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Autore: kanejvibes    04/05/2015    5 recensioni
Non disse niente, nemmeno una parola, e non perse tempo: mi spinse contro gli armadietti e mi baciò, con passione, con forza, con sentimento.
[...]
Il mondo si era spento nell'istante in cui mi aveva guardato e avrei continuato a baciarlo per sempre.
Ne avevo bisogno. Avevo bisogno di lui e del suo contatto.
Dopo minuti, che mi sembrarono millesimi di secondo, si allontanò, per riprendere fiato, ma di poco, rimase comunque vicinissimo a me.
"Il tuo amichetto potrà anche conoscere tutto di te, ma sa che era questo il tipo di bacio che hai sempre sognato e non uno dolce e smielato da film? Sa che saresti così pazza da abbandonare tutto e andartene, se solo lo volessi? Sa che tieni più ai tuoi stupidi amici che a te stessa, mmh? Lo sa? ", mormorò, con il fiato corto, fissandomi intensamente negli occhi, mentre mi teneva stretto il viso tra le mani.
"Sa che mi hai quasi visto nudo?", fece poi, rompendo quell'atmosfera fin troppo seria che si era creata.
Risi di gusto, portandomi una mano alla bocca, e lui sorrise, lasciandomi andare il viso.
"Sa che mi fai impazzire?", sussurrò, più piano, sfiorandomi dolcemente la guancia.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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 Cuore spezzato

"Non so come tu abbia fatto a convincermi", borbottai, sbuffando, mentre io e Niall camminavamo verso il vecchio pattinaggio, ormai non più utilizzato.
Il biondo sorrise appena e mise le mani in tasca.
Era una serata abbastanza calda per la stagione, anche se si era alzato un leggero vento; da una pasticceria lì vicino proveniva un forte odore di dolci e le nuvole coprivano il cielo scuro.
Tutto quanto mi fece tornare alla mia infanzia, alle serate passate in compagnia dei miei amici, alle nostre chiacchiere, ai nostri scherzi, alle nostre risate. Mi mancavano, mi mancavano davvero molto.
Probabilmente io e Niall eravamo gli ultimi ad arrivare perché vidi un gruppetto di ragazzi seduti sulla ringhiera intorno alla pista ed immaginai fossero Harry, Amanda e Layla e forse qualche altro membro della squadra del riccio.
Presi un lungo respiro e aumentai il passo, confermando la mia teoria non appena la luce di un lampione illuminò i volti dei miei amici. O vecchi amici, o quello che erano.
"Ciao, ragazzi!", esclamò Niall, allegro, attirando l'attenzione.
Lui salutò tutti e io sorrisi appena alla terra ai miei piedi.
"Ehi, Greer", fece Amanda, facendomi sollevare il viso.
"Ciao", sussurrai appena.
"Come...come va?", continuò lei, un po' in imbarazzo.
Alzai le spalle e lei annuì con la testa.
Guardai Layla, che mi sorrise appena, poi il mio sguardo cadde su Harry che sembrava non aver tolto gli occhi da me dal momento in cui mi aveva vista.
"Credo...che dovremmo...parlare", mormorai verso di lui, incrociando le braccia.
"Oh...sì", fece, sorpreso che gli avessi rivolto la parola.
"Bene, ragazzi, lasciamoli parlare, spostiamoci laggiù", esclamò Niall, guidando tutti gli altri abbastanza lontano da noi, anche se non così tanto da perderci di vista.
Quando io e Harry restammo soli, la tensione aumentò a dismisura e lui non sembrò in grado nemmeno di parlare.
"Non...non dovresti dirmi qualcosa?", borbottai, leggermente infastidita.
Oltre a quelle origliate di nascosto, non avevo ancora sentito uno straccio di scuse provenire dalle sue labbra.
Harry si scompigliò i capelli e mise le mani in tasca.
"Hai ragione...io...devo scusarmi con te. Mi sono comportato da idiota e da egoista e ti ho fatta soffrire in un modo in cui non avrei mai voluto. E mi odio per questo, Greer. Tu sei davvero importante per me e sicuramente non voglio perderti per orgoglio. Quindi...mi dispiace, ti chiedo scusa per ogni mia azione che ti abbia fatta soffrire, per tutto", disse, veramente sincero, guardandomi negli occhi.
Annuii appena con la testa, ma non risposi. E questo lo fece andare nel panico.
"Ti prego, di' qualcosa", farfugliò, torturandosi le mani, portate davanti al volto.
Sospirai e lo abbracciai, non riuscendo ad essere arrabbiata con lui per un istante di più.
Mi strinse a sé con una delicatezza che mai mi aveva riservato, prima.
"Ti perdono", sussurrai al suo orecchio, sentendolo tirare un respiro di sollievo.
"So che non volevi farmi soffrire", aggiunsi, distanziandomi un po' per guardarlo negli occhi.
Mi sorrise.
"Ehi, senti...ho parlato con Malik...ehm Zayn...", si riprese, scuotendo la testa e tornando serio.
Lo guardai attentamente.
"Gli ho spiegato la situazione e...gli ho chiesto di venire. Ho pensato che adesso che sa la verità...beh dovreste parlare...".
"E lui che ha detto?", lo interruppi bruscamente per farlo arrivare al sodo.
"Diciamo che sembrava furioso con me, ma dato che non mi ha preso a pugni penso che forse abbia capito e...non lo so, in realtà, se n'è andato senza darmi una risposta, ma...insomma...io penso...dovrebbe...dovrebbe venire", rispose, alzando le spalle.
"Basta aspettare".
E aspettai, aspettai fino a che non si fece notte fonda, ma di Zayn neanche l'ombra.
"Ehi, Greer...", sussurrò Niall, sedendosi vicino a me, mentre scrutavo la strada con la speranza di veder arrivare Zayn.
Non dissi niente, continuai a guardare nel vuoto.
"Senti, si è fatto tardi...ti accompagno a casa?".
"No, devo...devo aspettare Zayn", dissi, scuotendo la testa.
Lo sentii sospirare, ma non ci feci quasi caso.
"Greer...Zayn non verrà...", sussurrò, dispiaciuto.
"E tu che ne sai? Insomma...Harry ha detto che...lui...non...non puoi saperlo", sbottai, voltandomi verso di lui.
Niall piegò la testa di lato e sospirò di nuovo.
A quel punto, gli occhi mi si riempirono di lacrime e riuscii ad ammetterlo anche a me stessa.
"Lui non verrà...", mormorai, stringendomi fra le braccia.
Niall mi abbracciò e io scoppiai a piangere.

*

Sbadigliai appena, poco prima che la campanella suonasse la fine dell'ora di trigonometria.
Ero triste, stanca, abbattuta e pure annoiata.
Mi alzai velocemente dal banco e corsi fuori dalla classe. Volevo soltanto...beh...nemmeno io lo sapevo.
In certi momenti volevo stare sola, in altri avevo bisogno di qualcuno da abbracciare, in altri ancora di qualcosa su cui sfogarmi. E, in più, mi sentivo anche un'idiota.
Giocherellai un po' con le punte dei miei capelli, mentre camminavo per i corridoi, poi mi bloccai.
Erano giorni che non lo vedevo.
Ormai avevo perso il conto delle ore in cui non l'avevo visto e forse questo aveva reso il tutto un po' più sopportabile, ma in quell'attimo, riaffiorò ogni cosa.
Zayn se ne stava fermo davanti ad un'aula, leggermente spazientito, forse in attesa di qualche suo amico. Per un attimo, pensai di andare a parlagli, ma qualcuno gli si avvicinò, anche se non aveva esattamente l'aspetto di un suo amico: una ragazza.
Rabbrividii quando la vidi toccargli il braccio e ridere insieme a lui, quando la vidi mordersi il labbro e giocherellare con una collanina che Zayn aveva al collo e, giuro, morii dentro quando lei gli lasciò un bacio sulle labbra.
Indietreggiai a fatica, annaspando, senza riuscire, seppure lo volessi da impazzire, a togliere gli occhi da quella scena orribile.
Il mio cuore si spezzò in tanti, minuscoli, inutili pezzettini e corsi via, in cortile, mentre le lacrime mi divoravano il viso.
Mi appoggiai ad un muretto per riprendere fiato e soffocare i singhiozzi.
"Oh, chi si rivede", commentò una voce, piuttosto divertita.
Alzai gli occhi e riconobbi Adam Porter, che si stava tranquillamente facendo una canna.
Sorrise.
"Lasciami in pace", sbottai, voltandomi dall'altra parte.
"No, tesoro, non essere così sgarbata con me...altrimenti, poi potrei decidere di non aiutarti".
"Non voglio il tuo aiuto", sputai, acida.
"Perché no? Non sei stanca di star male? Di soffrire per Zayn Malik? Già...pare che il caro Zayn si sia trovato un'altra amichetta con cui passare il tempo...", ridacchiò.
"Non lo nominare", esclamai, con rabbia.
"Ecco! Sì, non vorresti dimenticare il suo nome? Io posso aiutarti, lo sai, Greer".
Mi voltai a guardarlo, non più scettica come prima.
Ormai, che senso aveva continuare a resistere? 
In realtà, niente aveva più senso.
Adam, vedendo l'espressione sul mio volto, sorrise.
"Sì, Greer, posso aiutarti", continuò.
E in quel momento, pur conoscendo la sua cattiva fama, mi fidai di lui.

*

Avevo preso una pasticca, forse più di una di non sapevo nemmeno cosa, non mi sentivo molto lucida, ma finalmente ero in pace con me stessa e con il mondo.
Sembrava che tutto il dolore fosse sparito e non sentivo più niente.
Assaporai ogni singolo momento perché sapevo che non sarebbe durato molto.
Feci una giravolta lungo la via per casa mia, saltellai, barcollai, ballai come una pazza senza un solo pensiero negativo in testa.
Poi, qualcuno mi afferrò per un braccio.
"Greer, che cosa stai facendo?", mi rimproverò la voce di una donna, che all'inizio nemmeno riconobbi. Poi, realizzai si trattasse di mia madre, non quella adottiva, ma Penelope.
"Oh, ehi Penny! Che strano incontrarti qui! Oh, no, in realtà non è strano per niente, dato che sei una fottuta stalker del cazzo", sbottai, divincolandomi dalla sua presa, per poi indietreggiare.
"Ti ho vista prendere delle pasticche da un ragazzo...", mormorò, ignorando il mio discorso, guardandomi con aria preoccupata.
Roteai gli occhi.
"Sì, e allora?".
"Greer, ti prego dimmi che non sei fatta", mormorò, prendendomi il viso con una mano per guardarmi negli occhi.
"Lasciami! Di certo tu non hai il diritto di giudicarmi!", esclamai, spingendola via.
"Oh, Greer, che ti succede? Per favore, sali in macchina, ti porto da un medico e poi a casa, ok?", fece, sempre più preoccupata.
"No! Non vengo da nessuna parte con te, me ne vado a casa da sola".
"Non posso lasciarti andare in queste condizioni", sussurrò, bloccandomi di nuovo.
"Ti ho detto di lasciarmi! Ma cosa cazzo vuoi da me, mmh? Tutto d'un tratto ti importa ciò che mi succede?", gridai, in preda alla rabbia.
"Mi è sempre importato, Greer. Ma la droga...quella roba mi ha rovinata, mi ha portato via tutto ciò che amavo. Ti prego, non ripetere il mio errore".
Sorrisi amaramente e feci una smorfia.
"Beh, si dà il caso che mi sia già stato portato via tutto", commentai, per poi alzare le spalle e andarmene.
"Greer, no, no, ti prego, puoi superare qualsiasi cosa ti sia successa, sei più forte di così", fece lei, seguendomi.
"No! No, non lo sono", esclamai, voltandomi a guardarla.
"Con una madre come te...che ti aspettavi?", conclusi, per poi andarmene veramente.












  
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