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Autore: FrancescaPotter    04/05/2015    7 recensioni
RosexScorpius
Dal secondo capitolo:
"Infatti, gli adulti di casa Weasley-Potter -e anche di casa Malfoy, suppongo- non erano a conoscenza delle nostre ultime divergenze, per loro eravamo ancora i quattordicenni spensierati che passavano tutte le loro giornate ad Hogwarts insieme. Pensavano fossimo ancora migliori amici. Non erano a conoscenza della sofferenza, della solitudine e disperazione che, almeno io, avevo provato nell'ultimo anno e mezzo. Ho sempre dato a lui la colpa delle mie disgrazie, ma in realtà sono stata io. Io, è tutta colpa mia."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Hermione Granger, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Rose/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo Tredici

Are we out of the woods?
Are we in the clear yet?

Taylor Swift, Out Of The Woods.

Era da tutta settimana che Julia mi guardava in modo strano.
Lunedì, mentre a tavola mi passava il sale, aveva alzato un sopracciglio con fare eloquente prima di posare la boccetta nella mia mano; martedì, durante l'ora di trasfigurazione, dopo avermi osservato con attenzione scientifica eseguire un incantesimo ben riuscito -o quasi- su una rana, se ne era uscita con un commento malizioso riguardo a cosa facevamo io e il biondo durante le nostre lezioni serali insieme; il mercoledì mi aveva proposto di andare a vedere gli allenamenti della squadra di Serpeverde, lanciandomi occhiate di sottecchi per tutto il tempo, come se fossi stupida e non me ne accorgessi; giovedì, quando Albus si era fermato al nostro tavolo -portandosi dietro la sua dolce metà, alias Scorpius- per dirmi che Lily aveva preso il morbillo e lo aveva passato ad Hugo, Julia si era messa a tamburellare con il piede per terra, come se si aspettasse che io dicessi qualcosa.
Venerdì sera non ce la feci più.
«Rose!»
Mi voltai e il mio stomaco si attorcigliò: Scorpius Malfoy mi aveva chiamato e ora stava venendo verso di me con la borsa a tracolla posata su una spalla.
Julia, al mio fianco, incrociò le braccia al petto e assunse un'espressione altezzosa, sistemandosi meglio gli occhiali sul naso.
Alzai gli occhi al cielo e decisi di ignorarla.
«Ciao.» Mi salutò Scorpius.
«Ciao.» Gli risposi con un sorriso.
«Stasera abbiamo la ronda, giusto?» Mi chiese, anche se sapeva già la risposta.
«Sì, c'e qualche problema?»
Indossava un maglione blu scuro e un paio di jeans che mettevano in evidenza la sua figura slanciata. Se non lo avessi conosciuto avrei potuto giurare che fosse un angelo caduto dal cielo, invece di un diavolo sotto copertura. Ripensandoci, però, mi sentii in colpa: lui non era cattivo, solo un po' stronzo. Delle volte. Principalmente con la sottoscritta.
Insomma, se ne stava lì a pochi passi da me, con gli occhi verde chiaro che parevano fatti di vetro e con l'aria innocente del il tipico ragazzo che ogni padre sogna per la propria figlia. Be', ogni padre tranne il mio, ovviamente. Ron Weasley avrebbe preferito mangiare centomila vermicoli piuttosto che vedermi fidanzata con Scorpius Malfoy.
«No, tutto bene.» Disse, apparentemente tranquillo. «Volevo solo avvisarti che farò un po' tardi.» Sventolò una lettera che teneva in mano e continuò. «Devo spedire questa. Il tempo di andare in Guferia, fare un salto in Sala Comune a lasciare giù i libri e sono da te.»
Osservando la busta, non potei far a meno di domandarmi se fosse indirizzata a suo padre.
Non avevamo parlato della notte di Halloween, o dei suoi genitori, o della sua ultima accusa, e forse mai lo avremmo fatto.
Ora, a distanza di tempo, capisco qual era il nostro problema: non comunicavamo. Ci tenevamo tutto dentro, serbavamo rancore, ed é per questo che a un certo punto le cose sono crollate come un castello di carte.
«Va bene.» Gli risposi con un'alzata di spalle. «Anche io devo passare per il dormitorio a lasciare la borsa, quindi non ci sono problemi. Ci vediamo qui davanti alla Sala Grande?»
«Certo. A dopo allora.»
Lo salutai con la mano e lui scomparì fuori dalla porta di ingresso, inghiottito dalle tenebre.
Io e Julia salimmo le scale in silenzio. Sentivo la tensione che ribolliva sotto la pelle della mia migliore amica, ma proprio non riuscivo a capire. Mentre attraversavamo il corridoio del quinto piano, lei disse. «Hai finito di flirtare con Malfoy?»
«Scusami?» Mi fermai.
Un gruppo di studenti di Grifondoro ci superò lanciandoci occhiate curiose, ma io li ignorai.
«Nulla, nulla.» La mia amica liquidò la questione con una mano, ma io non ci stavo.
«Si può sapere che ti prende? È tutta settimana che sei strana.»
«Dimmelo tu.» Fece lei maliziosa. Non c'era rabbia nel suo sguardo, o nel suo tono di voce, il che mi mandava ancora più in confusione.
«Di che cavolo stai parlando?» Sbottai, al limite della sopportazione.
«Oh, andiamo!» Julia incrociò le braccia al petto e mi guardò storto. «Non posso crederci che hai una relazione segreta con Malfoy e non mi hai detto niente.»
Omiodio, che cosa?
«Shhhhhhhh.» Rossa come i miei capelli, le tappai la bocca e mi guardai attorno. Adocchiai una porticina sulla nostra destra e ci spintonai dentro la mia amica senza troppe cerimonie.
Quando fummo al sicuro da orecchie indiscrete, circondate dalle quattro mura di pietra dello sgabuzzino, allentai la presa sulle sue labbra e sussurrai. «Che cavolo stai dicendo!?»
«È così evidente!» Urlò.
«Shhhhhhhh.»
«Allora è vero!»
«No, certo che no!» Stavo urlando anche io. «Si può sapere come ti è anche solo passato per la testa?»
Quando una cordicella che pendeva dal soffitto mi colpí in fronte, la agguantai e la tirai. Una piccola lampadina si accese sulle nostre teste illuminando l'ambiente circostante.
Notai che Julia aveva avuto la decenza di arrossire. Abbassato il tono di voce, mi spiegò. «Be', vi ho visti andare via insieme la sera di Halloween, e non hai dormito nella nostra stanza. Mi sono addormentata e non c'eri, mi sono svegliata e il tuo letto era immacolato.»
«Questo perché sono rientrata tardi e mi sono svegliata presto.» Sbottai.
Non potevo credere che avesse potuto pensare una cosa così assurda. Io e il Biondo? Sì, certo, mai nella vita.
«Che ne so.» Si difese lei con una scrollata di spalle. «Magari avevate finalmente parlato di tutto quello che vi è successo e, sai, una cosa tira l'altra.......»
Mi diede una gomitata sul braccio e mi fece l'occhiolino.
«Omiodio. Sto per vomitare.» Mi tappai le orecchie e iniziai a scuotere freneticamente la testa. «Basta, non voglio sentire oltre.»
«È un gran figo, non ti avrei biasimata.»
«Julia!» Ero isterica.
Se non avesse smesso di fare quel tipo di allusioni su me e il Biondaccio sarei totalmente impazzita per la vergogna.
«Oh, andiamo! E che cosa avreste fatto per tuuuutto quel tempo?» Disse con una risata, che però si spense non appena vide la mia occhiata assassina. «Okay, okay.» Fece allora, posandomi con cautela un braccio attorno alle spalle. «Segreti tra te e Malfoy, come vuoi.»
Il suo profumo alla violetta mi inebriò le narici e placò i miei istinti suicidi -e omicidi.
«Solo... Promettimi una cosa.» Poggio la testa sulla mia spalla mentre apriva la porta dello sgabuzzino e mi conduceva fuori in corridoio, di nuovo in mezzo agli studenti che si stavano affrettando per raggiungere il proprio dormitorio prima dello scattare del coprifuoco. Avvicinò la bocca al mio orecchio e mi sussurrò impercettibilmente. «Se dovessi mai finire a letto con Malfoy, voglio essere la prima a saperlo.»
Omiodio.

Su, Rose, stai calma. Continuavo a ripetermi mentre camminavo avanti e indietro davanti alle ampie porte della Sala Grande. Ora arriva e tutto sarà come al solito, quello che ha insinuato prima Julia non conta niente: non pensarci e basta.
La testa bionda di Scorpius sbucò dalle Scale che conducevano ai sotterranei e io iniziai ad arrossire senza motivo.
Merda.
«Eccomi.» Scorpius alzò una mano nella mia direzione, come se non lo avessi visto arrivare.
Cercai di darmi un contegno: era solo Malfoy.
Malfoy, Rose. Hai presente lo stronzo che ti ha spezzato il cuore? Proprio lui.
Giusto.
Raddrizzai le spalle e mi spazzolai la gonna, anche se non ce n'era bisogno. «Possiamo andare allora.»
Con due falcate Scorpius fu al mio fianco. Grazie al cielo aveva iniziato a camminare più lentamente. In quel modo riuscivo a mantenere la sua andatura senza il rischio di perdere un polmone. Era stato un gesto gentile che avevo apprezzato molto, anche se probabilmente lui non se ne era neppure accorto.
«E' da molto che aspetti?» Mi chiese.
«Oh, no. Stavo... io... ero con Julia.»
Come da copione sentii le guance bruciare. Il brutto di avere i capelli rossi e la pelle chiara -oltre ovviamente alle lentiggini e al non riuscire a prendere il sole senza beccarsi un'ustione di secondo grado- era l'arrossire come niente.
Abbassai il capo e lasciai che i capelli mi coprissero metà del viso.
Mi sentivo una stupida, sul serio.
«Ah, okay.»
Iniziammo la ronda in silenzio, controllando dietro gli arazzi e nelle aule vuote. Una volta raggiunto il terzo piano il bilancio degli studenti scovati fuori dal letto era di due coppiette e un teppista del quarto anno. La cosa divertente era che una delle due coppiette era formata da Matt ed Emma.
«Per Godric, voi due!» Esclamai quando li beccammo intenti a divorarsi il viso in uno sgabuzzino.
«Oh, be'.» Fece Scorpius con voce divertita. «Questa non me la aspettavo.»
«Siete Caposcuola, insomma.» Li ripresi fingendomi indignata.
Scorpius non si prese nemmeno la briga di nascondere quanto si stesse divertendo. «Meno dieci punti a Tassorosso e meno altri dieci a Corvonero. Ah, la miglior ronda dell'anno.»
Emma si sistemò la maglietta sulla spalla e sbatté gli occhi un paio di volte. «Oh, ma piantatela! Malfoy, tu e la tua ragazza abitate nello stesso dormitorio, sii comprensivo.»
«Mmm.» Scorpius fece finta di pensarci, e poi mostrò la sua natura di vera serpe. «Naah. Se non tornate subito nelle vostre Sale Comuni vi tolgo altri dieci punti.»
«Non lo faresti.» Emma lo guardò con aria di sfida.
«Vogliamo provare?» Le rispose lui con un ghigno.
«Questa me la lego al dito, ricordatelo.» Emma lo incenerì con lo sguardo, ma anche lei sotto sotto stava ridendo.
Matt invece aveva assunto una tonalità pericolosamente simile a quella dei miei capelli e si stava affrettando ad abbottonarsi il colletto della camicia. Dato che io non ero Malfoy e non traevo gusto dalle disgrazie altrui, decisi di salvare la situazione.
«Andate nella stanza delle necessità, se proprio dovete. Ringraziate Merlino che vi abbiamo trovato noi e non un professore.»
«Non so cosa sarebbe stato peggio.» Biascicò Matt.
Scorpius annuì convinto. «Già, la McGranitt vi avrebbe messo in punizione, noi vi prenderemo in giro per il resto della vostra vita.»
Il mio cuore perse un battito quando lui disse noi. Eravamo stati solo Rose e solo Scorpius per troppo tempo.
Salutammo Matt ed Emma, promettendo di non farne parola con la preside e augurando loro di trovare un posto appartato per stare insieme senza essere disturbati.
«Sono contento che si siano messi insieme.» Disse Scorpius osservando il punto in cui i due piccioncini erano scomparsi. «Matt era davvero miserabile alla fine dell'anno scorso.»
«Anche Emma. Decisamente disperata.» Concordai io.
Scorpius mi guardò pensoso per qualche istante. «Sai qual è il problema, Rose? La vita fa schifo. Fa schifo. Un attimo sei felice e quello dopo fa schifo di nuovo. Non fai in tempo di assaporare quell'istante di gioia che...» Schioccò leggermente le dita. «Sei di nuovo triste. E miserabile.»
«Non la penso così.» Mi ritrovai a rispondere.
«Ah, no?» Fece lui divertito.
Aprii la porta dell'aula di Incantesimi e l'ambiente venne illuminato dalla luce della mia bacchetta. Dopo essermi assicurata con non ci fosse nessuno, scossi la testa. «È questo il bello. Il non sapere mai che cosa ti accadrà, il provare emozioni. Ogni sentimento è prezioso. Non c'e nulla di peggio della totale apatia: non provare nulla è atroce.»
Mi tornò in mente quando qualche mese prima avevo toccato il fondo. Sì, non sentire niente era la peggiore delle condanne. Almeno, se soffrivi, sapevi di essere ancora vivo.
«Non era ciò che intendevo.» Mi lanciò un'occhiata con cautela. «È solo che secondo me bisogna assumere come dato di fatto che la vita faccia schifo, e poi ripartire da lì. Se non ti aspetti nulla è più difficile rimanere ferito.»
Non ero sicura di cogliere a fondo quello che voleva dire, così decisi di lasciar perdere.
«Da quando sei così cinico?»
Lui rise cupamente. «Il melodramma ha sempre fatto parte del mio DNA, non credi?»
«Uhm... Di solito è Albus l'apocalittico, non tu.»
«Credo di essere cresciuto.» Alzò le spalle con noncuranza. «Ho messo i piedi per terra.»
Avevamo terminato di controllare le aule del terzo piano, perciò iniziammo a salire le scale diretti al quarto.
«Tu vuoi rendere il mondo un posto migliore, hai dei sogni. Li avevi almeno. Vuoi ancora diventare un guaritore, no?» Domandai con un principio di fiatone. Sul serio, le scale per me erano un vero problema.
«Sì.» Rispose tranquillamente. «Ho solo smesso di credere nei supereroi. Essere un guaritore è un lavoro come un altro che ti dà tante soddisfazioni, fine della storia.»
Improvvisamente mi sentii molto arrabbiata. Furiosa con chiunque avesse spento quell'aura di positività che soleva circondarlo. Amavo che Scorpius vedesse sempre il bicchiere mezzo pieno quando io mi ostinavo a vederlo mezzo vuoto. Adoravo quando cercava di vedere il lato positivo in una tragedia, e adoravo la scintilla che brillava nei suoi occhi verdi quando parlava del proprio futuro. Scintilla che, ora, era stata oscurata.
Quello che diceva era vero, ma avevo imparato che a volte si ha bisogno di una motivazione in più. «Sarebbe sciocco credere il contrario. E' solo che non c'è niente di male nel prendere le cose con entusiasmo. Perché quando avrai una brutta giornata, quando tutto andrà per il verso sbagliato e ti ritroverai da solo in camera tua con una tazza di caffé...»
«Io odio il caffé.» Mi fece notare con voce sottile.
Lo guardai male e andai avanti. «... ti chiederai perché lo stai facendo. Come mai continui ad alzarti alla mattina, ad andare al San Mungo e ad affrontare quella realtà che non era come l'avevi immaginata. Cos'hai intenzione di risponderti, che è un buon lavoro che dà soddisfazioni? Be' auguri. Questo non ti fa andare avanti, questo ti fa sprofondare.»
«E tu? Tu perché lo fai?» Si fermò, incrociò le braccia al petto e si appoggio al muro. Mi guardava dal suo metro e novanta con aria di sfida, come a volermi dire che me l'ero cercata. E aveva ragione.
«Perché faccio che cosa?» Deglutii a vuoto, sapendo già la risposta.
Mi posizionai davanti a lui e alzai la testa per guardarlo negli occhi. Il segreto era non mostrarsi intimoriti.
«Perché hai acconsentito a prendere ripetizioni da me? Perché stai studiando così tanto per ottenere il massimo dei voti e perché ti senti uno schifo se prendi un Oltre Ogni Previsione?»
«Perché voglio diventare un medimago.» Risposi a macchinetta.
«Lo vuoi?» Lui inarcò un sopracciglio e ghignò.
Automaticamente mi guardai intorno, come per sincerarmi che il corridoio fosse completamente deserto.
«Smettila.» Gli sibilai di rimando.
Il suo viso era un gioco di chiaroscuri, unica punta di colore erano gli occhi, che in qualche modo riuscivano a brillare anche alla luce delle torce. Tanto per cambiare, volevo prenderlo a pugni.
«Non ci sto Rose.» Mi disse stranamente tranquillo. «Tu vieni qui, mostri di conoscermi meglio di chiunque altro, mi costringi ad affrontare la verità, e io non posso fare lo stesso?»
Avrei voluto rispondergli che sì, era esattamente così che funzionavano le cose, ma mi trattenni.
«Io lo so perché lo fai.» Proseguì lui. «Perché lo vuole tua mamma. Bella motivazione, davvero. Così quando tra vent'anni ti ritroverai in una situazione simile a quella che hai descritto prima potrai consolarti pensando che almeno tua madre è orgogliosa di te. E tu invece? Tu sarai orgogliosa di te stessa?»
Sbattei un piede a terra e iniziai a camminare a passo di marcia lungo il corridoio. Ero furiosa perché tutto ciò che aveva detto era dolorosamente vero, e si sa: la verità fa male.
Nel giro di qualche secondo lui fu al mio fianco, mantenendo la mia andatura senza alcun tipo di problema.
«Vattene via.» Gli diedi una leggera spinta sul braccio per sottolineare il concetto, e lui si mise a ridere.
«Dovrai spingermi un po' più forte se desideri davvero allontanarmi.» Mi fece notare ragionevolmente.
Mi fermai. «Che cosa vuoi da me, Scorpius?»
«Niente.» Esclamò. «Non volevo farti arrabbiare, sul serio. Però che ti piaccia o meno io ti conosco, così come tu consci me, ed è terribile vedere come ti stai impegnando in qualcosa che non ti piace.»
«E' anche terribile che tu sia diventato un cinico del cavolo peggio di Draco Malfoy.» Replicai imbronciata.
Stranamente riuscii a strappargli un sorriso. «Esagerata.»
«Spocchioso.»
Scorpius rise. La sua risata era contagiosa, tanto che dovetti prendere due respiri profondi per mantenere la mia aria imbronciata.
«La lettera che dovevo spedire prima era indirizzata a lui.» Mi confessò tornando serio.
Io alzai lo sguardo e cercai di decifrare la sua espressione. Non sembrava turbato o arrabbiato, solo molto stanco. Notai che aveva gli occhi cerchiati di viola; chissà se aveva ancora gli incubi la notte.
«Che cosa gli dicevi?» Pigolai, notando che non aveva intenzione di aggiungere altro.
«Le solite cose. Che no, al Ministero a lavorare non ci vado; che non ho intenzione di fare amicizia con la sua nuova compagna -che ha dieci anni in meno di lui- e che non mi prenderò neanche la briga di rispondere ai suoi insulti velati diretti a me o a mia madre.» Liquidò la questione con una scrollata di spalle. «E' sempre mio padre, certe cose non cambiano.»
«Mi dispiace.» Gli dissi guardandolo fisso negli occhi. Poi mi maledii per quella risposta banale e snervante.
«Lo so. Grazie.» Mi rispose inaspettatamente.
Mi sorprese. Temevo mi dicesse che non voleva la mia compassione, e invece aveva capito. Sapeva che da qualche parte nel profondo -proprio profondo profondo- del mio animo mi importava ancora di lui.
«Mia mamma invece mi ha mandato una lettera in cui mi dice che la cosa più importante è non perdere la motivazione.» Spiattellai allora io, sentendomi in dovere di ricambiare. «E che devo dare sempre il massimo, e che non mi devo preoccupare perché tanto sarò un ottimo guaritore.»
Alzai gli occhi al cielo e trovai Scorpius che mi osservava intensamente. «Che c'è?» Gli domandai allora.
«Tu non ci vuoi andare, alla scuola di Medimagia, vero?» Fece un passo verso di me come se mi volesse studiare più da vicino.
Il suo profumo mi inondava le narici e mandava in cortocircuito gli ultimi due neuroni che mi erano rimasti.
Probabilmente avrei fatto meglio a mentire, ma nonostante tutto quello che era successo tra di noi, nonostante ciò che continuavo a ripetermi, Scorpius Malfoy aveva su di me l'effetto del veritaserum.
«No.» Era la prima volta che lo dicevo ad alta voce. Essere finalmente riuscita ad ammetterlo lo rendeva tremendamente reale. «Non ci voglio proprio andare.»
«E che cosa vuoi allora?» La domanda arrivò semplice e diretta, nel perfetto stile alla Malfoy.
Decisi di rispondergli con altrettanta semplicità. «Non ne ho idea.»
«Okay. Lo scoprirai.»
Era il primo che si comportava come se non sapere cosa ne sarebbe stato del proprio futuro fosse una cosa assolutamente normale. Era una bella sensazione non essere guardata come se fossi stata un esperimento andato male.
«Sì, credo... E' solo che è difficile. E ho paura di deludere la mia famiglia.» Continuavo a stropicciarmi la manica del maglione. Era un vizio che avevo da sempre; quando ero nervosa non riuscivo a tenere le mani ferme e dovevo avere la sensazione di star facendo qualcosa.
Scorpius ci pensò per qualche minuto, poi mi si avvicinò e mi passò un braccio attorno alle spalle. Se non fossi stata totalmente sotto shock, mi sarei messa a ridere istericamente. Mi condusse lungo il corridoio, ma non abbassò il braccio. Era come se volesse darmi conforto senza sapere come fare e l'unica cosa che gli era passata per la testa fosse... questo.
Scorpius Malfoy mi sta toccando.
Omiodio.
«Lo vedi, Rose?» Mi disse mentre continuavamo la nostra ronda, ancora abbracciati. «La vita fa schifo.»
«Già...» Mi ritrovai a confermare. «Fa proprio schifo.»


Quel sabato pomeriggio stava succedendo qualcosa di strano. Scorpius Malfoy e Albus Potter stavano studiando insieme in biblioteca, e fin qui tutto normale. La cosa assolutamente inspiegabile era che non erano soli: seduta al tavolo con loro c'ero anche io. Io, capite? Rose Weasley.
Se questo fosse successo qualche anno prima non ci sarebbe stato niente di bizzarro, ma il fatto era che questa scena si stava presentando agli occhi di Hogwarts durante il nostro settimo anno. L'intero castello si era ormai abituato alla distanza di almeno dieci metri che intercorreva sempre tra il biondaccio e me, perciò vederci seduti allo stesso tavolo era una novità.
«Se vuoi puoi fare una foto, almeno puoi fissarla tutto il giorno senza problemi.» Disse sarcastico Albus a un ragazzo del quarto anno che non la smetteva di fissarci come se stessimo ballando la conga nudi sul tavolo.
«Ignorali e basta, Al.» Gli fece eco Scorpius, mantenendo il proprio contegno regale. «Oppure possiamo metterci a pomiciare, almeno avrebbe qualcosa di più interessante da guardare.»
Albus colse la palla al balzo. «Aha! Lo sapevo che eri segretamente innamorato di me. Comunque no grazie, chi la sente poi Giorgina.»
Scorpius rise mantenendo gli occhi sul libro di trasfigurazione, così da non vedere Albus che si passava una mano tra i capelli con fare isterico.
Inarcai un sopracciglio nella sua direzione. «Che hai?»
«Niente.» Borbottò lui, tornando al suo saggio di Pozioni.
Io ancora non riuscivo a credere a quello che stavo facendo.
Dopo la ronda di venerdì sera Scorpius mi aveva accompagnata nel mio dormitorio, abitudine che aveva assunto ormai da un paio di settimane. L'indomani mattina -ovvero questa mattina- si era presentato con Albus al mio tavolo in Sala Grande e mi aveva semplicemente detto che quel pomeriggio avrebbero studiato in biblioteca. E che potevo andare con loro, così se avessi avuto dei dubbi di qualunque tipo avrei potuto chiedere a lui. Ero certa di essere stata per cinquanta secondi buoni a fissarlo con la bocca aperta, perché, davvero, non ci potevo credere. Poi Julia mi aveva rifilato una gomitata nello stomaco, destandomi dal mio stato di shock e facendomi rispondere.
E ora eccoci qui: Albus, Scorpius, ed io, seduti al nostro solito tavolo in biblioteca per studiare, ognuno di noi una materia diversa. Per qualche coincidenza cosmica non finivamo mai per dedicarci alla stessa disciplina; quel giorno Scorpius stava approfondendo la trasfigurazione umana -mi veniva mal di stomaco solo al pensiero- Albus stava scrivendo un tema di Pozioni, e io stavo cercando di svolgere gli esercizi di Artimanzia. Quella situazione era così assurda, eppure... mi sembrava dolorosamente normale. Mi erano mancati i pomeriggi trascorsi tra libri e cioccorane; mi erano mancati i miei amici.
«Rose, ho una domanda veloce.» Scorpius si avvicinò a me con la sedia e mi mostrò una riga del libro. «Secondo te con torsione del polso di trenta gradi si intende a destra o a sinistra? Essendo mancino queste indicazioni mi mandano in confusione.»
«A me lo chiedi?»
«Di sicuro non lo chiedo ad Albus.» Rispose lui lanciando un'occhiata di sottecchi all'amico.
«Ti sento.» Fece mio cugino senza alzare gli occhi dalla pergamena.
Se c'era qualcuno più scarso di me in trasfigurazione, quello era Albus. Non che io fossi un completo disastro, si intende. Me la cavavo ma non eccellevo, complice la mia antipatia per la materia in generale.
«Uhm, io direi che è indifferente, l'importante è mantenere salda la mano e concentrarsi sull'immagine dell'animale nel quale ci si vuole trasformare.»
«Scorpius parve abbastanza convinto. «Sì, lo pensavo anche io. Non saprei se provarci senza la supervisione della McGranitt...»
«Vuoi diventare animagus?» Era matto. «Fossi in te mi concentrerei su come tornare umano allora.»
L'idea di trasformarmi in un animale e poi di restare tale per il resto dei miei giorni mi dava i brividi.
Scorpius fissò la pagina per un po', poi alzò i suoi occhi verdi su di me. «E' un'idea in effetti.»
«Tanti auguri. Non contare su di me però, le pulci non mi attirano.»
«Chi lo dice che avrò le pulci?» Domandò stando al gioco.
«Sono sicura che avrai le pulci.» Gli risposi mettendomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Piantatela di flirtare, voi due.» Ci ammonì Albus -che era seduto di fronte a noi- con un sorrisetto malandrino.
Scorpius ed io ci allontanammo velocemente. Lui lanciò una pergamena accartocciata in testa a mio cugino, mentre io gli tirai un calcio da sotto il tavolo.
«In che, ehm, animale ti piacerebbe trasformarti?» Tossicchiai allora per smorzare l'imbarazzo.
«Oh, non saprei proprio. Forse un cane.»
«Banale.» Gli fece eco Albus.
«Certo. Vai in giro per Londra sotto le sembianze di un leone, poi vediamo quanto duri.» Fece notare Scorpius.
«Hai ragione.» Concordai io. «E poi mi piacciono i cani.»
Mi maledissi subito per averlo detto.
Adesso Albus farà una battuta stupida delle sue, bel lavoro Rose.
Guardai di sottecchi mio cugino mentre alzava la testa con uno strano luccichio negli occhi. Questi erano di un verde intenso, molto diversi da quelli di Scorpius che avevano una tonalità più chiara e che sembravano quasi fatti di vetro.
«Ti piacciono i cani, Rose?»
«Stai zitto.»
Scoppiammo a ridere tutti e tre. Cercai di godermi quel momento al massimo perché come aveva detto Scorpius la sera prima: ogni momento di gioia è effimero; ti accorgi veramente di averlo vissuto solo quando è tutto finito.
Appunto.
«Rose!» Emma, Victoria e Felicity sbucarono dal nulla come funghi.
Presero posto al nostro tavolo come se fossimo tutti grandi amici e iniziarono a fissarmi con aria cospiratoria. Notai che Victoria aveva tinto i capelli di due tonalità diverse di rosa.
«Viky, cos'hai fatto ai capelli?» Chiesi sbigottita.
Victoria fece per rispondere ma Felicity fu più veloce. «Voleva cambiare, ma è negata con gli incantesimi coloranti. Le ho detto di venire da me, ma lei nooo, ha voluto fare tutto da sola ed ecco il risultato.»
Victoria alzò le spalle con noncuranza, come se avere i capelli più bizzarri di tutta la scuola non fosse niente di speciale. «Mi piacciono un casino.»
«Ragazze, ragazze, concentrazione.» Le richiamò all'ordine Emma.
Le tre Corvonero lanciarono un'occhiata sbarazzina al povero Albus, che le stava osservando come se fossero completamente matte, e poi tornarono a rivolgersi a me.
Dato che non degnavano Scorpius di uno sguardo -per una volta in vita loro- lui continuò a leggere il suo libro tranquillo, ignorandole a sua volta.
«Dunque, Rose, abbiamo bisogno del tuo aiuto.» Iniziò Victoria.
Questo non prometteva nulla di buono. Qualsiasi cosa fosse venuta loro in mente non sarebbe stata una buona idea. Sarebbe stato qualcosa di estremo che ci avrebbe fatto finire tutti in punizione, oppure con la pelle verde, o i capelli rosa.
«Devi combinare un appuntamento tra Danielle e tuo cugino Albus.» Disse Felicity con fare sbrigativo.
«Felicity!» Esclamarono le sue amiche.
«Che cosa?» Albus si strozzò con la sua stessa saliva ed iniziò a tossire.
Victoria per impedirgli di strozzarsi gli diede dei colpetti sulla schiena. «Hai capito bene, Al. Hai presente Danielle? E' bellissima, non trovi?»
«Io, uhm, sì...» Albus aveva l'aria di uno che avrebbe preferito sprofondare. Si sistemò gli occhiali sul naso e tentò di darsi un contegno.
«E io cosa dovrei fare?» Domandai non capendo. «Albus è qui, chiedete a lui se vuole uscire con Danielle.»
«Tu devi convincerlo se dice di no, ovviamente.» Rispose Felicity con aria innocente. Passò un braccio attorno alle spalle di Albus e gli scompigliò i capelli. «Ma tanto lui non dirà di no, non è così, Albus?»
In quel momento Scorpius, preso da non so quale istinto fraterno, intervenne in salvo del suo migliore amico. «Albus non può uscire con Danielle.» Disse paziente, chiudendo il libro e appoggiandolo sul tavolo. «Sono geloso. Albus ama me e solamente me.»
Emma alzò gli occhi al cielo. «Sei sempre il solito, Malfoy.»
«Ehi, Sullivan.» Fece lui, come se si fosse accorto solo in quel momento della sua presenza. «Tu e Dawson allora, siete riusciti a combinare qualcosa alla fine, o...»
Lei gli tirò un pugno sul braccio e gli rifilò un appellativo che avrebbe fatto inorridire la professoressa McGranitt.
«Comunque.» Proseguì Emma con fare pratico. «Che ne dici della festa del Lumaclub di Venerdì prossimo?»
Sia io, che Albus, che Scorpius facevamo parte del Lumaclub, l'élite scelta dal professor Lumacorno con la quale organizzava feste ed incontri serali. Si veniva selezionati o per il proprio talento in Pozioni, o per il proprio cognome. Noi tre eravamo stati scelti già dal terzo anno per entrambe le cose. Eravamo abili pozionisti, ma il radar del professore si era puntato su di noi fin dalla tenera età per via dei nostri genitori.
«Festa del Lumaclub?» Scorpius si schiaffeggiò una mano in fronte. «Me ne ero completamente dimenticato. Rose, pensiamo ad una scusa per non andarci, ti prego.»
Lo guardai con occhi spalancati, ma cercai di darmi un contegno.
Non arrossire. Rose, mi hai sentito? Non arrossire.
«Perché non includi anche me nei vostri piani?» Chiese Albus offeso, portandosi una mano all'altezza del cuore.
«Perché tu devi uscire con la bella Danielle, no?» Replicò il biondo con un occhiolino.
Quando eravamo amici cercavamo di eludere le riunioni del Lumaclub in tutti i modi possibili. La maggior parte delle volte ci rintanavamo nella Sala Comune di Serpeverde a mangiare schifezze e a giocare a scacchi. Mi sarebbe piaciuto farlo anche questa volta, ma non credevo fosse possibile, non ancora almeno e non con la Nott nei paraggi.
Le Corvonero erano su di giri, mentre Albus pareva alquanto afflitto.
«Allora è deciso!» Sentenziò Emma battendo le mani.
Victoria tentò di sistemargli i capelli con scarsi risultati, poi disse:«Se vuoi qualche consiglio sull'outfit, sai dove trovarmi.»
«Ricorda, Potter, ti tengo d'occhio.» Lo minacciò Felicity puntandogli un dito contro. «Non far soffrire la nostra Danielle, o ti verrò a cercare.»
Albus deglutì a vuoto, indeciso se mettersi a piangere o se scappare a gambe levate.
Le tre ragazze ci salutarono e sparirono da qualche parte nel Castello, probabilmente a mangiare cupcakes per merenda.
«Dite che il Quidditch può essere una scusa plausibile per saltare la riunione? Dopotutto è il giorno subito dopo e il professore non vorrà mica che il suo cercatore sia troppo stanco.» Meditò Scorpius, sfiorandosi il mento con la punta della piuma.
«Si gioca al pomeriggio.» Rispose laconico Albus, ancora offeso per essere stato incastrato in un appuntamento con Danielle.
Scorpius fece una smorfia. «Dettagli.»
«Temo che ci dobbiamo andare.» Sospirai mentre chiudevo il quaderno.
Scorpius mi stava fissando, e quando alzai gli occhi lui non tentò di nasconderlo. Ricambiò il mio sguardo e mi sorrise. «Con chi ci vai?»
Impiegai qualche secondo per ricevere e rielaborare la domanda. Sul serio, ultimamente il mio cervello non stava funzionando come avrebbe dovuto.
«Io... ehm, non lo so.» Balbettai alla fine. «Con Jason, forse. Se vuole.»
«Che cosa?» Esclamarono i due ragazzi in coro.
«Vacci con Scorpius piuttosto.» Disse Albus con un tono che non ammetteva repliche.
Scorpius lo guardò, indeciso se prenderlo a pugni o se dargli ragione, e io gli lanciai l'occhiata più velenosa di tutto il mio repertorio.
Albus alzò le mani in segno di resa. «Scherzavo. Ma davvero, Rose. Andiamoci insieme io e te, piuttosto. Ma Cameron no.»
Dovetti prendere un respiro profondo per non esplodere. Odiavo che mi si dicesse che cosa dovevo fare: se volevo uscire con Jason, lo facevo. Non me ne fregava niente di quello che pensavano loro. Jason non era cattivo, anzi, a quanto pareva gli piacevo parecchio. Sapevo che illuderlo non era corretto, ma avevo intenzione di invitarlo come amico. Avrei messo le cose in chiaro fin da subito e poi chissà, magari con il tempo mi sarei anche potuta innamorare di lui.
Non sarebbe stato facile farlo però, con il biondaccio che, senza chiedere il permesso, si stava facendo strada nella mia vita un'altra volta. Silenzioso e furtivo, eccolo lì, ancora tra capo e collo, che mi confondeva e mi incasinava l'esistenza. E io, stupida, ero pronta a lasciarmi sconvolgere di nuovo da lui.
Cameron, dovevo andare alla festa con Jason Cameron.
«Stammi bene a sentire, Albus.» Mi sporsi sul tavolo verso mio cugino. «Io esco con chi voglio, va bene? E poi ho intenzione di chiedergli di accompagnarmi come amico. Metterò subito le cose in chiaro.»
Alla mia sinistra Scorpius rise alla parola amico. «Premettendo che secondo me quello lì neanche sa cosa sia l'amicizia, penso che comunque Rose abbia ragione.»
«Davvero?» Domandai sorpresa.
Scorpius annuì. «Mica possiamo dirti noi cosa fare.»
«Grazie, Scorp. Sei sempre di aiuto.» Fece Albus imbronciato.
Raccolse i suoi libri e li sistemò nella borsa. «Devo andare.»
«Sei veramente arrabbiato con me?»
«No, Rose. Tu e Scorpius avete ragione, okay? Devo davvero andare, è tardissimo. Ci vediamo più tardi.»
E così dicendo sparì, più veloce della luce.
«Okay, Albus si comporta in modo strano.» Decretai rivolgendomi a Malfoy.
Lui alzò le spalle. «E' Albus, che ti aspetti?»



NOTE DELL'AUTRICE
Ciao a tutte!
Per questo capitolo voglio solo dire che il discorso di Scorpius sulla schifezza della vita (?) è ispirato ad un episodio di New Girl, in cui Nick dice a Jess che la vita fa schifo. Se sapete di cosa sto parlando, vi dico che Scorpius è più simile a Jess che a Nick, ma che in quel momento era un po' demoralizzato. Se non sapete di cosa sto parlando, uhm, va bene lo stesso. <3
Nulla, spero che il capitolo vi sia piaciuto. Personalmente ne sono abbastanza soddisfatta, quindi fatemi pure sapere che ne pensate. :)
Un bacio,
Francesca

P.S. Stasera o domani risponderò a tutte le recensioni, ma ora devo scappare a studiare. Vi ringrazio qui tantissimo per tutto e poi p
  
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