo scorbutico con una barba nera che rideva in modo sguainato, e si sorprese di trovare fuori dal locale Zoro che ascoltava apatico le parole di Perona che, a giudicare dall’aria stizzita, si stava lamentando per qualcosa.
Lo sguardo del ragazzo con i capelli verdi parve animarsi alla vista dell’amico, corse verso di lui, ignorando le grida della sua accompagnatrice “Gli altri sono dentro” lo informò.
“Ci sono tutti?” chiese Rufy, senza nemmeno pensare di presentargli Hancock.
“Franky e Robin devono arrivare” rispose Zoro “Brook e il damerino stanno dal pomeriggio e Usopp con Kaya è quasi un’ora che sono entrati. Chopper non è potuto venire”
Tralasciò di nominare Nami,dato che non sapeva dove fosse, ma dallo sguardo del moro capì che stava aspettando sue notizie.
Neanche Hancock sapeva dove fossero le sue due coinquiline. Erano uscite nel pomeriggio  e non si erano fatte vedere e questo la impensieriva molto.
“Andiamo?”
L’invito di Rufy, con il suo braccio teso, la fecero tornare con i piedi nel suo mondo idillico, lontano da sirene ammaliatrici con i capelli rossi.
Rufy, Zoro, Hancock e Perona varcarono insieme la porta del Baratie e tutti e quattro rimasero felicemente sorpresi dall’abbagliante e splendete aura di festa che emanava quel posto.
Gli invitati erano tutti in tiro e sorseggiavano liquidi dorati da lunghi bicchieri da cocktail.
“Benvenuti!” gli accolse Sanji nel suo impeccabile completo scuro da cameriere con un cravattino dorato e luccicante. Baciò le mani ad entrambe le fanciulle,indugiando sulla bellezza di Hancock,  poi si rivolse ai ragazzi “Entrate pure. Gli altri sono tutti dentro. Vi mando subito una cameriera con qualcosa da bere e per i cappotti”
E sparì nella sala, inghiottito dalla quantità di gente prima che potesse lanciare qualche frecciatina al suo storico antagonista.
Zoro si guardava intorno, attento a scrutare tutti i presenti, ciò non sfuggì a Rufy che chiese “Che stai cercando?”
“Una persona” rispose, continuando a guardare in giro.
“Ha chiamato una persona ore fa per invitarla, ma non vuole dirmi chi sia!” esclamò Perona, inviperita.
“Ho detto che non sono affari tuoi”sbottò Zoro “Ma dove diamine è la cameriera?”
“Eccomi, eccomi, scusat…” la cameriera in questione non riuscì a finire la frase poiché era inciampata sui suoi stessi piedi e Zoro dovette intervenire per prenderla al volo, impedendo che cadesse a terra.
“Scusate” disse la ragazza mentre si alzava “Sono proprio un’imbranata che dimentica di mettere gli occhiali e…”
Un’altra frase interrotta, questa volta perché la ragazza messe le lenti fissava Zoro con un misto di stupore e ostinazione.
“Tashigi?” esclamò Hancock, riconoscendola “Che ci fai qui?”
Al nome della ragazza, Perona si avvicinò furtiva a Zoro, tentando di prenderlo per mano, invano.
A Tashigi il gesto non sfuggì e Rufy notò che aveva irrigidito le spalle “Sto lavorando” annunciò a gran voce “Datemi i cappotti, li potrete ritirare  all’uscita” poi si rivolse verso la sala “Nami!” gridò “Porta da bere”.
Rufy, sentendo il nome della ragazza, assunse la stessa espressione che aveva in quel momento Zoro, trepidante attesa mista a felicità controllata a fatica. Il cuore sembrava scoppiargli in petto.
Nami si avvicinò al gruppetto sorridente, i capelli rossi stretti in due codini riversi sulle spalle, indossava la stessa divisa di Tashigi: un gilet rosso con sotto una camicia bianca e un farfallino nero coordinati a pantaloni dello stesso colore . Reggeva in mano un vassoio tondo con diversi bicchieri di spumante.
Non sembrò sorpresa di vederli, non come Hancock che la fissava con aperta ostilità. Che ci facevano quelle due lì?
“Gradite qualcosa da bere?” chiese con un sorriso professionale e porse il vassoio di fronte a Rufy.
Rufy non sapeva cosa dirle, anzi, aveva tante di quelle cose da dirle che non sapeva da dove cominciare.
Zoro, riprendendo il controllo di sé, afferrò un bicchiere che portò giù in un sorso “Per lui niente alcool” disse “Non lo regge”.
Nami sorrise “Hai ragione” disse, poi si rivolse alla sua compagna “Tashigi, prendi i loro cappotti e poi vai in cucina. Hanno bisogno di te”.
La ragazza annuì  e prese i soprabiti con un po’ di fatica. Nel dargli il suo Perona la prese da parte “Mi indicheresti il bagno?”
“Certo” rispose Tashigi, ma mentre cercava di spiegarle, Perona la spingeva sempre più lontana dal gruppo “So chi sei” sussurrò una volta che non erano più a portata di orecchio“Io sono la ragazza di Zoro”
“E lui lo sa?” rispose Tashigi, secca. Nemmeno lei sapeva perché l’avesse detto, ma Perona non ribatté e la mora tornò al suo lavoro con uno sguardo soddisfatto.




angolo dell'autrice:
dopo un tempo immemore torno con il mio angolo XD
Ho diviso la parte della festa perchè avevo paura che uscisse troppo lunga e poi volevo dare a queste due splendide coppie (Robin-Franky e Sanji-Violet) un pò dello spazio che si meritano.
Nel prossimo capitolo vediamo di sbrogliare un pò la matassa per gli altri due XD

Un bacio e grazie a tutti
Fra  
  
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