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Autore: gigicriss    06/05/2015    3 recensioni
«Conosci l’Inghilterra?» mi chiede, guardandosi attorno.
«No, in realtà no.»
«Beh, vieni. La visiteremo assieme» mi prende la mano e la stringe forte.
[…]
«Sai, io sono un tipo particolare. I baci, ad esempio. Io sono lento nei baci» dice, avvicinandosi sempre di più a me. «Mi piace godere del momento, non correre. Posare le mani sui fianchi della donna che amo, osservarle la bocca per una manciata di secondi e poi assaporarla lentamente.»
Le mie guance si colorano di rosso.
«Vuoi che te ne dia prova?» continua.
[…]
Jamie è davvero la persona che Adele si aspetta? Sesso, complicità e una scommessa.
Tutto questo è All That I’m Asking For.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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3 – Mrs. Dornan
 
 
Dakota strofina una mano dietro la schiena di Cora, quest’ultima si copre la bocca con entrambe le mani e guarda in basso. Non dice una parola, non emette nessun rumore, neanche per respirare. Io sono seduta difronte a loro, guardo Jamie. Lui è super agitato, fa su e giù per la stanza. Prima incrocia le braccia, poi porta le mani sui suoi fianchi, e si tocca i capelli, si gratta il mento. Non ha pace, starà impazzendo senza poter fare niente per sua figlia. Vorrei andare ad abbracciarlo, ma ho paura che sia fuori luogo. In queste circostanze non si sa mai cosa fare, mi sento quasi un’estranea.
Dakota mi sorride dolcemente, io ricambio. È carina, molto. E starebbe molto bene col signor Dornan, anche se l’idea mi disturba un po’. Sono… Come dire, abituata ad averlo tutto per me, in un certo senso, stiamo insieme tutti i giorni, tutto il giorno. Ma prima o poi si fidanzerà e le cose cambieranno. Se non lo fa lui, chi altri dovrebbero? Dovrò abituarmi.
«Bella» dice la Johnson, indicando con un cenno del capo la mia maglia.
“Beh, non che sia qualcosa di particolare, non ho i tuoi soldi, ma mi accontento. C’è gente che non ha neanche questo!”
«Ti ringrazio» le rispondo.
Siamo qua da stamattina e ancora non ci hanno fatto sapere niente di Beth. Quando l’ho vista a terra, con la testa insanguinata, mi è preso un infarto. Non so con quale forza ho chiamato il pronto soccorso; Jamie la teneva fra le braccia e cercava di calmarla, ma inutilmente. Per uscire di casa c’abbiamo impiegato un po’, ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Adesso le fans del signor Dornan hanno quasi assediato l’ospedale, gridano da quando siamo arrivati: «We’re here for you». Sono molto carine, hanno in mano striscioni e roba del genere, mi chiedo solo se rimarranno anche per la notte.
«Se rimangono, scenderò a comprare un pezzo di pizza a tutte, e anche dell’acqua. Mi spiace vederle accampate come fossero terremotate, per me poi» dice Jamie, leggendo letteralmente nei miei pensieri.
«Non è di questo che devi preoccuparti, mi occuperò io di loro, tu rimani pure vicino a Beth» sussurro, cercando un contatto visivo che non arriva.
Sospira e si affaccia alla finestra. Rimango a guardarlo più del solito; le voci urlanti delle ragazze sembrano svanire. È affascinante, bello. Quegli occhi grigi raccontano più di ciò che vuole far vedere e credere; la sua bocca poi, fina, rosea, è la fine del mondo. Poggia il mento sul palmo della mano, mentre osserva le ragazze giù di sotto. Sorride, salutandole. Il suo sorriso potrebbe sciogliere chiunque; e la sua risata riempie una stanza intera, delicata così com’è.
“Jamie Dornan è un bel problema da risolvere, cara mia.”
«Adele, Adele!» mi sento chiamare, qualcuno mi riporta alla realtà. Ah, Dakota.
«Sì?» alzo lo sguardo su di lei.
«Perché l’arancia non va mai a fare la spesa?»
Rimango a guardare il suo sorriso eccitato per un po’, ma non riesco a trovare una risposta. Non sono brava in queste cose, immagino.
«Ecco, ci risiamo» ridacchia Jamie, sedendosi al mio fianco.
«Beh, non saprei, io-»
«Perché mandarino. L’hai capita? Manda-rino, mandarino.»
“Ma che idiozia!”
Dakota scoppia a ridere della sua stessa battuta, mentre il signor Dornan scuote la testa. «Non ci fare caso, okay? La tristezza è il suo cavallo di battaglia.»
«Ah, capisco… Molto, divertente? Sì dai, è stata divertente» faccio finta di ridere. Perché, più della freddura, è divertente lei ed il suo sguardo orgoglioso come se avesse appena dato la notizia del secolo.
«Non devi ridere per forza» mi sussurra all’orecchio trattenendosi dallo scoppiare a ridere, mentre Dakota comincia a parlare con Cora.
Sento brividi ovunque, forse sarà la troppa vicinanza. Meglio rimediare.
«Che ore sono?» chiede subito dopo, togliendosi la giacca.
«Le nove» rispondo, cercando la sanità mentale che mi serve. Ma la cosa mi riesce alquanto difficile. Così mi alzo e comincio io a fare avanti e dietro per la stanza.
“Se non riesci a risolvere con loro, fatti amici i tuoi nemici.”
Si strofina gli occhi come se fosse un bimbo, poi li apre.
«Vorrei sapere cosa diamine stanno facendo a mia figlia. Sono ore che la tengono lì dentro, non sono nessuno per sapere le sue condizioni?» ringhia.
«Jamie, andrà bene, keep faith» sospira Cora, guardandolo dolcemente.
Lui sembra irremovibile, ma annuisce. «Avete sete o fame? Vado a prendervi qualcosa, se volete» continua.
«No, grazie, io non voglio niente» rispondo.
Ho paura di essere scortese con lei, ma il mio stomaco è chiuso e non riuscirei a mangiare nulla ora come ora. Jamie da la mia stessa risposta, Dakota anche.
«Come non detto» sussurra Cora, sorridendo.
Lei è sempre carina con noi, si comporta come farebbe una madre. Chissà se avrà dei figli, porta l’anello al dito quindi presumo sia sposata. Ma come fa, se vive in casa con noi? Sarà vedova? Mi rendo conto che conviviamo da una settimana e ancora non so niente di lei. Come, d’altronde, non so niente di Jamie. Lui sta sempre un po’ sulla difensiva, non riesco a capire perché si tiene sempre tutto dentro. Mi chiedo se con Dakota parli, chissà se le racconta cosa gli succede quando lei glie lo chiede.
“Adele e le sue paranoie: parte I.”
Oh, basta. Devo farlo, non può non averne bisogno. Mi giro di scatto e lo abbraccio forte, appoggiando la mia testa sulla sua spalla. Lui infila una mano tra i miei capelli, lo sento respirare, il suo petto si abbassa e alza ritmicamente.
«E questo cos’è?» sussurra al mio orecchio, divertito.
Sta ghignazzando, quindi non è proprio dispiaciuto, no? Devo dedurre questo? Oh, ma cosa me ne importa! A me è piaciuto e lo farei altre mille volte.
«Un abbraccio» faccio spallucce, staccandomi da lui. «Tutti ne hanno bisogno.»
Mi guarda, cerca di capirmi, forse? Ha detto che mi trova strana, sarà per questo.
«Certo, certo…» e si rimette nella posizione di prima.
Un po’ del suo profumo è rimasto sulla mia maglia, e festeggerei se non ci fossero loro vicino a me. Non perché m’interessi Jamie, solo che… Non so, mi trasmette sicurezza. Mi sento protetta con lui, anche se fondamentalmente non siamo niente. Ma sa sempre cosa dire, sa quand’è il momento di tacere, sa e basta. È appropriato, di qualsiasi circostanza si parli.
 
La porta in cui riposa Beth viene aperta da un signore alto, snello e con capelli e baffetti bianchi. Esce e si dirige verso di noi, infilando i suoi occhiali nel taschino laterale del grembiule.
«Lei è il signor Dornan, immagino» parla.
Ha una voce roca, fastidiosa, per certi versi. Incrocia le braccia al petto, mentre Jamie lo fronteggia. Io, Dakota e Cora rimaniamo sedute, ma allunghiamo i nostri colli, curiose di sapere come sta la piccola.
«Beh, direi di sì» risponde Jamie, con aria fredda.
Se non lo sapessi già, penserei che è arrabbiato sul serio.
«Io sono il dottor Stewart. La bambina non ha assolutamente niente» fa spallucce, sorridendo.
“Cosa?”
Noi tre ci guardiamo a vicenda, poi il signor Dornan si volta verso di me.
«In-in che senso?» chiedo, avvicinandomi a lui.
Gli poggio una mano sulla spalla e lui riporta l’attenzione sul dottore Stewart.
«Nel senso che quel sangue è dovuto ad un semplice graffio che sta più in alto della nuca» osserva le nostre facce spaesate e sospira. «Beth, cadendo, ha sbattuto la testa. È come se si fosse sbucciata un ginocchio. È un graffio che ha procurato del sangue, come tutte le ferite. Non si sa parlando di nessun trauma cranico, a volte si rischia. Ma non è questo il caso.»
Jamie emette un sospiro di sollievo e si passa una mano tra i capelli.
“Oh, menomale!”
«Scusi la domanda, Mr. Stewart, ma come mai avete impiegato quasi mezza giornata per arrivare ad una conclusione così… Come dire, semplice?» gesticola Jamie.
«Vede, signor Dornan, le abbiamo fatto tutti i controlli del caso per constatate se la nostra ipotesi fosse davvero giusta. Abbiamo impiegato un po’ troppo tempo, forse, ma adesso la sua bambina sta bene» sorride, rassicurandoci. «Lei è sua moglie?»
“Cosa? No!”
Per un attimo mi manca il fiato, sgrano gli occhi e spalanco la bocca.
«La madre della bambina, intendo» continua il dottor Stewart.
«No» rido, nervosa. «Non sono niente di tutto ciò. Io sono la sua baby sitter.»
«Beh, se l’è scelta bene!» fa l’occhiolino a Jamie.
“Sta diventando imbarazzante.”
«Grazie, ho gusto, effettivamente» ride il signor Dornan. «Possiamo entrare? Vorrei veder mia figlia.»
«Oh, certo!» si sposta, il simpaticone baffuto. «Prego!»
“Grazie.”
Riprendo a respirare, mentre sento Dakota e Cora ridacchiare di me. Che situazione imbarazzante! Ci mancava solo che il dottore mi scambiasse per sua moglie. Non avevo fatto ancora nessuna figuraccia, ma abbiamo provveduto anche a questo.
«Dovrei chiamarti Mrs. Dornan, suppongo» scherza Jamie, passandosi il pollice sul labbro inferiore.
“Come se non bastasse.”
«Per favore, è già stato imbarazzante di suo…» dico, arrossendo.
“Odio arrossire.”
«Non lo è stato, capita a tutti di sbagliare» fa spallucce.
Percorriamo il corridoio con una certa fretta, sto per replicare, ma mi blocco. Meglio non approfondire questo argomento, non vorrei rendermi ridicola.
Entriamo nella stanza e «Papà! Adele!» grida Beth, tirandosi su con la schiena. Allunga le braccia verso di noi ed io scoppio a piangere di nuovo.
“Sarà il nervosismo accumulato?”
«Amore mio» sussurra Jamie, stringendola tra le sue braccia.
La piccola ha i capelli legati in una perfetta coda, sembra che non abbia avuto nulla. Ed effettivamente così è stato, ma mi aspettavo di vedere dei cerotti forse?
«Piccina» la stringo anche io, mentre lei mi tocca i capelli.
«Perché piangi?» chiede ingenuamente.
«Ho avuto tanta paura, Beth.»
«Ah, quindi anche i grandi hanno paura…» sussurra.
Sento Jamie gelare affianco a me. Lo guardo per una manciata di secondi, poi mi concentro di nuovo sulla piccola.
«Suppongo di sì, siamo anche noi esseri umani» faccio spallucce.
«Beth, è meglio che tu riposi ora» svia il discorso, il signor Dornan.
“Ma perché, esattamente?”
Rimango a guardarlo, lui mi fa segno di aspettarlo fuori.
Bacio la piccola e le auguro una buona notte, percorro il corridoio dell’ospedale, ripenso agli occhi di Jamie difronte alla parola: “paura”. Un grigio gelido, freddo e distaccato. Mi strofino le braccia con entrambe le mani e raggiungo le due donne che aspettano di vedere Beth.
«Allora?» mi chiede Dakota, sorridendo.
«Sta benone, ha ripreso a far domande come suo solito.»
«Possiamo vederla?» riprende Cora, congiungendo le mani.
Jamie comprare e «Sì, puoi andare» risponde direttamente lui. Si siede affianco a me, quando le due donne vanno verso la stanza di Beth.
«Cos’era quello?» gli chiedo. «Voglio dire, ha cambiato umore, si è quasi pietrificato sul posto, mi sono preoccupata.»
«Anche i grandi hanno paura, no?» sorride, abbassando il capo.
«Certo, non le darò torto.»
«La bambina è più bella di prima!» commenta Dakota, tornando insieme a Cora. «Stiamo andando a prendere qualcosa da mettere sotto i denti, volete qualcosa?»
«Un frappè alla nocciola, per favore» sussurro, ringraziandole.
«Stessa cosa per me, grazie» mi fa eco, Jamie.
 
«Allora, vuoi che ti racconti?» si avvicina a me, ancora una volta.
Sistema la coperta sui nostri corpi e si mette comodo sulla sedia.
Le due donne stanno dormendo già da un po’, ma sono le undici di sera, cosa pretendiamo? Qui in ospedale non c’è molta gente, a parte i pazienti e qualche infermiere, ovviamente.
«Se vuole lei, io l’ascolto con piacere.»
Prende un respiro profondo e «Immagino che sfogarmi con qualcuno mi farà bene, perciò… Va bene, ti racconterò la mia storia» risponde.
 

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La devo ricontrollare, scusate nel caso ci fossero eventuali errori.
Grazie ancora per le recensioni/messaggi privati, siete dolcissime!
   
 
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