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Autore: Simo_D    05/05/2015    0 recensioni
Dopo la seconda guerra della magia, tutte le cose sembrano andare per il verso giusto. Ma non per tutti.
Dal Prologo:
-Una mia parola, e chi ami muore. Ti controllerò anche da qui, non sarai mai al sicuro da niente. Quindi, a te la scelta.–
Il corpo del ragazzo cominciò a tremare. – Perché io? – chiese in un sussurro con gli occhi chiusi. Lucius si fece serio. – Per due validissime ragioni: la prima è che devo far credere al mondo che non ho cresciuto un ragazzo fallito, vigliacco e debole – fece una pausa, per dare più enfasi alle parole – e secondo, perché anche tu devi pagare. È in gran parte colpa tua se io e tua madre siamo qui. Non deludermi di nuovo, Draco. –
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Il trio protagonista, Lucius Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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~~Capitolo 8: Per me

- Harry!! – Hermione si lanciò sul corpo dell’amico, riverso a terra, il volto abbandonato contro il tappeto. Non appena lo toccò, il ragazzo ebbe un sussulto. Diede un colpo di tosse, e una macchia rossa prese forma sul pavimento. – Harry, cosa succede? Aiuto!! Chiamate il medico! Aiuto!! – la riccia si mise a gridare a squarciagola verso la porta, dove un gruppo di studenti si era unito per controllare cosa fosse successo, e qualcuno si mosse correndo verso l’infermeria. Hermione era nel panico. Rivide la scena di qualche anno prima, in cui Ron cadeva avvelenato, e Harry che lo salvava prendendo … - Accio Bezoar! – pronunciò la ragazza, pregando che l’amico ne avesse nella stanza e che funzionasse. Subito uno scatolino di legno le arrivò in mano. Lo aprì, ne estrasse il contenuto e, facendo attenzione a non fargli del male, glielo fece masticare. Hermione stava piangendo, e quasi non si accorse della professoressa McGranitt che arrivava a passo svelto, allontanandola delicatamente, mentre Harry Potter veniva portato via su una barella ospedaliera. Il clima era frenetico, tutto accadde molto velocemente davanti agli occhi velati della ragazza. Un secondo dopo tutto fu silenzio, e lei rimase sola, in ginocchio, senza riuscire a muoversi, davanti a quella chiazza di sangue. Com’era stato possibile? Harry, resisti, per favore … devi farcela. Tu sei Harry Potter, qualsiasi cosa sia successa, tu DEVI stare bene ... Le lacrime che le solcavano le guance sembravano non ascoltare i suoi pensieri. Dopo un tempo che non seppe calcolare, si alzò in piedi, con le gambe tremanti. Il corridoio era deserto, probabilmente con quello che era appena successo era stato dato l’ordine di rimanere ognuno nella propria camera. Hermione si muoveva lentamente, faceva fatica a reggersi in piedi. Raggiunse l’infermeria dopo pochi minuti, e intercettò una donna con il camice bianco che camminava con una cartella clinica sotto braccio. – Come sta Harry? – chiese singhiozzando. – Ecco, signorina, io non posso dire nulla su … - - La prego! Mi dica che sta bene! – La donna non sapeva cosa fare, mentre la ragazza l’aveva afferrata per un polso.
- Le dica tutto. È lei che l’ha trovato! – la Preside era comparsa dalle sue spalle.
- Oh, mi … mi dispiace. Beh, ecco … - Hermione aspettava senza respirare. - … non è in una buona situazione. Gli organi interni sono molto deteriorati, non possiamo alleviare nemmeno il suo dolore e stiamo ancora cercando di capire come un semplice veleno babbano non riesca ad essere contrastato dalla magia … purtroppo possiamo solo aspettare … -
- un veleno? – sussurrò la ragazza. – è stato avvelenato? – era in stato di shock.
- Sì, mi dispiace. Normalmente non avremmo problemi, ma questo ho il sospetto che sia stato trattato con magia oscura, e ogni incanto sembra inutile … – anche la McGranitt annuì.
- devo vederlo … -
- non sono permesse visite. Il suo stato è molto precario, e questo potrebbe solo nuocergli. Posso assicurarti che stiamo facendo il possibile. Il mio consiglio è di riposarti, adesso, e calmarti. Se ci sono novità manderò qualcuno ad avvisarti immediatamente, ok? – disse con fare comprensivo.
Annuì, poi si voltò, andando a sbattere contro la figura di Ron, che arrivava trafelato.
- Hermione! Come sta Harry? – le chiese sconvolto, prendendola per le spalle.
- Male … è stato avvelenato … - singhiozzò.
- Per Merlino … - Ron era sbiancato. Si sedette su una sedia della saletta d’attesa.
- Tu resti qui? – gli chiese. Quello annuì. – Se vuoi vai pure. Rimango io per ora. –
Lei prese a correre per i corridoi, perché c’era un unico posto dove si sentiva davvero al sicuro. Un unico posto dove voleva essere.
- Mezzosangue cosa …? – lei gli gettò le braccia al collo, ricominciando a piangere. Draco rimase immobile per un istante, poi la abbracciò, richiudendo la porta. La strinse a sé, accarezzandole i capelli. Non appena i singhiozzi diminuirono, la ragazza si allontanò lentamente. – Harry è stato avvelenato … - disse con la voce spezzata.
- Avvelenato? – deglutì il biondo, mentre un senso di nausea ormai famigliare gli attanagliava le viscere. – è… morto? – chiese poi titubante. Hermione scosse la testa. In quel momento il ragazzo sentì un peso togliersi dal cuore. Sapeva che si sarebbe dovuto sentire frustrato, preoccupato che il piano fosse fallito, ma adesso che vedeva Hermione in quello stato non riusciva a pensare di aver fatto davvero la cosa giusta. – Non è morto, ma non possono curarlo. Non possono aiutarlo, ogni magia è inutile … lui sta soffrendo e non possono fare nulla – si disperò. – Ma che razza di persona potrebbe mai fare una cosa tanto crudele? Perché allora non l’hanno ucciso subito? Invece hanno usato quella magia infernale! – ora stava gridando.
- Ma … di cosa parli? Quale magia? – Draco scosse la testa confuso. Ma cosa sta dicendo? Quella era semplice ricina, non ho fatto nessun incantesimo …
- L’hanno maledetto, quel dannato veleno, per renderlo immune da qualsiasi incanto. Così non solo non possono curarlo, ma non possono nemmeno alleviare il suo dolore … -
No, il piano non era questo. Sinister non mi aveva parlato di questo. Non mi aveva detto nulla. È meglio che inizi a pregare, perché può stare certo che pretenderò spiegazioni, e se non saranno sufficientemente convincenti gliela farò pagare … i pensieri furono interrotti da un intenso prurito al braccio.
- Mi dispiace davvero, Granger. Se posso fare qualcosa … -
- Sì. Aiutami a trovare il colpevole. Io devo sapere chi è stato. – disse con determinazione.
- Forse è meglio lasciar fare agli Auror … è il loro lavoro … - provò a dissuaderla Draco. Lei tentennò. – Dopotutto noi cosa possiamo fare? Tutte le informazioni sul caso saranno riservate. –
- Ma io … -
- Mi sei stata vicina, quando … avevo bisogno. Ora io ci sono per te. Ti prometto che prima o poi il colpevole verrà fuori. Lo troveranno. E Harry starà meglio. Ne sono sicuro. –
Lei lo guardò negli occhi, prima di sollevare una mano e posargliela sul petto, vicino al cuore. A quel contatto il biondo trattenne il fiato, sorpreso.
- Tu dici di essere sicuro, ma il tuo cuore ti tradisce. La paura lo fa battere velocemente. – si alzò dal letto, abbassando il braccio. – Ora torno in infermeria. Grazie per quello che hai detto, Draco. – gli disse accennando tristemente ad un sorriso. Stava per uscire, quando il ragazzo sussurrò: - Forse non è per la paura, Granger. –

***

Ma cosa gli era saltato in mente?? Aveva perso la capacità di collegare la bocca al cervello?? Ora non solo mi vede come un Mangiamorte, ma anche come un idiota.
Si osservò allo specchio. La somiglianza con suo padre gli appariva innegabile. Io non sono come lui … io non avrei mai fatto una cosa del genere a mio figlio … non l’avrei mai fatta a nessuno. Uscì anche lui, voleva avere notizie su Potter. È il destino che mi sta aiutando a rimediare. Come ho fatto a credere di poter uccidere di nuovo senza provare rimorso? Cosa pensavo, di poter avvelenare un ragazzo senza essere scoperto, ed essere in pace con me stesso? È davvero giusto che per salvare la vita di mia madre distrugga quella di molte altre persone? Arrivò in infermeria, aspettandosi di trovare Hermione, ma le uniche persone che vide furono Ginny e Ron Weasley.
- Ehm … - tossicchiò, facendosi notare dai due, che voltarono la testa contemporaneamente. – Come … come sta Potter? –
Ron lo guardò con disprezzo. – Cos’è? Adesso fingi che ti importi? –
- Ron! – esclamò la sorella, con gli occhi gonfi. Chiaramente stava piangendo. Si rivolse al biondo. – La situazione è critica, non ci sono miglioramenti per il momento. –
- Grazie … - deglutì. Non sapeva cosa fare, ne cosa dire.
- Pensi di stare qui ancora molto? Mi fa venire la nausea la tua presenza, Malfoy! – scattò Ron, sotto lo sguardo stupito di Ginny. – Anche Harry non può che stare peggio! Il solo fatto di esserti così vicino gli farà preferire la morte. Vattene subito! –
Draco non ebbe il coraggio di ribattere, o forse ebbe il buon senso di non farlo. Anche se Weasley non sapeva che lui era il colpevole, questo non cambiava le cose. Si voltò verso la porta e uscì dalla sala. Appoggiato allo stipite della porta, sentì la ragazza parlare al fratello. – Ronald, devi smetterla di fare così! – cercava di tenere il tono di voce basso. – Ha solo chiesto come stava! –
- Tu forse potrai anche essere troppo ingenua, ma io so chi è lui! Non riesce a incantarmi, Ginny! –
- E Hermione? – Draco alzò di scatto il mento, più attento. – Dovevi proprio trattarla così?? Sai, io credo che nonostante tutto quello che possa essere successo, in momenti come questi dovreste stare uniti! Dopotutto cos’ha fatto lei? Ha evitato di essere espulsa? Si è presa la briga di addossarsi da sola un compito che avreste dovuto fare in tre. E sai perché? Perché sapeva che la cosa ti avrebbe fatto star male. E anche Harry! –
- Ma io … -
- Tu vedi la cosa come se tutti fossero contro di te, quando invece gli altri non fanno altro che aiutarti! Credi di essere l’unico che ha perso qualcuno nella guerra? Credi di star male solo tu?? Hermione ha dovuto cancellare la memoria ai suoi genitori, credi che lei sia felice di essere un estranea per loro? Di non avere più una famiglia? E Harry, che non l’ha mai avuta?  -
Nella stanza calò il silenzio. Draco, nonostante desiderasse rientrare, mantenne la calma e si allontanò in tutta fretta, notando di sfuggita una macchia di inchiostro nero vicino al polso. Si sarebbe pulito più tardi, ora doveva solo trovare la mezzosangue. Era arrivato davanti all’entrata del dormitorio dei Grifondoro, quando alle sue spalle sentì uno scalpiccio di passi frettolosi. Si nascose dietro una colonna, per vedere Ronald Weasley passare quasi correndo e affrettarsi ad aprire il passaggio. Senza farsi notare, il biondo seguì il ragazzo per il corridoio dei Grifoni. Devo solo trovare la stanza della Granger. Pensò, mentre Ron bussava alla porta di una camera. Chissà dove
- Ron, cosa …? – la voce della ragazza era roca a causa del pianto. – Hermione, ascolta, posso entrare? Vorrei parlarti … - A Draco mancò il fiato. Ogni cellula del suo corpo gli gridava di intervenire e di mettersi in mezzo tra i due, ma con uno sforzo di volontà notevole riuscì a rimanere nascosto.
- Puoi parlare anche da qui – rispose lei atona.
- Sì … - disse l’altro visibilmente ferito. L’unica cosa che riusciva a percepire in quel momento era senso di colpa. – Hermione … Herm, io ti volevo dire che … - prese fiato – … mi dispiace tanto. Ho sbagliato, terribilmente, e mi rendo conto solo ora di quello che ti ho fatto. Non ho idea di cosa mi fosse successo, sono stato egoista, ho pensato solo a me stesso e non avevo nessuno diritto di prendermela con te. E so che questo non è il momento migliore, con quello che sta accadendo a Harry, ma so anche che devo parlarti subito, perché quello che ho fatto è troppo grave. – si fermò un attimo. La ragazza era basita a causa di quelle parole. Mai si sarebbe aspettata Ron davanti alla sua stanza a chiederle scusa. Forse in futuro, ma non quel giorno.
Il rosso riprese a parlare: - Se tu sapessi come mi sento ora … vorrei cancellare quello che ho fatto, ma non posso. Una cosa però posso farla. Ti prometto, Hermione, che se deciderai di perdonarmi non dubiterò mai più di te. E non dovrai mai temere nulla, non ti abbandonerò più. D’ora in poi potrai contare su di me, è una promessa. –
Per qualche minuto tutto rimase immobile. Poi la ragazza sussurrò: - io … io non so se … - Ron le accarezzò la guancia e la interruppe.
- So che non ti aspettavi che dicessi una cosa del genere. Non rispondermi subito, pensaci. Se decidi di concedermi il tuo perdono, vieni a mezzanotte in biblioteca. Ti aspetterò lì. Se invece non ti vedrò arrivare capirò che quello che ho fatto è irreparabile. Non smetterò comunque di provare a dimostrarti quello che provo per te. – le rivolse un sorriso mesto prima di allontanarsi. La ragazza rimase sulla soglia a fissare il vuoto, prima di richiudere la porta lentamente.
Draco corse via, con il fiato corto. Si chiuse in un bagno per cercare di calmarsi. Sapeva che la ragazza sarebbe andata. Lo sapeva. Ma cosa poteva fare? Maledizione, Weasley. Tu dici che io non merito nemmeno di vivere, perché ho fatto soffrire delle persone. Tu invece? Puoi fare quello che ti pare? Le tue sono solo parole! Sentì il braccio sinistro bruciare, ma non ci diede peso. Io ero con lei quando stava male! E lei … lei era sempre lì per me. Capì in quel momento che non importava più quello che aveva fatto. Se poteva fare qualcosa per sé, forse quella sarebbe stata l’ultima occasione. Non poteva rinunciare ancora.

***

Mezzanotte meno cinque. Draco correva per i corridoi, in direzione della biblioteca. Pregò di arrivare in tempo. La scuola ora gli sembrava un labirinto, tanto i corridoi si intricavano. Si bloccò solo quando, davanti all’aula di Pozioni, vide la ragazza camminare rapidamente a braccia conserte. Non posso farlo … il ragazzo era immobile, mentre vedeva la testa di capelli ricci allontanarsi. Così come non potevi uccidere Jordan Ferus? Gli disse una vocina nella sua testa. Così come non potevi addormentarla e spacciarti per lei? Così come non potevi avvelenare Harry Potter? Hai sempre scelto di potere, quindi, almeno questa volta, fallo. Draco riprese a correre verso la ragazza. – Granger! – la chiamò. Lei si voltò sorpresa. – Malfoy. Scusami, ora non posso, devo andare … - - Non andare da lui. – le disse senza pensarci, perché sapeva che se l’avesse fatto non avrebbe parlato più. – Come? E tu come fai a …? - - Per favore, Hermione. Non andare da Ron. - - Perché mi dici questo? –
- Perché ormai dovresti conoscermi. Scappo sempre. Probabilmente è l’unica cosa vera che  ha detto mio padre, che sono un codardo. Perciò se stavolta sono qui, se non sto scappando … - lasciò la frase in sospeso. - Non andare. – Resta, per me.

 

 

-- Note dell’autrice –
Ta – daaaaan! Buongiorno!!!
Lo so, ci ho messo tantissimo a pubblicare questo capitolo! Chiedo perdono!!
Spero che vi piaccia! Sappiate che i nostri personaggi non si sono dimenticati di colpo di Harry, ma non possono comunque fare nulla. Per ora in infermeria è rimasta Ginny, e nel caso ci fossero novità avviserà tutti ;)
Alla prossima! Besos!! :)

   
 
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