Credit:
Picture – Kid Rock&Sheryl
Crow
Link al video:
https://www.youtube.com/watch?v=rKFx0MMqb48
I (Put) Found Your Picture (Away) Today
Hermione
osservò la fotografia che teneva in mano da ore per l’ultima volta. Studiò di
nuovo ogni particolare, ogni piccolo movimento: il sorriso accennato, gli occhi
che si incontrano per pochi istanti, l’innocenza di quel frammento di tempo.
Distogliere
lo sguardo fu difficile, dovette costringersi a farlo perché sapeva che non
avrebbe più dovuto posarlo su quella fotografia. Su quei ricordi. Su tutto ciò
che era successo da allora.
La
infilò in un libro che ripose in cima all’armadio, in mezzo alle scatole dove
conservava le sue vecchie divise scolastiche. Rimase a fissare il soffitto a
lungo prima di decidersi a uscire dalla stanza.
«Devo
andarmene da qui.»
Fu
con grande fatica che Hermione scese le scale e attraversò il breve corridoio
che la condusse all’ingresso. Quella casa era colma dei ricordi di due vite
diverse: gli anni che aveva vissuto con i genitori e le poche settimane
trascorse con lui.
I
put your picture away
Avevano
litigato per l’ennesima volta, ma non era stato come le altre volte: di solito
quando lui usciva al termine di un litigio tornava il giorno dopo; non stava
mai fuori per più di ventiquattro ore, tornava sempre da lei.
Quella
volta non era tornato.
Hermione
l’aveva cercato all’hotel che gli aveva suggerito di rilevare due anni prima:
era lì che trascorreva le ore necessarie a calmare i nervi, chiuso nel suo
ufficio a leggere carte, fare conti e inviare gufi.
Quella
volta non era lì.
Tre
giorni di attesa dopo fu Edvige a portarle notizie: era stato visto a cena
fuori. Con sua moglie. La sua legittima compagna.
Distrutta
e con il cuore a pezzi, Hermione era rimasta in quella casa ancora un po’. Ron
le aveva scritto quasi subito e lei gli aveva risposto solo il mattino
successivo, confermando le sue speranze: sarebbe tornata da lui.
I can’t look at you while I’m lying next to him
Hermione
chiuse la porta della casa babbana che era rimasta a lei quando l’incantesimo
di reversione dell’Oblivion sui suoi genitori era fallito. Era stato egoista da
parte sua tenere la casa, ma l’aveva intestata a suo nome per precauzione e
tutela mentre attendeva di poter riunire la propria famiglia, e quando non ci
era riuscita… non aveva avuto cuore di rendergliela né di darla via.
Era
tutto ciò che restava della sua vita prima di Hogwarts, prima della magia,
prima della guerra. Era l’unica cosa solo sua,
del mondo in cui era nata.
Ci
andava di tanto in tanto per cambiare l’aria, rilassarsi e non dare l’impressione
che fosse abbandonata. Poi aveva iniziato a usarla come nido d’amore: sapeva che nessuno li avrebbe cercati lì, neanche
Harry; i loro amici e colleghi non avrebbero mai immaginato che uno come lui si sarebbe mai rintanato in
un’abitazione babbana.
Quel
pensiero l’aveva fatta sorridere più volte. Ora le faceva venire da piangere.
Come cambiano le
cose.
Si
sentiva triste, senza forze, vuota. Aveva tradito Ron per tre mesi prima di
essere scoperta e la sua reazione, dopo la rabbia e la delusione, l’aveva a dir
poco stupita.
«Sono cose che
capitano. Io non comprendo quello che è successo con… quello lì e non voglio
neanche pensarci. È solo un momento, ne sono certo. Vivilo se è quello che
vuoi… saprai dove trovarmi quando questa cosa ti sarà passata.»
Ora
la cosa era passata. Era finita. Quel litigio li aveva divisi e lui aveva
scelto di tornare con sua moglie. Era il segnale, ciò che decretava la chiusura
della loro storia, la rottura definitiva.
Ne
avevano parlato i primi tempi: qualunque cosa fosse successa non sarebbero
tornati dai rispettivi compagni per poi lasciarli di nuovo. Non dovevano né
volevano giocare al tira-e-molla con le persone che amavano, usandole come
rimpiazzi momentanei.
Tornare
indietro significava che tra loro era finita.
E
adesso lei tornava da suo marito con la coda tra le gambe e il cuore a pezzi
dopo essere stata scaricata.
Nessuno
sapeva come fossero finiti in quella situazione. Molti non volevano neanche
chiederselo. Era a dir poco assurdo, eppure era la realtà dei fatti. Come
avessero mantenuto la notizia nei confini del gruppo – e come riuscissero ancora a farlo dopo tutto quello che
era successo – era un mistero.
Far
trapelare una notizia simile avrebbe gettato nell’imbarazzo più famiglie e i
rispettivi amici; sarebbe nato uno scandalo senza fine.
Harry
già immaginava i titoli e gli articoli – a Rita Skeeter sarebbe venuto un
infarto dalla gioia: Le relazioni
scandalose di Hermione Granger; Avventura
nel Lato Oscuro; L’eroina e
l’ex-mangiamorte.
Osservò
Hermione che serviva il dolce e la studiò: sembrava serena, ma sorrideva
troppo. I suoi occhi erano tristi e spesso, quando non era coinvolta in qualche
discussione, si perdeva tra i pensieri di un mondo tutto suo, in un luogo che
Harry poteva ben immaginare: le braccia di
un atro uomo.
Il
fatto che l’uomo in questione fosse Lucius Malfoy era solo un’aggravante.
Hermione
non aveva mai parlato a nessuno dei dettagli di quella storia, neanche Ron
sapeva esattamente cosa fosse successo tra sua moglie e quell’uomo. Lei si era limitata
a dire che lavorare insieme li aveva avvicinati e che non erano riusciti a
trattenersi e gestire meglio la situazione.
Era
pochissimo, ma Ronald l’aveva perdonata e lo stesso aveva fatto Narcissa
Malfoy. Nessuno dei due era disposto a sfasciare la propria famiglia e i
fedifraghi, quasi all’improvviso, erano tornati dai legittimi compagni a testa
bassa.
Harry
e Ronald erano Auror, Hermione invece lavorava per la parte culturale del
Ministero: aiutava Hogwarts con un programma scolastico straordinario, teneva
sotto controllo eventuali pezzi d’arte usati per scopi oscuri e aveva a lungo
lavorato su tutti i libri di magia nera esistenti. La vasta libreria di Malfoy
Manor era in cima alla lista dei luoghi da analizzare. Hermione aveva trascorso
moltissimo tempo lì dentro insieme a Lucius Malfoy.
Erano
stati rivelati così pochi dettagli di quella storia da farla sembrare quasi una
favola, un racconto, una cosa mai realmente esistita.
Ma
era esistita ed Harry lo vedeva ogni volta che incontrava lo sguardo della sua
migliore amica: sarebbe arrivata una
tempesta, lo sentiva.
«Non
vuoi il dolce, Harry?»
Seduta
accanto a lui, Hermione gli offrì un grande sorriso e il suo solito, finto,
sguardo sereno.
«Certo
che lo voglio,» rispose al sorriso e fissò la fetta di torta che avevano
ordinato per il compleanno di Ginevra.
Hermione
sapeva leggere ogni cambiamento nelle espressioni di Harry e sapeva bene che
lui la studiava ad ogni occasione. Era il suo migliore amico da diciassette
anni ormai, era come un fratello e lo conosceva meglio di chiunque altro.
Era
il suo vero, unico confidente, ma neanche a lui aveva mai detto come era nata
la storia con Lucius. Non a causa di sfiducia, ma quella… la sua relazione con
lui era cosa solo sua. Intima, privata.
Non
poteva condividerla con nessuno e nessuno avrebbe capito, di certo non in
quella situazione: si erano lasciati, chi mai avrebbe creduto alla grandezza
dei loro sentimenti? Alla sincerità del loro amore? Alla profondità della loro
passione?
Ormai
non ci credevano più neanche loro due, quindi era inutile provare a spiegarlo
ad altre persone. Lucius non ci credeva
più. Aveva chiuso lui la relazione tornando al fianco di Narcissa quattro
mesi prima.
Allora perché
lei non riusciva ad andare avanti? Perché si sentiva bloccata nel posto
sbagliato?
Si
riscosse dai suoi pensieri quando si accorse delle varie occhiate nella sua
direzione: Harry alla sua sinistra, Lavanda davanti, Molly non aveva mai
neanche tentato di mascherare l’astio che provava nei suoi confronti.
Decise
di stamparsi sulle labbra un grande sorriso e colse una battuta di George per
ridere.
Non
guardò Ron, seduto alla sua destra, per il resto della serata.
«Accidenti.»
Lucius
odiava le cose che cadevano. Non sopportava il rumore quando toccavano il pavimento,
detestava l’idea che qualcosa si potesse rovinare, ancor di più lo irritava
l’idea di piegarsi e raccogliere ciò che era caduto.
Aveva
sempre usato la magia per ogni cosa. Lei
aveva cercato di fargli cambiare abitudini. Gli aveva ripetuto fino alla nausea
quanto fosse inutile sprecare la magia per azioni semplici che richiedevano
meno tempo se fatte alla babbana.
Cadeva
qualcosa per terra? La si tirava su. I capelli? Si potevano asciugare con il
phon. La cena fredda? Bastava usare il microonde.
Dio
solo sa quante volte avevano discusso per cavolate simili. E quante volte
avevano chiuso la discussione con un bacio e un sorriso.
Lucius
scosse la testa, cercando di scacciare dalla sua mente l’immagine di quel
sorriso sincero e genuino – una delle tante cose che aveva amato (o ancora
amava?) di lei.
Usò
di proposito la bacchetta per raccogliere i faldoni che erano crollati dalla
libreria e qualcosa attirò la sua attenzione. Una fotografia. Il primo impulso
fu quello di controllare che non si fosse danneggiata; il secondo fu quello di
uscire dal suo studio e non tornarci per giorni.
Che cosa stupida, pensò.
Raccolse
la foto da terra, quella che lei aveva fatto stampare in due copie, e la
osservò a lungo. Non era sicuro di quali fossero i suoi sentimenti in quel
momento: era stato lui a lasciare Hermione, non aveva senso rimuginare ancora
su di lei o fissare quella foto per ore.
A
dire il vero quattro mesi prima era stata Narcissa ad andare da lui all’hotel:
gli aveva chiesto di quanto altro tempo avesse bisogno per “sentirsi di nuovo un ragazzino”. Lui si trovava lì da due giorni e
quella sera decise di tornare a Malfoy Manor con Narcissa.
Aveva
avuto lei l’idea di farsi vedere in pubblico: in questo modo avrebbero fatto
tacere le voci che qualcuno aveva messo in giro non vedendoli più insieme e
sarebbe anche servito a mandare un messaggio chiaro e inequivocabile alla sua
giovane amante.
Privo
della volontà di decidere, Lucius le aveva dato carta bianca; in un certo senso
si era convinto che fosse stato il destino a far andare Narcissa all’hotel
proprio il giorno dopo quella furiosa lite con Hermione. Doveva essere un
segnale, questo aveva pensato, ripetendoselo cento volte la sera dopo, mentre
si stava vestendo prima di uscire.
Aveva
tenuto la foto tra le carte sulla sua scrivania dello studio perché troppo
vigliacco per disfarsene. Narcissa aveva messo in chiaro che non avrebbe più
accettato un altro colpo di testa simile. Lucius aveva chinato il capo di
fronte al suo dolore – perché era innegabile che soffrisse, anche se il loro
matrimonio aveva visto l’amore per poco tempo.
Hermione
non aveva mai realmente cercato di cambiarlo, ma per lui ogni minimo appunto ai
suoi modi di fare e alle sue abitudini era un affronto, una sorta di sfida col
guanto. Era troppo vecchio per lei, erano di generazioni differenti, non
potevano essere davvero compatibili.
Lord I wander if I’ll ever change my ways
Non potevano?
Scosse
la testa. No. Non potevano. Basta.
Fissò
la fotografia un’ultima volta e decise che quattro mesi erano sufficienti per
elaborare la fine della loro relazione. Decise di metterla via, di riporla
lontano dal suo sguardo, in un posto che le avrebbe fatto da tomba – perché tra
loro era finita, finita per davvero.
Cercò
una piccola scatola dove mise la foto e con la magia la fece volare sulla
libreria più alta dello studio, la vetrina che conteneva i trofei vinti a
Hogwarts dai vari membri della sua famiglia. Era il posto perfetto, a nessuno
importava più di quei trofei e la vetrina non veniva mai aperta. Non c’era
alcun rischio che la scatoletta volasse giù da lì.
«Lucius?
Sei qui?»
Narcissa
entrò nello studio e trovò suo marito immobile davanti alla vetrina dei trofei.
Quando lo riscosse dai suoi pensieri notò che aveva gli occhi lucidi.
I
put your picture away
Funzioni
al Ministero. Niente di più noioso e banale, ma non andare era un affronto.
Quella sera la scusa era una sorta di raccolta fondi per qualche associazione
di cui nessuno ricordava il nome, ma il buffet era ottimo e i pettegolezzi in
quelle occasioni erano impareggiabili.
Hermione,
al braccio di Ron, sembrava serena. Sorrideva ai colleghi, faceva complimenti
alle donne per gli abiti eleganti e divideva le sue parole tra battute da
ufficio e disquisizioni di lavoro.
Ronald
teneva un braccio fisso intorno ai suoi fianchi. Le due volte che lei era
andata alla toilette aveva fissato la porta da lontano finché non ne era
uscita. Si guardava intorno come un paranoico. Aspettava.
In
quanto collaboratore del Ministero e Malfoy, Lucius era stato ovviamente
invitato insieme alla sua signora. La coppia – o i Malfoy più in generale – non
aveva mai mancato di presenziare a uno di quegli eventi.
Hermione
aveva interrotto il suo lavoro a Malfoy Manor e aveva mandato un sottoposto a
continuare al suo posto. Non aveva più visto o sentito Lucius e le ultime
parole che si erano scambiati prima di lasciarsi non erano delle migliori.
Avevano
litigato per ore e si erano lanciati addosso cattiverie e falsità dette al solo
scopo di ferire l’altro e sfogare l’impeto di rabbia. Lui l’aveva accusata di
volerlo cambiare perché in realtà non le piaceva così com’era, lei l’aveva
accusato di essere un vecchio stronzo con il paraocchi e di stare con lei solo per
il gusto di provare una di razza
inferiore e perché sua moglie non lo sopportava più.
Poi
lui era uscito di casa e non era più tornato da lei – perché era tornato da sua
moglie.
Hermione
non sapeva esattamente come comportarsi: erano stati colleghi a lungo, in buoni
rapporti con la famiglia, sarebbe stato strano se quella sera non si fossero
rivolti parola. Dovevano almeno salutarsi. Solo quello. Un saluto, nulla di
più.
Dovrebbe bastare
per salvare le apparenze, pensò la ragazza, stringendo la stoffa del suo
lungo abito verde scuro.
Ron
aveva obbiettato che le stesse male e le aveva proposto delle alternative, ma
quello era uno degli abiti che più le donavano e alla fine aveva dato il suo
benestare, seppur sottolineando che detestava quel colore in tutte le sue
sfumature.
Detestava Lucius
e tutto ciò che gli ricordasse la sua esistenza.
Fu
un attimo. Una parola rubata per caso alle loro spalle.
«Signori
Malfoy, ben arrivati.»
Ad
Hermione si fermò il respiro in gola.
I’ve been waiting on you for a long time
Gli
occhi di Hermione cercarono istintivamente quelli di Lucius – e scoprì che per
lui era la stessa cosa. Si trovarono nello stesso momento e il mondo smise di
girare per un istante.
La
stretta di Ron su di lei divenne ferrea. Narcissa quasi stritolò la manica del
completo di Lucius.
«Facciamo
questa pagliacciata e poi evitiamoli.»
Non
aveva quasi sentito le parole di Ron, ma non fu un problema, perché lui si era
raccomandato più volte quel giorno, dicendo come comportarsi e cosa fare.
Hermione
ritrovò il respiro quando tra loro c’era poco più di un metro di distanza. Sorridi! Si stampò di nuovo in volto il
sorriso che Harry conosceva fin troppo bene. Falsa.
«Buonasera,»
disse Ron, facendo un cenno a Lucius e mimando un baciamano a Narcissa.
La
donna rispose e rivolse poi la sua attenzione a lei. «Hermione, sei splendida
stasera.»
Uno
scambio di sorrisi falsi, complimenti falsi, saluti falsi. «Anche tu, Narcissa,
il tuo abito è un incanto.»
Tra
loro passò la sensazione di essere osservati. Era volata qualche voce su una
possibile rottura delle due coppie. I più malevoli avevano ipotizzato –
azzeccando senza saperlo – che fosse successo qualcosa di sconveniente tra i
libri a Malfoy Manor.
«Lucius.»
Hermione
non riconobbe la sua stessa voce.
«Hermione.»
Toccò
la sua mano e fu come tornare indietro nel tempo. Faceva male. Faceva ancora male.
«Sei
in splendida forma,» gli disse con quel sorriso falso che odiava.
«Anche
tu, sei il ritratto della felicità.» Lucius si pentì subito di quella
cattiveria, ma non poté porre rimedio.
Vennero
interrotti da un collaboratore di Hermione, quello che aveva preso il suo posto
a Malfoy Manor. Parlarono per pochi minuti, poi Ronald si scusò dicendo che
dovevano salutare altre persone e Narcissa fu ben felice di vedere i coniugi
Weasley allontanarsi.
Di vedere
Hermione allontanarsi da suo marito.
Ronald
era nervoso, ma Hermione si era comportata bene e Lucius era rimasto al suo
posto. Era andato tutto nel migliore dei modi. Si erano salutati, si erano
fatti vedere in pubblico con le coppie giuste.
Avrebbe voluto andare via, perché non sopportava l’idea di condividere un
minuto di più la stessa aria con l’amante di sua moglie.
Amava
Hermione, l’aveva amata da tutta la vita, non poteva perderla. Era molto
possessivo nei suoi confronti, lo era sempre stato e alla fine lei aveva
accettato quell’aspetto del suo carattere. Si era chiesto più volte se quello
fosse stato uno dei motivi del tradimento: Lucius era sposato con un’altra
donna, non poteva essere geloso o possessivo di lei. Di sicuro questo aveva
attratto Hermione.
Scosse
la testa, ormai le cose erano tornate al loro posto, non aveva più senso
rimuginare sul passato. La fiamma si era spenta, Hermione era di nuovo al suo
fianco da qualche mese, non doveva più preoccuparsi di nulla.
All’arrivo
di Harry e Ginny il suo umore ebbe un’impennata. Si precipitò da loro e fu ben contento
di avere qualcuno che intrattenesse Hermione quando la sua attenzione venne
richiesta altrove.
Harry
lo seguì e le due donne rimasero sole. Ginevra era felice che Hermione fosse
parte della sua famiglia, ma avrebbe preferito vederla con Charlie o George o
addirittura Percy piuttosto che con Ron. Loro due non erano compatibili,
Hermione era troppo per lui.
Le
cose erano due: o lei avrebbe sopportato per tutta la vita o sarebbe esplosa.
Hermione era esplosa, ma era stata contenuta. A Ginny parve che la bomba, però,
fosse ancora carica.
«Scusa,
devo andare da una persona, torno subito,» disse alla cognata all’improvviso e
in un secondo sparì.
Il
panico si impossessò di Hermione, rimasta sola – sola in un’enorme sala dove
c’era lui, da qualche parte. Decise di fingersi occupata con un drink.
E
lui apparve. Solo.
«Non
ci vediamo da molto.»
Erano
convenevoli quelli?
«Quasi
sei mesi,» rispose lei senza degnarlo di uno sguardo.
«Come
stai?»
«Benissimo.
Sono il ritratto della felicità, l’hai detto tu stesso.»
Lucius
provò una fitta di colpa. Non avrebbe dovuto dirle una cosa simile, ma era
stato necessario. Rivederla era stato… troppo. Si sentiva strano, confuso. Si
sentiva al posto sbagliato, con la persona sbagliata.
«Hermione,
sai che non-»
«Torna
da tua moglie, Lucius.»
Hermione
gli voltò le spalle e cercò un volto amico da cui trarre conforto. Si infilò in
una conversazione a caso e restò poi attaccata al braccio di Ron fino all’ora
di tornare a casa.
Sbagliato,
sbagliato, era tutto sbagliato.
Il
giorno dopo Hermione fece quella che poteva considerare una sciocchezza da
adolescenti. Aveva dormito poco e male, sognato cose strane, e si era data
malata al lavoro. Ron non aveva commentato la sua inquietudine.
Era
stupido, lo sapeva, ma non poteva fermarsi.
Alzò
la cornetta del telefono. Compose il numero senza neanche guardare il
tastierino.
Uno
squillo.
Due
squilli.
Un
rumore.
La sua voce.
Tenne
la cornetta accanto al viso per svariati secondi, mentre Lucius chiedeva per la
seconda volta chi fosse. Una lacrima scese sul suo viso e subito dopo Hermione
chiuse la comunicazione.
Mi manchi. Non è
finita, non per me.
Hermione
non poté saperlo, ma nei giorni successivi Lucius fu terribile al lavoro.
Nervoso, irrequieto, non gli si poteva rivolgere la parola. Come Ron aveva
fatto con Hermione, anche Narcissa aveva fatto finta di niente.
Era
passata, lui era tornato a casa, andava tutto bene. Poteva sopportare quei
momenti, perché tanto lui non sarebbe più andato via.
Incredibilmente
fu il tempo a rasserenare gli spiriti degli irrequieti. Due anni. Erano passati
due anni da quando quella relazione era stata chiusa. Tutto era tornato come
sempre. Lucius non era più stato nervoso, Hermione non era più stata triste.
O
forse era più giusto dire che avevano imparato a recitare meglio.
Hermione
faceva l’amore con Ron con gli occhi chiusi. Poi si chiudeva in bagno e si
scorticava la pelle per un’ora e mezza sotto la doccia. Tornava a letto e
quando si addormentava sognava Lucius.
Narcissa
era abituata a non avere intimità con suo marito. Non gliel’aveva chiesta e lui
non era sembrato interessato. Era abbastanza normale nelle famiglie Purosangue.
Draco era stato più fortunato di loro due, perché era follemente innamorato di
sua moglie Astoria e lei lo adorava.
Solo
una volta Lucius bussò alla porta della sua camera da letto in piena notte.
Narcissa l’aveva fatto entrare chiedendogli se fosse successo qualcosa o se
stesse male. Era bastato guardarlo in volto per capire.
Gli
offrì il suo supporto quella prima e unica volta, acconsentendo a condividere
un’intimità e una confidenza che non avevano e non parlarono mai di
quell’episodio.
Il destino
favorisce chi ama.
Hermione
stava ripulendo la sua casa babbana dopo la festa che aveva organizzato per
fine estate. Gli amici si erano offerti di aiutarla, ma lei era ancora gelosa
di quella casa e aveva declinato.
Li
aveva mandati tutti via rifiutando il giro di birra e bowling che avevano
proposto per terminare la serata ed era rimasta sola. Non c’era neanche Ronald
perché era all’estero per lavoro quel weekend. Un po’ di solitudine non la
spaventava.
«Bene,
controlliamo i danni,» si disse iniziando il giro di perlustrazione. Sembrava
tutto a posto, solo bicchieri e bottiglie qua e là, ma niente che non si
potesse sistemare in un paio d’ore.
Qualcosa
l’attirò al piano di sopra. Aveva sentito un rumore qualche ora prima e adesso
voleva controllare. Salì le scale, controllò la camera dei genitori, il bagno,
infine la sua stanza.
C’erano
dei libri per terra. Una fotografia era sfuggita dalla morsa delle pagine – e
del tempo.
Hermione
sentì il cuore correre come un pazzo senza preavviso e le girò la testa. Perché?
I found your picture today
Fu
più forte di lei. Si chinò, raccolse la foto con mani tremanti e quando osò
posarvi lo sguardo… quanto le era mancato. Quell’immagine di loro due era
l’essenza del loro rapporto: spontaneo, inarrestabile.
Impossibile
da dimenticare.
Hermione
aveva fatto di tutto per apparire felice e rasserenare Ron, ma non c’era stato
giorno che non avesse pensato a Lucius. Non c’era notte che non l’avesse
sognato, desiderato al suo fianco.
I thought about you for a long time
Can't seem to get you off my mind
I can't understand why we're living life this way
Ron
Weasley, appena tornato dalla breve missione all’estero, tornò a casa e trovò
una scena che aveva sempre temuto di vedere: Hermione con quell’espressione in viso, la giacca piegata su un braccio e la
borsetta sul tavolo.
«Cos’è successo?»
Lei
gli rivolse un sorriso triste. «Ho deciso di andarmene.»
La
sua espressione si fece dura. «Con lui?»
Hermione
scosse la testa e osservò suo marito raggiungerla al tavolo del salotto e
sedersi a fatica. «Non è per lui, è per me… e per te.»
«Mi
lasci perché mi ami troppo?» c’era scherno nella sua voce, ma i suoi occhi non
potevano nascondere il dolore che gli aveva invaso il cuore.
«Ti
lascio perché ti voglio troppo bene e non intendo mentirti. Ron… ti ho amato
molto in passato, ma i miei sentimenti sono cambiati.»
«Certo,
ti sei innamorata di un altro.»
«So
che fa male, credimi, fa male anche a me, ma proprio perché ti voglio bene e ti
rispetto ho deciso di andare via. Non è giusto tenerti legato in un matrimonio
che non ha più motivo di esistere. Stare con me non ti rende felice e ti
preclude la possibilità, in caso, di trovare la felicità con qualcuno che ti
ami davvero.»
Ron
non sapeva cosa fosse peggio, se sentirsi dire che lei lo lasciava perché amava
un altro o perché non amava più lui e preferiva stare da sola.
«Non
è giusto per nessuno dei due,» continuò Hermione con dolcezza, «ci abbiamo
provato, non è andata come speravamo… non voglio continuare a farti del male.»
Lui
abbassò la testa e strizzò gli occhi per trattenere le lacrime. «Lo so. Lo vedevo che non eri davvero felice, ma
speravo… ci ho sperato tanto, Mione.»
A
lei si strinse il cuore, ma era un male necessario. «Ti assicuro che Lucius non c’entra. Non l’ho visto né sentito dalla funzione
al Ministero di due anni fa.»
«Ti
credo…» disse lui rialzando il capo. «So che me lo diresti. Non sei una
bugiarda, non ferisci chi ami. Almeno non volontariamente.»
I
sensi di colpa di Hermione erano alle stelle, ma la sua coscienza era pulita.
Stava facendo la cosa più onesta nei confronti di Ron, che era stato il suo
migliore amico e poi suo marito. L’aveva ferito abbastanza tradendolo con una
delle persone che più odiava sul pianeta e nonostante tutto lui l’aveva
riaccolta in casa dando un nuovo inizio al loro matrimonio.
Non
poteva chiedergli altro, non poteva rubargli altro tempo, altro affetto.
La
loro storia era finita.
Fu
di nuovo il destino ad aiutare chi ama.
Hermione
si era trasferita nella sua casa babbana in attesa di decidere se restare lì o
cercare una nuova sistemazione nel mondo magico. Aveva bisogno di tempo per rimettere
insieme i pezzi della sua vita.
Aveva
trent’anni e una carriera ben avviata. Non era tardi per iniziare da capo,
buttarsi di più nel lavoro, godersi le gioie di essere single… aspettare
l’amore. Ma forse l’amore non era per lei, non in quella vita, non in quella
dimensione.
Perché
lei amava ancora Lucius Malfoy come il primo giorno. I suoi sentimenti non
erano mutati, anzi, se possibile erano ancora più intensi e radicati nella sua
anima. L’avrebbe amato per sempre, di questo ne era certa, così come era certa
che sarebbe stata sola fino alla fine dei suoi giorni, perché non aveva
intenzione di prendere in giro nessuno.
Preferiva
stare sola che senza di lui, e dato che lui era sposato c’era ben poco da fare.
Era
sicura che lui fosse stato più bravo nel mettere una pietra sopra la loro
storia, in fin dei conti era rimasto con sua moglie mentre lei aveva un
divorzio in corso – divorzio tenuto faticosamente segreto con promesse di
favori e qualche cena pagata.
Una
parte di lei voleva correre da Lucius e dirgli “Ehi, ho preso la mia decisione,
ho lasciato Ron, sono legalmente una donna libera… che facciamo?”, un’altra
parte di lei invece non voleva che lui sapesse del divorzio. Come avrebbe
reagito alla notizia? Sarebbe stato felice, dispiaciuto, indifferente? Avrebbe
preso in considerazione l’idea di fare lo stesso?
Lucius
aveva pensato molte volte a quelle stesse cose. Aspettava un segno, un indizio,
qualcosa che gli desse una botta in testa e gli facesse prendere una decisione.
Ma
per quanto ne sapeva lui, Hermione era ancora sposata con Ron e felice al suo
fianco. Non aveva motivo di lasciare Narcissa, tanto sarebbe comunque rimasto
solo, la situazione non sarebbe cambiata molto.
Non
aveva più avuto occasione di rivedere la sua fiamma clandestina e non l’aveva
cercata; che senso aveva lasciarsi e cercarsi di nuovo, se tanto non si poteva
stare insieme?
Non
si poteva.
Nel
suo studio, davanti ad alcune lettere e documenti di lavoro, Lucius Malfoy
corrugò la fronte e pensò seriamente a quella cosa: se entrambi avessero
divorziato chi avrebbe potuto impedire loro di stare insieme? Chi poteva
bloccare la loro unione, se fossero stati entrambi single e senza più vincoli
matrimoniali?
Si
sentì stupido per non averci davvero riflettuto in quei due anni, ma la sua storia
con Hermione era stata breve e travagliata e nessuno dei due aveva realmente
parlato di divorzio. Non avevano avuto abbastanza tempo per capire cosa fosse
successo che si erano già lasciati.
I
suoi occhi cercarono subito il posto doveva seppellito la loro relazione. Non
ci pensò due volte, con un colpo di bacchetta fece levitare la piccola
scatoletta dritto davanti a sé sulla scrivania. Si sentiva stupido per la sua
età, ma era emozionato.
Tolse
il coperchio con cautela e un sorriso spontaneo illuminò il suo volto. Quanto
le era mancata… adorava quella fotografia, era stato difficile non guardarla
per tutto quel tempo. Rivedere quell’immagine fu come una boccata d’aria
fresca.
Amava
ancora Hermione.
Quella
piccola, irritante so-tutto aveva qualcosa di speciale, qualcosa che non aveva
visto in nessun’altra donna. Era unica e lui ammise di amarla forse più di
prima.
You reminded me of brighter days
«Guarda,
quella non è Hermione Granger?»
Lucius,
che quello stesso pomeriggio si stava incamminando verso un negozio, passò
accanto a due donne proprio nel momento in cui una pose quella domanda.
Rallentò il passo e rimase in ascolto.
«Sì,
è proprio lei. Hai sentito le novità?»
«Parli
del divorzio? So che ha cercato di tenerlo nascosto, ma a voce è trapelata.»
«Sembra
sia successo un paio di mesi fa. Ecco, vedi che non porta più la fede?»
A
quel punto Lucius si fermò e la cercò con lo sguardo. La vide dall’altro lato
della strada, intenta a cercare qualcosa in una delle sue borse enormi che lui
tanto detestava, perché passava ore a rovistarci dentro, imprecando tutto il
tempo.
Era
bellissima.
Si
portò una mano sul petto, perché nella tasca interna del mantello aveva messo
la loro fotografia. Era stata una decisione improvvisa presa poco prima di
uscire dal Manor. Era tornato nel suo studio, aveva ripreso la scatoletta,
guardato di nuovo la foto e aveva deciso di portarla con sé.
In
quel momento Lucius Malfoy prese un’altra decisione.
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I swear I'll change my ways
Hermione
quella sera era comodamente svaccata sul divano con un plaid sulle gambe e
Grattastinchi che dormiva accanto a lei. Stava guardando un talent canoro in tv
quando sentì il campanello suonare.
Controllò
l’orologio a parete: le undici e mezza. Chi poteva essere a quell’ora? I suoi
vicini era due coppie anziane e di sicuro non avevano l’abitudine di andarsene
in giro di notte. Forse Harry? O Luna?
«Andiamo
a vedere chi è,» fece una carezza sul muso del micio, che non mosse un pelo, e
raggiunse la porta.
Quando
guardò attraverso lo spioncino pensò di avere le allucinazioni. Quando aprì la
porta era sicura che fosse una visione.
«Ciao
Hermione.»
Era
bellissimo proprio come ricordava.
«Che
ci fai qui?»
«Ti
ho vista oggi a Diagon Alley.»
«Capita…
suppongo.»
«Perché
non mi hai detto del divorzio?»
Era
un tono accusatorio?
«Sono
cose private.»
Si
sentiva senza fiato. Dio, lo amava… guardare la fotografia non era più
sufficiente ormai, ma era tutto ciò che le restava di lui, di loro. Se l’era fatto bastare.
«Perché
sei venuto qui?»
Lucius
la fissò con quei occhi magnetici che la inchiodavano ogni volta.
«Quanto
mi sei mancata…»
Fece
due passi, infilò una mano tra i suoi capelli e la baciò senza dire altro,
riversando in quel bacio tutto l’amore e la passione che provava per lei.
Era
giovane, irritante, saccente, sempre pronta a correggere tutto e tutti e
riusciva sempre a dimostrare di avere ragione.
«Ti
amo…»
«Lucius…»
cosa aveva appena detto? «Perché adesso?»
«Ho
saputo solo oggi del divorzio.»
«E
questo cambia le cose?»
Lui
sorrise sule sue labbra. «Cambia tutto.»
«Sei
ancora sposato.» Faceva male. Non voleva più essere un’amante, una storia
sporca, un segreto.
«Ho
fatto richiesta di divorzio.»
Hermione
sgranò gli occhi e fece un passo indietro, allontanandosi da lui e sciogliendo
l’abbraccio in cui l’aveva stretta. «Non ci credo.»
«È
la verità.»
«Mi
hai lasciata… e adesso lasci
Narcissa?»
«Ci
ho messo più tempo del previsto… mi dispiace. Hermione, mi dispiace. Lasciarti in quel modo è stato stupido e crudele.
Sarei dovuto tornare da te invece che da lei.»
Hermione
aveva a lungo aspettato quelle parole, una spiegazione, delle scuse per il suo
comportamento. Andare via e non tornare. Le aveva spezzato il cuore,
soprattutto quando aveva saputo che era di nuovo insieme a Narcissa e non si
era preoccupato di dirle nulla.
L’aveva
odiato. Per circa cinque minuti.
«So
che è tardi, che sono passati due anni e forse è davvero troppo tardi, ma dovevo provare. Valeva la pena fare un altro
tentativo.»
Sembrava
quasi disperato nonostante l’apparenza di tranquillità; ma lei gli leggeva l’anima,
lei sapeva cosa si celava dietro il tono di voce controllato e lo sguardo
gelido.
Il
suo silenzio venne mal interpretato, perché Lucius sembrò incassare un colpo
invisibile e le mostrò un sorriso triste. «Se non vuoi più saperne di me va
bene, lo capisco… ma dovevo almeno dirtelo. Scusa per averti disturbata.»
Le
voltò le spalle e scese i due gradini dell’ingresso. Si fermò poco dopo quando
sentì la sua voce.
«Lucius!»
Si
girò e la vide piangere, ma con un grande sorriso sulle labbra.
«Ti
amo… torna a casa,» disse Hermione, aprendo le braccia in un gesto
inequivocabile.
Non
se lo fece ripetere due volte.
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swear I'll change my ways
I
just called to say I want you to come back home
I just called to say I love you come back home