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Autore: Lyerenshadow_nekkun    04/05/2015    2 recensioni
Dopo cinque anni passati in coma, il fratello di Ai, Aine, torna al Master Course e le cose al dormitorio stanno per cambiare, soprattutto per il gelido conte. Cambieranno in meglio? In peggio? Leggete e scoprite!
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Aine Kisaragi, Camus, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Camus spalancò la porta della sala prove in cui si era tenuta la riunione, trattenendo a stento la rabbia e preoccupato per il piccolo del gruppo. Vide Reiji e Ranmaru abbracciati l'uno all'altro.
«Finitela di fare i piccioncini voi due! Vi sembrava il modo di trattare quel ragazzo? », disse con tono più duro del solito ai due che lo guardavano.
«Vorrei ricordarvi che nonostante non sembri, ha pur sempre quindici anni! E mettetevi per una volta nei panni degli altri, stolti!»
Fece roteare lo scettro e lo puntò di scatto verso Ranmaru, facendolo arrivare a pochi millimetri dal suo naso: «Non mi sono dimenticato quel 'conte da strapazzo', non ti ho ucciso per questione prioritaria », annunciò.
Loro lo fissavano ancora, senza parole. Adesso si sentiva più come una mammina che doveva risolvere i contrasti tra i figli. «Correte a scusarvi o vi mando a letto senza cena! »

La camera era completamente buia e vuota, i suoi deboli singhiozzi rimbombavano sulle pareti.
Asciugandosi le lacrime che aveva cercato di trattenere, con la manica della divisa, Ai fece un profondo sospiro per tranquillizzarsi.
Non avrebbe dovuto soffrire per gli altri o per lo scioglimento dei Quartet Night: quando aveva iniziato a sentirsi così affezionato al gruppo?
La sua schiena iniziava a dolere appoggiata contro la porta della stanza, così si alzò e si poggiò sul letto. Sfinito dal pianto e psicologicamente provato, sistemò la testa bene sul suo cuscino e si addormentò, stringendo nella mano la collana che suo fratello gli aveva dato prima di andare in coma e che non aveva mai tolto.
Non si accorse quindi di quando i suoi tre compagni entrarono nella stanza.

Varcarono la porta della stanza di Ai accolti da un religioso silenzio che venne spezzato solamente dal cigolio prodotto da questa fino a quando non venne rinchiusa. Si fermarono tutti e tre di fronte al letto del minore: rivolgeva loro la schiena, adagiato sopra le coperte che non si era premurato di scostare. Steso su un fianco in posizione fetale dimostrava molti meno anni di quanti effettivamente aveva.
Reiji non poteva vederlo in viso ma era quasi sicuro che i suoi occhi erano arrossati da un pianto appena arrestatosi. A quel pensiero strinse i pugni: lui era il più grande del gruppo eppure non aveva fatto altro che attaccare Ai quando invece avrebbe semplicemente dovuto difenderlo. Se lo era ripromesso quando avevano fondato la band: non avrebbe fatto fare ad Ai la stessa fine di suo fratello, l'avrebbe difeso dagli orrori del mondo nel modo in cui non era riuscito con Aine. E aveva fallito. Di nuovo.
Ricacciò indietro le lacrime che gli si stavano già formando negli occhi e si avvicinò al letto. Gli accarezzò i capelli lentamente scostandoglieli dalla fronte e gli sorrise, malinconico, quando gli occhi di Ai, risvegliatosi a quel contatto, incontrarono i suoi.
«Sono uno stupido, Ai-Ai», sussurrò, facendosi comunque sentire dal più piccolo. «Me la sono presa con te quando l'unico che avrei dovuto incolpare ero io. Potrai mai perdonarmi? »

Ranmaru rimase esitante accanto alla porta, non molto lontano dal conticiattolo da quattro soldi. Non aveva il coraggio di avvicinarsi dopo quello che gli aveva detto, e sebbene volesse chiedergli scusa, non riusciva a convincersi a farlo. Si concentrò piuttosto su Reiji, in quel momento vulnerabile quanto il quindicenne, mentre sussutrava parole di scusa e sfiorava i capelli al minore.
Lui non sarebbe stato capace di farlo. Quando si accorse che il ragazzino aveva aperto gli occhi fissò lo sguardo su uno degli stupidi pupazzetti di piyo-chan o come diamine si chiamava e borbottò: «Anche a me dispiace. Non dovevo dire quelle cose, Mikaze », la sua voce era fredda e scostante come sempre, ma in fondo al suo cuore sperava che il ragazzino capisse le sue sincere intenzioni.

Qualcosa si mosse sulla sua fronte. Nell'inconscio del sonno Ai pensò si trattasse di un insetto, ma poi, svegliandosi, capì che quella era una mano.
Una mano? Ci aveva impiegato qualche attimo a realizzarlo, in fondo da quanto tempo nessuno lo toccava così? Da quanto tempo qualcuno non cercava questo tipo di contatto con lui?
La mano era calda ed esitante, ma andava bene così: tenne gli occhi chiusi ancora per qualche secondo, fingendo di dormire ma in realtà beandosi di quel contatto.
Aprì gli occhi stanchi dal pianto, trovandosi davanti Reiji che non scostò la mano dai suoi capelli e continuò ad accarezzarli. «Sono uno stupido Ai-ai, me la sono presa con te quando l'unico che avrei dovuto incolpare ero io. Potrai mai perdonarmi? »
Ai non l'avrebbe mai rivelato, ma per il fatto che Reiji fosse là, davanti a lui e che lo trattasse in quel modo, il ragazzo lo aveva già perdonato.
«Anche a me dispiace. Non dovevo dire quelle cose, Mikaze », aveva sentito la voce di Ranmaru sulla soglia. In realtà con lui ancora ce l'aveva ma... neanche lui era stato tanto gentile quando gli aveva rinfacciato la sua precedente esperienza con una band.
Scostò con un gesto infastidito la mano di Reiji e si alzò a sedere sul bordo del letto. Ringraziò il buio che sperava stesse nascondendo i suoi occhi gonfi. «Mai più », sussurrò. «Che non succeda mai più. È chiaro? »

Reiji rimase un attimo scioccato quando Ai, con gesto brusco, gli allontanò la mano e si mise a sedere.
«Mai più. Che non succeda mai più. È chiaro? », sentì dire dalla voce flebile di Ai e per un attimo credette di aver visto un tremito smuovere le sue spalle. Sicuramente stava ancora soffrendo per ciò che gli avevano detto e lui in quel momento si sarebbe cucito la bocca per fare in modo di potersi trattenere di più in futuro.
Credeva ancora nelle cose che aveva detto, ma avrebbe dovuto riflettere bene su come dirle prima, senza sputare addosso sentenze a un ragazzino di soli quindici anni. Ora però doveva lasciare da parte le sue convinzioni e concentrarsi su Ai. Lo aveva fatto soffrire abbastanza in quei pochi minuti e lui era il maggiore, dannazione! Non si sarebbe più concesso delle scenate simili di fronte a lui e soprattutto non si sarebbe più permesso di far star male il minore in questo modo.
«Allora anche tu, Ai-Ai. Mai più. Non piangere mai più. Solo lacrime di gioia devono scendere dai tuoi occhi. » E lo abbracciò, sperando che almeno questa volta non lo allontanasse.

Ai non ricordava quanto un abbraccio potesse essere piacevole. Non sapeva di quanto avesse bisogno di esso, fino a quando non si ritrovò in quello di Reiji. E si sentì liberato di qualcosa, come di un peso che non aveva mai sentito.
L'ultimo era stato quello di Aine prima che andasse in coma e da allora aveva aspettato il suo risveglio per riceverne un altro, ma al momento della ripresa Aine non aveva avuto abbastanza forza per farlo.
Non spinse via il maggiore, perché sapeva che lo avrebbe ferito e in realtà non ne aveva molta voglia.
«Io non ho pianto», borbottò quella piccola bugia.
Da sopra la spalla del suo 'collega' vide Camus posizionarsi dietro a Ranmaru e, con entrambe le mani, spingerlo verso di loro, cogliendolo di sorpresa.

Ranmaru stava osservando la scena davanti ai suoi occhi, con una strana sensazione alla bocca dello stomaco e una morsa al petto nel vedere il robotico ragazzino così fragile da ricordargli uno di quei gattini randagi che si assicurava di accudire ogni mattina, quando sentì due mani spingerlo verso i due abbracciati.
Camus.
Notando lo sguardo di Ai su di lui, Ranmaru decise di fare un tentativo per sciogliere la tensione, e sbottò: «Lascami, conte Camula col parrucchino!»
«Conte Camula?», esclamò l'interpellato, quasi inorridito. «Senti, rockettaro dal cervello di una falena, ancora non mi sono dimenticato di come ti sei rivolto prima a me, di classe sociale decisamente più alta della tua», rinfacciò, minacciando implicitamente una vendetta.
«Guarda te se uno stolto gattofilo deve offendere i miei preziosi capelli», borbottò tra sè e sè, accarezzandoli.

Sentendo il battibecco di quei due, Reiji si scostò da Ai, restandogli comunque seduto accanto sul bordo del letto, e prese a fissare i due, incredulo, fino a che una risata non gli scoppiò in gola. Ecco perché amava così tanto Ranmaru, in qualsiasi occasione, anche nelle più drastiche, cercava di smorzare la tensione mettendosi a litigare su cose inutili, spesso e volentieri proprio col conte che finiva sempre tra le sue mire. I due si voltarono a guardarlo, mentre a stento tratteneva le lacrime e cercava di articolare una frase di senso compiuto tra le risa asfissianti.
«Conte Camula col parrucchino!! Stolto gattofilo!!»
Dopo buoni minuti di incessanti risate, cercò di darsi un contegno e buttò un occhio verso Ai sperando che quel teatrino impostato dagli altri due lo avesse, anche se di poco, tirato su di morale.

La risata di Reiji risuonò per la stanza come musica alle orecchie di Ranmaru, che però camuffò attentamente la sua soddisfazione, e in più non osava guardare Ai, sebbene si augurasse di averlo almeno fatto sorridere (bah, la presenza di Reiji e quel suo assurdo kohai infantile gli faceva male), ma gli insulti di Camus richiedevano vendetta: «Io gattofilo? Sei tu che ti stai accarezzando quel persiano che hai sulla testa, contuncolo dolciofilo! E non tirarmi in mezzo lo status sociale, non siamo più nel medioevo, membro mancato degli abba!»
Ok aveva iniziato ad arrampicarsi sugli specchi, se Ai non avesse iniziato a ridere presto sarebbe finita in un'umiliante sconfitta per lui.
Ma farlo ridere non bastava.
Sospirò e tornò serio: «Resta lì in stand by», ordinò a Camus, per poi voltarsi verso Ai e avvicinarglisi, con aria dura e seria.
«Davvero, Mikaze. Non... non penso nessuna di quelle cose, soprattutto non ti ritengo un mostro. A dire il vero sei l'unico che sopporto in questo branco di psicopatici schizzat... KOTOBUKI LA SMETTI DI RIDERE?!?!»

Lo aveva capito che tutta qull'improvvisa ilarità era per lui. Sapeva che tutti stavano cercando di tirarlo su di morale, Ranmaru in particolare aveva intavolato quel teatrino. Si sentì quasi di perdonarlo. Ma Ai non sorrise, non perché volesse sforzare un broncio sulle sue labbra o mostrare un sorriso, semplicemente quelle frecciatine non lo divertivano (non l'avrebbero divertito neanche in una situazione di pace).
Decise di credergli quando Ranmaru si rivolse a lui incrociando lo sguardo per la prima volta in quella stanza e gli disse che era l'unico che sopportava. Sapeva che in realtà quello che sopportava di più era per l'appunto il suo ragazzo, ma Kurosaki non l'avrebbe mai detto.
Così, mentre i loro comportamenti sfioravano la soglia della quotidianità, Ai iniziò a sentirsi più a suo agio.
«Ranmaru...», lo chiamò, distraendolo dall'insultare Reiji. Abbassò lo sguardo: «Mi spiace aver toccato una ferita scoperta prima. So quanto per te siano importanti... le band.»

Ranmaru lanciò un'occhiata al ragazzino: i suoi tentativi di divertirlo erano falliti miseramente, ma almeno quell'imbarazzante tentativo di chiedere scusa aveva avuto l'effetto desiderato.
A disagio, fece un sorrisino poco convinto. «No, davvero. Quella è acqua passata. Non volevo... uhm...», si guardò attorno, «farti piangere.» E dopo quelle parole gli tese la mano destra, col cavolo che lo abbracciava come se lui fosse Reiji!
Reiji guardò Ranmaru porgere la mano ad Ai sicuro di sé, anche se poteva leggergli negli occhi la paura che il gesto venisse rifiutato. Si sentiva fiero di lui in quel momento, mentre ancora sghignazzava e piano piano riusciva a controllare l'attacco di risa, perché si vedeva che stava facendo di tutto per mantenere insieme questo gruppo. Probabilmente un tempo non si sarebbe mai abbassato al punto di chiedere della scuse e invece in quel momento era lì pronto a rinunciare in parte al suo orgoglio di uomo tutto d'un pezzo. Era cresciuto a livello umano, aveva un sogno e voleva raggiungerlo coi quartet night, insieme ai suoi amici. Lo guardò, felice di vedere come il suo compagno stesse cercando di lasciarsi alle spalle il passato per guardare solamente al futuro. Forse avrebbe dovuto fare così anche lui, ma l'incognita Aine aleggiava ancora nell'aria.

Ai lo vide tendere la mano destra verso di lui. Gli faceva piacere che Ranmaru dimostrasse così tanta fiducia e così tanto attaccamento ai Quartet Night.
Di rimando si alzò in piedi guardandolo dritto negli occhi con la sua solita sfacciataggine e gliela strinse. Debolmente, perché gli avvenimenti di quei giorni lo avevano destabilizzato un po'.
Quando slegò le loro mani guardò i suoi compagni. Reiji era ancora sul letto con ancora le lacrime agli occhi dalle risa, Ranmaru lo stava adesso guardando sicuramente chiedendosi cosa avesse intenzione di fare, Camus era appoggiato con la schiena alla porta della stanza. Ricambiò lo sguardo di quest'ultimo e avvicinandoglisi sorrise, in modo che solo lui potesse vederlo. Lo ringraziò in quel momento per avere portato Reiji e Ranmaru nella sua stanza - ne era sicuro, finiva sempre a fare la mammina - e per averlo sostenuto.
Superata la soglia della stanza, dal corridoio disse: «Ho fame... Andiamo a mangiare?»
E si illuse che tutto fosse risolto, perché in realtà aveva paura di cosa sarebbe successo quando Aine sarebbe entrato al Master Course: magari tutto, magari nulla.
Scacciò via quei pensieri e si diresse in cucina, seguito dai suoi starnazzanti compagni di band.




Buonsalveeeeee! (?)
Siamo consapevoli di essere sparite per mesi, e ci dispiace :S è difficile trovare una di noi che riesca a correggere le role (perché nel caso non si fosse notato, tutto questo nasce da una role...) e pubblicarla. Aaaanyway (momenti alla Shining... perdonateci), volevamo ringraziarvi di cuore per le recensioni!! Scusate se ci mettiamo tanto a notarle, da ora saremo più efficienti ^^" e per quanto riguarda i capitoli, ne abbiamo alcuni già pronti, quindi potremo aggiornare un po' più in fretta!! :D grazie ancora per la pazienza, speriamo che vi sia piaciuto anche questo capitolo e... continuate a seguirci! ^^
Bacioni a tutte :*
   
 
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