Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |       
Autore: Mue    04/05/2015    2 recensioni
«Ehi, Folletto Saputello!»
Ecco come nei corridoi di Hogwarts il divino James Sirius Potter apostrofa Emily Hale, Corvonero, anonima, impacciata e senz'altra dote -se dote si può chiamare- che non un'estrema bibliofilia.
Sarebbe un episodio di potteriana impertinenza come tanti altri che Emily è costretta a subire se Stuart Dunneth, suo misantropo e ambiguo compagno di classe, non si trovasse per caso nei paraggi.
Emily, ligia alle regole, timida all'ennesima potenza e avversa a qualsiasi tipo di azione eroica, ancora non sa che questo incontro la coinvolgerà nel vischioso mistero che avvolge il ragazzo e sarà costretta, suo malgrado, a dare fondo a tutte le sue risorse per risolvere quello che, da giallo inquietante, potrebbe rivelarsi invece una storia dell'orrore delle peggiori. E i Potter, con le loro smanie di protagonismo, ovviamente non possono stare molto lontani.
Genere: Generale, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'I Figli della Pace'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ben trovati a tutti.
Sì, sono di nuovo io che, dopo tre anni di silenzio, torno qui.
L'introduzione che sto per fare riguarda i miei vecchi lettori dunque se siete incappati nelle mie storie per la prima volta, saltate pure a piè pari il tutto e godetevi Ob Morsum.
Ai miei veterani, se ancora ne sono rimasti: so di aver lasciato Ave, forse la storia che più amo tra quelle che ho scritto, incompiuta, ma, se ancora c'è all'appello qualcuno tanto folle da aspettare ancora di leggere il proseguimento, voglio rassicurarlo dicendo che non l'ho abbandonata. Il fatto è che da un paio di anni a questa parte sono tornata a ciò che più amo da sempre, ovvero il fantasy originale; Mue era ed è in realtà solo un'appendice del corpus di racconti, appunti e idee che gravitano nella mia testa e nelle mie carte; Mue è per la precisione la parte più spensierata, concisa e proficua, oltre che, ovviamente, Potteriana al 100%. 
Ave, come sa chi ha letto le altre mie storie, è diversa dallo standard di Mue e forse proprio perché appartiene alle sfere più serie, epiche e logorroiche del mio stile, è rimasta interrotta: vorrei finirla ma sono ora combattuta tra il restare fedele al mio amato fandom di Harry Potter con quest'ultima fatica o salutarlo definitivamente e portare Ave con me traducendola in un'originale, come alcuni mi hanno suggerito di fare.
A ogni modo, nell'attesa che mi decida, pubblico Ob Morsum. È una storia vecchia, la prima fanfiction di Harry Potter in assoluto che abbia scritto, ancora nei lontani -sigh- tempi del liceo con il titolo Hogwarts Twenty Years sotto un altro account che avevo poi rimosso dal web. 
Lo stile è forse più immaturo delle fiction più recenti ma io amo tutte le mie storie, anche quelle più sciocche e ho deciso di ripubblicarla perché per un soffio non ho rischiato di perderla per sempre quando mi è implosa l'HD esterna del computer. Meglio salva ed esposta alle critiche su Efp che eliminata per sempre. Ha in tutto ventitrè capitoli e un seguito che amo ancor più di Ob Morsum e che pubblicerò a sua volta.
Dunque buona lettura, spero di ricevere qualche vostra opinione e alla prossima.

Disclaimer: I personaggi e gli elementi creati da J.K. Rowling presenti in questa fanfiction sono suoi e solamente suoi, il resto della storia è tutto una mia invenzione. Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
----------

Prologo

 

Inside the labyrinth walls
There lies a tiny child who sleeps alone
For it's my thoughts that bind me here
It's this love that I most fear
And this child I would destroy
For I hold her pain most dear


My Medea, Vienna Teng

 

«Ehi, Folletto Saputello!»
Ecco, questo era l'onorevole soprannome che James Sirius Potter, il bellissimo, perfetto, nobile Grifondoro del quarto anno aveva amorevolmente affibbiato a Emily Hale. E un giovedì pomeriggio, mentre la ragazzina camminava lungo l'affollato corridoio del terzo piano di Hogwarts, ingobbita sotto il peso della borsa zeppa di libri, lui glielo gridò dietro dalla porta dell’aula di Trasfigurazione.
Tutte le teste si voltarono a vedere con chi il divino Potter stesse parlando ma inizialmente nessuno riuscì a individuare Emily, che per un attimo pensò di riuscire a raggiungere la fine del corridoio e sparire prima di essere notata. Non sarebbe stato molto difficile: bassina, smilza e senza nemmeno una curva che indicasse la sua appartenenza al genere femminile, Emily si confondeva con le pareti più facilmente di quanto potesse fare un ectoplasma; i suoi lineamenti banali, i capelli castano opaco e gli occhi troppo sbiaditi per essere neri e troppo scuri per essere grigi erano tutti un ottimo passaporto per un passaggio inosservato.
Sgusciò via tra gli altri ragazzi ed era ormai quasi all’angolo dove il corridoio svoltava quando un torace ricoperto dall’austera divisa di Hogwarts entrò nel suo campo visivo. Emily non fece in tempo a frenare e andò dritta a sbatterci contro, rovinando a terra e sparpagliando tutti i libri sul pavimento.
«Ehi, ma guarda dove vai!»
Oh no, perché lui?!, gemette Emily tra sé alzando lo sguardo sul proprietario del busto: David Steeval, l’amico intimo di Potter, il Grifondoro bello e dannato, idolo di tutte le ragazze del terzo anno.
«To', ma guarda chi c’è: il Folletto di Corvonero! Avevi il naso incastrato in uno dei tuoi libri per non vedermi, eh?»
Emily avvampò. Avrebbe tanto voluto prendere la bacchetta e piazzargli una bella Fattura Nasogrugno e trasformare il suo bel faccino nel muso di uno Snaso, di sicuro più simpatico di quel sorrisetto altezzoso che aveva stampato sulla faccia in quel momento. Avrebbe potuto farlo. Avrebbe voluto farlo. Era la migliore del suo anno e, probabilmente, anche dei due successivi; le sarebbe bastato un colpo di bacchetta e il gioco era fatto. Nulla di difficile per lei, il genietto incompreso.
Incompreso e codardo. Abbassò gli occhi, sentendo tutti gli sguardi del corridoio puntati su di lei; qualche ragazza del quinto anno stava ridacchiando.
«Scu-scusa», balbettò Emily, agognando con tutta se stessa a sparire lì, in quell’esatto momento, risucchiata dal tappeto rosso sotto di lei. Invece, come al solito, il suo desiderio non venne esaudito.
«Dai, Davie, non esagerare ora. Non vedi che è caduta, poverina?», intervenne Potter avvicinandosi e tendendo la mano. Probabilmente voleva essere gentile. O forse no. Emily, comunque, si sentì ancora peggio.
«Sto bene, grazie, non ti disturbare…», biascicò, terrorizzata da quella mano tesa. Un paio di ragazze dietro la schiena di Potter avevano smesso di ridere e la stavano guardando come se fosse qualcosa di estremamente sgradevole. Emily ebbe la brutta sensazione che se avesse osato accettare l’aiuto di Potter si sarebbe scatenata contro l’ira universale del suo intero fan club, di cui le due in questione facevano parte.
Potter si accigliò. «Non c’è bisogno di essere così asociale, sai? Non mi stupisco che tu non abbia amici.» Ritirò la mano scocciato e tornò in classe seguito pigramente da Steeval, che fece un occhiolino canzonatorio a Emily.
Grazie al cielo la campanella suonò in quel momento e gli altri studenti si affrettarono a dirigersi nelle rispettive classi. Il corridoio si svuotò rapidamente, e il chiacchiericcio lasciò posto solo a un profondo silenzio.
Emily si inginocchiò e si mise a raccogliere i suoi libri, schizzati fuori alla caduta dalla borsa straripante. Sentì all’improvviso dei passi e vide che le due ragazze di prima erano rimaste al loro posto e si stavano avvicinando con aria vagamente minacciosa.
Emily si lasciò sfuggire di mano un libro con il cuore in gola, certa che le due volessero vendicarsi, ma prima che qualcuno tra loro potesse aprire bocca, un’altra voce maschile, pacata e bassa, intervenne.
«Hai bisogno di una mano?»
Emily e le due ragazze si voltarono di scatto.
Stuart Dunneth.
Emily lo riconobbe subito: alto, capelli scuri, viso serio da secchione, era uno studente del suo anno, della sua stessa Casa, Corvonero. Guardava circospetto le due ragazze che svettavano su Emily ancora inginocchiata sul pavimento; erano molto più alte e più bionde di lei, si rese conto depressa Emily. Le due, sorprese, si ripresero quasi immediatamente, lanciarono un’occhiata sprezzante agli abiti disordinati di Stuart Dunneth e se ne andarono a passo di marcia con il naso per aria. Evidentemente non giudicavano valesse la pena punire Emily alla presenza di terzi, fossero anche degli inutili secchioni come Dunneth.
Il ragazzo in questione, senza una parola, si chinò e si mise a raccogliere i libri di Emily.
«Grazie, ma non devi…», mormorò lei cercando di prendergli i libri dalle mani. Lui glieli lasciò cadere tra le braccia senza alcuna esitazione.
«Dobbiamo muoverci, siamo già in ritardo con la professoressa Bones. Se ci becca abbiamo tutti i turni delle pulizie dell’infermeria per la prossima settimana», la spronò senza nemmeno ascoltarla.
Emily radunò tutti i libri, li infilò di nuovo a fatica nella borsa e si mise a correre dietro a Dunneth, che l’aveva preceduta alla fine del corridoio e su per le scale animate di Hogwarts.
Avrebbe voluto chiedergli perché l’aveva aiutata, ma aveva il fiato troppo corto per parlare, così si limitò a lanciargli occhiate fugaci ogni tanto durante la loro corsa. La sua corsa a dire il vero, perché lui, sebbene a passi lunghi e rapidi, camminava soltanto. Era lei che non riusciva a stargli dietro.
Stuart Dunneth.
Migliore studente del loro anno a pari merito con Emily. Doti magiche eccezionali, cervello dalla capacità mnemonica straordinaria, nascita Babbana. Come Emily. In effetti, ora che ci pensava, loro due avevano parecchio in comune. Non se n’era mai accorta prima, nonostante fossero tre anni che vivevano nello stesso dormitorio, frequentavano le stesse lezioni e pranzavano nella Sala Grande praticamente gomito a gomito.
Anche se, a dire il vero, Emily faceva fatica ad accorgersi di chiunque avesse intorno; passava troppo tempo con la testolina spettinata affondata in qualche volume antico in biblioteca per socializzare con i suoi compagni. E lui, da quel che ricordava, non era molto più espansivo; trascorreva parecchie giornate con gli altri ragazzi di Corvonero di terza, certo, ma spiccicava solo qualche parola di tanto in tanto e ogni volta che qualcuno cercava di instaurare qualche cosa di più di una fredda convivenza con lui, cadeva dalle nuvole.
Stuart Dunneth, primo della classe, riservato e distratto. Emily si sarebbe ricordata dell’aiuto che le aveva dato quel giorno.
Eccome se ne sarebbe ricordata.
 

No haven for this heart
No shelter for this child in mazes lost
Heaven keep us apart
A curse for every mile of ocean crossed.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Mue