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Autore: Vittory7    05/05/2015    0 recensioni
La pioggia scrosciante si abbatteva contro le vetrate delle finestre del castello, creando un ticchettio a dir poco inquietante. “Strano”, pensò il re guardando la pioggia attraverso le finestre e corrucciando il mento. Il Re Perla Bianca aveva ormai 421 anni anche se il suo aspetto era quello di un trecentenne; il suo viso ovale, le sue labbra spesse e scure, come la sua carnagione, gli occhi verdi brillanti, quasi smeraldi, il naso non troppo grosso e i lineamenti ben definiti gli conferivano una grande autorità e fiducia nelle sue capacità. Era forte e potente, molto. Adorava avere sotto controllo tutto l'universo bianco, di cui lui era il re, per questo non aveva mai tempo per sé: quel poco che glie ne restava lo dedicava alla moglie, le voleva bene, l'amava veramente, nonostante la differenza di età e le sue origini. In quel momento si concentrava sulla pioggia. Lui non voleva che piovesse: non ce n’era alcun bisogno, non era la stagione delle piogge; eppure la pioggia non cessava, se si concentrava riusciva a calmare la forza con cui le gocce d’acqua cadevano, ma bastava che non ci pensasse e il temporale tornava forte come prima. “
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
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-Mio re! Mio re, svegliatevi!-. Un urlo fece rinvenire Evandor che giaceva steso sul pavimento del grandissimo osservatorio. I suoi occhi si stavano lentamente riabituando alla vista. Frida gli stava davanti, il suo viso quasi un tutt’uno con quello del suo re. Evandor scattò all’indietro all’istante, mentre Frida lo squadrava da cima a fondo per riuscire a capire il perché di quel gesto, non ritenendo quella vicinanza affatto indiscreta. Evandor, a debita distanza, si rilassò: sapeva che Frida era un po’ matta e strana, anche se sapeva il fatto suo… ed ora che ci rifletteva, si rendeva conto di quanto fosse bella. Aveva i capelli rosso spento, lunghi fino al seno, che in cima erano legati da un fiocco blu oltremare che legava un piccolo chignon. Il suo viso era ovale, ben definito; gli occhi grandi e rotondi, di un blu così profondo da riuscire a perdersi dentro; le labbra molto sottili, quasi inesistenti. Indossava degli stivali azzurri, con la pelliccia verde acqua, ed un vestitino che andava dall’azzurro al verde e che le lasciava nude le spalle e terminava poco prima delle ginocchia come in una gonnellina. Il collo era, ovviamente, adornato da un ciondolo: una splendida goccia d’acqua pura con i contorni dorati, il simbolo della vita. Frida era sempre stata una delle maghe più potenti ma soprattutto più incomprese di tutto l’universo magico: tutto era partito dall’abbandono da parte della sua famiglia, che la riteneva troppo strana, troppo diversa; Claire l’aveva trovata quando lei aveva solo 13 anni e l’aveva affidata a Zavada, che l’aveva cresciuta come una figlia. In quel momento il re ripensava agli avvenimenti che avevano segnato la vita di Frida, comprendendola pienamente e giustificandola per i suoi modi un po’ matti: in fondo era una delle maghe più altruiste, generose, comprensive e gentili che lui avesse mai conosciuto, e questo compensava più che a pieno la sua piccola pazzia. Frida gli sorrideva, in quel modo tra l’isterico e l’eccitato che solo lei sapeva comprendere a pieno; il re si alzò e Frida gli si avvicinò. -Siete riuscito a consultare Mideci?- Frida gli sussurrò all’orecchio. Di rimando il re le rispose con voce ancora più fioca: -Ma perché stiamo sussurrando?- -Perché le fabulle riferiscono solo ciò che sentono sussurrare, e solo a chi è necessario che sappia.- disse con un sorrisone stampato in faccia. Il re stava per ridere quando si rese conto che Frida non scherzava, così soffocò le sue risate in un goffo sorriso. Le fabulle sono creaturine mitiche: delle specie di fatine a batuffolo che altro non sarebbero che pezzettini dell’anima dell’Eterno, o almeno così dicono le leggende. Dicono anche che a queste creaturine piace ascoltare i discorsi sussurrati e riferirli a coloro che, conoscendoli, possano far del bene; insomma, una favola che si racconta ai maghetti la sera per farli addormentare. Eppure sembrava che lei ci credesse davvero, che per lei fossero reali quanto loro, quanto quello che accadeva, quanto l’amore e l’odio, quanto la gioia e la sofferenza, quanto le foglie ruvide e l’acqua fredda, quanto la morte e l’Eterno. Il re prolungò il suo sorriso: gli piaceva quella parte di Frida così innocente da credere anche alle favole, anche a quelle più inverosimili e fantastiche: la rendevano pura, molto diversa da molte altre maghe, molto più speciale. Al re tornò in mente che gli era stata rivolta una domanda, così rispose: -Ah, comunque si, sono riuscito a parlare con Mideci, o comunque egli si chiami. Mi ha detto che manderò 4 maghi e 3 maghe in Italia, fra circa sei giorni troveremo Vanessa, Petrache, Khalan, Ioan, Fritz, Acrisio e Viviano, Victor “celati dalle risa e dal gran chiasso”.- Frida ci pensò sù un pochino e poi esordì: - Arrivare sulla terra non dovrebbe essere un problema... Ma chi manderete lì mio Signore? Dobbiamo tener conto del fatto che probabilmente anche streghe e stregoni li stiano cercando, visto che la profezia è arrivata anche al re perla nera....- Il re si sorprese.... Non ci aveva affatto pensato! Non sarebbe stata una passeggiata: anche dall'universo nero si poteva arrivare con facilità sulla Terra.... Probabilmente, chiunque lui avesse inviato avrebbe incontrato qualche spiacevole "ostacolo", anche se solo lui sarebbe presto venuto a conoscenza del luogo dell’incontro, l’energia magica sprigionata dalla materializzazione di 7 maghi potenti in un sol luogo avrebbe di certo destato l’interesse del Re Perla Nera... Ora doveva solo decidere chi mandare e soprattutto preparare questi sette al mondo terrestre. -Va bene Frida!- Frida sorrise mostrando tutti i suoi lucidi denti, conosceva quel tono di Evandor: aveva appena ideato un piano e stava per impartire degli ordini, i quali erano quasi sempre geniali. -Si mio re! Ai vostri ordini!- disse lei con eccessiva enfasi, anche se il re sembrò non farci caso. - Vai da Enrik e Ian e dì loro che ho bisogno di tutto il materiale che possa prepararci a passare inosservati sulla terra; poi vai da Julio e digli di organizzare un torneo per oggi pomeriggio, iscrizioni libere, i 7 vincitori saranno coloro che parteciperanno alla missione.- -Subito mio re!- Frida scomparve in una specie di onda, come una di quelle che si abbattono sulla spiaggia. Il re sorrise ancora: Frida riusciva sempre a metterlo di buonumore. * * * Claire passeggiava nel labirinto del giardino, precisamente in quel meandro nascosto pieno di rose gialle, i suoi fiori preferiti. Ne stava accarezzando una, quando la rosa si raffreddò all'improvviso e Claire indietreggió, poi capì, senza voltarsi. -Ciao Zavada, non preoccuparti: non mi hai spaventata, solo.... colta impreparata.- Zavada le si avvicinò lentamente, senza far rumore, come la brina che pian piano si poggia sull'erba. Zavada le diede un bacio sulla guancia; Claire ne fu dapprima felice, poi dispiaciuta, poi infastidita. Non voleva rovinare i suoi rapporti con Zavada, che erano già abbastanza fragili, così le parlò, semplicemente, come se nulla fosse. -A cosa devo il piacere della tua compagnia?- chiese Claire. -Niente di particolare mia regina. Volevo solo chiedervi cosa ne pensate del torneo indetto dal re ed organizzato da Julio.- Claire si preoccupò: -Torneo? Quale torneo?- -Come mia regina... Non sapete nulla? Evandor ha consultato Mideci, che a quanto pare non si chiama Mideci, il quale gli ha detto di mandare 4 maghi e 3 maghe a prelevare i " 7 perduti per vecchi castighi ", così il re ha pensato di indire questo torneo per decidere chi debba recarsi in questa specie di “missione”, suicida, a mio parere.- Claire ascoltò con attenzione ogni parola, ogni sillaba e lettera e sorrise leggermente alle ultime. –Tu cosa hai intenzione di fare?- esordì la regina. –Mi sono già iscritta- disse con noncuranza. –Iscrivi anche me allora.- -L’ho già fatto Claire-. Alla pronuncia del suo nome Claire ebbe un sussulto; voleva girarsi, ne era pervasa dalla voglia, una voglia insensata e forse malsana. Allora lo fece, si girò, lentamente. E quando si fu voltata del tutto Zavada non c’era più, al suo posto solo della brina sull’erba. *. *. *. Il Ministro era steso sul suo letto, ancora in stato di incoscienza. –Adesso basta! CAMNISFAERA! (Risvegliati)- Una luce bianca risplendette per un attimo intorno al ministro che un secondo dopo diede segni di vita: le gambe si mossero, così come le palpebre, le quali lentamente si aprirono per scoprire i minuti occhi castani. Il Ministro si mise a sedere sul letto e pian piano metabolizzò le immagini che il suo cervello registrava intorno a sé: era nella sua camera, il re, Basmine e sua figlia Chanette gli stavano intorno. Chanette gli saltò al collo, abbracciandolo e riempiedolo di baci mentre gli altri due presenti tirarono un sospiro di sollievo. Chanette era una giovane maga, di circa 100 anni, era identica a sua madre: molto magra, non molto alta, con un viso piccolo e dai lineamenti delicati, i capelli castano chiaro e le maniere dolci e affettuose. –Che ne dici di lasciarlo riposare un po’ ora? Lo soffocherai dopo di abbracci.- Suggerì Basmine, convincendo così Chanette ad uscire dalla stanza. Basmine era il ciclone della Flora, era una bellissima maga: il suo corpo era caratterizzato da lineamenti gentili, era alta, aveva i capelli lunghi e castani, tenuti da un cerchietto fatto di legno e fiori gialli, il viso era ovale, il mento piccolo, gli occhi del colore dei capelli, le labbra rosa e sottili, il naso piccolo e le guance più in carne rispetto al resto del viso. Indossava la sua tenuta ufficiale: un vestito di fiori, tenuto insieme da steli e rametti che ben le si adattava al corpo gracile e alla pelle rosea e delicata. Al collo portava il simbolo del suo potere: un ciondolo rappresentante una piccola foglia verde, con i lineamenti della linfa ben evidenziati da un giallo vivido. Chanette uscì dalla stanza, così Evandor e Basmine rimasero soli col Ministro. Evandor aveva lo sguardo cupo, a metà tra il perso nel vuoto ed il concentrato. Si sentiva in colpa, terribilmente: era da molto che non ricevevano visite da streghe e stregoni, così aveva dimezzato i turni di guardia ed il numero delle sentinelle, che, mentre prima sorvegliavano ogni anfratto ed angolo del castello, adesso si erano ridotte a perlustrare solo le zone più frequentate. Ma, ovviamente, ora le cose sarebbero cambiate: erano in stato di massima allerta e Claire avrebbe ricostituito forse anche la guardia reale… -Evandor!- il Ministro fece sussultare il re. –Si! Scusami, sono sovrappensiero! Come stai, mio caro amico? Non appeno ho inteso che un impostore aveva preso il tuo posto ho temuto il peggio… Per fortuna non è nulla di grave.- -Nooooo! Nulla di grave!- esordì il ministro con tono al quanto ironico -Il principe perla nera ha solo eluso tutte le nostre difese, preso i miei ricordi e le mie sembianze, è venuto a conoscenza delle origini degli oracoli, della profezia, ha rapito l’attuale oracolo ed è ritornato sano e salvo dal suo caro paparino, da noi tanto amato! Assolutamente nulla di grave o di cui preoccuparsi!- Evandor lo squadrò bene: come faceva il ministro, che era rimasto addormentato fino ad ora, a conoscere cosa era accaduto? –Mi ha illustrato il suo piano prima di farmi addormentare.- rispose come se avesse letto i pensieri del re -Bel piano, davvero un bel piano. Sai Evandor, mi dispiace ammetterlo, ma è stato davvero un piano ben riuscito.- -Ho capito!- rispose irritato Evandor: sapeva della riuscita del piano, era lui che non era riuscito ad impedirla. Il ministro sospirò rumorosamente e chiuse gli occhi. -Necessiti di riposo, non preoccuparti, ci sono due bianchi a guardia della tua camera. Verrò a trovarti presto, o lo farai tu quando lo riterrai necessario- detto questo Evandor e Basmine uscirono dalla stanza e chiusero la porta. –Come ti sembra?- chiese il re alla sua fidata consigliera. –E’ stato un duro colpo per lui… Non ha più l’età per certe “sorprese” mio sire…- -Cosa mi consigli, Basmine?- -Lasciatelo riposare: le erbe della mezzaluna non hanno solo un effetto soporifero, colpiscono anche a livello cerebrale: la vittima tende ad alimentare le sensazioni e le ipotesi negative, che lo portano alla pazzia o al suicidio… Erano molto utilizzate dal governo dei 7 per le pene di morte, se somministrate in sufficiente quantità distruggono i neuroni… Ma non è questo il caso, mi basterà qualche incantesimo e preparato di salice rosa per far si che sia fuori da ogni pericolo: non preoccupatevi, me ne occupo io.- Detto questo si congedò con un inchino e tornò nella stanza dove riposava il ministro.
  
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