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Autore: Skys Hero    06/05/2015    1 recensioni
Ogni trentanni nel mondo dei demoni si celebra un evento che permette ai diavoli di interferire direttamente con il mondo degli umani da cui prelevano giovani ragazzi e ragazze tra i 19 e i 25 anni. Un demone abbastanza potente può scegliere uno tra questi ragazzi stipulando un patto con lui ,diventando il suo padrone per addestralo a superare diverse prove e raggiungere la vittoria della gara della “Raccolta” che porterà al demone addestratore fama,gloria e potere.
Questo trentesimo anno toccherà alla giovane Abigail Summer a patire le terribili conseguenze di questi avvenimenti.
Genere: Avventura, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Berith mi tenne in quella stanza per molto tempo. Sinceramente non so quanto esattamente ci rimasi....Miranda venne a prendersi cura delle mie ferite e fu l'unica cosa che accettai, per il resto come per nutrirmi...venni letteralmente forzata.

Benvenuta nella tua nuova vita,Abie!....Ed a quanto pare non c'è la clausola di ritorno.

Quando finalmente fui in grado di reggermi in piedi, mi fu permesso di uscire. Nel corpo sembravo totalmente guarita, ma nella mente c'era qualcosa di diverso in me...Qualcosa di non completamente estraneo,ma comunque qualcosa che di solito era rimasto celato anche ai miei occhi nel profondo del mio subconscio.

Ora che potevo nuovamente muovermi ne avevo abbastanza delle provocazioni del diavolo rosso e quando venne a prendermi mi sorprese come riuscissi per la prima volta a contrastare la sua forza riuscendo a mettergli le mani addosso. Il risultato però non cambiò minimamente la mia situazione, in quanto i miei movimenti non lo sorpresero affatto. Fui sopra di lui a cercare di riempirlo di pugni,graffi, ma ogni mio colpo venne parato o schivato.

«Sei goffa» borbottò usando il corpo come leva per liberarsi dalla mia presa.

« Non sei ancora una combattente, vuoi che ti spezzi qualche ossa prima del tempo?» sadico come sempre sogghignava riempiendo di calci il mio addome. Tuttavia in forza ero in grado di contrastarlo. Berith mi disse che era perfettamente normale ora che i miei limiti umani erano stati infranti e che i cambiamenti non si sarebbero fermati lì.

«Guarda il lato positivo» mi disse. « Tra un po' potrai provare a combattermi seriamente, devo pur insegnarti come si fa». Sembrava entusiasta della notizia, io molto meno... Però il pensiero che avrei potuto rispondere come si deve non mi dispiaceva. Dovevo solo attendere...

A quanto pare, nell'arena ero riuscita a fare qualcosa di inimmaginabile, magari sarei riuscita a scappare o almeno a reagire...

Arrivati alla casa di Miranda, Berith sembrò propenso a spiegarmi la situazione, ora che secondo lui, non potevo fare altro che andare avanti per quella strada.

Mi spiegò che l'evento che mi ha strappato da una vita comune e possibilmente tranquilla in cui le uniche preoccupazioni sono quelle sociali, era un concorso che ogni trentanni si teneva negli inferi. I demoni potevano interagire con il mondo degli umani senza che gli angeli potessero intromettersi, sceglievano un umano da plasmare perché diventasse a sua volta una creatura infernale servitrice del demone che lo addestra. Era un metodo per arricchire i loro poteri e rafforzare le loro schiere, tuttavia solo pochi riuscivano a diventarlo.Per di più il vincitore delle prove veniva portato al cospetto di Lucifero in persona.

In parole povere perché l'umano sopravviva deve superare tutte e sette le prove seguendo i consigli del mentore. L'umano prescelto è dotato di una forza demoniaca latente che viene risvegliata e che si nutre dei sette peccati capitali di cui le prove sono la fonte, risvegliando i peccati si diventa una creatura vivente in grado di muoversi tra il mondo materiale, il limbo e gli inferi, ma schiava del diavolo in persona.

Ero letteralmente fottuta, nella merda fino al collo.... Non riuscivo a vedere una via di uscita da quel mondo. Il patto, il cibo, il sangue che lui mi ha fatto ingoiare erano tutti rituali per legarmi ancora di più all'inferno che stavo vivendo e come molti altri ormai quelle corde erano state rinforzate perché nessuno potesse scappare. Sono stata troppo permissiva, forse avrei dovuto accettare di morire, ma ne avevo paura, una paura tremenda. Ora, se la morte mi avesse raggiunto, quale sarebbe stato il mio destino?Sono una peccatrice ed a quanto pare inferno e paradiso sono una realtà. Se vivo sarò trasformata del tutto in una creatura infernale? Ma il mio corpo potrà vivere sulla terra. La mia famiglia, i miei amici, quei legami sono troppo importanti per me....Come potrei rinunciarci? Egoista...ecco cos'ero.

Posai la fronte sulla superficie del tavolo di legno osservando gli intrecci delle radici che componevano il muro della tana di Miranda. Berith nutriva il piccolo rettile a tre teste e solo ogni tanto sentivo il suo sguardo su di me e quando lo percepivo non facevo a meno di digrignare i denti affondando le unghie nei palmi delle mie mani.

«Ogni uno ha un peccato più grande degli altri, il tuo è l'ira. Accettalo.E' un potere che risiede nel fuoco che distrugge e divora tutto, insaziabile» commentò. « Era facile capire quanto tu avessi del risentimento, la tua anima era troppo pura per molti, eri uno scarto nel mucchio.»

« Allora potevi lasciarmi stare!» obbiettai.

« Io cerco poteri latenti forti, il tuo lo era proprio perché eri uno scarto. Troppa bontà non fa altro che ferire se stessi.»

Le sue parole mi colpirono come un lampo al ciel sereno.

« Le persone sono cattive, per un periodo te lo sei ripetuto spesso» infilò le dita tra le sbarre della gabbia accarezzando il mento della testa centrale del l'idra che zampettando emise una scintilla di fuoco.

« Come fai...Hai sbirciato nei miei ricordi?» ero disgustata e mi tenevo lontana da lui il più possibile.

« Oh, mia cara. Ho fatto più di quello».Sogghignò.Mi sentii ancora più violata.

« Noi creature infernali o celestiali siamo in grado di leggere l'energia che risiede negli umani. Il vostro corpo è una macchina funzionante, molto scenica devo dire. Ma ciò che avete all'interno, l'essenza del cosmo che ci accomuna tutti...Ha davvero sfaccettature incredibili.» Il demone alzò gli occhi brillanti « Prima o poi lo vedrai anche tu...Tra un po' sarai in grado di scorgere le costellazioni che compongono l'anima di ogni uno di noi, stelle mutevoli in combinazioni infinite che si attorcigliano e si ampliano...E' davvero uno spettacolo meraviglioso...» la sua voce divenne calda, assorta e...dolce. Sbattei più volte le palpebre incredula,mentre decantava la bellezza delle anime sembrava tutto se non che un diavolo che aveva tentato di uccidermi più di una volta in qualche modo.

« Non me la immaginavo così...»commentai.

Berith aggrottò le sopracciglia e soffio dal naso. « Sei una misera umana, non immaginavi molte cose » sibilò acido. Ecco, ora lo riconoscevo.

Mi lasciò riposare per qualche altro giorno per poi trascinarmi in un campo arido : una pianura che si stendeva a perdita d'occhio circondata da rocce aguzze che emettevano vapori verdastri mentre il terreno ricco di crepature per l'assenza d'acqua era ricoperto di una sabbia rossastra. Fu lì che cominciò il mio “addestramento” se così vogliamo chiamarlo in alcune arti del combattimento e di sopravvivenza. Come al solito, non mi furono dati alcuni dettagli su cosa dovevamo fare lì, quello lo scoprì in seguito... L'unica cosa che compresi nei primi secondi in cui fui nuovamente messa alla prova fu : corri. Come la prima volta che ci incontrammo lui era il cacciatore e io la preda.Dovevo anche sta volta sopravvivere, ma le carte in tavola erano un po' diverse. Ora ero in grado di rispondere ai suoi attacchi e quando lo facevo non mi risparmiavo. Non andò quasi mai come volevo io, ma Berith era soddisfatto di come volessi per la prima volta uccidere qualcuno. Lo ammisi, era chiaro come il sole che non desideravo altro. Mi fu dato molto tempo per pensare come sul fatto che il mondo fosse crudele e che per anni avessi provato rancore. Tutto ciò era vero. Forse sarei comunque finita a scontare il mio peccato, ma esisteva il perdono. Varrà anche da demone?. Fin ora ho sempre tremato come una foglia, ho pregato, scongiurato, sopportato....Era ora di reagire, ormai...non avevo nulla da perdere, la mia mentalità aveva già cominciato a mutare. Dopo la prima settimana nel deserto persi nuovamente la concezione del tempo e per me quei duri combattimenti, la ricerca dei viveri era come se li avessi vissuti da più di un anno. Mi è stato dato sapere che il tempo in quei luoghi scorre in maniera diversa, ma non così velocemente. Distesa sulla dura terra cercai di provare sollievo inumidendomi le labbra screpolate, ma anche la mia lingua era così secca che provai solo dolore. Tossii della polvere e con un colpo di reni mi sollevai a sedere. All'orizzonte la palla di fuoco che illuminava la zona continuava a fissarmi nella coltre di nubi tossiche. Mi misi in piedi a fatica togliendo la sabbia dalle vesti di pelle marrone e pelliccia nera che ormai indossavo da giorni. Un piccolo scudo circolare era legato al mio avambraccio sinistro, era logorato ormai quasi inutilizzabile. Non avendo armi naturali, Berith mi concesse qualche favore se vogliamo metterla così. Un rumore, un fruscio contro la roccia di un artiglio. Mi voltai, oltre me solo le ombre delle rocce appuntite e ricurve danzavano nella radura, ma tra di loro vi era qualcos'altro.Era vicino,dovevamo solo attendere il momento opportuno. Avanzai verso il sentiero sormontato dalle rocce, ne scavalcai alcune aggrappandomi con forza tra gli spuntoni. Le mie unghia erano sporche, le mani semi coperte da guanti di pelliccia erano piene di ferite, sotto le dita i calli che si erano formati erano la mia salvezza. Un battito d'ali e il tempo di intravedere l'ombra tra il fumi verdastri che mi gettai di lato verso una piccola strettoia. I suoi artigli si richiusero sulla superficie della roccia. Il demone cremisi aveva un aspetto più minaccioso e sempre meno umano dei nostri primi incontri. La creatura a quattro zampe girò il muso bestiale verso di me incrociando le iridi di ghiaccio con i miei occhi castani, un lampo e queste si tinsero di rosso mentre ruggiva con un tono gutturale di sfida. Balzo tra le due rocce sopra di me allungando la zampa per afferrami, ma troppo grosso per passarci rimase con gli artigli estratti a un centimetro dal mio viso. Lo vidi ghignare mentre con la lunga coda strisciata di soppiatto mi agguantò la caviglia. Strinsi i denti e sollevando il braccio sinistro feci incastrare il piccolo scudo tra le rocce. Lui tirava, io resistevo. Era una situazione di stallo, ma non avrei resistito a lungo. Quindi feci una pazzia, cominciai a rompere le corde che tenevano il mio braccio legato allo scudo, senza farmi notare finché non ne rimasero solo una manciata. Aspettai che lo scudo cominciasse a cedere e che Berith strattonasse con violenza. Il coltello che tenevo stretto nella mano destra sferro il primo colpo, le corde cedettero e per lo strattone il mio corpo scivolò insieme alla coda che si muoveva a frusta lontano dai suoi artigli. Sbattei violentemente sulla roccia e rotolai sul fianco, la caviglia era libera, ma lui era già balzato verso di me. I limiti umani erano rotti, i dolore lo sentivo, ma non tratteneva il mio corpo. Sforzai al limite per voltarmi e rialzarmi velocemente buttandomi contro la bestia rossa. Veloce di lato per evitare il morso, un calcio al mento del muso da godzilla, un balzo afferrando le sue corna evitai le sue zampe che volevano afferrarmi e scivolai sulla sua schiena e facendo presa su una scaglia mi girai ad infilzare il coltello.

Un polverone di sabbia e di vapore verdi si sollevò quando riusci a distinguere l'aspetto umano di Berith davanti a me.

«Mm...» mi fissava.

Io ero esausta, il fiatone, i battiti del mio cuore, il pulsare del sangue nelle mie vene e i muscoli tesi, sentivo tutto, ma poco importava perché volevo di più, il mio corpo diceva che poteva fare di più, ma la mia mente era ristretta a limiti umani.

«Cosa?» sibilai.

« Non ci siamo ancora, ma per ora può andare...»

Nervosismo, rabbia, mi accompagnarono ancora una volta quando uscimmo dal territorio desertico. Berith disse solo che tra poco sarebbe iniziata la seconda prova e che per ora potevo sopravvivere abbastanza a lungo dopo questa “caccia al topo”. Arrivati nell'ambiente della foresta volli restare da sola, ebbi una piccola crisi dopo tanto. Tutto quello che avevo sopportato tornò a tormentarmi e le immagini che avevo affrontato cominciarono a fluire rapide davanti ai miei occhi. La mia sicurezza che cercavo di costruire per resistere e che avevo mostrato nel deserto, era nuovamente crollata. Il mio corpo tremava in piccoli spasmi mentre le lacrime lavavano via la polvere dal mio viso. Mi sentivo diversa, ma ancora fragile e impaurita. Tirai su col naso ed osservai il soffitto di foglie d'acero. L'unica cosa che mi faceva andare avanti era la rabbia che provavo, verso di loro e verso me stessa. Strinsi le ginocchia al petto e rimasi in posizione fetale finché le poche lacrime che avevo non cessarono e non ci volle poi molto data la mia semi disidratazione. Poco dopo mi raggiunse Miranda che si prese cura delle miei ferite senza però rivolgermi parola. Quando mi ripresi mi spostai dalla camera in cui mi era permesso sfogarmi per mangiare, prima che il cibo fosse venuto da me. Presi posto e mi buttai sul cibo con ferocia, l'idra nella sua gabbia d'avorio era ancora dove l'avevo lasciata solo che sembrava più grande e più forte e ora mi fissava con insistenza emettendo dei suoni striduli.

« Mm, meglio che la saluti» consigliò la donna.

« Perché mai?» domandai inghiottendo un boccone che quasi non mi si incastrò in gola.

« Perché è ora che vada tra i suoi simili, anche lei si dovrà preparare per il vostro prossimo incontro»

« Che intendi?»

« Intende che sarà la chiave della prossima prova» Berith incrociò le braccia al petto accostandosi alla gabbia del rettile. « La sfida consisterà nel dominare il proprio “peccato”» Ora mi era più chiaro il perché avessi passato giorni a scappare da lui in forma di bestia, a combattere ed a rispondere alle armi di un animale violento.Le tre teste dell'idra sbuffarono sbattendo le ali con violenza e sibilando contro di me. I loro piccoli occhi neri come la pece incrociarono i miei e in loro non vidi altro che una fame insaziabile. 

  
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