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Autore: IneedLemons    05/05/2015    2 recensioni
Dal capitolo 2:
- Quello è stato un caso. – disse lui come per giustificarsi. Risi finta.
- Ah, si? Anche la tua lingua lunga che intrecciava la mia era un caso? – domandai ancora più nervosa.
- Io e te non possiamo avere una conversazione normale. – constatò lui. Lo applaudii.
- Bravo genio. – gli sorrisi. – comunque, che devi dirmi? – chiesi curiosa.
- Ho detto a mia mamma che…io e te…stiamo insieme. – tentò di gesticolare con le mani. Gli veniva troppo difficile parlare.
- Cosa minchia cazzo le hai detto? – chiesi scioccata. Harry abbassò lo sguardo.
- E’ solo per due settimane, poi se ne andrà giuro. – Mmm, due settimane con Harry? A condividere lo stesso letto? La stessa casa? Dio, ti amo.
- Non so se ce la farò. – rivelai infine abbassando lo sguardo.
- Sarà facile fingere, dai. – mi implorò guardandomi. Alzai lo sguardo verso di lui.
- Non hai capito. Non so se ce la farò a non saltarti addosso in queste due settimane. – confessai mordendomi il labbro per poi sorridere. Era da stupro proprio.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: AU | Avvertimenti: Bondage
Capitoli:
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Harry P.V.


E lo sentivo che stava arrivando. Purtroppo mi annunciò il suo arrivò con circa una settimana di ritardo a causa di una riunione all’estero per lavoro. Mi aveva promesso che sarebbe giunto il giorno stesso della chiamata ma non fu così. A malincuore dovevo accusarlo di non aver dormito per sette notti. Per non parlare di Jane che, in quei giorni, era davvero strana…Il passo felpato e il rumore delle scarpe appena comprate rimbombavano nella hall della mia redazione. Era una struttura enormemente attrezzata e sviluppata, stesa su un terreno dalle dimensioni abissali. Stavo per aspettare il suono del telefono posto proprio sulla mia sinistra, la voce della segretaria che mi avrebbe annunciato l’arrivo di Zayn Malik, socio in affari da tempo immemore. Come previsto, il telefono squillò facendomi ritornare alla postazione davanti la scrivania.

- Styles. – la mia voce risuonò roca. Tossii leggermente.

- Il signor Malik è qui per vederla. – la voce della segretaria era limpida e decisa, un po’ robotica ma era proprio per quello che l’avevo assunta.

- Lo faccia accomodare. – assentii attaccando.

Strofinai le mani tra di loro e una leggera preoccupazione si fece largo nel mio animo; attesi con impazienza l’arrivo di Malik e quando sentii le scarpe rumoreggiare sul pavimento, un po’ di sollievo mi travolse. Era come guardare il padre; Zayn Malik ne aveva ereditato la caparbietà, l’astuzia e la persuasione. Ne aveva fatto buon uso attraverso quel fare decisivo dei suoi occhi. Non potevi tirarti indietro. Per quanto duro e freddo fossi, Zayn riusciva a far breccia nel mio carattere e riusciva, ancora una volta, ad essere superiore a me. Avanzò con il suo completo beidge elegante, simile a quello che indossava il padre molti anni fa; i suoi modi di fare, il suo portamento, lo innalzavano a uomo temibile. Dovevo dirlo, mi stavo davvero preoccupando. Questo lo constatai dal duro sguardo che emanavano le sue pupille dorate.

- Styles. – disse a mo’ di saluto. Temetti il peggio.

- Ciao, Zayn. – accennai con la mano a sedersi avanti a me mentre ordinai due caffè, uno normale a me e uno espresso per Malik.

- Discuterne davanti un caffè potrebbe giovare, non credi? – chiesi scegliendo di rompere il ghiaccio. Malik ghignò alzando un angolo della bocca, il destro, come il padre.

- Il caffè rende elettrici Styles, avrei preferito una camomilla. – scherzò questa volta ridendo davvero. - Parlare in codice non serve, vai al sodo. – scrutai come le sue sopracciglia si aggrottarono alla mia affermazione.

La decisione nella mia voce parve convincerlo a rendere la conversazione seria.

- Semplice, Harry. Un altro passo falso e ci sbatteranno in galera. – trasalii. Chi mai avrebbe potuto tradirci?


10 anni prima.


- Yaser, non penso sia una buona idea. – mio padre fremeva stringendo il bracciolo della poltrona in salotto. Improvvisamente i ricami al suo interno erano diventati interessanti.

- E’ per un futuro ai nostri figli. – replicò l’uomo davanti a lui con una voce alta. I capelli scuri contrastavano con la pelle olivastra.

Il ragazzo accanto all’uomo che aveva parlato, alzò lo sguardo verso il proprio genitore, con un’espressione interrogativa. Poteva avere più o meno la mia età eppure non amava giocare con me, non amava i miei giocattoli, quelli che a me facevano impazzire. Voleva sentirsi grande e stare tra i grandi. Io, ero dietro una porta e osservavo.

- Questo futuro li sbatterà in galera. – anche mio padre urlò leggermente facendomi sussultare.

D’istinto strinsi la porta con la mano mentre notai il ragazzino fissarmi. Un ghigno sghembo comparve sul suo viso. Mio padre si alzò avvicinandosi all’uomo, Yaser credo.

- Assolutamente no. E’ tutto sotto controllo. Due ettari di terreno e la nostra eredità consentirà loro di costruire una fabbrica, un’azienda. Non dovranno macchiarsi di mafia come noi, Ken. – il tono del padre del ragazzino si addolcì verso la fine.

Posò una mano sulla spalla di mio padre cercando di convincerlo ma quest’ultimo era ancora titubante.

- Yaser, loro già sono stati marchiati dalle nostre attività. Arriverà il momento in cui se ne renderanno conto, e se in futuro mio figlio verrà a sputare sulla mia tomba tanto meglio, l’ho rovinato io. – quelle parole mi colpirono a fondo. Con gli occhi spalancati corsi via, lasciando al destino la possibilità di prendere forma.
***



- Mio padre aveva ragione. – la testa, tra le mani, cercava di evadere da quei ricordi così nitidi. Zayn mi guardò con aria spossata e io non sapevo più che fare.

- Dobbiamo trovare qualcuno che possa aiutarci e scoprire chi è stato a parlare. – si alzò con la stessa grazia con la quale si era seduto.

Tutto era passato così in fretta e neanche notai che i due caffè non erano manco arrivati.

***


Ciò che mi sorprese e mi lasciò perplesso era la biancheria intima che trovai sparsa per casa. Ok, quella giornata non sarebbe finita presto. Avere un diavolo della tasmania come finta fidanzata era stata un’azzardata, un azione che non avrei mai più commesso nella mia vita. Continuai a percorrere casa mia raccogliendo calzini, gonne, magliette e una parte di me si sentì, in un certo senso, meglio…almeno ero distratto da ciò che stava piano piano ricamando la mia vita. Entrai nella mia camera da letto e venni colpito da una Jane furiosa che apriva tutte le valigie e vi buttava gli indumenti a caso. Come se avesse percepito la mia presenza, si voltò verso di me e mi ghiacciò con i suoi occhi. Non erano fulminanti, e non erano neanche spalancati; la tristezza li invadeva, li teneva mediamente aperti e un velo sembrava ricoprirli. Ghignò prima di ritornare a lanciare abiti nelle valigie.

- Non mi fissare come un coglione in piedi, mi da fastidio e mi fa venire più voglia di trafiggerti gli occhi con i miei tacchi a spillo. – disse, la voce ridotta ad un sussurro.

Si bloccò per un momento con le braccia ai lati della valigia. Potei osservarla meglio; Jane era davvero una bella donna. Bella nel senso che non potevo fermarmi solo su una singola parte e adorarla ma nel suo complesso, nella sua interezza, lei era bella. E me ne accorsi solo allora, quando stava per…

- A-Aspetta un momento. Dove stai andando? – come risvegliato, cercai di formulare una frase. Lei rise, mentre si avvicinò a me…

- E’ stata davvero un’azzardata di merda quella di accettare tutto questo. – gesticolò aprendo le braccia. – così come tu sei uno strafottente, io mi sono scocciata. Nel senso che sono avvero stufa a farmi prendere in giro da te. – tirò via dalle mie mani le cose che avevo raccolto da terra.

Non risposi e mi limitai a fissarla mentre posava tutto e chiuse la valigia. Troppi pensieri mi stavano tartassando e non riuscivo a dire una cosa concreta. Boccheggiavo senza far uscire una parola.

- Pensavo fossi dotato anche di parole e non solo di pene. – mi accusò scendendo le valigie del letto e posandole a terra.

Cacciò la maniglia del trolley e iniziò a camminare. Mi scostò dandomi una spallata. Come risvegliato da un’illusione dissi…

- Sapevi che era tutto finto, non vedo perché devi reagire in modo così eclatante. – ora urlai un po’.

Alle mie parole, come se gliele avessi attaccate dietro la schiena, si fermò. La raggiunsi e provai a sfiorarle i capelli lunghi neri…si spostò brusca e mi afferrò la mano. Ora eravamo vicinissimi, la mia altezza torreggiava sulla sua eppure lei, così piccola, mi aveva fermato. Alzò gli occhi verso i miei…


JANE P.V.

Una frase a volte basta e avanza. Basta nel senso che è giusta e che va dritto all’argomento che si vuole affrontare, avanza perché forse davvero mi aveva riempito fino all’orlo che neanche riuscì ad entrarvi tutta. “Non spetta a te salvarmi Jane” I piccoli brividi che provai nel sentire quelle parole, assunsero la forma di piccoli spilli che si insinuavano sotto pelle. Uno andava bene, due anche, ma pure cinque o sei, perché in fondo, non li senti. Ma la cosa diventa complicata quando il dolore è atroce; in quel caso gli spilli erano cresciuti in modo esponenziale. Per circa sette giorni rimuginai su quell’espressione evitandolo e evitando anche Anne dicendole che avevo contratto la malattia della “mucca Jane”; ogni ragazza che si chiamava Jane dopo i venti anni contraeva la malattia e doveva restare a letto senza parlare con nessuno. A quella dichiarazione la mamma di Harry mi guardò con un cipiglio in volto ma non me ne fregò più di tanto. Ed ora averlo davanti con la sua innocenza e senza armatura era davvero spossante; gli occhi verdi mi scrutavano mentre gettavo abiti senza senso nelle valigie. Non aveva capito, non aveva capito nulla. Il suo tocco infiammava la mia pelle, pelle che improvvisamente si risvegliava dal suo sonno; il mio flusso sanguigno aumentava, circolando veloce così come il sole illumina la terra, eppure era così lontano. Ma lui non capiva.

- No. – dissi abbassando subito gli occhi. Mi scosse, cercò di farmi alzare di nuovo gli occhi verso i suoi.

- Perché vai via? Non ti ho garantito nessun sentimento, niente. Perché prendi tutto così…come se fosse tutto vero? – chiese.

Risi ancora con lo sguardo via dal suo. Non lasciai il suo polso. Con l’altra mano arrivò ad accarezzare il mio ventre; le dita leggermente ruvide strisciavano lungo il mio fianco con una lentezza inesorabile provocando quei brividi che tanto amavo ma allo stesso tempo odiavo. La sua voce era un leggero sussurro. Piccoli cerchi immaginari si formavano sul mio addome. Spostai lo sguardo, Harry sorrideva. Non poteva vincere così facilmente, non con me.

- Perché tu fai questo. – indicai la mano che subito si fermò. Come volevo che continuasse ma era proprio questo che stavo cercando di far finire. Questa fottuta lotta. – perché un giorno sei il sole e l’altro la luna. Lo so che non mi hai garantito niente ma almeno il rispetto, quello dovevi concedermelo per diritto. – ora lo fissavo, piena di indignazione.

Non avrei dimenticato come mi aveva trattato da puttana, come mi aveva scaricato in discoteca andandosi a scopare chissà chi, come mi aveva liquidato con un “Ero solamente ubriaco”, no. Non avrei dimenticato. Sentivo quel familiare nodo alla gola che pareva essersi trasferito nel mio corpo da quando avevo fottutamente messo piede nella casa di Harry. Dovevo allontanarmi prima di eguagliare le cascate del Niagara. Per sua risposta ebbi solo un capo abbassato e dei ricci che cadevano sul suo viso. Come pensavo, mi allontanai giusto il tempo di farlo scattare.

- Non vai da nessuna parte. – lo sentii sussurrare prima di afferrarmi la mano e farmi avvicinare a lui.

Petto contro petto. Misi le mie mani sul suo cercando di respingerlo ma le sue braccia possenti mi racchiusero e non resistetti , mi lasciai andare appoggiando la testa sul suo torace scolpito. Appoggiò il mento sulla mia testa e iniziò a farmi dondolare. Ma perché aveva cambiato atteggiamento?

- Sai, non mi controllo. Il fatto è che tu mi mandi in tilt, nel senso che a volte vorrei investirti con la mia macchina. – a queste parole cercai di staccarmi ma lui aumento la pressione impedendomi di evadere. Ridacchiai silenziosamente. – però c’è da dire che distrai la parte più brusca di me. Pensando a come farti stare zitta allontani i pensieri che mi tormentano ogni giorno, specie ultimamente.-

A quelle parole mi bloccai. Quali pensieri? Questa volta lasciò la presa e potei guardarlo meglio.

- Cosa ti turba? – chiesi. – Forse il fatto che non sai come uccidermi ti da alla testa. Hai ragione. – assentii e lo sentii ridere. Il suono della sua voce era sublime, risollevava anche me.

- Scusami se non ho avuto modo di rispettarti. Dammi un’altra possibilità e mi farò perdonare. – quelle parole mi si gelarono nel sangue. Cambiai espressione.

- L’ultima volta che hai detto questo, stavi per mettere a repentaglio la vita del tuo amichetto laggiù. – indicai con il dito il suo membro. Harry parve dispiaciuto.

- Però non posso stare lontana da te dato che sei il mio prototipo di Christian Grey. – farfugliai e quando mi accorsi che stavo parlando ad alta voce, mi zittii di colpo. Figure di merda.

Harry arrossì in volto e ghignò malizioso. Si avvicinò a me raggiante e prese il mio trolley con una mano mentre con l’altro braccio accarezzò la mia schiena dandomi un ceffone sul sedere. Mi girai indignata e gli diedi un pugno sul petto. Ok, la mano era andata a farsi fottere. Storsi la bocca in una smorfia e Harry rise di nuovo.

- Come devo fare con te? – era bellissimo. Davvero tanto.

Le fossette erano pronunciate e il suo sorriso eguagliava quello di un dio greco. Ma quale Christian Grey…lui era Harry Styles e nessun uomo sarebbe potuto diventare come lui.

- Amami. – sussurrai in silenzio. Non lo sentì e lo tenni per me abbassando il capo. Continuammo a camminare.

- Cosa? – domandò non capendo.

- Mi fai vedere la stanza dei giochi? – e vi giuro, che di risate come quelle ne avevo sentito poche anzi, nessuna.



ANGOLO AUTRICE 😃:D 

Gesto ingiustificabile il mio, avete ragione. H avuto il cosiddetto “blocco dello scrittore”. Ho tentato molte volte di scrivere il capitolo ma dopo un po’ lo cancellavo perché lo odiavo. Infatti, come ben noterete, il mio stile di scrittura è cambiato leggermente. Ho deciso qualche giorno fa di riprendere a scrivere. Mi mancavate tantissimo. Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Fatemi sapere :)❤️
A presto
A MASSIVE KISS!
Terry
   
 
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